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Tra un minuto cominciamo e prego i Consiglieri di prendere posto grazie.
Buongiorno buongiorno a tutti e benvenuti a questa che per Carrara è una giornata molto importante, forse la più importante, in una giornata di memoria e di ricordo, perché oggi andiamo a celebrare la liberazione di Ferrara dall'oppressione nazifascista, ottantesimo anniversario della liberazione di Carrara, consentitemi quindi di cominciare con il salutare e ringraziare tutti gli ospiti e tutte le autorità militari e civili presenti che oggi sono moltissime di ringrazio ringraziare altrettanto calorosamente i ragazzi in sala dell'Itis Galilei che sono qua con noi.
L'11 gennaio del 45 a Carrara è iniziato quel percorso che ha portato alla nascita dell'Italia libera e democratica l'Italia del 25 aprile, l'Italia del 2 giugno, l'Italia della Costituzione, nata dalla Resistenza d'Italia, nella quale noi tutti siamo cresciuti e che non dobbiamo mai dare per scontato.
Per questo sono importanti giornate come questa, oggi non solo manteniamo vivo il ricordo del sacrificio di tanti che si sono battuti per consegne, per consegnarci una società migliore e un mondo più giusto.
Ma che mo commemoriamo anche quello che è venuto dopo celebrando l'ottantesimo anniversario della liberazione di Carrara, noi ricordiamo come è battaglie che sono state, non sono state vane e come l'esempio che sia stato dato i valori sono sempre stati un imprescindibile punto di riferimento per la costruzione della nostra società,
Sono tante le donne, sono tanti gli uomini, le ragazze e ragazzi di ieri a cui noi oggi, con questa celebrazione, rendiamo merito e la cui figura ricordiamo meno Alessandro Bucci e l'aria, Renzo Venturini, Giorgio Dazzi, Giorgio Mori, Francesca Rolla, la brigata Gino Menconi, la formazione olivi e tanti altri,
Hanno lottato per la nostra libertà.
Ma è Carrarini, con il loro coraggio della loro determinazione, non hanno combattuto solo a Carrara.
I Carrarini si sono distinti ovunque oggi vogliamo ricordare in questa celebrazione in Consiglio comunale Jacopo Lombardini, originario di Carrara, di iraniana, Lombardini, fu insegnante e predicatore evangelico metodista.
Convinto antifascista nel corso della sua vita, sui soprusi e persecuzioni continue, che tuttavia non lo fecero mai desistere dal continuare a lottare in maniera non violenta per quello in cui credeva pace, giustizia, libertà.
Dopo l'8 settembre, Lombardini partecipò, come tanti altri Carrarini, alla Resistenza, lontano dalle nostre montagne, fino a che nel marzo del 1944 fu catturato dai tedeschi in una valle del Piemonte, deportato infine in Germania, morì nel campo di concentramento di Mauthausen il 25 aprile 1945 a pochi giorni dalla liberazione del campo.
Proprio quando l'Italia festeggiava la sua definitiva liberazione.
Tra poco vedremo un filmato proprio dedicato a Jacopo Lombardini, che ripercorre della sua storia, che sarà poi approfondita nell'orazione ufficiale da parte dell'avvocato Alberto Pinzone, dell'Associazione mazziniana italiana personalmente e a nome del Consiglio comunale che ho l'onore di presiedere, e sono felice di dedicare una giornata tanto importante una figura come quella di Jacopo Lombardini e al suo estremo sacrificio.
Anche lui partigiano non violento, commissario politico maestre predicatore è stato, con la sua vita, il suo esempio, una scintilla di quelli ardente, focolare di vivido fuoco che animò Carrara Carrarini nel momento più buio della guerra e che spinse tanti abbattersi e a morire per la libertà, grazie.
Do la parola ora alla Sindaca, prego buongiorno a tutte e a tutti. Grazie per essere qui oggi, per quella che è innanzitutto una grande festa, perché oggi la nostra città celebrerà l'ottantesimo anniversario della propria liberazione 80 anni dalla vittoria sul nazifascismo, 80 anni di libertà. Non dobbiamo però mai dimenticare che, se in tutto questo tempo a Carrara, come nel resto d'Italia, si è potuto vivere in uno Stato libero e democratico che tutela i diritti fondamentali del singolo e della collettività, lo si deve al sacrificio di tante donne e uomini, spesso solo ragazze e ragazzi che anche nei momenti più bui non hanno mai smesso di lottare e battersi contro barbarie oppressioni per consegnare a noi un mondo migliore e una società più giusta. In una data tanto importante, anniversario, così denso di significato, permettetemi quindi di iniziare con il ringraziare tutti coloro che hanno combattuto per la nostra libertà.
Grazie a quindi al comandante Memo e a Gino Menconi, a Loris Giorgi, a Renzo Venturini e a Giorgio dazi, a Giorgio amori, a Francesca Rolla e a tutte le donne del 7 luglio e a tanti altri ancora i cui nomi e cui valore ci sono ricordate ogni giorno da strade, piazze e scuole che a loro sono intitolate così come grazie a tutti coloro le cui gesta e il cui sacrificio ancora oggi tramandato nei racconti dei nostri nonni e dei nostri padri,
Tra questi c'è anche colui a cui è stato scelto di dedicare il Consiglio di oggi Jacopo Lombardini, morto nel campo di concentramento di Mauthausen, pochi giorni prima che questo venisse liberato, Lombardini, sacrificò la propria vita per difendere gli ideali di pace e di giustizia ma anche uno dei tanti Carrarini che combatterono e si opposero al nazifascismo lontano dalla propria casa e ad esempio di tutti coloro che dobbiamo guardare oggi più che mai per non dimenticare gli orrori del passato ma anche per ricavarne necessari anticorpi per fare sì che questi non si presentino in futuro.
Mi piace per questo ricordare quello che disse un grande intellettuale come Norberto Bobbio che il 25 aprile 1957, parlando della Resistenza e dei suoi valori e del suo lascito ricordava come coloro che hanno partecipato alla Resistenza si riconoscono tra loro e si distinguono non soltanto dagli indifferenti per l'entusiasmo morale con cui hanno accettato di correre il rischio su premio e difendere valori ideali ma sicuro riconoscono tra loro e si distinguono dagli avversari per i valori che hanno difeso, cioè per la fede che si hanno risposto nella interdipendenza e nella solidarietà dei tre valori della pace, libertà e giustizia.
Contro i mali della guerra, dell'oppressione e del privilegio. Qui bisogna cercare lo spirito della Resistenza. Già 68 anni fa lo stesso può Bobbio, si domandava poi esiste ancora lo spirito della Resistenza e se esiste, non è esso ha alimentato da pochi e sparuti fedeli che sono una piccolissima minoranza di pazzi in un'azione di stadi e infine.
Fossero pure molti fedeli, non è la situazione di oggi tanto mutata da quella in cui la resistenza, però, che è assurdo e inutile e poterne tramandare lo spirito.
Le risposte che Bobbio si dava allora sono oggi più attuali e utili che mai. I allo spirito del resistenza non è morto, è morto in coloro che non l'hanno mai avuto e a cui del resto non l'abbiamo mai attribuito. Secondo che, devoti dello spirito della Resistenza, fossero non minoranza, lo abbiamo sempre saputo e non ce ne siamo mai né spaventati né meravigliati. Terzo, sì, la situazione è cambiata, non c'è più la guerra, lo straniero in casa, il terrore nazista, ma quando invochiamo allo spirito della Resistenza non esaltiamo solo il valore militare, ma anche la virtù del cittadino in cui donazione, per mantenere, di cui una un'azione per mantenersi libere giusta ha bisogno ciò che ha caratterizzato il partigiano è stata la sua figura di cittadino e insieme di soldato una virtù militare, sorretta e protetta da una virtù civile. Non vi è un'azione che possa reggere senza la virtù civile dei propri cittadini. Ebbene, l'ultima rivelazione di questa virtù è stata proprio la lotta partigiana.
Lì la Nazione deve attingere, se esempi li deve specchiarsi, ritroverà, e lì soltanto le ragioni della sua dignità, la consapevolezza della propria unità, la sicurezza del proprio destino.
Libertà, diritti e pace sono beni troppo preziosi per lasciarli scivolare via nella nostra di indifferenza oggi.
Il nostro è un periodo di transizione ed è un periodo di ridefinizione dei modelli economici e sociali, gli equilibri internazionali che abbiamo conosciuto negli ultimi quarant'anni abbiamo l'obbligo tutti noi di riflettere e di costruire un mondo nuovo, ma non partiamo da zero.
Parliamo dei valori della Resistenza della lotta antifascista da cui era emerso quel nucleo di valori che si incontrava senza sforzo, con quelli degli estensori, della Dichiarazione universale dei diritti umani e che si so che si è concretizzato nella nostra Costituzione, da qui tutti noi dobbiamo ripartire viva la libertà, viva la democrazia e buona festa della Liberazione a tutti voi, grazie.
Prima di passare la parola al Marella Binelli per il suo intervento come presidente dell'ANPI, volevo darvi un po' la scaletta dei lavori dopo il suo intervento, proietteremo questo grido di una ventina minuti sulla figurativa o Lombardini, al termine del quale poi ci sarà l'intervento del dottor Pinzone proprio sulla figura del Jacopo Lombardini.
Do la parola ora al Marella Binelli pre,
Buongiorno a tutti e io ringrazio la Sindaca e il Presidente del Consiglio comunale e tutti i Consiglieri per l'opportunità di questo intervento e sono 80 anni dall'11 aprile del 1945, quindi è una data importantissima per voi ragazzi 80 anni e la preistoria, ma per noi che abbiamo avuto i genitori che hanno fatto la Resistenza e noi abbiamo capito che cosa ha voluto dire esser la Resistenza oggi è una gioia a continuare a celebrare e soprattutto dopo ottant'anni,
Quello che ci ha lasciato la lotta di liberazione partigiana, cioè la lotta di quelli giovani giovani, come voi forse un pochino più un pochino più grandi, ma poco che allora hanno scelto di stare dalla parte giusta della storia, riuscendo quindi a riconquistare la libertà, la libertà che alcuni giovani, cioè quelli cresciuti nel ventennio, non avevano mai assaporato, ma altri, soprattutto i più fortunati che avevano avuto una famiglia di antifascisti che ben si ricordava cosa voleva dire essere la libertà, continuavano comunque ad avere questa pulsione e devo dire anche perché ho parlato di parte giusta perché probabilmente o direi quasi certamente.
Se a vincere fosse stata l'altra parte, noi qui non saremo oggi a esprimere liberamente il nostro pensiero e di questo è anche giusto che si rendano conto quelli che oggi sempre di più cercano anche, per così dire, un ritorno al passato, perché si devono rendere conto che la loro libertà, le loro,
Partecipazione alla vita pubblica e alla vita politica.
E la libertà di godere anche pienamente dei diritti riconosciuti che devono e dovranno rimanere sempre riconosciuti per tutti i cittadini italiani e anche per quelli che comunque l'Italia accoglie quei diritti per noi e per gli altri sono il frutto della lotta di quella lotta partigiana che ci ha lasciato la nostra Repubblica la nostra Costituzione che oggi in alcuni momenti si tenderebbe a ridimensionare se non addirittura a negare oppure magari a tentare di piegare a interpretazioni che favoriscano o a Val di no alcuni interessi.
Obiettivi utili in quel momento, magari estrapolando alcuni elementi da quello che è il contesto storico, oppure anche adattando alcuni episodi che magari si sono effettivamente verificati nella loro tragicità e nella loro violenza, ma non si devono adattare ad un'unica interpretazione di parte e perché vedete, l'approfondimento storico non vuol dire non avere rispetto delle vittime o ignorarne il calvario, però è doveroso perché deve contestualizzare il fatto per individuare che cosa ha voluto dire la guerra fascista e quali sono state le gravi responsabilità dei fascisti e anche di quei carnefici che spesso, o comunque non hanno trovato la loro giusta punizione. Io ripeto sempre esiste il perdono umano, ma USI esiste anche la giustizia, che deve fare il suo corso, e questo spesso si fa perché per far assurgere anche al ruolo di martiri coloro che, ripeto, pur trovando la morte, è anche una morte tragica, comunque non hanno mai mai pensato di rinnegare quei principi di di crudeltà, di intolleranza di insofferenza di disconoscimento e anche di disprezzo della dignità dell'uomo che veniva così lesa e calpestata.
Perché uno non è un santo solo perché è morto oppure perché è stato giustiziato.
Ora, siccome siamo o ricordando una data veramente importante, però, questa precisazione era altrettanto importante e vedo dei giovani.
Io voglio far loro pensare che cosa.
Abbia potuto essere quel momento, un momento in cui ci si è sentiti veramente liberi di respirare voi oggi non ve ne potete rendere conto, perché noi siamo nati in un periodo di pace e abbiamo anche sempre pensato che questa pace fosse facesse parte ormai del nostro DNA questa pace ce l'hanno lasciata loro. Voi dovete pensare che quando arrivarono gli alleati con i loro mezzi, perché noi ci son stati anche carrarmati, ci sono state le armi perché c'è stata una.
Resistenza anche armata, è una resistenza non armata di cui, per esempio, Yapo Jacopo Lombardini, che era un uomo partigiano che ha dovuto allontanarsi da Carrara, non ha mai voluto far l'uso delle armi. Qui è un esempio come un esempio eclatante e io le ricordo sempre sono le nostre donne del 7 luglio e la loro insurrezione che è famosa in tutta Europa. Allora io dico la liberazione di Carrara, come è avvenuta da parte degli alleati, no, gli alleati sono stati, i nostri alleati sono serviti anche a liberare l'Italia, ma hanno trovato la nostra città già liberata, e questo non lo dico io e se voi andate comune, vedrete che c'è una lettera del colonnello Miller che era un comandante di fanteria, che nel 1946.
Ha riconosciuto che loro sono arrivati in una città già liberata Carrara come già molte altre, e allora questo ha portato Alcide De Gasperi, PESC voi ne abbiate sentito parlare, che è stato il.
Presidente del il capo del governo di coalizione, subito dall'immediato dopoguerra fino al 1953, a dire questa frase, che è importantissima la lotta di liberazione, quindi la Resistenza ha portato un popolo di finti l'Italia, perché l'Italia non aveva vinto la guerra, l'Italia aveva firmato un armistizio ha portato però un popolo di vinti a sedersi al tavolo della pace.
E della pace, il bene che loro ci hanno voluto lasciare, allora io dico oggi se è vero che noi dobbiamo riconoscere anche l'aspetto militaristico della guerra, perché la storia ce lo dice ci sono stati i carrarmati, ci sono state le armi, ci volevano le armi, allora oggi però non dobbiamo indulgere su quell'aspetto perché non noi dobbiamo avere.
Rispetto ancora di tutti quelli che ancora oggi soffrono per le guerre, le guerre armate o addirittura le guerre commerciali che poi potrebbero drammaticamente trasformarsi in guerre armate.
Dobbiamo essere coscienti, quindi no che quel bene, cioè la pace.
I nostri partigiani, quelli che liberarono la città l'11 di aprile, la volevano e lo volevano, ed è stato quindi.
Impresso a proprio nei caratteri della nostra Costituzione che all'articolo 11 dice proprio l'Italia ripudia la guerra, dobbiamo essere coscienti, purtroppo, che è aprire gli occhi, perché ancora oggi ci sono, anzi oggi forse ce n'è un gran rifiorire di uomini soli al comando,
Posseduti, direi quasi da un delirio di onnipotenza che si credono anche.
Investiti proprio da Dio e pensano quindi che a loro sia concesso di poter fare tutto e di tutto e di fare e disfare degli uomini e soprattutto di infierire contro coloro che considerano inferiori e diversi, e questo purtroppo purtroppo ci riporta a pensare a cent'anni fa quando qui si insediò qui in Italia intendo una dittatura che purtroppo aveva limitato se non completamente abolito le libertà, le libertà individuali ma anche libertà, le libertà sociali.
E allora noi, in questo clima di?
Che oggi dobbiamo dirlo no, è ben diverso dagli entusiasmi che c'erano, allora però, sempre tenendo conto degli insegnamenti che ci ha lasciato quella lotta noi e voi giovani.
In particolare, dovete tenere gli occhi aperti, cioè dobbiamo.
E dovete essere vigili su quelli che possono essere anche non so che appaiono semplici frasi o atteggiamenti.
Che.
Possono degenerare e dobbiamo anche valutare che credito noi vogliamo dare alle false promesse di un populismo che poi vediamo una volta arrivato al potere, si trasforma camaleontica menti. Noi appunto, abbiamo detto oggi parliamo di resistenza che fu resistenza armata e resistenza disarmata, però chiediamoci che cos'è oggi la Resistenza e noi, a che cosa vogliamo e abbiamo il dovere di resistere, cioè alla cancellazione dei diritti che non sia mai alla limitazione dei diritti, che non sia mai al revisionismo storico, cerchiamo di stare attenti a quelle che possono essere le conseguenze negative oppure alla violenza materiale. È anche verbale che si scatena e che ci circonda. Io direi, oggi resistiamo alle minacce e alle violenze della guerra e quindi non lasciamo che.
La prepotenza o l'Intel intolleranza, o anche io ci metto l'indifferenza perché l'indifferenza è uno dei più grandi mali.
Prevalgano e quindi offendano anche quelle che sono io le chiamerei le leggi morali, ma comunque i dettami della nostra Costituzione, e allora battiamoci quando dico battiamoci, lo dico naturalmente nelle forme legali perché si possa passare dalla guerra, quindi dalla dalla violenza alla giustizia, per giustizia, io intendo il raggiungimento di un ordine positivo sia sociale che economico, riconosciuto da tutti, che porti alla pace, che produca benessere e, soprattutto, che sia rispettoso della dignità di ogni essere umano. Questo è quello che volevano gli uomini degli 11 aprile, gli uomini e le donne dell'11 aprile del 45 e questo è quello che vogliamo anche noi e che dobbiamo raggiungere. Quindi un grazie sincero a quel liberatori, quei partigiani che ci hanno lasciato la pace, che è un bene prezioso, che noi però dobbiamo impegnarci a conservare e a difendere e a trasmettere ai nostri figli, ai nostri nipoti e anche a tutte le generazioni che verranno.
Grazie grazie al Marella, ora passerei alla protezione del residuo per una ventina di minuti, dove ci viene raccontata la verità di Jacopo Lombardini.
Il nome dell'altro e tortuoso Colle Giuliani che collega la Val Germanasca con la Valpellice, è particolarmente caro nei ricordi della storia valdese.
L'8 settembre del 1.689 i 320 audaci e, partendo dalle rive del Lemano, avevano intrapreso con altre centinaia il temerario rimpatrio riconquistare la terra dei padri.
Ritiravano da quel colle le gare vallate e riaffermava no con solenne giuramento la decisione di proseguire la lotta e, se necessario, morire per la propria fede e per la libertà.
Su quel medesimo Colle, il 21 marzo 1944, una piccola pattuglia di partigiani della lotta per la liberazione si vedeva minacciata alle spalle dalle truppe fasciste e risalivano dalla Germanasca.
Erano circa 400 SS italiane e tedesche, forti di carri armati.
Mitragliatrici.
Aeree.
Dopo aver coraggiosamente resistito per tre giorni.
I giovani combattenti, ingannati anche dalla fitta nebbia, furono sorpresi e catturati dalle SS italiane e li consegnarono ai tedeschi.
Con essi si trovava un uomo anziano, Jacopo Lombardini, cappellano volontario dei combattenti e commissario della formazione, Giustizia e Libertà.
Qualche giorno dopo, la partigiana, Ada Gobetti, dirigendosi verso massello, vide sbucare da un bosco un montanaro e le domandò se era vero che avessero preso lombardi.
E alla risposta affermativa, manifestò alle semplice profondo dolore da far comprendere come il Lombardini fosse amato e stimato da quelle popolazioni.
Parliamo delle origini di Jacopo Lombardini, chi era e da dove veniva.
Colombo è nato nel 1.892, una frazione di Carrara da una famiglia povera che viveva del proprio lavoro.
Mentre, se vogliamo le radici che hanno portato alla preparazione sfogliamo culturale e politica di Lombardini, dapprima e l'esperienza delle Cave, noi sappiamo che a Carrara e la zona delle cave di marmo, le cui ho potuto vedere direttamente coi suoi occhi la fatica, lo sfruttamento, la morte di chi,
Lavorava.
Adesso può andare a dice e l'epopea risorgimentale il papà di Lombardini, partecipò a una spedizione con Garibaldi e nelle serate invernali attorno al fuoco, il papà raccontava queste sue, diciamo così avventure del Risorgimento e lui rimasi molto colpito e la terza radici il primo conflitto mondiale, nel senso che Lombardini fu un interventista, era convinto di poter partecipare, di voler partecipare al primo conflitto mondiale per liberare l'Italia non solo per conquistare le le terre ancora non italiane ma in nome di un principio,
Di libertà contro gli imperi autoritari. Dico volevamo, non lo fece perché ben inizialmente ha riformato, perché era un tipo molto macro molto esile e poi, quando venne poi arruolato negli ultimi mesi, non fece in tempo andare al fronte perché la guerra a Fini e questo fu un suo profondo rammarico di non aver partecipato a quella guerra per noi importante e tra l'altro ha scritto anche delle poesie molto intese profonde.
Come si accosta alla fede protestante, ma Jacopo Lombardini stava affrontando un periodo di crisi esistenziale molto profondo.
E siamo nel luglio del 1921, a un certo punto, mentre che il sentiero per Carrara è assente, la voce di un coro che proveniva da una chiesa era la chiesa evangelica.
Si accosta l'edificio, entra, si siede e assiste a tutto il culto e alla fine, dopo che tutti i fedeli se ne sono andati, lui rimane seduto e il pastore vede questo giovane alto magro ossuto, istituto e va incontro, e in sostanza inizia a questo contatto.
Ho lui sentiva la religione cattolica come è fatta di riti di singoli difforme, però un vuoto con poca spiritualità e stava cercando qualcosa di molto più profondo.
Ed è proprio in questa sua accostamento alla religione protestante che vedrà una prospettiva di credere nuovamente un qualcosa che lo porterà comunque a dare nuovo impulso alla sua esistenza. Comincia quindi una nuova fase della sua vita. L'arrivo alle valli valdesi più un breve soggiorno a Torino, poi arriva nelle valli dalle zone private. Inizialmente le elezioni sono a uno studente, a due studenti e poi a un certo punto gli studenti aumento, no, sono già più di una ventina, era molto apprezzato dagli studenti per la sua preparazione culturale, per la sua capacità empatica e di collegarsi con loro. E quindi diventa in sostanza un educatore tra i giovani. Negli anni in cui ci stiamo avvicinando all'e, poi alla le tempeste della secondo conflitto mondiale,
Colloquio che ho conosciuto molto bene.
Al Collegio che abbiamo avuto, poiché amichevoli non certo per censo al conflitto, perché quando c'era la mattina al collega pomeriggio riprova il collega Soranzo lo si faceva il compito per lui era il Covid risiedeva al conflitto e quindi lo si vedeva voi diversi.
Situazione molto, sempre molto simpatico.
Qual è il contesto storico di Torre Pellice? In quegli anni ormai la guerra iniziata nel 42 Torre Pellice si cominciano a costituire il primo nucleo di clandestini di antifascismo, uno di questi era quello che si trovava al paritaria.
E di che matura in sostanza la cultura dell'antifascismo, che farà poi si che le valli saranno uno dei punti molto importanti della lotta contro il nazifascismo.
In questo gruppo clandestino dalle germoglia l'antifascismo Lombardini e riesce a saldare chiaramente il suo principio fondamentale di una fede cristiana nella quale bisogna impegnarsi per cambiare il mondo, chiaramente, secondo i valori di giustizia e di libertà e quindi la fede, la politica, si uniscono in profondità, questa radice profonda che lo porterà di far la scelta di salire sulle montagne coi partigiani.
Come?
Questa scelta di acqua, Lombardini, intellettuale, educatore, quando parlava di cultura e non parla di cultura in modo astratto, per lui la cultura si coniugava completamente con la vita della storia, della storia in cui viveva, e quindi il suo antifascismo era un antifascismo già culturale quando parlava a Capitalia quando insegnavo sugli stessi studenti sicuramente traspariva questa sua visione di una società libera.
Il 18 novembre 1943 Lombardini è convocata dal direttore del conflitto e gli dice che la sua compromissione con il Partito d'azione potrebbe creare problemi a convitto nel caso in cui le autorità tedesche prendessero dei provvedimenti a suo carico.
Ed in quel momento Chiriaco, Lombardini capisci, che ormai non è più sicuro, ormai la sua attività di antifascista è venuta allo scoperto e quindi deve programmare la sua fuga e a un certo momento sono reparti tedeschi al pomeriggio cercando lui.
Lombardini, in tutta fretta riesce a fuggire senza farsi vedere ed è arrivato a Villar Pellice a Villa quelli ci aveva detto che mio padre, pastore di Villotta.
Lombardini, grande antifascista soprannominato il professore, vuole andare sui monti e partecipare in prima persona alla lotta partigiana.
Ci sono molte cose da dirsi in un frangente come quello tra un pastore e un predicatore laico.
E i due parlano a lungo.
Per lui sarebbe troppo pericoloso rimanere qualche giorno lì, Villar è troppo vicino a Torre, le perquisizioni e i rastrellamenti dei nazifascisti sono frequenti e la casa del pastore è sempre la prima ad essere controllata.
A Villar qualcuno potrebbe vederlo sospettare la sua presenza.
È più sicuro andare subito in montagna.
Mi sembra.
Uscito.
Momento ed è riuscito a trovare il modo di avere un contatto con i partigiani, e quindi partigiani sono stati avvertiti che poco tempo sarebbe arrivano al protocollo che si occupa.
La prima tappa può essere quella di Pertusella, un avamposto partigiano a un'ora di cammino sopra Villar, dove Lombardini, che una mente pensante del MoVimento sarebbe accolto a braccia aperte, accompagnato al Bagnai dove troverà la sua banda.
Del partire verso Pertusella, è meglio non uscire alla luce del giorno per non dare nell'occhio.
Meglio aspettare l'imbrunire.
Il problema.
Non ho idea di come poter arrivare.
Enrico è andato così tante volte a Pertusella da riuscire a fare quel sentiero di corsa.
La strada per Pertusella è una salita ripida e parte subito dietro le ultime case del paese.
Enrico, conosce la strada e cammina davanti senza esitazioni.
Fa freddo.
Ma camminandoci si riscalda.
Attorno a loro il bosco proietta la sua ombra.
Enrico continua a seguire il tracciato.
Dopo un'oretta di cammino, arrivano per tu sei.
Sono io.
Elon, bambini.
I partigiani accolgono lombardi.
Devo andar via web Google.
Enrico può tornare.
Riprende quindi il sentiero contrari.
Nel buio del bosco il sentiero non è più lo stesso.
Adesso è solo i passi, sembrano più incerti e i rumori della notte sono più vicini, forti e minacciosi.
Quanto nel bosco.
Una persona.
A casa suo padre non lo vede arrivare e teme che possa essere successo qualcosa.
Poi però vede comparire il viso un po' teso di amico.
Che comunica la riuscita della missione.
Qual è esattamente il ruolo di Lombardini nei gruppi di resistenza in montagna?
Ciò che.
Improvviso on line.
Al fianco dei partigiani, nessun bellissime, le pagine del suo Diario suo Bagnai pian Brawn, quando la banda di partigiani giù, Silvio rifugio racconta tutta la vita, i suoi partigiani e le discussioni, le speranze e le paure e le illusioni, e lui era un elemento importante dal punto di vista politico, culturale, se vogliamo anche morale, non dimentichiamo che Lombardini non imbracciò mai un'arma lui era un elemento centrale delle bande, perché un loro si parlava, si discuteva, c'era anche molta dialettica politica. La discussione era lì che si formava non solo l'azione armata, ma è lì che si formava la cultura e la politica della nuova Italia. Che cosa succede il 25 marzo 25 marzo, durante un rastrellamento di acqua Lombardini, che cercava di rientrare i Valpellice dalla Val Germanasca, viene catturato con altri partigiani e lì inizia la sua odissea. Vuol dire che prima ha racchiuso nella caserma di Bobbio Luigi aveva picchiato portato alla caserma di Luserna San Giovanni, dove sarà torturato poi alle carceri nuove di Torino, Fossoli e poi Mauthausen.
Sono portato nella vicina caserma tetti in atti e sbattuto nelle scuderie della caserma.
Mi accorgo che mi sta vicino a una persona la testa sulle ginocchia, un respiro pesante, quasi un rantolo.
Mi chiedo se si sente male.
E non Bartini, mi dice, di essere stato catturato sopra Bobbio, Pellice mentre con altri partigiani tornava dalla via Germanasca.
Portato a Torre Pellice gli è stato fatto ad attraversare il Paese e a forza di botte insulti e schernì, la furia fascista si è abbattuta per un'ora sul suo povero corpo, ve lo racconto e senza rancore senza odio per nessuno, la sua tolleranza e la sua pacatezza sono invidiabili.
Solo parole di fede sopportazione escono dalle sue labbra tremolanti.
Da Jacopo Lombardini, io ho imparato delle cose importanti.
Aveva un qualche cosa dentro che aiutavano gli altri giovani la parola, la parola, la era una cosa determinante detta al momento giusto in cui uno ne aveva più bisogno, ti diceva che tu avevi la responsabilità di vivere, perché dovrei ritornare a casa per i tuoi parenti, ma anche perché dovevi testimoniare quello che avevi visto perché era un tuo sacrosanto dovere testimoniare quello che avresti visto.
Da Jacopo Lombardini, io ho imparato delle cose importanti.
Ho imparato da lui il valore della dignità.
In questa sua scelta di continuare la sua battaglia fino all'ultimo respiro, si racchiude tutta la personalità di Jacopo Lombardini, iniziata dalle cave di Carrara transitata nella lotta antifascista, battersi per poi terminare per il 24 aprile 1945.
Lamborghini è morto nella camera a gas.
È uno degli 800 che sono morti nelle ultime eliminazioni a gas a Mauthausen.
Il Pastoris Alfredo Colucci, che aiutò, Jacopo ad abbracciare la nuova fede, ha voluto ricordarlo nel 1945 con queste parole.
Egli non è più con noi.
Sulla sua tomba, su quella FOS che forse racchiude altre salme di uomini morti per la loro stessa idea, io depongo per me e per tutti gli amici che lo hanno conosciuto ed amato.
Il fiore delle amicizie, della riconoscenza.
Dell'amore fraterno.
Jacopo Lombardini è morto, ci dicono gli uomini.
Jacopo Lombardini vive, diciamo, noi vive nel nostro ricordo, vive nel nostro cuore, vive presso Dio.
Do la parola ora all'avvocato Paccione per il suo intervento, prego.
È difficile dire qualcosa dopo questo filmato, io intanto voglio ringraziare la Sindaca, il Presidente del Consiglio, perché di Jacopo Lombardini negli anni trascorsi, si è parlato anche qui nel Comune sono stati fatti convegni soprattutto, direi, su impulso della Chiesa evangelica.
Però mai la città di Carrara che si esprimere il Consiglio comunale?
Aveva fatto una celebrazione come quella che fa oggi.
Che diciamo forse tardivamente?
Riconoscere a Lombardini la dignità, chi un martire della libertà.
Che merita questo ed altro come onore, ricordiamoci che i martiri uso non a caso il termine martiri.
Qui a Carrara sono due Gino Menconi e lui, entrambi vittime di una morte orrenda, Gino Menconi, come sapete, nel 44 viene arso vivo.
A Bosco di Corniglio.
E abbiamo visto le immagini della fine tragica.
Tremenda delle camere a gas, tra l'altro, Lombardini, non fu cremato.
Dei forni crematori perché i tedeschi avevano esaurito il combustibile.
E quindi fu messo su quei carri che spesso abbiamo visto nei filmati sulla Shoah che trabordano di cadaveri.
Ricordando quasi quelli dei monatti dei promessi sposi.
Quindi una fine veramente tragica, fatta all'insegna del pensiero della libertà, come è stato.
Come è stato detto, ma.
Io volevo sottolineare.
Parlando di lui, la sua profonde radice Carrarese Lombardini, non poteva che nascere a Carrara, è radicato nel lavoro,
Di Carrara per eccellenza, il lavoro delle Cave.
Figlio di un cavatore nella povera Gragnana, loro molto più popolata di che adesso.
Alle radici delle nostre cave.
Eh.
Diciamo che questo permeato di spirito ribelle un altro delle caratteristiche della nostra popolazione.
Suo padre, ma qui cito le sue parole.
Mio padre qui scrive nelle sue memorie appena diciassettenne aveva combattuto con Garibaldi a Bezzecca nel 1966, dove era rimasto ferito e prigioniero, e la famiglia di mia madre, sospetto di sovversione.
Aveva subìto persecuzioni dal duca di Modena.
Mio padre era abbastanza avaro nei suoi racconti, ma essi i suoi racconti bastavano a farmi adorare Garibaldi ed a rivolgere il mio pensiero Ramazzini come ad un santo.
Il giudizio di mio padre Mazzini non era lontano da Gesù e mi accorsi che a mia madre, quantunque si dimostrasse scandalizzata, quei giudizio appariva esagerato, ma non blasfemo.
Questi ricordi di Lombardini sono una prova del radicamento popolare del Risorgimento, spesso presentato come un fenomeno borghese, forse lo fu nella sua conclusione monarchica.
Sicuramente non nelle sue radici mazziniane e garibaldine, e sicuramente non a Carrara.
Dove forte erano le radici mazziniane garibaldine.
Carrara in quel momento, nel fine secolo.
Vive anni tormentati.
Come è noto, nel 1.894 scoppiano i moti rivoltosi con la brutale repressione da parte delle truppe regge e gli oltre 500 condannati dal tribunale speciale, ma che non piego le forze progressiste allora divise tra anarchici repubblicani e socialisti.
Ovviamente Lombardini militò nelle file repubblicane che avevano negli anni che precedettero la Prima guerra mondiale, un forte seguito che riporto ad essere il primo partito della città e ad avere.
Con il Sindaco Lami starnuti, la guida dell'Amministrazione della città, Lami starnuti a cui tardivamente mi pare tre anni fa è stata intitolata una stradina qui vicino non è mai troppo tardi.
Lombardini fedeli è stato detto ai suoi principi interventisti.
L'interventismo democratico di Pertini Salvemini Rosselli sottolineiamo.
Purtroppo, invece, il mito della guerra fu strumentalizzato dal fascismo che anche a Carrara travolse le istituzioni democratiche, costringendo il sindaco, la mister vinti alle dimissioni e iniziando ad usare la violenza come metodo di lotta politica.
Lombardini è stato detto su via angherie, aggressioni e, soprattutto, non poter più svolgere la sua professione era maestro elementare, limitandosi quindi a dare lezioni private.
Il regime lo considerava un sovversivo, rendendogli quindi la vita difficile e proprio in quel clima maturo, l'altro componente della sua formazione culturale, cioè l'adesione.
Alla riforma, alla Chiesa evangelica qui a Carrara, anche qui un uomo di minoranza.
Diciamo e anche qui carrarino fino in fondo.
Carrarino sceglie sempre la parte del ribelle, ma è quella del conformista,
Quindi la chiesa.
Olandese qui aveva un seguito da fine 800.
Tra l'altro.
Tutti abbiamo in mente il tempio evangelico che all'ingresso della città, da un tono di eleganza, col suo frontone neoclassico,
Non sto a dire.
Su questo passaggio ideologico.
Perché è stato già sottolineato, tra l'altro, devo dire che sul la fede evangelica di Lombardini esiste un'ampia bibliografia, ci sono testi.
Perché la Chiesa evangelica non smette mai di ricordarlo, tra l'altro, a fine mese ci sarà un convegno a cui parteciperà anche l'ex ministro Valdo Spini, e lo ricorderà in quella occasione come esponente evangelico.
Direi che.
C'è una coerenza di fondo tra il mazziniano e l'evangelico è stato sottolineato anche da un suo biografo, come nella fede evangelica, Lombardini portasse quella religiosità mazziniana che spesso si dimentica.
Mazzini.
Da Ernesto Bonaiuti, che uno dei più grandi storici del cristianesimo è considerato come una delle anime religiose più ante dell'800 Mazzini dei doveri dell'uomo mette come primo dovere il dovere verso Dio, chiaramente, per lui Dio non era il Dio dei sacerdoti, era il dio del popolo, questo,
Lo sappiamo tutti, però era uno spirito profondamente religioso, quindi, nella sua adesione.
Alla Chiesa riformata,
Portava.
Lombardini, una coerenza che spesso non viene ricordata.
Io non parlo, il filmato è stato eloquente.
Su il suo passaggio al Partito d'azione Partito d'azione, badate bene a cui aderì, quando lui era già in Piemonte, che proprio in Piemonte, a Torino, aveva personaggi come Piero Gobetti, tanto per dirne uno,
Era quindi un Partito d'azione, anche quello di ispirazione risorgimentale, e non a caso.
Stiamo Partito d'azione Partito d'azione, quello fondato da Mazzini.
Quindi c'è un fil rouge, diciamo una continuità ideale in Lombardini, che merita di essere sottolineato una continuità ideale, spirituale che, diciamo, è una caratteristica di questa figura di profeta disarmato,
Di profeta tanto duro nelle sue convinzioni quanto bit,
Nella sua diciamo vita anche di partigiano, perché ce lo ricordano anche nel filmato che abbiamo visto come un uomo, mite come uomo che nella guerra non imbracciava il fucile, quindi è veramente una figura unica nel panorama anche del degli uomini, della Resistenza.
Io.
Vorrei dire di più, ma forse.
Non non occorrono parole ulteriori per sottolineare la grandezza di questo personaggio, io ritengo che quando si revocano queste figure di uomini che dedicarono la vita alla causa della libertà.
Sorge invece spontanea una domanda,
Cioè se noi, soprattutto le giovani generazioni, abbiano raccolto il loro messaggio e onorato il loro sacrificio, questa è la domanda che mi viene spontanea e credo che vi venga spontanea anche a voi.
Certo, oggi, che nere nubi di guerra si addensano anche nella nostra civile Europa, che è in atto una visibile regressione culturale e un arresto dei processi di integrazione, verrebbe fatto di rispondere negativamente.
E dunque è stata vana la volontà di sacrificio di una gioventù che con il nome di resistenza questo importante badata, bene, badate bene, non intendeva solo resistere, ma sentiva di essere l'avanguardia ad un mondo nuovo e migliore, sì, resistevano, ma soprattutto volevano fondare un mondo migliore,
Tutto ciò sarebbe stato inutile, viene a volte ripensato, sciupato, sciupato, il loro sogno vana, la loro morte non credo, non c'è stata idea per cui gli uomini abbiano combattuto, sofferto il dato, la vita che sia andata distrutta.
E oggi sono certo che voi, al di là delle differenze politiche, siate qui a testimoniarlo perché nelle grandi nazioni sui principi fondanti quelli sanciti dalle rispettive Costituzioni, il consenso può e deve essere generale,
E voi qui oggi, celebrando la liberazione di Carrara insieme alla figura di un suo figlio che merita questo ed altro.
Siete qui, dicevo.
Celebrando la liberazione e il martello, Lombardini a testimoniarlo direttamente, quindi viva la nostra Repubblica democratica, viva la Resistenza e onore a Jacopo Lombardia.
Volevo prima di chiudere i lavori del Consiglio comunale.
Volevo leggervi una lettera scritta proprio dagli ATO o Lombardini, che sia stata recapitata da un parente, quindi Ferrara ci ha pregato di leggerla.
Al termine della lettura, chiaramente finiremo i lavori del Consiglio, è una lettera indirizzata alla sorella cara Maria, se ti arriverà questa mia lettera, che affidano ad un mio amico vorrà dire che mi è successo qualche disgrazia e ho finito di soffrire, ti scrivo dei Monti dove mi sono rifugiato per non sottostare alla denominazione tedesca e per fare un po' di bene,
Sono infatti un po' il cappellano dei valdesi che sono nelle bande partigiane, pur essendo del tutto disarmato, è logico che occorre agli stessi pericoli dei miei compagni che hanno deciso di salvare con le armi l'Italia è di dare al popolo d'Italia un regime giusto e libero.
Ho accettato di fare questo come un dovere, perché non ho mai cessato di amare la libertà.
Ti prego di perdonarmi di questo dolore che ti do ti, ho voluto bene a tutti i miei nipoti salutami ad uno, ad uno salutami Filiberto e tutti i parenti, saluto i miei fratelli che sono rimasti del gruppo evangelico, mi dispiace di non aver potuto far nulla di quanto avevo in mente per esso mi raccomando a tutti che non lasciate spegnere quella piccola luce di fede e di speranza che è stata accesa nel nostro Paese io morirò con l'aiuto di Dio nella fede evangelica alla quale sono stato chiamato per grazia di Dio,
Siate fedeli anche voi.
In questi giorni di pericolo di morte io provo quale tesoro sia la fede, essa infatti mi permette di essere tranquillo, Addio mia cara sorella, addio, miei cari parenti ed amici, tutti rammentarvi che sono morto nella fede di Dio per la libertà, siate fedeli a Dio ed amanti della libertà per la quale tanti sono morti Jacopo Lombardini.
Con questa lettura, ringrazio tutti, finiamo i lavori del Consiglio Comunale, grazie veramente,