Del Consiglio comunale di Salsomaggiore Terme per tornare a celebrare con un Consiglio comunale straordinario questo.
Questo evento, questa commemorazione della liberazione di Salsomaggiore dal dal nazifascismo, procediamo con l' Inno per poter dare poi inizio ai lavori del Consiglio comunale.
Perfetto.
Allora, grazie grazie a tutti, di essere intervenuti e consiglieri comunali ai Laba delle associazioni.
Combattentistiche che sono sempre presenti a questa, a questa commemorazione commemorazione che quest' anno abbiamo deciso di ritagliare in maniera secondo me, doverosa sulla figura,
Del Comandante dove Cosenza, Trasibulo.
Ci troviamo, ci troviamo qui, appunto, alla presenza di tanti, di tanti ospiti, in un momento storico, secondo me estremamente estremamente particolare, a differenza degli altri degli altri anni, questo questo momento di commemorazione, questo momento di ricordo ha un, ha un respiro particolare ci troviamo di nuovo ad aver la guerra alle porte alle porte dell' Europa sul confine orientale del nostro del nostro continente e secondo me le le azioni di commemorazione di memoria di ricordo che abbiamo sempre portato portato avanti assumono un peso e una concretezza ancora più forte in questo in questo momento.
Lascio quindi la parola per un intervento a Patrizia Mainardi, presidente dell' ANPI di Salso maggiore Terna.
Buongiorno a tutti e benvenuti pervenute.
A tutti ringrazio l' Amministrazione per la consueta.
Cerimonia che facciamo ogni anno per ricordare questa data storica del 12/04/1945, che quest' anno, appunto, vede il settantasettesimo della liberazione disagio.
È una data importantissima.
Salso, è stata liberata 18 giorni prima lo sapete che tutti sanno che la data del 25, la data.
Istituzionale è la data di liberazione di Milano, ma tante città sono state liberate prima e qualcuno anche dopo, purtroppo, e la nostra città è stata liberata in maniera pacifica senza colpo ferire, come abbiamo scritto e abbiamo detto più volte e questa è stata una cosa importantissima,
Ringrazio anche il fatto che oggi si voglia ricordare il professor Cosenza, comandante Trasibulo Trasibulo.
Come diceva lui stesso dal greco e che comunque.
Era un nome il nome di battaglia che lui stesso si era dato per ricordare un grande con condotte conduttivo greco.
È data anche la sua immensa cultura greco-latina, che tutti poi hanno conosciuto sia prima che dopo e.
E quindi volevo ricordare che noi abbiamo fatto una conferenza come ampi, molto importante più di 10 anni fa, facendo anche una mostra di tutte le sue fotografie articoli, e qui abbiamo voluto portarne un massaggio, insomma.
E quindi ringrazio soprattutto la presenza di Nicoletta, la figlia di Andrea, il figlio, ricordiamo Paolo col quale tutte le volte che mi incontravo ricordavamo insieme e lui mi mi mi è.
Aveva va incontro, è mio papà, il tuo papà facevano que era.
Eccezionale parlare con lui di questo, di questa amicizia che c' era, voglio dire una grande amicizia anche tra mio padre e comandante Trasibulo una grandissima stima e che, perdurata negli anni successivi e dalla loro attività, insieme proprio al 100%, davano tutto alla sezione ampi e noi cerchiamo di fare del nostro meglio.
Allora vi leggo alcune cose riguardo la sua biografia, ma ci sarebbe tantissimo da riprendere anche da quell' ultima conferenza.
E tu puoi Cosenza, comandante Trasibulo Cosenza, entro il nasce, il 20 11 1919, a Calvera in provincia di Potenza.
Chiamato alle armi nel 1941 la so lasciò gli studi universitari a Napoli e frequentò, il corso della Scuola, allievi ufficiali, carristi di Bologna, promosso e nominato sottotenente, fu destinato al trentatreesimo Reggimento carristi di Parma e quindi al 200 trentatreesimo Battaglione semoventi distanza, Salsomaggiore,
Col quale nell' aprile del 1943, si trasferì nel siracusano in quel fonte le gesta del Cosenza e dei suoi carristi, rifulse o di gloria, culminando in un' accanita resistenza tra il 10 e 25/07, dai 43 poi tra luglio e settembre, vi fu ripiegamento e il professor Cosenza rientro OPA ma subito dopo 08/09/1943 si unì con coloro che combattevano in modo aperto la dittatura nella guerra partigiana, il Cosenza,
Ricopre incarichi di cresce di crescente responsabilità. Fu vice comandante della trentunesima Brigata Garibaldi, guidata da Giacomo, Nicola Lanza, Pablo e ne divenne comandante quando Giacomo Nicola Lanza fu a sua volta letto comandante unico. Lo sviluppo dell' azione partigiana lo vide infine comandante della divisione Valceno,
Un complesso di circa 3000 uomini inquadrati in cinque brigate, la trentunesima forni e vedete.
Lo stendardo, trentunesima Copelli, la trentaduesima Monte Penna, la centotrentacinquesimo Bepi e l' accento settantottesima sa.
Erano tutte e cinque al suo comando, fu Trasibulo a dirigere magistralmente le operazioni del fatto da me detto, la sacca di fuoco di Fornovo qui a pochi giorni dalla liberazione, i suoi partigiani, se però bloccare per diverso tempo un' intera divisione tedesca in ritirata lungo la strada statale della Cisa da quell' esperienza Cosenza tra sei saggio storico la sacra,
Diffondono.
La resistenza in base al centro dei suoi interessi e della sua attività, anche dopo la guerra, fu presidente dell' istituto dell' Istituto Storico per la Resistenza di Parma, in seno al quale svolse approfonditi studi e scrisse diversi volumi a ricostruzione di quelle fasi del conflitto.
Membro dell' Associazione Nazionale Partigiani d' Italia pubblico nel 1989 il libro Memorie partigiane, ricco di immagini e testimonianze né Curwood, tutte le didascalie una curva è una meticolosità indifferibile,
Siamo riusciti noi a ristamparlo nel 2015 perché era esaurito e adesso è a disposizione l' abbiamo distribuito anche in vari Comuni varie scuole, uomo di profonda cultura e Cosenza, dopo la guerra, si stabilirà, Salsomaggiore con la famiglia, divenendo responsabile dell' ufficio stampa e propaganda dell' azienda termale e in seguito consigliere di amministrazione della stessa in rappresentanza del Comune nel 1950 riprese la strada dell' insegnamento, una sua antica vocazione,
Fu docente di lettere classiche presso il liceo Romagnosi di Parma e preside del liceo classico diffidenza carica ricoperta fino al 1982 quando si collocano in pensionamento per motivi di salute. Studioso stranamente attento illuminato collaborò con altri docenti di lingua latina nella stesura di alcuni manuali apprezzati negli istituti. Tutt' Italia fu sepolto nel cimitero qua vicino a noi a Scipione.
Grazie.
Grazie a Patrizia.
Mainardi, presidente dell' ampia, anche per per avere accettato questo questo splendido volume che abbiamo qui sul tavolo di Presidenza aperto su una bellissima foto di Trasibulo con una rosa in mano che entra che entra in Parma, passiamo al secondo intervento di Marco Minardi per l' Istituto Storico della Resistenza e dell' Età Contemporanea di Parma.
Grazie.
E grazie per avermi invitato in questa occasione così importante, non solo per voi, ma per tutti noi e per tutta la provincia di Parma, che proprio con la liberazione di Salsomaggiore inizia un po' quel mese che ci richiama alla libertà che di fatto è il comune denominatore di chi sali sui monti chi si nascose nei boschi e chi operò nel movimento di liberazione clandestino.
Provare in pochissimo tempo, una tratteggiare, costruire la, gli elementi per una biografia di Ettore Cosenza non è molto semplice, però io credo che non si può fuggire.
Dall' obbligo di collocarlo nel suo contesto, che è la cosa più difficile per noi, per le generazioni più giovani e per quanti non hanno in qualche modo approfondito la lotta di liberazione,
Cioè quelle generazioni di uomini, giovani, uomini e giovani donne.
Che si sono trovati in una realtà a loro assolutamente impensabile solo qualche anno prima.
Cioè questo è un generazioni che sono state chiamate a fare i conti con la realtà, a prescindere dai loro progetti, dai loro sogni ed alle loro aspirazioni.
Dalle loro collocazioni sociali, politiche, e questo è difficile da capire perché per tutti noi, dopo il 45 Ahval, ha contato molto quelle che erano le aspirazioni individuali, l' appartenenza a una comunità,
Irrompe la realtà, irrompe la guerra.
Che è un elemento che ha mandato in frantumi tante prospettive che si erano dati i i giovani di quella di quelle generazioni.
E per Ettore Cosenza era la stessa cosa, lui non avrebbe mai immaginato nel 1939, che da lì a poco si sarebbe trovato sui monti, senza una divisa militare vestito da me ne meno peggio, insieme ad altri clandestinamente a combattere una guerra irregolare, ma non l' avrebbe mai immaginato.
E come lui molti e fare i conti con la politica che fino alla fine alla al 43 la politica era quella che faceva il Governo.
La spoliticizzazione dell' Italia, della della popolazione italiana in vent' anni di dittatura era molto avanzata sulla politica, era una cosa che serviva per governare per, ma la vita quotidiana dei cittadini non faceva parte della loro vita e, di colpo in montagna incontrano la politica, incontrano le idee politica, incontrano nella discussione incontro le differenze, poi pensiamo solo per un attimo le le donne e le ragazze che hanno partecipato alla lotta di liberazione.
Non è il discorso delle armi che per loro è stato Dewas stravolgente, è stato passare da un ruolo privato che avevano e che a regime le aveva dato a una a un ruolo pubblico che loro erano, diventavano parte della società e in e conoscevano la politica è diventava per loro un percorso di formazione politica, poi a prescindere dall' ideologia e dal e da e dai programmi, dai pensieri che lì che li attraversano,
Eh, ma è così anche per gli uomini,
Quindi è Ettore Cosenza, si trova da militare, valoroso, come scriveranno le i rapporti della Questura su di lui, a cui accennerò a breve.
Si ritrova in montagna e, come ha detto prima, chi mi ha preceduto, prima comandante di battaglione della dodicesima Brigata Garibaldi, poi comandante della trentunesima forni e poi alla fine, negli ultimi nell' ultimo mese di guerra della divisione.
La sua carriera partigiana, diciamo così, anche se non è una carriera, è quella di una persona che si è data tutta a quella causa.
E dandosi in qualche modo, ha dovuto fare i conti con la realtà e, ovviamente con la propria personalità.
Come tutti coloro che hanno partecipato alla lotta di liberazione, con o senza le armi.
Dentro una brigata o nel movimento clandestino, semplicemente stando dentro quel mondo, aiutando assistendo, supportando la Resistenza, l' introduzione alla politica ha fatto sì che nel 45 la politica per loro era una naturale e normale, come dire acquisizione la propria alla propria alla propria vita di tutti giorni cioè la Resistenza è stata una lotta politica finita la guerra tornata la la pace e la e la necessità di ricostruire un paese, chi ha partecipato ad una deliberazione sia iscritto a un partito ha militato nella politica, anche senza iscriversi le elezioni.
Le mobilitazioni comizi, le discussioni era parte loro avevano avuto un' educazione politica in montagna ed Ettore Cosenza, non sfugge a tutto questo,
Come molti chiamano combattuta nelle Brigate Garibaldi.
In zone del del del dell' Appennino, emiliano Ettore, Cosenza, si avvicina ai due partiti, ai due partiti di sinistra che avevano do sostanzialmente dato vita alle Brigate Garibaldi come Partito Comunista, il Partito Socialista,
L' altro partito di sinistra in Italia, in quel periodo Giustizia e Libertà a Parma e nella provincia di Parma, ha dei grossi problemi.
E quindi gran parte di loro si riconoscono e qual è il momento chiave nelle elezioni del 48, il Fronte popolare democratico e lì Ettore Cosenza, si spende e si spende per queste elezioni, si spende come tutti i partigiani che impegnati in politica o ne ho nei file della Democrazia Cristiana o in quel partito repubblicano o nel Fronte popolare,
Per loro è fondamentale che quel 48 sia la trasformazione nella in tempo di pace e di tutto quello per cui avevano combattuto, come sappiamo queste cose,
Beh Ettore, Cosenza, nel 45 viene seguita dalla Questura di Parma proprio perché è un comandante partigiano, noi dobbiamo calarci un po' in quel in quel mondo, in quel periodo, altrimenti non capiamo Ettore Cosenza, la Questura di Parma lo segue dal 45 fino al 61, come è possibile?
Pericoloso dobbiamo capire anche chi è che gestisce l' ordine pubblico in Italia nel 45 46 47, cioè è vero che il fascismo non c'è più, è vero che c'è stata l' epurazione, però l' Italia è un Paese che deve avere questori prefetti, magistrati, anche i sindacalisti Parma è un esempio classico il Questore che arriva a Parma nel 45 46, inviato dal da dal Governo, è lo stesso che era questore nel 43.
Che non aveva aderito alla Repubblica sociale, si era rifiutato, e però è un uomo dello Stato e ne 46 e torna quindi e questo è una situazione, perché la democrazia in Italia è stata costruita nei decenni.
Essa è stata costruita dalle nuove generazioni, lui viene eseguito nel 48 proprio nel momento in cui c'è massimo della campagna elettorale politica, lui viene seguito, è ed è considerato aderenti al Partito Comunista, non sono mai riusciti a capire se sia davvero iscritto o no questo, neanch' io sono riuscito a capirlo secondo i carabinieri sì, però non c'è la certezza, ma sicuramente lui veniva definito un ed elementi direttive del partito.
Che più influenti e per pur rimanendo estraneo alle manifestazioni pubbliche è un intellettuale Cosenza, è stato detto, lo sappiamo tutti, quindi, come fa un intellettuale di formazione militare che fa la resistenza di avere la politica con il pensiero, con la discussione con l' organizzazione e lui fa fa questo.
Ovviamente la sua militanza è attiva e quindi la Questura continua a seguirlo perché, come in tante parti, il fatto di aver fatto il partigiano lo mette in una certa posizione, ovviamente lui fa la sua vita di militante ed intellettuale, la, la Patrizia vi ha già raccontato un po' la sua la sua bella biografia.
A lui dopo il 48, in tutta i rapporti di polizia viene comunque ribadita la necessaria necessita di seguire un' attenta vigilanza, di fatto si rendono conto che non è un pericolo per l' ordine pubblico e non è un pericolo per la democrazia, ovviamente, ma non è l' unico è che gran parte dei comandanti partigiani seguono questa questo percorso.
Quale sembra essere la svolta, per Ettore Cosenza, come per tanti tanti intellettuali, la svolta, il 56, i fatti di Ungheria pongono il problema ai Comunisti Italiani di come poter fare i conti con l' invasione sovietica dell' Ungheria.
E lui, come tanti, tanti tanti, è una parola sbagliata, come molti intellettuali se ne distanzia.
E si avvicina al Partito Socialista, addirittura la i carabinieri indicano i suoi, i suoi due stretti amici che sono poi amici che diventano poi i suoi compagni, che sono il dottor Arrigo porcellini medico e assessore a Salsomaggiore e il dottor Luigi telo che era impiegata alle terme, lui indicano questi come i suoi i suoi non solo amici, compagni di partito.
Lui diventa, ovviamente, da quel momento per la Questura, ma cosa vera esponente del Partito Socialista, sempre con un occhio verso la sinistra, perché molti partigiani nel cuore hanno quel Fronte popolare, che si rendano conto che è stato un fallimento alimento per arrivare al governo del Paese ma è una stagione passata che nasce dalla resistenza che adesso c'è un altro un altro mondo e l' Italia che sta costruendo e sta andando verso la.
Il boom economico nel quadro nel nel 57 riceverà la medaglia d' oro mandare d' argento al valore militare che per un partigiano è sostanzialmente il massimo della dell' onorificenza, perché le medaglie d' oro, come sapete, sono stati dati tutti accaduti tranne.
Arrigo Boldrini che era era un campo, lui verrà radiato dal dal dal dal casellario politico, cioè dalla Questura nel 61 verranno basta seguire, perdiamo tempo, altri suoni preoccupazioni, questo della.
Questo della della del del deve essere a far parte di quelli sorvegliati. è la fortuna per noi storici perché ci consente di capire, vedere e conoscere.
Questo aspetto delle persone che poi hanno fatto tante altre cose.
Ettore Cosenza, ovviamente, da intellettuale.
Antifascista ha espresso tutta la sua, il suo potenziale nella scuola, nella cultura, nell' associazionismo culturale.
Qui non c'è il tempo e non c'è e io non sono il biografo di di dietro e Cosenza, quindi no, no, non mi voglio addentrare sulle sue varie esperienze, però quella dell' Istituto Storico della Resistenza.
Credo di sì, nel senso, non solo perché io occupo il suo posto, che lui era direttore dell' Istituto della Resistenza, quando l' ho conosciuto e attualmente è una è un compito che spetta a me e quindi in qualche modo dà anche la misura dell' istituto dove lavoro di quanto tempo c'è e come quel progetto voluto dagli uomini e dalle donne che appartengono alla democrazia in Italia e gli ex partigiani.
L' intuizione di fondare un Istituto Storico della Resistenza anche a Parma, nel 64 abbia avuto sia stata una lungimirante loro. Immaginavano che ci fosse un luogo dove conservare i documenti, la memoria e dove lì le generazioni future avrebbero studiato e capito la Resistenza.
Io l' ho conosciuto quando ero giovane studente e lui era partigiano. Attualmente ci sono solo giovani, ovviamente studenti, meno giovani, insegnanti e quindi il lavoro di Ettore in istituto.
Che è stato prezioso.
Quel lavoro di cui parlava. Patrizia sulla sacca di Fornovo. Ancora oggi viene consultato, ha avuto anche l' intuizione di avviare una collana di saggi dell' istituto. Non era solo un luogo dove conservare i documenti e ancora oggi c'è la collana di saggi, istituto.
Ha voluto tenere insieme il mondo della scuola, la ricerca e la resistenza. Ancora oggi lavoriamo per tenere insieme la la, l' insegnamento, la didattica, la Resistenza e lo studio della storia. Quindi Ettore Cosenza, fa parte del patrimonio intellettuale umano di questa città.
Ma fa anche parte del patrimonio sentimentale e intellettuale del del nostro istituto e quindi sono molto onorato e contento di essere qui grazie.
Grazie a Marco Minardi, non ora assolutamente assolutamente nostro, e anzi grazie per aver partecipato per il lavoro che l' Istituto continua continua a fare nel nel portare avanti quelli che sono la memoria e i valori della Resistenza, passiamo alla seconda parte dico io di questo di questo Consiglio comunale con quella parte un po' più emotiva, diciamo quella che,
Quella che analizza un po' meno il comandante Trasibulo, come figura storica per per addentrarsi in più sulla sua figura umana, se do la parola dunque a Paolo Avanzini, in rappresentanza degli ex studenti di AQ, di attori Cosenza,
Io ringrazio moltissimo il signor Sindaco e Consiglieri comunali, l' avvocato Palladini e la famiglia del professor Cosenza, cui sono legata da un affetto sincero e duraturo e anche da tanta ammirazione, quindi io parlerò del professore come Preside, perché io ho ho avuto il professore come Preside proprio negli anni del liceo a liceo classico d' Annunzio e diffidenza lui proveniva però dal liceo classico Romagnosi di Parma e poi leggerò un ricordo anche di lui come insegnante che mi ha lasciato una mia amica e collega,
E noi, al liceo, sapevamo quando lui è arrivato della sua partecipazione alla guerra partigiana, sapevamo anche del suo nome di battaglia Trasibulo eroe, e che liberò Atene dai 30 tiranni,
E sapevamo anche la sua passione per le lettere classiche e avevamo anche in adozione, appunto, un suo libro di grammatica di eserciti, direi di dilatino, dicevano che.
Noi.
Sapevamo tutte queste cose di lui, anche se lui direttamente non ci parlava della sua storia, per lo meno a scuola, noi la intuivamo dal suo modo di essere dal suo modo di fare e di agire, c' era un' impronta in tutto quello che faceva a scuola, c'è chi considera le vicende di Atene e anche lo studio del latino e del greco come cose ormai passate.
Patrimonio di biblioteche o libri antichi e polverose o carte ingiallite,
Ma non è stato così per una generazione di uomini coraggiosi.
Che hanno dato la loro vita e hanno scoperto nella letteratura antica le motivazioni per la libertà, per la democrazia e la giustizia,
Mi ricordo che nel nostro libro di storia dell' arte.
Era.
Raffigurata, c' era una stele, una fotografia di una stele che era vicino al tempio Poseidon di Atene, e c' era una figura femminile che incoronava una figura maschile, era la democrazia che incoronava al popolo, ecco, il professore ci ha insegnato che la democrazia sostanziale è quella sostenuta da forti motivazioni ideali,
Da una tradizione che di generazione in generazione si afferma nella storia.
Il nostro Preside insegnava che sia, a volte c' erano dei nemici della democrazia da combattere in modo esplicito, d' altro lato, il nemico principale è l' indifferenza per i destini delle persone, la mancanza di cura per la comunità umana.
E la mancanza di partecipazione vera, quella per cui si è disposti anche a sacrifici estremi.
Proprio in quell' anno ci guidò, nella prima esperienza di partecipazione attiva degli studenti alla vita della scuola, con i decreti delegati del 1974.
Nasceva la comunità educante con studenti, insegnanti e genitori riuniti a sperimentare la democrazia.
E sottolineava sempre che di resistere non bisogna smettere mai e che bisognava attingere dai libri antichi la motivazione a prendersi cura del bene comune.
Quegli stessi libri che le dittature bruciano.
Pensandoci in modo aberrante, detentori di un ordine nuovo, settario e violento invece, nella nostra scuola, sull' onda della normativa dei decreti delegati, fiorivano gruppi anche di diversa ispirazione, filosofiche ed ideologiche, c' era un confronto continuo, in un tempo in cui appartenere ad una matrice ideologica non era motivo di vergogna ma era motivo di vanto.
Un altro aspetto del suo incredibile senso della democrazia era quello di condividere tutte le decisioni prese con i decreti delegati noi avevamo un rappresentante di istituto che ha nella nostra classe e veniva costantemente quotidianamente convocato in precedenza il video bussava alla porta e prima che questa si aprisse tutta la classe in coro diceva dal Preside perché sapevamo che era lui che chiamava poi comunque attraverso il rappresentante,
E tutte le decisioni venivano condivise e e venivano elencate tutte le proposte che dovevamo valutare o in Assemblea, oppure nell' assemblea di classe, un altro ricordo, il giorno delle matricole la scuola si trasformava, era in atto.
Un' ironica battaglia tra chi voleva difendere la scuola dall' assalto delle matricole e chi vuole unirsi a loro, il preside come per gioco ci dava una mano, respingere gli assalti e nello stesso tempo lasciamo andare con un sorriso chi voleva uscire.
Noi tutti però capivamo attraverso questo gioco, il vero valore della scuola, un valore che non è scontato anche per tanti ragazzi e bambini che non hanno la possibilità di accedervi.
Ed infine è giusto.
Ricordare il professore come Preside come insegnante, come partigiano come padre, ma lui non recitava mai un ruolo era sempre se stesso e se, come Preside quotidianamente e necessariamente aveva era molto impegnato.
Con la burocrazia della scuola, tuttavia, manteneva per noi studenti.
L' affetto paterno di chi si prende cura di te.
Vorrei leggere un breve ricordo e di questa mia collega che era una ex professoressa delizie, ulivi da poco in pensione e si chiama Daniela Righi e ha avuto il professor Cosenza come insegnante di latino e greco al liceo Romagnosi, al liceo,
Sono trascorsi quasi cinquant' anni dal primo incontro col professor Cosenza e ancora mi rivedo seduta nel banco della mitica, prima di dare inizio Romagnosi di Parma, ad ascoltare brani di letteratura greca in una metrica ritmata e accattivante, posso dire che furono proprio quelle lezioni di greco a fornire una svolta al mio ancora impacciato percorso di studentessa del liceo classico da sempre innamorata della matematica il fascino che sprigionava dal volto e dalla voce del professore di greco ribaltoni colpo la mia graduatoria di gradimento delle materie studiate, grazie però,
Per la fermezza e l' umanità che hanno sempre accompagnato e sostare in Aula con noi studenti. Daniela RID,
Grazie grazie Paola Manzini, per la per la testimonianza.
Abbiamo visto anche nelle espressioni inquinato ex studente alcuni alcuni passaggi che sono sentiti, lasciamo la parola a Nicoletta Cosenza, la figlia di attori per una testimonianza prego.
Innanzitutto ringrazio Paola, perché è stata veramente speciale.
Ringrazio la parte che si impegna a sistematicamente e con tanta volontà.
In un lavoro che io sinceramente.
Non potrei fare sei bravissima parte e.
In questo momento non ho tanto da dire riguardo a mio padre, perché tante cose sono già state dette.
Voglio solo dire una cosa che ho già detto, ma voglio ripetere mio padre aveva tre grandi amori, la famiglia, la Resistenza e la scuola, quelli erano i suoi amori, per i quali.
Avrebbe rinunciato tutto e ha rinunciato a tante tante cose.
La famiglia per lui era fondamentale, importante e ai figli ha sempre dato delle direttive.
Che al momento sembravano pesanti, perché i figli erano un po' come lui avevano un senso di ribellione dentro e quindi l' essere costretti all' iter a seguire determinate regole.
Risultava pesante, ma poi nel tempo ci si è resi conto che quelle regole erano molto importanti.
Che quei concetti che piano piano ci aveva messo dentro ed essere l' onestà per cui la scena dovevi andare a letto in pace con la tua coscienza.
Il concetto del rapporto con gli altri di aiuto, di assistenza di lui era sempre disponibile, non per i figli e no per gli altri i figli dovevano imparare, hai sbagliato, paghi l' altro sbagliato, vediamo se lo possiamo aiutare un attimo.
Era così.
Eh.
Ci sembravano forse cose ingiuste, al momento però poi nel tempo ci siamo resi conto che erano cose che non si cancellavano, più, ti restavano dentro e anche tu diventavi un po' come lui, non proprio come lui, perché lui era speciale.
Ma un po' come lui sì.
L' Unione della famiglia, noi fratelli, siamo sempre stati vicini.
Purtroppo adesso Paolo non c'è più.
Ma è sempre dentro nel nostro cuore e io e Andrea non riusciamo a stare un attimo uno senza l' altro,
Per la famiglia ha rinunciato a tante cose.
È stato politicamente.
Richiesto per per questo, ma lui ha sempre denunciato, perché non poteva lasciare la famiglia da sola,
Poteva andare a Roma, ma non c' entra assolutamente no perché io i miei figli, mia moglie.
E quindi una cosa molto importante.
E mia madre brontolava, perché diceva io sono l' ultima.
Prima la famiglia, i figli e poi la scuola, perché partiva la mattina alle 07:07 e un quarto e tornava alla sera alle 09, mia madre gli faceva un panino, perché non andava a mangiar fuori, col prosciutto crudo, gli dava una bibita perché non definite.
E poi stava la tutto il giorno a scuola perché doveva fare, come ha detto Paola, doveva risolvere delle cose burocratiche, perché?
Doveva seguire i ragazzi molte volte al pomeriggio, faceva lezione delle classi che dovevano magari fare la maturità che erano rimaste indietro, allora lui le faceva andare al pomeriggio e faceva lezione,
Perché per lui era tutto la scuola in questo senso e poi la cultura lui piaceva molto leggere, piaceva scrivere piaceva.
Tutto quello che appunto era.
Era un uomo, sotto certi aspetti, proprio speciale, perché?
Aveva dei valori, dei principi che scusate, ma oggi si fa molta fatica a ritrovare.
Il suo concetto di onestà, di seguire le regole oggi spaventa.
Aveva, avevamo bisogno di una piccola.
Ma piccola copertura davanti alla porta d' ingresso.
Due.
Cose di di metallo che ci coprissero quando entravamo in casa, se pioveva per quella piccola cosina, ha fatto tutta una serie di cose in comune che doveva fare e che quindi dovevano dargli il permesso.
Una cosa veramente unica.
Faceva lezione private, che pagava le tasse sulle elezioni, un giorno si sentì dire sa, professore, c' ero anch' io se tutti facessero come lei.
Sa come andrebbe l' Italia.
Ma io sono così.
Io non mi prenda in giro, io sono così ed era così,
E quindi ricordo che possa avere di lui, è un ricordo.
Speciale.
Aveva seguito un ragazzo.
Che aveva dei problemi a scuola, lo aveva seguito, gli aveva dato delle elezioni e i genitori di questo ragazzo per ringraziarlo.
Avevano mandato in un cestino.
Con dentro delle cose,
E per noi era un bel cestino ambiente delle belle.
Che mia madre lo guardava e diceva.
Eh, ma che bello quel cestino ritorno indietro,
Mia madre diceva, ma no, ma dai Ettore, ma perché perché?
Voglio un ringraziamento grazie e basta, perché questo è il mio lavoro, io lo faccio con il cuore, io non voglio niente.
Ecco, per me questo era mio padre.
Eh.
E quindi vi ringrazio tantissimo.
Per aver fatto questa riunione speciale e aver parlato di lui.
Perché si impara sempre qualche cosa Paola, perché, sentendo il Presidente dell' Istituto Storico della Resistenza, ho imparato qualche cosa che io magari non conosce una cosa voglio dire che mio padre, l' ultima cosa per la resistenza, politicamente, non ha mai voluto nessuna tessera di partito.
Perché lui aveva fatto la Resistenza perché era un uomo voleva essere un uomo libero.
Era un uomo di sinistra, era un uomo legato, diciamo, ideologiche ideologicamente alla sinistra, ma non voleva essere, non voleva essere.
Inchiodato in qualche cosa, che appunto non condivideva, non voleva compromessi questo era il punto lui o era in un modo o diceva una cosa o ne diceva un' altra, ma il compromesso assolutamente no nel modo più assoluto ebbe un incarico una volta perché Forcellini lo pregò lo scongiurò.
E fugge via.
Perché dopo aver provato ed essere stati due o tre sedute fuggì via restituendo il gettone di presenza, perché non gli andava bene, c' erano delle cose che lui non non accettava.
Forse era anche un po' troppo, diciamo, ma lui era così e io lo ammiro ripetere.
Grazie grazie Nicoletta per la splendida testimonianza passo ora per avviarsi verso la conclusione di questa mattinata passo la parola al signor Sindaco, buongiorno a tutti,
Grazie per avere creato questa mattinata.
Abbiamo ripreso a fare il Consiglio straordinario sulla liberazione in presenza dopo tre anni, perché l' ultimo fu nel 2019, l' anno scorso lo abbiamo fatto online e quest' anno siamo tornati qua con anche una delegazione della scuola, che che ringrazio e che io ritengo essere sempre alla prima destinataria dei messaggi che,
Vengono diffusi in questi momenti solenni,
È difficile parlare dopo tutti questi interventi perché alcuni sono stati spiazzanti ricchi di emotività.
È difficile parlare per uno come me che nato nell' 84, il professor Cosenza non l' ha conosciuto, se non sui libri o nei racconti.
Però conosco la famiglia Cosenza, conosco Franco, conosco tutta la storia che avevamo già ripreso in alcuni momenti, quando avevamo fatto stampare questo libro e nelle tante giornate legate alla resistenza, alla liberazione di Salso che abbiamo fatto in questi anni quasi nove ormai da cui sono Sindaco io.
E e provo a fare qualche riflessione molto, molto semplice.
Ogni comunità ha bisogno di riferimenti.
Ha bisogno di simboli.
Perché senza riferimenti e senza simboli siamo più soli, più vuoti.
E io penso che.
Il professor Cosenza e la storia di questa famiglia rappresentino a tutti gli effetti dei riferimenti per la comunità di Salsomaggiore.
Noi viviamo un tempo troppo veloce, troppo affannato, in cui è poco il tempo della riflessione, in cui è poco pochissimo il tempo in cui ci soffermiamo a pensare davvero in profondità.
Ma questo ci è permesso, se indaghiamo, studiamo, ci soffermiamo su quelli che sono i riferimenti e quindi su quelli che sono i simboli.
Riusciamo meglio a fare un un periodo e un tempo di riflessione.
Io stamattina ho sentito delle cose anche negli ultimi interventi.
Ho sentito il racconto di una persona libera.
Era nato nel 19, quindi ho fatto due rapidi calcoli, lui è nato e cresciuto e ha studiato e ha fatto le scuole, sempre sotto il fascismo, aveva vent' anni quando la guerra è scoppiata, però ha coltivato nel suo percorso la libertà.
Comunque, pur essendo nato in un contesto che in quell' epoca era un contesto nero,
Era una cappa oscura che comprimeva l' Italia ed è riuscito a coltivare questo senso di libertà poi attraverso, ovviamente, la lotta di liberazione attraverso la cultura, che è un altro riferimento che troppo spesso ci dimentichiamo ma che invece credo sia stato uno degli elementi fondanti del suo pensiero ma anche delle sue azioni e che poi gli ha permesso nel dopoguerra di esercitare il ruolo di insegnante di Preside, uno di quelli veri tosti no che tutti sul territorio si ricordano che venivano ancora citati quando il liceo classico l' ho fatto io tra il.
98 e il 2003, facendo il liceo d' Annunzio qualche anno dopo.
Ecco.
Le giornate come oggi non devono essere considerate né autocelebrative né autoreferenziali, ma devono essere considerate,
Dei momenti di riflessione vera dove, attraverso dei riferimenti stabili,
Noi cerchiamo di come dire adeguare il nostro comportamento di oggi attraverso l' esempio, attraverso la sua esperienza attraverso ciò che lui ha lasciato, lo fanno coloro che magari insegnando nella scuola o sono stati i suoi studenti oggi sono lavoratori, si rifanno a lui lo fanno i suoi familiari, lo fanno.
Gli iscritti dell' Anpi consiglieri comunali, cittadini di Salso, ecco quindi il riferimento di una comunità,
Sono contento quando le storie si mantengono vive, perché io considero il tempo come un tutt' uno no, il prima, il dopo il durante, sono come un continuum no in cui.
Tutto è collegato, la storia non è un qualcosa di morto e di sepolto, ma è un qualcosa che è in noi e che continua a camminare,
Allora, anche questa storia che abbiamo ascoltato questa mattina, vorrei che in qualche modo continuasse a camminare con noi, lo so che sembra una frase retorica, ma nulla è camminare attraverso quel quel quei valori, quella quegli aspetti che sono passati da dei racconti che abbiamo sentito, i valori della libertà, la libertà d' animo, la libertà della persona l' assenza di ogni ambizione, la rinuncia dei posti,
Rinuncia dei posti, ma quello che ha ottenuto l' ha ottenuto non perché qualcuno gliel' ha dato, ma perché l' ha ottenuto da solo, con la sua stessa forza e con la sua capacità, quando qualcuno gli ha offerto qualcosa, lui ha rinunciato e non è banale. Quante persone lo fanno praticamente nessuno,
Ecco, questa vorrei che fosse una storia viva e spero che ai ragazzi a tutti noi aver ascoltato le cose di stamattina sia servito a qualcosa che ci rimanga qualcosa quando finirà questo incontro e quando torneremo ai nostri uffici quotidiani.
Vi ringrazio tanto ringrazio la famiglia in modo particolare per questa grande testimonianza di verità che ci ha dato grazie.
Grazie, grazie, signor Sindaco.
Chiuderà i ragazzi alla delegazione della classe terza e dell' istituto comprensivo di avvicinarsi qui al tavolo di Presidenza classe, questa che partecipa a questa giornata, questo momento anche con un collegamento on line, quindi questo Consiglio è stato trasmesso appunto anche anche in classe, però i ragazzi che hanno lavorato in questi in questi mesi, insieme al professor Mainardi che lì che li accompagna questa mattina ci tenevano ad essere presenti qui oggi, fisicamente quindi ringrazio Noemi De Simone Dalila Boscaino Giovanni neutro Ruben, Zatelli Martino, Zulli, confessore e.
Cedo loro questo spazio,
E.
Grazie ragazzi per per aver cantato una parte del brano il partigiano.
Ringrazio poi ancora la famiglia, le associazioni, i Consiglieri Comunali, partiti politici sindacato che ha voluto essere qui presente a questa a questa giornata.
E ringrazio ancora tutti e dichiaro concluso questo Consiglio comunale straordinario buona giornata, tutti.