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Convegno di Archeologia - Luigi Bernabò Brea e la Sicilia: bilancio e prospettive di ricerca a un quarto di secolo della sua scomparsa"
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Bongiorno.
Iniziamo i lavori del convegno.
Carissimo intervenuti a vario titolo e con profondo piacere anzi con onore, che porgo il benvenuto a tutti i partecipanti ai relatori del convegno, siano docenti universitari in attività o in pensione e anche funzionari, archeologi e archeologhe ugualmente in attività in pensione convegno che ha come argomento Luigi Bernabò Brea e la Sicilia bilanci e prospettive di ricerca a un quarto di secolo dalla sua scomparsa.
Un grazie sincero non può non essere spesso nei confronti dell'Amministrazione comunale tutta della Giunta, il dottor Corradino, dell'Assessore Nicosia, del vicesindaco Marino, ma principalmente un grazie sincero al Sindaco, onorevole Giuseppe Carta, che ha patrocinato questo evento e che ha creduto fin dall'inizio e l'importanza dell'appuntamento di quest'anno dopo Rosario Carta con convegno.
Monografia e atti e dopo Vallès, altrettanto con convegni e pubblicazione degli atti, oggi un altro grande Luigi Bernabò Brea.
Ringraziamenti inoltre a Italia Nostra che in questa occasione, cogliendo l'importanza dell'avvenimento, ci ha agevolato anche con un finanziamento. Oggi sono qui presenti le più alte cariche dell'associazione, sia a livello locale a professa Tranchina, sia a livello regionale, e il professor, gli anni e nazionale. Con la Pro stessa ci sarà, e col dottor Campisi che il Segretario generale cari intervenuti, luogo migliore, non poteva essere scelto perché quest'Aula consiliare è dedicata, come ormai quasi tutti sanno, alla memoria di uno dei padri dell'archeologia moderna, il grande Giulio Emanuele Rizzo, che fu insegnante di archeologia greco-romana, aroma proprio di Luigi Bernabò Brea e lo aiutò questi pochi lo sanno per l'ammissione alla Scuola archeologica italiana, ad Atene, che Riccio stesso aveva diretto e che poi sarebbe passata nelle mani di Alessandro della Seta.
Bernabò si sarebbe poi laureato come si sa, con Giglioli nel 35, cioè l'anno in cui va in pensione i Rizzo.
Giglioli insegnava a Roma già dal 25 topografia dell'Italia antica Riccio invece archeologia e quando Rizzo nel 35 va in pensione, sarebbe stato proprio Giglioli a prendere il suo posto tenendo la cattedra di archeologia dal 35 al 56. Inutile ricordare quanto Rizzo avesse in dispetto coloro che si erano apertamente schierati al fascismo, come appunto Giglioli, ma questo è un altro discorso. Ritornando ai rapporti tra Bernabò e Rizzo, non è un caso che durante le celebrazioni del 65, cioè a 100 anni dalla nascita di Rizzo, in tutte le lettere di corrispondenza.
Tra Bernabò e il Comitato organizzatore. Da allora è sempre presente la formula mio venerato maestro su questo ritornerò brevemente, però mi premeva mostrarvi la lettera ufficiale che conservo.
Ecco, ringrazio vivamente codesto Comitato per l'onore fattomi chiamandomi a far parte dei suoi membri, sono particolarmente lieto di accettare tale designazione, in quanto mutuo per la memoria dell'illustre archeologo mio venerato, maestro il massimo è veramente profondo rispetto.
Un saluto doveroso.
Va sicuramente al diretto del Parco archeologico di Siracusa, impossibilitato a intervenire stamattina, mi ha mandato i suoi saluti e ci augura.
Che il convegno si possa svolgere nel migliore dei modi al sovrintendente Martinez, al direttore del parco di Leontinoi, è impossibilitato ad intervenire e porterà i suoi saluti. Il dottor Lorenzo Gucciardi e ai Sindaci dei paesi vicini con ore archeologiche che hanno legato indissolubilmente il loro nome a quello di Bernabò Brea. Mi riferisco al Sindaco di Augusta, per il sito di Megara Iblea a quello di Sortino per il sito di Pantalica e di Priolo per il sito di Thapsos. Inoltre, il Sindaco di Siracusa, che vede la presenza al nel suo territorio sia del Parco che della Sovrintendenza, ricordando che i tempi di Bernabò Brea le 2 cariche erano in,
Appartenevano un'unica persona, il convegno si dividerà oltre ai saluti istituzionali in ben sette sezioni, l'introduzione di Maria Bernabò Brea e Palo Pelagatti, la parte relativa alla preistoria protostoria con interventi di Massimo Cultraro Rosa Maria Albanese, Gioconda Lamagna, Lorenzo Gucciardi. La parte relativa alle città greche di Sicilia, Massimo Frasca e il vegeta giudice per Lentini con certa Ciurkin per Gela è grave per Siracusa la parte relativa alla costa tirrenica della Sicilia e dei isole Eolie Maria Costanza, Lentini. Maria Clara Martinelli, Umberto Spiegel, Rosario Vilardo, la sezione relativa all'archeologia anche subacquea, con Elena Flavia Castagnino e l'intervento del sottoscritto, la parte relativa alla tutela e alla salvaguardia del territorio e più sensibilmente del paesaggio in generale. Correlazioni Di Rosa Lanteri, Alessandra Castorina e Mariella, Mussumeci, l'argomento relativo al trasloco dallo storico edificio di piazza Duomo al nuovo Museo di Villa Landolina e i nuovi criteri di catalogazione con Giusy, Monterosso, Angela Maria Manenti, Agostina, Musumeci, e infine due raffinatezze, quelle del dottor Giovanni Di Stefano e di Linda, Storace. Alla domanda perché organizzare a Melilli un momento di riflessioni sui ci Bernabò Brea? Perché doverlo ricordare, beh, si può rispondere per il legame indissolubile che lo logo con il nostro territorio. Ricordiamo che quando si concretizzò la collaborazione con l'École collaborazione fortemente caldeggiata da Bernabò Brea per l'attività di scavo dell'area archeologica di Megara Iblea e soprattutto da Melilli, che arriveranno gli operai ed è di Melilli, il custode, che per cinquant'anni a tutela del sito, quando cominciarono gli scavi a Thapsos, voluti da Bernabò Brea poi condotti da Foggia, per riprendere il filo delle investigazioni di Paolo Orsi e di Melilli, il territorio, dal momento che Priolo otterrà l'indipendenza successivamente, e così via per altri siti su cui l'interesse del grande archeologo di.
Di Genova si era appuntata l'attenzione Stentinello il Petrarulo Bagnoli, io personalmente ho diversi ricordi alcuni un po' belli e altri un po' più tristi vi ricordo ad esempio la notizia dell'improvvisa scomparsa il 4 febbraio 1999 era giovedì e nell'Istituto di archeologia di via San Giuliano a Catania, la notizia arrivò solo il giorno seguente venerdì, l'ultimo giorno di lezione, quando noi studenti tornavamo ognuno nelle proprie aree di provenienza passando dall'istituto, ricordo persone adulte ordinari,
Associati, ma anche il personale del CNR in lacrime, ma anche ricordo molto belli, legati soprattutto alla frequentazione di Bernabò Brea con mio padre per determinate circostanze, come l'organizzazione del convegno dell'85, quello noto per le relazioni di bozza e Vallès per l'occasione Bernabò Brea in pensione, ormai volle regalare alla mia famiglia due fa due fotografie ingrandite della moneta da Stella, poi dalla nostra famiglia, incorniciate gelosamente custodite anche per la presentazione del volumetto George Vallès, un archeologo del suo tempo presentato proprio da lui e da Giusto Monaco e ancora prima, nel 65 per quella commemorazione di cui ha parlato e di cui vediamo i ringraziamenti.
Privatamente. Così scrive a mio padre, caro mio amico, e me Rizzo. È stato definito l'ultimo grande archeologo esteta, se vogliamo anche l'ultimo archeologo con base filo do filologica solidissima, fa certamente parte di una generazione di studioso ormai non più ripetibile continua. Io, come lui, ho intrapreso primi gli studi in giurisprudenza e poi quelli di archeologia. Insomma, mi pare che argomentazioni non manchino per motivare l'organizzazione di questo convegno. Adesso, prima di parla di passare la parola al Sindaco che farà gli onori di casa, volevo donarle, caro signor Sindaco, questo libro, che è proprio di Bernabò Brea, affinché possa entra a far a far parte della nostra Biblioteca comunale, che lei ha voluto così fortemente valorizzare. Si tratta ormai di un vero e proprio cimelio è un'edizione del 58, non una ristampa, la Sicilia, prima dei Greci, testo su cui tutti noi abbiamo studiato e come lui stesso, scherzando, lo definiva un romanzo storico dono di Bernabò bene a mio padre io me ne è privo volentieri affinché continua ad essere letto da chi vuole avvicinarsi all'archeologia. Adesso, passando la parola al Sindaco, dichiaro aperto il convegno grazie.
Sì, grazie Giuseppe benvenuti a Melilli, buongiorno a tutti, è chiaro che siamo al quarto anno che insieme a Italia Nostra, si svolgono queste giornate di studio e soprattutto di archeologia.
Perché oggi le 4 più importanti cariche del territorio siracusano dentro la zona industriale, dall'altro come Melilli, Priolo Augusta, Siracusa e Sortino sono presenti perché questo territorio e Melilli al centro, condivide con questi quattro Comuni forse il sito più interessante e livello archeologo sotto sotto gli aspetti della ricerca e del Po diciamo del del continua scoperta il fatto che forse si inizia a capire che non siamo soltanto un paese della zona industriale, noi siamo un Paese che nasconde risorse importanti che piano piano stiamo cercando di metterle fuori, crea anche un attimino di aspettativa che forse fa bene a questo triangolo della provincia di Siracusa. Io sono contento che i Sindaci limitrofi hanno accettato l'invito e per questo momento di riflessione e di studio, perché fa capire a tutto quanto la politica è attenta a questi argomenti e quando la politica attenta a questa questa parte di storia che ci coinvolge tutti dopo carta, dopo valle, oggi Bernabò Brea, è chiaro che stiamo mettendo dentro il nostro contenitore, notizie importanti. Stiamo attrezzando le nostre risorse culturali per potere anche lanciare la futura generazione. Un no, un no, un momento di valutazione di formazione. Quindi non posso che ringraziare la professoressa Tranchina che il presidente di Italia, Nostra qui di Melilli, per lo sforzo che fa insieme all'Amministrazione, per portare avanti queste particolari attenzioni verso archeologica verso la cultura. Professore, me tutta l'organizzazione di Italia. Nostra noi come Amministrazione, l'abbiamo detto oggi eravamo forse contenti se oggi riuscivamo ad organizzare, ad organizzare l'inaugurazione della nuova sede, che vorremmo denominare il Palazzo della cultura a Melilli, in un posto centrale,
Dove c'è una un bell'edificio. Volevamo donarlo a come sede a Italia Nostra e poi in futuro, fare diventare quel posto anche un centro studi, sempre organizzato dalla nostra. Non ci siamo riusciti perché il privato, nel nel fare la documentazione, ha perso tempo e quindi stiamo rincorrendo il privato per avere la disponibilità che già è stata condivisa. È chiaro a tutti che questo sforzo deve essere da stimolo per continuare con queste iniziative, soprattutto per fare capire che è vero che noi ospitiamo una delle più grandi zone industriali, ma che non mettiamo un secondo posto, la tradizione, la cultura archeologia, tutte quelle materie che rappresentano la storia, ma soprattutto in questo momento, anche gran parte dell'attualità di questa città della zona che ci circonda.
Io ringrazio l'onorevole Gianni il dottore Di Maio, il dottore Parlato e Alessandro Di Mauro, che è Presidente del Consiglio, e il comune di Siracusa per la presenza per la puntualità. Vi ringrazio perché oggi è un appuntamento veramente importante, con tante autorevoli partecipanti sia nel lato del tavolo della Presidenza che fra gli ospiti del pubblico. Quindi veramente un apprezzamento particolare e io non faccio altri nomi perché non sono preparato, diciamo su non vorrei diciamo non fare contento qualcuno quindi mi intrattengo nel fermarmi qui e ringraziarvi veramente per lo sforzo che fa Italia Nostra e i propri volontari e tutti coloro che poi alla fine ci danno la possibilità, anche se ogni tanto devo dare retta alla stessa Tranchina che è troppo vulcanica e mette in difficoltà. Pure me quindi comprendete allo sforzo che faccio un po' di solidarietà nei miei confronti. Vorrei dirvi a nel sostenere e lo stress della professoressa Tranchina. Quindi grazie e un applauso alla professoressa, a questo ruolo.
Va bene buon lavoro e spero che Melilli si accogliendo in questi in queste due giornate.
Giuseppe, direi fare portare i saluti istituzionali sì, sì, sì, sì sì, e quindi direi magari saltando un po' la scaletta di far portare i saluti delle istituzioni, quindi il rappresentante di Siracusa e il Presidente del Consiglio.
Buongiorno a tutti, grazie al Sindaco di Melilli per l'invito, grazie a Italia Nostra, per l'invito a questo congresso, sicuramente non sono il Sindaco porto, i saluti del sindaco della città di Siracusa, per questo congresso del per il nostro territorio è importantissimo Siracusa sicuramente ha subito me nei secoli l'influenza della cultura è stata che c'è stata nel Mar Mediterraneo e ha lasciato sicuramente all'epoca greca romana de dei beni che ancora oggi,
Portano grande turismo nella nostra città, sicuramente, come dice il Sindaco Peppe Carta, non possiamo essere ricordato solo come la Provincia che ha il polo industriale, ma sicuramente i beni archeologici che abbiamo sono superiori e di fama e per importanza rispetto a queste questo polo industriale che pur importante per l'economia della nostra Provincia, quindi io mi limito solo a ringraziare i presenti e a salutare tutti voi da parte del sindaco di Siracusa, grazie.
Grazie e adesso passo la parola invece al Sindaco di Sortino parlato,
Grazie buongiorno a tutti.
È veramente accolgo con con piacere questo invito e soprattutto questa iniziativa, perché la rivedo, a distanza di sette anni, quando, a dicembre del 2017, col professore Mario Blancato che è qui presente in sala, organizzammo un convegno su Pantalica e la Sicilia ai tempi di Pantalica presente anche al relatore che sono qui oggi presenti la dottoressa Albanese, la dottoressa Mariella Musumeci, professore Massimo Frasca, proprio perché l'importanza di quel convegno che vede anche la partecipazione del professor Robert Layton,
Di Edimburgo e fu un importante incontro di studiosi proprio per riscrivere la storia del nostro territorio e nell'ottica di quell'intervento. Non potevano uscire fuori i nomi di due grandi archeologi che hanno fatto la storia della nostra Provincia, Paolo Orsi e Luigi Bernabò Brea, il primo alla fine del diciannovesimo secolo, perché iniziò una campagna di scavi nell'hinterland siracusano che poi diede veramente impulso a tutto quello che fu l'archeologia oltre Siracusa è il professor ebrea, perché.
Diede la giusta collocazione cronologica del Castello della Matheron, nel Castello del Principe.
E l'importanza di questo convegno non è tanto il raffronto che gli studiosi fanno oggi, ma l'importanza, poi è la tutta la, tutti i documenti che escono dal convegno e la pubblicazione perché ne esce fuori un testo di importanza veramente internazionale. Noi abbiamo inviato poi le copie del libro a tutte le maggiori università europee, da Edimburgo a Berlino e a Parigi e a Londra, nonché tutte le facoltà di archeologia in Italia, proprio perché questi momenti di studio servono non solo agli studiosi per fare un punto di incontro sugli studi che hanno condotto, ma serve anche alle nuove generazioni a conoscere in maniera più profonda un'analisi di un territorio che altrimenti non avrebbe luogo, per cui veramente sono molto contento di questa iniziativa e ringrazio il Sindaco Giuseppe Carta perché e questo vuol dire essere lungimirante, perché la politica si debba occupare anche di queste cose, perché poi ne rimarrà traccia, per non solo per chi la vive la storia, ma anche perché la deve studiare successivamente, grazie.
Io ringrazio il Sindaco di Sortino adesso, passo la parola a quello di Augusta, di mare.
Sì, buongiorno, volevo complimentarmi salutandovi ovviamente tutti quanti con il Sindaco di Melilli, con l'onorevole Carta con Italia Nostra di Melilli, per questa iniziativa, importante iniziativa che fa capire sottolinea ancora una volta la strada che i Comuni hanno preso di questa zona, che questo è un territorio che ha tanto altro oltre quello che di solito gli viene attribuito. È un percorso lungo, difficile, ma su cui bisogna lavorare in sinergia, così come fa bene il Comune di Melilli e come stiamo provando a realizzare tutti gli altri Comuni. Vi voglio augurare buon lavoro. In altre occasioni si dice un partner del delle grandi occasioni, appunto, quindi vedo professori e studiosi e quant'altro, quindi sono sicuro che saranno due giorni di studio. È importante che lasciano una traccia, come diceva il collega, parlato importante per l'oggi e per il domani, quindi augurandovi buon lavoro, vi ringrazio per l'invito e vi auguro una buona prosecuzione.
Grazie Sindaco, adesso terminiamo con lei i saluti istituzionali dei Sindaci, con l'onorevole Pippo Gianni.
Grazie.
Bongiorno, complimenti Sindaco,
Stamattina e stimolati a me un'invidia pazzesca, sto preparando l'archeologia industriale,
Ma mentre aspettiamo di parlare di archeologia industriale, che purtroppo è alle porte e nel complimentarmi, invito il Sindaco Carta che uno molto attento e molto pesante nel suo lavoro, a livello, quindi uno di quelli che conta.
A farsi carico di un incontro ancora più articolato e più alto, con la presenza di qualche assessore regionale, per cominciare a investire un po' di risorse in questa Provincia che fiore all'occhiello non solo della Sicilia, ma anche a proposito di Bernabò Brea proposto sia preparato e hai studiato studiato e a proposito, quindi.
Ben vengano queste iniziative e portiamo le domande perché tu 6 1 che, se ti ci metti suoni, quindi facciamo suonare la campanella del risveglio di questa Provincia, buon lavoro a tutti, grazie, onorevole, adesso passerei la parola al dottor Rosario Vilardo che il direttore del Parco delle isole Eolie e del Museo Luigi Bernabò Brea,
Buongiorno a tutti.
In questo saluto che faccio da da da lontana via, perché da da da dalle isole Eolie forse siamo nei punti un po' più distante e se a Palermo, rispetto a questo territorio, ringrazio innanzitutto l'onorevole Carta del Sindaco di Melilli per questa iniziativa che,
E, soprattutto il lavoro di di Giuseppe me rende onore, riconosce e continua a ad amare a valorizzare, a studiare soprattutto quanto ha prodotto Luigi Bernabò Brea, vivere dentro gli spazi di fatto creati da lui dentro gli spazi museali, che nel corso di di di diversi decenni lui è riuscito a a concretizzare a Lipari e a le attività che nella fase finale della sua carriera ha intrapreso.
Fa FAS,
Diciamo, ci fa sentire e dico ci parlo al plurale perché parlo anche per le mie colleghe e i miei colleghi che lavorano insieme.
Con cui lavoro insieme all'IVA e ci fa sentire veramente di di abitare e di vivere in un luogo privilegiato in un luogo speciale che ancora continua a promanare, a diffondere conoscenza, attenzione e interesse su un mondo, un mondo che altrimenti sarebbe stato perduto senza l'opera. Luigi Bernabò Brea dagli anni 40 alla sua morte in tutta la Sicilia, noi non avremmo avuto una serie di conoscenze e di approfondimenti assolutamente assolutamente sarebbero rimasti ignoti e se la mia Amministrazione, l'Amministrazione regionale dei beni culturali esiste e ed è ed è forte de de de finora ha fatto tanti tanti, tanti lavori e tante attività e tanti studi e questo è dovuto anche a figure di guida, figure di indirizzo, figure di.
Di altissima levatura culturale e umana, come il professore Luigi Bernabò Brea, grazie.
Grazie direttore, adesso il Sindaco volevo ricordare che l'assessore Scarpinato oggi non è presente, aveva confermato la presenza per una importante visita medica a Roma, gliel'hanno rinviata a lunedì, quindi è rimasto lì e non è potuto essere, diciamo oggi, nei lavori, ma ha già detto che si farà lui ha volontariamente diciamo,
Auto invitando se ritornare su questi luoghi per la presentazione saluti ecco prestiti,
Passiamo adesso agli interventi di Italia Nostra, con Laurus essa Tranchina che ci parlerà un poco di come siamo arrivati a questa giornata.
Ringrazio innanzitutto.
La.
Si è riacceso successo.
Ringrazio il rappresentante del Comune di Siracusa, che è rimasto per la sensibilità, grazie e voglio porgere un saluto a tutti voi e ringraziarvi per la vostra presenza oggi è un giorno molto importante per Italia, Nostra Melilli è il nostro settimo compleanno, noi siamo nati il 17 febbraio 2017 per noi il 17 evidentemente porta bene tutte le cose più importanti le facciamo il 17,
È proprio il 17 febbraio 2017 si svolgeva la prima assemblea dei soci con l'elezione del direttivo ancora oggi in carica, composto dal professore Giuseppe M, curatore di questo convegno.
Dalla dottoressa Felicia Saraceno segretaria dal signor Antonino Fazio tesoriere dal dottore, Alberto Limoli referente, educazione dalla signora Anna Santapaola e dalla signora.
Dalla dottoressa Sophia Bongiovanni, Consigliere.
L'armonia e l'unione di intenti, la voglia di non primeggiare sugli altri, la condivisione dei principi dell'articolo 9 della Costituzione hanno fatto sì che Italia Nostra Melilli crescesse dando origine ad un folto gruppo di soci.
E lamento anche mi lamento anche con i soci che purtroppo questa mattina sono pochini, siete tanti, ma non tutti quelli che io desideravo ci fossero.
Di questi soci, che sono tante, va be'sono, 124 ben 23.
Nel 2024 ci lasceranno perché, essendo residenti a Pachino, hanno scelto e chiesto di istituire la loro sezione autonoma.
Che è stata approvata proprio qualche settimana fa dal Consiglio direttivo nazionale, e questo ci inorgoglisce molto, abbiamo qui il professore Lupo, che è il rappresentante della Sezione di Pachino e che ci onora della sua presenza.
Italia, Nostra Melilli, ha prodotto, proprio seguendo i dettami dello Statuto, molti eventi culturali, facciamo anche eventi divertenti, le visite guidate che servono alla conoscenza del nostro territorio siciliano perché prima noi vogliamo far conoscere la Sicilia, quando Firenze finiremo di fare giri, poi andremo anche a visitare altro.
È splendida, è stata per esempio la visita che abbiamo fatto lo scorso anno a giugno, nel week-end lungo di del 2 giugno, proprio a Lipari, dove il museo che è stato creato proprio Bernabò Brea, ci ha incantato.
Dicevo che.
Oltre a questi eventi culturali, molto realizziamo grazie ai fondi della democrazia partecipata messi in concorso dall'Amministrazione comunale.
Talvolta anche grazie a contributi dal della sede nazionale, per questo voglio ringraziare per la sede nazionale il dottore Campesi, il nostro preside segretario generale di Italia Nostra, che appunto è avvenuto oggi da Roma per questo importante evento e,
Abbiamo alla nostra destra anche il professore, gli anni che è il Presidente regionale e la nostra consigliera e mamma Italia Nostra, la consigliera nazionale Liliana cessare, noi siamo figli di Siracusa, come Italia Nostra, con questi fondi della democrazia partecipata. Noi abbiamo fatto i già citati, anzi no. I fondi della del di carta erano un contributo semplice, invece con i fondi della,
Della democrazia partecipata abbiamo fatto lo studio fotogrammetrica o del soffitto della basilica di San Sebastiano, che è entrato a far parte della lista rossa di Italia Nostra, e ci ha fornito materiale, è inutile.
Per un futuro e auspicato un restauro, certo servono tanti soldi, poi abbiamo fatto il convegno lo scorso anno su George Vallecchia ha già prodotto anche alla presentazione degli atti e poi gli ultimi fondi che ci ha dato il Comune li stiamo utilizzando proprio per questo convegno su Bernabò Brea.
E fare quindi un bilancio di quello che ci ha lasciato dopo la sua scomparsa, ma Italia Nostra non chiede solo finanziamenti, ma supporta anche l'Amministrazione comunale nelle battaglie per la difesa del territorio. Un esempio è la recente opposizione alla discarica nei pressi della Timpa di ieri, contrada Petraro, a Villasmundo, luogo che fu indagato da bozza proprio mentre Bernabò Brea era qui a Siracusa come sovrintendente.
E poi non mancano anche i ripetuti solleciti a tutti i livelli, ma anche comunale per la salvaguardia del territorio e del suo paesaggio in particolare in questo momento quello che ci affligge è l'invasione degli impianti di energie alternative finalizzate alla transizione ecologica, purtroppo in terreni agricoli.
Mi piace ricordare che Luigi Bernabò Brea solo per citare un sito Megara, Iblea riuscì in parte.
Ad arginare i danni conseguenti alla costruzione dell'allora Rassilon e delle industrie petrolchimiche vicine, quindi oggi è per noi una immensa gioia essere qui per rendere i dovuti onori a questa onore a questa figura superba di archeologo e sovrintendente, non cito i nomi dei relatori perché sarà Peppe.
Proseguendo a chiamare e a ringraziare tutti voi grazie ancora.
Grazie Presidente, adesso io.
Parola al nostro Presidente regionale, professor gli anni.
Eccetera.
La Sicilia è bella, straordinaria, ma difficile direbbe Leonardo Sciascia.
E ve lo dice uno che da più di vent'da, quasi vent'anni, insomma, si occupa della tutela del patrimonio storico-artistico, archeologico, paesaggistico di questa terra molto bella ma così difficile, soprattutto.
Le difficoltà ci vengono dalla dall'Amministrazione nella politica.
La cultura.
Ha avuto esempi straordinari in passato, oggi possiamo dire che la cultura è sotto tutela del potere politico.
Sostanzialmente, la scelta dei sovrintendenti.
È troppo connotata politicamente, insomma, e quindi la loro azione è conseguente.
A proposito di tutela, questa questo termine è sempre più raro che venga usato dal mondo politico il termine usato e valorizzazione.
Valorizzazione che molto spesso sconfina nella speculazione emblematico il caso del Teatro greco di Siracusa ma non voglio aggiungere altro, magari poi ne parlerà Liliana fissare.
È chiaro che questi ultimi anni sono stati connotati da una sorta di una volontà pervicace di tale regolamentazione.
Sebbene noi abbiamo un Piano paesaggistico regionale importante, quasi completo, quasi completo, però devo dire che è un Piano paesaggistico che, insomma, quasi ignorato dal dalle istituzioni, a cominciare dai Sindaci, ricordo che è preordinato rispetto ai Piani regolatori, cioè ha una vigenza, una valenza più forte dei piani regolatori però questo molto spesso viene non viene considerato,
È in atto un potenziamento da diversi anni, un depotenziamento grave del del personale, della Sovrintendenza degli organi di tutela e che non viene sostituito, quei concorsi furono fatti all'epoca, poi, se poi andiamo al campo dell'archeologia, la situazione è veramente drammatica, se non paradossale perché diciamolo gli archeologi all'interno delle sovrintendenze sono stati di fatto,
Messi da parte sostituiti né nel ruolo da dai sovrintendenti di turno, ci sono dei casi abbastanza gravi, emblematici.
Oppure i parchi archeologici, che oggi sono degli organismi macroscopici, contengono dentro un sacco di cose, insomma, così come ha voluto il presidente Musumeci e quindi.
Questi parchi, oggi, molto spesso, sono diretti da archeologi da un'onda da agronomi, cioè da tecnici che insomma hanno delle competenze molto lontana dal da quelle che possono essere e debbono essere le competenze di un archeologo, questo lo abbiamo denunciato più volte.
Ho ricevuto pure le do delle telefonate da parte di questi.
Direttori di parchi che quasi quasi si scusavano e mi raccontavano il loro curriculum vitae, come a dire io sono giustificato, so cioè la mia, la mia nomina è più che giustificata.
Abbiamo sempre, come dire a livello regionale, la spada di Damocle delle sanatorie edilizie a proposito di di paesaggio e di tutela del delle coste, in questo caso l'ultima sanatoria riguarda le coste siciliane.
È, come dire, è un vizio costante, questo delle sanatorie, insomma, ci siamo opposti sempre e comunque devo dire che i tentati, le tentate sanatorie edilizie e non solo tentata sanatoria degli ultimi anni sono naufragate davanti alla Corte di Cassazione, insomma, quindi non credo che la Regione Siciliana abbia fatto,
E faccio una bella figura in questi casi.
Sia nei confronti dei cittadini seri, sia nei confronti poi delle istituzioni nazionali.
Mi colpisce poco fa, qualcuno ha usato il termine approfondita a proposito di archeologia.
E l'archeologia a me ha sempre affascinato, diciamo io ho fatto una tesi di laurea Antiquarium, ma Sabucina da tra l'altro Sabucina è uno di quei siti abbandonati a se stessi nella Sicilia centrale, proprio abbandonati cioè non non tolgono neanche l'erba d'estate sito sconquassato insomma è inagibile del tutto in agire però, pur essendo stato riconosciuto un po' Parco archeologico anni fa, comunque adesso è un sito così in mezzo all'erba e quindi dicevo la profondità.
L'archeologia ci insegna proprio questo senso di profondità e dal quale.
Un architetto come me, per esempio.
Ha tratto ispirazione perché in questo mondo così confuso anche alla progettazione risente di alcuni miti contemporanei, insomma le archistar così?
Progetti eclatanti, ma che nulla hanno a che fare con i luoghi, invece dall'archeologia ci viene un insegnamento fondamentale, che è quello del principio insediativo, il rispetto dei luoghi, la valorizzazione.
Assoluta di un paesaggio, la tutela e la valorizzazione, insieme quindi profondità senso, Progetto di contro, abbiamo un mondo contemporaneo che diciamo, in cui prevale la superficialità, l'evanescenza, la fenomenologia continua.
E questo è frastornante, quindi io credo che questo convegno, al quale oggi tutti noi partecipiamo con molto interesse e ringraziamo di questo gli amici di Melilli, il Sindaco della città, come dire, è una sorta di oasi in questo mondo rumoroso e superficiale, vi ringrazio.
Grazie, Presidente Iannì.
Io adesso darei la parola al nostro Consigliere nazionale, il Presidente della Sezione di Siracusa, professa linea necessaria che già, come ha detto la professoressa Tranchina.
Ci ha agevolato nel 2015 come nasce. Noi siamo nati come inizialmente come presidio e poi dal 2017 come sezione prego stress buongiorno a tutti. Grazie di avere voluto onorare la fatica della Sezione di Melilli con la vostra presenza e devo anche ringraziare all'Amministrazione comunale che vedo che sostiene, diciamo la, la vivacità culturale di questa sezione veramente notevole ed è quella vivacità culturale che caratterizza perlopiù i piccoli centri dove diciamo, c'è una sinergia tra le persone, una cura dei luoghi che purtroppo manca nelle nelle città più grandi e quindi la realtà di Melilli sia, diciamo, la vivacità culturale di questa di questa comunità è veramente apprezzabile.
È ebbe vivacità culturale che produce anche che si occupa anche di tutela, perché in questo momento una cosa che a me proprio.
Per me è un colpo al cuore, l'assalto al paesaggio con il fotovoltaico dappertutto, quando mi capita di spostarmi sia in Sicilia che in Italia, ci sono estensioni sterminate di pannelli su dove prima c'erano le coltivazioni e quindi questo è proprio uno snaturamento del paesaggio veramente veramente preoccupante, almeno per chi ha la sensibilità verso questo aspetto, verso questo aspetto del nostro patrimonio e che posso dire il convegno è apprezzabilissimo, è stata, apprezzo molto la fatica dell'organizzazione perché, insomma, avere tante personalità non è sicuramente tutte nere, concentrata su due giorni, non è sicuramente cosa da poco, quindi rinnovo i miei complimenti e le mie felicitazioni alla Sezione di Melilli e non ho dubbi che sarà prodotto, diciamo, un bel materiale, soprattutto con la pubblicazione degli atti di cui tutti poi.
E prenderemo contezza e a cui tutti ci uniformeremo anche per il le nostre azioni future. Ho terminato grazie e buon lavoro,
Vi porto i saluti del nazionale per la presidente Antonella, Caroli.
E con particolare felicità che siamo qui intanto.
A elencarvi tra i 220, tra le 220 sezioni esistenti, più o meno quella di Pachino.
Che è da poco nata e mi complimento per questo gruppo che spero sia agguerrito quanto quello di Melilli, e quindi spero che prossimamente ci si possa incontrare in una analoga circostanza.
Ah a Pachino,
E voi ormai conoscete molto più di quanto si possa immaginare nel nel profilo nazionale comune di Italia Nostra, siamo attualmente, siamo arrivati a circa 10.000 iscritti in tutto il territorio nazionale, abbiamo ormai un bilancio.
Sui quattro o 5000000 più o meno e che per una associazione che ha un peso è abbastanza importante e siamo traghettati. Ci siamo trasformati da una identità di di ONLUS, di semplice Onlus ad una di APS, per cui la nostra intenzione è di essere più presenti anche dal profilo della proposta. Diciamo per le valorizzazioni sui territori essere presenti come attività. Venendo qua ho ovviamente ha avuto l'occasione di riprendere in mano la Sicilia, prima dei Greci, che è un libro che io reputo di una bellezza straordinaria e mi veniva in mente.
Che in questo senso dilagante della cultura nazionale, della decostruzione, mai avremmo immaginato di perdere ai valori fondanti fondativi della nostra modernità.
Il razzismo, per esempio, oggi messa in discussione, e mi veniva di pensare che, in fondo il lavoro di questo personaggio meraviglioso è stato quello di farci uscire dalla preistoria proprio concettualmente uscire dalla preistoria in quanto categoria della cultura, ecco.
Alla fine di questo nostro incontro io spererei che non il messaggio che noi vorremmo proporvi è.
La il pericolo di tornarci di nuovo dentro la preistoria e per salvarci da questo enorme pericolo e dalla deriva di un concetto basilare per la nostra civiltà, che è quello della tutela parola di cui noi stiamo perdendo qualsiasi confine logico, ma soprattutto per la cultura.
E lo sappiamo perché viviamo nella continua emergenzialità, non tanto sotto il profilo dell'organizzazione strutturale dei nostri uffici, che oggi hanno bisogno di una revisione fondamentale, di una ricapitolazione, forse.
Quasi di un azzeramento.
E costretti dalla dagli eventi e dalla sviluppo, il ruolo delle competenze che oggi.
È assolutamente.
È superato in termini di una di una funzione.
Burocratica, forse nemmeno nei sensi di una traduzione, di una tradizione della cultura amministrativa nazionale che aveva un suo o retroterra fondante e che ha fatto il la fortuna di molte delle istituzioni a cui.
Il Ministero della cultura come punto di arrivo e oggi in grande dismissione, in grande dispersione.
Io entra attenendomi con voi, prima mi veniva di ricordare come le esperienze siciliane sono sempre.
Precursore del nazionale, quindi come nazionale noi abbiamo un'allerta elevatissimo, come sa, Cultraro con cui partecipiamo spesso con l'associazione degli archeologi a fronteggiare decretazioni, tentativi di riforma, manomissioni strutturali del concetto di cultura della dei beni culturali che oggi abbiamo disperso proprio in quella connessione con il superamento te costruttivo dei nostri principi, quindi tutela è un elemento fondamentale.
Di in forma, o che noi, a metà settembre, stiamo organizzando un grosso evento internazionale ad Agrigento sui parchi archeologici, con gli amici della Sicilia, coi nostri amici dell'Amministrazione, anche dei dei beni culturali, e vorremmo discutere su alcuni punti nodali, fondamentali alla luce anche dei confronti che si possono istituire sulla categoria più generale mediterranea.
Europea in generale, qual è il miglior modo di onorare Bernabò Brea riprendendo le parole che noi ci siamo?
Trasferiti null'altro con chi mi ha preceduto sulla questione energetica.
A me veniva di pensare.
Guardando il paesaggio sul Belvedere di Melilli che, in fondo, qualche spirito contrario alla nostra, alla nostra cultura decide sempre e quando c'è da piazzare qualche?
E impianto devastante si pensa sempre al Meridione e alla Sicilia, la cultura proto industriale di Priolo,
Vorremmo che insomma si potesse appunto con una proposta di.
Di limitazione, non estendere alla cultura del energetico innovativo oggi e dell'impiantistica che Tropa attualmente tutte le comunità locali contraria, allora non si può proporre un profilo nazionale che sia contrario, è avverso alla cultura dei luoghi e dei siti delle comunità, questo è un problema che noi dobbiamo affrontare.
Vi ringrazio, vi ringrazia Italia Nostra per essere qui e per aver pensato a un evento di questa natura natura grazie.
Grazie Segretario generale, adesso cominciamo con i lavori veri e propri, chiamo il moderatore, dottor Lorenzo Gucciardi, che porterà anche i saluti della direttrice della neodirettrice del parco Riontino Emeghara.
Ho visto.
Non è.
No, perché devo farlo?
Buongiorno, allora.
Iniziamo.
La prima sessione, ma prima appunto di iniziare.
Ho il piacere di dare i saluti dell'architetto Carla Mancuso che.
Diciamo, ha preso il mio posto da poco al Parco archeologico di Leontinoi Emeghara e.
E che purtroppo non può essere presente per un altro impegno,
Istituzionale.
Mi ha chiesto appunto di di di dare i suoi saluti anche aderendo a questa bella iniziativa, perché naturalmente il parco è un po' la continuazione in un settore molto importante dell'attività dei Luigi Bernabò Brea, in particolare per Megara Iblea.
Dove.
Luigi Bernabò Brea si è speso molto per la tutela del sito, coinvolgendo la scuola francese, che è qui presente con Michel Gras e con e che ancora continua a collaborare con noi con con le Istituzioni della Regione Siciliana, quindi c'è questa continuità importante risale agli anni del dopoguerra,
E che quindi ovviamente coinvolge strettamente il parco archeologico.
Iniziamo quindi con la sessione, purtroppo siamo un po' in ritardo, quindi speriamo di rispettare un po' i tempi, quindi chiedo ovviamente relatori.
Di.
Cercare di di di non essere molto lunghi, soprattutto tenendo presente che i propri interventi saranno poi accuse agli atti che spero, con la velocità che già Giuseppe me ha dimostrato per il convegno di valle, potranno essere pubblicati in tempi brevi, quindi chiamo Maria Bernabò Brea che,
Archeologa ma anche nipote, di Luigi Piovano epopea, che ha lavorato nella sofferenza archeologica dell'Emilia Romagna e che ovviamente è la persona.
Più adatta a fare il ricordo di Luigi Perna, problema.
Vi ringrazio, grazie, Lorenzo e sono felice di essere qui, sono gratissima a Italia Nostra devo ringraziare in particolare il professore me, che mi ha invitata e accolta con tanta gentilezza, aiutandomi in ogni modo, è stato veramente un'accoglienza calorosa. Io devo portarvi prima di tutto i saluti della mia famiglia ai ringraziamenti, perché siamo commossi che, dopo così tanto tempo dalla sua scomparsa mio zio Luigi ancora venga ricordato in questa in questa forma. In questa maniera è chiaro, lui lo merita questo ricordo, ma la memoria non è scontata dopo tanto tempo e penso che.
Non è solo una cosa che ci scalda il cuore, ma è molto importante per le generazioni che non l'hanno conosciuto.
Che lo conoscono solo attraverso i suoi scritti e le sue opere. Quindi questa testimonianza credo che abbia un grande valore e vi porto in particolare i saluti e i ringraziamenti di Madeleine, Cavalieri, che ormai è molto anziana, ha superato i 95 anni vive in Francia e che quindi non potrebbe assolutamente affrontare un viaggio di questo genere, ma che mi ha raccomandato di portare il senso della sua gioia e della sua gratitudine per questa iniziativa.
Permettetemi una brevissima parentesi personale.
Io ho scelto di fare l'archeologa, sono stato un'archeologa preistorica presso il Museo di Parma per quasi quarant'anni, quindi, evidentemente, la mia scelta professionale è stata condizionata da mio zio,
Ma è stato un condizionamento del tutto involontario da parte di lui, nel senso che, quasi al contrario, quando quando incominciava a studiare archeologia, lui mi metteva un po' in guardia, dicendomi attenzione, questo non è un lavoro qualsiasi.
E questa è un'ammissione.
Questa parola a quel tempo mi faceva un po' sorridere, poi ho capito che cosa vuol dire se vuoi degnamente svolgere questo lavoro, ci vuole dedizione e passione, la stessa passione che aveva lui e che gli brillavano negli occhi quando parlava di archeologia, quando spiegava qualcosa a qualche persona interessata e che in quel momento gli faceva perdere un po' la sua innata riservatezza ligure.
Ecco Giuseppe in me e mi chiede di portare un ricordo di mio zio, Luigi non so se sono la persona più adatta perché forse sono un po' troppo vicina e non so se sopportare un ritratto così coerente.
Vi posso dire, naturalmente, che la mia ammirazione per lui cresce col tempo, nel senso che più invecchio meglio, capisco quanto certe cose siano siano state veramente fuori del comune.
Quindi grande ammirazione per le sue realizzazioni scientifiche, naturalmente, che in certi campi e penso soprattutto alla preistoria, sembrano prediligere si prodigiosi rispetto al livello degli studi quando lui ha incominciato a lavorare le le, le sue, le sue stratigrafie, delle arene candide di Lipari sono state pietre miliari fondanti per la disciplina così come è oggi.
Grande ammirazione per la sua intelligenza, per la sua cultura, molto vasta, per la sua memoria, fu davvero fuori del comune e per il senso pratico che aveva due cose che gli.
Come dire?
Gli portavano una facilità progettuale assolutamente fuori del comune.
Una chiarezza di visione in qualunque cosa fosse l'organizzazione di un cantiere di scavo, di un'esposizione di una qualunque attività, di un progetto scientifico.
Incredibilmente, lui subito aveva in mente che cosa e come si doveva fare.
E era capace di realizzare e di far realizzare con con grande rapidità e.
Ma così anche come anche nelle sue, nei suoi personali progetti scientifici.
Io ho presente.
Una cosa banale, le le minute dei suoi iscritti in una pagina, qualche volta c'era una piccola correzione.
Non aveva ripensamenti, sapeva in partenza qual era l'obiettivo, che cosa voleva dire come?
Ecco, ma io penso che l'eredità più importante che lui ha lasciato e che dovremmo saper cogliere sia sul piano etico.
Qualche cosa che naturalmente investiva la tutta la sua persona, ma adesso possiamo forse solo fare qualche cenno sul piano professionale e prima di tutto mi viene in mente il senso di responsabilità, l'essere capace di assumersi le sue responsabilità, connesse con il suo, il suo ruolo,
E di impegnarsi a fondo negli incarichi che gli venivano affidati o che lui stesso sceglieva di intraprendere.
Senza tirarsi indietro di fronte alle difficoltà che erano tante.
Senso di responsabilità nei confronti del patrimonio, senso di responsabilità nei confronti della comunità, della comunità scientifica e della comunità tout court, credo che questa sia stata una delle molle che gli ha permesso di affrontare certe battaglie sul piano della tutela, che sono state pesantissime, difficilissime, e questo territorio ne è l'espressione più evidente, ma non voglio addentrarmi in questo discorso che io conosco molto meno bene di tante altre persone in sala parliamo di cose più lievi ma che possono essere uno stimolo,
Dovrebbero essere uno stimolo per tutti noi, responsabilità vuole dire anche che i beni di cui ci occupiamo non sono di nostra proprietà, sono di tutti e quindi dobbiamo renderne conto a tutti, di conseguenza, la pubblicazione.
Dei propri lavori scientifici è un obbligo, la pubblicazione degli scavi è un obbligo. Pochi giorni prima di morire lui stava scrivendo una pagina di uno degli innumerevoli Melegoni separa.
Perché il signore gliene ha dato la forza d'accordo, però veramente lui considerava questo un dovere.
Ancora, credo che il suo senso di responsabilità nei confronti della comunità sia anche la molla, per la sua attenzione costante nel creare un'esposizione museale che questa fosse comprensibile, è interessante per chiunque e il Museo di Lipari che la sua creatura più amata ne è la testimonianza evidente.
Quindi è stato un precursore.
Di una tendenza che oggi vediamo in atto un po' in tutti i nostri musei, però attenzione con una carta in più, secondo me rispetto a tante innovazioni che vedo oggi che questa attenzione non scadeva mai a una, facciamo divertire il pubblico, così avremo più audience.
Rimaneva sempre nei limiti stretti della disciplina scientifica, lui voleva fornire al visitatore di qualunque formazione culturale la, gli strumenti per capire meglio, per interessarsi, per essere stimolato intellettualmente, questo è qualche cosa che secondo me, dovrebbe farci riflettere.
E anche ai giorni d'oggi.
Un altro tratto della sua personalità, che mi ha sempre colpito positivamente, è stata.
L'assenza di gelosia, l'assenza di rivalità, naturalmente.
C'erano delle opinioni contrastanti con tanti colleghi, questo è ovvio, ma da parte sua non era mai rivalità personale.
E questa assenza di gelosia lo portava, per esempio, ad essere molto generoso nell'incoraggiare giovani studiosi, soprattutto vorrei dire, nella riconoscere sempre il ruolo e.
Il.
E le capacità dei propri collaboratori.
Lo lo vediamo in molte pagine di prefazione dei suoi libri, dove lui elenca i suoi collaboratori, uno a uno e a volta i ruoli modesti.
E parla di un lavoro collegiale, di un lavoro che è stato fatto con il contributo di tutti, perché è così.
Uno studio, uno scavo, una ricerca non c'è solo un dirigente che la conduce, ci sono tante altre persone e infatti lui era capace di infondere un vero entusiasmo nelle persone che lavoravano con lui, anche nei ruoli più bassi.
E questa?
Questa mancanza di gelosia derivava in larga parte da una vorrei dire equilibrata sicurezza di se stesso.
Ma anche dalla consapevolezza dei propri limiti, perché siamo esseri umani, abbiamo dei limiti solo per farvi un esempio sul piano scientifico e tante volte gli ho sentito ripetere le nostre.
Le nostre ricostruzioni del passato non sono verità assolute, sono frutto del contesto culturale in cui lavoriamo, sono frutto dei dati di cui disponiamo, ma domani potrebbe potrebbe essere necessario cambiarle, non ci sarebbe nulla di male nel cambiarle,
Più di una volta, mentre terminava un uno scritto e gli ho sentito dire questa frase.
Ecco, ho finito questo lavoro, questa è la mia verità, oggi può darsi che domani io apprenda qualcosa che mi farà cambiare idea.
Ecco, questi sono alcuni dei ricordi di lui che ho voluto condividere con voi, grazie.
Queste commoventi parole che hanno scolpito la figura di Bernabò Brea, perché li Acquabella conosciuto effettivamente riconosciuto, tutti i tratti essenziali per descriverlo,
Passo la parola a Paola Pelagatti, dell'Accademia Nazionale dei Lincei, che si collega ora la promessa sta seguendo via streaming, il sesto lo leggo io sì, va bene, va bene, ma intanto allora salutiamo la professoressa Paola Pelagatti che,
E particolarmente vicina alla organizzazione del convegno,
Anche sotto il profilo sentimentale, certo, evidentemente perché collaborare ha collaborato fortemente con Luigi Bernabò Brea e quindi sentiamo molto volentieri il suo testo.
I Bernabò Brea arrivarono a Siracusa, in seguito a uno scambio di funzionari deciso per l'isola dal Governo fascista, che temeva l'influenza della forte comunità dei siciliani d'America, avvicinandosi lo sbarco americano in Sicilia, così il siciliano Giuseppe Cultrera fu trasferito a Genova e il genovese Luigi Bernabò Brea divenne sovrintendente a Siracusa.
I Bernabò Brea si sistemarono nella stanza al primo piano, quella che poi sarebbe divenuta l'ufficio mio e di Beppe poggia. A proposito, porgo a voi tutti i saluti del dottor Boccia che mi ha telefonato ieri sera fu l'allora prima abitazione e dalle finestre videro le navi americane. Attraccare nel porto un racconto che ebbi dalla loro viva voce e che rimane nei loro ricordi. Come rimase nei miei l'interesse di Bernabò per rinnovare il metodo di fare archeologia. Vari momenti di quei i loro primi anni andrebbero ricordati anche come segno, più in generale sia storico che politico, del passaggio dall'archeologia anteguerra a quella dagli anni 40 e 50 e altresì delle nuove idee post fasciste. La signora Chiara, ad esempio, era iscritta all'Unione donne italiane. Quanto al Bernabeu Brea di quegli anni possiamo ricordare un aneddoto. Fu apro questo fatto come un comunista dall'inglese, signora Margaret, presto stimata preistorica trasferite a Siracusa per la traduzione della sua Siracusa, guida storico pratica ai suoi principali monumenti e i luoghi di interesse edizione del 57,
È firmata da Bernabò Brea la prefazione ovviamente mai banale dell'edizione italiana del 54, che lui definisce come la prima guida popolare della città, tradotta da Luigi Guido della nota al grande drogheria di via Maestranza che poi avrebbe sposato l'autrice.
Dunque, i Bernabò breve erano di idee di sinistra, ma l'impegno di Luigi, che proveniva da una nota famiglia genovese di notai, fu soprattutto quello di studioso e, come vedremo di maestro.
I Bernabò Brea erano ricevuto con grande interesse nel Palazzo dei beve, entrano nel bosco, a Piazza Duomo e presso anche altre famiglie benestanti siracusane. I modi semplici di Bernabò non erano così consueti e potevano anche sorprendere. Succedeva spesso che, con la sua camicia azzurra attraversato a piedi piazza Duomo, sostenendo una cassetta di frammenti per raggiungere il deposito sotto il Museo di Palazzo Bellomo percorrendo la non breve via delle Vergini, questi suoi modi semplici erano concetti considerati quasi una stramberia, anche dal giovanissimo Santi Luigi agnello, poi 200 di Archeologia cristiana a Catania, della famiglia, gli esimi studiosi siracusani, il cui padre, lo stimato professor Giuseppe di idee liberali era amico sia di Umberto Zanotti Bianco e di Giulio Emanuele Rizzo e che avrebbe poi fondato la società siracusana di storia patria,
Bernabò Brea, con il suo accento genovese e la pronuncia con la tipica R, rimase in realtà piuttosto estraneo a Siracusa, la sua isola del cuore era Lipari, com'è noto, ma da buon siracusano, Bernabò contava sull'aiuto di appassionati pronti a seguirlo in escursioni domenicali per raccogliere indizi, Bernabò fu di professione paleontologo e anche di fama internazionale lo sentiremo anche qui da illustri colleghi, ma si laureò prima in legge, e questo gli diede una marcia in più, come si direbbe oggi, e ciò appariva evidente nel trattamento delle pratiche per il quale non gli occorreva assolutamente l'aiuto del Segretario dell'Ufficio amministrativo.
D'abitudine consigliava la sosta di Mezzogiorno per visite lampo con rapida colazione a qualche scavo della Soprintendenza in corso, come quando capitò a Kamarina nel 1961 sul cantiere dell'abitato fino allora inesplorato, e mi suggerì di saggiare a 35 metri dalla strada antica per individuarne una seconda parallela e così avere la misura dell'isolato e l'orientamento dell'impianto urbano. E fu così.
A Siracusa, allo scavo del tempio ionico, veniva nella pausa caffè con la moglie aveva voluto che si iniziasse un'esplorazione sistematica perché i siracusani dovevano vedere come si scava un'aria, forse memori di scavi non proprio accurati di qualche anno prima.
La signora Chiara genovese come lui era una presente costante a Siracusa, alla sua morte il professore volle che la signora fosse sepolta nella tomba del cimitero di Siracusa, tomba che gli si era stesso destinato.
E disegnò la lastra di copertura della fossa per entrambi, una lastra di marmo molto semplice, ma terminante nella testata con una sorta di cuscino.
Il rapporto fra i due era simpatico.
A Scala Greca, ad esempio, per i lavori in corso, per l'apertura di una strada che forse avrebbe danneggia del sito al rimbrotto della moglie affinché il sovrintendente, cioè il marito sospendesse i lavori, il professore risponde ma chiara, non sono mica Nerone di questo fui testimone oculare,
La riapertura del museo archeologico di Siracusa, nell'antico palazzo a piazza Duomo, fu un'impresa non facile. L'ampliamento del secondo piano era già stato concluso e avrebbe accolto nuove sezioni per le didascalie i cosiddetti cartellini. Bernabò fa aiutato da un giovanissimo Villard, nuova allievo dell'École da poco arrivate in Sicilia, in cui si aggiunse, poco tempo dopo, anche George Vallès, una sinergia con Bernabò Brea, che doveva continuare nel tempo Villard più tardi fu anche invitato a studiare a Lipari i frammenti rinvenuti in un pozzo arcaico, la pubblicazione in uno dei volumi della gigantesca sedia. Gli para Bernabò aveva imparato il francese da piccolo dagli anni URSS e quindi per lui era la seconda lingua. Non altrettanta sinergia aveva con gli americani che, avendo chiesto una concessione, furono mandati a Morgantina e fecero però la fortuna del sito fino allora inesplorato. Non fu così per i tedeschi, la cui richiesta non venne presa in considerazione.
Da funzionario che aveva un alto senso dello Stato, accetto anche di far parte del Consiglio superiore. Sezione archeologica dovrebbe, come collega Antonio Giuliano, di cui aveva una grande stima e considerazione, fu ben presto socio un'azione dei licei, ma non partecipava volentieri alle sedute, perché diceva, sono tutti troppo vecchi, era peraltro straordinariamente attivo. Da ligure nuotava come un pesce. Questo accadeva anche al Lemnos, dove per incarico di Doro Levi si recò per quattro anni e per una durata di quattro mesi, l'anno per pubblicare gli scavi rimasti inediti dopo la scomparsa di Della Seta, in un rientro da una di quelle missioni. Un autunno di passaggio a Creta a Festos spiega il suo sistema di scavo alle allieve presenti nella casa della missione. Era infatti straordinariamente dotato, come Das Kalos maestro.
Come noi avevamo avuto modo tutti di constatare a Siracusa un cenno, infine, merita l'impronta nuova che Bernabò diede alla Sovrintendenza alle antichità di Siracusa, con un'estensione, allora potremmo dire, se misurata 250 chilometri quadrati che comprendeva dapprima sei Province e poi cinque, perché Enna fu destinata ad Agrigento.
Uno dei meriti che ritengo debbano riconoscersi ad un sovrintendente. Secondo, solo a Paolo Orsi fu quello di avviare un singolare.
Un singolare aree della distruzione, nove programmi sistematici, ad esempio il Museo di Ragusa realizzato da Antonino Di Vita, quello di Leontinoi di cui tratterrà qui Massimo Frasca, lo scavo di Naxos mai prima degli anni 50 investigato perché il sito di Schisò era rimasto come l'intera provincia di Messina sotto la giurisdizione di Palermo sentiremo in tal proposito Maria Costanza, Lentini ricordiamo che l'ottimo Salinas non aveva voluto cedere la Provincia al collega Paolo Orsi,
Possono succedere anche i casi come questo,
Poi gli scavi del castello di liberi che furono la sua grande gloria, ma l'elenco delle iniziative di Berna di Bernabò Brea potrebbe ancora a lungo continuare. Io chiudo ringraziando il Consiglio Comunale di Melilli e il Sindaco, Onorevole Giuseppe Carta, per l'organizzazione di queste giornate studio. Ora adesso c'è un piccolo imbarazzo perché la processi ringrazia me io non avrei voluto leggere questo ringraziamento, ma siccome so che ci sta seguendo e sicuramente mi rimprovera se non lo facessi, quindi devo fare anche questo. Ringrazio il dottor in me per la capacità, la generosità e l'impegno con le quali ancora una volta ci ha dato prova della sua preparazione e il suo alto senso civico rivolta alla sua città, organizzando un'occasione speciale di approfondimento e di confronto. Paola Pelagatti, Roma, Accademia Nazionale dei Lincei.
Ringraziamo la professoressa Pelagatti, che salutiamo.
Con piacere passiamo la parola a Massimo Cultraro del CNR, all'Università di Palermo,
Da cui in relazione al titolo Luigi Bernabò Brea alla preistoria siciliana, la coerenza di un percorso scientifico.
Buongiorno anch'io mi associo ai ringraziamenti a tutti i vertici nazionali, regionali e locali di Italia Nostra per questa lodevole iniziativa, come ricordava prima e Maria Bernabò Brea e il l'omaggio, che tutti noi rendiamo al a Luigi Bernabò Brea va oltre la la memoria che ciascuno di noi porta ovviamente nel nel cuore in base alle esperienze e ai contatti che con lo studioso a vuoto quello che è importante è ricordare come prima si sottolineava l'eredità di questo straordinario personaggio di cui tutti noi in parte siamo,
Meritatamente o immeritatamente e degli epigoni e c e portiamo sulle spalle il peso di questa grande eredità. Il. La mia comunicazione, essendo uno studioso di di preistoria, si concentra su un aspetto della lunga complessa attività del di di Luigi Bernabò Brea Bernabò Brea come paletnologo, è chiaro che non non si può trattare in in un contesto come questo, col tempo limitato, quello che diede alla a alla preistoria non solo siciliana ma nazionale, direi e mediterranea. Quindi ho voluto fare una.
Un focus su su quello che è il libro che prima si ricordava la Sicilia e prima della Grecia e vedere come si arriva a questo percorso un percorso che io non esito a definire un percorso di forte coerenza e ma anche di di ripensamenti. Quindi, a riprova del dell'onestà intellettuale di questo straordinario studioso, ora nelle negli ultimi anni sono stati prodotti due importanti riconoscimenti al dedicati a Bernabò Brea. Il primo è un volume curato da Giuseppina Spadea e Paola Pelagatti, apparso nel 2004 edito nel per i tipi del Bollettino d'arte dedicato ad aspetti più scientifici sono stati messi in evidenza, per esempio anche degli interessi che apparentemente sembravano marginali, ma che in realtà rientrano nella complessità e poliedricità del personaggio. E poi mi piace ricordare anche il volume che ha che hanno curato Maria Bernabò Brea e Madeleine, Cavalier dedicato questo in memoria Luigi Bernabò Brea, che invece mette in evidenza gli aspetti più personali del dell'uomo di cui poc'anzi abbiamo sentito e alcuni accenni e è difficile scindere l'uomo dal dallo studioso in generale e vi dico che è estremamente complesso ogni operazione di ricostruzione di un percorso, di un hub biografia intellettuale di di uno studioso, e lo diventa ancora di più quando si ha a che fare con figure così poliedriche qual è stato Luigi Bernabò Brea, quando noi affrontiamo in maniera delicata come storici dell'archeologia e la la biografia intellettuale di di di uno studioso, ci troviamo di fronte a una serie di trappole di molto pericolose nelle quali è facile cadere I e gli stereotipi e luoghi comuni che si sono formati e sul.
Sullo studioso che vanno rigorosamente verificati smontati. Il secondo dato è leggere tutti i lavori dello studioso per ricostruire quella che è la catena e il percorso che lo studioso ha seguito, e il terzo aspetto è il problema della della, direi, quello più personale del coinvolgimento emotivo. Ecco perché, quando si ha a che fare e si scrive una storia e di un personaggio della portata di Luigi Bernabò Bocca, chi l'ha conosciuto e come me e lo ha frequentato inevitabilmente si trova e coinvolto. Però le biografie intellettuali vanno fatte perché sono estremamente importanti per capire quello che è il personaggio ha inciso alla e al e nella storia del dell'archeologia, dicevo, ecco un la Sicilia, prima dei Greci che esce nell'edizione italiana, nel 1958, ma c'è da chiedersi prima di questo volume, che tutti noi ricordiamo e col quale ci siamo confrontati, lo abbiamo utilizzato nella nella nostra formazione e lo continuiamo a utilizzare. Esiste un precedente perché spesso quando noi vediamo la e il modo, come ben presentato alla Sicilia prima dei Greci, pensiamo che nasca con un colpo di bacchetta magica all'improvviso e mentre invece è quello che cercherò di dimostrare oggi è l'allunga. Sedimentazione di questo lungo processo e intellettuale che ha contraddistinto Luigi Bernabò Brea e che comincia nella lontana isola di dilemma non solo si ricordava prima. Quando lo studioso arriva come allievo della Scuola archeologica italiana di Atene, allora diretta da Alessandro e Della Seta, sono due e i luoghi nei quali Bernabò se si esercita il primo è poli Hockney, la città dell'età del bronzo nella parte orientale dell'isola, scoperta nel 1930 e che diventa il primo grande laboratorio da cui passavano gli archeologi e non solo della Scuola di Atene, ma anche quelli che venivano dalla scuola di Roma, qual era Luigi Bernabò Brea un vero e proprio.
Laboratorio di sperimentazione, una palestra di addestramento che alla fine trust dalla quale si tra vennero fuori delle dei risultati straordinari, perché in quegli anni in cui arrivò Bernabò Brea tra il 35 e il 36 vengono fuori quelli che saranno poi i futuri quadri dell'archeologia nazionale post fascista e repubblicana, e qui pro riproduco quelli che sono i taccuini e sui quali ho lavorato, i giornali di scavo di Luigi Bernabò Brea, che dimostrano l'attenzione come si ricordava prima per lo scavo quasi spasmodica maniacale, un'attenzione che era qualcosa di anomalo per gli studenti e di quell'epoca. Bernabò Brea aveva imparato a scavare attraverso una serie di attività da allievo della Scuola di Roma, I da studente, poi allievo della Scuola di Roma, con Ugo Rellini, che era il diretto erede della scuola di Luigi Pigorini, e che prese la cattedra nel 1927 di Paletnologia, Rellini era una paletnologo interessato alla alla parte più antica, più remota della preistoria, in particolare al paleolitico e Bernabò comincia a esercitarsi con Rellini per poi portare e maturare questa esperienza nel campo di e poi gli occhi, ma non è solo poli occhi nell'esperienza, quindi, in un contesto dell'età del bronzo di cui si conosceva poco e soprattutto l'altro grande cantiere che il a cui si lega oggi il nome di Luigi Bernabò Brea alla scoperta del santuario del Caberlon, di Chloé nell'isola, sempre di Di Lello, dove Bernabò Brea lo racconta, per esempio nella prefazione al al al lavoro che poi più tardi fu pubblicato da da Luigi Beschi, che riprese gli scavi per conto della Scuola di Atene, Antò Bernabò Brea, da solo aveva un operaio e egli stesso, e quindi in assoluta e totale solitudine, uno scavo straordinario dove si vede non solo l'attenzione, ancora una volta per lo scavo stratigrafico che da preistorico egli mette a disposizione in uno scavo decisamente più facile di un di un santuario ma soprattutto la competenza de delle fonti epigrafiche e filologiche che lo portano a concludere che che il l'area che aveva indagato fosse il celebre Cabiri on e di cui parlavano le fonti.
Più tardi e utilizza quindi tutti quegli elementi che aveva a disposizione in una completezza, in una visione di elementi assolutamente straordinari. Per l'epoca, quando Bernabò Brea ritorna in in Italia il quadro della paletnologia italiana è alquanto desolante. Sappiamo bene, sono stati scritti numerosi lavori su questo argomento. La forte romanità su cui il regime si esprimeva e puntava aveva di fatto finito per schiacciare altre discipline che pagavano un prezzo altissimo. Una di queste era proprio la pelle, etnologia che comunque si può raggruppare in due grandi poli anche questo un elemento interessante. Anche qui va smontato un altro luogo comune, quello che i paletnologici non esistessero durante il ventennio fascista non è vero. Erano perfettamente attivi, alcuni dei quali vi citavo prima, e Ugo Rellini finirono anche per contribuire alla promozione della difesa della razza, quindi per un chiaro interesse e non tanto del regime mal della stessa figura. In prima persona di del di Benito Mussolini, la preistoria italiana si muoveva entro due grandi poli, da un lato abbiamo quello che potremmo chiamare e questo a cui io l'ho definita una preistoria ecologica che si ispirava al a una situazione che si era negli anni formatasi a Firenze e che fee e aveva finito per assumere un ruolo centrale nella storia della paletnologia nazionale. Nel 1927 viene fondato l'Istituto italiano di paleontologia umana, che è che ha come protagonista una figura e in parte organica al regime fascista, ma che poi via via si Antò affrancando, proprio per contrasti con lo stesso e il regime e la figura di Gian Alberto Blanc, che Bernabò Brea.
Ha conosciuto e ho trovato la la corrispondenza tra tra i due Bernabò Brea fino agli e i suoi ultimi lavori è quello più celebre sulla sugli Eolide, il nel quale mette assieme del 1985 nel quale mette assieme elementi del mito greco sulla diaspora dei dei di euro e dei figli di euro verso Occidente ed elementi più archeologici, partiva proprio dalla visione che Blanka lasciò, che era il concetto di ETNO Lisi, cioè quella divisione di di etnie di popoli che avveniva attraverso un processo ovviamente letto in chiave antropologica, quindi, ancora a distanza di anni, cioè il grande rispetto che Bernabò Brea aveva nei confronti di Blanka. Bernabò Brea aderisce a questa visione che è molto vicina alla sua, al suo carattere, alla sua sensibilità, perché indagare un sito preistorico, in primo luogo significava e Bernabò Brea non ha mai smesso di sottolinearlo, significava interrogarsi sul rapporto uomo-natura.
E la natura laddove interviene poi il processo di antropizzazione nel bene e nel male e all'interno di questo contesto. Bernabò Brea conosce un'altra figura chiave e che della preistoria italiana, con la quale collaborerà per anni, che la la la figura di e di.
E di Luigi Cardini, altro esponente di questa corrente della della scuola e del dell'ecologia, preistorica molto vicina, per esempio gli ambienti transalpini francesi. Questo è il primo polo dall'altro, c'era invece un una preistoria che ereditava ciò che restava dell'antica corrente dalla cultura del positivismo e che riconosceva quindi, in una visione tassonomica, di studio, di aggregazione e di quelli che sono gli elementi della cultura materiali, i dati da cui cominciare a costruire dei gruppi culturale ed è Kultur Crais. Quindi c'è l'AFO, questa forte influenza della scuola viennese e da cui poi le il il mondo italiano trasse invece si inventò attraverso la figura di Massimo Pallottino il termine facies, e qui cito un lavoro di Pallottino del 39 è citato anche questo da Luigi Bernabò Brea e che influenzò moltissimo lo stesso Bernabò Brea nella definizione del concetto di e di gruppi culturali, ma con una novità, se Pallottino finiva poi per sconfinare e aderire a quelle che erano le correnti del tempo, identificando gli elementi dei gruppi culturale con una visione anche etnica delle popolazioni antiche. Questa invece adesione, o meglio questo questa sovrapposizione meccanica tra gruppi culturali ed etniche del mondo antico? Invece, nel giovane Luigi Bernabò Brea era una cosa assolutamente ripudiata, ma c'è un elemento che mi piace ricordare nel ripercorrere la la biografia di di Luigi Bernabò Brea come paletnologo di quegli anni e siamo a ridosso del dello scoppio della seconda guerra mondiale e Luigi Bernabò Brea, appena tornato da ad Atene, era sovrintendente in Liguria scrive una recensione a un lavoro della studiosa che qui vi mostro che era Pia Laviosa Zambotti, una figura importante dell'archeologia né nazionale. Una delle poche donne che in quegli anni avevano caratterizzato al femminile l'archeologia e italiana oggi è completamente dimenticata nel suo archivio conservato a Trento. Ho trovato la corrispondenza tra il giovane Luigi Bernabò Brea e questa donna molto più grande e di lui, verso la quale Bernabò Brea nutriva grande rispetto. Allieva di Giovanni e Patroni.
La la Zambotti aveva aderito a questa visione di fusionista che introduceva per la prima volta nella cultura italiana l'elemento di per spiegare l'origine di alcune culture attraverso la presenza di gruppi che venivano da fuori Bernabò Brea fonti fusionista ac al hub. Apprezzò moltissimo i lavori della della Zambotti, ma in questa recensione apparsa nella rivista di Studi liguri prevista per la quale lui cominciò i primi passi da da studioso vi è anche una netta condanna a quello. Ecco, qui c'è ben più fuori il Bernabò Brea visionario a quello che da lì e poi sarebbe diventato il grande pericolo, cioè l'identificazione di un gruppo culturale con un gruppo di tipo etnico e metteva in guardia la studiosa. I rapporti tra i due non cessarono anche quanto la Laviosa, che era una sorta di di non strutturata dell'archeologia e il loro due cammini si unirono in un concorso che portò il Bernabò Brea a vincere l'Ordinariato, per preistoria non lo accettò non ad preferì restare alla presso la Soprintendenza di Siracusa e anche questo è un aspetto molto molto importante che va assolutamente.
È ricordato, mentre la Laviosa che fu esclusa da questo da questo concorso poche settimane dopo presa dalla disperazione, si suicidò.
E fu una fine tragica. Ci sono le.
C'è questa corrispondenza che vi dicevo, legata ai due negli anni, soprattutto del VIS, vicina al concorso in cui si vede il grande rispetto che che Bernabò Brea ebbe per per questa donna, della quale Bernabò Brea continuava a citare i suoi lavori.
Ma la vera palestra di esperienza e la e la Liguria quanto da soprintendente, avvia le ricerche presso la Grotta delle arene candide. Il libro uscirà nel 46, dopo, con molto ritardo a seguito degli eventi bellici, ma rappresenta il primo elemento rivoluzionario innovativo nella preistoria e italiana, un libro che mette assieme gli elementi di questa tradizione e francese legata alla scuola fiorentina dell'ecologia preistorica, assieme a una lettura rigorosa del mondo del del di di passaggio dal paleolitico al neolitico e se andiamo a vedere con attenzione il volume del 46 che comunque noi lo datiamo agli anni del 42 e 43 sono tanti riferimenti alla Sicilia, quindi c'è già un Bernabò Brea che guarda con attenzione alla Sicilia, dove era arrivato e da poco continuano ovviamente e le attività, sempre attraverso la, la la rivista di Studi liguri con attenzione proprio a una disamina non solo degli elementi di cultura materiale, ma soprattutto di tutto ciò che può contribuire alla ricostruzione globale integrale del e delle società e antiche quanto arriva in Sicilia e il primo interesse.
Con alle spalle l'esperienza del maturata in Liguria e per il Paleolitico, nonostante siamo in in anni di guerra, come si ricordava prima nella relazione dalla professoressa Paola Pelagatti e lo sbarco alleato euro, ora era oramai vicino Bernabò Brea non perse mai l'interesse per il Paleolitico siciliano, che era quello meno studiato e nasce attraverso un rapporto consolidato personalmente con i due fratelli camici Ippolito e Corrado capisci, che erano quelli che, in maniera anche in controtendenza con le idee di orsi, avevano dimostrato l'esistenza di un paleolitico in Sicilia, un paleolitico peraltro recente e l'obiettivo di Bernabò Brea era quello di risolvere la grande questione sul più antico popolamento in Sicilia.
Quanto negli anni 50 sarà ospitato dalla da alcune università spagnole Mart, Madrid e Barcellona per una serie di conferenze e beh Bernabò Brea trarrà vantaggio da questa particolare circostanza per pagare quello che lui chiamava il debito scientifico più grande, cioè pubblicarle per la prima volta i depositi del Paleolitico siciliano, che sostanzialmente erano tre interventi e su cui lui fece.
Fontana Nuova presso Marina di Ragusa, dove aveva trovato uno straordinario deposito con materiale del del Paleolitico superiore e con frequentazioni nel in epoca neolitica, il la grotta con Ruggi di di Pachino, e il terzo è già c'è questo interesse per i Nebrodi che è la zona meno conosciuta, meno indagata dallo stesso Orsi, sulla quale Bernabò Brea.
E non solo va, ma da lì comincia a guardare verso le isole Eolie la grotta con Ruggi. E un altro straordinario esempio di questa metodologia di scavo, a cui prima si faceva riferimento a uno scavo veramente innovativo per per quegli anni. Se pensiamo a come si procedeva per per tagli per sterri, quella che era l'archeologia ufficiale del del periodo tra le tra le 2 guerre e l'apporto che dà e Bernabò Brea fu assolutamente rivoluzionario e contro corrente. Ma c'è anche un altro aspetto che mi piace ricordare, sempre questo mondo femminile che lo circondava, il rapporto con un'altra figura centrale della storia dell'archeologia siciliana, che Jole Marconi, Bovio Jole.
Era stata come lui allieva di Giglioli a Roma e la Bacconi Bovio fu il più giovane soprintendente di donna italiano e assieme a da da Levi che fu inc incaricate assegnato alla Sovrintendenza di Milano. Ma come già si evince dal dal cognome, la Levi non prese subito servizio perché Pepe, a seguito delle leggi razziali, fu costretta a migrare in in Svizzera e poi al suo rientro rientra regata reintegrata nel nel nei quadri dello Stato, la barconi vinse il concorso e lei stessa l'ha, sempre riconosciuto grazie ai benefici di Luigi Bernabò Brea e.
A cui si legò moltissimo perché Bernabò Brea era legato al marito, Pirro Marconi, altra importante figura dell'archeologia siciliana e nel 46, in una Palermo devastata distrutta dai bombardamenti, intraprendono questo primo scavo sulla Grotta, sull'area del di Montepellegrino, davanti le grotte dell'Addaura con un preciso obiettivo che era quello di trovare gli elementi del più antico popolamento umano nella Sicilia occidentale. Ma c'è un aspetto che tutti e ignorano e Luigi Bernabò Brea viene incaricato da Gaetano De Santis, che era diventato direttore dell'Enciclopedia italiana dopo Luigi Einaudi, nel 1946 a redigere la voce Italia preistorica lavoro che nessuno cita che io ho recuperato e che ho letto con grande attenzione, perché in.
Sei pagine distribuite su due colonne è rappresentata la sintesi di quello che sarà il pensiero di Luigi Bernabò Brea, che aveva due grandi problemi, il primo riordinare la preistoria italiana dopo l'esperienza del fascismo e della figura di Rellini, che aveva legato il suo nome alla.
Alla difesa della razza, il secondo aspetto era quello di rilanciare la preistoria italiana come elemento formativo di una nuova Italia, quella repubblicana, che stava cominciando a dare spazio anche nei quadri dell'Amministrazione pubblica, alla figura del paletnologo, e in queste quattro pagine Bernabò Brea traccia la storia della pressorio italiana, dove c'è molto di Sicilia e c'è il primo superamento della visione Ursiana della cronologia dei periodi Siculi,
Basta leggere il primo incipit per vedere quali sono gli elementi su cui si basa scavi stratigrafici, le rigorose revisioni e lo studio comparato delle culture. Quindi ci sono tutti quegli elementi della tradizione italiana, dal comparava attivismo che è reduce ancora il residuo dell'antica cultura, positivista verso la necessità invece di qualcosa di nuovo affidato alle stratigrafie, e così arriviamo a quello che è il primo esperimento della Sicilia, prima dei Greci, delle quindi anteriore al 1957, hanno dell'edizione inglese, quando Luigi Bernabò Brea viene invitato a Londra da Green dell'denial che questo importante studioso di preistoria, che gli commissiona un lavoro di sintesi per la sua collana, appunto, e se si li Before Greeks e in quell'occasione, Bernabò Brea nel nel 1900 50, tiene una conferenza nella quale traccia in maniera chiara quelli che sono i i percorsi della sua maturazione nel campo della preistoria siciliana e il superamento definitivo del sistema e or siano.
E in questo lavoro, più che nella voce dell'Enciclopedia della della dell'Enciclopedia italiana, vi è un quasi un rimprovero netto chiaro, fuori da ogni equivoco, alla figura di orsi, alla quale tributa giustamente il merito di aver lavorato per pluri decenni, così dice nel campo della preistoria e di aver raccolto, è del tutto quel materiale che oggi gli epigoni sono in grado di analizzare. Ma chi rimprovera due cose? La prima di aver omologato la sua costruzione, basata sui siti della Sicilia orientale per l'intera isola Bernabò Brea, comincia a intuire che non solo l'epoca antica, ma già prima dalla preistoria, la Sicilia si compone almeno di due parti e il fiume Salso, l'antico Imera, rappresenta lo spartiacque tra una Sicilia orientale e una Sicilia occidentale. La seconda cosa che gli rimprovera eh.
Il fatto di non aver mai scritto un'opera di sintesi e questo è vero perché anche chi si è occupato della figura Ursiana, come Vincenzo la Rosa, che mi piace ricordare che c'è stato il mio maestro, il professore col quale ho studiato e mi sono formato rimproverava a Orsi e la stessa cosa la mancanza di una visione d'insieme, troppe scavi troppo materiale venuto fuori che alla fine ha fatto perdere a questo straordinario studioso il senso della completezza e della visione generale delle cose che Bernabeu breve invece non perdeva mai.
E arriviamo così alle ai due lavori e così mi avvio a chiudere la prima edizione e quella del 57. La seconda è quella del 1958, un libro destinato a aprire un varco profondo nella storia, non solo della preistoria siciliana come prima si ricordava, ma soprattutto nazionale e aggiungerei anche mediterranea, perché in Bernabò Brea si vede con chiarezza la necessità di collocare l'isola all'interno di quelle che sono le dinamiche e i processi culturali che legano Sicilia, costa nordafricana, che un elemento di assoluta novità per quell'epoca continente europeo e mondo egeo, quel monte GEO che entrerà a far parte solo con un certo ritardo. Questa era un'altra cosa sulla quale Bernabò, soprattutto nei nei vecchi iscritti, aveva riflettuto, non accettava quella visione ex oriente lux proposta da da orsi, non tanto perché vedeva nel lontano Mediterraneo orientale i processi di un fenomeno che via via si era sviluppato era un diffusione. Essa accettava l'idea di Gordon Childe che i primi gruppi di agricoltori e coloni fossero arrivati effettivamente da Oriente. La critica Orsi era data dal fatto che Orsi aveva spostato l'attenzione solo sul mondo Egeo e Bernabò Brea ridimensioni, ricolloca il monte Geo nella giusta posizione, facendo partire questo flusso di contatti solo nel corso dell'età del rame finale e per tutta l'età del del bronzo.
Questi sono i due e li voglio menzionare i due necrologi che scrive per i fratelli camici, cui era molto legato e riconoscente, perché i camici lasciarono la collezione del paletnologici al museo di di Siracusa e lasciarono anche la biblioteca ricca di di estratti, è una cosa veramente formidabile e il Bernabò Brea riconosce ai due vizi Nesi.
E do ai due nobili vizi Nesi due elementi importanti ai suoi occhi, il primo di essere stati e coloro i più unici siciliani, anzi i primi e unici siciliani che collaborarono al Bullettino dei paletti cronologia, alla rivista portante della preistoria italiana voluta da Luigi Pigorini nel 1.875 e la seconda cosa che gli riconosceva altrettanto più importante forse del della prima e che in controtendenza a Orsi avevano finalmente è dimostrato l'esistenza di un paleolitico.
Quando ormai le isole Eolie sono il vero epicentro dell'interesse scientifico di Luigi Barnabà ebrea, la Sicilia non perde ai suoi occhi interesse, lo si diceva prima, sono due le svolte che rappresentano poi il cambio di passo nella storia della ricerca di Luigi Bernabò Brea nella preistoria isolana la scoperta o meglio la riscoperta del sito di Thapsos con questi saggi che avvia tra il 1960 e 62 e di cui ora io mi sto occupando avendo ritrovato i taccuini di scavo e il complesso della masseria Calvi che che scavò con estrema precisione cominciando a dimostrare,
Che è quella che è la la sequenza del bronzo, medio e tardo nella Sicilia e l'altro è Pantalica Pantalica, dove fece una serie di saggio estremamente interessanti per togliere una volta per sempre dall'isolamento imbarazzante l'edificio, il cosiddetto ANAC Talon, che sembrava una sorta di elemento caduto giù dal dal dal cielo senza agganci né architettonici né tipologiche, con la storia delle architetture domestiche della protostoria e siciliana e chiudo con quanto si diceva prima e mi riallaccio a Maria all'interesse e l'attenzione che lo studioso ebbe sempre nei confronti dei dei giovani dei collaboratori,
E collaboratori che venivano spesso reclutati casualmente, come è successo nel caso del mondo del territorio di Augusta, nel quale ci troviamo le figure di di di mente sana, di di e di di di di di la Rosa sui suoi collaboratori, i segnalavano i siti ai quali nei quali poi lui andava dava delle delle indicazioni, ma anche figure ancora più giovani. Qui c'è Massimo Frasca che ricorda la l'attenzione mostrata da Bernabò Brea assieme a lui e a Dario Palermo, per per questi giovani che si muovevano tra le Grotte del versante occidentale dell'Etna, cominciando a raccogliere materiali che poi via via scesero dalla dalle dalle pendici dell'Etna, spostandosi fino alle alla Piana di Catania, con lo scavo di Torricella di di Ramacca per l'Arborea, ha avuto sempre un'attenzione verso queste figure, io stesso.
Mi dispiace auto citarmi, ma lo dico con senza malcelato Orrù orgoglio sono sono stato a Bra ah ah, ecco abbracciato da da lui virtualmente realmente è inserito in questo mondo e straordinario al punto che quando ero anch'io allievo della Scuola di Atene nel 1900 e 94 quanto ripreso i lavori a poli occhi, né l'allora direttore della scuola Antonino Di Vita, altro importante siciliano che voglio ricordare decise che fossi o la persona più adatta per andare a Lemno e riprendere l'antica tradizione degli scavi italiani proprio per miei legami con con Bernabò Brea e quanto scrissi al al professore mi,
Ricevetti una lettera di risposta a qualche settimana dopo, era sempre puntuale nelle risposte in cui era veramente contento e orgoglioso di questo ritorno al Lemno, perché alla fine, Luigi Bernabò crearlo? Possiamo definire forse nella maniera omerica lo studioso dal dall'ingegno multiforme? In realtà è stato e sarà per noi l'uomo delle tre isole, la Sicilia Lemno e le Isole Eolie quindi con Lipari in senso più largo. Grazie.
Si conclude allora la sessione, quindi forse c'è un break, un piccolo break.
Scorrerei Blonda, mobilità e dinamiche territoriale nella Sicilia, protostorica e arcaica.
La collega albanese non è presente, però ha mandato la sua relazione, la legge dà la per le la dottoressa Gioconda Lamagna.
Grazie e buongiorno a tutti.
Il titolo del mio contributo, il crepuscolo della Ray-Ban, richiama un articolo ben noto di Luigi Bernabò Brea edito nel 1968, né la parola del passato esso segna un momento importante nella ricerca sul popolamento nell'area sud orientale della Sicilia ed è fondamentale ancor oggi non solo per la capillare analisi delle conoscenze derivanti da scavi e sopralluoghi su insediamenti dal bronzo antico al quinto secolo avanti Cristo ma per l'onestà intellettuale e il rigore metodologico con cui viene affrontata dalla lettura dei dati archeologici e l'esplicito rifiuto di argomenti ex silenzio.
A 56 anni dalla sua edizione, prenderò spunto da questo articolo per discutere sinteticamente, alla luce delle ricerche più recenti, alcuni aspetti relativi alla mobilità e alle dinamiche territoriali nella Sicilia centro orientale per quel che riguarda i caratteri fisici del territorio della Sicilia sud orientale gli insediamenti protostorici sorgono prevalentemente nell'interno,
Su rilievi collinari a quote comprese tra i 100 e i 500 metri sul livello del mare,
Ma non mancano siti costieri come Magnisi Thapsos e Siracusa, Ortigia che Bernabò Brea, ritiene il punto strategicamente più importante del litorale.
Questa è la Carta dei siti data nel citato al lavoro di Bernabò Brea del 68 re, rielaborata da arretra asini in un lavoro del 2011 si distinguono centri nell'immediato retroterra costiero, come Lentini Villasmundo, a media distanza dalla costa come Avola Cassibile Finocchito noto e altre più interni come Pantalica. L'area è caratterizzata da una complessa rete idrografica che ha determinato le scelte ubicati per gli insediamenti quasi sempre prossimi a un fiume o torrente o alla confluenza di due di due corsi d'acqua come hosting Pantalica Villasmundo, i fiumi segnavano probabilmente i confini tra i territori dai centri protostorici. Ritornando ai temi proposti per questo contributo, se ci riferiamo al concetto di mobilità, possiamo distinguere una mobilità di gruppi a carattere permanente, con finalità insediative di lungo termine identificabile Kollam, migrazione e una mobilità di individui o di isolati, i nuclei familiari.
Della mobilità dei gruppi Luigi Bernabò Brea si è a lungo occupato nei suoi lavori individuando a Lipari una facies di tipo peninsulare, relativo al bronzo, recente finale che egli ha definito Ausonio primo e secondo.
Per la Sicilia, gli scavi della necropoli di Madonna del Piano presso Grammichele in provincia di Catania gli hanno dato l'occasione di interrogarsi sul problema dell'origine etnica di queste genti che adottavano nel bronzo finale e nel primo ferro tra il decimo e gli inizi del nono secolo avanti Cristo pratiche funerarie di tipo peninsulare a cremazione secondaria anche i tre smosse entro contenitore fittile affossa.
Nella relazione, nella Notizie degli scavi del 69 sullo scavo del 1959 Bernabò Brea, si chiede se questi immigrati possano appartenere agli stessi Ausoni che avevano occupato Lipari, o non piuttosto ai secoli, altri agenti di origine peninsulare citata nelle fonti letterarie.
A Madonna del Piano, la presenza di Tomba, affossa, sinora non documentata altrove in Sicilia, nelle Eolie richiama pratiche finora funerario note in aree tecniche della penisola del, dalla Calabria alla Campania, aree cui si riporta anche la distribuzione degli schinieri allacci in bronzo, attestati a Torregalli in Calabria, a Pontecagnano in Campania e nella tomba di guerriero. 26 di Madonna del Piano. E naturale che si siano verificati fenomeni di interazione, integrazione tra gruppi di origine, peninsulare gli autoctoni, dando luogo a una evoluzione che porta alla formazione di comunità miste. I primi accolgono in prosieguo di tempo il rito di deposizione inumazione entro grotticella artificiale tipicamente indigeno come documento intorno alla metà dell'ottavo secolo. La necropoli di Morgantina appresso a idonee non è senza significato che l'analisi dei materiali dell'unica campagna capanna del villaggio relativo alla necropoli di Madonna del Piano abbia rilevato, oltre a materiali di tipi presente nella necropoli, anche vasi propri della facies autoctono di Pantalica. Evidentemente nell'abitato si usavano anche vasi di tipo locale, non inseriti nelle sepolture, perché le pratiche funerarie erano rigidamente codifica, codificate nel rispetto della tradizione. Non è illogico pensare che giunti gruppo di numero limitato gli alloggi e nei se siano servite anche di prodotti vascolare locali, odio assai locali per quel. Per quel che riguarda la mobilità individuale, possono utilizzarsi come indicatore archeologici, elementi dagli abbigliamento il quale, funzionando, comma, attività significante, all'interno di un sistema comunicativo di gruppo e una delle dinamiche maggiormente caratterizzanti, le differenze sociali ed etniche sono quindi indicativi fibule spilloni dei tipi extra insulari presenti isolatamente in contesti autoctoni. Altre indicazioni possono desumersi da vasi di tipo estranee alle forme tradizionali e locali.
Un esempio in questo senso può vedersi nello scopo dell'ONU con protome taurina, simile a forme dell'Ausonio secondo di Lipari, dalla stipe ritrovata presso una sorgente sacra nel Vallone San Giovanni Ferla, un piccolo centro non lontano da Pantalica.
Tale passo potrebbe essere stato commissionato, è dedicato da un alloggio non residente in Sicilia, significativa è la presenza in un luogo di culto aperta, frequentazione di gente anche di diversa origine, se si pensa a una mobilità dalla Sicilia verso l'Italia meridionale un esempio è dato dai vasi piumati delle tombe 580 664 e 174 di bagni Pontecagnano del periodo primo B seconda metà del nono secolo possibilmente pertinente a individui provenienti dalla Sicilia o dalle Eolie.
Oltre che nell'articolo del 1968 citato in due lavori del 1990 e del 1994 Luigi Bernabò Brea si è a lungo occupato di Pantalica, che si configura come il più grande e popoloso insediamento dell'area degli Iblei, durato almeno sei secoli dal bronzo recente alla seconda età del ferro tra il tredicesimo e il primo quarto del settimo secolo avanti Cristo seguendo un'ipotesi formulata da France Villar Bernabò Brea identifica Pantalica con il centro indigeno di Ibla il cui buon rei blog cito testualmente concesse ai megaresi, distanziarsi in un punto del suo territorio e di fondarvi la nuova città di Megara Iblea.
Bernabò Brea ritiene invece del tutto insostenibile da un punto di vista archeologico, le dif l'identificazione di Ibla con Melilli, in quanto le piccole necropoli di cui è ricco il territorio di Melilli sono del bronzo antico e quindi della prima metà del secondo millennio avanti Cristo oggi conosciamo nel territorio di Melilli la contrada Timo ogni osa indicata appunto in questa cartina, sempre da 3 6 nel 2011, dove sono state scoperto una decina di tombe a camera ipogeica dell'età del ferro analoghe a quelle di Villasmundo e di cava Ruccia e Sant'Eligio Lentini. Ma si tratta di un numero limitato di sepoltura che fa pensare a un piccolo nucleo abitato.
Se fino al 1968 una proposta di identificazione di Ibla con Pantalica si imponeva, poiché mancavano più a nord e altri insediamenti dell'età del ferro di una certa rilevanza, la situazione cambia nel 1969, con l'avvio degli scavi durate fino al 1979 e condotti sotto la direzione di Giuseppe Vozza, nella necropoli della Media Valle del fiume Marcellino alla confluenza con il torrente Belluzzo presso Villasmundo frazione di Melilli,
Già nel lavoro ho citato del 1968 Bernabò Brea riferisce di tra virgolette scoperte recenti ancora inedite in un castelliere individuato su uno sperone roccioso compreso in un'ansa del fiume Marcellino, cui ancora tra virgolette corrispondono due gruppi di tombe a grotticella Incontrada Torricchio, si tratta di aree individuate nel 1966 grazie all'attività di Mario mente sana ispettore onorario all'antichità di Augusta,
Le numerose campagne di scavo a Villasmundo hanno portato all'individuazione di circa 150 tombe a grotticella a deposizioni collettive databile tra la fine del 9 inizi dell'ottavo e il primo quarto inizio del secondo quarto del settimo secolo avanti Cristo nei corredi. Il tipo più antico di fibule in bronzo è quello ad arco serpeggiante ad occhio, mentre tra i tipi più recenti si collocano le fibule, con Arca allo Sanger navicella striata in bronzo e quella ad arco rivestite con placchette nostro in ferro, la tomba, 105 databile tra l'ultimo quarto dell'ottavo e il primo quarto del settimo secolo è eccezionale per quantità e qualità dei reperti, che comprendono oltre 16 fibule armi, 12 pendenti, scarabei, egiziani, editing Air Blu essa sembra offrire un esempio paradigmatico di una sepoltura riferibile all'euro, ossia grazie native interlocutrici con i greci, con i quali gestivano scambi in una pratica del dono che presuppone aspetti non solo economici ma anche sociali, in quanto include non solo beni, ma prestazioni di lavoro e scambi matrimoniali.
La prossimità, la piana costiera, dove sorge Megara Iblea, appena sei chilometri circa in linea d'aria, poco a nord della quale sfocia il fiume Marcellino, la presenza continuato ad importazioni greca dalla prima metà e metà dell'ottavo secolo in poi.
Hanno indotto alcuni studiosi a una proposta di identificazione di Ibla con il centro di Villa sul mondo, proposta che condivido anch'io piuttosto che con quello di Pantalica che tramite il Fiume Anapo gravità verso Siracusa, Ortigia e dove si conosce sinora solo un vaso greco di importazione, uno schifo protocorinzio del primo quarto del settimo secolo avanti Cristo, lo stesso Bernabò Brea nel 1994 nella voce su Pantalica nella bibliografia topografica, scriveva che la recente scoperta del grosso insediamento nella valle del Marcellino rendeva possibile che fra Lentini XUD Dio e Pantalica, se fosse inserito a partire forse dalla fine del nono o dagli inizi dell'ottavo secolo, un altro Stato territoriale nella Megaride, nell'articolo citato del 1968 Bernabò Brea illustra convincentemente i motivi per i quali il buon rei Blonde fu indotta alla concessione di una parte costiera non abitata dal suo territorio. Quasi certamente scrive Bernabò Brea, perché egli si sentiva gravemente minacciato dalle mire espansionistiche dei carceri da Ginesi dei Leontinoi e dovete considerare che conveniva ingraziarsi megaresi.
Egli nota inoltre che le scelte, le possibilità a cui si trovavano davanti greci, che si proponevano di fondare insediamenti stabili, si inserivano evidentemente nel gioco delle rivalità politiche dei centri di potere locali.
Per questi ultimi, le caratteristiche dell'organizzazione sociale e desumibili dai livelli di complessità dei corredi suggeriscono, in alcuni casi, che fossero strutturati secondo i modelli antropologici, dal chiefdom o della chef veri, se ci si chiede quale fu la sorte dei centri indigeni dell'area sud orientale dove si insediarono ai poi coi greci come Lentini e Siracusa sappiamo per la prima da Polieno che calcidese avrebbero coabitato per un certo tempo con i Siculi e le avrebbero fatte espellere dai megarese in un momento successivo.
Tucidide parla invece della cacciata dei siculi sia per Lentini sia per Siracusa a proposito di Siracusa, Bernabò Brea riteneva e ritengo a ragione, che l'insediamento capo a Nicolò fosse sopravvissuto fino all'arrivo dei greci, anche se i tipi ceramici riferibili alla fase di Pantalica terza sono rari e se non si conoscono sinora resti di strutture attribuibile a questo periodo.
Gli scavi in piazza Duomo del 1999 hanno rilevato secondo Giuseppe Vozza come i materiali archeologici, documenti no per il problema relativo al rapporto tra Grecia indigeni al momento della colonizzazione, un periodo di convivenza durante il quale si percepiscono la continuità e la vitalità delle produzioni locali nel momento in cui compaiono negli strati contestualmente ai primi materiale di produzione greca.
Anche se ovviamente non si deve generalizzare, ma indagare caso per caso oggi l'evidenza archeologica a livello a casi di convivenza negli stessi luoghi, se non di vera e propria coabitazione, nei primi tempi di alcune fondazioni greche di Sicilia e Magna Grecia, è comprensibile che le fonti greche abbiano voluto tacerò minimizzare il possibile meticciato biologico creatosi all'origine delle fondazioni dovuto all'integrazione, nella polis di donne indigene, tramite Unioni interetniche, i cosiddetti matrimoni misti, per ristabilire una purezza greca in un primo periodo dopo lo stabilirsi delle fondazioni greche, tra l'ultimo quarto dell'ottavo, il primo quarto del settimo, i contatti e gli scambi con in Grecia e stimolano nei centri indigeni dell'area sud orientale uno sviluppo economico e una crescita demografica, così avviene, ad esempio, nei centri di Monte Finocchito a di Villasmundo che erano sorte nella prima età del ferro fase di Pantalica 3, mentre un centro come quello di Monte Alveria Di Noto sembra non continuare dopo la prima età del ferro.
La crisi dei centri indigeni, nell'area qui considerata sempre avvenire dopo il primo quarto, agli inizi del secondo quarto del settimo secolo a Pantalica, il materiale più recente del periodo protostorico si data al primo quarto del settimo secolo. Secondo, alla selezione di Massimo Frasca, il centro sul Monte Finocchito giunge fino agli inizi del secondo quarto del settimo secolo avanti Cristo. 665 circa. Anche la necropoli di Villasmundo sembra utilizzata non oltre allo stesso periodo, alla terza generazione della Fondazione. La crescita demografica delle polis greche impone la necessità di nuove terre da spartire e di manodopera per coltivarle la notizia di un conflitto di confine alla fine del settimo secolo avanti Cristo tra Megret, Blair, Leontinoi, riferita da Polieno ricordata anche da Bernabò Brea nel 1968. E una spia della criticità della situazione tra fondazioni greche dalla metà del settimo secolo avanti Cristo nell'area sud orientale della Sicilia. L'assetto del popolamento nelle aree prossime alle fondazioni greche cambia radicalmente, mostrando una destrutturazione delle modalità insediative che duravano tradizionalmente da secoli, pur con ovvi cambiamenti nelle varie fasi cronologiche, alcuni centri cessano di esistere come il Monte Finocchito altra. Vanno più tardi una preoccupazione come Pantalica in età greca e a Villasmundo, dove tra la seconda metà del sesto e la prima metà del quinto secolo avanti Cristo sono riutilizzata alcune tombe a grotticella.
Concludo riferendomi all'ultimo tema trattato da Bernabò Brea nell'articolo del 68 relativo al problema dell'ubicazione di schiena cui venivano attribuite delle monete della seconda metà del quinto secolo, con leggenda Stella a Nyon stia osti Schiele, è citata da Stefano Bizantino come Frulio della Megaride di Sicilia e in un altro passo come il nome di una delle tre Iblei Bernabò Brea effettua sopralluoghi nelle contrade Cugno disordine e pezza grande di Pedagaggi,
Messi non sono ritenuti da lui convincenti ai fini di una identificazione di queste aree costiera. Il problema sembra oggi è superato, in quanto nel 2005 Antonini facelle ha proposto che le monete in questione vadano considerate in missione non del Florian di schiena, ma della polis disti Elano a Ostia Lane, che egli ritiene ubicata nell'area dell'Alcantara da cui provengono diversi esemplari. Resterebbe quindi, ma sempre nel campo delle ipotesi, un eventuale identificazione di stipula con la Pantalica di età greca, di cui limitati insediamento non starebbe a una definizione come Florio, hanno inteso come luogo fortificato. Grazie ho finito.
Grazie.
Copertura.
Adesso un piccolo cambiamento del programma Parma Lorenzo Guzzardi, una comunicazione Lotito le attività di Luigi Bernabò Brea nell'entroterra siracusano Pantalica Noto e Palazzolo Acreide, se siete pronti.
Signor.
Bene.
Un po' riprendendo alcuni spunti delle precedenti relazioni, ricordo che Luigi Bernabò Brea, quando arrivò a Siracusa, si trovò di fronte a un territorio enorme da gestire e in un momento in cui non era assolutamente facile.
Quindi lui stesso riferisce che preferiva studiare nei primissimi tempi materiali, archeologici del museo, che doveva essere risistemato, e.
Diciamo pensò bene di occuparsi di alcuni siti più vicini a Siracusa, alcuni fra l'altro ben collegati con la linea ferroviaria oggi non più esistente, che è quella che va verso l'interno, cioè a Pantalica e a Palazzolo Acreide.
A Palazzolo Acreide vi erano stati bombardamenti che avevano persino colpito la casa.
In cui era stato raccolto l'archivio della Soprintendenza, nel momento in cui si preferì sfollare verso Palazzolo, però proprio la casa, nel momento in cui arrivarono gli americani, la casa scelta nei pressi dei santoni di Palazzolo Acreide, fu bombardata anche alla famiglia del dell'archivista della Sovraintendenza fu sterminata e ce lo dice Luigi Perna, problemi in un articolo di un ricordo pubblicato dall'Istituto di studi a carenze, e una sua relazione che dà conto proprio di questo rapporto personale con Palazzolo Acreide e non a caso l'istituto, che studia carenze insieme al centro a gambe larghe pubblico anche in anni successivi. Il volume su Pantalica, che è stato ricordato da Massimo Cultraro dove riferisce di scavi effettuati negli anni 60 ma che non può pubblicare successivamente.
In questo volume ripropone la situazione complessiva già descritta né nelle sue pubblicazioni precedenti e in particolare alla società prima dei greci, e quindi fa una vera e propria introduzione agli scavi di Pantalica, ripercorrendo un po' tutta la storia dell'età del bronzo nella Sicilia sud orientale con particolare riferimento alla Sicilia sudorientale dove Pantalica si colloca proprio quasi in posizione baricentrica e soprattutto desume dalla dai dati di scavo quindi in qualche modo già nella sua introduzione aggiunge elementi provenienti proprio da questa conoscenza dello scavo di Pantalica e dalle novità che questo scavo diede.
Preannunzia una serie di questioni che in parte lo avevano già interessato e cioè quella.
Di interpretare la macchina di Pantalica come uno a uno spostamento delle popolazioni dalla fascia costiera verso l'interno spinte ed altri popoli che venivano dall'Italia meridionale e, in qualche modo, tutto questo coincideva anche con dei dati delle fonti, in particolare da quelle date dall'amico di Mitilene che diceva che tre generazioni prima della guerra di Troia.
Erano venuti queste proprio erano venute da queste popolazioni e in parte poi anche altre fonti che potevano riferirsi anche a momenti successivi. Penso soprattutto a Tucidide che dice 300 anni prima della venute dai greci vennero e sicuri, quindi c'è questo tentativo di.
Collegare sempre le fonti con la tradizione leggendaria con i dati archeologici e il fatto più importante di questi scavi a Pantalica. Riguarda la zona dell'ANAC Toron che appunto non era una un fatto isolato come gli scavi hanno dimostrato, ma faceva parte di un sistema complessivo dove lo stesso Bernabò Brea individua. Una serie di muri che stavano intorno al.
Ecco, qui vedete la sua immagine a sinistra, una serie di muri che stavano intorno al palazzo, alcuni dei quali addirittura preesistenti, almeno 1, secondo Bernabò Brea allo allo stesso all'Actor, un come noi oggi lo conosciamo, per cui ipotizza che ci potesse essere anche un altro edificio poi sostituito,
Dal dall'ANAC tornerà e proprio dell'ANAC Toron, attraverso i rilievi di carta revisionati durante i lavori di restauro effettuate col personale della Soprintendenza, ma in particolare attraverso i disegni di d'Angelo, che rivede un po' la situazione allo stato dello scavo.
Capisce che il l'edificio che fu, come è noto, riutilizzato in età bizantina, ha una parte che sia giunta, che è quella.
Nella diciamo che vedete qui alla lettera A e probabilmente anche alla lettera b riferisce anche di saggi di scavo effettuati dei nuovi saggi di scavo effettuati all'interno della NATO o nei pressi e quindi può datare l'edificio all'età di Pantalica nord cioè al momento diciamo documentato dalla necropoli nord che la prima fase, che è che fino a un certo momento si conoscevano, abbiamo degli scavi di orsi a Pantalica, ma nella zona dei muri intorno e nel primo che sta proprio,
A ridosso del di questo ambiente di cui parlavamo dell'ambiente, a che è quello che lui chiama primo muro, così viene chiamato, né da qui negli scatoloni, rispetta puntualmente questi taccuini trova materiali che lo fanno risalire all'età di Thapsos, lui preferisce parlare di stile di Thapsos, Lecce, un gioco.
Preciso nelle nell'uso delle parole perché,
E l'idea che che ha è che si tratti appunto di gente venuta appunto da spinta dalle popolazioni dell'Italia meridionale, giunte evidentemente nella fascia costiera, e quindi la novità più importante, diciamo di questi scavi è proprio la presenza di ceramiche di Thapsos,
Gridata intorno al tredicesimo secolo avanti Cristo, quindi, fa coincidere con la notizia delle fonti.
Ma Pantalica comunque, effettua anche altri scavi, alcune sono dei recuperi dovuti a scala di frodo che, nonostante la necropoli fosse stata già ampiamente scavata, rimaneggiata, continuavano ad esserci, questi sono dei vasi che pubblica nel volume archeologia nella Sicilia sudorientale, a cura di Paola, Pelagatti e Giuseppe Vozza.
Quindi siamo nell'anno in cui lui già in pensione riferisce comunque di questi suoi lavori precedenti.
Anche nel volume su Pantalica, dà conto di questo santuario di età greca nelle pendici sud, nelle regioni meridionali, quindi ancora un po' più a sud di quei muri che vedevamo,
E questo santuario, di cui voi vedete la planimetria è un santuario a terrazze con materiali che si è data o no, non prima della metà del quarto secolo avanti Cristo, secondo noi è tutt'al più scendono agli inizi del terzo ci sono delle anfore greche, frammenti di anfore Greco italica è un santuario che attribuisce a Demetra COREPER, confronta puntualmente con i santuari extramoenia di e loro è debita lemmi a Gela una presenza greca importante su cui da convegno più recente che se tale è stato citato questa mattina.
Tenutosi a Sortino sì, se ha avuto modo poi di ritornare allo stesso Massimo Frasca si è occupato proprio dalla fase greca di Pantalica, di recente, a seguito di un incendio, sono venute fuori altri elementi in parte presentati in un convegno di Agrigento dal dal parco di Siracusa riguardanti alcune e di Colette di età.
Ellenistica, che stanno però nella parte più vicina alla all'ingresso di vantare laddove c'è il famoso affossato anch'esso di età greca, quindi incomincia, diciamo ah ah, ah, ah vedersi sempre di più questo abitato di età greca con anche ambienti funerari a ridosso proprio del del passato.
Nel territorio dell'entroterra, vi dicevo, era più facilmente raggiungibile.
La l'abitato nella provincia di Siracusa, per esempio, noto era sicuramente un punto di riferimento importante perché è nel territorio di noto vi erano importantissima necropoli.
Studiata da Orsi e quei materiali furono appunto rivisti da Bernabò Brea, penso a Castelluccio Finocchito, però non sono mai mancati i nuovi rinvenimenti negli anni della sua direzione della Soprintendenza e questi riferimenti si devono molto a quei collaboratori di cui si è detto di cui Bernabò Brea si è servito puntualmente lo ha fatto qui nel territorio costiero si è citato mente sana, ma anche nell'ambito mattino non e siracusano anche non sono mancati collaboratori, alcuni, anche più vicini a lui anche nell'ambito dell'ufficio, penso ad Augusto la Rosa ha Lazzarini.
Che individuarono la groppa Caprara negli anni 60, questo è un rilievo della grotta dove fu trovato del materiale dell'età del rame nella prima fase dell'età del rame, è lo stesso Bernabò Brea individua altri elementi risalente al Paleolitico da materiali raccolti nella grotta, sta penna alle porte di Rosolini, sempre in territorio di Noto.
Non cito sempre nel territorio di Noto un'altra grotta importante.
È pubblicata da Santobono russo, la grotta disbrigo Lia, che diede pure in materia di aree dell'età del rame, dove vedete, è noto, diciamo continuo ad avere rinvenimenti preistorici che si aggiungevano a quelli già abbastanza noti questo interesse.
Per noto e l'interesse anche per la parte della classica, quindi, ovviamente per le loro dia loro non tutto era stato pubblicato d'Orsi, quindi fu affidata Maria Teresa Currò il compito di pubblicare una parte, diciamo che gli scavi di orsi quindi in Europa proprio notizie scavi questo questa fa e furono ripresi anche gli scavi hanno a dei loro,
Scarica e poi continuo a seguire. Giuseppe Vozza.
In quegli anni che Bernabò Brea forse più suggestivo rinvenimento fu quello del santuario extramoenia, vedete reso le immagine quella spiaggia, ecco immaginate il Santuario di oggi non c'è più, perché ovviamente era sulla sabbia e quindi era facile oggetto di.
Vandalismo, rimaneggiamento, scavi di frode, e così via, è lo stesso diciamo, settore messo in luce già aveva dei problemi anche statici, ovviamente perché proprio sulla sabbia e quindi si decise di proporre così come era stato scavato e così come era stato rinvenuto il complesso, diciamo.
Del santuario nel museo comunale Museo archeologico comunale di Noto prima vedete un'immagine come è stato riproposto nella sua stessa posizione, diciamo in cui lo fece collocare Bernabò Brea nel museo è stato recentemente riaperto al pubblico dopo diversi anni di chiusura. Fra l'altro di questo museo, Bernabò Brea si occupò e affidò a Santobuono Russo, che era stato direttore della biblioteca e che quindi aveva conoscenza anche dei materiali,
Del vecchio Antiquarium comunale siti proprio presso la biblioteca.
Diciamo individua appunto Santobuono Russo come direttore del Museo Comunale, Museo che fu comunque riconosciuto dal Ministero dei beni culturali con apposito decreto richiesto appunto dal sorprendentemente Bernabò Brea, riconosciuto quindi il museo come museo minore, annoto antica, dopo gli scavi di Ostia, non era stato fatto più ambiente negli anni 60, lo stesso Santobono russo che era ispettore onorario tanto per la sua presenza alle antichità quando per i monumenti, e ebbe modo di effettuare degli scavi e nel settore centrale della città nel complesso dei Gesuiti. Ma lo scavo più interessante sotto il profilo dell'archeologia classica fu affidato dalla Bernabò Brea a Vincenzo alla rosa delle una serie di Catania, ancora giovane, la Rosa, che fra l'altro faceva parte dell'istituto degli studi e della valorizzazione denota antica. Oggi è di noto delle sue antichità.
Che aveva promosso un po' queste ricerche.
È noto, antica, tant'è che Bernabò Brea fu anche inserito come socio onorario del restituto. Ecco, questa collaborazione di cui parlavamo prima si estende non solo ai singoli, ma anche alle associazioni e alle istituzioni locali, che erano i migliori alleati della Soprintendenza. Ho citato l'istituto di Palazzolo Acreide e appunto è anche questo di Noto.
E qui veniamo ad Akrai, che è stato, dicevo, uno dei primi punti in cui Bernabò Brea ha potuto.
Rivedere.
Il sito, studiandolo puntualmente, lui fa riferimento a una tesi di laurea che una palazzolese svolgeva intraprendenza presso la biblioteca, si interessa ad Akrai, decide di andare ad Acri a vedere puntualmente i monumenti già messa in luce da Orsi e tutto questo avviene nei primissimi anni.
Della sua attività di sorprendentemente ancora prima che finisca la guerra, tant'è che vi dicevo.
Palazzolo era diventato un punto di riferimento per la sua presenza, anche per raccogliere i documenti d'archivio, molte cose.
Del museo erano state messe al Castello Eurialo nei sotterranei Castello euro. Lei però, ovviamente l'umidità non consentiva che potesse essere conservato l'archivio. Questo archivio fu bombardato fortunatamente recuperato. In parte, anche se alcune carte ovviamente è rimasto euro l'ACER alcune andarono anche perdute. Ovviamente è tutto fa riferimento a questo nel volume su Akrai e anche in questi articoli pubblicati dall'istituto a Firenze nel volume su Akrai. Anche qui si occupa di preistoria e quindi è un altro riparo paleolitico che è quello di San Corrado. Viene pubblicato immediate questi disegni, che sono affidati ai suoi disegnatori, c'è una tradizione e una sofferenza siracusana che risale a carta carta addirittura ancora in servizio, ma già anziano. Evidentemente si poteva arrestare in quegli anni e un po' di più viene incaricato da Bernabò Brea ad andare a Palazzolo Acreide, anzi, carta desidera farlo perché si voleva sfollare, andare fuori dalla città che era ovviamente molto pericolosa per i bombardamenti e quindi questa è un'occasione eccezionale perché carta continua rilevare monumenti di Palazzolo dove aveva già lavorato con Orsi e poi continuerà dopo carta. Anche tutto il gruppo dei disegnatori giocassero in particolare, ma anche Puzzo giocassero con Bernabò Brea effettuano anche degli scavi in alcune tombe lungo il fiume Anapo e questi dati viene dato conto nel volume. Qui vedete, in particolare.
I materiali paleolitici, ma anche qui c'è una grotta Khaddam materiali dell'età del rame e la Grotta tiene, che è una grotta che sta presso la villa di di di Palazzolo Acreide e dove addirittura Bernabò fa anche un saggio di scavo nel 44, quindi stiamo parlando sempre dei primissimi anni. Dalla sua attività era stata individuata una prima, ma.
Riesce a capire che si tratta di una grotta funeraria con questi materiali che in parte erano state sconvolte, ovviamente da dagli animali che frequentavano la Grotta nelle fasi successive alla sepoltura, e poi le tombe della Pennetta, che è il principale monumento giudice più cospicuo, diciamo monumento,
Preistorico esistente a Palazzolo, si tratta di un di più di 50 tombe,
Del tipo pseudo Toros, insomma, che che sono datate puntualmente anche dal punto di vista tipologico, inquadrate nella fase di Pantalica Nord e che ovviamente significano anche che Bernabò Brea, oltre ai materiali, aveva incominciato a guardare puntualmente anche i monumenti e quindi a poter datare queste tombe anche quando erano già scavate antiquo qui vediamo invece gli scavi che negli anni 50 potere eseguire ad Akrai.
Con la collaborazione della dottoressa Laviosa che chiamò diciamo a collaborare, lui lo dice proprio perché non poteva seguire personalmente lo scavo e quindi ebbe questa importante collaborazione, che poi portò anche a una integrazione del suo volume su Akrai, perché in appendice ad ogni capitolo non ci sono i vari aggiornamenti dovuti agli scavi della Rabiosa.
Ovviamente se eseguiti sempre sotto la supervisione di Bernabò Brea, e quindi alcuni dati di scavo servono anche a Bernabò Brea, a precisare molto alle cronologia dei monumenti, comunque l'idea che che i due si fecero e che molti di questi monumenti appartenessero all'età di Ierone.
Secondo fase importante ellenistica, fase alla quale, ma se da datano anche altri monumenti qui di di Palazzolo nelle nelle latomie, in particolare nel complesso dei templi Ferrari, qui vediamo le latomie dell'intagliata in parte dell'in tagliatella e gli scavi nella parte più alta, dove c'è il complesso.
Sacro.
Qui ci sono anche gli scavi di Maria Musumeci che si sono aggiunte, diciamo al alla parte già esplorata, è indagata da Bernabò Brea, che è quella del tempio che, vedete sullo sfondo ci sono ovviamente delle fondazioni del tempio al quale tempio Bernabò Brea dedica poi un'apposita pur pubblicazione questi gli scavi.
E i dati epigrafici che hanno raccolto, insieme alla rabbiosa, nei templi ferali che vengono confrontati anche con altri, complessi e siracusani Metheny e che si datano tutti, perlopiù, ha detto io ero Damiana i complessi degli acquedotti, altro aspetto importante che Bernabò Brea riprende addirittura rivedendo le descrizioni seicentesca del Bonanni o i lavori di Iudica.
Sono complesse e molto interessante di canali di drenaggio che abbiamo potuto studiare con nel centro spero idrogeologico di Ragusa negli anni più recenti, e abbiamo aggiunto alcuni elementi.
Che è lo stesso Bernabò Brea aveva avuto modo di individuare, purtroppo, dopo un incidente grave, questi complessi non sono state più esplorati per decenni e quindi solo di recente, quando io ero direttore del del parco che si occupava di Akrai,
E abbiamo avuto modo di riprendere questa esplorazione, ma abbiamo tenuto presente continuamente lei informazione puntuale di Luigi Bernabò Brea è quello che lui aveva compreso già con quello che vedeva,
I santoni, altro aspetto importante. Qui vi abbiamo e disegni di carta per lui preziosissimi, perché certo la fotografia per disegni, e cioè per monumenti come questi, che non si conservano molto bene dovevano lettura, va fatta puntualmente, una fotografia non basta e quindi dei disegni molto puntuale di carta per noi furono preziosissimi.
È un'edizione importante, quella dei santoni. Oggi.
I lavori che sono in corso dovranno tener presente le informazioni che derivano proprio da quel volume, perché è chiaro che da quegli anni a oggi il monumento ha subito ulteriori degradi, nonostante un'attività di conservazione cui Bernabò Brea, penso con delle dico lette e che non sono frutto di una fantasia, ma sono un'idea precisa di riproposizione perché già il bullet e poi allo stesso Bernabò Brea ebbero modo di capire da alcuni tagli che era probabile che ognuno di questi rilievi fosse coperta da un nei scorsi in legno già in antico e quindi dal proposta che lui fece allora, che era serviva anche alla conservazione. Era anche una una volontà di dare un po' un'idea, di come potevano essere questi monumenti e metà greca.
E qui vedete e questo è un aspetto fra l'altro è interessante della lettura dei Bernabò Brea, perché ha sempre guardato a ciò che non è rimasto, cioè uno degli argomenti per esempio per la preistoria più importante del Bernabeu ebrea era quello di capire che cosa c'era nei vasi che sono rimasti, che cosa portavano i mercanti delle importazioni che abbiamo in Sicilia? Ricordo tante discussioni fatte con lui su questo argomento e ed è un aspetto importante che io credo in archeologia va sempre tenuto presente molto importante perché noi purtroppo, abbiamo soltanto la punta dell'iceberg e tutto il resto che manca e quindi dobbiamo cercare di immaginarlo. Lo stesso fece per immaginare quello che era il tempio di Afrodite. Qui concludiamo.
È il tempo che lui identifica con il tempio di Afrodite, perché legge puntualmente una delle iscrizioni e più importante che viene pubblicata nel volume nella appendice curata da Pugliese Carratelli, che allora insegnava a Catania, che coinvolse nella pubblicazione di tutto il corpus epigrafico di Palazzolo Acreide molto importante questa iscrizione.
Devono far riferimento.
A tre templi l'Afrodisio con l'Artemisio nel Coreu Ion Bernabò Brea, diciamo sulla base di argomentazioni puntuali identifica questo tempio con la frode Division.
E l'ho data, nonostante ci siano solo le fondazioni, tenendo presente naturalmente tutti gli elementi sopravvissuti trovate nello scavo, scavo che viene fatto nell'ultima fase in cui sta pubblicando il volume cresce nel 56 ed è il motivo per cui invece l'articolo la monografia sull'arte e sulla Afrodisio non viene pubblicata parecchi anni dopo e qui vediamo la pianta del tempio con questa particolarità del.
Del dell'anticella che segue il pronao, quindi un pronao sono anticella, una cella. Questa è quasi un'eccezione rispetto ad alcuni templi dello stesso periodo, la datazione che propone Bernabò Brea, sulla base di elementi architettonici sopravvissuti, alcuni dei quali confrontabili con templi siracusani, ricordo che Bernabò Brea stesso mi mi fece fotografare alcuni elementi nel vecchio museo che poi pubblica nel volume.
Diciamo, nonostante non fosse il migliore dei fotografi, insomma ovviamente lui cita puntualmente anche anche me, ma ricordo che che aveva le idee piuttosto chiare su come datare questo tempio, perché aveva già chiari tutti i supporti, quindi alla sua, al suo lavoro poi sul Palazzolo esce anni dopo ma tiene conto di tante conoscenze che ha potuto approfondire Siracusa, città,
Quindi la cassetta del tempo ho trovato una persona stazione da vecchie scavi viene poi confrontata puntualmente,
Individua fra l'altro elementi di influenza ionica e in un tempio dorico quindi particolarmente interessante anche sotto questo profilo, la datazione che lui propone,
Collocandolo fra i due tempi più antichi e di di Siracusa, cioè la Apollonio, non l'Olimpia Aion e invece dall'altra parte.
L'Athenaeum, come elemento invece posteriore al tempio, è quella della seconda metà del sesto secolo, quindi lui propone questa relazione.
Inserisce fra l'altro, come elemento più antico di questo tempio, quello che lui chiama ancora late Mayon, l'antico Athen Aion ionico, perché lui era convinto che il tempio ionico non fosse l'Artemision, è una questione di cui ci siamo occupati in questi anni e di recente è ripresa anche da amara nel volume che è appena uscito. Ma al di là di questo rimane il fatto che la datazione che veniva data allora era una dilatazione dei fine sesto secolo ora ai nostri scavi e abbiamo avuto modo di vedere che è un po' il problema un po' più complesso e non sto qui ora entrare nel merito. Però è possibile che questa datazione di seconda metà del sesto secolo possa essere più fine del sesto.
E quindi essere anche meglio inquadrare, se non addirittura anche inizi quinto, ma naturalmente stiamo parlando di un tempo di cui abbiamo solo le fondazioni, insomma, quindi oggi conosciamo di più perché abbiamo il nuovo scavo.
Che ha dato comunque materiali di età ellenistica, quindi c'è una grande area sacra, con elementi completamente diversi, mi pare, insomma.
Di poter dire dai primi dati che sono stati pubblicati che si tratta di un santuario legato alle divinità ctonie P. Sicuramente sarà importante, poi, conoscere ulteriori dettagli, ma la cosa che possiamo dire è questa che è lo stesso Bernabò Brea vogliamo così in una sua pubblicazione ricorda, proprio per Palazzolo Acreide, come statuette trovate a Palazzolo e ne parla a proposito dei santoni statuette femminili possono essere attribuite a questa o quella dei veneta che spesso nei santuari di Artemide.
E si trovano elementi legati soprattutto in età ellenistica, c'è un certo sincretismo legati al culto di Demetra o viceversa, quindi anche questo suo passo mi sembra molto illuminante rispetto a un problema che rimane ancora aperto, cioè che è quello della identificazione di nei santuari di di Palazzolo, al momento diciamo noi conosciamo questo sull'Artemision, lui ha un'idea precisa.
E anche sul correi o no, ma per questo ovviamente io rimando agli atti perché non posso soffermarmi più di tanto, grazie,
Investiamo su Buzzati, con queste due relazioni abbiamo visto.
Abbiamo avuto visto che le precisazioni del puntualizzazione per quello che riguarda diversi siti dell'area iblea adesso ci spostiamo invece nell'area etnea con Gioconda Lamagna che ci parla appunto dell'attività di Luigi Bernabò Brea, nell'entroterra, escludono Luigi abnorme e ha dato erano tra ricerca, tutela e conservazione del patrimonio archeologico.
Io ho un piccolo ricordo personale di Luigi Bernabò Brea, che mi farebbe piacere condividere con voi nella prima metà degli anni 80, giovanissimo appena laureata, mentre frequentavamo la lezione dell'iter di perfezionamento alla Scuola di specializzazione, collaboravo con la Sovrintendenza di Siracusa, per il trasferimento delle collezioni archeologiche dalla originaria sede di piazza Duomo alla nuova di Villa Landolina.
E noi eravamo stati incorre incaricati di fare riscontro inventariare del materiale di età greca ricordo Monte Casale Kamarina Gela a un certo punto il collega che si occupava delle correzioni presto ri, quando via perché andò a insegnare e noi fummo incaricate io una mia collega di occuparci anche delle correzioni preistorica.
Un giorno Bernabò Brea arrivò perché lui, pur essendo in pensione, era sempre assiduo in Sovrintendenza, ci fermò ci disse di fermarci, di seguirlo noi un po' timorosi, cioè che abbiamo combinato, lo seguimmo, lui ci portò al bar, in un bar di piazza Duomo si assicurò di,
Farci portare al tavolo una granito, una un gelato, una coppa di gelato. Non ricordo ancora ed esordì dicendo adesso vi dico io come dovete fare questo riscontro inventariale in realtà fu una meravigliosa, riservate esclusiva lezione di archeologia preistorica che noi ascoltammo in religioso silenzio pendendo dalle sue labbra e che ancora oggi io ricordo con grande emozione e un pizzico di nostalgia,
Negli anni successivi solo sporadicamente ho avuto modo di incontrarlo, perché poi lui continuo sempre più.
A rifugiarsi nella sua amata Lipari, dove sarebbe si sarebbe spento nel 1999, ma ho avuto modo di trovare continuamente tracce della sua intensissima attività nel territorio di Adrano negli anni in cui, come archeologo della sovrintendenza di Catania, mi sono occupata della ricerca archeologica e della tutela di questo sito.
Un'intensa attività, quella di Bernabò Brea, che ho pensato di poter riassumere in tre grandi di grandi argomenti, la ricerca archeologica, la tutela e la conservazione del patrimonio.
E cominciamo dalla ricerca archeologica.
Tra la fine degli anni 50 e i primi anni 60 del secolo scorso vengono scoperte fortuitamente tra Adrano e Biancavilla, questa è una planimetria che ho rubato a Massimo Cultraro nel dal volume di minima tartara, alcune grotte di scorrimento lavico che, esplorate grazie all'intervento di un gruppo di giovani appassionati di archeologia locale spesso in condizioni di estrema emergenza ma sempre sotto la supervisione della Sovrintendenza di Siracusa, guidata appunto da Bernabò Brea, restituiscono grandi quantità di materiali archeologici date a databili tra le fasi finali dell'età del rame bronzo antico, la massa di materiale che si recupero.
Oggi fa parte della collezione del museo di Adrano e costituisce sicuramente il Nucleo forse più importante e rappresentativo delle sue collezioni, i nomi di queste grotte sono note Pellegriti, Pietralunga Maccarrone pare esclusivamente usata a scopo funerario.
E insieme al del cosiddetto deposito Sapienza,
Aspetti ho portato del ecco qui questi sono i materiali lotta Pellegriti alla gotta, Pietralunga, sempre tratte dal ca, dal volume anima tartara, insieme al deposito Seven seguendo altre importantissimo contesto del Bronzo Antico, pure questo scoperto fortunatamente in quegli anni ma il deposito Sapienza non ero una grotta di scorrimento lavico no, non si trovava in una grotta di scorrimento lavico, ma pare in una sorta di concavità del terreno che per le sue caratteristiche è stato poi ritenuto più probabilmente un complesso di natura, motivo forse legata legata a una vicina sorgente d'acqua.
E se la Sovrintendenza di Siracusa si affidò al gruppo dei volontari di Adrano, guidati dall'ispettore onorario, Vito piscine, anche per i saggi di scavo nel previo Garofalo, ecco qui una foto sempre dal museo di Adrano, con l'allestimento di alcuni materiali da questo villaggio Incontrada Colluto vicinissimo al deposito sapienza e,
E qui in questo in punto, nel prendere Garofalo furono trovati i resti di te, Capanna e del bronzo antico, ma invece la Sovrintendenza di Siracusa si intervenne direttamente nel 1961, dopo un primo intervento curato sempre dai volontari nello scavo del villaggio di Poggio dell'Aquila ad est di Adrano databile alla fase finale dell'età del rame e qui intervenne persone direttamente finanziando le ricerche con 500.000 lire e affidandone la conduzione a Madeleine Cavalier.
Da grande paletnologo quella egli era ed è stato più volte ribadito durante questo questa mattina Luigi Bernabò Brea rivolse subito grande attenzione ai contesti di età preistorica che abbiamo appena segnalato, e così il territorio di Adrano, seppure solo con un accenno figura nella versione italiana della Sicilia prima dei Greci del 58 in quello del 57 in inglese ancora non non c'è alcun accenno e i materiali delle grotte e del deposito Sapienza, pur nella lacunosità delle notizie raccolte diventeranno negli scritti successivi la base per la sua classificazione dell'evoluzione del Castelluccio etneo, che egli considererà qua su un aspetto culturale a parte nell'ambito del Castelluccio. Erano vero e proprio è così.
L'Appia Antica fa, la più antica di queste fasi, è rappresentata dai complessi delle grotte Pellegriti e Maccarrone segue la fase di evoluzione più piena che è quella della Grotta Pietralunga, è quella più tarda rappresentata dai contesti del deposito Sapienza e del villaggio Garofalo.
Certo, alla gestione del vastissimo territorio della Sovrintendenza poco fa la professoressa Pelagatti, appunto, accennava a sei province e poi è divenuto 5 non consentiva al grande archeologo di seguire direttamente gli scavi qui come altrove, ma egli sorvegliava costantemente all'attività del gruppo dei volontari mantenendo il più possibile alto il livello della ricerca e avvalendosi per la per le indagini ufficiali della collaborazione di giovani ma promettentissimo archeologi abbiamo avremmo poi visto del calibro di Madeleine, Cavalier, Paola Pelagatti e Santo Tiné,
Ed è a Paola Pelagatti che Luigi Bernabò Brea affido alla conduzione ad un'altra attività di ricerca condotta nel territorio di Adrano alludiamo.
Agli scavi nel centro indigeno del Mendolito, portata avanti attraverso due campagne di scavo, lo sappiamo dal 1962 e del 1963 e che sono scavi fruttuosi, Issime sappiamo appunto della porta urbica meridionale del sito che viene scoperta con c'è una.
La pianta e poi in basso vedete le 2 torri e in una foto aerea con il varco della Porta.
Portano e con la famosa iscrizione in lingua nell'etnica che è tuttora il testo più lungo conosciuto in Sicilia e appunto si scoprono la porta urbica, una successione di abitazioni di età arcaica nel settore meridionale dell'insediamento e poi le indagini Incontrada share Manganelli, la necropoli meridionale, che portano alla luce una serie di tombe di forma circolare o ovale di presupposta formato Lloyd, e recentemente è stata messa in dubbio la copertura a tholos e concorrenti.
Databili dalla seconda metà, dalla seconda metà del settimo secolo fino al quinto secolo avanti Cristo.
E Bernabò Brea seguirà con vivo interesse queste ricerche, come testimoniato dalle foto che lo ritraggono davanti all'epigrafe, ne abbiamo visto uno anche riportata dalla da Paola Pelagatti, vedete qui Bernabò Brea, in sopralluogo, subito dopo l'iscritto, la il rinvenimento dell'iscrizione con la moglie Chiara e qui davanti all'iscrizione con l'équipe di scavo.
E appunto alcune foto, diciamo ampiamente pubblicata questa, ma che mi fa piacere riproporre e adesso passiamo alla ricerca nell'abitato di Adrano lo scavo condotto ne è dimenticato di dire, appunto, che lo scavo al Mendolito costituisce l'avvio della ricerca ufficiale nel sito perché è noto dalla pubblicazione di Paola Pelagatti dei taccuini Orsi Orsi fece diversi sopralluoghi al Mendolito, ripromettendosi di scavare ma non riuscì mai e quindi con gli scout del 62, si avvia la ricerca ufficiale invece ad Adriano, lui riprende questa ricerca perché già Paolo Orsi nel 1911 aveva effettuato una breve campagna di scavo e sgombero presso la fortificazione e la Torre di San Francesco, a nord della città, riprende quegli scavi con l'apporto con in più la direzione di Santo tiene, il quale scava nel settore vicino.
Ah, il braccio orientale delle mura, trova una successione di abitazioni e addirittura un tesoretto di 107 monete di bronzo della Zecca di Siracusa, di cui 70 con Zeus Sellani, ossia quella su fulmine e 37 appartenenti alle missioni battuta Siracusa, da Pirro con Eraclea e Leonte e Athena Pro macOS. Nel 1959 viene fatto un altro scavo nei pressi sempre della fortificazione a sud di via Catania vengono trovate altre strutture archeologiche e quindi la ripresa di questi scavi introduce un'altra attività di Bernabò Brea intensamente portata avanti dal Sovrintendente. Diciamo in tutta l'area di sua competenza, è quello della tutela e che ad Adrano poi.
Ah, sulla scorta appunto di questi scavi, un impegno che appunto lui portò avanti con grande determinazione dappertutto e per fortuna, grazie a quello che fece ad Adrano, fu molto importante per questa per questa località perché ad Adria ad Adrano tra il 1962 63.
Il sovrintendente avviò una massiccia campagna di vincoli nell'area della fortificazione orientale di contrada a difesa, ecco, qua, vedete, io l'ho segnata con due frecce, questo tratto a zig zag e il braccio orientale della cinta, muraria e circa 600 metri lungo.
Come si precedette, si definì una fascia di 100 metri a destra e a sinistra della cinta muraria, e si va in un vincolo tutto a tappeto e, ai sensi della legge 1.089 del 1939, praticamente tutti i terreni all'esterno della cinta si dia per scontato che,
Fossero non interessati dalla città e quindi ci fu la tutela indiretta, tutti i terreni all'interno per una fascia di 100 metri, che era dove aveva scavato ottiene, si dà per scontato che ci fosse il resto della città e si sottopose a tutela diretta. Ora come ora questo questa operazione non sarebbe passata mai, perché,
Anche quando io lavoravo in Sovrintendenza per fare un vincolo abbisognava corredare la relazione con planimetrie che accertassero la presenza dei resti certe e non presunti, ma quei tempi, per fortuna si poteva, si poteva fare e fu veramente una salvezza per questo sito.
Dicevo, fu sicuramente uno sforzo immane per la Sovrintendenza, sono gli anni 62 e 63 e la Sovrintendenza SIS di Siracusa era impegnata su cinque o sei province, come abbiamo detto.
Né negli archivi della Sovrintendenza di Catania, subentrata alla prima nel 1987 abbiamo contato oltre 50 decreti e messi nel giro di uno o due anni e emanati dall'allora competente Ministero della pubblica istruzione. Sulla scorta della documentazione inviata da Bernabò Brea, abbiamo trovato anche alla relazione una per tutti e 50 i vincoli, e questo va detto con la firma di Berna Bomben Brasso e lui dice nel documento si precisa come rientri nei programmi dell'Amministrazione la valorizzazione delle mura, tramite l'esproprio, per renderla accessibile a tutti e per consentirne il restauro e il consolidamento. Ma perché questo programma possa realizzarsi leggiamo. Occorre impedire che questa zona venga irrimediabilmente nel frattempo compromessa da costruzione e disordinate. Si impone pertanto un complesso di notifiche che preservi questa zona di interesse archeologico.
L'operazione passò.
In blocco, così come venne portata avanti e oggi oltre sessant'anni dall'emanazione dei decreti, possiamo dire che rappresentò davvero un formidabile argine per il tramite Ds, infatti si riuscì a conservare e salvaguardare la cinta e gran parte delle zone con termini, reggendo all'impatto dell'abusivismo dilagante che negli anni a venire avrebbe investito con particolare veemenza alla città di Adrano.
A partire infatti dalla fine degli anni 70, si combattere davvero una moderna battaglia di Adrano, per citare Umberto Spigo che prima di me ha avuto la tutela del sito e lui si richiama evidentemente alla battaglia del 344 AC da Timoleonte CETA che si combatte fuori Adrano una battaglia che portò a decine e decine di fermi i lavori contenziosi con i privati, vere battaglie per la conservazione del patrimonio archeologico. E una battaglia che poi si è protratta per molti anni dalla fine degli anni 70 fino agli anni 80 avanzati.
E che però alla fine ha portato alla conservazione o di grande parte del patrimonio archeologico, ma una battaglia che sicuramente avrebbe avuto esiti peggiori se Bernabò Brea non avesse sottratto sul nascere agli inizi degli anni 80, questa grande fascia di territorio, che, essendo vicinissimi alla città dal punto di vista edilizio, era appetibilissima vedendo adesso questa è la zona una foto recente di Adrano questo che segno io e la cinta muraria il braccio orientale della cinta più o meno lui.
Vincolo, questa zona qui, ma da questa zona si è partito e si è salvato già tutto questo ancora è terreno che potrebbe potrà, ci auguriamo, darà ancora, potrà essere scavato e potrà ancora restituire molti elementi della città antica.
Infine l'ultimo tema molto cara Bernabò Brea, quello della conservazione del patrimonio archeologico che ad Adrano, trovo pieno compimento nella promozione del Museo di Adrano agli inizi degli anni 60, a spingerlo verso questa decisione, cioè quello di istituire il Museo di Adrano certamente l'intensità delle ricerche che fino a quel momento si erano svolte la grande mole di materiali recuperati, l'impossibilità di trovare e che questi materiale potessero trovare tutti posto nella Dépots, nella sovrintendenza di Siracusa e così è. Bernabò Brea a promuovere l'istituzione del piccolo museo che già esisteva in Antiquarium Statale di Adrano e il Trust Inc. In appoggiando, ovviamente sarò franco qui è una foto in cui ci sono i nostri due protagonisti.
Bernabò in un in una visita al castello Bernabò cerchiato di rosso e sarò franco cercando di azzurro sarò franco, sarebbe stato poi nominato ispettore onorario e allungo, avrebbe e collaborato con la Sovrintendenza nella gestione di questo museo.
È e sarà sempre appunto a incaricare sarò franco della collaborazione, un impegno che poi sarò franco porterà avanti tutta la vita, tanto che, come è noto, il Museo di Adrano oggi intitolata appunto sarò franco com'era questo museo negli anni 50 prima che l'Amministrazione statale lo pigli incarico per adibirlo a Castello a museo di Adrano, il castello era intanto privo del dei soffitti dei delle coperture, dei piani superiori, probabilmente per il terremoto del 1.693 e se io ho trovato delle indicazioni e nel sito,
Della in un sito internet probabilmente Adrano ebbe, quando ci fu il terremoto del 1.693, subire delle scosse del settimo ottavo grado della scala Mercalli, quindi compatibili con un crollo dei soffitti. Proprio per questo motivo e già amico alla fine del 700 non parla di terremoto, ma dice che i saloni bei saloni del Castello non sono più degne di essere abitate, quindi probabilmente crollarono per questo terremoto. Vedete, questo sono due foto anni, 50, cioè quando la Sovrintendenza entra vedete se uno si metteva al primo piano del castello e alza al secondo piano alzava gli occhi al cielo, vedeva il era a cielo aperto, vedete qui.
Queste due finestre, che sono sul vuoto, mentre era habitat, era utilizzato il primo piano del castello che era il carcere e il piano terra che Bernabò Brea in una planimetria che allega una relazione che trova dice adibito a magazzino.
Anche comunale, canile comunale e addirittura questo Salone era adibita pozzo nero, quindi da una relazione a firma appunto di Bernabò BEA trovata sempre nei negli archivi della Sovrintendenza di Catania, sì a questo quadro desolante della situazione in cui il Castello versava addirittura ci sono dei giornali che dicono che nel primo piano razzolavano le galline forse dei custodi che delle guardie carcerarie e.
E quindi ero tutto adibita a pozzo nero, come dicevo pozzo nero.
In una situazione di grandissimo degrado. Dopo gli interventi di restauro eseguiti dalla Sovrintendenza ai monumenti di Catania e che Bernabò Breno, ne siederà a definire di riconquista prima che dire di restauro l'ancora piccolo museo si trasferirà al castello in una prima fase occuperà solo i piani inferiori, ma negli anni successivi, grazie ai lavori di restauro che via via verranno fatti, poi verranno anche dalla Sovrintendenza di Siracusa, fornite le vetrine e disegnata, per esempio, da Minissi, le prime vetrine, ci sarà l'esposizione, aumenterà, aumenteranno anche lo spazio per il deposito dei materiali e troveranno migliore collocazione levasse raccolte proveniente dalle ricerche archeologiche che non si facevano solo ad Adrano, ma in tutto il comprensorio. Perché ricordiamo che Catania non aveva un museo, aveva solo un piccolo ufficio scavi e quindi in pratica il sito di Adrano diventerà il punto di riferimento per la collocazione anche dei materiali archeologici, della Sovrintendenza di Siracusa, per tutta la zona pedemontana dell'Etna, e non solo, e quindi un altro obiettivo era stato raggiunto da Bernabò Brea e se oggi noi abbiamo il Museo regionale, ho portato una diapositiva con il nuovo allestimento, questo finanziato grazie ai fondi europei e di nuovo more veneto, della lungimiranza di questo grande archeologo che riusciva, appunto, sempre a riesce sempre a stupirci anche adesso, grazie.
Va bene, ringrazio Gioconda Lamagna, penso che non ci sono previsti interventi, quindi possiamo anche chiudere la seduta.
Possiamo sì bene, allora buon pomeriggio, riprendiamo i lavori di questa intensa giornata, cominciata veramente nel nel segno di di garanti novità nell'omaggio che tutti noi siamo tributando al a Luigi Bernabò Brea e cogliendo anche un suggerimento, un invito gentile del professor gravi, il quale ha detto che dopo una certa ora non parla e sento l'ultimo nel tra le comunicazioni e quindi invito chi ora chiamerò e a seguire in questo questa sessione pomeridiana rispettare i tempi, ecco AN e a non far ulteriormente irritare il professor Gras, allora il, la prima comunicazione di questo pomeriggio e a doppia voce la le professoresse Elvia e già da giudice, qui vedo Giada che parla a nome di entrambe.
E le quali presentano una comunicazione dal titolo un cratere a calice frammentario da Leontinoi conservato al Museo Paolo Orsi di Siracusa e il ruolo della colonia calcidese nei commerci attici in Occidente nella seconda metà del quinto secolo avanti Cristo. Prego, ha accennato a te la parola grazie buonasera, intanto volevo ringraziare il dottor Renna per il gentile invito a partecipare a queste Congresso alla società Italia Nostra e anche il Sindaco Giuseppe Carta, di cui siamo ospiti grazie a tutti per questa bellissima iniziativa, anche per ultime eh no, non dulcis in fundo anche le colleghe, devo dire del museo di Siracusa, che mi hanno aiutato a reperire in tempi molto brevi film nelle foto che mi erano necessarie.
In occasione delle giornate di studio dedicate a Luigi Bernabò Brea nella sua, che nella sua brillante carriera fu anche sovrintendente alle antichità della Sicilia orientale, a Siracusa, fino al suo appena f perfezionamento nel 1972, vorremmo focalizzare la nostra attenzione sulle importazioni di ceramica. Attica Lentini nel terzo quarto del quinto secolo avanti Cristo, la recente pubblicazione di un bellissimo cratere, a calice frammentario conservato nei magazzini del Museo Paolo Orsi di Siracusa, e di cui la dottoressa Giuseppa Giuseppina Monterosso ha dato per prima notizia riportando quanto ho notato da Paolo Orsi nei registri museali del 1.893 e lo spoglio di quanto ancora non attribuito ma edito da Arias nel corpus vasorum antiquorum Siracusa ci spinge a riconsiderare il quadro dell'import attico nella colonia calcidese tra il 450 e il 430 avanti Cristo.
I vasi noti al business è registrato in nei suoi elenchi. Sono pochi, ma non privi di interesse. Tra di essi dominano i crateri nelle varianti a calice a campana e a colonnette tra i crateri a calice. Ne ricordiamo uno frammentario con la raffigurazione di un oplita purtroppo ancora inedito, è attribuito al gruppo indistinto del ceramografo Polignoto ed un altro ancora con scena di Amazon Nokia, questo del pittore di Éupolis, un tardo follower del più talentuoso pittore di Villa Giulia, mentre le varianti a campane a colonnette sono documentate da esemplari, dipinti da due tardo manieristi dei pittori di Nausica, che è quello che vediamo al centro che raffigura Polinice, che da una verifica e la collana di Armonia alla presenza del figlioletto tra le braccia di un lancella ed ancora il pittore di Efesto. Questo a destra, cui lo studioso oxoniense riferisce un cratere a campana con Oreste a Delfi, in seguito dalle Erinni, è protetto da Apollo ai crateri si aggiunge uno stamnos con scena dionisiaca, attribuito al pittore di Visco, è anch'esso attivo all'interno del vasto ergaster Polignoto.
Rispetto a quanto noto allo studioso oxoniense di più recente acquisizione sono un magnifico schifoso di dimensioni straordinarie sul quale era è legata, introno da Efesto attribuito da Giovanni Rizzo, al pittore della phiale, una peli che frammentaria, sulla quale protagonista e Zeus, vicina alla produzione del pittore Dio artigiano appartenente alla corien alla corrente manierista e ancora una Lector dalla necropoli di pozzanghera attribuibile a nostro avviso al gruppo di Londra e 614 ed una del tipo seconde Rishear al gruppo di Palermo 16 ancora senza attribuzione.
Certa, rimangono due crateri, uno a calice frammentario sul quale superstite una figura femminile volta destra ed un secondo a campana con scena di simposio in A e di conversazioni in B, che riteniamo di poter attribuire a due ergastoli, a minori estranei, alla tradizione di Polignoto e del suo basso workshop non ancora documentate Leontinoi ma la cui produzione era già attestata in Sicilia a Kamarina a Gela a vassallaggi a Monte Saraceno e poi anche a Lipari.
Volgiamo.
La nostra attenzione per primo al cratere a calice.
Purtroppo frammentario sul quale è una figura femminile che investe un lungo peplo orlato da una banda nera a il capo, coronato da una tenia arrabbiata e regge con la mano sinistra, abbassata lungo il fianco un vaso per mescere 1 come è nella sinistra e nella destra protesa una fiale strumento principe della libagione che quasi certamente porgeva ad un'utilità in partenza per la guerra di cui vediamo almeno soltanto parzialmente meglio. Nella foto a destra il grande oplon, poggiato in terra, un fregio di palmette rovesciata incornicia superiormente la scena mentre un meandro intervallato da Croce di Sant'Andrea la delimita inferiormente. Si tratta di una scena piuttosto comune standard. Potremmo dire che in genere vede tre personaggi protagonisti.
Al centro e il guerriero, già armato o in atto, di indossare la panoplia con il busto frontale e lo sguardo volto a sinistra o a destra in direzione della sposa o della madre che compie la libagione Proti propiziatoria, gli un ritorno vittorioso dalla guerra, mentre dall'altro lato è l'arconte basileus rappresentare la polis intera o il padre dell'oplita Colunga asta,
Numerosi sono gli ex Club, la dello schema adottato, che potremmo citare e che sono stati ben analizzati da Susan Matheson, in un interessantissimo articolo di recente pubblicazione, dove peraltro si distinguono le scene di partenza da quelle di ritorno del guerriero e si analizzano i diversi schemi e le varianti iconografiche adottate da ceramografi nella seconda metà del quinto secolo avanti Cristo in particolare all'interno dell'officina di Polignoto.
Solo per fare qualche esempio, le, nelle diverse varianti figurative possiamo velocissime velocemente, menzionare due ne Canfore.
La sì, la prima a sinistra è la prima a destra e uno stamnos dei pittori di Ettore di Pelio e dello stesso Polignoto esplicative di alcuni degli schemi illustrati in un caso vediamo in quella a destra.
È la stessa amiche a compiere la libagione, quella al centro, invece una più dighe del pittore della 100 macchia del Louvre, che non fa parte del gruppo di Polignoto ma è comunque molto vicino.
Dal punto di vista stilistico, il cratere in esame che vorremmo adattare, datare con esattezza tra il quarant'tra, il 450 è il 440 avanti Cristo sembra potersi collocare all'interno dell'ergaster UME del pittori di Barclay, un ceramografo attico attivo proprio intorno alla metà del quinto secolo che prende il nome da una belliche un tempo a Barclay e ora conservata ad Oxford.
Che è da ricondurre alla maniera classicista del pittore di Villa Giulia, probabilmente suo maestro da cui trae il gusto per un esasperato purismo lineare, è un pittore che dipinge grandi vasi e sembra prediligere rappresentazioni di tono eroico è detenuta compostezza, gruppi di divinità e soprattutto partenze di guerrieri. In queste ultime si avvicina agli schemi e alle intimazione grandiosa del pittore di Ettore che abbiamo visto nella slide precedente, evitando peraltro la nota sentimentale a cui fanno ricorso costantemente sia quest'ultimo ceramografo che tutti gli altri artisti del gruppo di Polignoto. In effetti, se torniamo a quella precedente, scusate.
Ecco sennò.
Guardiamo la nel Canfora del pittore di Ettore, noi riconosciamo pigliamo piangente, quindi c'è sempre questa nota di pathos che appunto era tipica del gruppo di Palai ignoto, ma che invece è estranea al pittore di barche che deriva la sua arte da un'altra bottega preclassica quella del pittore di Villa Giulia.
Al pittore vascolare sono stati attribuiti dal business pochi vasi, ne conosciamo poco più di 20, con una gamma di tipologie vascolari che spaziano dal cratere a campana allegria, alla né Canfora e alla peli che finora, peraltro, nessun vaso a lui riferibile con certezza era stato rinvenuto in Sicilia mentre una parte della sua produzione è documentata a Locri nella Campania, nell'Hanka, a Nola, e poi l'Etruria tirrenica a voci Cerveteri e Tarquinia ad un artigiano che opera però ad imitazione del pittore di Barclay, sono ascrivibili due crateri a campana, provenienti dalla necropoli di Passo Marinaro, Camerina e conservati al Museo di Ragusa.
Sono numerosi gli elementi dello stile e dell'iconografia che richiamano la sua mano, cioè quella del pittore di Barclay, a partire dal rendimento dei dettagli anatomici del volto della fanciulla, che delicatamente reclina il capo e svolge in giù lo sguardo in un atteggiamento di velata malinconia stilemi che trovano interessanti comparando nelle donne dipinte su un kalathos tipologia vascolare piuttosto rara che pure però gli è stata attribuita questo Calasso adesso conservato a Newcastle ed attribuito al pittore di barche da dosi Williams conservatore del British Museum di Londra e ancora è questa la figura a cui mi riferisco sul kalathos.
Questa donna, lo sguardo pressoché identico e nella figura di Atlanta acqua sotto su un cratere a campana Basilea all'Antikensammlung sostanzialmente identici sono il rendimento del sopracciglio arcuato, che si allunga fino ai contorni del volto dell'occhio, una forte accentuazione della palpebra superiore e della risma ciliare, nonché il disegno della riccia basetta e della capigliatura a calotta circoscritta da una linea risparmio sulla scatola cranica.
Anche il rendimento del peplo.
Della donna orlato da una banda nera funzionale a sottolineare la il settore multiple della veste a un comparando mi interessante, nella figura femminile, che assiste la partenza di un oplita sull'anfora di Parigi, Musée du Louvre, G 429 su uno stamnos conservato, in Florida a Tampa e nella peli che del British Museum e 380 sulla quale mobilità si arma aiutato da una figura femminile in particolare mi sembra che in questo vaso, appunto, che è quello del Louvre,
Vediamo sostanzialmente come il disegno delle pieghe, se li confrontiamo, sia assolutamente identico è come il rendimento dei piedi, quello notturno inferiore della veste, sia invece identica a questa Pedica.
Per la ricostruzione della scena, poi ancora interessante, e anche il confronto con l'anno e Canfora del Fitzwilliam Museum di Cambridge, numero d'inventario OGR 11 1917 attribuita alla maniera del pittore di Barclay, esattamente al pittore del simposio del Louvre, molto vicino al pittore di Barclay dove un oplita con il busto frontale e il capovolta a destra poggia in terra leggendolo con una mano come probabilmente sul frammento di cratere in esame un grande oplon circolare,
A differenza del vaso in esame ad osservarlo al momento del congedo, è unanime che, propiziatorie ed allusiva di un ritorno vittorioso, vi chiederete come facciamo a sapere che dall'anno da noi si vede in ogni caso, anche se non si fosse conservato solo il volto saremmo certi che non è un amiche perché ha la penna arrabbiata che la che in genere non porta.
L'attribuzione al pittore di Barclay trova peraltro ulteriore conferma, questo va bene, è sempre un dettaglio della decorazione secondaria su un altro vaso del Pittore di barche.
L'attribuzione del pittore di bar, che trova peraltro ulteriore conferma dall'analisi della produzione vascolare dei suoi maestri, cioè dei pittori di Villa Giulia,
E di Chicago.
Nella cut opera pittorica ritroviamo diversi elementi che saranno poi ripresi e rielaborati, seppure con minore perizia dal pittore di Barclay. Elementi significanti sono il disegno di e questo è identico al nostro, ad esempio sono il disegno del Fregio di palmette oblique nel cui quo, nel cui cuore spinto un punto al risparmio, la capigliatura della figura femminile.
Ondulata sullo chignon e sulla basetta, la stessa tenia radiata che costituisce quasi un motivo firma del pittore di Villa Giulia, quindi già è un motivo che ritroviamo nel maestro dei pittori di Barclays.
È da ultime anche lei increspature, bordate di nero del peplo e soprattutto e questo è un elemento molto importante lo scudo poggiato in terra, elementi tutti che ritroviamo molto simili sullo stanmus di destra.
BZ 0 79 e su quello di Ca' copia 1.081 perché dicevano che lo scudo è molto importante, perché nella dunque le 2 officine più importanti dell'epoca preclassica, insomma dell'heavy Classic sono quella di Villa Giulia è quella degli obblighi da cui poi deriverà appunto Polignoto e tutta la sua scuola Polignoto, la sua scuola e prima ancora il pittore dei Niobidi non usano mai questo schema del dello scudo poggiato in terra obliquo, è sempre l'oplita ad abbracciarlo, quindi questo già ci permette di escludere questo elemento. L'attribuzione a un allievo del pittore di né obblighi e quindi a tutta la scuola di Polignoto,
Ad umilia artistico diverso e aggiornare Castelbuono più prolifico ci porta invece il secondo a cratere a campana in esame, anche questa è un'Assemblea, le frammentario con anse ad aletta, il termine inglese con cui di solito viene definito e sono due Largs che in effetti vuol dire proprio lette una tipologia meno comune rispetto a quello con ansia bastoncello orizzontali sul lato A.
È raffigurata una scena di Symposium, al centro giacciono due simposio Asti coronati con le gambe e le spalle avvolti da Lee Myung, uno dei quali è imberbe semisdraiato sulla stessa attive dinnanzi, al quale è un passo tavolino, il giovane a sinistra volge lo sguardo ed un gesto di saluto ad un Pais con Dio aulos e a un efebo con bastone nodoso sulla spalla che giungono per partecipare al banchetto.
Il Barbato a destra invece, si appoggia su dei cuscini, con il braccio sinistro e regge nella mano destra protesa, una coppa che sembra voler tendere a questo giovane che chiude la scena a sinistra, a destra, che sembra voler tendere ad un giovane visto da tergo semisdraiato su una seconda chine anch'egli con chi Helix in mano la Kicks la vediamo poco ma è qua è qua almeno la mano sollevate si vede un pezzetto della KX,
Sul lato B.
Protagonisti sono una figura regale Barbata avvolta nel limaçon contenga tra i capelli e lungo scettro nella mano destra non solo lo scettro, ci consente di dire che una figura regale, ma è proprio la presenza della teria sul capo che intravediamo qua.
A qualificarlo come un re?
Stante al ciò è dovuto stavo dicendo a volta nell'immagine un contegno tra i capelli e lungo scettro nella mano destra, stante al centro, con lo sguardo rivolto a sinistra in direzione di una giovane donna che, muovendo da sinistra gli va incontro protendendo un braccio in un gesto colloquiale alle spalle del Barbato qua similmente un'altra donna con i capelli raccolti in uno chignon che vestita del Tutone e degli Mathews, sembra anch'egli venirgli incontro,
Proprio un'attenta analisi del lato B sembra indirizzarci verso un workshop quello del pittore della phiale, allievo del più celebre pittore di Achille e figura di spicco tra i pittori vascolari, attivi negli anni compresi tra il 445 e il 430 ac.
Che, come abbiamo anticipato, ha dipinto anche lo splendido schifoso di dimensioni straordinarie, rinvenuto proprio a Lentini del Santuario dei Dioscuri.
La vicinanza al collega Stadion del pittore della phiale, è attestata dallo stile figurativo del lato B del cratere, dove tanto la figura regale quanto le donne in movimento li chiamano fortemente nel disegno delle capigliature, nei contorni dei volti e soprattutto nel rendimento degli mafia e nelle pieghe convergenti dei toni la mano del celebre pittore vascolare, cioè del pittore della phiale, particolarmente interessanti nel determinare la mano del cena ceramografo sono i motivi firmi mi firma quale.
Potete questo zigzag che c'è su questa figura di ammontato che è lo stesso zig-zag da noi si vede poco perché in vernice diluita che ritroviamo nella nostra figura regale, sono i motivi firma qual è la linea zig-zag nelle risvolto superiore dell'limati on e anche la linea obliqua c'è questa.
Questa questa che taglia le pieghe verticali degli Matheron, del Barbato e di piccoli triangoli invertiti, diluita anche qua, lo vediamo poco perché in vernice diluite in questo caso che caratterizza l'orlatura inferiore degli mafia di tutti i personaggi e che ritroviamo, ad esempio, la ATB della pellicce di Monaco di Baviera 23 e 50 e sulle né Canfora viverli 1.000 no,
19 e 57 Besnier nel Massachusetts, un campus nel Massachusetts e poi ancora su lapidi che di dell'inquilino, in grado di 617 tutti attribuiti al pittore della fiale.
Ma il pittore della phiale, ora vediamo.
No, in realtà, no, alcune semplificazioni stilistiche rispetto alla grande maestria del pittore della phiale ci spingono ad attribuire il cratere a due artigiani che Bisley definisce Braves i pittori di Clio e di Kassel,
Che certamente si formarono nel suo erga stereo o no di questo, cioè a parte l'aveva già detto Billy maggio noti.
Ha scritto un libro in cui dice, appunto che furono sui due allievi, ma è vero?
Allora i titoli di chi è a casa e che certamente si formarono nel suo castello, ma che, come precisa lo studioso oxoniense Bordo, ma sono tuttavia privi del suo Sharma, quindi non hanno la stessa classe, ceramografi attici operanti nel terzo venticinquennio del quinto secolo avanti Cristo dipinsero grandi vasi anfore nolana in un linguaggio formale contenuto è statico che contrasta cala con la passionalità del gruppo Foligno te,
Il nome di chi o è tratto dal cratere a campana che stiamo vedendo di Berlino, 24 0 1, configurazioni di Apollo e MOSE che forse il suo capolavoro per la quiete raccolta, dignità delle figure, lo stesso accento fermo e distaccato per, ma anche le sue opere minori anfore nolana e più frettolosamente dipinte in cui accanto alle solenne figure criminose e ninfe appaiono amazzone a cavallo in schemi diffusi in questo momento artistico.
Il pittore di casse che ovviamente prende il nome dalla città tedesca in cui è conservato il vaso eponimo, e un suo stretto collaboratore, al punto che i due pittori vascolari risultano spesso indistinguibili, salvo che per minimi dettagli iconografici e stilistici molto poco significativi.
Si tratta di due ceramografi ampiamente documentati in Sicilia e in questo caso tanto nei siti costieri, ad esempio a Kamarina, quanto nei siti indigeni posti al centro dell'isola, e due esemplari molto belli, sono stati rinvenuti anche a Lipari e dediti nel volume 11 di mele Kunis Lipara ed è proprio in un cratere a campana con ansia da Letta conservata al Museo Yahoo di Bruxelles inventario aventi 80 e nei vasi rinvenuti a Lipari e a pasta alloggi che riconosciamo i comparando più pertinenti per la scena del simposio in A e ancora,
Vedete il vaso in alto con Leanza dialetto è quello appunto di Bruxelles dei musei Royal, questo in basso invece un cratere a campana più tradizionale, sempre però questo del pittore di Kassel entrambi sono il pittore Cassel viene da vassallaggio, è quello dei vassallaggi.
Quindi diciamo i comprenda per lasciare il tempo pieno e per la conversazione, per la scena di conversazione, invii, ecco, questo è il vaso, questi sono i vasi da Lipari, in questo caso ritroviamo sempre vedete, la linea obliqua che eredita dal maestro.
Il pittore di della fiale e, sempre nel lato, B la tendenza a mettere al centro una figura maschile, in questo caso un satiro e ai lati, due figure femminili, sempre con le mani protese.
Eccoci qua, questo è l'esemplare di Kamarina, che ho attribuito al pittore di.
Al pittore di che io ringrazio il professore Di Stefano, che mi ha dato sempre ampio accesso a tutti i musei del, a tutti i vasi del Museo di Ragusa, anzi, quindi diciamo che ritroviamo pressoché identici. Scusate, eccoci qua e nella per la scena di conversazione, in B dove ritroviamo pressoché identici i dettagli grafici già menzionati nel rendimento delle vesti e degli mafia e nel rendimento posturale di tutti i personaggi e nella sintassi grafica che vuole al centro una figura maschile e ai lati due femminili con le braccia sollevate in un gesto interlocutori.
Nel complesso, nel complesso, quindi, torniamo a questa immagine che è più bello, il quadro delle importazioni attiche che ne emerge è piuttosto composito, esso documenta la presenza di vasi di un certo rilievo perlopiù crateri, oltre a qualche piccola lekythos proveniente dalla necropoli.
È in mancanza di tempo, vi mandiamo alla pubblicazione degli atti di questo importante convegno, le valutazioni in merito alla destinazione d'uso di questi vasi nella colonia calcidese e alle rotte commerciali che avevano consentito lo smercio di questo prezioso patrimonio vascolare, grazie per l'attenzione.
Schierarci grazie.
Per questa raffinata lettura di di due pezzi veramente straordinari e soprattutto per aver posto ai problemi sul sulla distribuzione e sulle modalità di accesso e circolazione di questi prodotti, atti CIN in centri quale Leontinoi e penso che questa comunicazione avrebbe fatto un immenso piacere al professore Bernabò Brea, del quale voglio ricordare un lavoro giovanile ancor prima di diventare il noto studioso di preistoria, quale poi noi abbiamo avuto modo di apprezzarlo. Aveva pubblicato alla fine degli anni 30 il Corpus vasorum del Museo di Pegli, e quindi si era lui stesso e cimentato con con.
La stessa tradizione che abbiamo appena ascoltato di attribuzioni ismo e classificazione dei di prodotti attici bene, allora adesso passo la parola al secondo relatore del pomeriggio che il professor Massimo Frasca.
Assessore all'Università di Catania e già direttore della Scuola di specializzazione della stessa università, il quale ci parlerà dell'archeologia a Lentini e Luigi Bernabò Brea, grazie, prego allora innanzitutto o gli.
Ringraziare anch'io gli organizzatori del convegno Giuseppe in particolare. Per questo invito e invito in cui sono molto grato, anche perché mi dà l'occasione di ricordare appunto Luigi Bernabò Brea, che è una figura che ha svolto un ruolo importante, non dico determinando, ma certamente molto importante per la mia scelta di intraprendere il mestiere dell'archeologo,
Io diciamo, ho conosciuto la prima volta Bernabò Brea, attraverso il libro più volte citato la Sicilia, prima dei Greci che, dopo l'imprescindibile civiltà sepolte di CEDAM, era fu il primo libro di archeologia che ho letto e ho letto e riletto anche perché appongono facilita diciamo di di di leggere, memorizzarlo unico per suo stile così così come di immediato così così semplice anche nella scrittura e che mi ha fatto capire quel quel libro che anche in archeologia anche per anche la Sicilia.
Anche per la Sicilia, che poteva essere, come dire, un'archeologia, non soltanto dall'archeologia della dell'Oriente del tutto in camera della grande civiltà, ma anche si poteva fare archeologia anche in Sicilia.
E ricordo appunto che mi sono appassionato, tanto a quel libro che mio padre.
Fissò un appuntamento in Soprintendenza sopraintendente, ben scettico di questo di questo appuntamento, ma in realtà lui ci ha ricevuti, mi ha ricevuto, fu un incontro a breve, però ancora non lo ricordo lì nella sua redazione de del del museo.
A Piazza Duomo vincola. Giò a proseguire in questi questi studi, naturalmente e poi, come ha ricordato ha ricordato questa mattina Massimo Cultraro, poi i incontri con Bernabò Brea sono state molto più assidui qualche anno dopo, quando appunto studenti universitari, io, Dario Palermo, Enrico Bocelli, Fausto Messina, e Pietro Nobile,
Avevamo costituito questa società archeologica, ci ritrovavamo periodicamente a Siracusa a esporre al Sovrintendente quelli che erano i risultati delle nostre ricognizione ad Adrano, come come ricordava lui, ma anche in altri posti, soprattutto Ramacca e lui ci riceveva, eccetera eccetera puntualmente e ci riceveva stamattina abbiamo sentito dalla sua stessa Pelagatti come lui riservava appunto lo loda di pausa per fare delle vivi le visite agli scavi a noi ci riceveva la domenica mattina.
E a questi incontri assisteva sempre dalla loro stessa Pelagatti. Non so fino a che punto era contenta, diciamo di passare le domeniche insieme a noi in questo modo e questo per dire della grande disponibilità che lui aveva, ma è stato ricordato più volte, è inutile che ci ritorno anch'io della disponibilità che aveva verso gli altri e verso i giovani, soprattutto, e come lui investisse nelle potenzialità nostre. Erano tutti studenti alle prime armi, addirittura ci affidò la conduzione di uno scavo di preistoria, villaggio preistorico, Torricella.
15 ci affliggono questo scalo. Non lo so, noi abbiamo, penso, abbiamo, ci siamo sempre chiesti con Dario Palermo se appunto, se incoscienza la sua signora com'è che avevamo fatto affidata però in realtà a ripensarci innanzitutto ci aveva messo nelle mani di un assistente di scavo molto bravo, geometra Tranchina e però lui veniva cioè veniva a trovarci, faceva delle liste di solito accompagnato da Giuseppe VOFS e queste.
Le sue visite diventavano poi veramente dell'elezione dei metodologia sul campo. Stamattina ricordava Gioconda quella quell'episodio. Ecco queste cose estemporanee, improvvisate, no delle elezioni di metodologia di scavo e a volte, poiché ci invitava a guardare oltre a quello che stavamo facendo, cioè guardare, citò e attorno intorno, cioè di Hans, di inserire con il nostro lavoro in uno scenario più ampio e di come dire non fermarsi a quello che stavamo e quindi diciamo anche dalla relazione di metodologie, anche detto poco del FIO archeologico. Stamattina abbiamo sentito anche appunto del questo programma di indagini nelle città greche nelle colonie greche, che lui aveva avviato subito dopo la Seconda guerra mondiale e in cui erano coinvolte gli stessi funzionari della Sovrintendenza. Ma anche emissioni, invasioni straniere sfrutta la missione francese per Megara, gli americani a Morgantina, per Leontini, fu coinvolto l'Università di Catania.
E però bisogna ricordare che a Lentini c'era una situazione del tutto particolare, c'è un clima del tutto particolare.
Da sé da datata tempo, diciamo della Regione ancora prima, Madella Musumeci, ne ha ne ha l'ha scritto l'ha ricordato in una in una guida come c'era, questa istanza di fare scavi archeologici, ma soprattutto di realizzare un museo archeologico già negli anni 20, nel nel 26, l'ispettore onorario Santapaola aveva.
Scritto al sovrintendente Paolo Orsi perché appunto si cercava di fermare sul posto di questi base che abbiamo visto qualche esempio qui dal nella redazione che mi ha preceduto di questi vasi che si trovavano nelle campagne di Lentini, soprattutto nell'800, e che poi andavano dispersi nel mercato antiquario, nel caso migliore venivano poi acquistati dal dal museo di Siracusa.
Io questa istanza forte di realizzare un museo, poi i tempi non erano maturi evidentemente e Paolo sì, come dire, nego questo questa di di appoggiare questa questa istanza? Però, dopo la seconda guerra mondiale, la situazione cambia notevolmente a Lentini cambia il tema culturale e ad opera di giovani professionisti e uso le parole leggo le parole di uno di questi giovani professionisti che Giuseppe la piena che usato un, anche un giornalista di un certo di un certo, diciamo valore a Lentini e soprattutto è una un cronista attento di quello che succedeva in quel in quel periodo e dice scrive la Pietra, questi giovani professionisti da poco reduci dalla prigionia o dei campi di una guerra orgogliosamente affrontata e tanto più vergognosamente perduta giovani che, alla fine smarriti e impotenti, avevano visto crollare come un castello di carta tutti i loro sogni di gloria. Ecco, questi giovani hanno reagito in una maniera del tutto particolare a questo malessere e hanno reagito dando luogo a una associazione, un centro culturale. Il centro studi notato Jacopo né.
Richiamandosi appunto a Jacopo da Lentini.
E in cui boh passavano un po' tempo, discutendo discutendo in maniera sia al alla maniera di Gorge, richiamando s'accorge di argomenti vari, scuotevano sul significato delle parole e altri, ma soprattutto idearono e e poi realizzavano anche progetti culturali utili a alla alla città anche realizzazioni concrete nella città, come per esempio l'istituzione di una biblioteca di un teatro filodrammatico, l'istituzione del liceo a Lentini, anche una squadra di calcio, cioè siamo tutti attività verso la città, alla cittadinanza, però l'iniziativa principale quella che in un certo senso quasi li ossessionava era e in particolare fra questi,
L'avvocato Alfio, Sgalambro, che di tutte quelle attività e a favorire l'anima indiscussa era quello di suscitare una grave, una maggiore attenzione di quella che appunto, secondo loro ritenevano non c'era verso il patrimonio archeologico. Quindi verso la realizzazione di campagne di scavo, finalmente avviare campagne di scavo e finalmente alla costruzione di un di un museo.
Negli anni 80 e 87 ci sono un convegno dedicato appunto alla memoria di Sgalambro, in quella occasione Giuseppe Vozza ricordava che facevano dei viaggi, appunto, di questi viaggi continui che facevano a Siracusa.
Per perorare la causa dell'archeologia lentinese, tre di questi con dei componenti, diciamo vuol dire più attivi del del centro, Carlo Ciccio, Alfio, Sgalambro dal punto e Carlo Lo Presti e che andavano appunto a trovare il sovrintendente debbano va bene e ricordo Monza l'esclamazione debba Nobel, ecco avevano Alfio Filadelfo il cerino i santi protettori di Lentini.
Questi luoghi andavano in Europa quasi assillante, ammenda per cercare perché andavano così, perché volevano vincere quello questo scetticismo che loro percepivano in Bernabò Brea.
A detta dell'avvocato Sgalambro, poi ripetuto anche da altri soci,
Alcuni ancora oggi più che un allora a pioggia, sono anche abbastanza arrabbiate di questo perché ritenevano che Bernabò Brea non vedesse. Ebbene, la un'attività da lui pare che, insomma, vi ricordavo questa espressione debbano va beh, che diceva che le ONG Lentini archeologicamente la sterile e questo diciamo un po' disponeva di Sguerri cercando di convincerlo perché loro devono testimone di continui rinvenimenti in realtà,
A Lentini, 20 occasionali che poi andavano andavano perduti.
Ora lo lo scetticismo nobile credo, che ha giustificato tutto, in un certo senso, perché derivava proprio dalla constatazione de della situazione particolari Rontini anzitutto della presenza degli agrumeti, questa questa coltivazione così intensiva che c'è che c'erano soprattutto nella Valle San Mauro ancora non sia ben definito che quell'avallo sommava con il centro diciamo della della città ancora diciamo, la localizzazione non può oscillava,
Però c'erano questi fitti e come gli argomenti che naturalmente non davano sia per i costi anche per le difficoltà di intervenire negli argomenti, ma perché, appunto si pensava che non ci fosse manto archeologico.
Idoneo per fare degli scavi e poi anche credo, ma questa è una mia supposizione per la conformazione stessa della città, con queste colline che dei fianchi Co Co così lipidi che con due elementi che sono di Meghann immediato iblea qualsiasi altra colonia greca, Naxos Kamarina, ci sono ampi spazi per potere, come dire, indagare sottocapitolo urbanistico della città lì non so la situazione, ciò talmente complicata ma comunque Bonomo BEA, non era un uomo che rigido insomma quindi superato questo questo scetticismo dietro l'avvio anche anche a Lentini.
Consentiremo d'avvio dei di di degli scavi e furono, come ho detto, affidati all'Università di Catania, professor coinvolto il professor Libertini, il quale mondo, come tutti sappiamo, affidò la conduzione degli scavi al professore Rizza, allora ero ancora giovane assistente e nel 1950 comincia la prima campagna di scavi a Leontini con esiti molto fortunati sin da sin dal punto dal primo anno, con le indagini nella nella necropoli. Già in parte si conosceva per le indagini di Grifo, ma comunque lo scavo esteso mise in luce.
Diverse centinaia di tombe e soprattutto con il rinvenimento della porta alla porta sud del delle mura, sul su entrambi i colli e del villaggio della metà piccolo. Qualche qualche anno dopo tutto questo suscitò grande entusiasmo,
Grande interesse, diciamo, nella localmente e soprattutto, appunto, i componenti del centro. Ho notato Jacopo riuscivano a coinvolgere anche autorità regionale. Qui c'è un Assessore dell'epoca l'assessore Di Franco in visitò, allo al allo scasso regionale invise dallo scavo e qui entra e vediamo anche Bernabò Brea col Freccia Rossa. Naturalmente non è mai messo in primo piano, mi sembra, come dire quasi si confonde e col professor De Vits, con la switch,
Celeste e Adamesteanu, Dino Adamesteanu, che fu mandato da Bergamo Bea, appunto per un anno lì a Lentini e collabora poco avvezza agli al centro, con la con la freccia con la Freccia Verde.
Con questi, con gli scavi di Lentini, inizia anche la collaborazione fra.
Witz, Bernabeu BEA collaborazione, che poi.
Continuo né negli anni Bernabè apporto witz lo invitò a poli ocree Lemnos partecipò due volte diciamo dal 56 56 partecipò agli scavi al dilemma no.
In vista appunto della pubblicazione, come abbiamo sentito, e credo che questo sia stato molto importante per la formazione di Rizza, soprattutto per la sua diciamo se certamente ha affinato grazie appunto alla Bernabò Brea il suo metodo di scavo stratigrafico.
B i rapporti credo siano rimasti sempre.
Molto come dire.
È abbastanza vicini, sono stati ben ove è stato sempre chiamato da pizza, insegnare alla Scuola di Perfezionamento di Siracusa, insegnava che paletnologia quindi multi, diciamo di noi, sono stati anche i suoi allievi alla alla scuola di specializzazione, ma come, venendo all'argomento del del del mio del mio intervento,
Facendo mente locale, cercando di spulciare quelle che possono essere stati i contributi a stampa di vengono problema su Leontini, in realtà non c'è molto, non ho trovato molto CEO, sono essenzialmente due gli interventi che possiamo ricordare, uno è quello che riguarda il territorio di Lentini e soprattutto il rinvenimenti di punta Castelluzzo.
Lui tenne una relazione in un convegno dell'istituto del resto del protostoria nel 1968 e poi pubblicato nel 1971 e in cui appunto trae spunto dal rinvenimento di questi frammenti che aveva raccolto mentre sana.
Appunto a Castelluzzo, siamo in un sito costiero,
Può più a nord rispetto a Brucoli e naturalmente prendo occasione da questo prendere spunto da questo rinvenimento per poi delineare un quadro molto più ampio da par suo della sul sulla protostoria del siracusano e sul punto sulle civiltà indigene che hanno preceduto la fondazione di Leontini Megara Iblea.
Di questi frammenti furono trovati in un riparo, sottoroccia ai fianchi di un promontorio di forma triangolare che dominava appunto la foce del torrente San Calogero, secondo bonobo la foce del San Calogero.
Adesso c'erano nei suoi tempi, adesso non so come la situazione c'era una spiaggia,
Secondo lui doveva esserci lì una, un porto canale simile a quello che ancora si vede Brucoli e che costituiva un approdo, uno dei migliori approdi, diciamo lungo la costa,
Con la Costa d'Agnone, verso adesso, verso Siracusa, sulla sommità di questo promontorio c'erano si trovavano su, si trovano dei frammenti di di epoca classica e lei nistica, e quindi c'era certamente un abitato, un piccolo abitato sotto Montorio, però non c'era niente di riferibile alla fase protostorica documentata invece dai frammenti. Nel nel riparto, quindi costituiva questo uno scalo marittimo.
Lo scalo marittimo della protostorica su TIA, su TIA, che poi sarebbe diventata Leontine perché lui identifica senz'altro il Villaggio della della metà piccola che è stato scovato trovato negli anni 50 da Rizza con su TIA.
Legata quindi al al alle agli oli dalle isole Eolie che.
Appunto questo questo insediamento di genti nuove, che sono estranee a quella che era la cultura locale di Ibla Pantalica, abbiamo sentito stamattina dalla violazione di fossero Maria albanese e che invece erano portatori di una civiltà.
Analoga a quella che lui aveva individuato all'IPA che qui aveva dato il nome di Ausonio. Secondo, quindi, con questi elementi continentale e fra l'altro ci sarebbe appunto una perfetta coincidenza con quelle che erano le date del del delle fonti e coinciderebbe questo insediamento di custodia, metà piccola custodia al undicesimo secolo, quindi da quella che è la tradizione di Tucidide. 300 anni prima della fondazione della colonia greca, quindi avremmo questo rapporto custodia cioè Leontini metà piccola Castelluzzo. Approdo che l'equivalente a quello che invece lui delineava per la parte più siracusana, vicino a Siracusa Pantalica Ibla, abbiamo sentito questa mattina l'edificazione con Ibla con Pantalica Ortigia, che sarebbe appunto il porto di Pantalica, due grossi insediamenti che costruivano ciascuno uno Stato, un piccolo Stato territoriale, avvocati, in una posizione meno talmente forte nell'interno del paese, quindi con economia basata prevalentemente sull'agricoltura e fosse anche sulla pastorizia. Ognuna di queste due Vegni aveva il proprio scalo marittimo vicino alla costa,
Questo insediamento, questo scalo marittimo di di Kosuth, di punta, Castelluzzo, secondo Bernabé sarebbe poi è rimasto anche alla greca Leontini, però ritengo che, fermo restando la l'ipotesi di un approdo, la possibilità di un approdo in quest'insenatura però ritengo che in realtà ipotizzare lì l'ubicazione del posto e Valentini e non sia del tutto corrispondente al alla situazione perché, secondo,
Ma secondo me è una seconda sonda, alcune come studi che sono stati fatti.
Il posto di Leontini neve va collocato alla foce del San Leonardo dell'antico, te alias, dove c'era con una ampia,
La platea alla foce c'è un ampio spazio, un'ampia insenatura che con poteva consentire l'approdo di navi e da lì poi si risaliva il fiume San Leonardo e significa quasi alla porta della della della città, allora questo diciamo, è il quadro,
La cartina famoso accettata dalla somma degli albanesi, dottoressa dal libro appunto con le 2 insediamenti su TIA con punta Castelluzzo e Ibla Siracusa,
Appunto, a Castelluzzo.
Lui trova classifica, analizza queste queste ceramiche, sono molto interessante perché si ritrovano le ceramiche dipinte con i motivi a flabelli che,
Appunto con questi vernice bruno-rossiccia su sul fondo chiaro e si trovano anche dei frammenti qui GH due soltanto con decorazione incisa e poi ti do i frammenti con decorazione dipinta, però motivi geometrici e poi un'altra classe di ceramica,
Comma con queste.
Fuori queste situle con aste, anzi colpe oppure comune con le con le Brugnetto e a volte con dei nastri can, can can collegano e poi anche con una classe di ceramica sempre monocroma, ma lucida superficie lucida, con le tazze tipo della noleggiate e le le scodelle di tipo Villanova e le tasse catenaccio e quando vi chiamano.
In materia dell'Ausonio e materiale anche del peninsulare.
E questo questi materiale giusto, come osserva, abnorme danno l'esatta corrispondenza con i materiali che sono stati ritrovati al nel Villaggio del della metà piccola che appunto con l'idea di proprietà identifica con costruttiva.
Di recente, gli scavi di del di Tor Vergata di Marcella pesante del amministratori delegati che conduce in convenzione con il Parco archeologico di di Leontini, detto prima da Lorenzo Gucciardi, adesso dalla Mancuso, hanno portato al rinvenimento di frammenti simili a questi molto interessanti che lo vediamo in alto appunto questi frammenti trovati gli scavi che sono condotti sembra sul Colle San Mauro dove peraltro sappiamo dagli scavi e De Vits che c'era un villaggio.
E il colle diciamo vicino al collo e metà piccolo, cioè la valle da San Mauro nel mezzo e poi Circle, sommava vizio Scavone, nella parte meridionale del Colle non ci sono veste di dei capanne strutture, però ci sono ceramiche abbondanti che mostrano invece.
Contrariamente alla metà piccola, eccetera. La mia tipo autoctono cioè di una continuità che va dalla prima età del bronzo da Castelluccio con la pazienza, tutte le fasi, quindi dei Thapsos Pantalica Nord Cassibile, secondo la sequenza, diciamo debbano Rublev Pantalica sud e anche Finocchito quindi che mostrano un villaggio presenza di un villaggio che continua a essere abitato anche al mondo nel momento in cui arrivano i greci, e anche dopo cosa che, invece di cui non abbiamo le prove per il Villaggio della metà piccola che secondo me finisce prima del.
C'è un dell'arrivo dei greci qui e troviamo questa situazione del tutto particolare nella parte sud, perché abbiamo,
Questi frammenti che un po' vi chiamano quelli del del del Villaggio del alla mia da piccola pongo questa ceramica,
Questa superficie lucida del scodelle, delle tazze che abbiamo ricordato prima e poi ci sono anche le classi di ceramica, dipinta come quella del ricordata da.
Da o ad Abbanoa beh, per punta Castelluzzo, Croce dinamiche.
Geometrica che richiama quello della mia Taibi, consolidando evaso la metà piccolo, ma c'è anche quello che frammento che vi chiama invece quello de della facies di Pantalica sud, come questo, totalmente in alto che mi chiama quello della scosso di questo viene proprio da da Pantalica.
Quindi è anche scodelle tipica della fascia di Pantalla legati Pantalica sud, quindi, e inoltre si anche quest'altro tipo di scodella sempre legato a questa facies debba andare da sud, quindi con un villaggio che sembrerebbe, come dire iniziale.
Nella contemporaneo, quello della metà piccolo, ma anche contemporaneo alla fase successiva, quindi, avremmo con questi nuovi rinvenimenti il Villaggio della metà Peacock studia in un college un altro De Gaulle, altre due villaggi.
Che probabilmente continuano ancora nel tempo,
E poi ci sono le 2 necropoli di Sant'Aloe, scavata da da già da Paolo Rossi, e di cavalluccio ai margini, queste sono necropoli che continuano fino agli inizi del settimo secolo, già contemporaine con i greci, questo e lasciamo il primo intervento di debbano beh al secondo intervento non è una pubblicazione ma è una di quelle relazioni.
Abbiamo visto già ad esempio questa mattina per quello che riguarda Adriano che accompagnavano.
Gli uffici e gli atti amministrativi, in questo caso un vincolo alla richiesta di un vincolo per un terreno alle porte di Lentini, l'estrema periferia, diciamo, del dell'abitato di Lentini.
Questa violazione, appunto, fu è stata poi opportunamente pubblicata da da Paola Pelagatti nel due nel 2004, perché veramente è una violazione densa. Diciamo che vi si occupa di un problema cruciale della della topografia di Lentini, che è quello della parte nord. Vizio scavo a sud, ma la parte nord è rimasta completamente i limiti della città. La parte di loro sono rimaste completamente poco noti, cioè il limite a settembre. Nella città e soprattutto l'ubicazione della porta settentrionale delle due poste, ricordata da Polibio. La porta sud è stata messa in luce. La posta a nord invece non non è chiara e ci teniamo appunto all'estremità della della meridionale, dal centro storico, le ultima casa è qui dove c'è adesso questa queste, questo edificio nel 1964 furono fatte delle trincee per le fondazioni di un palazzo.
Dei dei fratelli liberto, dove furono trovati e distrutti, e dei dei dei muri realizzati con grandi blocchi che sembravano appartenere a a più fasi.
La Sovrintendenza fermo dei lavori effettua l'anno successivo una campagna di scavo per cercare di capire il periodo della funzione di questi di questi modi ora, pur nella limitatezza dello scavo, nella mancanza di elementi certi datazione cioè si fecero dei saggi stratigrafici nei lembi risparmiati ma Nobel ritenne che queste vesti dovevano fare parte della fortificazione settentrionale della città e più precisamente devono fare parte delle fondazioni di una delle torri che dovevano proteggere la cortina muraria nel punto più debole della difesa della città, cioè ai lati della porta. Queste sono delle foto di archivio e fanno vedere questi vesting, cui.
Ci sono questi grandi blocchi parallelepipedi.
Ecco, questa è la pianta con le sezioni e chiaramente se non sono di facile lettura.
Obbligo era convinto di questo, ma altri dubitavano già su subito, dopo che pensano ad altre ad altre ad altre diciamo vesti le connessi al porto fluviale auto,
Secondo ben obbliga, quindi questa torre doveva essere situata all'angolo formato da una cortina muraria che scendeva dal dal colle Tirone verso ovest, e poi si raccordava con quella che invece scendevano al Colle San Mauro in direzione nord e quindi questo secondo abnorme risolveva l'annosa questione sono proprio le sue della posizione della principale porta.
Ubica rivolta verso Catania ai campi coltivati, dimostrando così che Leontini già nel quinto secolo perché lui le datava sulla base di un piccolo saggio storiografico, nel quinto secolo doveva esse si è espansa verso la piana, allora, secondo questa ricostruzione questa fortificazione apparterrebbe al.
Alla fase successiva alla distruzione del 495 dei poveri 495 e alla.
E quindi alla ricostruzione del quinto secolo del delle mura comitati, attenendoci a quello che aveva, aveva ricostruito Rizza per la parte da parte sud e però non formavano, come nella parte sud, una rientranza verso l'interno della valle con quella configurazione a tenaglia tipica, diciamo Della Porta a Porta Sud, ma invece correvano su una linea avanzata, dice Bernabò proprio sul allo sbocco della Valle San Mauro, appoggiandosi al corso del torrente Sant'Eligio e utilizzandolo come elemento di difesa antistante alla fortificazione.
Queste le mura poi devono proseguire verso sud, nell'agrumeto della signora grande, che è quello appunto, a cui lui pose il vincolo che ancora fortunatamente, offre spazio per poter fare delle indagini e lo doveva attraversare per tutta la sua lunghezza e proprio al centro di esso deve essere di questa zona segnata in rosso, lui riteneva che dovesse esserci, dopo le fortificazioni della porta e quelle che dovevano proteggere dal punto lo sbocco del del fiume del del corso d'acqua che usciva dalla Valle San Mauro, prima della confluenza con Sant'Eligio, quindi, è una ipotesi, cioè una argomentata, se sono argomenti solidi, perché chiama in causa anche elementi fisici, no, che dovevano incidere anche per le nelle nelle difese del della città come il il costo del fiume,
Però, naturalmente diciamo una risposta definitiva, non non si poteva avere da questi che sono soltanto da un ampliamento, gli scavi che non fu mai fatte le ricerche che ho avuto la possibilità io stesso di effettuate a partire dal 1987, un po' più all'interno nello sbocco proprio della valle.
Con l'Università di Catania nel 1987, poi riprese nel 95, in collaborazione con bici Basile e poi con continuità dal 2009 al 2017 in collaborazione con Mariella Musumeci hanno portato nuovi elementi. Ecco, queste sono le prime indagini fatte proprio mezzo agli agli agrumeti, in cui appunto si si vedono i primi vesti di le strutture di di di epoca greca, quest'inducono a collocare, ecco, questo lo diciamo al risultato. Gli scavi del dell'87 e poi furono ampliati successivamente. Non mi dilungo eccessivamente su questo, ma comunque questi scavi hanno consentito di mettere in luce i resti di una torre che è quello che vediamo di epoca ellenistica che abbiamo potuto totale con criteri stratigrafici perché si sono trovati detto in sede di Fondazione, con il materiale nel solco scavato nella roccia e sui datano.
Esattamente in epoca agatocleo.
E poi i resti di una strada romana. Questo e poi continuare in età medievale che va sopra le fortificazioni, dopo quindi che questi furono distrutti alla fine del terzo secolo, poi con altre vesti mutare dei varie epoca di epoca medievale, fino a arrivare al terremoto del 1.693. Ora tutto questo che abbiamo trovato induce a collocare, ipotizzare la porta a più all'interno più assurdo rispetto a quello che pensava Bernabò Brea, cioè proprio nell'imbocco della valle. Nel punto stretto inizia, diciamo la la Valle San Mauro con la configurazione, anche in questo caso a tenaglia come quella della della della della Porta Della Porta Sud,
Ma naturalmente qui la situazione nella parte nord dovesse molto più complessa rispetto a quella della parte sud. Ci sono diversi alture che Gore se si protendono verso verso nord e c'è una complessità appunto demografica in questa zona e che, nonostante, appunto, con la presenza delle case moderne, ancora se riesce a percepire e qui le fortificazioni devono essere molto più complesse e questo doveva essere anche fra l'altro il lato più esposto al nemico perché questo costituiva il baluardo del Regno del dominio, diciamo dei tiranni siracusani verso la Piana di Catania, verso nord, quindi nella funzione strategica che aveva Lentini e anche di difesa dei domini siracusani a partire diciamo dai Dino medie ma poi soprattutto con idonee e tutto questo.
Riuscì a pensare che probabilmente la situazione deve essere talmente complessa che, in fondo, anche quello che ipotizzava Bernabò con strutture più avanzate che si appoggiavano il fiume poteva anche avere una una sua giustifica una sua validità di un sistema di difesa e così complesso. Ecco, qui siamo come dire, queste sono le strutture con CE B Messico messe in luce dagli scavi che abbiamo effettuato noi questo A e la casa liberto dallo del dell'intervento di,
Segnalato appunto ad Abbanoa ebrea, e questi sono i Colli e Colle Castellaccio colta idonee che si protendono Castellaccio sicuramente fortificato, no, non solo in età medievale, ma questi certamente anche in età greca e il Colle San Mauro anche questo diciamo già diciamo con la loro presenza incombente sul costituiscono un elemento di difesa importante,
E quindi, diciamo, va ipotizzata, la porta ancora non si è trovata, ma certamente doveva essere in questa zona, perlomeno in questa fase ellenistica, e con questo ho concluso grazie.
Grazie massimo per questa interessante lettura sulla topografia e di Leontinoi e l'aggancio al a quanto aveva tentato di fare Bernabò Brea e all'inizio su questo suo scetticismo che credo personalmente fosse in parte dettato dalla dai scarsi risultati portati da Griffo negli anni 40.
Quindi, probabilmente si era convinto che lì ci fosse poco, però a difesa e della del e soprattutto dell'onestà intellettuale del personaggio, vorrei ricordare che quando poi nell'85 pubblica il volume sugli Evoli e riprende in chiave miti storica il problema delle delle fonti letterarie e archeologiche riprende il discorso di Xu TIA aggiungendo un altro elemento e quindi dimostrando una sensibilità particolare che è quello del.
Di quel poco che sappiamo delle etnie di di Eschilo con la menzione della città di Xu TIA, quindi un archeologo a tutto campo, che era anche un profondo raffinato filologo. Questo non ha mai smesso di esserlo, a dimostrazione anche di quanto poi farà qualche anno dopo con le terrecotte, con le maschere figuratevi. Se è vero, come si dice oggi, non sembra pronto a cambiare idea, pronto a cambiare idea. Non ci sono scettico, poi alla fine. Insomma, pronto a fronte ha lasciato campo,
È vero, è vero.
Bene, allora adesso chiedo agli organizzatori perché da programma ci sarebbe coffee-break oppure continuiamo,
Non lo so.
Ci fermiamo un attimo quando nacque 15 minuti, va bene allora 15 minuti.