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C.c. Lecce - 07.01.2019
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Speaker : PRESIDENTE:
Buongiorno a tutti. Se ci accomodiamo, iniziamo i lavori. Segretaria, può procedere all’appello. Grazie.
Speaker : SEGRETARIO GENERALE:
Battista, Bianco, Calò. Calò è assente? Sì. De Benedetto è assente. De Matteis, Finamore, Fragola (assente), Giannotta (assente), Gigante (presente), Giordano (presente), Guerrieri (presente), Guido (presente), Leucci (presente), Mariano Mariano (presente), Martini (presente), Mazzotta, Messuti, Molendini (presente), Monticelli (presente), Murri (presente), Nuzzaci (presente), Pala (presente), Patti (presente), Perrone (presente), Povero, Ria, Rotundo (presente), Russi, Salvemini, Spagnolo, Tessitore (assente), Tondo, Valente (assente giustificato). 6 assenti, il resto presente. È valida.
Speaker : PRESIDENTE:
In piedi per gli Inni.
Prego, Consigliere Tondo.
Speaker : CONSIGLIERE TONDO:
Grazie, Presidente. Solo per chiedere l’anticipazione, vista l’importanza dell’argomento, del punto n. 8) all’ordine del giorno, quello relativo al Piano di riequilibrio finanziario, ovviamente con l’impegno a concludere i lavori dell’intero Consiglio comunale immediatamente dopo. Riteniamo comunque di poter anticipare il punto n. 8) alla discussione. Dopodiché, possiamo proseguire regolarmente le attività del Consiglio comunale su tutti gli altri punti.
Speaker : PRESIDENTE:
Dobbiamo mettere ai voti. Un attimo, Consigliere Rotundo. In Conferenza dei Capigruppo ci tengo a precisare che questo elemento relativo non mi era stato rappresentato. Per cui, l’ordine del giorno è stato formulato come di intesa.
Onorevole Rotundo, a lei la parola.
Speaker : CONSIGLIERE ROTUNDO:
Per ribadire quello che ha detto la Presidente adesso. Tuttavia, da parte nostra non c’è una contrarietà, a patto, però – voglio che si ribadisca – che esaurito il punto invertito noi affrontiamo le altre questioni. Chiedo che ci sia un impegno da parte di tutti i Gruppi ad esaminare tutte le questioni.
A questa condizione, noi siamo favorevoli.
Speaker : PRESIDENTE:
Sindaco, prego. Scusi, non ha chiesto la parola? Va bene. Prego, Consigliere. Mi sembra che l’abbia ribadito.
Speaker : CONSIGLIERE TONDO:
Non vi è dubbio su questo rispetto alla definizione dell’intero ordine del giorno. Era soltanto per non strozzare il dibattito su questo punto, che penso sia fondamentale del Consiglio di oggi.
Speaker : PRESIDENTE:
D’accordo?
Metto ai voti la proposta di inversione dell’ordine del giorno. Prego.
Disabilitate Fragola. Disabilitate Tessitore. Consigliere Martini, deve votare. È chiusa la votazione.
Risultato: presenti 30, favorevoli 29, contrari nessuno, astenuto 1.
La proposta viene approvata.
Piano di riequilibrio finanziario pluriennale del Comune di Lecce, ai sensi degli articoli 243-bis e seguenti del decreto legislativo n. 267/2000, senza accesso al fondo di rotazione.
La parola al Governo.
Speaker : SINDACO SALVEMINI:
Grazie, Presidente. Colleghi Consiglieri, giunge a conclusione questo provvedimento amministrativo avviato con la delibera del 14 settembre e poi successiva del 28 settembre, delibere con le quali il Consiglio comunale deliberò a maggioranza l’adesione al ricorso ai sensi del 243-bis della manovra di riequilibrio pluriennale con accesso al fondo di rotazione.
In quelle sedute, così come da previsioni di legge, si definì un periodo di 90 giorni entro i quali si incaricavano i dirigenti dei servizi economico-finanziari alla predisposizione della effettiva manovra con la quale si fissa l’obiettivo di determinare una correzione dei conti pubblici rispetto a un disavanzo tecnico accertato, come da relazione allegata alle delibere, oscillante tra i 28 e i 32 milioni di euro.
Con questa delibera si mette un punto fermo riguardo il disavanzo calcolato al 31.12.2018, che risulta essere pari a circa 31 milioni di euro, che, sommati ai 42 deliberati nella precedente manovra di riequilibrio del 2015, definiscono un disavanzo pari a circa 72 milioni di euro, esito di un utilizzo di entrate superiori rispetto alla capacità di spesa dello stesso ente e che oggi, naturalmente, con una valutazione economica, tecnico-politica, contabile e amministrativa, noi puntiamo a dover correggere.
Lo facciamo attraverso naturalmente l’utilizzo della leva fiscale, con l’aumento dell’addizionale IRPEF dello 0,1, che dovrebbe garantire al Comune di Lecce maggiori entrate per circa un milione di euro, l’aumento della TOSAP temporanea e l’introduzione di misure correttive dal punto di vista della spesa che dovrebbero sostanzialmente assicurare, attraverso misure non una tantum, ma strutturali, un risparmio tra entrate e spese effettive di 2.800.000 euro all’anno che, proiettati su un arco temporale di dieci anni, pari a quello previsto dalla norma in caso di rimborso per il ricorso al fondo di rotazione, garantiranno 28 milioni di euro di risparmio di recupero di spesa da parte del Comune di Lecce.
La differenza rispetto alla delibera del 28 settembre è legata alla scelta dell’Amministrazione di non ricorrere al fondo di rotazione per le ragioni che sono state ampiamente discusse in Commissione bilancio e che fanno riferimento all’accertamento da parte del Comune di Lecce di non poter accedere al fondo di rotazione prima di settembre-ottobre del 2019, seguendo l’ordine cronologico delle istanze del 243-bis sottoposte alla validazione della Commissione della finanza pubblica presso il Ministro dell’interno e alle previsioni della legge finanziaria, approvata a fine anno, con la quale si riconosce la possibilità di un ricorso all’anticipazione di tesoreria per quattro dodicesimi, pari quindi a circa 40 milioni di euro, per il Comune di Lecce più la possibilità di accedere a un’anticipazione di liquidità per tre dodicesimi per il pagamento di debiti certi, liquidi ed esigibili al 31.12.2018.
Il combinato disposto di questi due provvedimenti e la previsione di non poter far ricorso al fondo di rotazione eventualmente richiesto prima di settembre-ottobre 2019 ci hanno convinto di poter deliberare la manovra di riequilibrio senza questo ricorso.
D’altra parte il 243-bis impone all’Amministrazione comunale che vi fa ricorso di procedere a una ricognizione puntuale delle situazioni passive, certe e potenziali.
Sulla base di una ricognizione rigorosa compiuta dagli uffici emerge che noi abbiamo debiti fuori bilancio da dover riconoscere prossimamente ai sensi dell’articolo 194 per circa 1.800.000 euro, passività pregresse dovute a pagamenti di fatture ex Enel riconosciuti come tali secondo giurisprudenza della Corte dei conti per 1,5 milioni di euro e complessivi 36 milioni di euro circa di passività potenziali rivenienti da situazioni accertate presso il settore Avvocatura (cause e richieste di risarcimento) che naturalmente dovranno essere prudenzialmente esaminate ai fini del cosiddetto rischio di soccombenza.
Per effetto di queste indicazioni, la manovra è costruita con l’appostazione di un fondo rischi di 4.200.000 euro nel 2019, 3.200 nel 2020, 1,5 nel 2021 e, a partire dal 2022 fino al 2033, quindi per l’intera durata della manovra, con un appostamento di circa 1.400.000 euro all’anno ai fini della copertura della parte residuale di situazioni passive secondo previsione di rischio di soccombenza del 50 per cento circa.
Attraverso questa manovra noi determiniamo condizioni di riequilibrio su un arco temporale quindicennale del nostro bilancio pubblico che, ricordo, essere segnato da particolari sofferenze come tutti gli indicatori oggettivi riportati nella relazione tecnica allegata alle delibere, ma confermati solennemente dalla Corte dei conti Puglia, che ci impone di fare questo.
Questi aspetti sono relativi soprattutto alla nostra insufficiente capacità di riscossione dei residui attivi, cioè dei nostri crediti, che impone un sistematico ricorso all’anticipazione di tesoreria. C’è un prestito da parte della banca che aumenta significativamente nell’importo, nella durata e nella mancata restituzione, oltre al pagamento degli interessi passivi sottesi. Questo è l’impianto generale della manovra. Su di essa, naturalmente, si sono espressi pareri in disaccordo. È fisiologico che ci siano valutazioni diverse. Naturalmente, è una manovra che si assume nell’interesse esclusivo della città.
Non è una anomalia la scelta oggi intrapresa dall’Amministrazione comunale di Lecce. Secondo l’Osservatorio del Ministero dell’interno è in progressivo aumento il numero delle Amministrazioni pubbliche costrette a ricorrere al 243-bis, così come è in aumento il ricorso alla dichiarazione di dissesto dei Comuni pur – e questo definisce un paradosso – in riduzione di dichiarazioni di situazioni strutturalmente deficitarie.
Vi è da parte del Ministero dell’interno una consapevole necessità, cosa che è avvenuta attraverso un decreto appena approvato, di rivedere i criteri e i parametri di deficitarietà degli enti onde prevenire situazioni di cosiddetto dissesto o situazioni tali da imporre la manovra di riequilibrio.
Partendo da queste premesse, che siamo convinti essere orientative di una sana gestione dei conti pubblici, ci siamo adoperati per anticipare, attraverso la facoltà di scelta dell’ente e l’assunzione di una responsabilità pubblica, questo percorso.
La differenza fra la manovra di riequilibrio approvata dal Consiglio comunale nel 2015 e quella oggi sottoposta al voto dell’Aula è che la prima, di fatto, è stata imposta per effetto dell’adesione alla previsione normativa del riaccertamento straordinario dei residui e questa è liberamente scelta da parte dell’Amministrazione in considerazione di una valutazione di rischio che impone l’assunzione di misure cautelari per proteggere l’ente da rischi peggiori.
Per questo motivo la proponiamo oggi, termine quasi ultimo, perché poi deve essere trasmessa al Ministero dell’interno e poi alla Corte dei conti, per l’approvazione definitiva.
Naturalmente resto a disposizione per ogni ulteriore chiarimento si dovesse rendere necessario. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Consigliere Monticelli, prego.
Speaker : CONSIGLIERE MONTICELLI CUGGIÒ:
Grazie, Presidente.
Siamo arrivati a un epilogo già delineato da tempo. Come riferivi tu, risale al mese di settembre, quando tu hai chiesto una ricognizione agli uffici della posizione finanziaria e ha deciso, tu da solo, Sindaco, senza ascoltare le presenze più autorevoli, che fanno parte della tua maggioranza, su quello che era il percorso da fare.
Sindaco - lo ricordo a tutti – sei stato invitato a riflettere su quella proposta di deliberazione che hai portato qui a conclusione di questo percorso. Però, tu, Sindaco, non ascolti nessuno. Tu sei il capo del governo cittadino, decidi tu e i tuoi Consiglieri devono alzare la mano.
Io ritengo che in un’Assise democratica non debba essere questo il percorso virtuoso che bisogna perseguire. Bisogna avere l’umiltà di ascoltare ed eventualmente condividere il pensiero di chi nella tua maggioranza la pensava diversamente e poteva darti un suggerimento anche alla luce dell’alta esperienza da cui proveniva. Non l’hai fatto, sei andato avanti, così come in tutte le decisioni assunte in questi diciotto mesi di tuo governo cittadino. Anche altri della tua maggioranza ti hanno invitato a non guardare al passato, ad evitare di fare ancora opposizione e di perseguire, invece, la cultura di un governo cittadino che impone eventualmente anche una fase di mediazione, di confronto, di dibattito.
Invece, sei andato per la tua strada, hai deciso che si sarebbe dovuto seguire il 243-bis del TUEL, originariamente anche con accesso al fondo di rotazione. Poi, durante l’iter hai fatto una marcia indietro.
Tornando alle origini, ti ricordo, Sindaco, che la Corte dei conti non ti aveva imposto questo percorso, e tu sai che quando la Corte dei conti si esprime impone il dissesto o suggerisce la soluzione del 243. Così non è stato fatto. È questa la manovra migliore per la città? Me lo domando e lo domando a chi la voterà. È questa la migliore soluzione per la città di Lecce? È questa la soluzione che porterà la città di Lecce ad elevare una pressione fiscale che è già elevata? È inutile nasconderlo.
Io non dico che i conti del Comune sono conti sani, io non dico che noi abbiamo liquidità che possiamo gestire, ma mi domando se questa è la soluzione migliore.
Ritengo che non sia questa, Sindaco, la soluzione migliore. Ti dico questo perché, per onestà, Sindaco, non è vero che tu hai fatto un passo indietro per accesso al fondo di rotazione per quello che tu hai detto. Tu, Sindaco, hai fatto un passo indietro perché c’è stato un intervento forte di tutte le sigle sindacali presenti in questo Comune che, con lettera del 3.12.2018, “Esiti assemblea dei lavoratori”, hanno dichiarato: “Il primo cittadino ha manifestato l’intendimento di confermare la portata della deliberazione n. 125 del 2018 di con accesso al fondo di rotazione, portando a termine la procedura di riequilibrio pluriennale che verrà sottoposta all’approvazione dell’Assise consiliare”.
Continuano: “Gli intendimenti dell’Amministrazione comunale sono: l’aumento dei tributi alla cittadinanza, la diminuzione delle spese per investimento, il taglio dei servizi individuali, l’azzeramento della parte variabile del fondo per il trattamento accessorio del personale dipendente, con riflessi negativi sui servizi pubblici alla cittadinanza”.
Lo stato di agitazione delle sigle sindacali del Comune ti hanno indotto a fare un passo indietro, perché se ci fosse stato tanto bisogno di liquidità tu avresti dovuto ricorrere al fondo di rotazione, come diceva l’onorevole Rotundo nella precedente delibera: “Non conosco nessun Comune che ha fatto ricorso al 243 senza accedere al fondo di rotazione”. Bene. Noi saremo i primi.
Sindaco, questa è una misura che io ritengo penalizzi la città, penalizzi la comunità. È una soluzione che tu hai adottato guardando al passato, come se ancora tu fossi seduto su quei banchi, dove hai ricoperto un ruolo di valido oppositore.
Tu non sei più un valido oppositore, tu sei colui il quale deve governare la città e deve avere il coraggio di assumere decisioni in favore della città. Non avresti dovuto determinare l’aumento della TOSAP. Non avresti dovuto prevedere l’aumento dell’addizionale IRPEF. Avresti dovuto, d’intesa con gli uffici, trovare una soluzione che non avrebbe determinato un aggravio per le tasche dei cittadini.
Ritengo, quindi, Sindaco, che a questo punto si possa fare un resoconto di quella che è la tua Amministrazione, che si è posta come l’Amministrazione del cambiamento, l’Amministrazione del cambiamento in peggio.
Faccio un esempio su tutti, Sindaco. Avete cacciato dai Teatini “Antiqua Mores” e che cosa avete messo? Un tendone da circo. Avete messo un tendone da circo.
Avete messo un tendone da circo. La città vi valuta per quello che avete fatto in questi diciotto mesi.
Se a qualcuno disturbano le dichiarazioni che sono state rese è legittimato a rispondere nelle sedi competenti. L’Assessore alle attività produttive può trovare altre soluzioni che un brusio suggerito da qualcun altro.
Presidente, cortesemente, la invito a dirigere i lavori di questa Assemblea nel rispetto del Regolamento.
Sindaco, penso che tu sia incorso in errore. Penso che per quanto riguarda gli indici di deficitarietà strutturale tu sia andato oltre. Per quanto riguarda il calcolo del fondo crediti di dubbia esigibilità, tu sei andato oltre. Hai anticipato la normativa che entrerà in vigore successivamente.
Ricordo a tutti, a chi mi vuole ascoltare, l’approccio che questa Amministrazione ha avuto per quanto riguarda i debiti fuori bilancio, avendo portato una delibera con 70-80 posizioni, in spregio a qualsivoglia normativa e di averle approvate.
In quell’occasione, anche ex post, abbiamo chiesto: possiamo renderci conto di che cosa avete approvato? Sono passati sei-sette mesi e noi non sappiamo che cosa avete approvato.
Avete accantonato delle somme per il pagamento di parcelle. Non mi pare che ne sia stata pagata una.
Sindaco, il tuo percorso non so se è giunto a termine o non è giunto a termine. Però, io sono convinto che la città, tutte le categorie della città, avranno avuto modo in questi mesi di valutare un percorso ritengo autonomo, perché io sfido chiunque dei tuoi Consiglieri a dire se sono d’accordo sul percorso che tu hai adottato a suo tempo.
Penso che molti di loro ti abbiano suggerito una maggiore apertura, un maggiore confronto e non di subire le scelte così come sono state proposte.
In ultimo, voglio aggiungere soltanto una parola sul risanamento della Lupiae, che va di pari passo con il riequilibrio.
La Lupiae, Sindaco – la città lo deve sapere –, non l’hai salvata tu. Se fosse stato per te, avesti messo al massimo 7 milioni in quelle convenzioni. Ti abbiamo portato noi a portarle a 8,4 milioni e a garantire la continuità aziendale. Quindi, Sindaco, mi avvio alle conclusioni per dirti che questo è un Piano di riequilibrio che hai voluto tu e soltanto tu e che noi non possiamo condividere. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Non ho altri interventi. Non ci sono richieste. Non ho richieste di intervento. Prego, Consigliere Molendini.
Speaker : CONSIGLIERE MOLENDINI:
Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, cercherò di esprimere le nostre riflessioni su questo passaggio, esulando dai numeri che sono stati già abbondantemente rappresentati prima e durante questo Consiglio. Intanto intendo rassicurare il collega Monticelli, che vedo che si premura sempre del compito di esegeta delle intenzioni dei Consiglieri della nostra parte, del Sindaco, della città, interpreta il sentimento della città, lo vedremo, lo vedremo, ci sarà tempo e modo per capirlo. Ti rassicuro quantomeno per quanto riguarda noi.
Io vorrei soffermarmi, invece, in particolare, su quelle che sono state e sono le logiche e i presupposti per cui oggi ci troviamo ad affrontare questa scelta.
I numeri sono numeri, l’abbiamo detto più volte, e i numeri da cui parte la scelta di aderire al Piano di riequilibrio pluriennale non sono dei numeri che vengono dalla politica, ma sono dei numeri che vengono dagli uffici finanziari di questo ente. Gli stessi uffici, che sono sempre gli stessi, anche negli anni pregressi, hanno fornito quanto necessario per le precedenti manovre. Altre sono le scelte che ne conseguono. Contestare i numeri è veramente singolare.
Il Consigliere Perrone, che è accreditato essere il leader di questa opposizione, ha sempre minimizzato la situazione di squilibrio dell’ente.
Nel 2015 l’Amministrazione comunale guidata dal Sindaco dell’epoca, Paolo Perrone, e dall’Assessore al bilancio, Attilio Monosi, ha predisposto una manovra che si basava su una legge che all’epoca consentiva di effettuare le scelte che furono fatte e che hanno dato il respiro necessario all’ente; una manovra che veniva dopo una serie di altri interventi strutturali, fra i quali anche la dismissione del patrimonio immobiliare che globalmente ha quotato 102 milioni.
I presupposti su cui si basava la manovra del 2015, firmata Perrone-Monosi, si sono rivelati sicuramente scorretti, perché mancano all’appello alcuni milioni rispetto alle previsioni di quella manovra; mancano all’appello le previsioni rispetto al costo del personale, quelle rispetto a ri-classamento degli estimi catastali. Dunque, i presupposti erano errati. Sicuramente, oltre a essere errati, la manovra era scritta in maniera molto poco prudenziale ed è stata il presupposto all’origine perché si creasse uno squilibrio progressivo per i conti dell’ente. Questo è un ente che ha un gap strutturale fra entrate e uscite.
Noi siamo il contrario di quello che dice usualmente il Consigliere Perrone quando parla del buon padre di famiglia. L’unico buon padre di famiglia che io conosco non è quello che spende più di quello che ha in cassa, è quello che fa una valutazione prudente, perché le casse non sono i denari di uno, ma sono i denari dei cittadini. Quindi, quando si fanno delle previsioni da cicala, che consentono di spendere più di quello che si ha in ingresso, io credo che si faccia un cattivo servizio alla città. E questo è stato fatto negli anni, questo è stato fatto anche all’epoca quando è stata varata quella manovra, perché si è colpevolmente sottostimato quello che era il problema, mettendo in piedi una manovra che era sicuramente lacrime e sangue, ma che sicuramente è stata insufficiente, ponendoci, già da allora, nelle condizioni di avere uno squilibrio.
A fronte di questo squilibrio, che è del tutto evidente, più volte il Consigliere Perrone ha detto “sì, poi li troviamo questi soldi, non ingessiamoci nella spesa”, perché questo è il punto, perché nel corso degli anni pregressi si è preferito non essere ingessati nella spesa, in quanto porta sicuramente più consenso spendere anche i soldi che non si hanno, piuttosto che agire sulle entrate, essendo costretti a rifasarle, ripianarle, aumentarle per far fronte allo squilibrio. Sicuramente è molto meno popolare dover ridurre le spese, però il buon padre di famiglia, cari colleghi, fa proprio questo.
Ho sentito anche dire, nelle scorse sedute di questo Consiglio, che “è meglio un piano fatto in casa”. Queste sono – ricordo – le parole a verbale ancora una volta del Consigliere Perrone. E io mi sono chiesto: ma perché dice “è meglio un piano fatto in casa”? Poi ho abbinato questa affermazione del Consigliere Perrone “è meglio un piano fatto in casa”, che mi ricorda, ovviamente, i precedenti interventi, che si sono basati, sì, su criteri di legge, ma che mancavano di un requisito di quelli del 243-bis… Cioè, in questo caso l’Ente predispone un piano, il piano viene inviato al Ministero dell’interno e alla Corte dei conti, ma prima ancora a una validazione del Collegio dei Revisori. Ebbene, è evidente che fra una manovra fatta in casa e quello che viene costruito secondo i requisiti di legge del Testo unico degli Enti locali, nel caso del riequilibrio pluriennale, c’è una sostanziale differenza: c’è un monitoraggio di più organi, in primis ovviamente dei Revisori, che avranno un compito anche successivamente, progressivamente nel corso della vita del piano, poi del Ministero dell’interno e della Corte dei conti, che avrà una vigilanza semestrale. Su questo io trasecolo quando sento, sempre dall’altra parte degli scranni di questo Consiglio, immaginare il controllo della Corte dei conti come qualcosa di terribile da evocare, come qualcosa che va sicuramente scongiurato.
Francamente, quando guardo agli organi giudiziari e agli organi di controllo, quale la Corte dei conti è in questo caso, dello Stato di cui faccio parte, non vedo un problema se un organo sovraordinato mi controlla, perché la funzione precipua del controllo della Corte dei conti è quella di verificare che il Piano pluriennale, che comporta, sì, tutta una serie di sacrifici, di tagli, di aumenti di entrate, che quindi è, ovviamente, non una passeggiata, ma è doloroso, tuttavia se questi sacrifici vengono fatti in funzione di un principio superiore, che è quello del riequilibrio e della messa in sicurezza dei conti dell’Ente, è sicuramente importante che una vigilanza terza e sovraordinata assicuri che tempo per tempo (ricordo che il controllo è semestrale) quei conti siano vigilati come rispondenti al loro scopo. E se ci sarà uno scostamento, ci sarà un warning, ci sarà detto “attenzione, vi state discostando”. Quindi, la paura della Corte dei conti francamente la trovo incomprensibile. Io sono ben lieto che ci sia un organo terzo che possa certificare il funzionamento del Piano di riequilibrio, Piano di riequilibrio che oggi è fatto finalmente in maniera seria e attendibile.
Del resto, io mi chiedo: all’interno di questo piano, fra lo squilibrio fra le entrate e le uscite, fra la cassa in entrata e la cassa in uscita, che quota una cifra intorno ai 12 milioni, quasi 13, ci sta, per esempio, una valutazione del contenzioso in atto. Noi abbiamo un contenzioso per 36,5 milioni. È evidente che non perderemo tutte le vertenze giudiziarie di cui siamo protagonisti, come è evidente che non le vinceremo tutte. È nell’ordine naturale delle cose che, nel prosieguo degli eventi, ci saranno una serie di soccombenze e una serie di casi a noi favorevoli. Ma io vi chiedo: è il buon padre di famiglia quello che dice “vediamo cosa succede e poi ci inventiamo come tiriamo fuori i soldi”, oppure quello che dice “appostiamo ragionevolmente delle somme a cautela delle soccombenze”, che stimiamo in una quota del 50 per cento, che è ragionevolmente una stima prudenziale? Ed è corretto fare questo.
Io ho letto – non ho la vostra stessa esperienza, però mi piace documentarmi – le istruzioni del 2018 che la Corte dei conti dà nella valutazione del Piano di riequilibrio pluriennale. Ebbene, innanzitutto la Corte dei conti dice che il Piano di riequilibrio pluriennale, che è sottoposto al vaglio successivo, viene autorizzato quando ha una credibilità e una sostenibilità nel tempo, quando i numeri sono credibili, e non solo – dice – alla luce dello squilibrio fra entrate e uscite, ma quando possono ragionevolmente constare di quelli che sono i princìpi contabili che valgono anche nel privato, secondo i princìpi contabili internazionali, quelli del fair and true value. Cioè, anche i conti dell’Ente devono rappresentare quei princìpi di prudenza. Pertanto – faccio un esempio specifico – se noi abbiamo un contenzioso, non è rispondente al fair and true value stimare che non facciamo niente e quello che verrà verrà. Perché poi che cosa succederà? Succederà che ci saranno i debiti fuori bilancio, come è naturale che sia a seguito dei contenziosi, ma non ci sarà nessun appostamento per farvi fronte e, di conseguenza, aumenterà la sofferenza delle casse dell’Ente .
Io sono sorpreso che il Consigliere Monticelli prima abbia detto che era sbalorditivo che sia stata votata una serie di debiti fuori bilancio tutti insieme. Sì, hai ragione, sicuramente non è la procedura ordinaria. Ma io trovo sbalorditivo che ci siano stati così tanti debiti fuori bilancio. Francamente a me sorprende più questo. Io trovo sbalorditivo che negli armadi ci siano 155 sentenze e provvedimenti esecutivi, a cui dobbiamo far fronte, anche di quattro, cinque, sei anni fa. Io trovo sbalorditivo questo. Mi sorprende che tu ti sorprenda di questioni procedurali… D’altronde, il debito fuori bilancio sostanzialmente è semplicemente ricondurre un debito che non si è formato nella modalità prevista dalla legge all’interno delle procedure. Non è che abbiamo un potere di riconoscerlo o non riconoscerlo quando deriva da sentenze. E mi sorprende che vi sorprendiate di questa cosa. Io sono sbalordito che ci siano debiti degli anni addietro.
Questa era solo una digressione, ma il concetto fondamentale, avviandomi alla conclusione, è che ora con questo Piano di riequilibrio, che finalmente affronta in maniera strutturale quelli che sono i problemi dell’Ente, lo squilibrio di cassa fra entrate e uscite, che è scritto, è nei numeri che hanno tirato fuori gli uffici finanziari dell’Ente, quindi è innegabile, non li abbiamo mica inventati noi, vengono affrontate ulteriori quote di debiti fuori bilancio e di passività pregresse in misura non rilevante e soprattutto viene messo un fondo che possa occuparsi di avere una ragionevole e prudente predisposizione di fonti economiche per far fronte a quelli che saranno gli squilibri, che altrimenti andranno ad aggravarsi per l’Ente nel corso degli anni prossimi, durante il piano.
Per questo trovo singolare che i Consiglieri che sono seduti dall’altra parte di questo emiciclo trovino ragionevole non votare favorevolmente a questo piano. Badate, il Piano di riequilibrio finanziario non è una costruzione politica. Il Piano di riequilibrio finanziario significa avere a cuore l’interesse della città e l’interesse dei ceti più deboli, perché, quando un bilancio di un Ente va in sofferenza, quando ci si avvicina alle condizioni del dissesto, chi ne soffre di più sono i ceti più disagiati, perché i servizi individuali, tutto quanto è nell’orbita dei servizi offerti alla cittadinanza, tutto quanto attiene ai compiti che il Comune assolve anche nei confronti di queste fasce più disagiate di cittadini va a incidere pesantemente. Quindi, io ritengo che sia corretto, prudente e attento alle esigenze dei cittadini, che ci danno questo mandato di essere oggi in questa sala, valutare in maniera corretta e prudente tutto e predisporre tutti i numeri e le iniziative sia sulla spesa che sulle entrate affinché i conti oggi, certificati in squilibrio, si avviino nel corso degli anni a raggiungere quell’equilibrio programmato.
Certamente era in programma anche l’ipotesi di ricorrere al fondo di rotazione, ma è scorretto quello che è stato detto, perché alla data che è stata evocata dal Consigliere Monticelli la legge finanziaria ancora non prevedeva le risorse che, invece, sono venute, perché l’anticipazione di tesoreria, che era a cinque dodicesimi, era già previsto che a fine anno scendesse a tre dodicesimi. Il fatto che sia passata a quattro dodicesimi, consentendo delle risorse, e il fatto che sia stata anche prevista un’anticipazione di liquidità che permette di far fronte ai pagamenti dell’Ente sono elementi nuovi che sono venuti con la legge finanziaria. Quindi, alla data a cui facevi riferimento non esistevano. Sono stati questi gli elementi che hanno consentito di utilizzare, sì, lo strumento del Piano di riequilibrio pluriennale, ma senza la necessità di ricorrere al fondo di rotazione.
Nel concludere il mio intervento, mi auguro, nella consapevolezza dei diversi ruoli politici che una maggioranza e un’opposizione hanno, che tutti i Consiglieri possano vedere con la mente scevra da pregiudizio quello che è il provvedimento che oggi si va a votare e sappiano farsi carico di quello che è sicuramente un onere, che è sicuramente un provvedimento che non è foriero di consensi, ma è quello che il più volte evocato buon padre di famiglia dovrebbe fare nelle situazioni di difficoltà, trovare i sistemi per rimettere in pari i conti.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie.
Prego, Consigliera Spagnolo.
Speaker : CONSIGLIERE SPAGNOLO:
Grazie, Presidente.
Ho avuto modo, in questi giorni, di scrivere quello che era il mio pensiero su quanto oggi andiamo a discutere e sinceramente mi viene confermata questa sensazione di spudoratezza da parte dei Consiglieri che mi sono di fronte e anche una sensazione di surrealtà.
Dico questo perché, riferendomi anche a ciò che ho sentito dal Consigliere Monticelli poco fa, è difficile fare peggio, caro Bernardo, di questi vent’anni. Tu parli di un cambiamento in peggio, ma è veramente difficile. Oltre ai numeri, che sono stati ben ricordati da Carlo, e parlo dei 31 milioni di euro al 31/12, più i 42 precedenti, e stiamo parlando di 72 milioni di euro, sappiamo benissimo – penso di dover dire le cose con il loro nome – che l’Amministrazione di questi vent’anni ha utilizzato i bilanci comunali per una terribile spirale di consenso.
Purtroppo oggi non abbiamo con noi l’Assessore al bilancio, che forse potrebbe spiegarci come stavano le cose, quello che lui ha fatto in questi anni per portarci a questa situazione, e mi riferisco, chiaramente, alle responsabilità politiche che ognuno di noi ha quando diventa Consigliere comunale, Assessore o Sindaco della nostra città. È bene il Sindaco ha fatto a dire che questa manovra di riequilibrio è nell’interesse esclusivo della città, perché è questo che noi ci siamo riproposti di fare. Invece, la responsabilità penale sarà affidata alla Magistratura.
Io credo che ci vorrebbe un maggiore pudore anche da parte vostra nel dire determinate cose, cercare di essere più consapevoli di quello che la città sta vivendo, perché è sotto gli occhi di tutti e nessuno lo cancella. È così, è reale, e ognuno di noi lo conosce. Quindi, come si fa a non guardare al passato? Ogni volta ci venite a dire che Carlo ancora fa il Consigliere di opposizione, che noi siamo rivolti con lo sguardo al passato, ma come si fa a non guardare un passato così disastroso? Come si fa ad amministrare un Ente senza avere i soldi per poter organizzare le cose che si vogliono fare, per potere effettivamente dare una svolta a questa città, per farle effettivamente cambiare, per fare in modo che i cittadini siano effettivamente contenti di quello che è anche il lavoro di una partecipata, e mi riferisco alla Lupiae e al programma che abbiamo approvato nello scorso Consiglio?
È chiaro che anche questa partecipata dovrà effettivamente diventare non più un carrozzone clientelare, portato avanti senza avere l’efficienza nei servizi, che i cittadini stessi non considerano più come qualcosa di necessario, anzi, che aiuta il benessere e la bellezza della nostra città. Del resto, il nostro obiettivo è proprio quello: fare in modo che la Lupiae Servizi venga vissuta dall’intera città come qualcosa di necessario, che serve a migliorare la qualità della vita.
Ripeto, rimango basita, rimango senza parole quando sento determinate dichiarazioni. Credo che la situazione sia sotto gli occhi di tutti e che altro non si potesse fare. Bene è stato fatto per quanto riguarda questa valutazione di questa Amministrazione di decidere in questo senso, senza nessuna imposizione, come invece – ha ricordato Carlo – è stato fatto nel 2015. È stata una scelta non facile sicuramente, ma che sta cercando di fare il possibile nell’interesse di tutti i cittadini leccesi, per fare in modo che la città, chiunque sia il prossimo amministratore… E questo lo voglio dire: non abbiamo paura di andare alle elezioni, perché siamo sicuri che la città ha capito che il cambiamento è in atto, che c’è una nuova classe dirigente che è pronta a continuare a prendere le redini di questa città e a fare in modo che non ci sia uno stop, ma che si continui in questa direzione.
Se avete la forza di raccogliere le firme, come avete sempre sbandierato, fatelo, perché noi siamo pronti a iniziare una campagna elettorale e siamo certi che la città sarà con noi.
Speaker : PRESIDENTE:
Consigliere Murri, prego.
Speaker : CONSIGLIERE MURRI DELLO DIAGO:
Grazie, Presidente. Avverto la delicatezza del momento e cercherò di fare un intervento un po’ più ampio. Questa è la produzione della cosiddetta “anatra zoppa”. Spesso si ironizza sul termine e pur se è trascorso un anno e mezzo la delusione in alcuni protagonisti permane.
Nella prima seduta di questo Consiglio, prendendo la parola, ebbi ad usare un termine forse improprio. Dissi: “siete arrabbiati”. Non fu d’accordo con me il Consigliere Battista con il quale scambiai alcune battute per concordare, infine, su una parola: delusione.
Noi, però, non avevamo alcuna colpa della vostra delusione. Avevate fatto tutto voi. Nel giugno 2017 il voto, le prime sentenze (TAR, sospensiva, merito) e poi il Consiglio di Stato, novembre e febbraio 2018. Alcuni protagonisti brindarono all’esito finale del giudizio. Per me era un esito previsto, prevedibile. Sono convinto, esercitando la professione di avvocato da molti anni, che il diritto non è certezza. In diritto due più due può non fare quattro. Ebbi ad ascoltare tante affermazioni. Da un lato si parlava di irrazionale scelta della Commissione elettorale, dall’altro si parlava di interpretazione evolutiva.
L’elenco dei Comuni interessati alla cosiddetta “anatra zoppa” è molto lungo. Alcuni, non molti, per la verità, addirittura poi sono pervenuti alla scadenza naturale. La vostra delusione era tanta, manifestata con l’abbandono dell’Aula. Avete lasciato i vostri scranni vuoti, mortificando, a mio avviso, l’Istituzione. In quel momento potevate votare contro, andare al voto, e non lo avete fatto.
Tre Consiglieri ebbero a firmare un patto per Lecce e ora hanno deciso di non votare con noi. La circostanza, per la verità, si è verificata poche volte, per lo più il Gruppo di Prima Lecce si è astenuto. Cosa sia successo personalmente non lo so e non l’ho capito.
Prima Lecce ha sostenuto a parole i lavoratori Lupiae. Anche noi, anche io ho difeso quei lavoratori e l’ho detto qui pubblicamente. Il nostro Sindaco lo ha fatto concretamente. Non vi ho mai, però, sentito dare spiegazioni serie sul come e sul perché si era arrivati a tale punto. Voi come me non avevate e non avete alcuna responsabilità – molti sono nuovi di questa Assise – di questa crisi finanziaria Lupiae.
Io non ho mai messo in discussione la collocazione politica di Prima Lecce. Hanno ribadito di essere di destra. Lo ribadite. In campagna elettorale avete certamente sostenuto il dottor Giliberti con convinzione e lealtà, così come avete sostenuto, per le provinciali, Marra, sempre con quella ferma convinzione e lealtà. Ora mi rivolgo a voi, ma mi rivolgo non solo a voi. Mi rivolgo a tutti quei colleghi di centrodestra che vogliono bene a questa città ecco perché ho esordito dicendo che il momento è particolare e cerco di coinvolgere questa Assise. Volete andare veramente al voto? Siete veramente convinti? Ho sentito alcune volte parlare di ideologia. È una parola che non c’entra nulla.
Tempo fa, prendendo la parola, ebbi anche ad evidenziarlo. Occorre, invece, che si agisca nell’interesse della città, e fare delle scelte. Probabilmente abbiamo dato noi prova di maggiore coraggio nelle scelte: via Garibaldi, le aree parcheggio ricercate, Settelacquare, Piazza Libertini.
Voi avete sempre riconosciuto al nostro Sindaco particolari meriti. L’avete scritto, l’ho sentito e ve ne do atto. Vi ho sentito parlare, rivolgendovi al nostro Sindaco, di persona seria, onesta, leale, moralmente ineccepibile. Dimostratelo con i fatti. Ci avete conosciuto. Probabilmente ci avete anche apprezzato per la serietà dei nostri comportamenti, per il nostro impegno fattivo, disinteressato. Dateci atto di questo. Non abbiamo inteso avviare commissioni d’inchiesta, scrivere libri bianchi su tante vicende di questa città. Abbiamo, invece, assieme lavorato fattivamente nelle Commissioni. È lì che abbiamo appreso tante particolari circostanze.
Su questo armadio con 140 sentenze abbandonate non abbiamo sollevato scandalismi. L’appello che io rivolgo ad alcuni di voi è questo: diamoci degli obiettivi, discutiamone con il nostro Sindaco, con il Governo, perseguiamoli assieme. Dimostreremo così di voler veramente bene a questa città.
Volete agire diversamente? Fatelo. Abbiamo anche noi dimostrato di saper partecipare ad una competizione elettorale, senza particolari clamori. Siamo pronti, ancora una volta, con lo stesso entusiasmo e con lo stesso sorriso.
La scelta, la responsabilità di una crisi amministrativa, ritengo che sia solo vostra. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie. Consigliere Giannotta, prego.
Speaker : CONSIGLIERE GIANNOTTA:
Buongiorno, Presidente. Buongiorno, Sindaco, Assessori, Consiglieri. Il provvedimento che oggi vede noi tutti coinvolti in questo dibattito è la sintesi, o meglio, l’arrivo di un ragionamento che parte da lontano. È la fine di un percorso che necessariamente si è dovuto intraprendere e non per gli interessi della nostra parte politica, della nostra maggioranza, ma per l’interesse esclusivo della città di Lecce.
Perché ho usato l’espressione “un provvedimento che è stato doveroso assumere”? Sono giovane e sono inesperto, e mi ha pure detto di non essere uno scienziato della politica, e non lo sono, però in politica è necessario assumere il verbo “dovere” quando c’è una legge che ti obbliga a fare dei passaggi. Conseguentemente, le dichiarazioni che si riconnettono a quel dovere e a quegli obblighi ti impongono di agire di conseguenza. Lo dice il Sindaco, Carlo Salvemini, Sindaco della città di Lecce: “Gli indicatori fissati dalla legge ci obbligano ad elaborare un provvedimento di riequilibrio di bilancio con la responsabilità che compete a una forza politica, quale siamo noi, e spetta a dei Consiglieri di un’Amministrazione comunale adottarlo”.
Gli interventi che mi hanno preceduto rimarcavano un aspetto forse irrilevante per alcuni Consiglieri presenti in questa Assise, non irrilevante per il sottoscritto e per i Consiglieri di questa maggioranza, oltremodo non irrilevante per il nostro Sindaco, ma soprattutto non irrilevante per la legge.
L’insufficiente capacità di riscossione dei residui attivi determina un ricorso costante all’anticipazione per 365 giorni l’anno. Per chi non è dentro questa terminologia, sta a dire che io mi alzo la mattina, mi rendo conto che ho finito i soldi e vado ogni mattina al campanello di fronte casa a dire “Mi puoi dare un euro; mi puoi dare un euro; mi può dare un euro”. Poi, che succede? Dopo aver preso questo euro, che faccio? Lo prendo e in parte lo spendo per le esigenze familiari e in parte lo metto da parte per comprarmi, per esempio, un televisore. Quindi, vado a spendere più di quello che io guadagno. Quando vado in banca o dalla signora di fianco i soldi che mi prendo fanno calcolo e computo di quello che vado a spendere. Come si usa dire a Lecce, in un’espressione banale: fare il passo più lungo della gamba.
Il fatto di fare ricorso costante all’anticipazione è un indicatore e non è un semplice campanello d’allarme, ma il male costruito dalle precedenti Amministrazioni che elaborano un loro bilancio dicendo che la previsione di accertamento è 100 e la capacità di riscossione, purtroppo, è molto distante da quello accertato.
Questa riflessione mi porta a fare un ulteriore passaggio. Se la elaborazione dell’accertato è una mera elaborazione aritmetica, di analisi di documenti, di analisi di dati, è una questione ragionieristica. La questione della riscossione è una questione fortemente politica, perché quando mi accorgo che la capacità di riscossione della mia Amministrazione, in cui questo Comune ha creato una forbice molto distante tra l’accertato e il riscosso, io ho la responsabilità politica di trovare gli strumenti per risolvere questo problema e accorciare questa forbice, cosa che non è stata fatta. E oggi ci vengono a dire che quell’indicatore è inventato da Salvemini!
Avete guardato al bilancio nella prospettiva di far quadrare puntualmente i conti. Il problema, come ribadisco, e come ha detto anche il Sindaco in Commissione bilancio, è un altro: guardate, amici, che costruire un bilancio per un ente pubblico non è una mera attività di composizione di numeri.
La elaborazione del bilancio è la massima espressione di una visione, di un’azione politica e di un’immaginazione di un futuro che si vuole dare alla città.
Voi, purtroppo, questo approccio non l’avete mai avuto. Ciò che oggi voi contestate, tanto per essere chiari, non è il provvedimento in sé, ma sono i motivi, le ragioni che portano l’Amministrazione a rispettare ciò che la legge dice.
Voi disconoscete che ciò che il provvedimento va ad analizzare non siano fattori di interesse per la città. Che cosa questo provvedimento va ad analizzare? Va ad analizzare una situazione debitoria e di criticità di liquidità esistente.
Attenzione, per l’amor di Dio, se anche io guardassi a questo provvedimento con l’approccio vostro, di quelli che disconoscono l’esistenza di debiti e disconoscono l’esistenza di questo divario tra riscosso e accertato, anche io direi che questo provvedimento sarebbe inutile, ma così non è, amici miei.
É come se il mio mondo reale fosse diverso dal vostro mondo. La questione è questa: le 150 sentenze, passate in giudicato, anni 2010-2015, ritrovate – che bel ritrovamento, dovremmo andare a Chi l’ha visto? – negli armadi dei palazzi comunali, rappresentano o non rappresentano un debito?
Ho capito.
Parlo senza microfono, non c’è problema. Rappresentano o non rappresentano un debito? Purtroppo lo rappresentano.
Decidiamoci. Rappresentano o non rappresentano un debito? La vostra forza, o meglio, il vostro coraggio, secondo me negativo, è andato oltre la misura umana. Il vostro obiettivo negli anni passati era quello di far quadrare i bilanci. Espressioni come “Se un milione dovevamo trovare lo trovavamo nelle pieghe di bilancio” non dà prospettiva alla città. Il fatto che ci siano state sentenze passate in giudicato che, da sole, abbiano fatto le scale dei palazzi dell’Amministrazione comunale e si siano messe negli armadi non rappresenta un fatto positivo; rappresenta la violazione di un principio rispetto a un diritto riconosciuto dall’autorità giurisdizionale di non voler riconoscere questo diritto a un cittadino. Quindi, cara città di Lecce, cari 150 cittadini, questa Amministrazione ha determinato un percorso che non ha riconosciuto questo vostro diritto, che oggi, invece, l’Amministrazione Salvemini non può non riconoscere, perché è la legge che ce lo dice.
Bilanci inattaccabili. Se fosse stato un claim vero, oggi non ci troveremmo a questo punto. Avete assunto in questi mesi e in queste ultime settimane un atteggiamento che non posso non classificare come un atteggiamento doppio, quella doppiezza, ripeto, che porta lo stesso Paolo Perrone in Commissione bilancio quando dice “Io sono contrario al provvedimento, però mettiamo nelle condizioni di adottarlo”.
Io non penso che sia un comportamento lineare. La domanda che vorrei fare soprattutto ai Consiglieri che non hanno la responsabilità delle precedenti Amministrazioni è questa: 150 sentenze rappresentano o non rappresentano un debito? Queste 150 sentenze devono essere riconosciute nel loro diritto ai titolari o non riconosciute? Su questo lancio la sfida. Perché se io vado oggi a disconoscere l’esistenza di questi debiti, automaticamente vado a dire alla città che tutti quelli che sono i vostri diritti io, vecchia Amministrazione, te li disconosco.
In questa doppiezza io non posso immaginare che i giovani amministratori come Giorgio Pala, come Laura Calò, come Federica De Benedetto, come tanti altri possano disconoscere una cosa del genere, non riconoscere la realtà dei fatti. Ed è in questa realtà dei fatti che chiamo voi tutti ad assumere un atteggiamento responsabile, con quella stessa responsabilità che avete dimostrato in più occasioni anche nelle interlocuzioni con il sottoscritto e altri di voler ragionare e perseguire, e di votare questo provvedimento.
Capiamoci, questo provvedimento fa due cose. La prima: riconosce dei debiti che non ho contratto né io, né i miei colleghi Consiglieri e né tantomeno Carlo Salvemini, ma li hanno contratti le Amministrazioni che hanno preceduto questa Amministrazione, e non certo i Consiglieri giovani che ho menzionato prima.
La seconda, afferma un principio fondamentale: riconoscere il sacrosanto diritto dei cittadini ad avere soddisfazione di un diritto riconosciuto anche dalle autorità giurisdizionali.
Sul fronte dell’aumento delle tasse, non prendiamoci in giro, lo sappiamo: l’incremento è pari a un valore talmente ridicolo che non certamente si può dire che questa Amministrazione abbia alzato al massimo le tasse, che erano già state poste al massimo. Purtroppo il disconoscimento, negli anni passati, di ciò che è reale, ma che voi non avete mai riconosciuto in quanto tale, ci porta oggi ad assumere questa corresponsabilità a questa decisione.
Grazie.
Speaker : CONSIGLIERE NUZZACI:
Grazie, Consigliere Giannotta.
Prego, Consigliere Messuti.
Speaker : CONSIGLIERE MESSUTI:
Sono quasi contento, Vice Presidente, che ci sia lei alla Presidenza per non essere ulteriormente richiamato dalla Presidente Povero per le mie discussioni in Consiglio comunale senza riuscire a guardarla strettamente negli occhi. Mi consentirà fisicamente di potermi muovere nel corso dell’intervento.
Sindaco, è ineludibile (come direbbe lei) rappresentare che la sua Amministrazione è politicamente figlia dell’anatra zoppa. Questo penso che sia un dato oggettivo, un dato che non può essere sottaciuto e soprattutto un dato che non può non essere valutato, come non può non essere valutato lei per effetto di questo strano fenomeno amministrativo. D’altronde, quello era un banco di prova. Lì, in un certo qual senso, doveva sostenere l’esame. Dopo vent’anni di politica, era l’esame per eccellenza, che doveva stabilire il politico Carlo Salvemini, e lo si doveva stabilire nel suo agire in presenza di un fenomeno anomalo qual era, appunto, l’anatra zoppa, per il quale si trovava e si trova a essere Sindaco in assenza di una maggioranza numerica.
È un effetto che ha tardato a venire (faccio una breve cronistoria) perché si è dovuto arrivare a un pronunciamento del Consiglio di Stato per sconfessare il deliberato della Commissione elettorale, e quando c’è stato sono incominciati i problemi. Gli esami sono diventati significativi e, quindi, è passata in rassegna l’azione politica del Sindaco Carlo Salvemini.
Mi spiace che manca il Consigliere Murri, che ci ha richiamato ad una responsabilità, ma le responsabilità si misurano sulla pulizia ideologica, sulla riconoscibilità di chi sta da una parte politicamente e di chi non sta da quella stessa parte. Ricordo, infatti, che allora feci una conferenza stampa e dissi: “Sindaco, valuti questa circostanza, e lo facciamo alla luce del sole: 2-3 punti li condividiamo; dopodiché, faccia lei la Giunta, gli Assessori, metta chi ritiene. L’importante è che condividiamo 2-3 punti”. Era non la politica dell’inciucio, era la politica delle grandi intese a tempo: 2-3 punti. Detti pure un termine temporale, ma solo per dare consequenzialità a quello che era il tema di un invito fatto alla luce del sole, nel rispetto dell’appartenenza politica e nell’amore della città.
D’altronde, pensai tra me e me: “Lo fa la Merkel, perché non può farlo Carlo Salvemini?”. Anche perché ricordo il pregresso storico di un ragazzo all’epoca – ricordo, quando abbiamo iniziato insieme, che eravamo tutti e due ragazzi – tutto d’un pezzo, un monolite di ideologia e di rigore, una presenza anche motivata nell’interesse della città, quindi perché non lo poteva fare? Non l’ha fatto! Ha preferito fare un ragionamento più speculativo (consigliato bene, consigliato male, non lo so) ha preferito il classico “accordicchio”, per giunta subordinato e con delle subordinate molto importanti, molto significative. Un accordicchio con rappresentanti politici dell’altra parte che non fossero espressione della passata Amministrazione. Diciamoci le cose con molta pulizia, con molta chiarezza. Quindi, accordicchio e pregiudiziale. Questo è stato il faro illuminante che ha ritenuto in quel modo potesse essere la miccia che gli poteva consentire la cosiddetta “agenda del cambiamento”, un’agenda del cambiamento che parte da un accordicchio. Mi dica lei, Sindaco, dov’è il cambiamento. Dove si va a insinuare quel tanto decantato cambiamento.
Ma il cambiamento non poteva esserci. E non poteva esserci perché iniziare con un furore ideologico, iniziare con queste premesse, ripudiare quelli che erano i tratti marcati e significativi delle passate Amministrazioni se, da un lato, la portavano a un’azione con furore, dall’altro la portavano a delle retrocessioni. Del resto, un accordo elettorale a monte – lo dico con affetto, Alessandro – con l’attuale Vice Sindaco, Alessandro Delli Noci, componente della passata Amministrazione, quello slancio che la portava a voler dire “non voglio parlare del passato” glielo riportava accanto il passato. Era lì.
Che cosa voglio rappresentare? Che questa azione è stata il frutto di un guazzabuglio, di un minestrone tra furore ideologico e volontà di cercare di tamponare il passato, di abiurare il passato. E questi sono gli atti che ne sono derivati. È inutile dirlo, perché tutte le sue spinte amministrative motivate da questo furore ideologico hanno avuto poi delle retrocessioni. Ma non per nostra bravura, bensì per la presenza del Vice Sindaco, il quale in maniera dignitosa ha svolto un’attività amministrativa nella passata Amministrazione. Lo dico non disconoscendo quella collaborazione gomito a gomito, lo dico per rappresentarle quella che è stata la sua contraddizione. Ha cercato, nel voler sviluppare un’azione amministrativa e politica, anche sostenuta dai suoi 220-225 sostenitori sui social, di creare, non avendone i numeri, un recinto intorno alla sua opposizione-maggioranza, rappresentando segni di opacità, segni di malaffare. Lei è stato un Sindaco divisivo. Lei doveva essere il Sindaco di tutti, non di Gaetano Messuti, ma anche di chi aveva portato Gaetano Messuti.
La politica comporta gesti, comportamenti di contenuti e di valori, perché, quando si rappresenta un ruolo istituzionale di prima eccellenza, qual è il suo, comporta delle azioni che vanno nell’interesse di tutti, anche di quelli che non l’hanno votata. Queste sono le contraddizioni. Consigliere Murri, il senso di responsabilità gliel’abbiamo dato quando si è trattato della Lupiae. I sensi di responsabilità partono da comportamenti seri, di pulizia. L’Istituzione è Istituzione di tutti.
Queste contraddizioni, Sindaco, le hanno lasciato delle ferite. Io non sono più dell’avviso di dire che lei è una brava persona, ma è male consigliata. Lei ha svenduto il bagaglio di contenuti ideologici che ha motivato la sua azione politica. Non si può immaginare di sviluppare una procedura di risanamento della società partecipata, sapendo quale fosse il budget, quei 7 milioni di euro, e poi dover fare dei passi indietro e arrivare a 8,3, perché giustamente c’è il rischio che crolli il patto con Prima Lecce, perché c’è chi la tira per la giacchetta per dire “noi abbiamo bisogno di quei tre voti”.
Arriviamo al tema del punto all’ordine del giorno. Prego, avvocato Patti. Prego, prego…
Speaker : CONSIGLIERE NUZZACI:
No, non può intervenire Patti. Patti no. Continui, continui…
Speaker : CONSIGLIERE MESSUTI:
Mi stava chiamando.
Speaker : CONSIGLIERE NUZZACI:
Consigliere Messuti, continui. Non si preoccupi, continui.
Speaker : CONSIGLIERE MESSUTI:
Arriviamo al punto all’ordine del giorno. È da psicoanalisi. Non venendo chiesto dalla Corte dei conti tra gli indici che determinano il dissesto, si intraprende la procedura di , con accesso al fondo di rotazione, con tutte le problematiche che ne discendono dall’adozione di una procedura non richiesta, e si arriva poi a stare all’interno della procedura di del 243 per non aderire al fondo di rotazione.
Lei ha fatto bene a trovare una motivazione formale, a dire che l’accesso sarebbe stato nel settembre 2019 o perché è intervenuto l’emendamento al Senato, poi però deve spiegare la differenza dell’anticipazione di cassa dai tre dodicesimi ai quattro dodicesimi, con il pagamento entro il 31 dicembre 2019, come e quando lo pagherà. Trova queste motivazioni formali, ma deve dire pure alla città perché per l’ennesima volta è stato tirato per la giacchetta per cercare di far rientrare il discorso con Prima Lecce.
Allora, signori, diciamocelo: il Sindaco Carlo Salvemini è un umano come noi; il cambiamento non è rappresentativo di un contenitore di furore ideologico, ma è il frutto di una mediazione politica. E la comprendo, perché la politica è mediazione. Ma è mediazione nel rispetto, è mediazione nella salvaguardia di quella che è la propria controparte e anche degli elettori di quella controparte. È questo che ha sbagliato, Sindaco: l’essere divisivo. L’essere divisivo nel ritenere che l’azione politica potesse riuscire, in un certo qual senso, quasi come un riflettore a recidere i nuovi eletti e buttare nella botola tutto ciò che era rappresentativo del passato, che è un’operazione impossibile. Questa azione politica le ha comportato a non avere quello sguardo né al presente né al futuro, perché svolgere un’azione politicamente omicida in quella direzione le ha fatto perdere di vista l’obiettivo, le ha tolto l’equilibrio, le ha tolto la serenità di amministrare il presente e di dare un futuro non a noi, alla città di Lecce.
Sono questi i temi che oggi la mettono oggettivamente nella difficoltà, non la mettono nelle condizioni di poter andare avanti. Io non sto nella sua testa, non sto nel suo animo, ma io so cosa farei, io so cosa deciderei. Sicuramente non avrei portato questo tipo di delibera. Mi sarei assunto la mia responsabilità, sarei uscito fuori dal 243, visto che stiamo facendo una procedura di risanamento interno sotto l’egida della Corte dei conti, utilizzando… E non è vero quello che dice lei, Consigliere Molendini: “Tanto c’è il controllo della Corte dei conti”. No, dovete dire che ci sono i presupposti del 243, senza essere richiesto, c’è il blocco del turnover, a fronte dei pensionamenti che andranno a verificarsi all’interno dell’Ente. Come andremo a sostituire tutto il personale che sarà pensionabile? Bisognerà dire alla Corte dei conti come e quando si potrà andare a stipulare un contratto di mutuo per accedere a nuovi servizi oppure per fare nuove opere. Consigliere Molendini, è uno dei pochi. Io non so in animo suo quanto entusiasmo ha avuto a fare quell’intervento, ma io immagino che da molti suoi colleghi, che andranno, giustamente, perché verranno tirati per la giacchetta, in città per la buca, per la strada da rifare, si sentirà dire: “Non possiamo, perché la Corte dei conti ci deve dire se possiamo o non possiamo farlo”. Noi siamo amministratori, noi dobbiamo recuperare quelle che sono le istanze che ci provengono dalla città. Coprire una buca o fare una strada non è reato, è il nostro adempimento.
Se ci sono i soldi, bravissima. Se ci sono i soldi. E se ci sono i soldi, non potranno essere spesi perché la Corte dei conti dovrà fare una valutazione. Sarà come darsi delle sciabolate in testa (diciamo così) per non poter fare quello che si può fare e che, invece, non viene consentito di fare.
La ricerca del consenso, la tanta demonizzazione di cui parlava la Consigliera Spagnolo. Noi siamo espressione della città, espressione dei cittadini, piaccia o non piaccia. Di tutti! Di tutti! Così sgombriamo il campo e la smettiamo con queste demonizzazioni. Noi siamo chiamati a rispondere alle richieste singole, plurime, individuali, ma siamo chiamati a rispondere. E oggi voi tutti siete bloccati. Siamo bloccati. Lo sviluppo della città è bloccato per quindici anni.
Sindaco, sono chiare quelle che saranno le considerazioni: ormai è riuscito a portare la città di Lecce in un vero e proprio cul-de-sac. Non è una contraddizione. Vi siete votati il , l’avete fatto all’epoca con numeri posticci. Oggi l’astenersi – lo dico a chi parlava di contraddizione comportamentale dell’opposizione – è responsabilità, Consigliere Murri, perché questo procedimento anomalo, questo risanamento interno, sotto l’egida della 243, lo dovete spiegare alla città. Se oggi non si delibera, si va in dissesto, ma non per colpa nostra, per colpa vostra, che avete adottato quella delibera, e daremo un segno di responsabilità anche questa volta.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie di cuore, Consigliere Messuti…
Diamo una nota divertente.
Consigliere Mazzotta, a lei la parola. Grazie.
Speaker : CONSIGLIERE MAZZOTTA:
Grazie, Presidente.
Oggi credo che sia tempo di bilanci. Dopo un anno e mezzo di questa Amministrazione, ci troviamo alla data del 7 gennaio, che da un po’ di tempo aleggia in questa città come una data importante.
Chiaramente, come abbiamo detto anche nei giorni scorsi, su questa delibera, come Forza Italia, ma come credo tutto il centrodestra, ci asterremo, anche se nel merito siamo contrari, in quanto credo che si sia creato nuovamente un allarmismo esagerato, così come è successo sul tema della Lupiae e così come è accaduto su altri contesti che questa Amministrazione non ha saputo gestire con la giusta attenzione, che invece avrebbe dovuto avere nei confronti delle tematiche importanti per la città.
È chiaro che in questo anno e mezzo noi abbiamo fatto opposizione in maniera dura, ferma, decisa, ma non perché ci spingono ideali diversi, perché le ideologie, quando si fa il bene della città, possono anche essere messe da parte, ma perché abbiamo ritenuto che quel cambiamento tanto paventato in campagna elettorale nella realtà non è avvenuto. Anzi, se di cambiamento si può parlare, certamente non c’è stato un miglioramento. Questo lo vediamo, è sotto gli occhi di tutti. In questa città abbiamo affrontato tematiche importanti, lo abbiamo fatto in maniera seria, in maniera precisa, però poi su tante tematiche si sono fatti dei passi indietro. Il Sindaco aveva fatto delle enunciazioni. Poi, con la realtà, invece, stridevano, quindi ha dovuto diverse volte fare dei passi indietro.
Questo perché questa Amministrazione è nata già male, in quanto la maggioranza che è stata per qualche mese sconfessata da sentenze sia del TAR che del Consiglio di Stato non c’è mai stata. Si è voluta creare una maggioranza in Consiglio comunale, ma una maggioranza molto debole, l’abbiamo visto.
Sostanzialmente, quindi, si è cercato di arrampicarsi sugli specchi quando purtroppo per voi, però, non erano talmente solidi da poter mantenere l’Amministrazione di una città che merita invece un’Amministrazione compatta, coesa e decisa sulle cose da fare. Non si può stare ogni giorno a cercare di avere i numeri in Consiglio comunale, quindi anche in qualche modo a comprimere o a decidere di cambiare le proprie strategie in base ai numeri o agli umori dei vari Consiglieri comunali.
Io ricordo la scorsa consiliatura, quando avevamo forse dieci Consiglieri di maggioranza in più rispetto alla vecchia opposizione. Mi rendo conto che a volte bisogna comunque fare i conti con tutti quanti. Non era semplice, quindi, già allora, figuriamoci con questa situazione che è veramente raccapricciante per questa città.
Io credo quindi che il voto di oggi debba far riflettere un po’ tutti, noi Consiglieri prima di tutto e la città insieme a noi. Chiaramente, da questo poi trarremo le conseguenze, che per quanto ci riguarda sono già note e le abbiamo già esplicitate più volte sulle varie testate giornalistiche.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie. Consigliere Fragola, prego.
Speaker : CONSIGLIERE FRAGOLA:
Grazie, Presidente.
Le chiedo, intanto, di approfittare di un minuto per ricordare oggi, 7 gennaio, il quarantunesimo anniversario della Strage di Acca Larentia.
A Roma, in un agguato nella sede missina, in via Acca Larentia, nel quartiere Tuscolano, furono trucidati da un commando di estrema sinistra, a colpi di arma da fuoco, due ragazzi: Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, che avevano rispettivamente 19 e 18 anni.
Qualche ora più tardi, in circostanze oscure restò ferito a morte un altro militante missino, Stefano Recchioni, di vent’anni. Anche lui morirà pochi giorni dopo.
La cosa triste è che ad oggi gli assassini di quella strage non sono stati ancora individuati. E mentre oggi l’ANPI, l’Associazione Nazionale Partigiani Italiani si indigna ed esprime preoccupazioni per le manifestazioni che si terranno nella giornata odierna, io tengo qui a ricordare questa strage, ricordando i tre giovani militanti assassinati per le proprie idee, con l’augurio che mai più nessuno possa ripetere queste stragi, e che soprattutto i nostri figli possano crescere in un Paese con una memoria condivisa e mai più partigiana. Grazie, Presidente.
Veniamo al tema odierno. Caro Sindaco, nella presentazione di questa manovra che hai fatto alla stampa, hai definito questo bilancio, o meglio, ogni bilancio, non solo numeri, ma l’immagine di quelli che siamo. Sarebbe una bella immagine, se facessimo filosofia. Però poi dobbiamo fare i conti con la realtà, e i bilanci sono numeri, sono entrate, sono uscite.
Oggi questo Consiglio comunale si trova a votare una manovra di riequilibrio voluta fortemente da te, Sindaco. Una manovra che nasce da lontano, e nasce da quando hai deciso di mantenere a te quella delega al bilancio, perché negli anni trascorsi all’opposizione avevi ben studiato i bilanci comunali, quindi, probabilmente eri già intenzionato verso una strada, eri ben intenzionato su dove volevi portare quest’Aula.
Andando oltre, ritiene che quella di oggi sia una soluzione, ma non la soluzione. Certo, il disavanzo è sotto gli occhi di tutti, amministratori e cittadini, e nessuno lo può negare. La città deve ben comprendere che con questa manovra si cercherà di ripianare gli errori fatti precedentemente. Ma il buon medico è quello che cerca la cura migliore per il suo paziente, non chi prende solo atto della malattia. Non basta tendere la mano, la mano bisogna sporcarsela, e questo può accadere solo con delle forti assunzioni di responsabilità, non solo addossandole agli altri.
Ci saremmo immaginati 18 mesi di cure per aggredire sprechi e spese in eccesso. Ma hai preferito alzare il tappeto e far uscire la polvere, ma senza ripulirla. Ci sarebbe piaciuto che questa manovra, per ovvi motivi, fosse stata costruita anche insieme all’opposizione, perché in un clima come quello che viviamo oggi in città, probabilmente avrebbe aiutato a riportare un po’ di serenità e – perché no? – a trovare anche delle soluzioni diverse e migliori per curare il malato.
Probabilmente, come più volte abbiamo detto, non serviva alzare i toni, così come è stato fatto. Non serviva tutto l’allarmismo creato, se poi si è deciso di arrivare ad una soluzione diversa da quella preventivata. In una situazione come quella attuale, come quella che oggi vive il Consiglio comunale, dove chi governa non ha i numeri per governare, il buonsenso avrebbe voluto che ci fosse stata una partecipazione bipartisan. Infatti, se è vero come è vero che i debiti sono delle passate Amministrazioni, al tempo stesso questa manovra è stata costruita dall’attuale Amministrazione con gli stessi tecnici e gli stessi dirigenti della precedente. Qualcosa non ci torna.
Riteniamo, ad esempio, quantomeno dubbia la richiesta retroattiva della tassa sui passi carrabili. La legge, infatti, non ammette retroattività per l’imposizione tributaria. Vorrà dire che faremo lavorare gli avvocati leccesi, grazie ai tanti ricorsi che arriveranno dai cittadini. O, peggio ancora, i leccesi non pagheranno, andando a fare un ulteriore danno alle casse comunali.
Ci chiediamo, infatti, perché una misura confermata fino allo scorso febbraio anche da questa Giunta venga ora cambiata guardando al passato. Cosa è cambiato, Sindaco?
Venendo però al dato politico, e come già ribadito, questa manovra ormai c’è, e la sua bocciatura, come anticipato anche dal collega Messuti, vorrebbe dire mandare il Comune in dissesto. Non credo che la nostra città si meriti questo. Lecce non meriterebbe di essere commissariata.
Vero è che di fatto, con questa scelta, in parte lo sarà. Ed il Sindaco avrà sì il piacere di indossare al collo la fascia tricolore, ma dovrà sempre stare attento a fare i compiti a casa da bravo scolaro, sotto l’occhio vigile della Corte dei conti.
Capisco che per i motivi su esposti l’opposizione non sia disposta a votare questa manovra, anche se per assunzione di responsabilità non dovrebbe avere altra scelta. Poi, in coscienza, ognuno farà quello che vorrà. Non saremo sicuramente noi a giudicare i voti altrui.
Probabilmente si sarebbe potuti arrivare ad una soluzione diversa, che magari avrebbe aperto anche nuovi scenari politici in città, scenari che invece sembrano ormai delineati, perché se da qui a qualche ora, o a qualche giorno, Lecce non dovesse avere più un’Amministrazione, non vedo altre responsabilità se non nella mancata capacità del Sindaco che avrebbe dovuto farsi carico di armonizzare una maggioranza sicuramente precaria nei numeri, e con un’opposizione numericamente superiore, ma abbastanza confusa, almeno fino ad oggi.
È la seconda volta nel giro di pochi giorni che tu, Sindaco, porti dei provvedimenti così importanti, anzi, i più importanti della nostra consiliatura. Pochi giorni fa, il 31 dicembre, abbiamo approvato il Piano Lupiae nell’ultimo giorno utile. E oggi, nel penultimo giorno utile, approveremo questa manovra. Provvedimenti che avrebbero dovuto avere maggiore attenzione nelle Commissioni, ma che sono arrivati invece sul filo di lana per essere approvati. Questa non è una programmazione, questa è un’azione di “pompieraggio”; e si sa, a giocare con il fuoco, a volte ci si brucia.
Il nostro voto, quello di andare oltre, caro Sindaco, nonostante le tante perplessità, come già spiegato, sarà favorevole per assunzione di responsabilità verso la città, e rispetto verso una coalizione che abbiamo convintamente sostenuto diciotto mesi fa, insieme al nostro Vice Sindaco, Alessandro Delli Noci. Ma per andare avanti bisognerà cambiare radicalmente atteggiamento. Basta decidere tutto da solo, o all’interno del “cerchio magico”, perché come abbiamo già più volte dimostrato, non saremo mai degli yesman, non saremo mai dei meri alzatori di mano, o degli ultras, difensori a prescindere delle posizioni dell’Amministrazione come tanti altri colleghi al mio fianco.
Andare oltre è e sarà sempre anima e coscienza critica nel solco del programma elettorale e nel rispetto in primis di Lecce e dei leccesi. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie. Consigliere Giordano, prego.
Speaker : CONSIGLIERE GIORDANO:
Grazie, Presidente.
Voglio innanzitutto ringraziare il collega Fragola per quanto premesso nel suo intervento. È stato giusto che qualcuno ricordasse questo episodio veramente negativo.
Il Piano di riequilibrio pluriennale che viene presentato oggi rappresenta la logica conclusione di un’impostazione che sta producendo danni ed incertezze sul futuro di questa città. L’interpretazione data ai conti è sicuramente discutibile, come è stato rappresentato dai colleghi del centrodestra, e nega alla base una serie di opportunità di sviluppo per questa città.
Dalle premesse che aveva voluto generare questa Amministrazione, sinceramente ci aspettavamo qualche cosa di diverso: una politica sociale diversa, la riduzione della pressione fiscale. Registriamo, in ogni caso, una cosa diversa, per alcuni aspetti esattamente il contrario. Il disastroso passato di cui parla la Consigliera Spagnolo ha cambiato il volto di questa città, cara collega. E questo viene dimenticato e viene dimenticato molto spesso.
Quello che oggi è sotto gli occhi di tutti è il nulla prodotto in diciotto mesi da questa Amministrazione, e mi consenta un’altra considerazione, collega: il richiamo all’ex collega Monosi è veramente di cattivo gusto, mi creda, questo glielo dico perché la conosco e la rispetto da tanti anni.
È grave che un collega del centrosinistra non sappia il perché è naufragato l’accordo con Prima Lecce, un accordo che avete fatto insieme. Probabilmente, se le cose non sono andate, immagino che avreste dovuto condividerne le motivazioni. Questo è indice, come diceva anche il collega Fragola, forse di scarso dialogo, di scarsa condivisione, anche in casa vostra. Almeno, dall’esterno è quello che io vedo.
Vorrei parlarvi poi di un’altra questione. Collega Giannotta, qui non è che parliamo di doppiezza, da parte del collega Perrone, ma parliamo di senso di responsabilità verso la città. Lo stesso senso di responsabilità che testimonieremo con una astensione a fronte di un progetto che non ci convince neanche un poco. Ma parliamo di un’altra questione, che è in parte quella sollevata dal collega Messuti. Se si voleva un supporto da parte del centrodestra, in questa come in altre occasioni, questo andava ricercato con un dialogo, e con un dialogo che doveva essere avviato diciotto mesi fa.
Al Sindaco Salvemini le occasioni non sono mancate. Era sotto gli occhi di tutti come si era generato il risultato elettorale, o ciò che appariva come risultato elettorale. C’è stata un’altra occasione dopo, quando è stata fatta chiarezza, e anche lì abbiamo preferito discutere in stanze private e non venire in Aula a cercare un confronto, a cercare un dialogo con tutte le parti politiche nell’interesse della città.
Abbiamo pensato che probabilmente potevamo risolvere con delle scorciatoie, nonostante l’invito ad avere un atteggiamento diverso sia stato un invito esplicito – ricordo di averlo fatto anche io, tra gli altri, personalmente.
L’interesse della città, con un esito elettorale quale quello che abbiamo avuto, doveva essere perseguito in maniera diversa. Ma nulla di tutto questo, come giustamente ha ricordato il collega Messuti, è avvenuto. Addirittura, quando parliamo di assenza di dialogo, ascolto oggi per la prima volta con preoccupazione l’esistenza di quello che il collega Fragola, che non è della mia parte politica, definisce “cerchio magico”. Questo sinceramente lo ascolto con molta apprensione.
Quindi, Sindaco, credo che ci stiamo avviando verso la fine di una stagione contraddistinta da una politica di annunci, da una politica che molti, tra i cittadini leccesi si aspettavano diversa e che invece, di fatto, non ha generato nulla di positivo per questa città.
Si presenta, oggi, questo documento che per me è la sintesi di un triste epilogo di diciotto mesi che potevano e dovevano essere migliori se solo ci fosse stata la volontà di guardare in faccia la realtà per come ci era stata consegnata dalle urne. Invece, tutto questo non è stato fatto. Per cui, alla fine, perché di fine si tratta, credo che non ci si possa aspettare niente di diverso, e che anzi, un segnale di astensione da parte del centrodestra rappresenti un forte senso di maturità, di responsabilità e di attaccamento alla nostra città. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie.
Consigliere Tondo, prego.
Speaker : CONSIGLIERE TONDO:
Grazie, Presidente.
Penso che il mio intervento, oggi, potrebbe essere uguale a quello fatto qualche mese fa, quando è stata fatta la delibera sul . Ho ascoltato alcuni interventi che erano più da campagna elettorale che nel merito dell’ordine del giorno.
Io cercherò di attenermi a quello che è l’ordine del giorno. Interventi di campagna elettorale ne faremo se, quando e come sarà necessario farne. Ho assistito all’intervento del Sindaco, devo dire molto pacato, a differenza di altri interventi di qualche Consigliere comunale un po’ più accesi, quantomeno nei toni.
Io ritengo, l’ho detto già prima, Sindaco e lo ripeto ancora oggi, con maggiore convinzione, che Lecce non meriti il dissesto e non meriti neppure il . Questa scelta fatta liberamente, come giustamente tu hai tenuto a sottolineare, è una scelta che poteva essere fatta in modo differente con delle soluzioni differenti. Noi abbiamo assistito, in sei mesi, al terrore dei conti del Comune di Lecce, ma alla fine mi sembra che da tutta questa enfatizzazione sia nato il cosiddetto topolino. Fondamentalmente stiamo facendo un atto, tra virgolette lo possiamo chiamare un bilancio di previsione pluriennale, magari un po’ più strutturato. Quindi, sostanzialmente non vedo iniziative tali da eliminare quelle difficoltà o quelle titubanze che anche in questa Aula consiliare, Consiglieri esperti come Lorenzo Ria avevano eccepito in quella sede.
Io ritengo che forse sia stato affrontato con un po’ di voglia a tutti i costi di far immaginare questo cambiamento. Fondamentalmente stiamo vedendo che sì, per carità, un piano di riequilibrio sicuramente sarà coerente, tutto quello che vogliamo, ma a qualche Consigliere di opposizione devo dire che fondamentalmente i nostri problemi di criticità sono i problemi di criticità, come diceva il Sindaco, comuni alla gran parte dei Comuni d’Italia, ormai, e sono quelli della capacità di riscossione e le anticipazioni di cassa.
Onestamente, nel Piano, al di là della coerenza contabile, non si intravedono azioni mirate a risolvere il problema della capacità di riscossione dell’ente. Quindi, non da un punto di vista contabile, perché questo è evidente, non può esserci, quali sono le azioni capaci di migliorare? Un buon Piano non lo si vede dall’articolazione contabile, ma lo si vede gestendolo e riuscendo a comprendere se gli obiettivi del Piano poi vengono raggiunti. Io non vedo un’attività tale in questi mesi e in questi anni, e neanche si intravede, dal Piano, un’attività che possa essere quella del miglioramento dell’attività di riscossione. Onestamente, non c’è scritto nulla, io mi sono sforzato di leggere, forse sarò stato poco attento, sicuramente sarò stato poco attento, però su questo non intravedo un’attività tale da migliorare la capacità di riscossione.
Sull’anticipazione ci viene parzialmente incontro la legge finanziaria, ma parzialmente, perché comunque il 31.12.2019, alla fine non ci risolve gran parte dei problemi. Sicuramente qualche attività migliorativa può essere fatta, però fondamentalmente io ritengo che per questo Piano, per questa attività abbiamo vissuto in questi sei mesi un’ansia per la situazione economico-finanziaria che rimane critica, evidentemente, ma che non è diversa, così come diceva il Sindaco, stando alle indagini del Ministero dell’interno, da quella di tantissimi altri Comuni d’Italia.
Quindi, ritornando al dato politico, io ritengo che si sarebbe dovuto fare un approfondimento maggiore. Noi ci siamo avvicinati a questa tematica sempre con senso di responsabilità.
Oggi ci troviamo di fronte al fatto quasi compiuto: bocciare oggi la delibera vuol dire mandare il Comune in dissesto. E questa è una responsabilità – dissesto formale, Consigliere – che evidentemente non può ricadere su di noi. Ci si mi mette negli ultimi giorni disponibili di fronte al fatto: o questo o niente altro. È evidente che la situazione doveva essere gestita in modo completamente differente.
Noi daremo la possibilità all’Amministrazione di chiudere questo procedimento, ma un procedimento che noi non condividiamo. Nel merito, nella forma, nella sostanza, e neanche nelle prospettive, è un provvedimento che non porta nessun beneficio all’Amministrazione comunale. Si poteva fare in modo differente, creando meno difficoltà procedimentali all’Amministrazione, perché bisognerà gestirlo, questo procedimento, negli anni. Non sarà semplice, e riteniamo che sarà un danno per tutta l’intera macchina amministrativa dell’ente. Ecco perché noi siamo fermamente contrari all’intero procedimento, a iniziare dalla prima deliberazione di dichiarazione del , e contrari nel merito, anche nella soluzione, una soluzione che ha partorito il topolino. Fondamentalmente, oggi, la presentazione di questa delibera dà ragione a quanto noi abbiamo detto nella prima deliberazione di dichiarazione di .
Metteremo, quindi, è vero, nelle condizioni l’Amministrazione e i Consiglieri che riterranno di dover condividere questo provvedimento, ma la responsabilità politica ricade esclusivamente su di essi. Noi ci asterremo per senso di responsabilità e per non incappare in ulteriori conseguenze, ma non ci sentiamo di dover condividere nel merito l’intero procedimento, non soltanto il piano di risanamento.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie.
Consigliere Perrone, prego.
Speaker : CONSIGLIERE PERRONE:
Grazie, Presidente.
Vorrei innanzitutto fare un poco di chiarezza sulla portata della manovra. Non è vero che si tratta di un piano di riequilibrio di 70 milioni di euro, come è stato rappresentato, o quantomeno, io non ho partecipato alla conferenza stampa che ha fatto il Sindaco, ma così ho visto che è stato riportato dagli organi di stampa, quindi probabilmente questo non è stato ben spiegato o ben compreso da chi ha partecipato a quella conferenza stampa.
Nel 2015, una legge consentiva di riaccertare i residui e di poter spalmare quel disavanzo in trent’anni, e questo fece l’Amministrazione. È un’operazione che hanno fatto 2.000 Comuni in Italia, su 8.000, ed è un’operazione che aveva la sua copertura di carattere economico nei bilanci previsionali che si sarebbero susseguiti nei trent’anni avvenire.
Quindi, l’operazione, oggi, va ridotta nel perimetro dei 30 milioni – 31.500.000 euro, alla fine delle ultime verifiche fatte dall’Ufficio economico-finanziario del Comune. Noi contestiamo le modalità con le quali si è arrivati alla valorizzazione di questo disavanzo, quindi ne contestiamo la sua consistenza. Cercherò, evitando di addentrarmi in tecnicismi che potrebbero non essere completi, di dimostrarne le ragioni. Innanzitutto, l’abbiamo detto, la Corte dei conti non ha rilevato la necessità di applicare, nella valutazione del fondo svalutazione crediti di dubbia esigibilità, un criterio diverso da quello che abbiamo sempre – fino all’anno scorso, anche voi – utilizzato. Era il famoso criterio sintetico.
Col criterio pieno, che ricordiamo, entrerà in vigore, se non ci dovessero essere delle novità normative per gli enti locali, a partire dall’anno prossimo, l’accantonamento al fondo svalutazione crediti di dubbia esigibilità sarebbe stato di “x” milioni di euro in più. Poi entrerò anche nel merito del fatto che pur utilizzando questo criterio, secondo me, la base di calcolo utilizzata dall’Ufficio Ragioneria è sbagliata. Quindi, di fatto, si dice: “Siccome fra un anno saremo obbligati a fare questo calcolo, noi lo facciamo adesso e questo rappresenta un disavanzo”. Non è così.
Il Consigliere Molendini, a cui bisogna dare atto che è l’unico che si è addentrato nelle questioni tecniche, raggiungendo delle conclusioni che ovviamente non mi trovano per nulla d’accordo, che fa il mestiere del bancario, non potrebbe che darmi ragione. Non esiste una applicazione contabile non in vigore che, di fatto, sancisca un disavanzo, anche perché nell’applicazione del criterio pieno analitico, che è dato dal rapporto tra ciò che io incasso sui crediti ogni anno rispetto allo stock dei crediti e quella percentuale mi dice qual è la percentuale del fondo svalutazione crediti fondamentalmente, l’Ufficio Ragioneria, secondo me sbagliando, utilizza tutto l’ammontare dei crediti che il Comune ha senza considerare che gran parte di quei crediti sono stati già svalutati. Quindi, la valutazione non dovrebbe essere sui 120 milioni se la valutazione la fotografiamo al 31.12.2017 sui 120 milioni di crediti che il Comune ha, ma di questi 73 milioni li abbiamo già svalutati, tant’è vero che il Sindaco fa un’operazione quest’anno in cui prende 20 milioni di crediti, li toglie dal bilancio, li considera inesistenti e questo non riverbera nessun effetto sul risultato di amministrazione, perché sono coperti dal fondo svalutazione crediti.
È evidente che io non posso valutare la mia capacità di riscossione su crediti che io ho già considerato morti, ma la devo valutare su quelli che sono ancora in piedi e a questo punto la capacità non sarebbe più del 17 per cento, ma sarebbe del 44 per cento e quindi, anche utilizzando questo metodo, volendo anticipare gli obblighi di legge, il disavanzo non sarebbe più di 30 milioni, ma sarebbe di qualcosa intorno ai 10 milioni; un disavanzo che saremmo stati in grado anche di assorbire con modalità differenti.
Anche perché – mi rivolgo sempre al Consigliere Molendini per le sue capacità tecniche – alla fine di questa operazione il Comune di Lecce sarà l’unico Comune in Italia, considerato che avrà un ammontare di crediti al 31 dicembre 2018, di circa 102 milioni di euro, parlo dei crediti da coprire con l’FCDE, abbiamo un fondo svalutazione crediti di 88 milioni di euro, incassiamo mediamente, con le nostre difficoltà di riscossione, 20 milioni all’anno in conto residui, 88 più 20, 108. Siamo l’unico Comune d’Italia che copre con un fondo svalutazioni di fatto più dell’ammontare dei crediti che ha.
Siamo arrivati a questo. Però, la crisi è conclamata. Benissimo. Esistono delle regole che la norma impone. Furono richiamate anche dal Consigliere, dal collega Ria nel corso della discussione credo su un equilibrio di bilancio di settembre. Si dice che un ente è insolvente, deficitario, se su dieci criteri di equilibrio finanziario ne sfora cinque. E non significa che siano in dissesto, significa che un ente è deficitario e, come tale, è necessario che vengano affrontate procedure straordinarie come quelle previste dall’articolo 243-bis.
Il Comune di Lecce non ne ha cinque, non sfora cinque criteri su dieci, ne sfora tre. Allora, la Corte dei conti non ce l’ha chiesto. Sforiamo tre criteri su dieci e quindi siamo in linea, perché stiamo facendo questa operazione? Nessuno di voi me l’ha detto. Anche perché, e qui arrivo al paradosso, se è vero che il Comune di Lecce ha 30 milioni di debito come dite, adesso ve ne siete accorti? Avete approvato uffici… Non posso dire “revisori dei conti” perché sono nuovi, anzi faccio gli auguri ai nuovi revisori. Avete approvato tre equilibri di bilancio prima di dirci che c’erano 30 milioni di debito. Siccome, come ha detto giustamente il Consigliere Molendini, i numeri sono oggettivi, come è possibile che a settembre avete approvato l’ultimo equilibrio di bilancio dichiarando che eravamo in equilibrio e una settimana dopo ci avete detto che ci sono 30 milioni di sbilancio? Evidentemente c’è qualcosa che non quadra. Io sono preoccupato, Sindaco, e sono preoccupato della gestione finanziaria del 2018.
Su questa, secondo me, avresti dovuto prestare maggiore attenzione perché se ti fai dare il tabulato degli accertamenti e degli incassi al 31 dicembre 2018, quindi in un anno pienamente gestito dalla tua Amministrazione, vedrai che sei in ritardissimo sugli incassi. Hai una capacità di riscossione molto più bassa della media degli ultimi anni.
Sull’IMU, su 29,5 milioni sei sotto i 17 milioni di incasso. Probabilmente mancano le ultime… Sono i dati che mi avete dato qualche giorno fa, ma non è che siamo tanto lontani.
Sulle entrate extra tributarie, ci riferiamo alle multe, su 11,8 milioni l’anno che avete messo in bilancio ne avete accertati 3,5 e ne avete incassati – dati al 31 dicembre – 2,7. È qui che c’è un disavanzo che state sottovalutando. È qui che c’è un disavanzo che state sottovalutando.
Vi avevamo avvisato che, secondo noi, l’operazione era abnorme, tant’è vero che non si voleva fare il fondo di rotazione. Oggi registriamo con soddisfazione che il Sindaco ha fatto un passo indietro sul fondo di rotazione, fa parte un poco della sua strategia, quella di creare prima il caso e poi piano piano, come ha detto Angelo Tondo, di solito queste montagne poi partoriscono un topolino.
A settembre 2017 : “7 milioni di debiti fuori bilancio”. Fino ad adesso ne abbiamo riconosciuti 2,2 soltanto. Disavanzo, fondo di rotazione, eccetera eccetera. Poi, si è reso conto che probabilmente le cose non stavano così ed era peccato obbligare i dipendenti comunali a rinunciare al salario accessorio, anche perché le organizzazioni sindacali hanno fatto chiaramente sentire il loro disappunto rispetto a una manovra che è abnorme e avrebbe, per questa voglia di lanciare un segnale roboante, procurato dei danni.
Il Vice Sindaco si è accorto, come d’un tratto, che con il fondo di rotazione non avrebbe potuto accedere a nessun mutuo della Cassa depositi e prestiti e quindi il Sindaco, giustamente, ha fatto marcia indietro.
Questo dimostra che non c’era proprio bisogno di questa manovra. Non c’era bisogno: si alza l’IRPEF, la TOSAP, i passi carrabili e si fa un’operazione di maquillage contabile e una leggera sistemazione di cose che noi avevamo detto durante il dibattito sulla delibera di settembre: “Guarda che con i pensionamenti, se limiti il turnover, avrai già delle risorse”. Abbiamo rinunciato a 90.000 euro di risparmio degli organi istituzionali. Questo è giusto, per dare un segnale anche in linea con il sentimento diffuso in questo Paese in quest’anno. Abbiamo rinunciato a un milione di Lupiae, operazione che si sarebbe potuta fare assolutamente secondo canoni ordinari. Sono piccole manovre. Ne abbiamo fatte di ben più consistenti senza dover ricorrere alla procedura di riequilibrio. Però, sottoponiamo da adesso per i prossimi quindici anni l’attività di questa Amministrazione alla verifica semestrale della Corte dei conti.
Il Sindaco, in linea con la sua linea, dice: “A me questo fa piacere”, perché ha sempre dimostrato in questo anni e mezzo che non è vero – lo volevo dire al Consigliere Monticelli – che non ascolta nessuno. Ci sono alcune questioni che il Sindaco ascolta bene.
Quante volte l’abbiamo sentito? “Me l’hanno detto i dirigenti. Mica lo voglio io, me l’ha detto il Segretario, il Sottosegretario, il Prefetto, la Corte dei conti, il Ministero, la Sovrintendenza”. Quindi, è nella sua linea il non volersi assumere le responsabilità.
Rilevo questa incapacità di assumersi le responsabilità. Prima di ascoltare i dirigenti, i Segretari, i Sottosegretari, i Prefetti, le Corti dei conti, le Sovrintendenze, dovrebbe sentire i cittadini.
La plastica rappresentazione di queste modalità di approcciare il problema, caro Massimo, sta proprio nella questione dei passi carrai, perché nei passi carrai cosa fa l’Amministrazione? Non si chiede, non vede se ci sono gli estremi per interpretare la norma al fine di garantire che quella consuetudine certificata dagli atti amministrativi che le Amministrazioni hanno prodotto nel corso degli anni dal 2001 al 2015 venisse confermata. No. Hanno cercato di dimostrare e si sono preoccupati di scrivere subito alla Corte dei conti…
Energie non impiegate nel vedere come risolvere il problema a favore dei cittadini. No. Collega Rotundo, le sue energie le ha impiegate in che cosa? Nello scrivere alla Corte dei conti! Credo, e lo dico anche al Segretario, che abbiate preso una cantonata su questa cosa. Lo dico apertis verbis perché, secondo me, ci sono gli estremi chiarissimi affinché almeno fino al 2018 venga confermata, e lo si evince dagli atti, la volontà dell’Amministrazione di esentare il pagamento della TOSAP per i passi carrai, secondo l’articolo 1, comma 63, della legge n. 549 del 1995.
Tuttavia, mi sarei aspettato, siccome questo è a discrezione dell’Amministrazione, che il Sindaco o il Segretario avesse chiamato qualcuno rappresentante la vecchia Amministrazione per dire: “Scusi, ma qui voi cosa volevate fare?”. Sempre se c’era la volontà di pensare non alla Corte dei conti, ma alle esigenze dei cittadini. Invece, le energie, caro collega Patti, le avete impiegate per questo. Quindi, non è vero che non ascolta nessuno.
Ci sarebbe da fare un ragionamento anche sulla TARI. Quest’anno il Comune di Lecce ha incassato 4 milioni di euro di TARI in più, lo abbiamo accertato, di cui 1,5 per l’ampliamento di un contratto che non avete fatto nel 2018 – quindi, bisognerebbe chiedere al Segretario se questi soldi devono essere restituiti ai cittadini – e 2 milioni per un accordo o per una soccombenza su una controversia che ancora non è avvenuta, né l’accordo, né la soccombenza.
Mi piacerebbe chiedervi, se vogliamo guardare dal punto di vista dei cittadini e in questo caso della legittimità, se questi soldi devono essere restituiti ai cittadini o se rimarranno in bilancio.
Non è vero che non ascolta nessuno. Su quante scelte, grazie all’intervento, per fortuna, di qualcuno di voi, è stato il Sindaco ricondotto a più miti ragionamenti? Via XXV Luglio, Piazza Libertini. Bastava che qualcuno dimostrasse, caro Sindaco, che su questa cosa la maggioranza non c’era e lui avrebbe fatto retromarcia.
Se qualcuno del centrosinistra avesse dimostrato questo coraggio anche su quella delibera propedeutica a questa che stiamo facendo adesso probabilmente non saremmo con il cappio al collo e oggi avremmo potuto votare la bocciatura di quella delibera o non saremmo arrivati alla presentazione di un Piano di riequilibrio che siamo, obtorto collo, costretti ad approvare.
Caro onorevole Rotundo, io non ho paura che si arrivi al dissesto perché non mi potrei ricandidare per dieci anni, ed è patetico che tu l’abbia scritta su Facebook questa cosa, invece di dire perché tu vuoi che si faccia il riequilibrio. Se io non ritengo che sia giusto il riequilibrio, che sia abnorme questa operazione e non sono l’unico a pensarla così in quest’Aula e non solo da questi banchi, da questa parte dell’Assise, perché dovrei accettare di fare il dissesto? Voi avete costretto quella città e questo Consesso in questo cul-de-sac. Quindi, inevitabilmente, noi faremo in modo che questa delibera passi.
È chiaro che la nostra astensione, Sindaco, è un voto moralmente contrario. È un voto tecnico, ma è un voto moralmente contrario per le ragioni che ho detto.
Chiudo. Me lo consentirai, Sindaco: hai detto che io sarei affetto da una sindrome psichiatrica, di qualcuno che non ricorda le cose di cui ha vergogna, eccetera.
Sindaco, io sono orgoglioso di come la mia Amministrazione abbia guidato questa città per dieci anni. Abbiamo affrontato questioni ben peggiori di queste che tu hai fatto grandi non essendole, e le abbiamo superate. Abbiamo fatto tantissime cose. La città è cresciuta? Certo. Avremmo potuto fare di più, ma siamo umani. Ti dirò di più, rivaluto quei dieci anni oggi proprio in relazione all’anno e mezzo in cui tu hai governato.
Sono convinto che questo non è il sentimento di Paolo Perrone, ma è un sentimento diffuso. È un sentimento anche di chi quella volta, a giugno del 2017, aveva deciso di provare a cambiare.
Sindaco, io sono rappresentante del popolo e in quest’Aula valgo come te. Ho diritto di parlare, rappresento 1.500 cittadini, ho diritto di dire la mia, così come hai fatto tu per vent’anni, senza che nessuno ti abbia mai dato del delinquente da quello scranno o del malato psichiatrico.
Noi adesso lanciamo la sfida. Siccome la legge prevede la possibilità di rivedere il Piano una volta approvato, la sfida di questa parte dell’Amministrazione è quella di tornare a governare, non so se fra tre mesi, due anni, quattro o tre anni e mezzo, non lo so, e di utilizzare ciò che è previsto dal 243-quater, 7-bis, che ci permette di rimodulare quel Piano per cercare di limitare gli effetti dannosi per la città.
Questo lo faremo, caro Sindaco, per il bene dei cittadini di Lecce, ma anche ad onore della verità.
Speaker : CONSIGLIERE NUZZACI:
Grazie, Consigliere Perrone.
La parola al Consigliere Rotundo.
Speaker : CONSIGLIERE ROTUNDO:
Debbo dare atto che dopo che la settimana scorsa questo Consiglio comunale ha avviato a soluzione il tema della Lupiae, e anche qui voglio ricordare come l’attuale minoranza in qualche misura dopo aver per mesi sparato sul Sindaco dicendoci che tutto era sbagliato, davanti a misure che poi hanno concretamente dimostrato che quella era la strada giusta, abbiamo visto la Caporetto dell’opposizione, abbiamo visto lì sopra che la proposta del Sindaco veniva votata da ventisette Consiglieri su ventisette.
Vedete, le parole, le aggressioni, i giudizi non cambiano la realtà delle cose, e come per la vicenda Lupiae, dove la sfida che questa Amministrazione ha accettato, io penso porterà a risultati positivi, la Lupiae sarà risanata, la Lupiae non graverà più sui contribuenti leccesi, la Lupiae sarà nelle condizioni di camminare da sola, di essere un’impresa produttiva, così anche l’eredità che Paolo Perrone ha lasciato a questa città è un’eredità pesante. Io qui ho una dichiarazione sua e del Procuratore generale della Corte dei conti, pubblicata sulla Repubblica: “Nonostante il risanamento sia stato tra i miei primi obiettivi, i problemi restano e sono il frutto di una gestione che è stata solo ereditata”. Il Procuratore generale Francesco Lorusso dice: “Non ho dubbi: se Lecce non riuscirà a risolvere le sue pendenze debitorie, si andrà verso il dissesto, così come per il Comune di Taranto e come sta per avvenire al Comune di Foggia”. Non si è inventato niente…
Non si è inventato niente…
Non si è inventato niente. Allora, qui siamo arrivati, come ha fatto qualche Vice Presidente del Consiglio, che addirittura ha accusato la struttura del Ministero dell’economia per contestare i dati, a contestare persino i dati del servizio finanziario. I numeri sono un elemento oggettivo. Ciononostante, viene contestato un documento abbastanza robusto, argomentato, in cui non c’è niente di politico. È un’attestazione degli uffici. Prima è stato contestato quel dato dicendo “chiedo su quello una verifica dei Revisori dei conti”, questo in Commissione bilancio da Paolo Perrone. Successivamente i Revisori dei conti hanno confermato quel dato. Adesso si dice che quel dato, di nuovo, è sbagliato, è il frutto di una scelta politica di un Sindaco che aveva come suo obiettivo quello di arrivare a questo risultato. Ma la domanda vera qual è? Perché si ha difficoltà a riconoscere un dato che è un dato reale, che non si presta come dato a nessuna interpretazione? È chiaro, perché un’altra opposizione dovrebbe dire: “Ma la manovra che adotta il Sindaco lo indebolisce, lo rende più debole, non gli porta voti, gli porta critiche”. Però, non si accetta quel dato per un elemento politico fondamentale, perché Perrone, come ex Sindaco, si rifiuta di prendere atto che quel dato è il dato che sancisce il suo fallimento. Questo è l’elemento politico. Rifiuta quel dato perché, riconoscendo quel dato, ammette che l’obiettivo che lui si era dato, ereditato – lui dice – da Poli Bortone, e cioè di risanare il bilancio del Comune, purtroppo non l’ha raggiunto. Ma, allora, parliamo di questo, parliamo del fatto che, nonostante lui abbia fatto ripetute manovre… Vedo che il collega Perrone è andato via, ma lui giustamente ha richiamato il fatto che, quando mi pare il Governo Monti diede la possibilità di spalmare in trent’anni i debiti, lui lo ha fatto. E ha preso 34 milioni e li ha spalmati fino al 2044. Ma in quel documento si dice che ogni anno ci doveva essere un introito aggiuntivo di 3 milioni di euro di quella famigerata operazione degli estimi catastali. Oggi quell’introito non c’è. Non c’è. Quindi, quell’operazione che lui ha fatto alcuni anni fa sulla prova del campo si è dimostrata fare acqua da tutte le parti. E chi ha letto la relazione che noi oggi vediamo accompagnare la delibera lo vede. Il Sindaco l’ha detto, come Assessore nella Commissione bilancio, in un confronto con il collega Perrone. Ma il dato è che, nonostante la realtà sia quella, si rifiuta di prenderne atto.
Penso, allora, che da questo punto di vista oggi come Consiglio comunale – e mi dispiace – prendiamo atto della vostra astensione, però anche questo dimostra che voi non avete un’alternativa, che rispetto a questi dati, quando alcuni mesi fa il Consiglio comunale approvò una delibera, il Consiglio comunale disse: abbiamo la possibilità di far fronte a quei 31 milioni con gli strumenti ordinari, 193 e 194 del TUEL, come si fa ordinariamente davanti a un debito, lo si affronta o con l’esercizio in corso o massimo tre esercizi. Allora, io vorrei che uno di voi, solo uno di voi, sano di mente, dicesse che si può affrontare un disavanzo di 31 milioni o in uno o al massimo in tre anni. Perché se non è così, lo strumento straordinario è una strada obbligata. Non è una scelta di qualcuno, è una strada obbligata.
Io penso che voi non abbiate mai riconosciuto l’attuale Amministrazione come un interlocutore con cui confrontarsi. Mai! Questo è l’elemento di fondo, che arriva oggi al parossismo di negare i dati della realtà. Io vorrei vedere, caro ex Sindaco Perrone, quando la Commissione centrale per la finanza locale farà l’istruttoria di questa delibera, perché noi oggi stiamo facendo una proposta e quella proposta dovrà essere valutata e istruita, e dovrà essere valutata la sostenibilità finanziaria, la sua veridicità, la sua attendibilità. La manovra è stata impostata bene, ma questa sarà istruita dal Ministero e approvata o non approvata dalla Corte dei conti. Quindi, il percorso è ancora tutto in divenire. Noi oggi ci assumiamo la responsabilità di dire alla città che evitiamo il dissesto finanziario dell’Ente spalmando in quindici anni il debito che ci avete lasciato di 31 milioni di euro, punto.
Non aver riconosciuto che l’attuale Sindaco ha avuto il 55 per cento del voto dei leccesi vi ha portati in un vicolo cieco, vi ha portati a contestare qualunque iniziativa. Avete presentato mozioni anche sul cambio di un senso unico. Vi siete opposti persino a provvedimenti adottati da voi, come il doppio senso di via Cavallotti. Avete detto “no” a tutto. E l’obiettivo ripetuto è stato sempre: riusciamo a mandarlo a casa, riusciamo a mandarlo a casa. È stato sempre quello. Mai di confrontarsi nel merito, ma di dire che il Sindaco è un abusivo, che questa è una maggioranza abusiva e che la soluzione era quella. Allora, io penso che oggi noi ci assumiamo una responsabilità, bene. Noi possiamo dire alla città di aver dato una soluzione e di aver dato respiro e ampiezza a questa città.
Io ritengo che in questi giorni voi abbiate valutato. Perrone, nel giro di quarantott’ore ha cambiato posizione: in Commissione bilancio, come è scritto, ha annunciato il voto contrario alla manovra, poi ha detto che ce la farà passare. Quindi, quando ho visto questa contraddizione in termini ho scritto su Facebook che forse, essendo contrario, poi la farà passare, e forse lo fa perché il dissesto porterebbe alla sua incandidabilità per dieci anni. Per questo l’ho detto, come risposta alla sua affermazione in Commissione bilancio. D’altronde, quale logica ha uno che dice che la manovra è da buttare, vota contro, come ha fatto in Commissione bilancio, e il suo è stato l’unico voto contrario, e poi dice “la faccio passare”?
Io ritengo che ci troviamo davanti a quello che in questi mesi è stato l’argine al cambiamento. Voi siete stati in questi mesi un argine al cambiamento. Basta vedere tutte le mozioni e le interrogazioni, sempre a difendere gli interessi di pochi, gli interessi di qualcuno, e mai a guardare se la scelta dell’Amministrazione rispondeva a un interesse generale. Si faceva lo spostamento dei Teatini, e via a interpellanze e interrogazioni, a difendere l’uno in dieci. Allora, io ritengo che ci troviamo davanti a una classe dirigente che tenta l’ultimo colpo di coda. Voi lo avvertite, perché da lì vengono solo “no”, sulla Lupiae, sul risanamento del bilancio. Da qui c’è la responsabilità, anche una responsabilità di mettersi sulle proprie spalle problemi complicati, difficili, perché, come ha detto il Sindaco, queste non sono scelte in cui ci stanno gli applausi. Ma noi ci troviamo davanti a un’opposizione così irresponsabile che, con cinismo, gioca su questo, invece di riconoscere che la situazione attuale non ha alternative alla cura, alla medicina, forte ma obbligata, che il Sindaco sta adottando.
Io non lo so, ma considero che la scelta doverosa fatta dal Sindaco di sottoscrivere il richiamato Patto per la città sia stata, anche quella, un atto di responsabilità verso la città, perché quel patto un merito l’ha avuto: evitare un lungo commissariamento, perché noi avremmo avuto un commissariamento da marzo 2018 a maggio 2019. Oggi c’è una data: il 24 febbraio. Voi potete compiere l’atto di mandarci a casa? Siamo così rovinosi? Siamo il disastro di questa città? Ma non lo siamo evidentemente se voi non riuscite, tutti e diciassette, a firmare per mandare questo Consiglio comunale a casa. Non lo siamo se oggi, adesso che voteremo, a meno che qualcuno non esca, sul display non vedremo che i voti favorevoli sono meno che gli astenuti. Quindi, voi avreste potuto bocciarla, ma non lo fate. Questo perché siete in un vicolo cieco, siete senza una prospettiva, e la città lo sente questo. Del resto, non basta dare addosso al Sindaco e alla maggioranza. O voi indicate un’altra proposta alla città, la città deve vedere che c’è un’altra proposta per votare quell’altra proposta, non per contrapporsi a noi, a questo linciaggio, a questa critica – andate a vedere anche le cose che oggi avete detto in quest’Aula contro l’attuale Sindaco – ma nessuno a dire che c’è una proposta alternativa alla delibera che voi presentate. Non c’è una proposta alternativa. Tant’è vero che voi, pur non condividendola a parole, vi dovete astenere.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie.
Prego, Consigliere Martini.
Speaker : CONSIGLIERE MARTINI:
Io avevo deciso di non intervenire, però ci sono alcune cose che devono essere precisate, Presidente.
Sulla questione Lupiae, collega Rotundo, gli 8 milioni siamo stati noi a imporli, perché in quest’Aula abbiamo dimostrato che non c’erano i numeri per fare cose diverse. E questa è una cosa evidentissima.
Si è avuta la presunzione, evidentemente, di poter governare questa Assise senza i numeri, senza pensare a poter fare un accordo, un patto, trovare dei punti in comune con la maggioranza vera di questo Consiglio comunale. Purtroppo questo ragionamento è stato fatto, per cui si doveva andare alla fine a forza in questo cul-de-sac.
Il problema della delibera di dissesto è stata una scelta solo politica. Non c’era nessuna necessità di farla e gliel’hanno detto in tanti al Sindaco che non era necessario farla, anche autorevoli compagni di cordata venuti da fuori, venuti a Lecce a dire “guarda che non è necessario fare una cosa del genere”. Ma è stata una scelta sua, legittima, politica e basta, che ha esposto la città a delle gravissime conseguenze e che oggi costringe noi a farla passare – noi la facciamo passare, non voi – con la nostra astensione, perché occorre mettere rimedio a quella sciaguratissima delibera di .
Purtroppo in questo anno e mezzo si è dimostrata l’assoluta inadeguatezza e incompetenza del Sindaco e della sua Giunta. È ora di chiudere il gioco.
Speaker : PRESIDENTE:
Prego, Consigliere Patti.
Speaker : CONSIGLIERE PATTI:
Ringrazio il Consigliere Martini per la stima.
Prendo la parola a questo punto per chiarire subito la questione della partecipata, perlomeno dal mio punto di vista. Il Sommo Poeta diceva “un bel tacer non fu mai scritto”, e aggiungo io non fu mai detto, perché in quel benedetto 14 settembre voi non sosteneste la ricapitalizzazione della partecipata, condannandola alla sua liquidazione e, quindi, al suo fallimento. Se non ci fosse stata questa compagine di Governo, il 31 probabilmente non saremmo stati in quel Consiglio. Tutto il resto sono speculazioni, pensieri, non supportati da alcun atto amministrativo, e purtroppo l’azione amministrativa si misura in atti, non in chiacchiere.
Per quanto riguarda la manovra di riequilibrio, a me piace partire, naturalmente, dai numeri, e i numeri parlano di una manovra di riequilibrio del 2015 per 41 milioni di euro, che finiremo di scontare nel 2044 (i quarantenni di questa città festeggeranno il loro sessantaseiesimo anno con la fine di quella manovra) parlano di una nuova manovra di riequilibrio che parla di voi, con 31,5 milioni di euro…
La ringrazio, Consigliere Perrone. So che forse condivide con il Sommo Pontefice il dogma dell’infallibilità. Io non ho quella presunzione, quindi la ringrazio…
Presidente, se mi mette nelle condizioni di parlare, grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Per cortesia, fino adesso non ci sono state interruzioni. Consigliere Perrone, la prego. Se ha da dire qualcosa…
Consigliere Perrone, si accomodi.
Io sono sempre stata imparziale. Voi dovete dimostrare che io non sono stata imparziale. Per cortesia…
Speaker : CONSIGLIERE PATTI:
Presidente, superiamo. È l’infallibilità.
Speaker : PRESIDENTE:
Per cortesia. Ogni suo giudizio se lo tiene conservato nel cassetto per ricordo.
Prego, Consigliere.
Speaker : PIERPAOLO PATTI.
Di fronte a questi dati si aggiunge la storia degli armadi, delle sentenze, dei debiti fuori bilancio che vengono portati nella manovra. Si aggiunge una valutazione che troviamo nell’istruttoria della delibera che portiamo oggi, e che è scritta nero su bianco, a cui faceva cenno poco fa anche l’onorevole Rotundo, una previsione di incasso di 4,2 milioni, che invece costa in più 1,6 milioni, è scritto sulla delibera. Queste erano le previsioni.
Devo dire che quest’anno, in questa breve esperienza, non è la prima volta che le previsioni, anche sulle determinazioni di questa Amministrazione, si rivelano sbagliate. È avvenuto anche con la TARI sociale. Venne detto anche in quel caso, ex cathedra, urbi et orbi, che i calcoli erano sbagliati: si parlava di 1,5 milioni, 90.000 euro, così come previsto, poi, alla fine le cose sono andate esattamente così.
Occorre evitare di cadere in quella contraddizione tipica, per la quale c’è una parte politica che ha quasi il vezzo di voler avere i conti in ordine, e un’altra parte, invece, che rischia di apparire, seppur nella legittimità della normativa più spregiudicata, quella che getta la palla avanti e dice: ci sono le pieghe del bilancio, che cosa volete che sia un milione in più?
Ebbene, come ha detto il Presidente Mattarella nel discorso di fine anno, avere i conti in ordine vuol dire ristabilire la pace intergenerazionale, vuol dire fare in modo che chi verrà dopo di noi possa programmare quel rifacimento dei marciapiedi e delle buche a cui faceva riferimento il Consigliere Messuti. È talmente vero che la situazione delle strade, e questo sì, lo ricordiamo, vi portò poco prima delle elezioni a rifare quel tappetino misero, che alle prime piogge dimostrò le sue caratteristiche. Vuol dire non poter programmare nulla, perché i cittadini devono sapere che molto spesso per partecipare a dei bandi comunitari regionali occorre appostare dei soldi propri, che l’ente deve avere, di cui deve disporre, il cosiddetto cofinanziamento. Se non hai quella disponibilità che alcuni dicono che trovi nelle pieghe del bilancio, salvo poi incorrere in quello che ci diceva il Consigliere Molendini prima, cioè spendere più di quello di cui effettivamente disponi, ecco perché avere i conti in ordine vuol dire programmare il futuro in base al quale, o in virtù del quale, meglio, la città ha già detto da quale parte vuole andare, Sindaco.
E allora, anche la questione sui passi carrai va giudicata, a mio modestissimo parere, semplicemente dagli atti amministrativi. Atti amministrativi allegati a tabelle, che partono dal 2000, che io mi sono preso la cura di stampare, e che arrivano fino al 2015. Avete parlato, in questi giorni, di abolizione della tassa. Nessun riferimento ad abolizione alla tassa, nessun riferimento ad agevolazioni nel suo pagamento, nessun riferimento ad esenzioni è stato apportato in quel Regolamento. Quindi, anche il discorso sui passi carrai si pone in un’ottica di verità, che non è e non può essere una questione ideologica, ma è semplicemente una verità che i cittadini ci chiedono e che meritano per poter andare esattamente nel verso della programmazione.
Dico di più, perché è solo con i conti in ordine, per quanto mi riguarda, che si programma il futuro: in questi tre mesi avevate anche la possibilità di presentare proposte differenti, perché sapete bene che la delibera riferita al 243-bis del Testo unico degli Enti locali in presenza di altri fatti può essere anche revocata, può essere modificata, così come ha fatto il Sindaco in virtù di due fatti nuovi: la legge del bilancio al Senato, appunto, e la nuova liquidità basata sulle anticipazioni di tesoreria, a dimostrazione del fatto che non ci sono passi indietro, ma interessi, o meglio, interesse collettivo da tutelare.
Il vostro voto di astensione, oggi, non è un voto di astensione sulla manovra, non è solo quello. La manovra parla di voi, e il vostro voto di astensione è un voto di astensione su voi stessi. Ci sono i project financing più volte sbandierati alla città, e i cui esiti sono in questa manovra. È un voto di astensione su un modo di amministrare dal quale la città vuole tenersi alla larga, secondo me, un modo di programmare il futuro che è l’unico luogo nel quale noi vogliamo andare. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie. Non ho altri interventi.
Credo che possiamo passare alle dichiarazioni di voto. Ricordo che sono di dieci minuti. Sono quindi aperte le dichiarazioni di voto.
Consigliera Calò, dichiarazione di voto? Va bene, prego.
Speaker : CONSIGLIERE CALÒ:
Grazie, Presidente.
L’odierna adunanza consiliare assume un rilievo non indifferente. Non è semplice per noi di Prima Lecce esprimere il senso di vuoto vissuto in questi mesi di serrato e disomogeneo confronto politico. Speravamo convintamente di poter dare il nostro contributo, evitando in tutti i modi che la città si ritrovasse a vivere una gestione commissariale lunga ed incerta, che avrebbe potuto determinare la stasi dell’intera attività politico-amministrativa.
Abbiamo assistito, purtroppo, con vivo rammarico ad una politica degli annunci, dei proclami e dei cambi di programma. La delibera in discussione quest’oggi racchiude perfettamente il pensiero appena espresso. Ci è stato ribadito in più occasioni, durante questi lunghi mesi di polemiche infinite, che era un atto inevitabile sottoporre alla Corte dei conti e al Ministero dell’interno un piano di riequilibrio finanziario pluriennale con accesso al fondo di rotazione statale, pur sapendo, e ricordo, in questo senso, il vibrato intervento del collega onorevole Ria, che lo stesso organo di giustizia contabile non aveva mai posto all’amministrazione alcun obbligo in ordine all’avvio di tale complessa procedura, che avrebbe comportato l’innalzamento obbligatorio delle imposte comunali e numerosi vincoli sullo sviluppo dell’ente.
Solo ora ci viene riconosciuto, con la delibera in esame, che avevamo ragione. Durante la pausa estiva, ed esattamente il 6 agosto scorso, formalizzammo per primi la richiesta di avviare un immediato lavoro di concertazione sulla vertenza Lupiae, al fine di ragionare tutti insieme con serietà e responsabilità sul tema dei rinnovi delle convenzioni. Ci fu detto che non vi erano le condizioni normative e di equilibrio economico-finanziario per immaginare il rinnovo delle stesse. Non intendo ripercorrere l’intera vicenda, ma ciò che è accaduto successivamente è cronaca politica ormai nota.
Dopo un tira e molla assurdo, in cui si è rasentato il ridicolo, la soluzione è stata trovata con un colpo di bacchetta magica. Non se la prenda a male, Sindaco, ma negli ultimi tempi abbiamo assistito increduli ad un agire politico schizofrenico, e se da un lato si intendeva pervicacemente demolire quanto realizzato dalle precedenti Amministrazioni, per altro verso si indietreggiava solo dopo le aspre polemiche che si sviluppavano all’interno della maggioranza consiliare.
Abbiamo chiesto invano di condividere le scelte in tema di politica annonaria, con un approccio differente nei rapporti intercorrenti tra l’Amministrazione e gli operatori commerciali di Piazza Libertini, ed abbiamo ottenuto in tante occasioni risposte inconcludenti e, mi consenta, francamente deludenti.
Oggi, davanti a noi, abbiamo un’importante area urbana, come Piazza Libertini, che vive una dimensione deprimente e priva di ogni possibilità di rilancio. Di pari passo, non me ne vorrà l’Assessore Agnoli, un altro contesto monumentale di altissimo pregio storico-artistico, come appunto l’ex convento dei Teatini, è stato trasformato, proprio in periodo natalizio, in un’area circense, con l’installazione nel cuore del meraviglioso chiostro, di un tendone malconcio, non in linea con il decoro architettonico del monumento, e dallo stile vagamente sovietico.
Speravamo nell’adozione definitiva del Piano urbano del traffico, ma come unica risposta abbiamo ottenuto la chiusura del tutto illogica di qualche via cittadina e l’inversione di marcia di qualche altra strada. Nessuna strategia programmatica di più ampio respiro coinvolgente il Consiglio comunale, se non una sua conferenza stampa, signor Sindaco, per annunciare l’apertura dell’autosilos di viale De Pietro, intervento, tra l’altro, realizzato da privati.
Tanto ancora potremmo dire, ma non intendo tediarvi ulteriormente. Concludo il mio intervento evidenziando che avvertiamo un senso di compressione sulla città e sull’intera comunità, dettato da ragioni evidentemente ideologiche, che riteniamo davvero ingiuste ed ingiustificabili, e di questo malessere complessivo vogliamo renderci interpreti all’interno di questa Assise.
Preannuncio, pertanto, per il solo bene della città e della comunità amministrata, il nostro voto di astensione sulla delibera in esame.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie. Nessuna dichiarazione di voto? Prego, Sindaco.
Speaker : SINDACO SALVEMINI:
Grazie, Presidente e grazie Consiglieri per i vostri interventi.
Naturalmente, la discussione si è impegnata su riflessioni afferenti la delibera in oggetto, ma anche aspetti di valutazione politica generale, legata al significato che assume la stessa e anche allo scenario politico che inevitabilmente va aprendosi.
Naturalmente mi incarico di dare qualche ulteriore contributo alla comprensione del passaggio che stiamo vivendo, oltre quelli che sono stati già adeguatamente resi. Ho preso atto che si dà un giudizio articolato della personalità del sottoscritto, quasi fosse veramente decisivo stabilire quanto sia capace, quanto sia intelligente, quanto sia influenzabile, quanto sia autoritario, quanto sia autorevole. Credo che chi governa si sottopone quotidianamente al giudizio della cittadinanza, non ha nessun senso attardarsi ogni volta a stabilire qual è l’aggettivo più adeguato. Ci sono i passaggi politici, c’è l’azione di governo, la si deve vivere secondo le scadenze e i tempi propri, senza impegnarsi quotidianamente pancia a terra a voler sottoscrivere ed esibire un personale sondaggio di opinione.
Io ho intrapreso questo percorso che oggi si conclude con la delibera sottoposta al voto dell’Aula sottoponendola, com’è doveroso che fosse, sempre al giudizio dell’Aula. Nessuna imposizione, quindi, nessuna pretesa di imbavagliare la libera espressione dei Consiglieri. D’altra parte, è difficile, però, aprire una discussione di merito, se si sostiene che l’atto è costruito su presupposti che sono totalmente sbagliati per evidenti incapacità tecniche dei servizi economico-finanziari che hanno assistito il sottoscritto. O, d’altra parte, sostenere inconsapevolmente che gli stessi hanno agito sotto dettatura del sottoscritto, e con ciò assumendosi anche una responsabilità, forse non voluta, di giudizio deontologico, o anche di valutazione politica grave sull’interferenza che l’organo politico eserciterebbe sulle strutture tecniche dell’Amministrazione comunale.
Ribadisco che quegli atti portano le firme dei dirigenti e dei funzionari, che mai si assumerebbero la responsabilità di un atto di questa portata solo perché, come qualcuno sostiene, il Sindaco si è incapricciato nel voler deve determinare il riequilibrio, o perché, con terminologia, ve lo dico veramente, datata, si parla di furore ideologico, su questioni che afferiscono al normale governo della cosa pubblica, dove di furori ideologici non ve ne sono.
Mi si dice: assumiti la responsabilità, abbi il coraggio delle tue scelte, non nasconderti dietro i pareri di organi terzi. Ma quale maggiore assunzione di responsabilità dell’assunzione di un provvedimento che inequivocabilmente e oggettivamente non procura alcun beneficio in termini di consenso a chi lo propone?
Per vostra stessa ammissione, ci sono misure che definiscono sacrifici alla cittadinanza e sacrifici all’Amministrazione. Io credo che questa sia un’assunzione di responsabilità. Volersene privare avrebbe significato tutt’altro, non tener conto di indicazioni terze, e volersene bellamente fregare, ritenendo la tutela della propria posizione politica, la preoccupazione del consenso presente e futuro, la bussola dell’agire. Così non è stato.
Poi è evidente, ma lo dico sempre, che la politica di bilancio descrive un’idea di governo, e come tale è espressione di chi la rappresenta. Se vi fossero stati altri, al mio posto, Consigliere Fragola, lei qui probabilmente avrebbe costruito una manovra di bilancio diversa. Così se fossero stati altri, come in passato è accaduto.
Ma oggi, chi si assume la responsabilità di questa scelta è il Sindaco, che la sottopone al voto dell’Aula, chiamandola ad una valutazione terza e libera. È stato giustamente osservato che un provvedimento con queste caratteristiche giustifica il voto contrario, o in ragione di una sua inadeguatezza rispetto agli obiettivi di riequilibrio, nel senso che non è tale da consentire la correzione dei conti; oppure, perché se ne contesta in nuce la sua premessa.
Consigliere Perrone, che si è detto offeso da una dichiarazione resa in conferenza stampa: la psichiatria è la parte della medicina che cura le malattie mentali; la psicanalisi che ho richiamato affronta i disagi inconsci. Io ho fatto riferimento all’espressione che il principio della psicanalisi è la rimozione, che non è nulla che afferisce alla psichiatria. Lo dico per correttezza, perché non è mia abitudine mancare di rispetto agli avversari. Ho sempre preservato la civiltà del confronto, ho sempre misurato i giudizi e le valutazioni e non intendo arretrare di un centimetro rispetto a questo mio impegno. Però, di fronte ai fraintendimenti, voluti o non voluti, credo che sia doveroso da parte mia precisarlo.
Gli atti che accompagnano questa delibera ci danno delle indicazioni, ci dicono quali sono gli elementi di criticità dei conti del Comune di Lecce, ci ribadiscono il ricorso sistematico all’anticipazione di tesoreria, che aumenta nell’importo, aumenta nei tempi di utilizzo, non riesce ad essere restituita, accerta l’aumento progressivo degli interessi passivi sugli stessi. Questi sono dati sui quali è difficile potersi dividere. Quando si dice di una lettura condivisa, sui numeri forniti sulla delibera non si riesce neanche oggi ad avere una valutazione condivisa. Perché ciò accada si deve sostenere che tutto ciò che è scritto dagli uffici è sbagliato e solo in considerazione di questo si giustifica un voto moralmente contrario.
Volevo anche precisare che il disavanzo di 31 milioni di euro, così come accertato dagli uffici, tiene già conto dei dati del consuntivo, perché sono riferiti al 31.12.2018, Consigliere Perrone, quindi abbiamo già tenuto conto di quelli che sono gli andamenti dell’esercizio in corso.
Volevo anche ricordare a chi si è impegnato a descrivere la catastrofe a cui l’Amministrazione si starebbe consegnando con questa manovra che non aver avuto accesso al fondo di rotazione ci libera dai vincoli imposti dal comma 9, che, invece, vedo che vengono richiamati, forse non avendo adeguatamente letto il testo della norma.
La scelta non è scaturita da un atto di ricatto dei dipendenti comunali anche perché, Consigliere Monticelli, quelle che lei ha elencato leggendo il documento delle organizzazioni sindacali non erano scelte discrezionali predisposte dall’Amministrazione in relazione a una manovra che si andava scrivendo, erano gli obblighi previsti dal legislatore, quindi senza alcuna possibilità di scelta, che l’Amministrazione avrebbe dovuto osservare in caso di applicazione del 243-bis con fondo di rotazione.
Ho sempre detto che qualora si fossero determinate condizioni diverse l’Amministrazione avrebbe tenuto conto anche del non ricorso al fondo, così come nella delibera del 14 settembre indicammo la possibilità, laddove l’emendamento al Milleproroghe fosse passato, di ripianare l’extra deficit utilizzando una previsione di emendamento poi bocciata che consentiva un ripiano sino al 2044.
L’Amministrazione si è sempre tenuta in animo di poter determinare a saldi invariati la possibilità di una correzione sulla base delle variazioni normative che si andavano a determinare. È stato anche sostenuto che questa manovra, così come è stata scritta, così come la Lupiae, è avvenuta per atto di pavidità e di ricatto nei confronti dei Consiglieri di Prima Lecce che adesso hanno appena letto un documento. Sarebbe ben strano sottoporsi al ricatto di una parte di maggioranza e poi sostenerne il voto di astensione o addirittura la dichiarazione di ritiro di questo patto per la città che è qui con me, con le firme dei tre Consiglieri che io rivendico nel suo contenuto e nella sua modalità. È avvenuto alla luce del sole, indica degli obiettivi e degli impegni che ritengo l’Amministrazione abbia mantenuto, nelle parti temporalmente più prossime, e che ha consentito, come veniva ricordato, all’Amministrazione di poter svolgere un’attività nell’interesse pubblico, quindi sfuggendo al rischio del commissariamento per questi otto-nove mesi.
Di questo ringrazio i Consiglieri di Prima Lecce, che oggi, con toni e argomenti che io rispetto, sembrano essersi pentiti di queste firme. Credo che ci siano tanti modi poi di interpretare il proprio ruolo, anche di motivare i propri ripensamenti e posizionamenti. Io non ho imbarazzo di ciò che leggo, non ho imbarazzo di aver messo la mia firma accanto alla vostra. Se tornassi indietro, lo rifarei.
Credo di poter dire che non vi abbia messo in imbarazzo in questi mesi, così come sembrate volermi convincere. Né io come Sindaco, né il mio Vice Sindaco, né la mia Giunta ha assunto provvedimenti che potessero mettere in imbarazzo chi in questi mesi ha con noi lavorato.
Sulla Lupiae è stato Pierpaolo Patti esemplarmente a ricordare che c’è un limite alla ricostruzione di parte. Senza quel voto di assunzione di responsabilità riguardo lo stanziamento di 1.400.000 euro per la ricapitalizzazione del Lupiae non ci sarebbe stata possibilità alcuna di previsione dell’iniziato risanamento, non ancora concluso. Non mi stancherò di ripeterlo.
Il richiamo, Consigliera, al vostro provvedimento riguardava l’ipotesi della proroga delle convenzioni, non del rinnovo delle stesse. È sulla proroga che il sottoscritto vi disse che non si poteva procedere. Così come ho ricordato, anche in occasione del voto dell’Aula, che sono lieto che sia passata a maggioranza, ma poiché si ribadisce questo merito legato alla previsione di uno stanziamento, tutte quelle indicazioni erano più volte state trasferite all’interno di discussioni pubbliche e verbalizzate in sede di Prefettura con i sindacati e con l’azienda quando si precisava che la gestione della crisi della Lupiae dovesse camminare assieme alla gestione della crisi del Comune, che gli importi delle convenzioni dovessero tener conto della manovra di riequilibrio così come è accaduto, prevedendone una riduzione intorno al 12 per cento rispetto al 2017. Quell’operazione non è conclusa, perché adesso si apre la fase della ristrutturazione del debito, ma vorrei che tenessimo conto, nel riconoscimento del lavoro svolto, che per poter giungere al rinnovo delle convenzioni e poter consentire all’Amministrazione di garantire risorse adeguate per il rinnovo delle stesse, abbiamo dovuto procedere alla modifica del Contratto collettivo nazionale di lavoro che le Amministrazioni precedenti si erano poste come obiettivo non raggiungendolo.
Abbiamo dovuto prevedere, a salvaguardia dei livelli occupazionali e del ruolo e della responsabilità dei dirigenti di settore dell’azienda e degli stessi lavoratori, i contenuti di alcune convenzioni, specificatamente quelle dedicate al supporto amministrativo, per riportarle dentro una cornice di legittimità.
Abbiamo chiesto per la prima volta e preteso e scritto che l’azienda predisponga, in trenta giorni dalla firma della convenzione, le carte dei servizi per tenere dentro la discussione sulla Lupiae del futuro la questione della qualità delle prestazioni, del livello della soddisfazione dell’utenza, oltre che della produttività.
È all’interno di questo quadro che si deve giudicare il lavoro svolto per la Lupiae Servizi, non soltanto e non solo rispetto al tema del rinnovo delle convenzioni.
Ho sentito anche richiami al fatto di dover procedere con le forze presenti in Aula alla scrittura di una manovra, ma, vivaddio, Consigliere Messuti, come si può immaginare di condividere la responsabilità di una scrittura se viene meno la premessa che la accompagna, cioè che esista l’obbligo di dovervi procedere? Ecco dov’è il principio della rimozione. Io mi predispongo a un dialogo e a un confronto nella misura in cui vi è l’accertamento di uno stato di crisi. Se la crisi, così come ancora oggi viene detto, non c’è, è evidente che mi devo assumere la responsabilità con chi, invece, è convinto che esista di doverla impostare e presentare al giudizio dell’Aula.
Io non so cosa succederà di qui a breve. Io ricordo che il 27 novembre in quest’Aula per la prima volta si manifestò il venir meno di un accordo politico programmatico con il Gruppo Prima Lecce che votò contro la variazione generale di assestamento, affermando solennemente in Aula consiliare il venir meno della maggioranza per come si era definita all’indomani della sentenza del Consiglio di Stato.
In quell’occasione dissi che in condizioni diverse avrei tratto conseguenze definitive, ma trovandomi e trovandoci alla vigilia di due provvedimenti importanti, che erano la gestione della crisi della Lupiae e la gestione della crisi del Comune, sentivo l’obbligo di rimanere al mio posto sino al compimento di questi due passaggi.
Il 31 dicembre si è proceduto allo stanziamento quinquennale finalizzato al rinnovo delle convenzioni alle condizioni che vi ho precedentemente ricordato, oggi la manovra di riequilibrio viene portata all’Aula e secondo le indicazioni che sono state anticipate essa otterrà il via libera.
Da questo momento, per me, si tira una linea e si apre una riflessione su quello che è utile per la città. Lo avevo detto e lo sto ribadendo oggi. Non so, Consigliere Fragola, se andremo a casa se sarà colpa mia. So che siamo qui è anche un po’ per merito mio. In questi mesi ho lavorato seriamente per consentire di avere una governabilità a Lecce. C’è chi mi invitava, ci invitava ad andare a casa subito dopo la sentenza del Consiglio di Stato. Io, per le ragioni di responsabilità, per evitare un commissariamento di oltre 15 mesi da una parte e dall’altra anche per rispondere a un indirizzo preciso del massimo organo di giustizia amministrativa, che dice “verifica se esistono le condizioni per poter andare avanti”, ho proceduto in questa direzione. L’ho fatto con i Consiglieri che erano neoeletti, ma non per un giudizio morale, Consigliere Messuti, ma per una valutazione di dignità politica, mia e vostra, perché in Aula e fuori dall’Aula i giudizi, le dichiarazioni, i voti hanno un peso, hanno un significato ed era doveroso da parte mia tenere distinto un campo di forze di appartenenza rispetto al quale c’è un giudizio che si differenzia.
Non potevo naturalmente immaginare di proporre a te, a Paolo Perrone, ad Angelo Tondo, a chi ha avuto responsabilità importanti in questa città, trovandoci di fronte a una situazione che non è che definiva il futuro della città, Lecce sopravvivrà a me e sopravvivrà a voi, è molto più importante del nostro destino personale, ma perché la politica e la fiducia nelle Istituzioni si recupera attraverso anche comportamenti che definiscono un rispetto delle stesse, una coerenza rispetto agli impegni assunti, una credibilità rispetto alle posizioni rese. Non sarebbe stato compreso dalla città che dopo il nostro confronto ormai pluriennale, dopo la campagna elettorale del 2017 ci saremmo potuti sedere assieme per governare Lecce.
Io ho rispetto di voi, della vostra storia, che giustamente rivendicate, e pretendo di averne altrettanto da parte vostra per ciò che in questi anni ho potuto fare al servizio di Lecce.
Per questa ragione, non per un atto di presunzione o di alterigia, ho ritenuto che le condizioni di governabilità si dovessero costruire attraverso figure non segnate dal decennio o dal ventennio trascorso.
Oggi, quindi, chiudiamo con la manovra di riequilibrio questo percorso. Il Consigliere Perrone annuncia che chi verrà eventualmente dopo di noi, se e quando, potrà naturalmente, utilizzando gli strumenti previsti dalla legge, procedere a una correzione della stessa, è fatto salvo anche per l’Amministrazione in carica.
Per la determinazione della manovra di riequilibrio, come è stato precisato e come si legge nella relazione istruttoria, non abbiamo fatto ricorso a misure cosiddette straordinarie, che possono essere entrate rivenienti dalla valorizzazione o alienazione del patrimonio immobiliare, né da recuperi delle entrate, non perché non abbiamo predisposto tutto ciò che è necessario per aumentare il rapporto fra accertamenti e riscossioni – è sempre scritta nella relazione del 14 settembre l’attività propedeutica svolta dal settore tributi –, ma perché riteniamo che si dovesse costruire un percorso di risanamento su dati certi e quindi al netto di eventuali valori positivi che, una volta accertati, consentiranno un riequilibrio positivo della manovra nell’interesse generale di tutta la cittadinanza.
Riconosco il valore morale contrario del provvedimento, riconosco le motivazioni sottese, cioè quelle che questa città non ha nessuna necessità di doversi impegnare in una manovra di riequilibrio e quindi, con questa valutazione conclusiva, che definisce una linea di confine tra chi ritiene che nell’interesse dell’ente si debba procedere a un riequilibrio e chi ritiene che non vi sia nessuna necessità di riequilibrio, mi sembra il modo migliore di rappresentare il senso e il significato di una divisione in quest’Aula.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, Sindaco. Possiamo procedere.
Non possiamo consentire al pubblico di intervenire. Abbiate pazienza. Abbiate pazienza, non è possibile. Vi chiedo di votare con il sistema elettronico. Prego.
Non ho capito.
Perfetto, voto nominale. Per cortesia, stiamo procedendo al voto nominale.
Speaker : SEGRETARIO GENERALE:
Un attimo. Posso procedere? Battista Luciano (astenuto), Bianco (favorevole), Calò, De Benedetto, De Matteis, Finamore, Fragola, Giannotta, Gigante, Giordano, Guerrieri, Guido, Leucci (favorevole), Mariano Mariano, Martini, Mazzotta, Messuti, Molendini, Monticelli, Murri, Nuzzaci, Pala, Patti, Povero, Ria (favorevole), Rotundo, Russi, Salvemini, Spagnolo, Tessitore (assente), Tondo, Valente (assente).
16 astenuti, 15 favorevoli, 2 assenti.
2 assenti.
Speaker : PRESIDENTE:
Se state attenti, le cose arrivano meglio.
Speaker : SEGRETARIO GENERALE:
Vuole ripetere? Che cosa?
Sono 16 gli astenuti e 15 i favorevoli, quindi sono presenti 31 Consiglieri e assenti 2. Ci siamo. Okay?
Speaker : PRESIDENTE:
Siete contenti? Possiamo procedere?
Per alzata di mano, l’immediata esecutività.
È approvata all’unanimità.
Possiamo passare al primo punto…
Sì? Prego.
Speaker : CONSIGLIERE MAZZOTTA:
Volevo chiedere l’inversione e, quindi, l’anticipazione del punto 9 e successivamente del punto 5.
Speaker : PRESIDENTE:
È una mozione. Scusi, quella è una mozione e va in coda. Non è una delibera. Abbia pazienza…
Speaker : CONSIGLIERE MAZZOTTA:
Presidente, è una legittima richiesta…
Speaker : PRESIDENTE:
Poi dichiarate che io sono imparziale, vi fate un quadretto e ve lo tenete nelle vostre stanze, ma è una mozione.
Speaker : CONSIGLIERE MAZZOTTA:
Presidente, è un punto all’ordine del giorno come tanti altri.
Speaker : PRESIDENTE:
È una mozione.
Speaker : CONSIGLIERE MAZZOTTA:
Può chiedere al Segretario generale se è possibile anticipare la mozione? È un punto all’ordine del giorno come tanti altri.
Speaker : PRESIDENTE:
Segretario, prego… Un attimo, stiamo vedendo. State tranquilli. Guardate, oggi passerà tutto quello che voi volete, basta avere un po’ di pazienza.
Speaker : SINDACO SALVEMINI:
Scusa, Presidente.
Speaker : PRESIDENTE:
Prego, Sindaco.
Speaker : SINDACO SALVEMINI:
Mi rivolgo al Consigliere Tondo, che è stato proponente l’inversione dell’ordine del giorno, con l’impegno di esaurimento dello stesso. Quindi, dato che dobbiamo esaurirlo, seguiamo l’ordine cronologico e andiamo spediti.
Speaker : CONSIGLIERE MAZZOTTA:
Se c’è una richiesta, Presidente, la può accogliere o no?
Speaker : PRESIDENTE:
Se vi state calmi (tanto ci stanno seguendo, quindi lascio il giudizio ad altri) pongo ai voti pur sapendo che passerà. Però, per correttezza pongo ai voti. Siete pregati di votare. Se avete altre richieste, fatemele tutte in una volta, per cortesia.
Sì, Consigliere Giordano, me le fate tutte in una volta le richieste. Spagnolo, Bianco, Ria, Rotundo, Leucci, Patti, Mariano, Molendini, Murri, Nuzzaci. Consigliera De Benedetto. Gigante, Calò, Finamore. Consigliere Pala, Consigliere Monticelli, Consigliere Giordano. Disabilitate Tessitore. Disabilitate Nuzzaci. Consigliere Tondo. Consigliere Perrone. Grazie. Consigliere Messuti. Operazione conclusa.
Esito: favorevoli 17, contrari 11, astenuti 2, su 30 presenti.
Viene accolta la proposta.
Prego, Consigliera.
Speaker : CONSIGLIERE DE BENEDETTO:
La ringrazio molto, perché è una mozione a cui tengo particolarmente.
Il sangue versato non ha colore politico. Questa è una serenità e una certezza che la mia generazione ha acquisito dalla nascita, perché per fortuna non abbiamo vissuto dittature, resistenze, anni di piombo. Quindi, è un’affermazione che posso fare con consapevolezza e serenità. Però, purtroppo esistono ancora le contrapposizioni politiche e anche di tipo culturale, per cui oggi a maggior ragione voglio chiedere ad un’Amministrazione di centrosinistra un voto unanime per quella che è una pacificazione che per anni forse hanno voluto evitare dal punto di vista culturale, perché chiunque ieri, oggi o domani voglia coprire delle violenze soltanto con la giustificazione delle ideologie politiche non è altro che una bestia assetata di sangue e non merita alcuna giustificazione di ideali.
Nel 2004 è stato finalmente convocato per legge il Ricordo dei Martiri delle Foibe, che si svolge il 10 febbraio di ogni anno, e oggi a un’Amministrazione di centrosinistra vorrei chiedere un voto unanime non soltanto per celebrare già quella che è una legge dello Stato, ma per inserirla in una programmazione culturale permanente.
In più, vorrei chiedere un altro piccolo passo: inserire nella programmazione culturale la proiezione, per cittadini e studenti, del film Red Land. Il film Red Land (Rosso Istria), quest’anno in uscita nelle sale cinematografiche (non tutte, purtroppo), racconta la storia vera di una giovane universitaria, che stava per discutere la sua tesi che parlava della sua terra, che è stata massacrata e infoibata per quelle che erano teoricamente delle idee politiche. Ma, in realtà, ben sappiamo che i partigiani di Tito che inflissero questo dolore e questo eccidio di certo non avevano l’onore degli ideali, ma ben altro.
Ecco perché chiedo la proiezione di questo film, perché io, durante il liceo, sono stata onorata di aver avuto la possibilità di vedere film come Schindler’s List a scuola, di aver avuto la fortuna anche, quando frequentavo il liceo Banzi, di andare al cinema gratuitamente perché mi fu concesso proprio dall’Amministrazione comunale di vedere film che sono importanti e che ci danno l’idea del dolore, come La vita è bella, e quello che le immagini spesso fanno e comunicano è molto più forte di quando leggiamo dei libri di storia.
Ecco perché chiedo all’Amministrazione comunale, e su questo veramente vi chiederei un voto unanime, che il giorno del Ricordo dei Martiri delle Foibe, il 10 febbraio, venga proiettato questo film e che sia aperta anche alle scuole, affinché dolori di questo tipo e violenze di questo tipo non trovino mai più la giustificazione dell’ideale politico e che una contrapposizione politica, culturale e di storia, che non esiste, venga taciuta.
Con maggiore emozione lo chiedo oggi, perché abbiamo due ricorrenze importanti: oggi è la festa del nostro Tricolore, che ci unisce tutti sotto gli stessi colori, e la celebrazione della strage di Acca Larentia.
Vi ringrazio.
Speaker : PRESIDENTE:
Dichiaro aperto il dibattito.
Consigliere Murri, prego.
Speaker : CONSIGLIERE MURRI DELLO DIAGO:
Grazie, Presidente.
Probabilmente i colleghi non hanno riferito alla collega De Benedetto che in data 30 gennaio una mozione del Gruppo Andare Oltre, a firma del Consigliere Fragola, ma di tanti altri Consiglieri, compresa anche la collega Mariano, ha sottoscritto la celebrazione del 10 febbraio. Quel voto fu un voto unanime. Erano presenti venti Consiglieri e venti la sottoscrissero, aderendo alla mozione.
Con quella mozione, che ho qui, il Consiglio comunale impegnava il Sindaco e l’Amministrazione tutta ad aderire formalmente, come Comune di Lecce, alle iniziative indette dal Comitato 10 febbraio; a celebrare ufficialmente nel comune di Lecce il giorno del Ricordo, con iniziative atte a favorire l’approfondimento e il ricordo in memoria dei Martiri delle Foibe, volte all’attuazione della legge 30 marzo 2004; a invitare, nella settimana della ricorrenza, ogni scuola di ordine e grado del comune di Lecce ad approfondire (probabilmente anche con visione di film) gli accadimenti storici tra i giovani e gli studenti; a prevedere l’illuminazione tricolore del sedile sito in piazza Sant’Oronzo.
In quella circostanza intesi prendere la parola ed ebbi a dare il mio voto a favore di quella mozione. Sono convinto che la storia non può essere fatta con ricordi selezionati, calati dall’alto, ma con onestà intellettuale evitare che la storia possa essere manipolata.
Quel giorno (era gennaio dell’anno scorso) ebbi a leggere alcuni passi, che vi evito, di una rivista del 1950 di quei territori, però ricordo che il Presidente della Repubblica intervenne con queste parole: “La memoria custodita e tramandata è un antidoto contro i fantasmi del passato. Ho paura – diceva – che focolai di odio, di intolleranza e di razzismo siano ancora presenti. Dobbiamo mantenere gli anticorpi per fugare e respingere ogni rigurgito, senza minimizzare niente e nessuno”. Erano le parole del nostro Presidente.
Non ho difficoltà a votarla, anche se vedo che è una ripetizione della mozione, considerato che lei parlava della proiezione di un film e che rientra nelle richieste che furono fatte e approvate in quel gennaio.
Speaker : PRESIDENTE:
Altri interventi? Prego, Consigliere Giannotta.
Speaker : CONSIGLIERE GIANNOTTA:
Grazie, Presidente…
Speaker : PRESIDENTE:
Consigliere Giannotta, un secondo solo. Consigliere Perrone, lei è il più anziano, per cui le chiedo di sostituirmi due minuti, per cortesia.
Speaker : CONSIGLIERE GIANNOTTA:
La ringrazio, Presidente.
C’è qualcosa che ho difficoltà, colleghi, a comprendere. Negli ultimi tempi la vostra parte politica ha proposto una prima volta una mozione, che è stata bocciata, perché la legge non consentiva l’adozione di quel provvedimento. Quindi, con coscienza abbiamo detto che la norma non ci consentiva l’accoglimento di questa mozione, per la quale mancava anche il parere tecnico. L’avete ripresentata e l’abbiamo discussa… Mi sto riferendo alle telecamere negli asili. L’avete presentata di nuovo. Qua siamo al paradosso: abbiamo una mozione, a firma del Consigliere Fragola, che è stata votata l’unanimità e la stessa mozione viene ripresentata, rimarcando l’importanza dell’evento. Consigliere De Benedetto, ci siamo già espressi.
Se la novità della sua mozione è legata all’inserimento della proiezione di un film, qua comincio a pensare che c’è qualcosa che non quadra. A questo punto io faccio una mozione dove dico che voglio vedere Topolino. Per l’amor di Dio, il film non è la stessa cosa…
Le sto dicendo lo strumento. Se iniziamo a far passare che con una mozione si può inserire la proiezione di un film, io domani posso alzarmi, quando succederà, e dire: presento una mozione perché voglio vedere una proiezione. Insomma, un po’ di sostanza. Diversamente sarebbe stato, Consigliere De Benedetto, interloquire con l’Assessore alla cultura o allo spettacolo (chi è deputato) e dire “accogliendo all’unanimità questa mozione forse sarebbe opportuno che”. Non si può arrivare in Consiglio comunale chiedendo l’anticipazione di un punto all’ordine del giorno su una mozione che è già stata votata all’unanimità. Perché? Per proiettare un film. Io, francamente, non capisco.
Io ho già votato a favore. Devo rivotare lo stesso favorevolmente? La rivoterò. Ma sia chiaro che voto per il senso politico e per i fatti storici che ci sono dietro la mozione Fragola. Non posso votare la proiezione di un film. Quindi, io rivoto la mozione Fragola. Dunque, invito il collega Fragola a fare un’integrazione della sua e così la voto. Ma la sua non la posso votare, perché è la pura proiezione di un film.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Prego, Consigliere Fragola.
Speaker : CONSIGLIERE FRAGOLA:
Torniamo calmi. Grazie, Marco. Grazie, Federica. Grazie anche all’avvocato Murri per le belle parole usate e per il gesto di presentare anche oggi questa mozione, che naturalmente accolgo favorevolmente, nonostante, come già detto anche dal collega Giannotta, a gennaio scorso l’abbiamo presentata. Comunque, repetita iuvant. Quindi, è giusto ripresentarla, è giusto ricordare quelli che sono i princìpi, come ho detto poc’anzi nel mio intervento precedente, ovverosia una storia della nazione che sia quanto più condivisa e mai più partigiana.
Con queste parole concludo il mio intervento. Grazie.
Grazie.
Assessore Silvia Miglietta, prego. Vi chiedo, per correttezza, di accomodarvi ai vostri posti. Capisco che abbiamo tutti la voglia di andare via, però rendiamo dignitoso questo Consiglio comunale.
Speaker : ASSESSORE MIGLIETTA SILVIA:
Grazie, Presidente.
Consigliera De Benedetto, l’Amministrazione siede al tavolo del Comitato provinciale per la valorizzazione della storia della Repubblica, che si riunisce stabilmente in Prefettura in occasione delle varie ricorrenze che celebriamo. Allo stesso modo, ci riuniamo per celebrare la giornata del Ricordo per il 10 febbraio.
Così come abbiamo fatto lo scorso anno, abbiamo accolto alcune proposte. L’anno scorso ci furono due iniziative. Una, molto importante, vide coinvolte cinque o sei scuole superiori (non ricordo) con un collegamento in diretta dalla foiba di Basovizza, dove si erano recate alcune classi dell’istituto superiore Calasso, e ci fu una diretta con i partecipanti presso il liceo scientifico Banzi. Poi fu anche organizzata la presentazione di un libro, che ospitò un testimone di seconda generazione, devo dire quella con meno successo della prima, perché ci furono pochissime persone durante la presentazione del libro.
Quest’anno, quindi, accogliamo questa proposta, che, sì, poteva essere fatta probabilmente anche attraverso altri canali, nel senso che avrebbe potuto anche parlarne direttamente con me o con l’Assessore Agnoli. Noi presentiamo questo suggerimento di proiettare il film, vediamo se è possibile e come realizzarlo, anche coinvolgendo gli istituti scolastici superiori, ed eventualmente anche altre proposte dovessero giungere nel frattempo.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, Assessore.
Altri interventi? Dichiarazioni di voto? Nessuna. Quindi, possiamo procedere. Disabilitate Tessitore. Spagnolo, Bianco, Molendini.
Disabilitate De Matteis, Molendini. È assente, disabilitate Molendini. Il Sindaco non c’è, disabilitate. Operazione chiusa. Prego.
Presenti 27, favorevoli 23, astenuti 4, nessun contrario.
La mozione viene accolta.
Punto n. 1 “Regolamento per l’applicazione dell’Imposta Unica Comunale”…
Scusatemi: mi è stato chiesto…
Fatemi capire. Consigliere Giordano, mi faccia capire…
Allora: “Programma integrato ammesso a finanziamento ai sensi dell’articolo 18 del decreto legge n. 152/91, convertito in legge il 12 luglio 1991, n. 203 – Protocollo presentazione n. 175 – Protocollo di progetto n. 291 – Concessione proroga termine attuazione convenzione urbanistica del 12 luglio 2011”.
La parola al Governo.
Speaker : ASSESSORE MIGLIETTA RITA:
Grazie, Presidente.
La delibera propone al Consiglio comunale la proroga dei termini della concessione relativamente al Comparto Agave…
Come? Vorrei solo puntualizzare due aspetti che ritengo importanti, ai fini della…
Infatti. Cercherò di essere molto rapida e sintetica, però voglio ricordare che si tratta di un comparto molto importante, che si trova tra via della Cavalleria e la tangenziale est, che occupa un’area di circa 147.000 metri quadri, che vede la sua nascita nel ‘99 e approda nel 2011, dopo tre convenzioni e due varianti.
È un programma molto complesso, che ha visto anche differenti problemi determinatisi per la ragione che le opere di urbanizzazione del Comparto non sono state mai concluse, ciò con effetti negativi per la qualità della vita dell’intero Comparto e con numerosi conflitti anche legati alla carenza strutturale di parcheggi.
A marzo del 2017 è pervenuta una proposta del soggetto, relativa all’attuazione del programma, che ha chiesto una proroga della convenzione. Come sappiamo, le Amministrazioni pubbliche possono prorogare le convenzioni, anche perché sono subentrate pure norme di legge che ne hanno dato gli strumenti. Ma nel momento in cui un’Amministrazione decide di ritenere un interesse pubblico nella proroga, deve anche attentamente valutare la reale fattibilità delle opere previste nella proroga. Pertanto, si è redatto un addendum alla convenzione del 2011 che non solo dovrà naturalmente garantire il completamento delle opere di urbanizzazione non concluse, già previste, conteggiate e quantificate nella convenzione del 2011, ma dovrà in qualche maniera risarcire anche il ritardo perpetratosi in tutti questi anni all’interno del Comparto, con opere aggiuntive. Opere aggiuntive per 280.000 euro che il proponente dovrà attuare con un incremento delle superfici a parcheggio indispensabili per dare maggiore razionalità alla circolazione interna e per il completamento e il miglioramento dell’edificio pluriuso che deve essere ceduto all’Amministrazione, previsto all’interno del Comparto.
Un ulteriore elemento che ha perfezionato la convenzione del 2011 è la modalità di individuazione delle garanzie fideiussorie, a garanzia per l’Amministrazione comunale, con il restringimento della platea dei soggetti che possono prestare le garanzie fideiussorie, Pertanto, oggi, la delibera è proprio sulla proroga della convenzione e sull’aggiunta della spesa per potenziare le urbanizzazioni primarie e secondarie.
Devo comunque annunciare un emendamento correttivo, che perfeziona ulteriormente la convenzione, nei punti che vi dicevo prima, che posso leggere testualmente. Dobbiamo sostituire, nella delibera e nella convenzione, all’articolo 6, e nel deliberato, a pagina 7, “garanzie fideiussorie”, il periodo che inizia con “le polizze fideiussorie” e termina con il riferimento al DPR n. 58 del 98; deve essere sostituito con “le polizze fideiussorie dovranno essere rilasciate da imprese bancarie o da primarie compagnie assicurative che rispondono ai requisiti di solvibilità previsti dalle leggi, autorizzate dall’IVASS e operanti su tutto il territorio nazionale”. All’articolo 6 deve essere aggiunta un’altra parola: quando si fa riferimento a “nel contratto di fideiussione si dovrà inserire la specifica clausola che impegna l’istituto fideiussorio a soddisfare l’obbligazione”, occorre aggiungere “entro quindici giorni, a semplice richiesta dell’Amministrazione comunale”, ciò per dare più spazio di manovra all’Amministrazione, nel momento in cui si rende necessaria l’escussione della polizza.
Invece, per mero errore, a pagina 6 del deliberato, nell’ultimo periodo, bisogna correggere “per ulteriori cinque anni” con “per ulteriori quattro anni”. Pertanto, la convenzione urbanistica andrà in scadenza nel 2023, e l’attuazione delle opere di urbanizzazione nel 2022.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, Assessore.
Chiaramente il dibattito è aperto anche sull’emendamento. Consigliere Rotundo, ha chiesto la parola. Prego.
Speaker : CONSIGLIERE ROTUNDO:
… il voto favorevole.
La vicenda del Complesso Agave, per chi ha memoria come i Consiglieri della passata consiliatura, è una vicenda segnata da ritardi e inadempienze, ma soprattutto dalla verifica. Quando, su iniziativa incalzante della Commissione controllo da me presieduta l’Avvocatura comunale cercò di escutere le garanzie fideiussorie, noi ci siamo trovati davanti alla sorpresa della debolezza, per dirla con un eufemismo, di queste fideiussioni. Sicché, il prezzo pagato in questi anni dai circa 300 residenti del complesso è stato un prezzo troppo alto in termini di mancata realizzazione delle opere primarie e delle opere secondarie.
Per questo io esprimo apprezzamento per il lavoro fatto dall’Assessorato, perché con questa delibera noi in qualche misura “costringiamo” il lottizzante ad un impegno economico ulteriore di 280.000 euro destinati e finalizzati a dare soluzione al problema, gravissimo, della mancanza di parcheggi in quell’area. Come voi sapete, il Complesso Agave ormai convive con l’area mercatale, con la presenza di Comdata e di Citymoda. Tutto questo ha creato un problema notevole per quanto riguarda i parcheggi. Con questa delibera noi diamo anche soluzione a quel problema, per cui annuncio il voto favorevole sia all’emendamento, sia all’atto deliberativo.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie. Altri interventi? Prima sull’emendamento e poi sulla delibera: ci sono dichiarazioni di voto sull’emendamento? Quindi, procediamo. Stiamo votando l’emendamento. Disabilitate Nuzzaci e Tessitore; disabilitate De Matteis; Consigliere Perrone? Operazione chiusa. Prego, risultato.
Presenti 29, favorevoli 29, nessun contrario, nessun astenuto.
Adesso votiamo la delibera, stesso sistema. Operazione chiusa.
Presenti 29, favorevoli 29, nessun contrario, nessun astenuto.
Votiamo l’immediata esecutività per alzata di mano. Prego.
Stesso esito.
Chiaramente, la cronologia è saltata.
“Regolamento per l’applicazione dell’Imposta Unica Comunale. Integrazione e modifica”. La parola al Governo.
Lo diamo per letto?
Siete proprio bravi. Dichiarazioni di voto? Nessuna.
Procediamo con il voto. Disabilitate Nuzzaci. Consigliera De Benedetto, Consigliere Fragola; è assente, disabilitante. Consigliere Rotundo, Consigliere Monticelli. Operazione chiusa.
Presenti 29, favorevoli 29, nessun contrario, nessun astenuto.
Votiamo per l’immediata esecutività.
Stesso esito.
Passiamo al punto “Approvazione Regolamento comunale per i servizi resi dalla Polizia Locale a favore di privati”.
La parola al Governo.
Andiamo avanti? Andiamo avanti. Dichiarazioni di voto? Nessuna.
Procedete col sistema elettronico. Disabilitate Nuzzaci; Consigliere Rotundo, Consigliere Messuti. C’è Messuti? Grazie. Operazione chiusa.
Presenti 30, favorevoli 30, nessun contrario, nessun astenuto.
La delibera è approvata.
Votiamo l’immediata esecutività per alzata di mano.
Stesso esito.
“Deliberazione del Consiglio comunale n. 36 del 21 aprile 2017 – Modifica”. Qual è?
Speaker : ASSESSORE FORESIO:
Presidente, grazie.
Con questa delibera proponiamo di modificare la delibera n. 36 del 21 aprile 2017, una delibera che facemmo nella scorsa consiliatura, alla fine della consiliatura, con la quale si decise di poter vendere all’interno dei box del mercato di Settelacquare, struttura vecchia in muratura e struttura prefabbricata, anche prodotti ortofrutticoli, quindi non soltanto prodotti non alimentari, eccetera. Con questa delibera noi stiamo riportando a com’era prima… Tra l’altro, nella delibera scorsa si parlava appunto di un’attività sperimentale, da provare. È andata male, la sperimentazione, perché fondamentalmente chi ha avuto quel box assegnato, l’ha utilizzato come deposito, quindi non è possibile più assegnarlo ad altri commercianti. Per cui, stiamo tornando indietro, modifichiamo quella delibera per consentire di poter mettere poi a bando quei box, fondamentalmente.
Solo sulle panche, com’era prima, tra l’altro.
Speaker : PRESIDENTE:
Disabilitate Tessitore. Sindaco, deve votare? Non c’è, disabilitate il Sindaco. Patti, Rotundo, Leucci, Bianco, De Benedetto, Monticelli. Consigliere Monticelli? Operazione chiusa. Presenti 29, favorevoli 29, nessun contrario, nessun astenuto.
Votiamo per l’immediata esecutività per alzata di mano.
Stesso esito.
Per il punto ex n. 4, ho la richiesta, da parte del Governo, di ritiro della delibera.
Passiamo all’ex punto 6 “Regolamento per…”
… L’ex punto 4 “Regolamento per il pagamento dei diritti di segreteria per interventi di competenza del settore Pianificazione e Sviluppo del Territorio approvato con delibera n. 79 del 21.09.09 – Sostituzione”.
La parola al Governo.
Speaker : ASSESSORE MIGLIETTA RITA:
Grazie, Presidente.
Si tratta di aggiornare e sostituire il Regolamento del 2009, relativo al pagamento dei diritti di segreteria per tutte quelle che sono le pratiche che confluiscono nel settore dell’Urbanistica.
Il Regolamento si rende indispensabile a valle di numerose modifiche che ci sono state, anche di recente, sulle diverse procedure relative alla richiesta di autorizzazioni edilizie, e anche per efficientare in maniera più intelligente i diritti di segreteria rispetto al corposo lavoro che il settore dell’Urbanistica svolge.
Le modifiche sostanziali sono quindi alcune modifiche sui vari interventi edilizi, alcune riduzioni rispetto ad alcuni interventi e l’eliminazione della possibilità di pagare in due tranche, lasciando soltanto un’unica tranche alla presentazione della domanda. Questo perché molto spesso se la pratica non viene ritirata, resta comunque un’istruttoria fatta dall’ufficio, che poi non trova adeguato compenso. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Prego, Consigliere.
Speaker : CONSIGLIERE MONTICELLI CUGGIÒ:
Trenta secondi. In Commissione, per quanto riguarda questa proposta di delibera, che è arrivata tra Natale e Capodanno, avevamo chiesto di procedere eventualmente ad una verifica, alla luce di una comparazione con il pregresso. Si è ritenuto di portarla avanti. Noi non siamo d’accordo a modulare diversamente il corrispettivo dei diritti di segreteria.
Delle due l’una, o ritiriamo questa proposta di deliberazione oppure se si deve portare al voto noi siamo contrari.
Speaker : ASSESSORE MIGLIETTA RITA:
La delibera deve essere votata perché siamo in ritardo nell’aggiornamento del pagamento dei diritti di segreteria. Vorrei, però, esplicitarvi che il voto contrario è un voto contrario anche alle riduzioni dei costi che stiamo facendo per i cittadini.
Non ho finito.
Speaker : PRESIDENTE:
Consigliere Monticelli, poi sulle dichiarazioni di voto interviene. Adesso sta parlando l’Assessore.
Speaker : ASSESSORE MIGLIETTA RITA:
Consigliere, lei aveva già preannunciato una critica su questo adeguamento del regolamento, lamentando anche il fatto che il settore non aveva depositato la delibera per consentire un confronto tra le vecchie tariffe, il vecchio regolamento, che è di oltre dieci anni fa, del 2009, e il nuovo.
Lei sa benissimo che, invece, il settore aveva trasferito tutta la documentazione necessaria. Pertanto, oggi la delibera deve essere votata. Posso leggere qui, poi comunque c’è anche il dirigente del settore che può ulteriormente dettagliare, tutti i titoli: tutti gli interventi di edilizia libera restano gratuiti. C’è un’introduzione necessaria per la CILA, che è una nuova categoria che è stata istituita per legge e che da diverso tempo deve essere soggetta a diritto di segreteria e al momento non lo è. Questo è un danno per l’Amministrazione.
C’è una riduzione della tariffa degli interventi di restauro e risanamento conservativo pesante, da 250 a 150 euro, di ristrutturazione edilizia leggera, da 300 a 150, e pesante da 350 a 300. Sto leggendo le riduzioni. Riduzione della tariffa per interventi di nuova costruzione con volume inferiore a 2.500 metri cubi, da 2.501 a 5.000 metri cubi, da 1.450 a 1.200 e con i volumi superiori da 2.750 a 2.200. Potrei andare avanti. Stiamo rendendo semplicemente più efficiente e intelligente un regolamento datato e obsoleto. Per cui, io propongo di votarlo.
Speaker : PRESIDENTE:
Come dichiarazione di voto, prego Consigliere Monticelli. Se vi accomodate, lo start partirà… Scusi, anche per rispetto a lei, lo start partirà nel momento in cui discuteremo.
Speaker : CONSIGLIERE MONTICELLI CUGGIÒ:
Se ci sono stati dei ritardi nella presentazione della proposta di deliberazione non sono ascrivibili a questa maggioranza, che sta subendo i tempi da parte vostra per la produzione di questo documento.
Come ho già detto, Assessore, non sono d’accordo nella modifica per quanto riguarda l’aver azzerato la possibilità di un acconto e di un saldo, perché ci sono dei diritti di segreteria per cifre importanti, che lei ha detto essere risibili perché sono interventi importanti. Ritengo che si debba consentire una dilazione, una rateazione dei diritti di segreteria quando ammontano a cifre di 4.000 euro. Io sono dell’avviso che devono essere confermati.
Ricordo a tutti quanti che questo è un discorso che non c’era l’immediatezza di portare tra Natale e Capodanno. Di conseguenza, se lei ritiene gentilmente di fare marcia indietro e di ritirarlo è un conto. Se non lo ritiene, lo portiamo al voto e lo bocciamo. Non è un problema.
Speaker : PRESIDENTE:
Altre dichiarazioni di voto? No.
Possiamo procedere. Disabilitate Rotundo. Disabilitate Nuzzaci.
Operazione chiusa.
Presenti 29, favorevoli 12, contrari 16, 1 astenuto.
La delibera viene respinta.
Ultimo punto: Legge 29 luglio 2008, n. 21, articolo 3. Approvazione definitiva Documento programmatico di rigenerazione urbana.
La parola al Governo.
Speaker : ASSESSORE MIGLIETTA RITA:
Molto rapidamente. Si tratta di approvare il Documento di rigenerazione che voglio ricordare essere un documento urbanistico che non basta redigere, ma deve essere approvato ai sensi della normativa regionale pugliese.
L’Amministrazione aveva iniziato a redigerlo nel 2008. Poi, nel 2016 lo ha lasciato privo del percorso di approvazione, tant’è che non era mai stato pubblicato.
Successivamente, questa Amministrazione, avendo individuato come ambito prioritario di intervento le marine leccesi, ha da subito avviato il percorso necessario all’approvazione definitiva del documento della rigenerazione, pubblicandolo e portandolo poi alla fine in approvazione.
Oggi completiamo il percorso di approvazione per non lasciare inutilmente scoperto un Documento importante, aggiornato anche da questa Amministrazione in importanti dettagli. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, Assessore. Ci sono interventi? Interventi? Nessuno. Dichiarazione di voto? Nessuno.
Procediamo. Disabilitate Tessitore. La Consigliera Gigante si è allontanata. Disabilitate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Presenti 29, favorevoli 29, nessuno contrario, nessun astenuto.
Immediata esecutività. Stesso esito.
Grazie. È stato un piacere e un onore.