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C.c. Lecce 07.06.2018 ore 16.00
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Speaker : PRESIDENTE:
Prego i colleghi di prendere posto. Segretario, procediamo con l’appello.
Speaker : SEGRETARIO GENERALE:
Battista, Bianco, Calò, De Benedetto, De Matteis, Finamore, Fragola, Giannotta, Gigante, Giordano, Guido, Mariano Mariano, Martini, Mazzotta, Messuti, Molendini, Monosi, Monticelli Cuggiò. Murri Dello Diago Cosimo è assente giustificato. Nuzzaci, Pala, Pasqualini, Patti. Perrone è assente. Povero è presente. Ria, assente. Rotundo, Russi. Salvemini è presente. Spagnolo, Tondo, Torricelli, Valente, Bianco, De Benedetto.
Di Matteis è assente giustificato. Fragola, Guido, Mazzotta, Monosi, Perrone, Ria, Tondo.
Presenti 22, assenti 11. La seduta è valida.
Speaker : PRESIDENTE:
In piedi per gli inni.
Vi leggo una comunicazione riguardante il Regolamento dell’Unione europea 2016/679: “Atto di indirizzo politico-amministrativo: prelievo dal fondo di riserva”.
È giunta a questa Presidenza la richiesta, da parte di alcuni Consiglieri comunali, primo firmatario il consigliere Gaetano Messuti, di una convocazione di un Consiglio comunale monotematico riguardante l’incidenza epidemiologica tumorale e cronica riveniente sul nostro territorio in conseguenza dell’attuazione del decreto 13 febbraio 2018 (Decreto Martina).
Vista l’importanza e l’attualità dell’argomento, l’abbiamo accolta concordando anche l’organizzazione dei lavori e i tempi per la convocazione di questo Consiglio comunale. Abbiamo ritenuto, altresì, di invitare, oltre ai tecnici della Regione Puglia, anche i Parlamentari, i Consiglieri regionali e le associazioni di categoria, che ringrazio per la presenza. Ringrazio il Senatore Marti e il Consigliere Erio Congedo per la presenza.
Vi devo leggere due comunicazioni che sono pervenute – ci ha raggiunto il Presidente dell’Ordine dei Medici, che ringrazio – di cui una a firma del senatore Dario Stefàno, il quale ci scrive: “Buongiorno, purtroppo il 7 giugno, giovedì, alle ore 16 sarò ancora a Roma, tanto più in questa fase politica. Questo, purtroppo, rende impossibile la mia partecipazione al Consiglio comunale monotematico aperto. La mia posizione sul tema, come già dichiarato pubblicamente, è omogenea a quella del Sindaco Salvemini, ma sarebbe stata utile occasione per ribadire le ragioni che dovrebbero spingere tutti quanti nella direzione di procedere finalmente, senza ulteriori indugi, con le attività di contrasto alla Xylella.
Buon lavoro. Dario Stefàno”.
È altresì giunta una comunicazione dell’assessore Loredana Capone, che ci scrive: “Causa impegni istituzionali pregressi, non mi sarà possibile purtroppo prendere parte al Consiglio comunale di oggi. Sarà mia premura informarmi su quanto accadrà nel corso della seduta”.
L’assessore Leo Di Gioia si scusa per l’assenza, ma è stato convocato a Roma.
Siamo in attesa del responsabile provinciale dell’ARPA, che dovrebbe raggiungerci a breve.
Quindi credo che, a questo punto, possiamo iniziare i lavori.
Un’altra comunicazione importante: il Presidente della Regione Puglia, il capo dipartimento Nardone e l’assessore Leo Di Gioia mi pregano di estendere a tutta l’Assise comunale l’invito all’iniziativa che si terrà il 13 giugno a Lecce presso l’Ecotekne, in cui si discuterà di questo tema alla presenza di tecnici esperti. Probabilmente, avremo anche l’onore di avere il neo Ministro all’agricoltura. Vi do questa comunicazione.
Do la parola al consigliere Gaetano Messuti per la relazione e lo prego di stare nei tempi, in modo tale da consentire, poi, le delucidazioni di carattere tecnico agli eventuali interventi. Prego.
Speaker : CONSIGLIERE MESSUTI:
Presidente, la ringrazio.
Il mio intervento introduttivo è relativo ad una richiesta di Consiglio monotematico fatto da un certo numero di Consiglieri. Alla luce delle argomentazioni e dei dibattiti avuti in questi giorni, mi sembra di poter dire, con assoluta certezza, che è un argomento voluto e sentito da tutti i Consiglieri dell’Assise comunale, siano essi di maggioranza o di opposizione. Non potrebbe essere diversamente, perché questo è un tema che riguarda il territorio, che ci vede investiti in prima persona, per il quale gli schieramenti ideologici o gli schieramenti politici valgono meno di zero. Per questo posso dire, con estrema certezza, che è un Consiglio comunale voluto da tutta l’Assise comunale.
È il momento dei ringraziamenti. Uno è dedicato a lei, perché in questa sollecitazione che le è stata rivolta ha dimostrato di essere concretamente il Presidente di tutto il Consiglio. Io posso essere testimone oculare della solerzia e della laboriosità che ha impiegato per mettere su l’Assise comunale.
Qual è la posizione che ci ha indotto a richiedere la convocazione di un Consiglio monotematico? Riteniamo che ad una disubbidienza amministrativa sia preferibile conoscere. Rispetto alla posizione di chi non conosce, ma si adegua, preferiamo ritenere plausibile la posizione di chi vuole conoscere, fortemente conoscere, e insieme, unitamente a tutti, decidere. Riteniamo che sul tema della Xylella ci sia molto da discutere.
Io saluto e ringrazio il Senatore Marti, come rappresentante del territorio più vicino all’attuale neo Governo, il consigliere Congedo e le associazioni, che qui vedo, saluto e ringrazio per la presenza. Saluto anche la stampa, anche se verifico un certo torpore in questi ultimi giorni su un tema significativo e importante per il nostro territorio. Noi siamo espressione di questo Consiglio comunale, espressione dei Consigli regionali e il più delle volte, probabilmente, le nostre tesi, le nostre battaglie possono essere strumentali e giustamente sottoposte al vaglio del vostro setaccio per ritenere quali delle battaglie siano giuste o siano sbagliate. Questa è universalmente una giusta battaglia, sulla quale la presenza e l’amplificazione da parte dell’informazione, che ha sempre fatto il proprio dovere e lo ha fatto con grande professionalità, può essere una cassa di risonanza significativa alla quale chiediamo un forte contributo.
Noi riteniamo che il tema della Xylella oggi debba arrivare, una volta per tutte, a una risoluzione definitiva. L’ordine del giorno parla dell’incidenza epidemiologica sul tema dei nuovi fitofarmaci o dei vecchi fitofarmaci e della loro insalubrità. Siamo preoccupati, Presidente. Chi verrà dopo di noi dovrebbe relazionare. Su questo tema abbiamo bisogno di ascoltare opinioni ferme, opinioni chiare e scientificamente dotate di una quasi certezza, questo perché dovremmo rappresentare la nuova generazione della politica.
Abbiamo già subìto – passatemi il termine – la beffarda beffa di una Cerano che ha determinato le problematiche che tutti ben conosciamo. Io non mi sento, da genitore, di rendermi protagonista di un fenomeno che possa provocare danni alla salute. Però esiste.
Giustamente, il Sindaco ha fatto riferimento a una norma di legge, a una direttiva comunitaria. Oggi noi dobbiamo trovare una soluzione, una soluzione che tenga tutto quanto in piedi, che tenga conto delle esigenze della salute e che tenga conto delle esigenze di un’economia, quella della olivicoltura, che fino agli anni Novanta è stata, sì, un’economia lenta, ma è stata un’economia di qualità. Quando si è parlato del made in Italy si è fatto riferimento alla produzione olivicola salentina come ad una produzione di qualità.
Noi dobbiamo riuscire a tenere tutto quanto insieme. Su questo tema le opportunità per tenere tutto insieme ci sono ed esistono: le esigenze della salute e le esigenze della produzione olivicola; esiste la possibilità di salvaguardare il tema della produzione, tenendo salve le ragioni della salute.
Mi rivolgo al Senatore Marti, proprio come voce più vicina al neo formando Governo, affinché si possa quanto prima procedere alla registrazione del principio attivo del biologico riferito all’olio di agrumi, affinché la Regione possa ricomprenderlo da subito e si possa realmente convertire il tema dell’intervento fitosanitario in un intervento biologico, laddove sul biologico il Presidente dell’Ordine dei Medici ci possa dire ed erudire sulla sua incapacità di produrre gli effetti devastanti del principio dei neo… Va benissimo così. Ci provo più volte, ma non mi riesce mai di declinarlo.
Su questo noi verificheremo, ascolteremo e, se lo riterremo tutti quanti, trarremo anche le nostre conclusioni che, per quanto possano essere valutate, credetemi, saranno valutazioni aderenti, affettuosamente legate a questo territorio.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, consigliere Messuti.
La parola all’ingegnere Tedeschi.
Speaker : TEDESCHI – Ingegnere Osservatorio fitosanitario Regione Puglia:
Buonasera a tutti, grazie per la parola.
Noi siamo stati contenti di essere stati invitati come sezione dell’Osservatorio Fitosanitario Regionale, una sezione che ho preso in gestione da un mese – oggi un mese esatto – e che si trova in prima linea in questa campagna di contrasto alla diffusione della Xylella. Ho trovato una situazione un po’ pesante in tutta la regione Puglia. Probabilmente, come saprete già, la Commissione europea sta andando in una direzione.
Visto il tema che è stato posto con la mozione, che riguarda l’incidenza epidemiologica tumorale e non già le azioni che la Regione in questo periodo ha posto, o tutti i soggetti interessati alla lotta e al contrasto alla Xylella, mi soffermerei dicendo qualcosa sulle azioni, sui numeri, ma andrei fuori tema. Parlerei anche delle conseguenze del blocco dell’eradicazione che abbiamo subito a Oria, a Francavilla e a Ceglie Messapica dove, da pochi alberi, si sono creati focolai con centinaia di alberi e una zona completamente boscata, secca di uliveti, che ha indotto forse la Comunità europea ad agire in una certa direzione.
Però questo non è il tema della seduta. È l’incidenza dei fitofarmaci – mi sembra di capire – sulla questione della salute umana, quindi l’accumulo sul territorio nelle varie fasi.
A questo punto, darei la parola al dottor Santomauro, un esperto regionale della materia, che è molto specifica. L’ho scoperto io, essendo ingegnere. Sono medicine. I fitofarmaci vanno autorizzati, vanno testati preventivamente. Non possiamo farne un uso improprio. Ci sono ricette da rispettare. Quindi, non mi addentrerei in questa tematica.
Lascio la parola al dottor Santomauro.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, ingegnere Tedeschi.
Prego, dottor Santomauro.
Poi daremo la parola al dottor De Giorgi.
Speaker : SANTOMAURO – Professore Osservatorio Fitosanitario Regione Puglia:
Buonasera a tutti. Sono Agostino Santomauro, dell’Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia.
Grazie, Presidente. Grazie, ingegnere Tedeschi.
Stasera vorrei rivolgere un invito a tutti coloro che sono qui presenti in un’Aula, dove si respira la politica. L’invito è duplice. Uno è di fare un esercizio: provare per un momento, per questi pochi minuti in cui proverò a sintetizzare qualche concetto, a spogliarci di tutto ciò che c’è di contorno su questa importantissima tematica, perché vorrei concentrare l’intervento esclusivamente su aspetti tecnico-amministrativo-scientifici. Il secondo invito, inevitabilmente, è ad avere un po’ di pazienza laddove ci dovessero essere termini e parole con le quali siamo anche forse poco abituati, per la maggior parte delle persone, ad avere a che fare.
Tre aspetti. Uno: i prodotti fitosanitari. Di cosa parliamo quando parliamo di prodotti fitosanitari? Due: si parla di protezione integrata, ma di cosa parliamo? Lo sappiamo? Tre: si parla di uso sostenibile. Qualcuno ha sentito parlare più volte del Piano d’azione nazionale sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, ma che significa “uso sostenibile”? Volevo concentrare un attimo questo intervento su questi tre aspetti. Rapidamente, spero.
Intanto, quando parliamo di pesticidi facciamo una distinzione. I pesticidi comprendono i biocidi, che poi sono i prodotti che vengono utilizzati per la disinfestazione contro le zanzare, eccetera, e poi comprendono i prodotti fitosanitari, che sono quelli per la difesa delle piante. Noi parliamo esclusivamente di prodotti fitosanitari, anche come terminologia.
Detto questo, c’è un aspetto che dobbiamo tutti quanti tenere presente e che per certi versi potrebbe, forse, anche darci qualche elemento di tranquillità: la normativa europea sull’autorizzazione e l’immissione in commercio dei prodotti fitosanitari è certamente la più stringente al mondo.
Ci sono diversi livelli di filtri. Il primo riguarda le sostanze attive, quelle contenute nel prodotto formulato commerciale. Questo primo filtro, addirittura, è diviso in due filtri: c’è prima uno Stato membro relatore che analizza il dossier completo della sostanza attiva per la quale viene proposta l’approvazione a livello comunitario; dopodiché, lo Stato membro relatore fa una relazione, che viene a sua volta affidata all’autorità di sicurezza alimentare europea (l’EFSA), che fa una seconda valutazione di quel dossier. Badate bene che la valutazione viene fatta e, se mancano degli elementi o ci sono degli elementi che non vanno bene, si chiede alla società agrochimica di integrare, laddove la società agrochimica lo può fare; laddove non si può, la sostanza attiva non passa.
Nel momento in cui si fanno queste valutazioni ho accennato all’EFSA, che è esattamente l’autorità di sicurezza alimentare europea che ha emanato un parere sui neonicotinoidi, di cui abbiamo sentito parlare, che sono un gruppo di sostanze attive. Il parere dell’EFSA si è limitato a tre neonicotinoidi. Per usare parole non comuni, si chiamano – hanno un nome - thiamethoxam, imidacloprid e clothianidin. Acetamiprid è un altro neonicotinoide, ma, badate bene, l’Unione europea, l’EFSA ha detto che thiamethoxam, imidacloprid e clothianidin sono dannosi per le api. Il 31 maggio sono stati pubblicati tre Regolamenti che dicono che questi tre neonicotinoidi non possono essere usati in pieno campo perché dannosi per le api. Questo ha fatto sì che molti gridassero alla dannosità dei neonicotinoidi, avvalendosi proprio del parere dell’EFSA.
Se consideriamo l’EFSA un referente affidabile, dobbiamo anche considerare il fatto che l’EFSA precedentemente, a ottobre 2017, ha emanato un parere riguardo l’acetamiprid, che è un altro neonicotinoide, dichiarando che è a basso rischio per le api, tant’è vero che c’è stato un Regolamento di approvazione dell’acetamiprid, un Regolamento europeo, e il relativo decreto del Ministero che ha autorizzato l’acetamiprid.
Quando si parla di neonicotinoidi, quindi, facciamo già subito questa distinzione.
Un altro aspetto sul quale volevo invitarvi a fare una riflessione riguarda la differenza fra pericolo e rischio. Tutti quanti abbiamo la macchina. L’anno scorso, da statistiche, sembra che ci siano stati circa 1.500 morti causati dagli incidenti stradali. Quindi, la domanda è: la macchina è pericolosa? La risposta è senza dubbio “sì”. Allora qual è il punto su cui dobbiamo intenderci? Che i prodotti fitosanitari vengono etichettati per legge in base alla loro pericolosità.
Dopodiché c’è il rischio, cioè il rischio e la pericolosità per l’esposizione a quell’elemento. Parliamo di un coltello affilato, parliamo di tutto ciò che volete: più aumenta l’esposizione a un prodotto pericoloso, più aumenta il rischio.
Quindi, la valutazione che fa l’Unione europea sulle sostanze attive è sul rischio. Alla fine, se viene approvata una sostanza attiva, c’è un terzo filtro a livello di ogni Stato membro per l’autorizzazione dei prodotti fitosanitari che contengono solo quelle sostanze attive approvate e, nella procedura di autorizzazione, c’è una nuova valutazione del rischio sul prodotto formulato.
Giusto per darvi un’idea di quali sono gli elementi che vengono presi in considerazione durante queste valutazioni: abbiamo l’identità e le proprietà chimico-fisiche, la metodologia analitica e – attenzione – la tossicologia per consumatore, operatore, astanti e residenti (viene presa in considerazione tutta questa parte tossicologica relativa al rischio dell’uso di quel prodotto), persistenza e bioaccumulo nell’ambiente, metabolismo e residui, destino e comportamento ambientale, studi ecotossicologici, campi di impiego ed efficacia, valutazione dei metaboliti nelle acque.
Signori, quando un prodotto fitosanitario viene autorizzato, tutta questa valutazione del rischio è stata fatta e alla fine abbiamo un’etichetta che ci dice come dobbiamo usare quel prodotto fitosanitario che, se usato secondo quello che dice l’etichetta, comporta un rischio accettabile, atteso che il rischio zero non esiste da nessuna parte. Questo come primo concetto.
Quindi tutto bene, madama la marchesa? Li possiamo usare tranquillamente? Non sono acqua fresca. Quindi, se si può evitare di usare un prodotto chimico di sintesi, bene, facciamolo. Qui entra in ballo la difesa integrata. Che cos’è la difesa integrata? È l’utilizzo di tutti i mezzi a disposizione per poter contrastare certe avversità. Parliamo di mezzi agronomici, parliamo di mezzi biologici e di tutto quanto. Alla fine, dopo che si è fatta una valutazione del rischio e sono state adottate tutte le misure di prevenzione, è stato fatto un monitoraggio. Si è visto se si possono utilizzare prodotti a basso rischio biologici, eccetera, e, se necessario, si utilizza il prodotto chimico di sintesi.
Questo è il concetto di protezione integrata, ripreso pari-pari dal Piano di azione nazionale sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. Qui vorrei rimarcare una cosa: nello stesso Piano di azione nazionale, che si chiama PAN, familiarmente, si parla di difesa integrata e di agricoltura biologica. Sono due ambiti esistenti che vanno per conto loro. Il fatto di dire che voglio il prodotto alimentare senza pesticidi ve benissimo. È da agricoltura biologica. Altrimenti, si parla di protezione integrale.
Quando parliamo, a questo punto, del philaenus spumarius, la sputacchina, che è vettore della Xylella, ed entriamo nel merito della questione, intanto stiamo parlando di una malattia devastante, ma stiamo parlando del controllo del vettore di questa malattia.
Sono stati autorizzati recentemente dei prodotti fitosanitari a base di due sostanze attive che si chiamano acetamiprid, quel neonicotinoide a basso rischio per le api, e deltametrina. Atteso che, comunque, non tutti i prodotti a base di quelle sostanze attive sono autorizzati in commercio per l’uso sull’ulivo contro la sputacchina, quindi quando si usano bisogna guardare bene l’etichetta, nessuno ha detto che vanno utilizzati in maniera indiscriminata. Si è detto, anzi, che vanno utilizzati esattamente secondo i princìpi della difesa integrata. Che cosa significa questo? Significa prevenzione attraverso le buone pratiche agricole, significa lavorazioni al terreno per eliminare le forme giovanili della sputacchina, significa utilizzo del trattamento. Quando? Se voi andate a vedere la piattaforma web sull’emergenza Xylella, si dice che sono state monitorate le prime forme adulte. Questo è il monitoraggio. In presenza delle prime forme adulte, si fa il trattamento.
Badate bene che le avversità dell’ulivo non sono date solo dalla sputacchina. C’è la tignola, c’è la mosca, in queste zone c’è la lebbra. Ci sono tante avversità che vanno tutte, comunque, combattute secondo i criteri della difesa integrata. Quando si parla di mosca dell’ulivo, che forse è quella più familiare per chi ha un po’ di dimestichezza con l’olivicoltura, le linee guida di difesa integrata dicono che bisogna attendere, aspettare la soglia di tolleranza. Significa che, se c’è un minimo di danno sulla pianta entro una certa percentuale, non c’è bisogno di trattare. Si fa il monitoraggio e, se viene superata la soglia, si fa il trattamento. Questa è la difesa integrata. Questo è l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari.
Ho sentito parlare dell’autorizzazione dell’olio di arancio dolce. Giusto per tenervi aggiornati sulla situazione: la Regione Puglia ha fatto richiesta al Ministero della salute di un uso di emergenza per 120 giorni per questa sostanza attiva e per lo spinosad, che è un’altra sostanza.
Funziona così: il Ministero della salute, una volta che riceve i dossier dalla ditta detentrice dell’autorizzazione, gira i dossier a una Commissione consultiva. L’autorizzazione eccezionale non avviene “così”. Comunque c’è una valutazione, perché quell’uso non è presente in etichetta. Quindi ambiente, efficacia, salute, eccetera, vengono chiamati in causa. Se danno l’okay, il Ministero può dare l’okay all’autorizzazione eccezionale.
Il 18 maggio credo che il Ministero abbia inviato il dossier alla Commissione consultiva. Sulla carta hanno tredici giorni lavorativi. Ci aspettiamo a breve una risposta, in un senso o nell’altro.
Vi ringrazio. Spero di essere stato sufficientemente chiaro dal punto di vista tecnico.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, dottor Santomauro.
Dottor De Giorgi, Presidente dell’Ordine dei Medici, prego, a lei la parola.
Speaker : DE GIORGI – Presidente Ordine dei Medici:
Presidente, signor Sindaco, Assessori, Consiglieri, signore e signori, buonasera.
La mia prima parola è “grazie”. Grazie due volte. Prima come cittadino a chi ha portato questo tema, il tema della salute, in un’Aula dove, come si diceva prima, si respira politica. Vi ringrazio, poi, come Presidente dell’Ordine dei Medici perché si è dimostrata una particolare e importante sensibilità a coinvolgerci in una testimonianza che per noi è assolutamente essenziale, è il riconoscimento di un baluardo istituzionale nei confronti dell’articolo 32 della Costituzione italiana. Effettivamente, uno dei nostri compiti istituzionali è quello di salvaguardare la salute come diritto fondamentale.
Però mi preme sottolineare due aspetti. Uno è il metodo con il quale si è affrontato nel nostro territorio questo argomento. L’altro, ovviamente, è il merito. Nel merito dirò questo: è noto che nel nostro Paese ci sono poco meno di 60 milioni di allenatori di calcio che sono certi di avere la formazione vincente contro qualunque squadra ed è noto anche che ci sono tantissime persone certissime delle soluzioni, della diagnosi, della definizione, delle complicanze, delle ricadute, ma soprattutto delle soluzioni per il flagello che sta affliggendo il nostro territorio, la Xylella.
Se, però, nel primo caso, quello degli allenatori, possiamo anche accordare una simpatica democrazia, ancorché folcloristica, nel secondo caso siamo assolutamente perplessi. Perché siamo perplessi? Perché questa è la Nazione nella quale è nato Galileo Galilei, è nato, cioè, colui che ha fondato un metodo scientifico sperimentale sul quale si fonda il pensiero positivo degli ultimi cinquecento anni dell’Occidente. Questo metodo consiste nel fatto che bisogna osservare, bisogna sperimentare, bisogna valutare e poi trarre conseguenze e leggi che ci consentano di andare avanti, sempre riproponendo questo aspetto dialettico che la natura stessa ci pone.
È evidente che vi è una giusta, una sacrosanta preoccupazione del cittadino e una ancor più giusta attenzione rispetto a temi sensibili. Molto spesso questa attenzione, questa preoccupazione viene intercettata, viene incanalata verso motivazioni più ideologizzate e sicuramente più emotive. Per di più vi è una lettura mediatica che molto spesso diventa aprioristica. Voglio dire che molto spesso andiamo su internet per cercare di documentarci, troviamo un sito e per noi diventa il vangelo (ipse dixit). Attenzione: quell’ipse non è più neanche il Pitagora di Cicerone.
Di fronte a questo, sfogliando “Il Manifesto”, autorevole quotidiano, particolarmente serio su queste problematiche, si leggeva che l’utilizzo dei pesticidi nella Puglia meridionale, anzi l’obbligo di utilizzarli è un’offesa all’intelligenza, è una grave minaccia per la salute delle persone, degli animali e dell’ambiente. E poi si portava a supporto di tutto questo la firma di ben novanta società, enti e quant’altro: vi erano nomi di aziende agricole, bio e non, vi erano una serie di altre sigle (“Vivere la canapa”, eccetera), vi erano associazioni assolutamente autorevoli come l’ANPI, l’Associazione Nazionale Partigiani Italiani, ma nessuna società scientifica.
È evidente che questo ingenera nel cittadino sfiducia e persino sospetto nelle Istituzioni e nei provvedimenti legislativi. Allora, cosa dobbiamo fare? Resettarci un attimo e andare nel merito della questione.
Naturalmente, avete tutti letto il cosiddetto “decreto Martina”, quello, cioè, che è alla base di questa disposizione, il quale ha un titolo che vorrei qui ripetere perché è bene partire da questo: “Misure di emergenza per prevenzione, controllo, eradicazione della Xylella fastidiosa nel territorio della regione italiana”. Siamo in un’emergenza. È importante sapere da dove partiamo o, per meglio dire, dove siamo arrivati dopo aver negato il diritto di cittadinanza alla cosiddetta “politica delle motoseghe”, e via di seguito. Siamo arrivati qui, siamo arrivati all’emergenza. Non possiamo dimenticare il nostro passato.
Il decreto, però, non parla solamente di fitosanitari. Parla di una serie di misure che soltanto nel loro insieme funzionano, attenzione. Parlano di misure agronomiche da eseguire sul suolo, nella zona aerea delle piante, quindi, per esempio, anche nel verde pubblico e in tutta una serie di situazioni nelle quali ben poco si è fatto.
Quello che mi riguarda personalmente, per ciò che rappresento, sono soprattutto le misure fitoiatriche, che sono assolutamente rilevanti e delicate. Questo perché, come diceva chi mi ha preceduto, siamo di fronte all’utilizzo di sostanze che comunque ci creano preoccupazione, paura e comunque una grande attenzione dovuta.
In particolare, parliamo dei piretroidi e dei neonicotinoidi. I neonicotinoidi sono delle sostanze che suscitano particolari problematicità e particolari perplessità. Si è detto che la legge dello Stato italiano avrebbe permesso l’utilizzo di neonicotinoidi allorquando l’Europa li avesse aboliti, ma anche questa sostanzialmente è una fake news. In realtà, quello che l’Europa ha abolito, ha stoppato o, per meglio dire, stopperà nel prossimo futuro, sono, sì, dei neonicotinoidi, ma parliamo dell’imidacloprid, del thiamethoxam e del clothianidin, non dell’acetamiprid, che è quella sostanza che viene indicata nel decreto Martina e che non è stata abolita dall’EFSA europeo, però è frutto ed è oggetto di grande attenzione, perché si è visto che potrebbe suscitare delle gravi problematiche di tipo sanitario.
Vi è da dire che queste sostanze sono già largamente utilizzate in agricoltura, per esempio per combattere la mosca dell’olivo. Ecco perché sembrano un po’ strane le dichiarazioni di alcuni primi cittadini che hanno deliberato di vietare l’utilizzo a scopo cautelativo di prodotti fitosanitari estranei alle normali prassi agricole. Anche questo non risponde, in realtà, a quanto è vero, però tutte queste sostanze ci hanno creato grandi perplessità e grande stimolo a capire che cosa poteva esserci sotto l’utilizzo di queste sostanze.
È stato necessario. Ecco perché la nostra posizione è frutto di molte settimane di riflessione e di studio, è frutto di ciò che ha elaborato la nostra Commissione ordinistica, la prima Commissione ambiente e salute, diretta dal dottor De Filippis. Abbiamo valutato in maniera rigorosa i rischi, le proprietà chimico-fisiche, la tossicologia, il metabolismo (perché questo è importante), il residuo, l’ecotossicologia e, infine, l’efficacia. Siamo convinti che spesso siano stati sottovalutati, per mancanza di conoscenza, alcuni effetti fondamentali degli inquinanti, per esempio quello sull’interferenza endocrina, che è risultato da recentissimi studi, quello sulla perturbazione genetica e quello sulla neurodegenerazione, anche in età neonatale, e soprattutto l’effetto contemporaneo delle varie miscele.
Abbiamo studiato, con il rapporto ISPRA del 2018, quali sono le matrici biologiche, soprattutto le acque superficiali e ancor più quelle profonde, però abbiamo un elemento di perplessità, perché lo studio delle acque è assolutamente carente.
È evidente, quindi, che di fronte a tutto ciò le nostre perplessità sono state angoscianti per il tipo di autorevolezza che volevamo dare alla nostra posizione. Abbiamo, però, avuto la certezza che l’azione su api e altri insetti impollinanti è sicuramente importante ed è decisiva la tempistica della somministrazione dei fitosanitari. Abbiamo, quindi, stabilito che deve essere assolutamente sottolineato un duplice aspetto: quello dei dosaggi e quello del monitoraggio del territorio.
Naturalmente, non ci siamo solo basati su quanto abbiamo elaborato noi. Abbiamo chiesto il parere del professor Claudio Colosio e di tutto il Dipartimento di scienza della salute del San Carlo e del San Paolo di Milano, che è l’autorità riconosciuta in campo internazionale. Abbiamo detto i problemi che abbiamo, i dubbi e le perplessità. Guai a non avere dubbi. La sua risposta, indirizzata al dottor De Filippis e all’Ordine dei Medici di Lecce, è questa (naturalmente vi risparmio la parte più strettamente scientifica): “Concludo che dal corpo delle informazioni disponibili emerge in sintesi quanto segue (parliamo dell’acetamiprid e della deltametrina): nessuno dei due princìpi attivi utilizzati, né dei relativi formulati autorizzati per l’uso in Italia presenta una persistenza prolungata in matrici ambientali, nonché tendenza all’accumulo nei sistemi biologici e nella catena alimentare. Entrambi i composti sono caratterizzati da livelli di tossicità acuta limitati (secondo e terzo) e da assenza di evidenza di tossicità cronica o a lungo termine. Nessuno di essi presenta potenziale allergizzante. Il neonicotinoide acetamiprid presenta un elevato potenziale tossico per le api e deve essere, quindi, usato con cautela nei periodi di impollinazione, seguendo comunque le istruzioni dell’uso indicati in etichetta”.
Questo, evidentemente, è un problema, perché è una seria problematica che si verificherebbe nella nostra biodiversità.
“Si conclude, quindi, che l’escussione delle informazioni tossicologiche disponibili porta ad escludere che l’uso dei due princìpi attivi da lei indicati e dei relativi formulati possa comportare un rischio inaccettabile per la salute umana e per l’ambiente, purché l’impiego avvenga nello scrupoloso rispetto delle buone pratiche”. E poi seguono i saluti e la disponibilità a venire comunque nel nostro territorio.
Una parola è importante, ed è “rischio”. È evidente che ogni azione della nostra vita comporta dei rischi. È evidente che, se mi si presenta una persona con un addome acuto alla quale io proporrò un intervento chirurgico, ci sono dei rischi. Non è possibile accettare il rischio zero. Togliamocelo dalla mente. Non esiste. Il rischio zero, il cercare e il volere il rischio zero è il voler dire sempre e comunque no. Accettare il rischio vuol dire evidentemente che questo rischio, però, deve essere molto vicino allo zero prima di tutto, tendenzialmente allo zero e deve essere soprattutto rapportato ai vantaggi. Ricordate il titolo della legge? “Misure di emergenza”.
Concludo dicendo che l’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della Provincia di Lecce, nella consapevolezza che il Salento non può sottrarsi ad impegni cogenti nazionali ed internazionali, finalizzati ad impedire la diffusione del flagello per l’agricoltura, quale la Xylella fastidiosa, nella consapevolezza, però, che ogni misura non può categoricamente prescindere dalla piena tutela della salute dei cittadini, anche a lungo termine, ritiene che, sulla base di evidenze scientifiche e con l’impegno ad adottare tutte le buone pratiche, per esempio utilizzando percorsi formativi adeguati per gli operatori e soprattutto – in questo credo vi sia la maggiore carenza – un monitoraggio più attento e costante, in tutto ciò l’impatto ambientale e sanitario può ritenersi accettabile.
Io sono convinto che quando le Istituzioni riescono a costruire un messaggio e un progetto basato su una correttezza, su una validità scientifica provata e assodata, allora, con una metodologia basata sulla trasparenza e la condivisione, si possono creare le premesse per rinsaldare quel rapporto che evidentemente è sfilacciato, quel rapporto fiduciario che può diventare, invece, positivo e costruttivo, in grado, cioè, di riaffermare valori condivisi di salvaguardia di un territorio, che, peraltro, sulla bellezza ha le sue maggiori possibilità, salvaguardando ancora di più il benessere e la salute, diritti inalienabili.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, dottor De Giorgi.
Prima di passare alla discussione all’interno del Consiglio comunale, chiederei agli ospiti che abbiamo invitato e che abbiamo l’onore di avere se vogliono intervenire, pregandoli di contenere l’intervento in massimo cinque minuti.
Vi pregherei di accomodarvi e presentarvi con nome e cognome. Siamo in diretta streaming ed è giusto che si sappia chi parla. Qui alla mia sinistra, grazie. Poi ha chiesto il consigliere Congedo, vero?
Speaker : BUCCI – Ingegnere ARPA Puglia:
Buonasera. Sono l’ingegnere Bucci, Direttore del Dipartimento locale dell’ARPA Puglia. Porto il saluto del Direttore generale che era stato invitato, che purtroppo, per impegni istituzionali, si trova a Roma e che, quindi, non è riuscito, suo malgrado, ad intervenire.
Senza fronzoli, entro nell’argomento che è stato già reso caldo e scorrevole dagli interventi che parzialmente ho potuto ascoltare, ma che ritengo abbiano reso la misura della situazione determinata dalla Xylella e dall’impatto del decreto Martina.
Il Presidente dell’Ordine dei Medici mi ha già tirato un po’ la volata, nel senso che in uno dei punti del suo excursus penso che trovi alveo l’intervento significativo dell’ARPA, che è quello dell’incremento dei monitoraggi, Sul discorso prettamente fitosanitario dell’emergenza, della gestione della Xylella ritengo, a mio modesto parere, che ci siano già in campo forze che stanno tentando, con tutte le energie istituzionali possibili, di fronteggiare una situazione che effettivamente, da qualunque angolatura si possa vedere, semplice non è.
Le leggi in campo sono tantissime. Diceva il Presidente dell’Ordine dei Medici che il titolo del decreto Martina, effettivamente, è “Emergenza”. Quindi, stiamo affrontando un contesto non in una fase ordinaria, bensì in una fase emergenziale. Faceva anche riferimento – ma il decreto Martina lo ripete in vari punti – al fatto che quei tipi di prodotti che debbono essere utilizzati, debbono comunque essere utilizzati secondo le pratiche, secondo il rigoroso rispetto delle etichette, da personale formato. Non dimentichiamo che utilizzano questo tipo di prodotti soggetti che, in teoria, dovrebbero essere altamente formati. Parliamo comunque di prodotti chimici ad elevato impatto ambientale e sanitario.
Questa è la premessa.
Il primo impatto di sicuro è sulla salute, e alla salute si arriva attraverso l’ambiente. Quindi, quel connubio di cui si parlava prima, di sinergie istituzionali tra i vari soggetti che contribuiscono a fornire contributi, sperando anche di dare soluzioni alla problematica, è fondamentale, sennò le energie si disperdono e le risorse – che già sono poche – si rischia di utilizzarle male.
Nello specifico, voglio portare l’esperienza di Lecce, proprio della ASL di Lecce, del dottor De Filippis, che lei citava prima, come rappresentante della ASL, con cui operiamo in stretta sinergia, oserei dire quotidianamente. Per andare proprio incontro al discorso dell’incremento dei monitoraggi, con la ASL, con il dottor De Filippis e con il Dipartimento di prevenzione di Lecce noi del Dipartimento ARPA Puglia di Lecce abbiamo avuto già diversi incontri. È stato portato a reciproca attenzione l’incremento particolare delle due molecole che il decreto Martina prevede, cioè l’acetamiprid e la deltametrina, e ci è stato chiesto – ce lo eravamo già dato noi come obiettivo – di implementare i controlli su questi due princìpi attivi, cosa che attualmente non si fa perché non è prevista dalla normativa.
Indipendentemente dal decreto Martina, i due princìpi attivi sono già stati posti all’attenzione nei vari studi ISPRA 2016 e 2018, portandoli all’attenzione della popolazione scientifica come sostanze oggetto di attenzione, quindi da sottoporre a monitoraggio ulteriore o incrementato rispetto a quello attuale.
ARPA Puglia, come agenzia, fa parte di tutti questi tavoli di lavoro; fa parte dei tavoli di lavoro con ISPRA; alla Regione Puglia fa parte di uno specifico tavolo di lavoro sullo sviluppo dei controlli e degli utilizzi dei prodotti fitosanitari, che ha prodotto un ottimo lavoro a marzo di quest’anno, in cui, guarda caso – ma non tanto - anche questi due princìpi attivi sono ricompresi nelle attività da sottoporre a controllo ulteriore.
Detto questo, quindi, ARPA Puglia non può che condividere le posizioni che qui ho sentito degli altri enti istituzionali, cioè, considerato lo stato di emergenza che si sta vivendo, di gestire il rischio residuo, cercando di minimizzarlo. Il contributo che ARPA sta dando, può dare, mette in conto di dare – lo possiamo dire in questa sede pubblicamente – è che si sta attrezzando per incrementare il controllo di questi due parametri che oggi ancora non sono previsti.
Mi permetto di dire che qui ho i due colleghi del laboratorio con cui abbiamo finito di fare una riunione proprio mezz’ora fa. Sulla deltametrina siamo addirittura già pronti, mentre sull’acetamiprid, che è una molecola un po’ più complessa, lo saremo a breve.
Se nei territori, nelle popolazioni c’è la giusta preoccupazione del rischio, quindi il giusto pensiero dell’aumento del monitoraggio, stiamo lavorando in questo senso e siamo pronti a fornire le risposte e gli incrementi di attività che giustamente la situazione richiede e che le Amministrazioni e i territori richiedono.
Penso di aver fornito un contributo concreto. Avevo preso degli appunti velocissimi, visto che da un po’ ARPA non presentava le sue attività, che ultimamente ha sviluppato in maniera sostanziosa. Vorrei portare all’attenzione dell’Amministrazione comunale e di tutta la popolazione politica – il Presidente forse non ne ha fatto menzione, ma il dottor De Filippis è assolutamente addentro – il progetto minore. Non so se avete sentito, signor Sindaco, parlare anche di questa attività significativa. L’ARPA Puglia, in stretta sinergia con l’ASL di Lecce, mettendo in campo risorse proprie, anche economiche, rilevate dai bilanci sia dell’ASL che dell’ARPA, ha predisposto questo progetto denominato “minore” rispetto al progetto “maggiore”, per rispetto istituzionale del progetto maggiore messo in campo dalla Regione, che altro non è che un lavoro di incremento dei parametri monitorati all’interno delle acque.
Le norme nazionali prevedono un set minimo di parametri nelle acque destinate al consumo umano e nelle acque sotterranee. In considerazione della situazione di criticità che emerge nel Salento, in più sedi, tra cui non ultimo in quel famoso incontro della Rete prevenzione oncologica leccese, di cui sia noi che l’ASL ci pregiamo di far parte in maniera attiva, si è preso atto e si è data contezza dell’utilità dell’aggiunta di questi parametri normativi nazionali, che possiamo dire essere una base minima di valutazione della qualità delle nostre acque, la cui importanza non sto a ripetere, perché penso sia nota a tutti.
Sono stati aggiunti una serie di parametri ulteriori passando, per esempio, proprio sugli antiparassitari, da circa trenta a sessanta monitorati, incrementando una serie di metalli, rendendo cogenti i controlli sulle ammine aromatiche. Insomma, una serie di parametri portati all’attenzione dall’aspetto della criticità ambientale e sanitaria che si pongono l’obiettivo non di dare risposte, ma di offrire alla comunità scientifica una base di dati ulteriori su cui poter fare una fotografia, come hanno detto gli altri intervenuti a questo consesso prima di me, su basi rigorosamente tecnico-scientifiche.
Allo stato attuale, con le risorse che non sono più, forse, quelle di un tempo, larghe, ma sono assolutamente ridotte al minimo, ci deve essere un’ottimizzazione di quelle risorse che ognuno di noi ha a disposizione per dare risposte alle esigenze del territorio.
Detto questo, mi congederei. Vi ringrazio per l’attenzione.
Speaker : PRESIDENTE:
Chiaramente ho dato più tempo perché rientrava nelle relazioni che avevamo previsto.
Il Consigliere Erio Congedo mi aveva chiesto di intervenire. La prego, Consigliere, di attenersi ai tempi. Grazie.
Speaker : CONSIGLIERE REGIONALE CONGEDO:
Grazie, Presidente. Mi segnali la scadenza del termine, così mi stoppo. Saluto ovviamente il Sindaco, la Giunta e l’intero Consiglio comunale e ringrazio per l’invito che mi è stato formulato. Peraltro, veniamo da due settimane intense in Consiglio regionale. Si è svolto un Consiglio regionale monotematico sulla Xylella, che si è concluso anche con un ordine del giorno unitario che riguarda anche l’aspetto di cui si tratta oggi.
Come giustamente ha ricordato il consigliere Messuti in apertura, è una questione che ha un impatto non solamente ambientale, per la parte che riguarda, ovviamente, il decreto Martina. È una questione molto più vasta. I numeri la dicono lunga. Quando parliamo di Xylella, parliamo di un batterio, di una tragedia che si sta abbattendo – vedo qui i rappresentanti delle associazioni di categoria che mi correggeranno – su 227.000 aziende nella Regione Puglia, che coprono 337.000 ettari, 172.000 tonnellate di olio (la Puglia è primo produttore di olio extravergine in Italia con un fatturato di 600 milioni di euro). Declinato sulla nostra provincia, abbiamo che il 92% delle aziende agricole sono dedite all’olivicoltura. Parliamo di 65.000 aziende che coprono 97.000 ettari.
È evidente che parliamo di un dramma che si sta abbattendo su un comparto fondamentale della nostra economia, ma sarebbe limitativo ridurlo solamente ad una misura di carattere ambientale, visto e considerato che in Puglia ci sono 60 milioni di ulivi. Solamente in provincia di Lecce, 11 milioni. Per cui, quando si parla di impatto sotto il profilo economico-ambientale, io aggiungerei anche paesaggistico. È evidente che, rispetto ad un fenomeno che sta investendo la nostra provincia e del quale ancora non si riesce a venire a capo, il rischio è quello che l’immagine paesaggistica del nostro territorio venga completamente stravolta.
Possiamo dire senza enfasi che è una delle più grandi tragedie che il nostro territorio sta subendo, che la storia ricordi, come dicevo prima, sotto il profilo ambientale, economico paesaggistico e anche identitario. Non è un caso che come simbolo della regione Puglia ci sia l’ulivo.
Qual è stata la risposta delle Istituzioni? È stata una risposta un po’ schizofrenica, anche per la difficoltà di contrastare o contenere un fenomeno che, per la prima volta nel mondo, si è verificato sull’ulivo. I dati ufficiali ci dicono che il fenomeno è sorto nel 2013. Nel 2015 viene decretato uno stato di emergenza, con la nomina di un Commissario straordinario. Nel 2016 viene decretata la fine dello stato di emergenza quando, in realtà, il fenomeno era nei suoi aspetti più inquietanti e più gravi per il territorio.
Abbiamo subìto, visto e letto una marea di direttive dell’Unione europea, di leggi nazionali, di leggi regionali – credo che quella basilare sia la n. 4 del 2017 – e abbiamo visto enti che si sono creati ad hoc una task-force regionale, un’agenzia regionale, ma il fenomeno ovviamente non si sta riuscendo né a contenere né tantomeno a sconfiggere.
Non è un caso che, proprio di recente, abbiamo subìto un deferimento alla Corte di giustizia europea. L’Italia, per non aver contrastato questo fenomeno, è sotto infrazione dell’Unione europea.
Di recente il Ministero delle politiche agricole ha anche emanato un decreto, che è noto, che ha alzato la zona rossa, la zona infetta di altri 20 chilometri. Per cui, la zona cuscinetto lambisce anche la provincia di Bari.
È un tema vastissimo che investe le norme che riguardano il contrasto e il contenimento, che riguardano le risorse, riguardano uno strumento importante, quale quello del PSR, e riguardano anche la decisione dell’Unione europea di consentire il reimpianto, che però è collegata, come sanno bene i rappresentanti delle associazioni di categoria, anche alle questioni dell’approvvigionamento idrico, alle infrastrutture per l’utilizzo delle acque reflue, ai Consorzi di Bonifica. È una questione vastissima.
Fermiamoci al punto del decreto Martina.
Ho già finito? Va bene, cercherò di essere brevissimo.
Nel decreto Martina – credo che l’Ufficio Fitosanitario mi darà conferma – la nota dolens è l’articolo 11, in particolare l’allegato 4, che peraltro è pure di difficile comprensione per chiunque lo voglia leggere.
Proprio l’Ufficio Fitosanitario, con la delibera n. 281, credo abbia agito cum grano salis, nel senso che ha attenuato – se vogliamo, mitigato – le prescrizioni del cosiddetto “decreto Martina”, innanzitutto perché il decreto Martina prevedeva due trattamenti in due periodi diversi e nella delibera, se non sbaglio, l’Ufficio Fitosanitario, nella n. 281, si limita per il momento a individuare due trattamenti in una sola fase del periodo. Quindi, almeno per il momento, si può dire che abbiamo ristretto l’utilizzo delle norme fitosanitarie sul territorio.
In più, per quanto riguarda l’utilizzo di fitofarmaci – perché sappiamo che il decreto Martina prevede degli aspetti meccanici, degli interventi di carattere meccanico e degli interventi, dico banalmente, di carattere chimico – l’Ufficio Fitosanitario credo che molto correttamente e prudentemente abbia limitato l’utilizzo di pesticidi, tanto per intenderci, solamente a due sostanze, cioè l’acetamiprid e la deltametrina. Sbaglio? No, dovrebbe essere questo.
Su questo, l’Ufficio Sanitario parla di questioni, secondo me, molto importanti. Non solo vengono utilizzate solamente queste due sostanze, vengono utilizzate solo sull’olivo – quindi, il campo si restringe ulteriormente – e contro il vettore in maniera non indistinta (sono parole che pesano), su qualsiasi specie vegetale; per l’agricoltura biologica è stata chiesta, come ricordava il collega Messuti, una deroga al Ministro della salute per l’utilizzo dell’olio essenziale di arancio dolce e spinosad. Attualmente, c’è l’utilizzo solo di piretrine naturali. E poi, una cosa importante indicata nella delibera è la proposta di revisione del decreto inoltrata al Ministero delle politiche agricole. Perché dico che questa è una cosa importante? Perché qui viene in ballo la politica. Il 13, quando sarà presente il neo Ministro all’agricoltura, che mostra sensibilità nell’affrontare una questione così importante, credo che questa questione vada posta.
In Consiglio regionale, sul tema specifico del decreto Martina, l’ordine del giorno unitario che abbiamo votato su quella questione recita testualmente: “Invita la Regione Puglia e il Governo nazionale a disporre che siano poste in essere tutte le misure fitosanitarie necessarie per il contenimento della Xylella, intervenendo, laddove necessario, in una loro rivisitazione a livello nazionale (da qui anche l’assist che arriva dall’Ufficio Fitosanitario) per renderle più coerenti con il progredire del sapere scientifico e con pratiche compatibili con l’ambiente e la salute”. Credo che questa sia la strada.
Il dottor De Giorgi parlava di 60 milioni di allenatori. Anche questo territorio ha pagato lo scotto di vedere cimentarsi su questa materia un po’ l’universo mondo, anche chi magari non aveva competenze scientifiche. Non avremo mai la prova contraria, però, probabilmente, se le misure meccaniche fossero state adottate per tempo, forse – ovviamente non ne abbiamo certezza – staremmo parlando di qualcos’altro.
C’è un’altra questione, e chiudo veramente. Mi scuso per aver preso più tempo di quello consentito. Al di là del decreto Martina, come abbiamo detto prima, la Xylella investe il territorio in maniera fortemente impattante a livello ambientale, economico, paesaggistico. Anche qui, lo sforzo che deve fare la politica, anche con riferimento all’interlocuzione con il Governo nazionale e con l’Unione europea, è di non focalizzare esclusivamente l’attenzione delle Istituzioni sulle norme di contenimento e di contrasto, ma immaginare da subito quello che avverrà dopo. Se la situazione non viene affrontata, noi rischiamo di avere, in provincia di Lecce, 11 milioni di ulivi, eccezion fatta per il Leccino e la Favolosa, che appaiono ad oggi resistenti, completamente secchi. Sono 60 milioni, come dicevamo prima, in questa regione. È un panorama che cambia completamente, un’economia che cambia completamente.
Credo che l’attenzione debba prima o poi spostarsi dalle norme di contenimento e di contrasto ad una grande azione, che io ho chiamato in Regione “Piano Marshall” per l’agricoltura del nostro territorio, che immagini che cosa può esserci dopo quello che noi stiamo vivendo. Fermarci solamente sulle norme di contrasto, che vanno pure adeguate, come le leggi vanno rispettate e la scienza va ascoltata, vuol dire vedere un pezzo del problema. Io credo che il problema vada visto nella sua interezza, sennò rischiamo di guardare il dito e di non guardare la luna.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, Consigliere Congedo.
Prego, Leo Piccinno, di Coldiretti. La prego, Presidente Piccinno, di contenere l’intervento. Grazie.
Speaker : PICCINNO – Presidente Coldiretti Lecce:
Grazie dell’opportunità.
Non posso che essere d’accordo con l’analisi che ha fatto il Consigliere Erio Congedo: è stata esaustiva, ma significativa perché sposta la problematica sull’oggetto reale sul quale tutti noi, portatori di interesse, dovremmo concentrare la nostra attenzione.
Dico in maniera ufficiale che Coldiretti è stata vicina al Sindaco Salvemini per la maniera nella quale, Sindaco, lei si è posto sulla questione. Nello stesso tempo, riteniamo straordinario questo momento perché è giusto che i problemi complessi vadano governati dalla politica. Questo penso sia il significato di questo Consiglio.
Mi fa molto piacere che a Lecce oggi si parli di agricoltura, ricordando, come ricordavamo ai candidati in campagna elettorale, che Lecce vanta ancora il primato del territorio agricolo più grande della provincia.
Per capire bene la complessità del problema, le dinamiche e per capire soprattutto che cosa bisogna fare, bisogna cominciare dai numeri. La superficie territoriale del comune di Lecce è pari a 24.100 ettari, di cui il 45%, 11.000 ettari, sono destinati all’agricoltura, che è fiorente: abbiamo 2.500 aziende e 650 imprese agricole iscritte alla Camera di Commercio. Di questi 11.000 ettari, 5.600 sono investiti a uliveto, quindi il 23% della superficie territoriale; una buona parte di questi sono condotti secondo i metodi dell’agricoltura biologica.
Venendo alla questione specifica, voglio leggere espressamente cosa prevede il decreto Martina. Al comma 2, punto b), dell’articolo 11 recita che nel periodo tra il mese di maggio e il mese di dicembre è obbligatorio eseguire sulle piante ospiti coltivate tutti gli interventi insetticidi, così come stabilito dal Servizio Fitosanitario Regionale (quindi, piante ospiti coltivate e Servizio Fitosanitario Regionale). Al comma 3 dice: “Il Servizio Fitosanitario competente per territorio definisce le modalità operative per l’attuazione degli interventi di cui al presente decreto e ne assicura la massima diffusione”.
Vogliamo finalmente chiarire che i trattamenti attengono alle piante ospiti coltivate, quindi, nei termini del comune di Lecce, ai 5.600 ettari rispetto ai 24.100 della superficie territoriale complessiva? È un intervento strettamente limitato. Su questi 5.600 ettari, almeno il 30% è biologico. Sulla restante parte, almeno sulla metà della restante parte, normalmente si fanno trattamenti per la lotta guidata agli altri insetti, tipo la mosca, tipo la zanzara “perina”, tipo la tignola dell’olivo.
Chi fa quei trattamenti non è obbligato, secondo il decreto Martina e il Piano nazionale di contenimento, ad effettuare trattamenti aggiuntivi. Quindi, gli eventuali trattamenti aggiuntivi, qualora gli agricoltori avessero i mezzi tecnici e le risorse economiche per farli, atterrebbero a una superficie non in biologico di circa 2.500 ettari, 3.000 ettari a stima. Parliamo di una superficie inferiore al 10% della superficie territoriale dell’intero comune di Lecce. Questo per smentire tutto quello che, in maniera, forse, organizzata, è passato attraverso i social, che dovesse essere un intervento diffuso in maniera estensiva sull’intero territorio, sull’intero Salento o, meglio ancora, da Fasano fino a Capo di Leuca.
Ho detto “se verranno fatti”, perché il problema è quello: ci sono le attrezzature tecniche per farlo secondo la normativa vigente nel rispetto della salute delle persone e dell’ambiente? Ci sono le risorse economiche per farlo? Su questo, io ho davvero dubbi. L’olivicoltura è vessata da questa malattia da ben cinque anni. Quindi, difficilmente potrà trovare le risorse per farlo.
È stato anche detto precedentemente che tutto quello che non è stato fatto prima, in termini di lotta meccanica al vettore, purtroppo bisognerà farlo adesso. Anche qui, ritengo che il ruolo del Servizio Fitosanitario Regionale, nell’oggettività e nell’imparzialità, ovviamente, del proprio ruolo, ma confrontato con le comunità locali e con la buona politica, possa trovare anche modalità veramente poco invasive per fare una lotta concreta a questo insetto vettore.
Vi cito un estratto del Piano Fitosanitario Nazionale, del programma di contenimento.
Un’altra cosa: sfatiamo il discorso delle api. La pianta dell’olivo è anemofila, non entomofila. Peraltro, è già vietato fare trattamenti sulle piante in fiore e nessun olivicoltore che abbia un minimo di saggezza farebbe un trattamento con il fiore aperto, perché andrebbe a compromettere l’allegagione dell’oliva. Api bottinatrici nell’oliveto si vedono molto raramente. Non esistono. Quindi, anche il discorso sulle api è un discorso tirato fuori in maniera strumentale, ma non ha un senso reale.
Peraltro, nel Piano nazionale di contenimento viene richiamato addirittura – e concludo – l’auspicio che i trattamenti fitosanitari, le cui modalità sono stabilite dall’Istituto Fitosanitario Regionale, non debbano essere diffusi, ma possano essere specifici, ad esempio su piante ospiti, che possono essere fortemente attrattive. Per esempio, il lentisco è attrattivo per l’insetto. Quindi, facendo trattamenti sul lentisco, che comunemente si trova nelle nostre campagne, si può avere un effetto abbattente uguale a quello di un trattamento diffuso.
Peraltro, se il Ministero – ma siamo convinti che lo farà – lo autorizzerà, si useranno i princìpi attivi, tipo quello dello spinosad, comunemente noto come Spintor Fly, che è un prodotto insetticida, un’esca proteica insetticida, che normalmente noi utilizziamo nell’agricoltura biologica, per il quale – lo potrà fare se lo farà – lo spinosad, che noi utilizziamo per la lotta alla mosca, viene utilizzato con uno zaino in spalla di 10 litri. Si spara un “puff”, uno spruzzetto nella zona a sud dell’albero di olivo e lì si spara un’esca attrattiva avvelenata su una superficie minima della pianta, sulla quale l’insetto va a morire. Ci sono tecniche e modalità che si possono portare avanti, che magari hanno un costo superiore, però di impatto assolutamente nullo o proprio inesistente.
Penso che occorra una corretta informazione, un’occasione come questa in cui si possa discutere liberamente senza essere azzannati e colpiti da tutti e soprattutto – e mi collego a quello che è stato detto prima – occorre che la politica riassuma il suo ruolo. La politica ha un ruolo di indirizzo.
Caro Consigliere Congedo, se nel PSR, che pure questa Amministrazione regionale ha ereditato, ma che avrebbe avuto il tempo di modificare, avessero rispettato i dettami dell’articolo 8 della legge n. 4 regionale sulla Xylella, in cui si metteva come priorità per le aree infette il sostegno all’agricoltura biologica, magari oggi avremmo più aree biologiche sulle quali il peso fitosanitario sarebbe stato ancora ridotto.
Occorre una visione complessiva che esca fuori dal problema del contenimento, che c’è e che comunque può essere dall’Istituto Fitosanitario graduato. Non ha senso applicare la stessa metodologia in un’area di contenimento dove io ho il dovere morale e l’obbligo di evitare che l’insetto possa andare avanti, rispetto a una zona che è totalmente infetta dove, ovviamente, è bene fare trattamenti, che si possono fare con incisività decisamente inferiore perché non facciamo del male a nessuno. È lo stesso principio che ha consentito la deroga al divieto di impianto. Noi possiamo impiantare perché non facciamo male a nessuno. Questa è l’assunzione dell’Unione europea.
Con una corretta correlazione tra la politica, le strutture regionali e le strutture ministeriali, penso si possa trovare un sistema per vivere molto tranquilli, magari gestito in maniera professionale e sostenuto, se possibile, economicamente, che diventi l’elemento da cui partire per dare prospettive a questo territorio.
Stiamo ancora focalizzando – come è stato detto prima di me – il problema del contenimento, quando ormai il problema del contenimento per noi è storia vecchia e superata. Oggi, non per noi stessi, ma per le future generazioni, abbiamo il dovere di avere un approccio completo a questa tematica che - mi rivolgo alla Giunta – non è soltanto agricola. È urbanistica, è paesaggistica, riguarda la salute della gente, riguarda le prospettive di vita di questo territorio.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie a Coldiretti.
Murrone della CIA, prego.
Speaker : MURRONE – Direttore CIA Lecce:
Buonasera. Per lo streaming, ripeto il mio nome: Vito Murrone, Direttore di CIA, Agricoltori italiani, di Lecce.
Ringrazio il Presidente e il Sindaco e saluto l’intero Consiglio comunale.
Premetto che ho molto apprezzato l’intervento del Consigliere Messuti, il taglio che egli ha voluto dare introducendo e giustificando anche la richiesta della convocazione del Consiglio comunale, come anche l’intervento di qualche giorno fa del Sindaco che, con la sua dichiarazione, si affidava a chi ne sapeva di più. Sintetizzo in modo banale.
Vorrei dire che entrambi gli interventi hanno avuto un approccio socratico alla questione: sapere di non sapere è la più grande saggezza, forse, che l’essere umano possa dimostrare. Noi da cinque anni ci arrovelliamo e facciamo assemblee in tutti i Comuni della Provincia di Lecce. Adesso anche le altre Province hanno l’onore di fare queste assemblee e molte volte ci siamo scontrati con un atteggiamento ostile, preconcetto verso tutto e tutti, mettendo su anche disegni colpevoli non so da parte di chi verso chi.
Lo dissero molto bene gli scienziati nel simposio che si tenne a Gallipoli nel 2014 (non ricordo se nel 2014 o nel 2015): i maggiori scienziati mondiali esperti della materia conclusero con un “good luck”, cioè “buona fortuna”. Vi era la testimonianza di scienziati che confessavano la loro impotenza e la loro umiliazione di fronte a una patologia che li ha visti sconfitti. Non esiste una medicina mondiale. La comunità scientifica mondiale è impotente di fronte a questa patologia.
Di fronte a tutto ciò, io, povero mortale, posso dire mezza parola? Secondo me no. Ho il dovere e il diritto, come diceva il Sindaco nella sua dichiarazione, di avere fiducia nelle Istituzioni perché siamo in una società basata sulla fiducia. Lui diceva: “Se io vado sull’aereo, devo avere fiducia nel pilota”. No, Sindaco? Usavi questa espressione. Ebbene, noi dobbiamo partire, secondo me, da questo punto di vista. Perché insisto su questo aspetto? Perché se avessimo avuto questa modestia, chiamiamola così, di sentire quello che dicevano le autorità scientifiche nel 2014 e nel 2015, probabilmente – non abbiamo la prova provata – qualche tragedia l’avremmo potuta evitare. Che cosa dicevano quando era limitato nella zona di Gallipoli? Il protocollo comunitario stabilisce che, in presenza di batterio da quarantena, si fa l’eradicazione nei 100 metri. Se, però, fosse stato possibile applicare questo protocollo in quella zona di terreno molto ristretta – non abbiamo la prova provata – non avremmo avuto il rimorso di non averci provato.
Da parte mia personalmente no, però c’è stata una levata di scudi di fronte a questa ipotesi. Molti autorevoli esponenti dicevano “difendiamo gli olivi” come se ci fosse qualcuno, invece, che attaccava gli olivi. Uno si difende quando un altro attacca. Difendiamo gli olivi. Tutti vogliamo difendere gli olivi.
Concludo. Lascerò un documento al Presidente, dove non mi avventurerò in problematiche e anche in proposte, però noi dobbiamo iniziare a vedere il tutto. Intanto, il nuovo Ministro ha la possibilità di rivedere, anche in un’ottica diversa, il decreto Martina e di correggerlo, eventualmente. Noi ci auguriamo che questo accada.
Per la Provincia di Lecce – il Consigliere Congedo dava alcuni numeri - sinteticamente ne do due io. Dei 65.000 olivicoltori, solo 9.000 sono iscritti alla Camera di Commercio. Quindi, ogni provvedimento è indirizzato. Di questi 9.000, 2.500, massimo 3.000, sono imprenditori agricoli professionali, coltivatori diretti. Il resto sono piccoli produttori della domenica, ma che insieme fanno il 90%.
Dobbiamo avere delle misure – mi rivolgo al Senatore e al Consigliere Congedo – che tengano presente anche questa realtà, che è maggioritaria rispetto a tutto, e pensare al dopo. Se non pensiamo a qualche finanziamento straordinario che vada oltre la ordinarietà, oltre il PSR, non è più sufficiente. Lo diceva il Consigliere Congedo. Dobbiamo iniziare a immaginare il dopo e ad avere anche provvedimenti concreti, tangibili, di aiuto per chi vuole rinnovarsi, per chi vuole guardare al futuro.
Grazie e buon lavoro.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie a CIA.
Ingrosso Santo, Confcooperative.
Speaker : INGROSSO – Presidente Confcooperative Lecce:
Ringrazio innanzitutto il Sindaco e i Consiglieri comunali di Lecce che hanno ritenuto opportuno convocare questo incontro. Credo che di questi incontri se ne sarebbero già dovuti fare tanti.
Noi siamo nel 2018, esattamente cinque anni dopo che abbiamo isolato e individuato la causa della diffusione di questa malattia iniziata nel Salento, ora posso dire “in Puglia”, perché ormai si è spostata alle porte di Bari, e che in Puglia sta portando una distruzione che ancora non riusciamo a trasmettere all’opinione pubblica. Per questo i Consigli comunali e le Istituzioni si dovrebbero attivare – l’avrebbero già dovuto fare, come per altre cause hanno fatto, che sono finite sui giornali ogni giorno – per il problema della Xylella. Noi non siamo riusciti a trasmettere, alla popolazione salentina innanzitutto, il dramma che stava vivendo, la tegola che stava cadendo sulla testa. Non riusciamo ancora a far comprendere la vastità del problema.
Il problema non è solo per gli olivicoltori. Gli olivicoltori sono una piccola fascia, Sindaco, produttiva, attiva della nostra popolazione, ma per noi la Xylella va a impattare in tutto il tessuto economico del nostro Salento. Tra qualche anno, degli 11 milioni di ulivi ne avremo, sì e no, 1-1,5 milioni. Tra qualche anno questa sarà la realtà. Noi avremo, da 11 milioni, 1-1,5 milioni di alberi giovani.
La Leccino, che è stata impiantata negli anni Ottanta e Novanta, è un’introduzione successiva. Della Favolosa ci sono pochissime piante in provincia di Lecce. Sono contati non dico sulla punta di una mano, ma quasi, i campi di Favolosa.
Avremo un paesaggio completamente diverso. Noi, che ci onoriamo di portare come fiore all’occhiello la grande attrazione che il Salento ha in questo momento nei confronti del turismo nazionale e internazionale, mi spiegate quale attrazione avremo quando, invece delle nostre distese di ulivi, avremo le distese di pietre? Badate bene, dove ora ci sono alberi maestosi secolari, con dei tronchi di un metro, di due metri, di tre metri, come substrato, hanno vissuto su terreni pietrosi. Sotto le pietre hanno trovato l’umidità necessaria e sufficiente per vivere. Quando questi alberi saranno morti, lì dentro non ci sarà nessun agricoltore – con tutti gli aiuti del mondo – che potrà rifare un oliveto. Anche in assenza di acqua.
Dovete tenere presente un’altra cosa. Il 70% della superficie olivicola non è supportata dalla disponibilità irrigua. Per cui, noi avremo il 70% di superficie in cui non si potrà intervenire.
Guardando questa realtà, questo noi, signor Sindaco, amici Consiglieri comunali, amici delle associazioni, non siamo riusciti a trasmetterlo alle popolazioni dicendo: “Guardate, qui abbiamo l’azione di un terremoto che non ha fatto morti, ma farà morti economici, tantissimi, e paesaggistici, immensi, e ci farà cambiare il volto della situazione”.
Abbiamo discusso e siamo andati sui giornali. I Sindaci della Provincia di Lecce hanno fatto a gara per fare le petizioni perché si stava mettendo un tubo. Stiamo ogni giorno sui giornali per il tubo. Stanno morendo 11 milioni di piante di olivo. Hanno gridato al complotto e alla speculazione.
Vogliamo, per favore, tornare a parlare seriamente? Io oggi ho apprezzato particolarmente la pacatezza, la bontà, la disponibilità degli intervenuti, dal dottore De Giorgi, il Presidente dell’Ordine, al dottor Santomauro dell’Osservatorio, al Consigliere comunale, a tutti gli altri, che pacatamente hanno espresso la loro posizione, pur avendo delle visioni limitate.
Oltre che agronomo e Presidente di Confcooperative, io sono un olivicoltore che ha dedicato tutta la vita alla coltivazione, alla produzione e alla trasformazione del settore olivicolo. Per cui, ho veramente il senso del problema. I miei alberi, quelli che mi ha tramandato mio padre, che sono millenari, ma anche quelli giovani che ha piantato mio padre o che ho piantato io, li dobbiamo tagliare perché stanno seccando. La situazione si allarga a macchia d’olio e ci vengono a dire: “Qua c’è una speculazione in atto”. Consigliere, può dire a questo Consiglio comunale e agli amici quale speculazione in atto c’è?
Qua ci sono olivicoltori che stanno facendo interventi di tasca loro: interventi di potatura, di trattamenti, di coltivazioni, di innesto, vari tipi di innesto, per cercare di salvarli, e ci dipingono sui giornali come i fautori della diffusione delle malattie umane. Non solo delle malattie vegetali, ma pure di quelle umane. Per favore!
Cerchiamo di trasmettere, partendo dalle Istituzioni, l’importanza. Facciamo capire a tutte le Istituzioni e a tutta la popolazione l’importanza di quello che sta avvenendo. Poi, mettiamo un prodotto in più o un prodotto in meno, ma il prodotto è autorizzato dal Ministero della sanità, dall’EFSA, dalla Comunità Europea. Poi arriva l’attore di turno, che non sa nemmeno di che cosa sta parlando, e dice se quel prodotto va bene o non va bene. È possibile che diventiamo tuttologi, come diceva prima lei?
Si può essere un allenatore di calcio, tanto non fa male a nessuno, ma nel momento in cui si fanno delle affermazioni gravi, gravissime, che vanno a incidere su...
Chiedo scusa. Purtroppo cinque minuti per parlare di un argomento del genere sembrano molto pochi. Ringrazio per avermi ascoltato. Credo che dovremmo ampliare e diffondere questa discussione per cercare di portare a termine e portare a casa un risultato per il Salento e per tutta l’economia salentina. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie a Confcooperative.
Mi ha chiesto la parola, anche se non in programma, il signor Salvatore Rizzo, Presidente della Lega Consumatori ACLI. Siccome ritengo che le Istituzioni debbano essere inclusive e non debbano vietare ad alcuno, la prego signor Rizzo di accomodarsi. Però, la prego di contenere il suo intervento entro cinque minuti.
Dopo diamo la parola al Senatore Marti.
Speaker : RIZZO – Lega Consumatori ACLI:
Buonasera a tutti. Innanzitutto grazie al Presidente, alla sua sensibilità, nonché allo stesso signor Sindaco, che mi conosce molto bene. Un po’ di gente mi conosce.
Detto questo, dico grazie anche a tutta la Giunta e spero anche di dire grazie a tutti i Consiglieri. Esterno e do il mio modesto contributo in qualità di Presidente della Lega Consumatori ACLI di Gemini, Ugento e Marine.
Qualcuno si chiede: “Ma che ci fa qua questo signore?”. Ve lo dico subito. Io ho sempre lottato per il bene comune e penso che i problemi vostri siano i miei. Quelli di Ugento sono vostri. Quelli di Lecce sono anche i miei. Anche perché sto più a Lecce che a Ugento. Con un modesto contributo, piccolissimo, di ognuno di noi, possiamo tutti realizzare quel famoso bene comune, dai rifiuti alla Xylella.
L’altro giorno mi trovavo - non sto facendo un comizio – in quel di Cavallino. Non mi trovavo ad un Ugento. Ho detto agli stessi amici, a differenza di altri che sponsorizzavano regione e Salento, che basterebbe il modesto contributo di ognuno di noi, senza ritorni politici. Con questo non voglio dare lezioni a nessuno. Io sono un comune mortale e cerco di rendere partecipi anche voi dei problemi che sono di tutti.
Nel momento in cui parlo, non tanto per riempirmi la bocca di bene comune, bensì nel momento in cui parliamo di Xylella è inutile fare strumentalizzazioni. Forse qualcuno di voi, della politica – scusate se mi permetto – pensa di aver fatto il contratto con il Padre Eterno, che morirà sempre dopo. No.
Con questo mi allaccio anche al discorso a trecentosessanta gradi che a Lecce il centro va chiuso nei giorni festivi. Qua stiamo morendo tutti. Non voglio, con questo, allarmare nessuno.
Ritorniamo al tema. Per me tutto riguarda il tema: il tema dei rifiuti, la Xylella…
Speaker : PRESIDENTE:
Signor Rizzo, la prego di attenersi all’argomento all’ordine del giorno. La ringrazio.
Speaker : RIZZO – Lega Consumatori ACLI:
Ho finito.
Sull’argomento, e finisco, in termini costruttivi, aggiungerei e suggerirei al Consigliere Congedo che quello che ha detto non mi basta. Tranne i grossi olivicoltori che hanno il contributo, in un modo o nell’altro, è giusto che lo stesso Consigliere, anche dai banchi dell’opposizione, suggerisca al nostro Governatore di aiutare le persone come me, comuni mortali, che hanno subìto tanti danni come i vostri.
Allo stesso modo, si aggiungesse anche quella scoperta di olio che costa tantissimo, di olio di agrumi. Se funziona bene, il Comune chiedesse il contributo, perché costa tanto, almeno ai comuni mortali come noi.
Finisco veramente dicendo, non per allarmarvi, che tutto ciò che ci circonda sta creando seri problemi a ognuno di noi. Non possiamo più aspettare. Occorre intervenire subito senza alcun tipo di esitazione.
Avrei tanto da dirvi. Grazie lo stesso.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, signor Rizzo. Senatore Marti, prego.
Speaker : SENATORE MARTI:
Grazie, Presidente. Grazie per l’invito. Un saluto al Sindaco, all’intera Amministrazione e al Consiglio comunale e un doveroso ringraziamento al Consigliere Messuti, che ha inteso sollevare un tema importante, ormai, credo, neanche più di attualità. Lo ha sollevato in un momento critico in cui sono nate anche delle diverse vedute tra i Sindaci di questa terra, che – devo dire la verità, Sindaco – mi hanno visto anche, per un piccolo scorcio, prendere delle posizioni, posizioni che sono ormai superate dal fatto che il decreto Martina è un decreto superato, superate dall’insediamento di un nuovo Governo politico, il cui Ministro rivolgerà – non credo il 13, come qualche mezzo di comunicazione ha detto, ma in questi giorni – delle attenzioni territoriali visive sul tema che, ormai, ci ha portato a rivedere il problema, consigliere Messuti, come lei diceva nella bozza dell’ordine del giorno, in maniera differente.
Noi siamo già al dopo, Presidente. Noi siamo già nell’era della riconversione. Noi abbiamo già seppellito numerosi milioni di euro, numerosi sentimenti di paesaggio, di vita, di tradizioni.
Io sono andato a due premiazioni importanti che il Senato della Repubblica ha fatto in due scuole della Puglia. I ragazzi sono ormai predisposti, preparati a vedere nel loro immaginario ciò che non c’è più, che è un ricordo dei propri nonni. Parlare del decreto Martina e creare, da una parte e dall’altra, polemiche su una situazione – ribadisco – superata, opinabile.
Io ho un mio punto di vista, che forse è un punto di vista diverso da quello del Sindaco Salvemini. Questa non è più la sede per dibattere e per trovare delle sintesi. Io capisco che un Sindaco ha la responsabilità, in un senso o nell’altro, di dover tutelare i propri concittadini. È la prima e unica responsabilità. Siccome un Sindaco non sa qual è la migliore soluzione, è più semplice, è più facile attenersi a quello che la scienza indica e che un decreto, di fatto, riporta.
Poi ci sono degli errori, possiamo entrare nel merito e dire i controlli come avvengono. Poi possiamo ancora una volta entrare nel merito. Questo lo riporto, senza nasconderci, anche a voi in maniera privata. Abbiamo perso molto tempo. La politica ha perso molto tempo. Le associazioni hanno atteso. Io comprendo che molte volte le associazioni di categoria, anche quelle come le vostre, forti sul territorio, possano avere della soggezione in un Governo regionale che di fatto porta delle misure, le modifica, poi rallenta, poi accelera. Voi non sapete come cogliere le opportune determinazioni del caso.
I danni ci sono. Io spero che il Ministro venga presto. Lo ha dichiarato ieri a delle agenzie di stampa nazionali. Spero voglia capire cosa il nostro Governatore della Puglia intende, non solo quello che ha fatto, ma quello che intenderà fare.
Una cosa la voglio dire a un Governo e a un Ministro del mio partito: occorre prima capire come il Governo nazionale, questa volta, voglia prima comprendere quello che deve mettere a disposizione di questa sciagura – perché questa è una sciagura vera – e poi arrivare sul territorio richiamando, rispettivamente, Regione Puglia e Comunità Europea a quelli che sono gli adempimenti per salvaguardare quel poco che è rimasto, ma soprattutto per passare alla seconda fase, quella della riconversione.
Quindi, un richiamo ai tanti amici Sindaci che di fatto si sono opposti anche agli altri Sindaci che hanno seguito la linea ordinaria, giusta, legittima di soprassedere qualche giorno e di dare l’opportunità al nuovo Ministro di comprendere come e se modificare, ma soprattutto come affrontare un tema che – come giustamente diceva il Consigliere Congedo – non è più del nostro Salento. La fascia non è diventata rossa fino alla fine della Puglia, ma le persone competenti che sono qui sanno che è solo un problema di tre mesi, quattro mesi perché questo si evinca in maniera reale e concreta. È rimandato tutto nel prossimo autunno, nella visione complessiva di quello che sarà.
Quindi, il mio invito, caro Consigliere Messuti, è quello di essere qui, di vigilare verso questo Governo nazionale affinché realmente si prenda una posizione, non sul decreto Martina, ma su un tema che rappresenta il cancro di questo momento storico che la nostra economia sta vivendo.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, Senatore Marti.
Grazie per il contributo che tutti gli ospiti ci hanno dato.
Aprirei il dibattito. Il primo a iscriversi è stato il Consigliere Molendini. Prego, Consigliere.
Speaker : CONSIGLIERE MOLENDINI:
Grazie, Presidente.
Il mio intervento partirà da alcune delle cose che sono state già dette. Il tema è molto complesso. Io sono appassionato di temi ambientali e ho voluto, come è mio costume, documentarmi adeguatamente sulle cose che sono intervenute, ovviamente leggendo il decreto Martina, a suo tempo, ovviamente leggendo la determina dirigenziale dell’ingegnere Tedeschi, ovviamente leggendo anche il rapporto dell’EFSA, che ha autorizzato recentemente (nel mese di aprile, se non vado errato) l’acetamiprid, il risk assessment in cui viene autorizzato il neonicotinoide, la cui autorizzazione era recentemente da sottoporre a rinnovo.
Ho letto però anche, e l’ho trovato particolarmente interessante, anche per l’autorevolezza della fonte, il rapporto ISPRA, edizione 2018, il rapporto nazionale pesticidi nelle acque dati 2015-2016. Bisogna avere un occhio di realtà, quindi affrontare questi problemi con sano realismo, però avere anche una certa attenzione. Dico “un occhio di realtà” perché io non ho condiviso le posizioni che si sono prese in alcune realtà, andando a vietare alcuni prodotti che sono consentiti dalla legislazione vigente e assentiti dalla Comunità Europea. Sarebbe per me illogico, giacché tali prodotti vengono regolarmente usati per la mosca dell’olivo, per tutte le avversità ordinarie. Vengono usate in misura anche maggiore rispetto ai trattamenti.
Se si parte da questo assunto, bisogna ragionare, secondo me, in maniera aperta. Io ho trovato molte cose valide all’interno del decreto Martina. Ci sono provvedimenti che cercano di ottenere il contenimento secondo le buone pratiche agricole, provvedimenti legati alla potatura ordinaria, a quella straordinaria, il movimento terra che va a rimuovere l’habitat naturale della Sputacchina. Ci sono una serie di interventi che ho largamente condiviso.
La perplessità che mi lascia dubbioso su questo aspetto del decreto è quella relativa all’obbligatorietà dell’uso dei prodotti. Quindi non l’uso dei prodotti, ma l’obbligatorietà dell’uso dei prodotti. Su questo ho le mie perplessità, legate anche al fatto – come si diceva prima – che la coltivazione degli ulivi è, sì, delle aziende più o meno grandi, ma anche quella parcellizzata familiare, imposta un po’ a tutti.
Non so cosa succederà nei grandi uliveti pugliesi. So solo che leggendo la lista ufficiale delle piante ospiti (che non sono gli ulivi; sono anche gli ulivi), insieme agli ulivi ci sono la maggior parte delle piante che ci circondano: l’acacia, l’asparago, il cisto, l’euphorbia, l’alloro, la poligala, l’oleandro, il prunus, il rosmarino, il mandorlo, il ciliegio. Ci sono la maggior parte delle piante che ci circondano. Addirittura, l’oleandro si può dire che costituisca un’autostrada per la Xylella verso il nord. Normalmente, è posto negli spartitraffico o nelle grandi strade di percorrenza.
Francamente, ho molti dubbi che si riesca ad arginare questa terribile calamità che ci ha colpito, perché, purtroppo, sono tante le piante ospiti. Purtroppo, è difficilissimo arginare gli spostamenti dell’insetto vettore. Il mio è solamente un atteggiamento di sano realismo.
Così come non condivido i divieti, mi lascia un po’ perplesso questa obbligatorietà. Vi dico perché.
Tra l’altro, scusate, c’è anche il geranio odoroso, che fra poco verrà inserito fra le piante ospiti. Di fatto, ci sono un sacco di piante che ci circondano.
Nel rapporto ISPRA si dice che, sì, è vero, l’EFSA è un organismo autorevole e le modalità di autorizzazione sono valide, però si dice anche che molte cose non sono sufficientemente valutate. Per esempio, la miscela di sostanze. Si legge: “La tossicità di una miscela è sempre più alta di quella dei singoli componenti. La valutazione del rischio deve, pertanto, tener conto che l’uomo e gli altri organismi sono spesso soggetti all’esposizione simultanea di diverse sostanze, mentre lo schema di valutazione usato nell’autorizzazione di pesticidi, basato sulle singole sostanze, non è sufficientemente cautelativo”.
L’ISPRA dice ancora che i neonicotinoidi sono la classe di insetticidi più utilizzata a livello mondiale e largamente impiegata anche in Italia…
Speaker : PRESIDENTE:
Consigliere, la prego di concludere.
Speaker : CONSIGLIERE MOLENDINI:
Un minuto.
Speaker : PRESIDENTE:
Sì, grazie.
Speaker : CONSIGLIERE MOLENDINI:
Parlo di uno studio condotto a livello mondiale. Qui stiamo parlando di studi internazionali validati dall’ISPRA. Non stiamo parlando di stregoni o allarmisti, come vengono spesso chiamati. Qui stiamo parlando di scienziati.
Questo studio del 2015 evidenzia come queste sostanze siano tra i principali responsabili della perdita di biodiversità.
Vado a concludere dicendo che nel risk assessment dell’EFSA, che è pubblicato on line, se lo si va a leggere, alla fine c’è scritto che ci sono una serie di elementi che devono essere ulteriormente valutati perché non sono stati adeguatamente corroborati da dati utili a completare la valutazione su alcuni elementi non indagati, tipo le acque superficiali, le acque sotterranee. La presenza, quindi, di adeguati dati per fare le necessarie valutazioni.
Concludo l’intervento dicendo che io sono preoccupato del rischio sommatoria che si potrebbe avere non tanto dall’uso normale. Anche l’imidacloprid, che è stato recentemente bandito, era largamente usato. Quest’altro neonicotinoide, sì, si utilizza regolarmente, ma probabilmente l’obbligatorietà potrebbe indurre un effetto sommatoria che forse non è stato adeguatamente soppesato.
Su questo le mie perplessità e su questo esprimo i miei dubbi, che attengono molto all’aspetto della salute umana e della biodiversità.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, Consigliere Molendini.
È pervenuto alla Presidenza un ordine del giorno, che poi sarà illustrato, firmato da quasi tutti i Gruppi consiliari.
Abbiamo altri interventi? Consigliere Rotundo, prego.
Vi prego di contenervi entro cinque minuti.
Speaker : CONSIGLIERE ROTUNDO:
Rapidamente. Penso che noi dovremmo evitare, a cinque anni dalla grave sottovalutazione che abbiamo avuto nell’estate 2013, di ripetere quell’errore. Faccio espresso riferimento alla posizione del nostro Sindaco. Noi abbiamo, oggi, una situazione e se guardiamo a ritroso vediamo gli errori tragici di una classe dirigente, di una classe dirigente molte volte pavida, che non ha avuto la forza di fare, che cosa? Noi non possiamo trasformarci – lo diceva il Presidente De Giorgi – tutti in allenatori. Noi abbiamo fatto qualcosa di mostruoso. Noi abbiamo fatto prevalere la tesi negazionista. Noi abbiamo negato persino – parlo del 2013 – che la Xylella fosse una malattia.
Noi abbiamo indicato al pubblico ludibrio tutti coloro i quali, a cominciare dalle Istituzioni scientifiche, dicevano che per fermare quel focolaio di Taviano-Gallipoli bisognava tagliare gli alberi nella fascia di 100 metri. Non si poteva andare in piazza, perché improvvisati santoni si sostituivano agli scienziati, perché cantanti e ballerine firmavano per salvare gli ulivi.
Qui c’è una responsabilità nostra, della classe dirigente, che si è piegata, che è stata stravolta. Come si chiama? Populismo, demagogia. Quando i colleghi hanno chiesto la convocazione di questo Consiglio comunale, all’inizio ho avuto un riflesso. Volevo capire dai colleghi se fosse un tentativo, anche questo, di ripetere gli errori che tanti Sindaci, anche amici miei, hanno commesso, di fare ordinanze contro quel decreto.
Se non avremmo la forza e il coraggio di parlare questo linguaggio, noi commetteremo altri errori. È andato via il Senatore Marti. Io ho letto tutte le dichiarazioni di Centinaio. Mi auguro che quel Ministro abbia rispetto delle Istituzioni europee, delle Istituzioni scientifiche e che non ci imbarchiamo, anche qui, con il cambio di Governo.
Apprezzo un fatto, e chiudo. Il 13 Emiliano annuncia un’iniziativa tecnica, un’iniziativa di riflessione, un’iniziativa in cui il Governo nazionale avrebbe annunciato la sua partecipazione. Spero non si commettano gli errori di una volta. La Xylella la potevamo fermare a Taviano. Poi è arrivata a Gallipoli, a Lecce e adesso la zona rossa è arrivata sul territorio barese.
Il tema non è soltanto quello. Il tema è abbozzato nella legge finanziaria di Gentiloni, nell’ultima legge finanziaria. Magari dovremmo vedere con il Senatore e con i Deputati come gestire questo tema. Il tema è quello della rigenerazione. Il tema è: quale politica faremo da qui ai prossimi anni. Il tema è quello che ha posto Murrone.
In tutta questa discussione, io leggo che solo il 5% dei nostri coltivatori o, comunque, dei nostri proprietari terrieri conosce e applicherà questa norma. Noi abbiamo una frammentazione, una polverizzazione della proprietà terriera. Sono 40-50 aree. Una polverizzazione che porrebbe a noi il rischio di un’informazione capillare. Non vogliamo che la discussione si fermi a livello ideologico.
Per questo abbiamo firmato questo documento unitario. Cerchiamo di dare un piccolo contributo come Consiglieri comunali. Ritengo che l’errore sia stato commesso quando la politica non ha saputo tenere la barra dritta. Dobbiamo dirlo. Se la Xylella ha provocato tutti questi disastri, forse una responsabilità ce l’abbiamo complessivamente come classe dirigente.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, Onorevole Rotundo.
La Consigliera Spagnolo.
Poi, Patti.
Speaker : CONSIGLIERE SPAGNOLO:
Grazie, Presidente.
Io avevo preparato un breve intervento che riprenderà molte delle cose che sono state dette, soprattutto da ultimo l’intervento che ha fatto Antonio Rotundo.
Secondo me, il Consiglio comunale di stasera ci dà l’opportunità di affrontare un tema delicato e al tempo stesso molto trascurato da tutti noi, proprio ora che sta, invece, acquisendo una straordinaria importanza, perché tocca il futuro della nostra terra e soprattutto della nostra economia.
Nell’ordine del giorno presentato con la convocazione, con l’oggetto della richiesta del Consiglio comunale, colgo una contraddizione. Si mette l’accento sull’impatto ambientale dovuto all’uso di cosiddetti “pesticidi” o “insetticidi”, meglio, del decreto del Ministero dell’agricoltura e si ignora, invece, quello che è il forte impatto e l’emergenza che riguarda ormai la conclamata diffusione della Xylella su tutto il nostro territorio.
Dico questo perché, secondo me, una discussione seria, fatta in una sede istituzionale come il Consiglio comunale, non può mai perdere di vista questi due aspetti. La politica non può diventare strumento per risolvere aspetti del problema considerando aspetti solamente antiscientifici, il che ha finito, proprio per questo, per rendere questo problema così grave e così serio nel nostro territorio.
Abbiamo assistito, infatti, in questi anni – lo diceva Antonio Rotundo – addirittura ad una evidente negazione del fenomeno e della malattia, proprio per fini populistici, secondo me. È giusto chiamare le cose con il proprio nome. Non ci si voleva assumere responsabilità politiche che oggi forse avrebbero ridimensionato il problema. Dico “forse” perché non lo sappiamo, visto che non è stato fatto. Sicuramente, non ci avrebbero messo davanti ad una situazione così dolorosa e seria.
Ignoriamo, forse, l’orientamento della Comunità Europea in ordine ai mancati abbattimenti e quello che sta, in effetti, determinando: le procedure di infrazione, con ripercussioni serissime sia sugli export di tutta la produzione agricola salentina sia, in generale, sulla titolarità delle aree salentine per i futuri finanziamenti e interventi a supporto del campo agricolo.
So per esperienza, perché mi occupo di questo, che da anni il mondo imprenditoriale dell’agricoltura, piccolo e medio, sopravvive in ragione anche di questi aiuti e un probabile indurimento a sanzioni, da parte della Comunità Europea, avrebbe ripercussioni sull’economia molto gravi e sicuramente incomparabili per tutti gli agricoltori.
Per troppo tempo abbiamo assistito ad un rimpallo di responsabilità tra la Regione e il Governo nazionale, con un risultato di paralisi. Lo hanno detto più interventi. Secondo me, qualunque decisione, principalmente la desertificazione di intere aree della nostra provincia, purtroppo è anche la causa di questo rimpallo che c’è stato.
È triste pensare all’inerzia che sta distruggendo secoli di storia e di tradizione del nostro territorio. Se non ci sarà qualcosa di forte da fare, credo che ci sarà una desertificazione totale. È triste passare sulle strade. L’altro giorno sono stata a Gallipoli. Sinceramente, il territorio morfologicamente sembra un territorio di guerra. Fa male al cuore.
Prima di tutto, le nuove conoscenze che hanno consentito interventi sui terreni agricoli più rispettosi dell’ecosistema ambientale sono una preziosa risorsa. Io sono un’ambientalista e propongo in primo luogo - l’ho messo anche nell’ordine del giorno cumulativo che abbiamo firmato; anzi, forse lo devo ancora firmare – che il Consiglio comunale dia mandato affinché si verifichino interventi sul verde pubblico (lo diceva anche il Presidente dell’Ordine dei Medici) per le imprese, sia private che partecipate che operano sul territorio, affinché si usino possibilmente interventi certificati biologicamente.
Non vi nascondo che la gravità della situazione richiederà un tipo di intervento che indubbiamente metterà pesantemente a rischio numerose specie, anche animali. Questa la vivo come una sconfitta personale. Il problema, forse, non sarebbe stato così forte se fossimo stati capaci di trovare un delicatissimo punto di equilibrio tra ambiente, difesa del territorio e sviluppo della nostra economia.
Credo che la decisione del Sindaco di Lecce, di non seguire quello degli altri primi cittadini della nostra provincia, dimostri coraggio ed equilibrio, ma principalmente un’idea della politica e delle Istituzioni che si sottrae alle suggestioni populiste ed impotenti e si cimenta, invece, sulla necessità di trovare soluzioni che riescano a risolvere concreti problemi reali sul territorio.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, consigliera Spagnolo.
Ringrazio il Consigliere regionale Cristian Casili. Prima di dare la parola al Consigliere Patti, volevo sapere se vuole intervenire.
Consigliere Patti, prego.
Poi il Consigliere Torricelli.
Speaker : CONSIGLIERE PATTI:
Brevemente anche io, Presidente.
Naturalmente, discutere di questi temi è sempre piacevole. Data la natura però e leggendo l’ordine del giorno pareva essere indirizzato più a un presidio medico-sanitario, cosa che, nella sostanza, è avvenuta. Abbiamo ascoltato, al netto degli interventi politici, interventi tecnici molto esaustivi dal punto di vista del tema.
In questi mesi, nelle ultime settimane, perlopiù, abbiamo assistito ad un approccio al dibattito particolare. È stato ricordato prima. Si è utilizzato, in molti dei Comuni della Provincia, il potere di ordinanza del Sindaco, fatto piuttosto singolare, perlomeno dal punto di vista strettamente giuridico.
Si è assistito – sempre in riferimento al decreto Martina, che stasera abbiamo appreso, come anticipazione, essere ormai superato – al cosiddetto “potere di impugnativa”, che vedrebbe, forse, compromessa in futuro, nei prossimi giorni, la propria efficacia.
Io, invece, ho colto con piacere l’invito del 13 giugno. Penso a quello che è mancato come territorio e, per me neoeletto (forse lo dico impropriamente), a quello che è mancato alla classe politica, alla classe dirigente, quello che è mancato alle associazioni, alle cooperative, quello che è mancato anche a noi. Io sono – come è stato detto prima - un operatore della domenica. Io faccio l’olio, coltivo le olive il sabato e la domenica perché mi diverte. Faccio parte di quel 90% che detiene questa fetta di mercato. Ciò che è mancato anche a noi è stata quell’attenzione, quella volontà di rivendicazione dell’autorevolezza. 60 milioni di allenatori, 60 milioni di medici, 60 milioni di agronomi: ognuno dice la sua senza alcun supporto scientifico.
Su cosa siamo stati attaccati? Sul tema del diritto? No. Sul tema della filosofia del diritto, sul rapporto fiduciario che il cittadino deve avere nei confronti dell’atto legislativo, non sul tema delle fonti del diritto. Non si è detto con un’ordinanza: “Non puoi limitare la circolazione dei prodotti largamente usati all’interno del territorio dell’Unione europea”. Si è messo in discussione nuovamente un rapporto che ci consente di stare tutti insieme, di convivere, un rapporto essenziale e alla vita civile prima, in convivenza pacifica, e alla soluzione dei problemi poi.
Quello che io apprendo dal decreto Martina, non avendo competenze mediche... Anch’io faccio un passo indietro, perché non ho le competenze. Nulla posso dire in tal senso, se non apprendere dai sapienti interventi che mi hanno preceduto. Il Salento è passato dall’essere una zona cuscinetto all’essere zona infetta. Questa è la notizia del decreto Martina che stasera dobbiamo avere il coraggio di dirci.
Quanto abbiamo fatto, o non abbiamo fatto, ha portato a un unico risultato, sul quale dobbiamo convenire. Noi siamo passati dall’essere zona cuscinetto, quindi dal dover mettere in piedi delle pratiche di precauzione, al dover pensare alla fase due, nella quale oggi siamo già.
La cosa che mi preoccupa è il cambiamento per il cambiamento. A me non convince quanto detto dal Senatore Marti. Per me il cambiamento per il cambiamento potrebbe non avere alcun senso. Un cambiamento migliorativo potrebbe avere certamente senso, ed è certamente auspicabile, ma dobbiamo avere il coraggio, secondo me, di guardarci in volto – operatori della domenica, operatori professionali, imprenditori agricoli, aziende agricole, Istituzioni, Sindaci – e di dirci che dobbiamo già pensare alla fase della ricostruzione. L’alternativa, il prezzo da pagare è quello di vedere un paesaggio lunare completamente secco.
Ecco perché ho apprezzato, nell’interesse del territorio, l’iniziativa promossa da due Parlamentari europei, l’avrete letta anche voi, da Raffaele Fitto e da Paolo De Castro. Occorre già pensare, ahimè, alla fase della ricostruzione, del reimpianto. Dobbiamo rendere tutto ciò sostenibile. Forse la fase precauzionale spetta alla zona del barese oggi, non più a noi.
Grazie.
Speaker : VICE PRESIDENTE NUZZACI:
Grazie, Consigliere Patti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Torricelli.
Speaker : CONSIGLIERE TORRICELLI:
Dopo l’intervento del mio Capogruppo avrei anche evitato di parlare. Siccome io sono una persona schietta, devo dire quello che penso.
Quando è stato proposto questo Consiglio monotematico, io qualche sussulto l’ho avuto, debbo dirlo con molta franchezza. Anche rileggendo l’ordine del giorno ho fatto delle considerazioni, che tengo per me. Poi magari ne discuterò con qualche amico. “Cosa fatta, capo ha”, come diceva qualcuno.
Io non ho certezze e mi dichiaro un ignorante, perché tale sono. Non “ignorante” perché non ho studiato, non ho letto, non ho verificato, non sono andato su internet, non ho capito quello che leggevo ogniqualvolta in questi anni ci sono stati interventi a volte demagogici, ma altre molto sentiti e anche scientificamente leggibili.
Devo dire che la prima e l’unica volta che si è parlato di Xylella in questo Consiglio è quando io ho proposto un emendamento al bilancio del 2015, un emendamento che, tra l’altro, è stato approvato all’unanimità, per l’impegno di 100.000 euro. In quell’emendamento vi era l’impegno – approvato dal Consiglio – a ragionare, discutere, ad attivare strumenti di consultazione. Per quello servivano quei soldi. Nel 2016 è stato cancellato. Nel 2017 l’ho riproposto ed è stato riapprovato. Nel 2018 l’ho riproposto ed è stato approvato. Queste sono le uniche volte che in questo Consiglio comunale si è parlato di Xylella.
Io non voglio entrare nel merito, perché mi rendo conto di quanto pericolosa sia la strada di discutere politicamente di questo problema.
Conoscendo il dottore De Giorgi personalmente, è suo l’intervento che ho più seguito, perché è quello che ho più capito, lo devo dire con molta franchezza. Ha parlato di accertamenti in corso e di valutazioni che non sempre hanno usato il termine della certezza.
Io ho fatto questa annotazione del dottore De Giorgi: “Il Consiglio dei medici, la struttura. Ho interpellato l’Università di Napoli. Però”. Questo è il ragionamento che non può non farsi. Sia chiaro a tutti: non è la politica che risolverà il problema (la politica è lo strumento attraverso cui si attivano meccanismi di confronto, si finanziano le attività e le iniziative), ma è la scienza. In questo momento, la scienza – questa la notizia che mi è arrivata, penso sia arrivata anche a voi – non ha trovato l’antidoto.
Poi con terrore ascolto l’intervento del signore, che dice che tra dieci anni, tra cinque anni di 15 milioni di piante ne avremo 1,5 milioni. Io ascolto come un bambino innocente di fronte a questi problemi e mi rendo conto – non oggi; me ne sono già reso conto – della drammaticità dell’impatto che avrà sulle future generazioni, ma soprattutto sulla storia di questa regione e del Salento.
Non mi perderei in funzionalità, più o meno accettabili, di Consigli comunali, di confronti, che fanno della politica la parte meno credibile. Da cinque anni noi stiamo dicendo tante cose, le posizioni della Regione. Siccome sono un ignorante, farei come ha fatto il Sindaco di Lecce. Io ho tanti amici Sindaci che hanno fatto l’esatto contrario. Sono un ignorante, come penso abbia dichiarato di essere anche il Sindaco di Lecce, come tanti di voi, che di fronte ad un problema così grosso si sentono impotenti. Ha usato questo termine, impotenza. Però qualche cosa bisogna farla.
Il dottor De Giorgi ci ha detto perché bisogna attuare quel decreto Martina, che non è il “cosiddetto” decreto Martina. Io mi sono permesso di togliere quel termine. Non è il “cosiddetto” decreto Martina. È il decreto Martina. Fino a prova contraria, a meno che l’ex Ministro non sia un pazzo, prima di fare quel decreto si sarà sentito con la scienza, non con il suo Capo di Gabinetto. Sarà esaustivo? Non credo, non lo so. Non fa parte della mia cultura, della mia intelligenza, delle mie conoscenze saperlo. Però questo è il problema.
La politica può aiutare la scienza in termini economici, di pressioni, come sicuramente farà il nuovo Ministro, che ha il dovere di farlo. Tra l’altro, mentre qui dentro si diceva che il 13 ci sarà il Ministro…
Speaker : PRESIDENTE:
Consigliere Torricelli, la prego di concludere.
Speaker : CONSIGLIERE TORRICELLI:
Sì, sto concludendo.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie.
Speaker : CONSIGLIERE TORRICELLI:
Su queste questioni lasci un po’ di consapevole attendismo.
Agenzie di stampa stanno già battendo che l’invito fatto dal Presidente della Regione e dall’Università per il momento il Ministro non lo ha accolto, perché ha già dichiarato che non verrà. Ma verrà. Ha altri impegni, sicuramente. Rispetterò quel Ministro non perché è il nuovo Ministro, ma perché è il Ministro della Repubblica, è il mio Ministro. Se ci darà o ci dirà qualcosa di seriamente accoglibile, lo applaudirò.
Qui il problema non è: fino ad ora non si è fatto niente, adesso risolviamo. Non è così. Volesse il cielo! Se domani venisse qualcuno e con un tocco di bacchetta magica trovasse l’antidoto per eliminare la fastidiosa Xylella, io farei i salti mortali, mi butterei dal balcone, probabilmente. Non lo so. Farei qualcosa. Però, purtroppo, non è così.
Noi continuiamo a confrontarci. Soprattutto, signor Sindaco, siccome abbiamo qualche strumento, anche economico, in ragione della solidarietà con le categorie, perché hanno anche loro bisogno – lo si è detto qui – di contenere, perché non c’è più il ritorno economico per molti di loro, se abbiamo un impegno di spesa sfruttiamolo, ragionando su quale possa essere lo strumento concretamente più affidabile affinché la politica, questo Consiglio comunale possa dare un contributo ed un aiuto.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, Consigliere Torricelli.
Consigliere Giordano.
Poi Fragola.
Speaker : CONSIGLIERE GIORDANO:
Grazie, Presidente.
Oggi ho imparato tante cose e su tante cose, stranamente, mi trovo anche d’accordo con il collega Rotundo. In effetti, questa è una situazione gestita non male, ma malissimo, sottovalutata in maniera grave e colpevole. Non si è accompagnata l’analisi dei fatti con quello che correttamente dice il collega Torricelli. Anche io sono ignorante della materia, non sono un tecnico, ma facendo un po’ di politica quello che posso fare è comprendere un problema e generare le risorse.
Se all’inizio si fossero fatti determinati tipi di discorsi mettendo a disposizione somme giuste per cercare di affrontare il problema, probabilmente, lo avremmo circoscritto. Forse. Almeno ci avremmo provato.
Delle responsabilità per me, in ogni caso, ci sono. La politica ha il dovere di leggere questi problemi, di approntare le soluzioni, di mettere le mani in tasca e privilegiare la spesa per problematiche importanti, se necessario anche sottraendo delle risorse da qualche altra parte. In Italia sappiamo che la spesa pubblica funziona in una certa maniera. Andare a rimodulare per intervenire su un problema, che sta diventando di portata regionale, ma io direi di portata nazionale, e forse non ci fermeremo lì, forse sarebbe stato necessario farlo.
Così come sarebbe necessario fare e sarebbe stato necessario fare anche un intervento sull’Europa. Il problema sarà anche loro. Forse sarebbe meglio tirare fuori un pochettino di milioni di euro prima e non dover, poi, provvedere a delle situazioni, che sono state anche descritte bene da qualche collega prima, che non riguardano solamente l’ulivo. Qui tra poco riguarderanno quasi tutto.
Il problema mal gestito oggi ci sta ponendo di fronte a una situazione e a uno scenario apocalittico, questo per non aver guardato bene le cose e per non aver messo mano al portafoglio. I problemi si risolvono con i soldi. Si risolvono con la scienza, che dà indicazioni (sono d’accordo sul privilegiare la scienza), ma poi si risolvono con le risorse. La scienza da una parte e la politica dall’altra che stanzia i soldi. Diversamente, le cose non si fanno.
Cosa possiamo fare oggi? L’incontro è stato interessante. Io ho imparato tante cose e, insieme a me, certamente le avrete imparate anche voi qui dentro. Giustamente, in questa materia siamo ignoranti. È necessario che ciascuno, per quello che riguarda la propria sfera di operatività, vada a sollecitare chi di dovere perché, sia pure in ritardo, metta le mani al portafoglio. Noi siamo della parte politica, non della parte scientifica, quindi questo possiamo dire.
Privilegiamo la scienza per quello che riguarda l’analisi e il tentativo di risolvere i problemi nella maniera migliore, ma poi diamo una dotazione finanziaria degna dell’entità, dell’imponenza del problema. Questo, secondo me, va assolutamente fatto. Sono d’accordo con quello che diceva il collega Torricelli: se noi possiamo fare qualche cosa come Amministrazione facciamola, ma non siamo noi che possiamo risolvere questo tipo di problema. A noi mancano almeno due-tre zeri per poterlo risolvere. Il problema ha una dimensione veramente importante.
Per quanto riguarda il nuovo Governo, aspetto di vederlo all’opera. Dopo che l’avrò visto all’opera trarrò le conclusioni. Per il momento è un po’ prestino. Chi ha preceduto questo Governo poteva e doveva fare di più, ma non lo ha fatto. La Regione poteva e doveva fare di più, e forse sta iniziando a interessarsi del problema oggi, che da salentino diventa regionale, e magari va a intaccare determinati tipi di territori dove, forse, tradizionalmente, esiste sensibilità maggiore, attenzione maggiore verso le cose. Queste cose dobbiamo dirle.
Quello che posso dire è che abbiamo richiesto un Consiglio comunale perché era giusto parlare di tutto questo. È stato approntato un ordine del giorno, di cui adesso il Presidente del Consiglio darà lettura.
Per quello che riguarda il Gruppo di Fratelli d’Italia, credo ci sia stata un’attenzione al problema sin dal 2013. Quindi, il problema ce lo siamo posto nei limiti in cui potevamo porcelo. Certamente, non essendo forza di Governo, potevamo fare poco, se non portare all’attenzione dei media il problema.
Oggi il problema è grosso, è grande e ha bisogno di risorse grosse e grandi per poter essere affrontato e risolto. Speriamo che chi può più di noi si decida a mettere le mani al portafoglio. Su un punto sono perfettamente d’accordo, l’ho detto tranquillamente anche in sede di Commissioni consiliari. Limitatamente al modo di vedere il problema sotto un profilo scientifico, sono d’accordo con quello che è stato l’operato del Sindaco. Non possiamo decidere noi cosa è meglio e cosa è peggio. Noi possiamo, però, prendere atto del problema, comunicarlo nella maniera più diffusa possibile e, soprattutto, occuparci di dare una copertura finanziaria, che è quella necessaria per risolvere i problemi che, come abbiamo visto, sono tanti. Ci sono quelli ambientali. Ci sono problemi anche molto legati all’economia del territorio. A una persona che vede una situazione fortemente compromessa devi poter dire: “Sì, gli alberi togliamoli, ma...”. Questo è il discorso.
Io mi sto avvicinando da poco a questo tipo di problematica, a livello personale. Mi rendo conto che mettere un albero d’ulivo che sia degno di essere definito “albero di ulivo” costa un botto, costa molti soldi, non costa i 15-16 euro dell’alberello che potrà essere utilizzato da mio nipote. Se uno deve montare un albero, deve innestare un albero che possa produrre risultati in un tempo accettabile, ci vuole un investimento importante. Per poter aiutare le persone a fare questo investimento importante, è necessaria una comprensione vera del problema e uno stanziamento, visti i milioni di alberi che abbiamo, imponente.
Se vogliamo risolvere questo problema, dobbiamo dargli priorità e assegnare uno stanziamento finanziario adeguato, quindi molto alto. Diversamente, non risolveremo più di tanto.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, Consigliere Giordano.
Consigliere Fragola.
Non ho altri interventi. Quindi, darei dopo la parola al Consigliere regionale Casili.
Prego, Consigliere.
Speaker : CONSIGLIERE FRAGOLA:
Grazie, Presidente. Un saluto a tutti gli intervenuti. Grazie di essere qui con noi.
Intanto mi dispiace notare la poca partecipazione da parte dei colleghi Consiglieri per quella che ritengo essere – come già qualcuno ha definito – una sciagura che ha colpito il nostro territorio. Forse dovremmo essere un po’ più attenti, come classe politica, a temi che ci devono riguardare in prima persona. Per questo, mi permetto di ringraziare il collega Messuti per aver sollecitato prima e convocato dopo questo Consiglio comunale monotematico. Era necessario un confronto politico, dopo che questa Assise ne ha parlato più sui social che all’interno del Consiglio comunale.
Come sapete, io ho avuto un mio pensiero, una mia posizione che è in controtendenza rispetto a quella del Sindaco. Il Sindaco Salvemini ha scelto di sposare la linea del decreto Martina. Io, invece, ritengo che si poteva andare in senso opposto, così come è stato fatto da altri Sindaci della Provincia di Lecce. Si poteva scegliere una strada diversa, la strada della tutela della popolazione, del territorio.
Il pericolo qui non è il pesticida in sé, ma è la massiccia quantità e - come diceva anche il Consigliere Molendini - l’obbligatorietà dell’uso dei prodotti che preoccupa. Non sono un uomo di scienza, non ho certezze, però ritengo che a tal riguardo ancora si facciano tante sperimentazioni. Non siamo sicuri, non siamo convinti che questa sperimentazione possa essere o sia la strada giusta per debellare la Xylella.
Sicuramente, il rischio di avere o di vedere il nostro territorio completamente cambiato dopo l’intervento massiccio, se sarà fatto, è alto. Ripeto: non siamo qui oggi a discutere del decreto Martina, che è un decreto che io ritengo superato. Forse era già superato nel momento in cui è stato fatto, in quanto fatto da un Governo in scadenza, quando mancavano pochi giorni alle elezioni, un Governo che avrebbe avuto tutto il tempo necessario per porre delle azioni prima e non, magari, nell’ultimo mese di lavoro.
Ho apprezzato molto, ad esempio, l’intervento del Consigliere regionale Congedo, il quale ci fa notare che questa è una terra che perlopiù vive di economia che si sostiene grazie a milioni e milioni di alberi di ulivo. In Provincia di Lecce citava 11 milioni. In tutta la Puglia 60 milioni. Sono numeri importanti.
Ecco perché dovevamo, secondo me, ripeto, avere un atteggiamento diverso, di tutela, sì, verso la salute dei cittadini, ma anche verso l’economia di questo territorio.
Trovare un territorio – lo ribadisco – cambiato, con un’agricoltura intensiva che guarda, magari, infinite piante di Favolosa e che non trova più gli alberi di ulivo, a me dispiace e non poco.
Probabilmente avremmo dovuto parlarne prima, non come Consiglio comunale, ma come classe politica. Di questo dobbiamo farcene una colpa. Prendiamo spunto, esempio da questa tematica e riportiamo la politica al centro di quelli che sono i temi che danno vita alla nostra società, alla nostra economia.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, Consigliere Fragola.
Consigliere Casili, prego.
Speaker : CONSIGLIERE REGIONALE CASILI:
Grazie, Presidente. Ringrazio il Sindaco per l’invito e tutti i miei colleghi Consiglieri che si sono attivati per questo Consiglio monotematico che, vedo, si è protratto per un certo numero di minuti, di ore.
Mi dispiace non aver potuto seguire tutti i lavori. Non era una mancanza di rispetto. Ero impegnato in una trasmissione televisiva locale. Ho detto al mio collega Fabio Valente che, appena liberato, sarei corso qui ad assistere ai lavori e a dare il mio contributo.
Purtroppo, su questo tema si dibatte molto, me ne rendo conto, si dibatte molto dalla fine del 2013 e poco si fa dal punto di vista del lavoro, della laboriosità di un popolo come il nostro che, di fronte a questa fitopatia così importante, questa malattia, oggi si è dimostrato essere molto litigioso.
Non voglio rischiare di fare retorica sui responsabili, però pochi giorni fa, in Assessorato regionale, insieme ai Commissari europei, che sono venuti qui a predisporre audit per ascoltare le Istituzioni, i cittadini e tutti gli attori, gli agricoltori, le associazioni datoriali, io ho ricordato loro, innanzitutto, che l’Unione europea - questo ricordiamolo; repetita iuvant; mi rendo conto che esce poche volte - è corresponsabile della diffusione di una fitopatia di questo tipo. Lo dico con onestà intellettuale.
I ricercatori, la scienza - se diamo per buono quello che ci hanno detto - ci hanno detto che questa fitopatia, questo batterio è stato introdotto da materiale vivaistico che noi abbiamo importato dai Paesi Sudamericani, dal Costa Rica, quindi attraverso i porti europei. In questo caso, si parla tanto del porto di Rotterdam. L’Unione europea ha dei decreti, ha una serie di norme che regolano e disciplinano le misure di quarantena, misure di quarantena che – lo vorrei ricordare, con tutta la modestia del caso, da agronomo, da tecnico – sono efficienti nel momento in cui si controllano due fattori: lo spazio e il tempo. Nel momento in cui, in quel frangente, noi stavamo importando materiale infetto dai Paesi Sudamericani, nei porti, così come si dovrebbe fare, si doveva controllare e applicare tutte le indagini del caso per non consentire l’ingresso di materiale vegetale infetto da quei Paesi.
Io questo l’ho ricordato ai Commissari, ma ho ricordato anche che prima di prendere decisioni di esecuzione, e questo lo ricorderò anche al Governo appena nato, cioè prima di fare decreti ministeriali (ho visto che avete parlato anche del decreto Martina; alla fine mi soffermerò anche su di esso), prima di prendere decisioni e di fare decreti bisogna guardare lo stato sociale ed economico della nostra olivicoltura.
Ai Commissari ricordavo che in provincia di Lecce abbiamo 97.000 ettari di superficie investita ad ulivo, quella che in gergo si chiama “SAU ad ulivo”. Di questi 97.000 ettari – c’è chi dice il 30%, ma noi lo sappiamo e le associazioni datoriali lo sanno – oltre il 50% è detenuto da piccoli produttori. Forse è un eufemismo chiamarli “piccoli produttori”, perché sono dei cittadini che detengono 40-50 piante. Dati i nostri sesti di impianto (10 per 10 o 10 per 12), vuol dire 5.000-6.000 metri quadrati. Non hanno capacità tecniche. Molto spesso questi cittadini non sono agricoltori, quindi non potrebbero neanche acquistare i prodotti, i presìdi fitosanitari indicati dal decreto Martina. Non hanno, quindi, capacità tecniche. Su questo bisogna interrogarsi.
Si parla, non in quest’Aula, ma ultimamente, in modo semplicistico di rigenerazione, ricostruzione di un paesaggio. La politica dovrebbe dirci - in questo, chiaramente, ci mettiamo tutti, me compreso – quali indirizzi dare per questa ricostruzione e rigenerazione del paesaggio (lo dicevo ai Commissari), dato lo stato dell’arte dell’olivicoltura in provincia di Lecce, che è un’olivicoltura differente rispetto alla provincia di Bari, ma penso anche a una parte del tarantino.
A fronte del fatto che abbiamo tutte queste piccole entità, questa polverizzazione del territorio, che ha portato negli ultimi quindici-venti anni alla mancanza di reddito in olivicoltura, quindi all’abbandono dei nostri territori, se non fosse stato per il disaccoppiato che è stato fatto e pensato negli anni 1999, 2000 e 2001 (con l’integrazione, fino a qualche anno fa, qualcuno andava anche in campagna a fare piccole operazioni di cura), noi abbiamo un territorio completamente abbandonato.
Io ho chiesto ai Commissari europei di prendere nota di quello che dicevo loro. Hanno accolto in modo propositivo, evidentemente, le evidenze che sottoponevo loro sul territorio. Altrimenti, parliamo di rigenerazione e di ripristino, ma, ripeto, colleghi Consiglieri, Sindaco, Presidente, chi farà tutto ciò?
L’ulivo per noi costituisce, evidentemente, un valore d’uso (è il valore economico dell’ulivo, cioè il valore agricolo), ma rappresenta anche un valore ambientale e turistico per il nostro territorio. L’Europa, in certificati verdi, nelle questioni legate ai nostri alberi, al verde, pone dei punti importanti nella sua programmazione e nei suoi indirizzi. Visto che si parla anche di salute e di ambiente, vi siete chiesti che cosa succede quando l’unica essenza forestale della nostra regione che ammanta la Puglia, da Santa Maria di Leuca fino al Subappennino Dauno, per oltre il 22%, viene a mancare? Che cosa succederebbe da un punto di vista sanitario, visto che una pianta adulta di ulivo sequestra diversi chili di carbonio e altre sostanze attraverso l’apparato radicale? Tra l’altro, assolve anche a funzioni di protezione per i dissesti idrogeomorfologici.
Capite bene che la politica si dovrebbe assumere il compito di avere questa visione a trecentosessanta gradi. Poi c’è anche il problema legato alle risorse irrigue. Visto che si parla di reimpianto di cultivar, alcune idroesigenti, allora ci si deve anche preoccupare da dove recuperiamo l’acqua per le parti in cui il nostro territorio ha subìto una recrudescenza molto forte della malattia, dove recuperare questa acqua.
Io l’ho detto, mi sono sgolato più volte dall’inizio della legislatura con il Presidente Emiliano e con gli Assessori, sia all’ambiente che all’agricoltura, per denunciare quanto avviene in Provincia di Lecce. Noi abbiamo un territorio che continua a salinizzarsi, abbiamo un intero buffer costiero dove i nostri imprenditori, i nostri giovani non possono più investire in misure di PSR. Come sapete, senza la risorsa acqua un giovane non può accedere a una misura di finanziamento europea. Quindi, abbiamo Consorzi di bonifica che hanno accumulato 240 milioni di euro di debito. Penso, per esempio, al Consorzio Arneo: 4.300 ettari potenzialmente irrigui. Vuol dire che hanno condutture che arrivano a coprire 4.300 ettari di superficie agricola. Di questi 4.300 ettari, soltanto 350 ettari vengono utilizzati dai nostri agricoltori perché l’acqua la pagano 60-70 centesimi a metro cubo, quando a Foggia costa 15 centesimi a metro cubo. È chiaro che poi abbiamo il fenomeno dell’abusivismo di agricoltori che preferiscono abusivamente emungere l’acqua dalla falda, tra l’altro, con questo, incentivando l’ingressione di acqua marina dal mar Ionio al mar Adriatico.
Questo non è romanticismo. Questo è quello che emerge dagli studi delle nostre Università: l’Università di Lecce, l’Università di Bari, l’Università di Foggia. Interi territori si desertificato perché i nostri imprenditori agricoli – quelli che sono rimasti; pochi, ripeto – utilizzano acque con una conducibilità elettrica, con una quantità di sali superiori alla norma, quindi acque che non potrebbero essere utilizzate.
Di fronte a questo scenario, io ho chiesto una pacificazione sul territorio. Ci vuole un patto molto importante. L’ho detto ai Commissari. Se non mettiamo insieme Comuni, Province (Province, per la verità, esautorate e i Comuni che hanno i bilanci, e sappiamo quali sono), le Regioni, gli agricoltori (quei pochi che sono rimasti), chi si occuperà delle cose che in quest’Aula e nelle altre Aule noi discuteremo?
Al nuovo Ministro all’agricoltura bisognerebbe porre queste domande. È facile sederci con le associazioni di categoria, tra noi politici, e fare decreti, leggi speciali, norme. La Provincia di Lecce, colleghi Consiglieri, ha un problema veramente incredibile. Io ieri sono stato intervistato da una televisione austriaca. Non è possibile assistere alle nostre direttrici turistiche più importanti con alberi che, in alcuni casi, sono completamente secchi. È impensabile per l’immagine di un territorio.
I risvolti che noi abbiamo su questa faccenda sono di diverso tipo e vanno da quelli agricoli, a quelli turistici, all’immagine del territorio, alla qualità di un territorio da un punto di vista agronomico, di dissesti idrogeomorfologici, di qualità dei nostri suoli e anche ambientali, come vi dicevo, perché la pianta è un filtro per il nostro ambiente. Sapete quanti alberi di ulivo per noi costituiscono un filtro importante per noi. Lo vedete voi empiricamente e lo vediamo noi quando percorriamo il nostro territorio.
Tutti questi punti devono essere oggetto di riflessione, senza contrapposizione di colori politici. Dobbiamo rassicurare un territorio che dice che ci sarà una speculazione sulle cultivar, tolleranti o resistenti. Per la verità, un anno e mezzo fa (non per essere autoreferenziale) posi sul tavolo la questione e dissi anche in quel caso: utilizziamo termini più equilibrati, sennò poi abbiamo le vulgate da parte di ambientalisti, dei miei amici ambientalisti, da parte dei cittadini che non capiscono. Di fronte alla mancanza di comprensione, chiaramente, nasce la vulgata contro quel determinato tipo di azione che la politica cerca di porre in essere.
Io sto cercando di rassicurare i cittadini sul vigilare che non ci siano speculazioni - mi accingo alla conclusione - per quanto riguarda piante tolleranti o resistenti. Vorrei ricordare che oggi il Regolamento dell’Osservatorio Fitosanitario Regionale non impone l’obbligo di utilizzare soltanto le due piante individuate come tolleranti o resistenti.
Sarebbe anche ora – e veramente concludo - che questo territorio avesse la possibilità di lavorare, di essere lasciato in pace da norme e decreti, anche perché questa è una zona infetta, una zona classificata “infetta” dagli organi tecnici europei. Come sapete, vuol dire che il batterio nel nostro territorio o, comunque, questa malattia ormai è endemica. Bisogna dare la possibilità – su questo, sì, dobbiamo essere tutti compatti – ai nostri agricoltori di ripartire. Per poter ripartire servono risorse e bisogna dare reddito. Senza reddito non esiste il paesaggio, evidentemente. Senza reddito non abbiamo modo di far durare ancora i nostri muretti a secco, la nostra edilizia nuragica, il nostro paesaggio.
La politica si deve confrontare su questi aspetti, senza mancare di dialogo con tutti gli attori del territorio. Se un problema c’è stato, vi è stato nella mancanza di comunicazione, il che ha sollevato, evidentemente, dei problemi. Se questo Consiglio comunale oggi c’è stato è perché il decreto Martina ha creato qualche problema. I cittadini sono sensibili verso i pesticidi e lo saranno sempre di più. Questo è il mondo. Di fronte a questa sensibilità, è compito della politica, è compito della ricerca, è compito della scienza dirimere alcune questioni, sapendo che quel decreto è nato con all’interno un neonicotinoide, cioè l’imidacloprid, che tra l’altro sarà bandito all’inizio del 2019. È anche scritto nell’etichetta. Non ci sono associazioni ambientaliste, non c’è nulla. Dovremmo essere molto tranquilli su questi temi. Nell’etichetta di quel prodotto, che si chiama Confidor, è un prodotto della Bayer che oggi ha acquisito il monopolio di tutti i prodotti fitosanitari, c’è scritto che quel prodotto è nocivo per le api, è nocivo per le falde, non va utilizzato sui corsi d’acqua e quant’altro, come altri presìdi fitosanitari.
Per calmare un po’ tutti, in Provincia di Lecce iniziamo a lasciare la retorica delle conflittualità, che tanto male ha fatto a questo territorio, ci mettiamo tutti quanti insieme, diamo una mano ai Sindaci, diamo una mano alle Regioni, ai Sindaci di qualsiasi colore politico.
Sfrutto l’occasione che mi è stata data per offrire a questo Consesso comunale il mio contributo, qualora dovesse essercene bisogno, in Commissione o dove voi lo riterrete opportuno.
Vi ringrazio per la possibilità che mi è stata data. Spero che questo patto con il territorio possa nascere molto presto e, soprattutto, che il nuovo Ministro all’agricoltura comprenda le esigenze sociali ed economiche di un territorio come la Provincia di Lecce. Ci sono i rappresentanti delle associazioni datoriali. L’agricoltura in Provincia di Lecce – forse non ve ne siete accorti – sta scomparendo. Basta fare un giro sul tarantino o un giro nel barese per trovare un paesaggio e un tipo di agricoltura completamente differente.
Dobbiamo pensare a un modello di agricoltura che possa dare un futuro al nostro territorio.
Grazie, Presidente. Grazie a tutti.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie a lei, Consigliere.
Non abbiamo altri interventi. Dovremmo passare all’illustrazione. Prego, signor Sindaco.
Speaker : SINDACO SALVEMINI:
Grazie, Presidente.
Io volevo, in conclusione, manifestarvi il mio personale plauso per il contributo che è stato offerto all’Aula, con testimonianze di profilo tecnico-scientifico e provenienti dal mondo, naturalmente, produttivo. Ringrazio anche i Consiglieri comunali, i Consiglieri regionali e i Parlamentari che hanno voluto testimoniare, con la loro presenza, un’attenzione su un argomento particolarmente delicato, del quale si parla molto, forse non con la dovuta consapevolezza di una gravità, che anche gli interventi di oggi hanno provato a ribadire.
Io ci tenevo soltanto a riassumere brevissimamente quali sono stati i presupposti di una decisione che ha innescato valutazioni legittime, anche di dissenso, che ha scontentato parte dei miei sostenitori elettori. Credo che la politica si debba assumere anche il compito di prendere decisioni impopolari, quando esse sono orientate a una valutazione di interesse pubblico.
Io volevo preliminarmente rispondere a Massimo Fragola. Io non ho sottoscritto il decreto Martina. Io, come Sindaco di questa città e amministratore pubblico, ho rispettato un decreto della Repubblica Italiana, in nome di quella fiducia nella scienza, del Governo e dell’Unione europea, che da anni indica quali sono le misure di contenimento più efficaci per contenere quella che è stata testé ricordata essere una devastante epidemia batterica che colpisce il nostro patrimonio di ulivi, che devasta il nostro paesaggio e che mina la nostra economia.
L’ho fatto perché credo nella scienza e nel suo metodo richiamato, perché credo in quell’articolato sistema di tutele comunitarie e nazionali della salute pubblica, perché credo che l’agire dello Stato sia sempre vincolato al principio della buonafede. Credo, come è stato ricordato, anche che la nostra organizzazione si regga su un atto di fiducia.
Quello che ancora si stenta ad acquisire come dato in premessa, direbbero i giuristi, è che la Xylella fastidiosa non ha cure validate scientificamente a livello internazionale e che le misure che sono state negli anni proposte, a partire dal Piano Silletti, sono state misure tese al contenimento della diffusione dell’epidemia. Lo era il piano di eradicazioni, che fu oggetto di fortissime tensioni sul territorio; lo è questa, che prevede l’uso dei fitofarmaci.
I fitofarmaci sono la farmacologia applicata all’agricoltura. Una traduzione infelice dall’inglese li definisce “pesticidi”, quindi evoca in sé un principio di naturale avvelenamento. È stato ricordato che così come, quando curiamo il nostro organismo, ci atteniamo ai princìpi di somministrazione richiamati nel bugiardino, quando gli agricoltori sono chiamati a curare le loro piante con sostanze chimiche devono attenersi alle indicazioni di somministrazione. Ogni abuso sarebbe inevitabilmente tossico. È tossico per l’organismo umano, così come è tossico per le piante.
È stato ricordato che l’Europa dispone del più articolato e restrittivo sistema normativo di introduzione dei prodotti fitosanitari, che sarebbe utile ricordare attraverso la sequenza di passaggi di un’agenzia europea indipendente, finanziata con il bilancio comunitario, cioè con i nostri soldi, che si chiama EFSA (European Food Security Agency), composta da un Comitato scientifico, che fornisce supporto attraverso un principio di confronto fra Stati membri, che poi deve essere validato dalla stessa Commissione nazionale.
Io, sulla base di queste premesse, ho ribadito che non potevano essere richiamati in un’ordinanza sindacale i cosiddetti “princìpi di precauzione”. Il principio di precauzione, riferito a un’ordinanza sindacale, altro non è che l’applicazione del principio del rischio che regola l’attività dell’agenzia EFSA, che – come è stato ricordato – non può azzerare il rischio, ma può, attraverso l’applicazione di un metodo scientifico, stabilire le sue applicazioni possibili.
Io ho dovuto anche subire attacchi pesanti. Sono stato rimproverato da alcuni cittadini di voler avvelenare le generazioni future, di voler avvelenare i miei figli e i miei nipoti. Capite bene che non è semplice sentirsi additato in questo modo. Perché richiamo questo argomento? Perché siamo dentro una ricostruzione del modello di coltivazioni agricole nel Salento che affermerebbe il principio di un inesistente utilizzo di prodotti fitosanitari in agricoltura, che verrebbero introdotti solo per effetto del cosiddetto “decreto Martina”, che andava, quindi, in tutti i modi frenato, perché rischioso.
Bastava consultare i dati dell’Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia, riferiti al 2016, per apprendere che nella sola Provincia di Lecce, tra fungicidi, insetticidi, acaridi, erbicidi, noi utilizziamo – dato in chilogrammi – 1.440.849 chilogrammi di prodotti fitofarmaceutici, in assenza dei quali la nostra agricoltura non esisterebbe. La devastazione del nostro paesaggio non è da addebitare all’eventuale uso dei fitofarmaci, ma è da addebitare a quel batterio che i fitofarmaci dovrebbero combattere.
Capite bene che l’applicazione del decreto oggi non è che non ci riguarda più perché siamo zona infetta. Ci riguarda come comunità nazionale. Noi dobbiamo essere solidali nei confronti di quei territori e di quelle economie che, senza un intervento, si vedrebbero, come la nostra, colpita.
Anni addietro si sostenne anche che questa epidemia batterica fosse stata volutamente introdotta nel territorio salentino per agevolare l’economia barese. Oggi, naturalmente, i fatti si incaricano di smentire anche questa suggestione. Inoltre, sarebbe stato utile verificare, in applicazione del principio di prudenza, del principio del rischio, quali sarebbero oggi gli impieghi di acetamiprid secondo lo schema della doppia somministrazione del decreto Martina. Mi sono fatto fare una simulazione spannometrica dai consulenti dell’Osservatorio. 75 grammi di principio attivo per ettaro. Considerando una superficie olivetata in provincia di Lecce pari a 90.000 ettari, verrebbero impiegati 6.750 chilogrammi di principio attivo. Confrontatevi con il dato che vi ho detto prima e capite quale sarebbe l’incidenza a livello complessivo.
La scienza aiuta e dobbiamo sentirci vincolati ad essa. I numeri delle sostanze attive impiegate in alcune colture: agrumi, 56 sostanze attive autorizzate, tra cui 19 da attività insetticida; il melo, 40 da attività insetticida; il pero, 39 da attività insetticida; il mais, 20 da attività insetticida; il frumento, 15 da attività insetticida.
Se noi non ricorressimo all’uso dei fitofarmaci, cioè della farmacologia applicata all’agricoltura, metteremmo in ginocchio un sistema di produzione a livello nazionale ed internazionale. Oggi rischiamo di commettere lo stesso errore che fu fatto in applicazione del Piano Silletti.
Vi ricordate cosa accadde quando le prime attività del Corpo Forestale entrarono in quei piccoli appezzamenti di terreno, quelli che sono stati richiamati? Qual è stato il tema? I grandi coltivatori di ulivo sono stati tutti, sin dall’inizio, schierati per l’applicazione del Piano, perché hanno immediatamente misurato, in considerazione anche del sapere scientifico che accompagna l’attività di impresa, quale era il rischio che si andava correndo. Sono stati quei piccoli coltivatori, quelli che, naturalmente, non dispongono neanche degli strumenti per predisporre la somministrazione dei prodotti fitosanitari, a dire: “No, i miei olivi, per un fatto sentimentale, emotivo, di memoria, non si toccano”.
Si evocò il principio della devastazione del paesaggio. Se si fosse, anche in quel caso, fatto riferimento all’utilizzo dei numeri, ci si sarebbe accorti che non esisteva alcun rischio di devastazione del paesaggio. All’epoca, la provincia di Lecce e Brindisi disponevano di complessivi 20,5 milioni di alberi di ulivo. Tra piante infette abbattute e piante infette da abbattere, secondo il Piano Silletti, sarebbero state 18.694, praticamente lo 0,09% degli alberi di ulivo delle province di Lecce e Brindisi. In numeri assoluti, in quegli anni ci fu il maggiore espianto di alberi di ulivo autorizzato ai sensi della legge per le istanze di parte motivata. Pubbliche utilità di concessioni edilizie, miglioramenti fondiari, riconversioni industriali, improduttività. In quegli stessi anni, per queste ragioni, espiantammo più alberi di ulivo di quelli che il Piano Silletti prevedeva a tutela della salute complessiva del nostro sistema.
Ecco perché credo sia utile farsi guidare da chi ha responsabilità scientifiche in queste materie, il che non significa abdicare al proprio ruolo, ma significa ribadire questo principio di fiducia. La politica e le Istituzioni hanno il compito di assumersi responsabilità conseguenti e, anche attraverso queste iniziative, di migliorare la consapevolezza, la conoscenza. Si dice che non si sarebbe dovuti arrivare sino a questo punto. Ci troviamo a doverci misurare.
Ricostruire la catena degli errori sarebbe un esercizio meramente retorico, forse inutile a questo punto. Sappiamo di averne commessi, tutti, chi più e chi meno. Il fatto stesso di non essere riusciti ad affermarla come grande questione nazionale è stato il primo errore, quasi fosse circoscritto alla nostra provincia.
Oggi spetta, naturalmente, alle Istituzioni sovraordinate. Oggi approveremo un ordine del giorno. Non ho difficoltà a votarlo, tenendo conto che è stato già approvato un ordine del giorno nel Consiglio regionale, dove siedono tutti i nostri rappresentanti, all’unanimità. Oggi la partita si gioca tra Regione, Governo e Unione europea. Si è sempre giocata su questa filiera istituzionale. C’è una specie di cortocircuito in cui da una parte chiediamo all’Europa aiuto, ma dall’altra non rispondiamo, come l’Europa ci chiede, all’applicazione dei piani di contenimento. Dovremmo essere più collaborativi e più reciprocamente leali, gli uni con gli altri. Se chiediamo aiuti economici, dobbiamo essere anche pronti ad applicare le misure che loro ci chiedono. Dire “no” da una parte e chiedere soldi dall’altra non è il modo migliore, a mio giudizio, per poter mettere mano a una questione che già da oggi presenta profili di autentica preoccupazione e drammaticità.
Chiudo ribadendovi la mia personale soddisfazione per la discussione che abbiamo avuto. A nome della città, vi ringrazio di essere stati qui con noi. Speriamo che questo nostro dibattito, rispettoso, civile e argomentato, possa essere anche di orientamento a una modalità che spesso, fuori di qui, tende a separare i difensori della salute da chi, invece, intende attentarla, chi ha a cuore l’interesse del territorio da chi si dimostra disinteressato.
Abbiamo necessità di riconoscerci, di rispettarci e, in assenza di valide e documentate conclusioni diverse, di fare riferimento a quelle che oggi la scienza, a supporto della politica, ci indica come risolutive.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, signor Sindaco.
Mi ha chiesto il Consigliere Messuti di illustrare l’ordine del giorno.
Prego, Consigliere. Ne ha facoltà.
Speaker : CONSIGLIERE MESSUTI:
Sarò sintetico e cercherò di declinarlo nella forma di sintesi più immediata.
Due riflessioni. Sarà una considerazione sbagliata, però ritengo che il tema della Xylella sia divenuto emergenziale quando il batterio si è avvicinato nel barese. Lo dico, purtroppo, con convinzione e a seguito di una lettura della cronaca politica. Fermiamoci qui. Oggi, giustamente, il consigliere Torricelli e il consigliere Rotundo parlano di un fallimento. Se il fallimento c’è stato, è stato un fallimento di tutti gli organi decisori, che sicuramente non erano gli organi decisori comunali. Da qui l’ordine del giorno sull’incidenza epidemiologica. A babbo morto, oggi il tema significativo è quello epidemiologico.
È un ordine del giorno che ha avuto una larga condivisione, non totale, ma quasi complessiva, e che declina un unico termine: l’utilizzo del biologico.
Io passerò immediatamente alla parte dispositiva, dove c’è una premessa e dove c’è anche il riconoscimento di quelle che sono le buone pratiche in agricoltura.
Si legge: “Alla luce di queste considerazioni - ringrazio tutti i relatori; siete stati tutti straordinariamente illuminanti, sia chi siede da questa parte sia chi siede tra i banchi degli spettatori - si invita il Governo ad autorizzare ulteriori princìpi attivi ammessi in agricoltura biologica, da utilizzare rigorosamente in alternativa ai prodotti convenzionali;
si invita la Regione affinché le azioni ad ella demandate dal decreto Martina siano elementi di coinvolgimento preventivo con le organizzazioni agricole e degli enti locali, al fine anche di una corretta divulgazione alle popolazioni agricole e ai cittadini, evitando confusione;
si invita l’Osservatorio Fitosanitario Regionale a voler modulare le attività fitosanitarie differenziando le azioni in base alle diverse aree delimitate, rendendole più intense nella zona di contenimento e minimizzandole, invece, nella zona infetta, ove, come previsto dal Piano nazionale di emergenza, possono essere realizzate piccole superfici di vegetazione trappola, su cui effettuare spot interventi insetticidi;
si impegna il Comune ad applicare le buone pratiche di lavorazione agricola nei tempi richiesti dall’Osservatorio Regionale su terreni di area di propria competenza e a promuovere tra gli olivicoltori la lotta fitosanitaria biologica;
si invitano i proprietari o i conduttori di impianti olivicoli al rispetto ferreo delle buone pratiche agricole e di preferire nella lotta fitosanitaria i prodotti indicati per la produzione biologica, anche nella conduzione di agricoltura convenzionale;
si chiede alla Regione Puglia di sostenere economicamente tutte quelle aziende che attiveranno la lotta biologica fitosanitaria e si impegna, altresì, la Regione a sviluppare e alimentare la filiera istituzionale tra Regione, Governo nazionale e Unione europea, al fine di implementare un forte programma di rigenerazione dell’agricoltura salentina;
si impegna il Comune a verificare tutti gli interventi che imprese private o partecipate compiono sul verde pubblico in città e possibilmente a preferire insetticidi ammessi nel biologico”.
C’era una parte dove si prevedeva anche un intervento erroneamente da parte mia messo, lo dico con molta chiarezza, a sostegno da parte del Comune. Avremmo tramutato un emendamento di princìpi in un emendamento che impegnava una spesa economica.
Mi reputo ampiamente soddisfatto, però, dell’invito e della sollecitazione che il Presidente Torricelli ha fatto in relazione ai passati e agli attuali impegni di spesa.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, Consigliere.
Passiamo alle dichiarazioni di voto, se ci sono. Dichiarazioni di voto? Nessuna.
Votiamo con il sistema elettronico. Prego.
Battista, Martini, Messuti, Rotundo. Consigliere Rotundo.
Grazie. Operazione conclusa.
Esito del voto: presenti 17, favorevoli 17, nessun contrario, nessun astenuto. L’ordine del giorno è approvato.
Grazie a tutti per la partecipazione e per il contributo che avete dato a questo Consiglio comunale.