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C.C. Lecce 22.02.18
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Speaker : PRESIDENTE:
Prego i signori fotografi di completare il loro lavoro e i colleghi Consiglieri di accomodarsi. Iniziamo i lavori di questo Consiglio comunale. Colleghi, vi prego di accomodarvi.
Segretario, procediamo con l’appello.
Per cortesia, ai cittadini in fondo chiedo un po’ di silenzio perché dobbiamo iniziare i lavori.
Segretario, l’appello.
Speaker : SEGRETARIO GENERALE:
Battista, Bianco, Calò, De Benedetto, De Matteis, Finamore, Fragola, Giannotti è assente giustificato, Gigante è assente giustificato, Giliberti, Giordano, Guido, Mariano Mariano, Mazzotta è assente giustificato, Messuti, Molendini, Monosi, Monticelli Cuggiò, Murri dello Diago, Nuzzaci, Pala, Pasqualini, Patti, Perrone è assente, Povero è presente, Ria è assente, Rotundo, Russi, Salvemini è presente, Spagnolo e presente, Tondo, Torricelli, Valente.
Richiamiamo gli assenti Guido, Perrone, Ria.
Presenti 27, assenti 6, la seduta è valida.
Speaker : PRESIDENTE:
Prego, gli inni.
Prima di dare la parola al Sindaco per l’illustrazione del provvedimento, sento la necessità di dare un saluto ai nuovi entrati in Consiglio comunale, un ritorno di alcuni e un nuovo ingresso per altri, sicura che daranno un contributo importante a questa assemblea: auguri sentiti di buon lavoro, nella speranza che si possa tutti insieme, pur nelle tante diversità e difficoltà, dare un contributo concreto e fattivo alla nostra città.
Un caro saluto ai Consiglieri uscenti: hanno lavorato con responsabilità e dedizione e sicuramente saranno punto di riferimento della nostra città con la giusta motivazione e la giusta sensibilità politica.
La parola al Sindaco.
Speaker : SINDACO SALVEMINI:
Grazie, signor Presidente. La delibera di oggi, come sapete, è una presa d’atto del provvedimento col quale la Prefettura di Lecce ha corretto il verbale della Commissione elettorale centrale a seguito della sentenza del Consiglio di Stato relativa all’assegnazione del premio di maggioranza e pertanto si deve procedere alla ricomposizione dell’organo con la nomina dei sei Consiglieri indicati: Angelo Tondo, Attilio Monosi, Paola Gigante, Laura Calò, Giorgio Pala e Federica De Benedetto, ai quali naturalmente porgiamo un saluto di bentornato a chi è stato amministratore negli anni trascorsi e di benvenuto per chi per la prima volta varca l’uscio di Palazzo Carafa; naturalmente auguro a ciascuno di voi il buon lavoro.
Prendono il posto di Silvano Vitali, Roberta De Donno, Ermenegildo De Giovanni, Giovanni Castoro, Maria Paola Leucci ed Ernesto Mola, che, da Sindaco, ringrazio per il lavoro svolto proficuo in Aula e nelle Commissioni.
Invito, pertanto, a seguito di quella che è la composizione del Consiglio, per come viene oggi a definirsi, il Presidente del Consiglio, di concerto con i Capigruppo, a definire la nuova composizione delle Commissioni consiliari, ai sensi dell’articolo 72 del Regolamento, che deve rispettare il criterio di proporzionalità tra maggioranza e minoranza.
Tanto avevo da illustrarvi, è una delibera di presa d’atto e quindi restituisco subito la parola al Presidente del Consiglio.
Speaker : PRESIDENTE:
Mauro Giliberti, consigliere Giliberti, prego. Vorrei solo fare una raccomandazione: se negli interventi che noi facciamo possiamo anche definire o fare la dichiarazione di voto per evitare poi di ripetere un dibattito; questo ve lo do come suggerimento, se siamo tutti d’accordo, in modo tale che facciamo un unico intervento e non interventi e poi la dichiarazione di voto, anche perché è una presa d’atto, quindi dovremmo solamente passare alla votazione.
Speaker : CONSIGLIERE GILIBERTI:
Innanzitutto consentitemi di salutare prima ancora i Consiglieri che lasciano quest’Aula e di dare il benvenuto ai nuovi che hanno dovuto attendere molti, troppi mesi il verdetto del Consiglio di Stato.
Non nascondo – e lo dico subito e chiaramente – la mia preoccupazione per l’incertezza sulla posizione che da qui a qualche ora il centrodestra, la maggioranza comunicherà alla città; la mia posizione è nota: pensavo e speravo di poter arrivare in questa sede oggi stesso pronto a dimettermi per tornare al voto; lo dovremmo agli altri 200 candidati, a quelli dei partiti nazionali che mi hanno onorato di trovare l’unità sul mio nome ed a quelli delle liste civiche “Grande Lecce”, “Lecce città del mondo” e “Lista Giliberti”, ognuna decisiva per oltrepassare la soglia del 50%, un dato elettorale e politico per il riconoscimento del quale abbiamo lottato in ogni sede, non presentandoci alla proclamazione, una scelta che non mi piacque e a cui mi adeguai, polemizzando in maniera persino frontale con il Presidente della Commissione elettorale, una scelta che mi piacque ancor meno, facendo ricorso, questo sì convintamente, perché in cuor mio so che non solo eravamo maggioranza al primo turno, ma che senza il patto tra Salvemini e Delli Noci, lo saremmo stati anche al ballottaggio.
Quel patto non nacque sul programma oggi divenuto immodificabile, ieri nemmeno mai spiegato nella sua sintesi fra i due progetti di città: l’uno – lo ricordiamo – voleva smontare il filobus e l’altro potenziarlo; ora diventa semmai ampliabile ma immodificabile ciò che ieri si riassumeva solo sotto uno slogan: mandiamo a casa gli uscenti, spalanchiamo le finestre.
Noi, dunque – mi auguro di sbagliarmi e c’è ancora tempo per smentire questo mio timore – potremmo non essere in grado di ridare immediatamente la parola ai cittadini, non subito, potremmo non essere in grado di verificare la consistenza elettorale di questo vostro patto, reso noto al ballottaggio, oggi insufficiente a garantire la governabilità.
Il centrodestra sta discutendo, sta elaborando una linea comune ed uscirà compatto da questa vicenda e sia ben chiaro che, quando discutiamo noi al nostro interno, è ricchezza esattamente come quando dibattere voi a sinistra: non esiste una superiorità né intellettuale, né di cifra democratica sul dibattito interno alle coalizioni.
La mia delusione, qualora la linea delle immediate nostre dimissioni dovesse soccombere, deriverebbe dal fatto che per me è impensabile fare un ricorso, vincerlo e poi non dare seguito con comportamenti concludenti a questo iter, ma l’amarezza, caro Sindaco, caro Carlo, riguarda anche e soprattutto te: mai la persona – ti stimo e ti rispetto – bensì il politico che ho sempre visto impeccabilmente ferreo come oppositore, mentre ieri sigla un patto di potere per vincere al ballottaggio, legittimo chiaramente, ma discutibile visto che trattavasi di un sodalizio con un esponente che sino a pochi mesi prima tesseva le lodi dell’ex sindaco Perrone, di cui tu eri fra i più duri oppositori.
Oggi, Sindaco, non dimettendoti, come invece fa con parole nobili il tuo collega di Avezzano per rispetto nei confronti di una città resa ingovernabile dall’anatra zoppa, di fatto tenti di aprire una trattativa con qualche Consigliere del centrodestra: se questo scellerato accordo dovesse prendere forma magari con qualche assenza ad hoc in questo emisfero, in occasione del bilancio, sarei amareggiato allo stesso modo da un lato per la sponda data da persone elette nel mio schieramento, dall’altra per la consapevolezza del fatto che questo tipo di operazioni di palazzo si fanno in due: se da una parte ci fosse uno di noi, dall’altra ci saresti sicuramente tu. E’ tutto previsto dalle leggi, certo, è chiaro, ma io questo da te non me lo aspetto: mi aspettavo semmai all’inizio – e sono stato un illuso – una collaborazione d’Aula alla luce del sole, una collaborazione alta che io ho proposto.
25 settembre 2017, ore 12:21, post pubblico e comunicato stampa, titolo: “Giliberti sul filobus: se posso essere utile vengo anch’io al Ministero” seguiva ad un tuo invito durante un confronto pubblico quando dicesti che, se avessi vinto, mi avreste invitato a “fare insieme le cose importanti per la città” (cito con rammarico testualmente) e seguiva anche ad una mia telefonata in cui ti chiedevo il permesso di fare questa dichiarazione collaborativa.
27 ottobre 2017, ore 8:15, posizione pubblica della mia associazione “Movimenti” sul tema del mutuo del medesimo filobus e, più in generale, sulle pressioni politiche che sarebbe stato opportuno portare avanti insieme sulla regione Puglia per avere più fondi per il trasporto pubblico locale, tema forte del mio programma che ex post hai rilanciato.
8 gennaio 2018, ore 14:30, dopo il mio non aver mai girato il dito nella piaga delle polemiche sulla gestione di traffico e mobilità durante il periodo natalizio, io diramo un comunicato dell’associazione “Movimenti” e un post dal titolo “Facciamo i parcheggi, non facciamo le risse, facciamoli subito, facciamoli davvero senza inutili steccati”.
Il 22 gennaio, alle ore 8:45, con un post ed un comunicato entro anche nel merito partendo dal parcheggio ex ENEL, proponendo una soluzione concreta per accelerare i tempi.
Tu Sindaco, che sei anche il mio Sindaco e quello della mia associazione, non mi hai mai neppure risposto, anzi lo ha fatto solo una volta in Aula quando ti ho chiesto dinanzi a tutti il perché di questo snobismo e la tua replica mi lasciò l’amaro in bocca (in quel caso non potevi non rispondere): “Trascorri troppo tempo a Roma – mi dicesti – la collaborazione non si può costruire a distanza”. Io faccio del mio meglio, Carlo, vorrei esserci di più, ma ho bisogno di lavorare ed il mio lavoro mi porta in giro per l’Italia, i miei elettori sono orgogliosi del fatto che io vivo del mio mestiere e che abbia accettato la candidatura senza alcun paracadute: mi rende un uomo libero ed in piena autonomia ti ho teso più volte la mano e ti dico che, se l’avessi colta, oggi avremmo potuto scrivere un’altra storia, forse più bella, invece adesso se la parola non dovesse tornare, come io mi auguro, agli elettori non posso che augurarti buon calciomercato, che spero davvero non porti alcun frutto incestuoso e che i leccesi ci perdonino se dovessero leggere brutte pagine politiche. Io farò di tutto perché ciò non accada, grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, consigliere Giliberti. Consigliere Fragola, prego.
Speaker : CONSIGLIERE FRAGOLA:
Buongiorno a tutti. Mi unisco ai saluti del Sindaco e del Presidente e mi preme ringraziare chi oggi ha lasciato l’Aula, questa Assise comunale e quindi un grazie a Roberta, a Paola, a Silvano, a Gildo, a Ernesto e a Giovanni per i loro importanti contributi forniti a questa Assise e per l’importante lavoro svolto nelle Commissioni. Penso all’esperienza della consigliera Leucci, all’impegno instancabile di Mola e Castoro, penso all’istituzione dei comitati di quartiere promossi all’unanimità da questo Consiglio comunale e al lavoro svolto dal presidente Silvano Vitale nella sua Commissione Annona e penso ancora alla campagna del riuso del vetro lanciata dal nostro consigliere Gildo De Giovanni.
Ora sta a chi li sostituirà continuare questo impegno nel rispetto naturale dei diversi ruoli, caro Mauro, ma – ne sono convinto – sempre nell’interesse della comunità. Benvenuto, quindi, e in bocca al lupo a Federica, a Paola, a Laura, a Giorgio e ben tornati ad Angelo e ad Attilio: mi auguro, accogliendo anche l’invito che fu di Mauro un po’ di mesi fa, qualche Consiglio fa, che vengano messi da parte, Mauro, gli aventini e i livori che purtroppo ancora ho ascoltato nel tuo intervento e si possa iniziare realmente una fase nuova per questa città.
Questa Amministrazione è frutto di un accordo alla luce del sole tra due coalizioni a forte trazione civica e che hanno consolidato un fronte comune nell’unico interesse condivisibile, al di sopra delle parti: Lecce. Chi avrà intenzione di perseguire questo stesso interesse avrà tutto il diritto di collaborare alla stesura dei futuri punti programmatici dell’Amministrazione, senza pregiudizi da parte di alcuno. Non chiediamo a nessuno di firmare cambiali in bianco, siamo consapevoli che il percorso potrà essere costruito giorno dopo giorno: se ci saranno singoli o, meglio ancora, intere forze civiche o politiche che, alla luce del sole, così come è stato tra le coalizioni di Salvemini e Delli Noci, vorranno contribuire al bene della comunità cittadina, nessuno potrà gridare allo scandalo o ad ipotetici inciuci.
Ai cittadini non interessano le beghe personali dei politicanti, quelle interessano solo alle ultras delle opposte fazioni, ma qui non siamo allo stadio, caro Mauro, abbiamo un ruolo istituzionale ed un mandato conferitoci dalla popolazione che ci chiede di governare la città in modo responsabile, nell’interesse di tutti. Per realizzare questo obiettivo è necessaria la piena collaborazione e il contributo anche di forze politiche distanti e su fronti opposti. Credo, dunque, che il buon governo della città possa realizzarsi solo con la profusione del massimo impegno in un contesto caratterizzato dall’ampia trasparenza, che è la nostra parola d’ordine. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Consigliere Messuti, prego.
Speaker : CONSIGLIERE MESSUTI:
Grazie, Presidente. Un saluto a tutta l’Assise, ai nuovi entrati e un saluto ai Consiglieri che, per effetto delle determinazioni del Consiglio di Stato, sono appunto usciti fuori: tutti hanno fatto un buon lavoro e altri sono pronti a fare un altrettanto buon lavoro.
Ho ascoltato l’intervento del consigliere Fragola: quello effettivamente sarebbe dovuto essere il suo discorso, di una persona illuminata, di una persona che dimostra attaccamento al bene della città e che, invece, non cerca dei pretesti, così come ha fatto lei, caro Sindaco, per andare a casa, consapevole di essere talmente forte e talmente illuminato da una luce divina da vincere e stravincere con una maggioranza bolscevica. Non è così. La responsabilità è una responsabilità che bisogna dimostrare ogni giorno, sette giorni su sette, 365 giorni all’anno e lei purtroppo oggi interpreta un ruolo come se avesse questa illuminazione divina che la guida in questo bene comune.
Glielo dico con molta serenità: i fatti, in questi suoi primi otto mesi, hanno dato torto alle sue parole, i fatti hanno dimostrato negli atti amministrativi quelli che erano dei che sono stati di volta in volta sconfessati anche dalle capacità del presidente Torricelli in relazione agli equilibri di bilancio, ma i fatti non le stanno dando ragione perché questa città ha bisogno non di inciuci, questa città ha bisogno non di scelte monocratiche, questa città ha bisogno di capacità di dialogare e di essere soprattutto aperta a tutte le sensibilità e lei non lo è stato: lei nelle sue dichiarazioni ha dimostrato di non volerlo essere.
Allora io le dico, da uomo di centrodestra: lasci stare di inciuci che in questo momento si sta cercando di fare anche con il suo Vicesindaco, che sta cercando di trovare delle convergenze parallele, facciamo l’inciucio alla luce del sole; il programma non è implementabile, il programma è modificabile, in posizione di uguaglianza anche se i numeri parlano diversamente, diversamente facciamo questo inciucio e, visto che ciò non è possibile, firmiamo insieme le dimissioni perché sarà rispettabile il suo punto di vista, ma è rispettabile il nostro punto di vista. Questo si chiama “inciucio di buona politica”, non quello che si sta cercando di fare in queste ore, perché la nostra posizione, la mia posizione è questa, è stata dichiarata e questa rimane perché il bene della città si fa con atti concreti, il bene della città si fa giorno per giorno, il bene della città si fa spogliandosi da quella luce divina e lei questo non lo vuole fare, usa la doppia via, il duro e puro e chi invece sta cercando di trovare delle sintesi parallele.
Così non va, diciamolo alla città: siamo in una pubblica Assise, sono stato io a chiedere il dibattito perché, visto che oggi abbiamo mezzi mediatici che riconoscono, riconnettono e conoscono tutto quello che avviene nelle riunioni anche più strette di partito, è bene che si parli alla città. Noi non sapremo se riusciremo a avere le 17 firme, ci sono posizioni, quale la mia, che vuole andare da subito, date le dichiarazioni del Sindaco che non ha lasciato spazio e campo di apertura non all’inciucio, a due-tre punti programmatici nell’interesse della città.
Altri Sindaci l’hanno fatto, il nostro Sindaco non l’ha fatto e oggi noi andremo in questa direzione e io le rivolgo pubblicamente l’invito: facciamo un inciucio alla luce del sole, viste le sue determinazioni, votiamo insieme le dimissioni, firmiamo insieme le dimissioni. Questo penso che sia un atto di buona politica, Sindaco.
Speaker : PRESIDENTE:
Consigliera De Benedetto, prego.
Speaker : CONSIGLIERE DE BENEDETTO:
Buongiorno a tutti, saluto i colleghi del Consiglio comunale e tutti i cittadini che oggi sono qua per osservare quello che succederà. Ammetto che sono onorata e anche un po’ emozionata, dopo nove mesi, di poter sedere qui per la prima volta, ma fugo subito ogni dubbio perché è proprio del mio carattere: io sono pronta immediatamente a sottoscrivere le mie dimissioni e tornare al voto, ma non soltanto con il fine di tornare ad elezioni, ma perché dopo questo anno di governo di centrosinistra i nostri elettori non sono soddisfatti.
Però, Sindaco, vorrei rivolgermi a lei con il rispetto che del suo ruolo democraticamente eletto e della sua persona io porto: vede, Sindaco, io in questi giorni mi sarei aspettata da lei una posizione diversa e invece le sue affermazioni sono sembrate frutto di un modo già visto di fare politica perché, diciamocelo serenamente, lei avrebbe potuto, ma ha usato questo mezzo - come posso dire calcisticamente – di rimandare la palla nel campo avversario. E’ un gesto un po’ furbo per non prendersi le proprie responsabilità, perché lei avrebbe potuto dare le sue dimissioni, come fatto dal Sindaco di Avezzano, ma anche oggi può chiedere anche ai Consiglieri di centrosinistra di firmare le dimissioni, unendosi a quelli di centrodestra, perché non è soltanto prerogativa di una parte politica chiedere le dimissioni e questo deve essere chiaro ai nostri cittadini ed elettori.
Questi nove mesi sono stati difficili, per tutti noi che siamo qui oggi anche umanamente sono stati complessi, e non ho visto nessun gesto di pacificazione da parte sua, Sindaco, e della sua Giunta: sarebbe stato giusto e forse umano, dopo la sconfitta al TAR, non ricorrere ulteriormente, ma accettare quelle decisioni e ricorrere alla democrazia che tanto viene sbandierata in campagna elettorale, per iniziare già da ottobre un lavoro di un progetto comune per il bene della città. Invece no, abbiamo fatto ricorso al Consiglio di Stato e, non solo, al Consiglio di Stato i Consiglieri di centrosinistra hanno addirittura chiesto di rimandare alla Corte Costituzionale con il solo fine di allungare i tempi della giustizia e quindi di non permetterci per altri mesi ancora, ove fossero stati accolti, di sedere qui dove democraticamente siamo stati eletti.
Ma cosa avremmo fatto questi nove mesi se fossimo stati all’opposizione? Perché io, Sindaco, non contesto in nessun modo il suo ruolo, però se fossimo stati all’opposizione forse avremmo potuto parlare di alcune decisioni prese che non condividevamo, del progetto Ready sottoscritto, che ha portato in alcune città d’Italia a insegnare la teoria gender nelle scuole primarie, avremmo potuto parlare e confrontarci dell’affidamento del Teatro Apollo, avremmo potuto parlare e confrontarci sulla cittadinanza onoraria ma vuota ai figli degli immigrati, avremmo potuto confrontarci anche sui tanti affidamenti diretti che sono stati fatti senza passare da bandi. Sì, avremmo potuto confrontarci, avremmo fatto un’opposizione leale e onesta nei confronti dei nostri cittadini e oggi ai miei cittadini mi rivolgo e mi scuso se per qualche momento do le spalle ai colleghi e mi rivolgo a loro: io sono disposta oggi a mettere da parte il traguardo che abbiamo raggiunto con una campagna elettorale pulita, senza fare promesse e senza chiedere a nessuno nulla se non la propria fiducia; sono disposta a mettere da parte questo…
Speaker : PRESIDENTE:
Consigliera De Benedetto, lei non deve rivolgersi al pubblico, abbia pazienza, deve rivolgersi a me.
Speaker : CONSIGLIERE DE BENEDETTO:
Mi rivolgo a lei, mi perdoni: è la prima volta, lei lo sa.
Speaker : PRESIDENTE:
Va bene, Consigliera, è consentito.
Speaker : CONSIGLIERE DE BENEDETTO:
Io sono pronta a mettere da parte quello che abbiamo oggi qui, il traguardo raggiunto con tanto sacrificio lavorando di notte perché la politica non è la nostra professione, militando da quando avevo 14 anni per la politica. Sono disposta a farlo e sa perché? Per un semplice motivo: perché non ho paura del confronto elettorale non avendo debiti, non avendo padrini e non avendo padroni. Quindi se domani noi ci dovessimo trovare di nuovo al cospetto dell’elettorato, lo faremo a testa alta e nel rispetto delle loro volontà. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie. Prego, consigliere Giordano. Un saluto ai nuovi colleghi e un saluto anche ai colleghi che ci stanno lasciando per quello che riguarda i lavori del Consiglio e delle Commissioni, di cui debbo dire ho che apprezzato l’impegno nel corso di questi mesi.
Io sto ascoltando cose nuove qui dentro, ho ascoltato quello che ha detto il collega Fragola, che stranamente questa mattina ha scoperto che esiste il dialogo, la collaborazione, il confronto, tutte cose che la maggioranza di oggi – mi perdonerà il collega Rotundo con cui abbiamo avuto vari scambi sul discorso di maggioranza, opposizione, minoranza, su come dovevamo chiamarci – la maggioranza di oggi ha sempre proposto. Quello che ha detto poco fa Mauro Giliberti è vero dall’inizio alla fine: noi abbiamo sempre proposto di ragionare sulle cose, soprattutto quando vedevamo che tutta una serie di decisioni che maturavano all’interno della vecchia maggioranza di governo non facevano veramente l’interesse della città, ma non abbiamo avuto riscontro alcuno mai. Oggi abbiamo una situazione diversa, il Consiglio comunale si è costituito come si sarebbe dovuto costituire dal primo momento, c’è la maggioranza scelta dagli elettori, non c’è una maggioranza diversa scaturita da situazioni che i fatti hanno dimostrato non essere corrispondenti alla normativa.
Oggi è facile venire a dire queste cose, è facile perché? Perché da una parte non abbiamo avuto le dimissioni del Sindaco che, debbo dire onestamente, mi sarei aspettato, dall’altra parte stiamo avendo tutta una serie di dibattiti, discorsi – e mi fermo a dire solamente questo che, probabilmente, tendono ad avviare il dibattito politico su percorsi che potrebbero non essere lineari.
Il centrodestra oggi sta ragionando, lo fa in maniera unitaria, uscirà con un punto di vista unico, condiviso, che tiene presente le diverse sensibilità e il diverso punto di vedere su quella che è la situazione attuale e su quella che deve essere la situazione futura.
Rimando indietro tutto questo ragionamento fatto dal collega Fragola perché lo ritengo assolutamente tardivo, troppo facile oggi che non disponiamo più dei numeri, venire a offrire quello che è stato offerto e respinto fino a ieri, questo me lo devi consentire, niente di personale ma sul piano politico lo trovo inaccettabile; come trovo inaccettabile questo passaggio, ha detto, giustamente, la nostra nuova collega De Benedetto, della palla da un campo all’altro.
Se ritenevate e ritenete che le cose non sono confacenti a quelle che possono essere le vostre aspettative e le aspettative di una città che, è vero, ha votato un Sindaco ma la maggioranza l’ha data a qualcun altro, tranquillamente il Sindaco si può dimettere, tranquillamente qualcuno di voi può unirsi o tutti e fare quello che ha detto il collega Messuti: un atto di responsabilità comune nei confronti della città se riteniamo tutti che questo è il percorso più corretto.
Questo vediamo che non avviene; cosa vogliamo fare capire alla città: che ci sono nuovamente i buoni e i cattivi?
Non è così Sindaco, c’è il responso delle urne, ci sono le regole della democrazia che, probabilmente, a qualcuno è sfuggito di osservare nella maniera più completa e tutto questo non può essere bypassato.
Noi ci attendiamo, da chi deve assumersi delle responsabilità, che se le assuma, per parte nostra faremo quello che dobbiamo fare così come riterremo opportuno fare e nei tempi che riterremo opportuno utilizzare. Grazie.
Grazie, Consigliere Giordano.
Prego, Consigliere Monticelli.
Speaker : CONSIGLIERE MONTICELLI CUGGIO’:
Grazie, Presidente. Io, come sapete, sono un uomo libero, non appartengo a dei gruppi di partito e, quindi, posso far riferimento solo al mio pensiero pensante.
Dico questo perché in questi mesi di avvio di questa nuova consiliatura, caro Sindaco, da parte di questo scranno sono pervenute all’attenzione del governo cittadino più interventi propositivi, basta vedere i lavori di quelli che sono stati i Consigli Comunali che si sono tenuti, quelli che sono stati i lavori portati avanti nelle Commissioni e si potrà rilevare qual è stata la volontà di contributo che è partita da questa parte politica.
Che cosa è accaduto: che ogni intervento proposto, ogni suggerimento che è stato rivolto al governo cittadino è stato rimandato al mittente con dei sotterfugi tecnici, emendamento irricevibile, proprietà privata di un manto stradale dove si doveva realizzare una strada con la presenza di una scuola, allora io quello che voglio rappresentare: che da parte di chi era consapevole di avere una maggioranza a termine, perché era del tutto evidente, caro Sindaco, che quello che è stato il risultato della Commissione Elettorale, presieduta dal magistrato Maritati, è stata una sentenza e non un atto ricognitivo di quello che si sarebbe dovuto fare e mi sarei atteso, così come è avvenuto in estate, una proclamazione in pompa magna di tutti coloro i quali siedono e sedevano in questo consesso, analogo trattamento in questa sede.
Aggiungo un’altra cosa: da comune cittadino sono altamente amareggiato che in uno Stato di diritto si debba attendere nove mesi per ristabilire la democrazia in quest’aula.
Chi ha proposto il ricorso, Sindaco, ha legittimamente fatto valere un suo interesse legittimo a dare il contributo a questa assise, ne hanno parlato i media, ne hanno parlato i giornali, nell’ambito del centrodestra noi siamo uniti, stiamo ragionando, stiamo riflettendo, nessun inciucio da parte nostra, nessun accordo sottobanco, ma da parte sua, Sindaco, c’è stata una chiusura netta, forse lei, Sindaco, ritiene che in questo Consiglio Comunale ancora siedono 20 Consiglieri Comunali della sua parte politica.
La democrazia è diversa; la democrazia ha assegnato 17 Consiglieri Comunali al centrodestra che devono far valere la propria posizione politica e devono dare conto ai propri elettori.
Quindi, Sindaco, nel momento in cui lei fa delle dichiarazioni di chiusura netta si assume le responsabilità nei confronti della città perché il cerino, che c’aveva lei in mano, in maniera abile, questo lo devo riconoscere, l’ha buttato altrove, ma noi non lo riceviamo questo, Sindaco.
Noi non lo riceviamo, noi siamo persone che sappiamo fare il nostro mestiere, lo abbiamo fatto quando abbiamo parlato in questo Consiglio Comunale abbiamo sempre parlato da opposizione costruttiva e propositiva.
Che cosa abbiamo avuto? Un rigetto a prescindere.
Non siamo d’accordo.
Allora, a questo punto, Sindaco, da parte nostra c’è una presa d’atto di quelli che sono stati i tuoi comportamenti e i tuoi comportamenti ci determineranno nell’assumere quelle che sono le decisioni di un centrodestra coeso e unito.
Questo deve essere chiaro a tutti i presenti, a tutte le testate giornalistiche, a tutte le televisioni.
Noi siamo uniti e quella che sarà la decisione sarà il risultato di una riflessione da parte di tutti.
Quindi, Sindaco, se responsabilità ci saranno in questa città non saranno del centrodestra ma saranno sue.
Speaker : PRESIDENTE:
Non ci sono altri interventi?
Prego, Consigliere Pala.
Vi prego di rivolgervi, lo dico a tutti i Consiglieri, durante gli interventi, rivolgetevi all’aula. Grazie.
Speaker : CONSIGLIERE PALA:
Non potrei fare altrimenti, signora Presidente, perché sennò mi verrebbero problemi alla spalla per rivolgermi al pubblico.
Faccio questo intervento da più giovane degli eletti provando anche a ricordare, al di là dei dibattiti politici, su cui poi arriverò in un secondo momento, il motivo che ci dovrebbe spingere a fare politica, che non sono strategie, stratagemmi, inciuci come ha detto prima, ma tecnicamente, teoricamente il bene dei nostri cittadini e ve lo ricordo da più giovane e da inesperto Consigliere, rispetto a un Consiglio Comunale dove siedono nuovi Consiglieri che, comunque, lo sono da otto mesi in più rispetto a me, dove siedono ex parlamentari, ex Presidente della Provincia, magari anche futuri parlamentari, ex Assessori, chi ci sta da trenta anni, da quarant’anni, io ci sto da oggi e, quindi, senza esperienza ma con tutto il cuore proverò a fare un discorso aperto ai miei colleghi Consiglieri, agli Assessori, al Sindaco e alla cittadinanza.
Innanzitutto devo ribadire la mia appartenenza a un partito perché forse è necessario, sono uomo, anzi ragazzo, di partito e ho anche aspettato, proprio perché membro di partito, le decisioni e l’intervento del mio capogruppo a cui, ovviamente, mi associo, Questa è una forma di rispetto politico, istituzionale e partitico che per chi fa parte e componente di un partito serio, stabile, organizzato è doveroso e il Consigliere Giordano sarà d’accordissimo con quello che dico.
Io, ovviamente, mi adeguo alle dimissioni e la mia sarà la prima firma nel caso di centrodestra unito, nel caso di documento unitario, dopo le riflessioni di cui, giustamente, hanno parlato prima i miei colleghi Consiglieri di maggioranza, a questo punto; però mi preme fare alcune riflessioni umane, prima che politiche.
Caro Sindaco, lei rappresenta e ha rappresentato negli ultimi mesi l’unità della città, lei è il Sindaco dei cittadini perché giustamente democraticamente eletto, ecco da parte sua, in quanto rappresentante dei leccesi, mi sarei aspettato oltre a dei post al vetriolo che magari, giustamente, ci stanno nel gioco delle parti politiche, delle scuse, delle scuse sincere, perché ci sono dei Consiglieri oggi, e in particolare dei ragazzi, proprio su questa curva del Consiglio Comunale che hanno molto sofferto negli ultimi mesi perché dopo una campagna elettorale difficile, dura, lacrime e sangue, com’è la politica oggi, non si sono visti riconoscere un loro diritto e forse quando qualcuno di noi gridava, inizialmente si diceva “golpe” forse in termini esagerati, però a una mal interpretazione della legge, forse qualcuno di noi ci vedeva giusto, aveva ragione, forse siamo stati avvocati migliori noi, pur non essendolo, di tanti altri che si sono improvvisati avvocati su Facebook, su Instagram e su Twitter.
Forse era giusto quello che dicevamo, che l’interpretazione era sbagliata, però devo anche dire che nonostante non abbia visto come primo post del Sindaco Salvemini una grande foto con scritto: “Scusateci”, devo dire che un magistrato, il dottor Maritati, che io in primis ho avuto modo di criticare, l’altro giorno ero in tribunale ad assistere alla proclamazione di un mio amico che diventava magistrato dopo aver vinto il concorso, mi ha visto e da signore, dopo aver ricevuto mie critiche, mi è venuto incontro, in maniera elegante, mi ha detto: “Auguri, ve lo siete meritato”.
Quindi è giusto anche riconoscere nel momento in cui qualcuno ammette, evidentemente, di aver mal interpretato la legge.
Andando avanti: la situazione in cui si trova il Consiglio Comunale di Lecce e quella della famosa “anatra zoppa” può essere poi interpretata in diversi modi, ci sta il Presidente degli Stati Uniti Obama che per sei anni su otto del mandato ha governato con un’anatra zoppa, c’è il Sindaco di Avezzano, venendo a ieri, all’altro ieri, che si dimette immediatamente.
L’interpretazione è interpretazione politica che deve essere data ovviamente dai singoli individui che compongono questo Consiglio.
Nel rimettermi, quindi, a quelle che saranno le decisioni del centrodestra aggiungo che visto che, evidentemente, il TUEL proprio non vi piace, l’articolo 42 del TUEL dice che è il Consiglio a dare gli indirizzi politico-amministrativi a quella che è la maggioranza esecutiva e che verifica e modifica periodicamente quelle che sono le linee programmatiche.
Quindi non può il Consiglio accettare a scatola chiusa quelle che sono le indicazioni della Giunta e del Sindaco, non può perché lo dice il TUEL e, ripeto, capisco che forse non vi piaccia proprio questo Testo Unico degli Enti Locali.
Concludo, rimandando sul vostro campo la palla, che in maniera astuta avete buttato sul nostro.
Il Sindaco non può essere un dittatore della città su un programma a scatola chiusa ma lo dice la Corte Costituzionale nella nota sentenza del 1996, quella che avete saltato nella vostra interpretazione, il Sindaco in caso di anatra zoppa, se non vuole dimettersi, deve essere più bravo, altrimenti, evidentemente, è al Sindaco che non va di fare il Sindaco, non a noi Consiglieri del centrodestra. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, Consigliere Pala.
Non ho altri interventi.
Prego, Consigliere Perrone.
Per cortesia, silenzio.
Speaker : CONSIGLIERE PERRONE:
Presidente, viviamo oggi questa assise sapendo tutti quanti che questo momento sarebbe arrivato.
Tutti lo sapevano che il decreto dell’ufficio elettorale, col quale si era consegnata la maggioranza assoluta alla coalizione o alle coalizioni collegatesi sia al secondo turno con il Sindaco Salvemini, quel decreto tutti sapevano essere un decreto non legittimo.
Ci sono volute le sentenze del TAR, ci sono volute le sentenze del Consiglio di Stato, intanto tutti noi abbiamo perso del tempo, la città ha perso del tempo.
Carlo Salvemini ha costruito la sua immagine di uomo tutto d’un pezzo, questo gli ha consentito, in una fase di assoluta difficoltà del centrosinistra, di essere indicato come candidato Sindaco, in assenza di altre disponibilità.
La coerenza di Carlo Salvemini era la caratteristica che il centrodestra riteneva di poter spendere in una campagna elettorale, sulla carta, già persa in partenza.
Il centrodestra ha fatto la sua parte per consentire al Sindaco Salvemini di vincere le elezioni ma il Sindaco Salvemini al primo turno, cioè quando i cittadini dovevano scegliere per chi votare, non raggiunge nemmeno il 30% di voti, quindi era di fatto il rappresentante di una ultra minoranza della comunità dei leccesi.
Poi c’è stata l’intesa con Alessandro Delli Noci, un’intesa legittima da un punto di vista politico elettorale, le valutazioni le lasciamo al metro di giudizio e alle valutazioni etico-morali di ciascuno di noi e già da lì la figura del Sindaco tutto d’un pezzo iniziava a vacillare; un Sindaco che aveva deciso di sottoscrivere un patto di potere, sotto l’egida di potentati politico-istituzionali non tanto vicini alla città di Lecce e in tutto questo la città continuava a perderci.
La legge è chiara, cari amici, lo sapevamo tutti e da qui sta la debolezza della politica, perché ci ha perduto anche la politica, la legge dice che un Sindaco che vince al secondo turno ha diritto a governare con il premio di maggioranza a meno che al primo turno, che è il giorno delle elezioni, i cittadini non abbiano deciso che la maggioranza fosse altrove; questo è il senso della legge ed è giusto, dal mio punto di vista, perché si riesce ad individuare un contrappeso ad una situazione nella quale il turno elettorale, secondo, è diverso dal primo, non vi è la certezza che tutti coloro i quali che partecipano al primo turno vadano a votare al secondo e non è giusto che una maggioranza venga stabilita dal 50% e poco più degli elettori, come è successo, dei votanti, al secondo turno rispetto a quasi il 70% del primo turno.
Quindi i contrappesi sono chiarissimi nella legge elettorale e tutti lo sapevamo, siccome la politica è debole, siccome la politica si piega a convenienza, a situazioni che possono oggi andar bene per noi e domani, invece, andar bene per voi e viceversa, abbiamo tutti accettato - da una parte confutandolo, dall’altra parte esaltandolo - una interpretazione che non doveva essere un’interpretazione perché l’ufficio elettorale non interpreta alcunché, l’ufficio elettorale fa un’operazione assolutamente di ricognizione, vede Paolo Perrone quanti voti ha avuto, vede la lista di Paolo Perrone quanti voti ha avuto, vede quanti voti ha avuto il Presidente Torricelli e così via e scrive i numerini e fa i calcoli.
A Lecce, ma non soltanto a Lecce, non è successo questo, perché questo è un Paese, ahinoi, a dir poco strano.
Allora cosa avrebbe dovuto fare la politica: avrebbe dovuto, sin da subito, prendendo atto del fatto che oggi sarebbe convenuto a te, caro Sindaco, domani probabilmente sarebbe convenuto a un altro, prendere atto che stavamo attraversando una situazione a dir poco incerta.
Tu sei andato a dire, tu e i tuoi Assessori in pectore, che avresti avuto la maggioranza già prima di conoscere il verdetto dell’ufficio elettorale, instillando nell’opinione pubblica l’idea che le elezioni sono rispetto a come uno interpreta la legge, no: le elezioni, il mio voto vale a Lecce, come vale ad Avezzano, come vale a Napoli, come vale a Bolzano, in un Paese civile.
Abbiamo perso tutti noi l’occasione di dire: questo è un Governo che inevitabilmente vedrà l’anatra zoppa ed eri confortato in questo dal parere di illustri amministrativisti, a te molto vicini sia da un punto di vista professionale che umano, non c’è stato nessuno, se non degli illustri giuristi di questa città, che abbia preso sinceramente e convintamente le difese di quel verdetto, qualcuno lo ha fatto, diciamo, così, d’ufficio.
Allora che l’unica speranza fosse quella del rinvio alla Corte Costituzionale lo sapevamo tutti, ma un uomo tutto d’un pezzo, che rappresenta una maggioranza/minoranza, che governa sulla trasparenza, sulla lealtà e sulla volontà di cambiamento, poteva rifugiarsi in calcio d’angolo nel verdetto di invio alla Corte Costituzionale? E la figura di uomo tutto d’un pezzo continuava a sgretolarsi, siccome questo è il momento delle verità lo dobbiamo dire, caro Sindaco: è vero, non ce li abbiamo i 17 voti, io posso decidere del mio voto, al contrario di te, il mio voto non è determinante, il tuo sì.
Io ho fatto il Sindaco, anch’io ho rischiato di cadere, l’Onorevole Rotundo, il Consigliere Torricelli parteciparono a quell’assemblea e io pure pensai di dimettermi, se non fossi stato in grado di superare quella crisi io mi sarei dimesso, con la mia firma; la legge che ti dà il diritto e il dovere di governare e siccome sei eletto dai cittadini tu puoi decidere.
Io devo convocare i miei colleghi di centrodestra dal notaio, non ci siamo, lo dobbiamo dire, noi non ci siamo perché se ci fossimo, dopo la convocazione avremmo chiesto al Segretario di andare nella sua stanza a firmare; non ci siamo e lo dobbiamo dire davanti alla città.
Qualcuno perché ritiene che la posizione in Consiglio Comunale, ovviamente lui deve ancora svolgere il suo ruolo, qualcuno perché ritiene politicamente che non ci conviene andare a votare fra due mesi, non lo so, ma noi non ci siamo, non ci siete nemmeno voi però, perché se io dicessi che ci mancano 4, 5 voti, voi siete: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, andiamo dal Segretario a firmare.
Allora non basta, caro Sindaco, provare a scaricare la colpa sugli altri.
Tu hai l’obbligo di scegliere, tu hai l’onere di scegliere, io so quanto difficili sono le scelte che un Sindaco dovrebbe fare.
Questa è la verità, perché sennò inviteresti qualcuno dei tuoi ad accompagnarci dal notaio perché a noi qualche firma ci manca.
Allora cosa voglio dire: il problema è un altro, il problema è che tu sei un uomo tutto d’un pezzo, ma il potere ti sta piacendo e ti sta corrompendo perché se tu avessi veramente voluto rimetterti alla volontà degli elettori ti saresti dimesso il primo di febbraio, sapendo che la sentenza sarebbe arrivata in tempo; se la sentenza - ma tutti lo sapevano - paradossalmente, ragioniamo per assurdo, fosse stata a te favorevole, avresti avuto tutto il tempo di ritirarla; non l’hai fatto.
Sai quante scommesse ho vinto io, signor Sindaco, che per me valgono voti, perché scommettevo con elettori tuoi che tu non ti saresti dimesso e ci siamo stretti la mano che avrebbero votato per me il 4 marzo.
Prenderò una barca di voti con le scommesse che ho fatto perché loro dicevano che tu ti saresti dimesso, io dicevo che non l’avresti fatto perché non lo puoi fare, Sindaco, e sai perché non lo puoi fare: perché tu butti la palla nel campo nostro perché sai che la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica, non solo i nostri elettori ma anche quelli che sono stati, come dire, affascinati e hanno messo la croce sul tuo nome, oggi sono pentiti, e sono tantissimi, ci chiedono di mandarti a casa e quello che non ti fa bene, caro Sindaco…
Speaker : PRESIDENTE:
Per favore un po’ di rispetto, altrimenti faccio sgomberare l’aula.
Speaker : CONSIGLIERE PERRONE:
E quello che non ti fa bene sono l’autoesaltazione, le claque che ti circondano, minoritarie, di gente che urla ma che rappresenta soltanto se stesso e sono pochissimi e sempre meno.
Allora, Sindaco, così ci intendiamo, quello che avresti dovuto fare è mettere una firma, lo puoi fare ancora, un atto di dignità ovviamente, dice: ma viene il Commissario.
Io, ma parlo per me, assolutamente non voglio interpretare ed estendere la mia visione a nessuno dei miei colleghi di maggioranza, io sono convinto che un Commissario sarebbe meglio della tua Amministrazione, per quello che avete fatto fino adesso, non avete governato per nulla quando eravate illegittimamente maggioranza, mi chiedo come farete a governare oggi quando questa maggioranza non ce l’hai e la dovrai ricercare ogni volta, chiedendo a qualcuno dei nostri che quel giorno abbia un mal di denti, che ci sia un mal di pancia, che ci sia la nonna che sta male e va ricoverata in ospedale; è questo che la città di Lecce si merita?
Lo lascio alla tua coscienza e alla tua valutazione.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie. Non ho altri interventi.
Va bene, prego Sindaco.
Speaker : SINDACO SALVEMINI:
Grazie, Presidente. Grazie, Consiglieri per i vostri interventi.
Raccolgo un poco di pensieri per cercare di mettere ordine a una discussione che è stata animata, che ha introdotto plurime valutazioni, naturalmente com’è mio costume non entro nei giudizi personali, mi attengo ai fatti politici.
In primis vorrei trasferirvi un senso di consapevolezza, lo dico ai giovani Consiglieri entrati in aula che hanno avuto il coraggio, la forza di rompere l’emozione dell’esordio e proporsi con una articolata riflessione.
Noi siamo cittadini di questo Paese, amministratori pubblici che si consegnano al rispetto delle leggi e della Costituzione e soprattutto vivono il tempo e sentire in quest’aula che io dovrei porvi scusa per i tempi della giustizia amministrativa, che non regolano, non sono regolati dal Sindaco di questa città, significa anche non tener conto di quelli che sono i drammi autentici di questo Paese sui tempi della giustizia penale e civile, sulle persone detenute in attesa di giudizio che aspettano con sofferenza e dolore di sapere quale sarà la loro vita, molto più che sapere se un giorno possono entrare in Consiglio Comunale com’è giusto che sia, non perdiamo il senso della misura.
Definiamo cittadini amministratori avendo consapevolezza di quali sono i veri drammi esistenziali di una comunità.
Io sono costretto a ripetervi che non avrei potuto, diversamente, che tener conto di quelle che erano le decisioni di organi validamente costituiti e previsti dalla legge nella determinazione della composizione del Consiglio Comunale presieduta da un magistrato che ha assunto una decisione in piena libertà e le sue considerazioni, Consigliere Perrone, sono al limite della querela quando riferisce di anticipazioni sugli esiti che minano la credibilità di quell’organo e credo che quello che lei ha detto in aula andrà trasferito a chi di dovere per tutelare la propria posizione in sede penale.
Quello che lei ha detto è molto grave, ha offeso la credibilità di un organo presieduto da un magistrato, assegnando l’idea che quelle decisioni fossero state già comunicate agli interessati.
Dopodiché… sì, sì, d’accordo finiamola.
Speaker : PRESIDENTE:
Consigliere Perrone, abbia pazienza, faccia parlare il Sindaco. La prego, faccia parlare il Sindaco.
Speaker : SINDACO SALVEMINI:
Messo a verbale, infatti è a verbale la tua dichiarazione, come la mia. Ecco. Perfetto. Benissimo.
Io, quindi, ho atteso che un giudizio amministrativo venisse a conclusione.
C’è stata un’azione di tutela di propri interessi legittimi, il ricorso al TAR, presentato da chi riteneva di dover significativamente vedersi riconosciuto il proprio diritto a sedere in aula e c’è stato chi, invece, ha presentato il ricorso con ben altre ragioni che sono state con molta trasparenza e chiarezza ribadite oggi in aula da Mauro Giliberti, firmatario di un ricorso insieme all’ex Sindaco Paolo Perrone che era quella non di impegnarsi per una battaglia che garantisse il principio della rappresentatività dell’organo ma quella di creare le condizioni perché questa Amministrazione venisse mandata a casa; non il ricorso come mezzo per la rappresentatività ma come fine per impedirne la governabilità, perché quando si dice, come è stato detto, che senso ha non partecipare alla presa d’atto della nostra elezione in Consiglio Comunale, che senso ha non partecipare ai lavori d’aula, che senso ha presentare i ricorsi se poi non siamo conseguenti nel raccogliere le firme per lo scioglimento dell’aula, si esplicita sin dall’inizio qual era la strategia che alcuni Consiglieri hanno voluto costruire non quella di riconoscere, come detto, il principio di rappresentatività e di rappresentanza ma quella di sostanzialmente chiudere, con la forza dei numeri, un risultato elettorale.
Ci si spinge a sostenere che io avrei dovuto, sulla base di una valutazione interpretativa, anticipare gli esiti della sentenza del Consiglio di Stato perché era scritto in partenza quale sarebbe stato, soltanto io, stupidamente, non capivo che non ci fosse alcuna materia del contendere, poi leggo la sentenza del Consiglio di Stato, 38 pagine, in cui si scrive: “La sostanziale originalità dell’oggetto della controversia e le complesse implicazioni interpretative ad esse relative giustificano la statuizione compensativa delle spese di giudizio sostenute dalle parti”, cioè sostanzialmente si ribadisce come sulla questione fossero stralegittime valutazioni interpretative complesse, ben più semplici di quelle che si è inteso riportare in questa aula.
D’altra parte, colleghi Consiglieri, la lettura della sentenza se la si vuole interpretare fino in fondo - e anche la giurisprudenza che si è succeduta negli anni - impone al Sindaco eletto, che non dispone di una maggioranza in aula, di verificare le condizioni dell’esistenza di una governabilità, altrimenti si decreterebbero tout-court gli scioglimenti dei Consigli Comunali privi di una maggioranza.
Ecco dov’è la ragione delle mie mancate dimissioni: verificare nello spirito della norma la possibilità che esiste di verificare se rappresentatività e governabilità possono essere garantite in questa assise.
Cosa ho fatto appena ricevuta la sentenza del Consiglio di Stato: un’assunzione di responsabilità politica piena e trasparente, avrei potuto decidere - e i tempi ce l’avrebbero anche consentito - di far spirare il termine del 24 di marzo e verificare solo successivamente se rappresentatività e governabilità si sarebbero potute garantire, 24 febbraio scusate, ho voluto altro, proprio per quel principio di lealtà e trasparenza che mi sono sempre sforzato di garantire, ho voluto accelerare in ogni modo lo svolgimento di questa seduta per consentirvi di fare quello che avevate previsto: raccogliere le firme e mandarmi a casa.
Se oggi queste condizioni non esistono, così come mi state dicendo, probabilmente si potranno determinare nelle prossime ore, non lo so, questo è il segno di una, come dire, difficoltà, di una strategia che, evidentemente, è fallita; ma oggi chiedere - come è stato fatto addirittura - che i Consiglieri di minoranza, che sono stati sostanzialmente in questi anni quasi considerati dei golpisti, degli usurpatori, firmino lo scioglimento insieme ai Consiglieri di maggioranza che non hanno i numeri per poterlo fare, rappresenta un’alterazione di una fisiologica articolazione di un dibattito politico, ma anche e soprattutto una manipolazione del senso che si assegna con quella sentenza alle ragioni profonde che trasferiscono al Sindaco la verifica di queste condizioni e io che cosa ho detto, e intendo ripeterlo, se il 24 di marzo dovesse spirare senza - il 24 febbraio - dovesse spirare senza l’avvenuta raccolta contestuale delle 17 firme, io sarò chiamato a dovermi misurare con una composizione del Consiglio che mi vede in minoranza.
Come si regola un Sindaco? Cosa farò. Io assegno un significato politico cruciale, definitivo, alla presentazione del bilancio di previsione che avverrà entro il mese di marzo perché?
Per due ragioni, la prima: essa è la traduzione in numeri di quelle che sono linee strategiche di mandato che, naturalmente, definiscono un programma di azioni, interventi per garantire servizi, investimenti alla città; dall’altra perché lo scioglimento, ma la mancata approvazione di un bilancio di previsione è di per sé ragione di scioglimento del Consiglio Comunale.
In quella sede io chiederò a quest’aula di esprimersi e di stabilire se siglare un patto politico per il governo di Lecce e andare avanti con chi è interessato a farlo, oppure votare contro, avendone i numeri e stabilire che non ci sono le condizioni minime, quindi che quello sforzo che io devo intraprendere nell’interesse dei cittadini, nel rispetto di quelle 22.000 persone che al ballottaggio hanno scelto Carlo Salvemini, verificare le condizioni di una governabilità.
Se quelle condizioni di governabilità non dovessero esserci io, come ho già anticipato, rassegnerò le dimissioni e andrò a casa.
Io non so se questo corrisponde alle aspettative di un uomo tutto d’un pezzo che qualcuno vive come un fatto quasi esistenziale, l’ho detto, l’ho detto in conferenza stampa e ve lo ripeto oggi: approccerò quell’appuntamento insieme a voi con lo spirito col quale ho vissuto questi mesi da Sindaco, guidato da una bussola che per me è stato il programma elettorale validato dal voto popolare ma senza esibizioni o manifestazioni muscolari di chi ritiene che avendo vinto amministra e governa e non esercita potere, che dopo il voto non ci stanno i noi e i loro, ma ci sta una comunità che va accompagnata e servita.
Ricordo che chi oggi lavora con me, con noi, sono gli stessi Dirigenti che erano prima a Palazzo Carafa, non c’è stato ancora nessun provvedimento di rotazione; ricordo che gli uffici che servono il Sindaco della città di Lecce sono gli stessi che servivano il Sindaco precedente ad eccezione del capo di gabinetto che ha lavorato con me fino a quando è andato in pensione; consulenti dell’Amministrazione precedente sono stati confermati, per una ragione semplice: io verifico la disponibilità di ciascuno a servire la città, indipendentemente dal voto che ha espresso l’11 e il 25 di giugno del 2017.
Quella sede, nel bilancio, sapete si apre un confronto, esisterà la possibilità per ciascuno di offrirsi con un contributo, si valuteranno eventuali emendamenti, vi si accoglieranno, senza pregiudizi, soltanto facendosi guidare da quello che io ritengo essere un interesse della città e non è vero - come si sostiene - che l’Amministrazione, questo Sindaco e questa composizione del Consiglio sia stata sorda alle richieste, sono state accolte alcune, respinte altre, la fisiologia del confronto.
Io da Consigliere di minoranza ho fatto tante proposte, alcune sono state accolte altre no.
io mi misuro sulle politiche, non sulla politica intesa come definizione di accordi finalizzati a costruzioni momentanee di consenso.
Se mi si presentano mozioni che suggeriscono all’Amministrazione Comunale l’assunzione di un impegno riguardo alle politiche per la sicurezza urbana io le voto e poi vado in Prefettura a votare e a sottoscrivere il patto per la sicurezza urbana; se mi si presentano proposte che suggeriscono all’Amministrazione comunale impieghi diversi della imposta di soggiorno, io le accolgo perché le considero intelligenti e conseguentemente adeguo il bilancio di previsione, tenendo conto di quella indicazione e sono pronto ad accoglierne altre lì dove dovessi misurarne l’utilità.
Se qualcuna è stata respinta non significa che esiste una pregiudizievole chiusura, esiste una valutazione di merito che può essere, vivaddio, consentita e rispettata.
Queste sono le situazioni che si aprono, molto chiare.
In aula ci stiamo dicendo tutto, non ci sono infingimenti, non ci sono retroscena, non ci siano dietrologie è tutto, come dire, registrabile, è tutto misurabile, è tutto verificabile.
Vorrei però che anche ci intendessimo su alcuni principi elementari, Mauro, se - come dici - hai vissuto questi mesi con lo spirito di dovermi mandare a casa (l’hai detto), tu insieme ad altri non avete partecipato alla votazione sulla presa d’atto del Consiglio Comunale, hai, tuo malgrado, sostieni, abbandonato i lavori quando magari non avresti voluto, perché ci sono stati anche episodi di diserzione dei lavori dell’aula.
Oggi ribadisci che il senso di quel ricorso era creare le condizioni per mandarci a casa, capisci bene che non è che si costruiscono presupposti credibili di collaborazione istituzionale, cioè io vorrei capire qual è la linea di confine che stabilisce lo spazio di un confronto oppure l’idea di una incomunicabilità tesa a dire: voi non potete governare e noi dobbiamo mandarli a casa.
È difficile costruirla una collaborazione, un dialogo istituzionale su queste premesse, ma ciò che è stato appartiene ormai alla cronaca.
Quello che è evidente - e che anche dagli interventi che si sono succeduti oggi emerge - è che fin dall’inizio c’è stato chi ha inteso aprire questa consiliatura con il profilo della forza politica di opposizione, mi oppongo a prescindere, e se ho le condizioni li mando a casa, di chi invece da forza di minoranza dice: sono entrato in questo Consiglio in uno schieramento diverso ma mi predispongo al dialogo, non ho pregiudizi, voto favorevolmente o voto contro a seconda di quello che le condizioni mi suggeriscono e credo di non sbagliarmi; la difficoltà che avete di raccoglie le 17 firme sta in questo, di chi vive questa esperienza come una insopportabile anomalia da dover chiudere al più presto e chi lo ritiene l’esito di una consultazione elettorale.
Io mi consegno rispettosamente a quello che è il primo turno ci ha, naturalmente, consegnato come risultato però vorrei tra di noi che utilizzassimo toni anche meno esasperati, ultimativi, definitivi.
Guardate che siamo in questa situazione per 366 voti di differenza, che significa un voto a testa in più per ciascuno dei candidati che sostenevano la nostra coalizione.
Se questa situazione non vi fosse stata e tale è per questo numero non una migliaia, è il gioco della democrazia, ma questo è l’invito che faccio nel tener conto di quello che poi il risultato politico ci ha consegnato, una volontà precisa, l’indicazione di un Sindaco e di un programma.
Attenti però a voler descrivere qualunque ipotesi di intesa trasparente come un accordo inconfessabile.
Ci siete già cascati, lo avete fatto quando io e Alessandro abbiamo presentato alla città l’accordo per il secondo turno, costruito su 4 parole d’ordine: innovazione, partecipazione, trasparenza e legalità.
Si scatenò una canea, si sostenne che eravamo andati a Bari a costruire un accordo spartitorio che avrebbe assegnato assessorati, nomina nelle società partecipate, incarichi di ogni tipo, utilizzo dell’Acquedotto Pugliese, utilizzo delle Multiutility della Regione.
Quello che abbiamo fatto è sotto i vostri occhi; quello che faremo, se saremo chiamati a farlo, sarà sotto i vostri occhi.
Se io ho costruito un accordo di questo tipo con Alessandro Delli Noci, con lo stesso spirito mi impegnerò, se ci saranno le condizioni, a costruirne nuovi e di diversi ma sempre nella sede deputata, che è questa: l’aula del Consiglio Comunale, mettendo ciascuno nelle condizioni di potersi assumere una responsabilità pubblica.
Credo di avervi, sostanzialmente, detto tutto.
Si apre una fase non prevista, ci misureremo con la stessa, ciascuno motivato dai propri convincimenti.
Io guiderò i miei passi successivi, consapevole delle responsabilità che mi ricadono, della difficoltà del passaggio ma convinto che facendosi fino in fondo guidare da uno spirito di servizio verso la comunità che si rappresenta, qualunque decisione, anche la più complicata e la più difficile, sarà assunta a testa alta, schiena dritta e con la serenità che ad essa inevitabilmente si accompagna. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE:
Grazie, Sindaco.
Dichiaro chiuso il dibattito. Dichiaro chiuso il dibattito, mi spiace.
Dichiaro chiuso il dibattito.
Per cortesia dal pubblico, no, no mi dispiace, Consigliere Perrone, mi dispiace, dichiaro chiuso il dibattito.
Speaker : SINDACO SALVEMINI:
Paolo, vorrei chiarirti, no, forse hai frainteso il mio; io non ho inteso querelarti io, figurati se devo querelare io.
Speaker : PRESIDENTE:
Consigliere Perrone, io le do solamente tre minuti, dopodiché non do la parola a nessuno perché il dibattito è chiuso.
Speaker : CONSIGLIERE PERRONE:
Allora il fatto che io abbia dovuto insistere per prendere la parola mi obbliga a richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su una cosa sulla quale avrei voluto soprassedere, cioè che lei fa il Presidente eletta da un Consiglio illegittimo.
Quindi dignità avrebbe voluto che lei oggi…
Speaker : PRESIDENTE:
Per cortesia. Allora, se insistete io sgombero l’aula, per cortesia.
Speaker : CONSIGLIERE PERRONE:
Oggi si presentasse dimissionario a questa assise o comunque che il Sindaco, nella sua introduzione, tra le cose da fare, rimodulazioni Commissioni e presidenze avesse parlato anche della sua postazione; non lo volevo fare, però siccome lei non perde tempo di dimostrare che è il Presidente di una parte, il Sindaco ha detto che prenderà gli atti e li trasferirà a chi di competenza per essere, come dire, citato in sede penale.
Io ho solo detto e lo ripeto che il Sindaco sapeva già, prima del verdetto dell’ufficio elettorale, che avrebbe avuto la maggioranza e non intendevo che si era sentito con qualcuno dell’ufficio elettorale, che sapeva già quello che sa adesso, sapeva già quello che sa adesso, che i voti, eventualmente, li avrebbe potuti trovare in quest’aula, caro Sindaco, lo stesso motivo per il quale deciderai di vivere in una terra di mezzo in questi mesi, chiedendo a qualcuno degli amici di centrodestra, qualche volta, di ricordarsi che ci sono passaggi importanti e forse sul bilancio non converrebbe partecipare alla seduta.
Era solo questo che le volevo dire, quindi non interpreti il mio pensiero.
Speaker : PRESIDENTE:
Allora, Consigliere, scusi signor Sindaco, le ho concesso la parola perché ho ritenuto come fatto personale, solo ed esclusivamente per questo.
Scusi, signor Sindaco, la parola a lei.
Speaker : SINDACO SALVEMINI:
Consigliere Perrone, abbiamo inteso molto bene le sue parole, che non si prestano a interpretazioni o fraintendimenti, sono lineari e trasparenti. Io non ho capacità predittive, non sono un mago che legge le carte o consulta i tarocchi, per cui se lei ritiene che io, ancor prima della chiusura dei lavori della Commissione Elettorale sapessi gli esiti, significa che qualcuno me li aveva riferiti; questa è consecutio logica.
Dopodiché, ho capito, ti è scappata una cosa di cui ti stai pentendo, naturalmente adesso stai in difficoltà.
Non ti preoccupare. Poi farai la rassegna stampa.
Detto questo e ribadisco le dichiarazioni pubbliche sono tali, se non si prestano a interpretazioni, quando espresse in modo chiaro e io ho detto in modo chiaro e te lo ripeto e lo ripeto ai Consiglieri qui presenti che il passaggio del bilancio di previsione non lo considero superato se esso verrà approvato con i soli voti dei miei Consiglieri perché qualcuno intende non partecipare ai lavori, ho detto e ripetuto che sulla presentazione del bilancio di previsione verificherò l’esistenza di eventuali patti politici per il governo della città.
Quindi, ti rassicuro, non ricorro a furbizie, non ricorro a escamotage, non ricorro a modifiche del regolamento del Consiglio comunale da voi predisposte che definiscono una soglia più bassa per l’approvazione del bilancio di previsione, no; affermo un principio politico: sul bilancio di previsione chiederò un voto all’aula, se dovessi percepire che esso passa solo con i voti dei miei Consiglieri perché gli altri hanno deciso di disertarla, non sarà sufficiente.
Molto semplice: rassegnerò le dimissioni, fermo restando che quest’aula avrebbe i numeri per mandarmi a casa non votando il bilancio di previsione; più chiaro di così non lo posso dire, sempre che si voglia capire.
Speaker : PRESIDENTE:
Prima di passare alla votazione, per alzata di mano, della presa d’atto del provvedimento, vorrei chiedere ai consiglieri e ai capigruppo di fare recapitare all’Ufficio di Presidenza la desiderata sulle postazioni in aula in modo tale che la prossima volta sarà organizzato al meglio.
Oggi abbiamo improvvisato e poi vi arriverà una comunicazione, in breve tempo, per la costituzione delle nuove Commissioni e, quindi, per avere le indicazioni.
Allora pongo al voto per alzata di mano la presa d’atto del provvedimento e la convalida dei Consiglieri.
Un attimo.
Immediata eseguibilità sempre per alzata di mano.
Buona giornata.