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C.r. Puglia 21.11.17
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Revision
Speaker : PRESIDENTE.
Buongiorno a tutti. Prego i colleghi consiglieri di prendere posto.
Do per approvato il verbale della seduta precedente.
Non ci sono congedi.
Commissioni III, VI e VII: “Disegno di legge n. 253, norme contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere”.
Commissioni IV e V in seduta congiunta: “Proposta di legge a firma dei consiglieri Trevisi, Barone ed altri: Istituzione di un fondo di rotazione per avviare in fase sperimentale il reddito energetico”.
Passiamo all’ordine del giorno.
Come avete notato dal punto aggiuntivo, a seguito dell’avvenuto decesso in data 14 novembre del consigliere regionale architetto Salvatore Negro, il Consiglio deve procedere alla surroga dello stesso e alla convalida del consigliere regionale subentrante.
A norma dell’articolo 16 della legge n. 108, così come modificata dalla legge regionale n. 7/2015, il seggio deve essere attribuito al candidato che nella medesima lista e nella medesima circoscrizione segue immediatamente.
Dall’estratto del verbale dell’Ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale di Lecce, Puglia, risulta che nella circoscrizione di Lecce il primo dei non eletti nella lista n. 16 avente contrassegno “Popolari” è il candidato Mario Romano, nato a Matino il 12.11.1950 e ivi residente alla provinciale Matino-Taviano.
Ai sensi del combinato disposto degli articoli 17 della legge n. 108 e dell’articolo 24 della legge n. 7 e del Regolamento interno, si deve procedere alla convalida del predetto Mario Romano.
Per cui, dobbiamo procedere con una votazione per alzata di mano per la convalida.
All’unanimità si delibera la convalida.
Pertanto, chiedo al consigliere Mario Romano di entrare in Aula e di prendere posto.
Auguri al consigliere Mario Romano. Mi è stato preannunciato che il consigliere Romano chiede la parola. Prego.
Speaker : ROMANO.
Qui a Bari ho avuto un caloroso accoglimento da parte di moltissimi, con un benvenuto. Io questo lo dico come cappelletto. Più che benvenuto io direi bentornato, Presidente, perché io ho frequentato queste aule per quindici anni, dal 1990 al 2005. Quindi, conosco bene la Regione, i meccanismi, eccetera e questo lo volevo precisare, così, per informazione.
Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, signori assessori e signori consiglieri, nel prendere la parola desidero rivolgere a tutti voi il mio personale saluto e ringraziamento al Presidente del Consiglio per le parole che ha voluto rivolgermi, ma al tempo stesso non posso nascondervi il sentimento di profonda tristezza che attraversa il mio animo nel dover occupare, per cause di forza maggiore, lo scranno lasciato vuoto dal caro amico Totò Negro.
Diverso sarebbe stato se il mio ingresso, così come da progetto di partito, il mio ingresso in questa Assemblea fosse coinciso con l’elezione dell’amico Totò Negro magari al Parlamento nazionale, così come era progetto di partito. Abbiamo perso un uomo, un amico, un politico avveduto, che ha dato prova, nel corso della sua esperienza politico-amministrativa, di possedere qualità non comuni.
Sostituirlo per me non sarà semplice, quantunque con molta umiltà e facendo tesoro della lezione che ci ha lasciato mi impegnerò come lui ha fatto nel sostenere la causa del territorio con lo sguardo rivolto verso le fasce più deboli e nel contribuire a risolvere i problemi che interessano le nostre popolazioni.
Dal punto di vista politico, essendo l’UDC componente dell’attuale maggioranza, in un rapporto di lealtà e correttezza, mi atterrò a quelle che sono e saranno le indicazioni del partito e sosterrò tutte le decisioni, dopo averle condivise, che verranno adottate per quanto riguarda le scelte di indirizzo politico-amministrativo.
La bussola che ha orientato e continua a orientare il mio operato e il mio impegno sarà la buona politica, cui tenderò con dedizione, senso di responsabilità, lealtà, coerenza e onestà, i valori propri della cultura liberaldemocratica in cui ho maturato la mia esperienza politica di amministratore.
Grazie a tutti.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, collega Romano.
Prima di dare la parola al collega Trevisi, vi comunico quali sono le decisioni assunte dalla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi. Innanzitutto, vi comunico che alla fine del Consiglio regionale, prima di sciogliere la seduta, procederemo al voto sull’ultimo ordine del giorno relativo alla sessione monotematica sull’Acquedotto, che vi sarà distribuito fra poco.
Per quanto riguarda l’ordine del giorno, abbiamo assunto l’orientamento di rinviare il punto n. 1) e il punto n. 4) e di fermarci al punto n. 11).
Fatte queste comunicazioni, la parola al collega Trevisi.
Speaker : TREVISI.
Grazie, Presidente.
Ho chiesto la parola perché come Gruppo del Movimento 5 Stelle siamo estremamente preoccupati per la situazione che oggi sta vivendo un pezzo del Salento, ossia il paese di Melendugno, dove un’intera area è stata militarizzata e dove oggi lo Stato sta difendendo gli interessi di una multinazionale straniera a scapito della libera circolazione, a scapito degli interessi dei cittadini. Noi pensiamo che quell’area in questi giorni sia fortemente a rischio. Ecco perché chiediamo con questo intervento che il Consiglio regionale, quindi questa Istituzione, intervenga con tutti gli atti necessari, con delle azioni forti per dimostrare il proprio dissenso sugli ultimi fatti accaduti in quella città, dove il territorio è stato militarizzato e dove centinaia di uomini vengono oggi utilizzati a favore degli interessi privati di una multinazionale straniera, e questi uomini, invece, sono sottratti nell’interesse legittimo di sicurezza e di libertà di tutti i cittadini pugliesi.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego.
Speaker : PENTASSUGLIA.
Grazie, Presidente.
Siccome…
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Pentassuglia, prego.
Speaker : PENTASSUGLIA.
Grazie, Presidente.
Solo per chiederle i motivi del rinvio del punto n. 1), perché è stato incardinato il 25 ottobre. Per sapere almeno le motivazioni, noi umili consiglieri regionali.
Speaker : PRESIDENTE.
La motivazione è che l’assessore Di Gioia ha chiesto alla Conferenza dei Presidenti, dopo aver refertato tutti gli emendamenti che sono arrivati, che sono in possesso di tutti, un ulteriore momento di riflessione per cercare di arrivare il 28 a una discussione ancora più ordinata e consapevole.
L’assessore Di Gioia ha chiesto la parola. Prego.
Speaker : DI GIOIA, assessore all’agricoltura.
Il motivo della richiesta di rinvio è quello di poter, con i Gruppi, o singoli Gruppi o per maggioranza e minoranza, fare un incontro preparatorio su una serie di argomenti, che sembrerebbe dal tenore degli emendamenti potersi condividere in maniera abbastanza rapida.
Quindi, con questo intento e in previsione del fatto che ci sono i due Consigli convocati, avevo chiesto alla Conferenza dei Presidenti di poter rimandare di una settimana, in modo tale che lunedì si possano tenere tutti questi approfondimenti e, quindi, arrivare anche con il Presidente della Commissione a un testo un pochettino più condiviso.
Speaker : PRESIDENTE.
Va bene?
Consigliere Perrini, prego.
Speaker : PERRINI.
Una domanda molto semplice: il monotematico sull’Ilva per quale secolo è stato confermato?
Speaker : PRESIDENTE.
L’abbiamo fissato per venerdì 1 dicembre.
Speaker : PERRINI.
Speriamo che sia l’ultima volta che viene ri-fissato, perché ce l’avevamo per questo venerdì.
Speaker : PRESIDENTE.
Cercheremo di accontentarti.
Speaker : PERRINI.
Ho sentito adesso dall’assessore che ha detto che dobbiamo rinviare questo punto, ma poi non è che questo punto va a coprire quello monotematico dell’Ilva? Allora, quando si fa? Va bene, va bene.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Di Bari, vuoi parlare? Prego.
Speaker : DI BARI.
Grazie, Presidente.
Anch’io avrei una richiesta. Per il monotematico, invece, dei trasporti pubblici quando ne parleremo, visto che l’ultima volta non se n’è potuto parlare per mancanza del numero legale?
Speaker : PRESIDENTE.
Mi paiono come le letterine a Babbo Natale.
Speaker : DI BARI.
Evidentemente è diventato questo il Consiglio regionale: una richiesta continua.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Di Bari, non voglio fare polemica, tuttavia, se non fosse venuto meno il numero legale, il punto sui trasporti veniva successivamente. Purtroppo il numero legale non c’è stato e non potevamo procedere.
Adesso io so che il più dispiaciuto è l’assessore Nunziante, che so che si era preparato e aveva studiato molto, per cui ci teneva a discutere. Per cui, troveremo il modo per affrontare anche quella questione, che considero non di minore importanza. Anzi, la considero una questione assai delicata ed essenziale. Troveremo un giorno utile, e spero il più ravvicinato possibile.
Va bene, Grazia. Manca, pure tu una letterina? Prego.
Speaker : MANCA.
Dal momento che siamo in vena di domande, ne faccio una pure io. L’altra problematica importante, invece, ormai, su cui si sta dibattendo, sulla sanità: quando parliamo di quest’ordine del giorno, che veramente credo che sia tra le problematiche più importanti? Così almeno lo sappiamo tutti.
Speaker : PRESIDENTE.
Ho già detto che la sessione monotematica che si doveva tenere il 24, viene rinviata al primo dicembre, a venerdì primo dicembre, con il primo punto dedicato all’Ilva e il secondo punto dedicato alla sanità: va bene? Per ora. Poi… Esatto.
Sono finite tutte le richieste.
Passiamo al secondo punto all’ordine del giorno. La parola al Presidente Fabiano Amati.
Speaker : AMATI.
Signor Presidente, colleghi, siamo chiamati ad esaminare e ad approvare il disegno di legge “Riconoscimento di debiti fuori bilancio ai sensi della lettera a), comma 1, articolo 73 del decreto legislativo n. 118 del 2011”. Come sempre e come al solito, la relazione contiene i riferimenti normativi che sovraintendono al procedimento di riconoscimento dei debiti fuori bilancio.
In questo disegno di legge rientrano i debiti fuori bilancio di cui alle lettere a) ed e) dell’articolo 73. La Commissione ha esaminato l’istruttoria preliminare svolta dai servizi competenti e, preso atto delle relazioni accompagnatorie dei disegni di legge, ha deciso di approvare a maggioranza un maxi-emendamento che recepisce in un unico articolo, ai fini di economia procedurale, le disposizioni contenute nel disegno di legge n. 218, n. 219, n. 221, n. 226, n. 228 e n. 236, sempre del 2017, aventi pari finalità. L’approvazione dell’emendamento ha comportato l’assorbimento e quindi la decadenza dei suindicati disegni di legge.
I referti tecnici e le analisi tecniche normative depositati nella I Commissione sono stati integralmente allegati, a corredo del disegno di legge n. 2018 del 2017.
Faccio presente, per evitare di dover intervenire in un’ulteriore relazione, che il punto all’ordine del giorno successivo, in particolare il punto iscritto al n. 3), reca sempre riconoscimenti di debiti fuori bilancio, e anche in quel caso è stato effettuato il solito procedimento di presentazione di un maxiemendamento che ha assorbito diversi disegni di legge presentati, dei quali si trova traccia all’interno della relazione.
Ora, per non aggravare ulteriormente il procedimento, mi astengo dal presentare un emendamento al disegno di legge iscritto al n. 2), che contenga le disposizioni di cui al disegno di legge iscritto al punto n. 3), sarebbe più complicato presentare l’emendamento che votarli singolarmente, però questa parte della relazione penso che possa valere anche per il punto n. 3).
Ciò detto, la Commissione ha approvato a maggioranza sia l’uno che l’altro, come al solito, con pochissimo approfondimento, perché ormai è una prassi quella di procedere al riconoscimento dei debiti fuori bilancio. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Votiamo, se non ci sono interventi o richieste di parola.
Presenti 37, votanti 29, favorevoli 24, contrari 5, 8 astenuti.
Qui non so… Scusate, non ci vogliono i ventisei voti? No? Sulla variazione di bilancio.
Votiamo l’urgenza.
È approvata.
Io sono sempre imbarazzato. Forse mi sbaglio. Su una variazione di bilancio occorrono i ventisei voti, la maggioranza qualificata. I debiti fuori bilancio. Determinano una variazione. Lo chiedo, ma forse mi sbaglio. Se non è così, tanto di guadagnato.
Prego, collega Amati. Ci può aiutare?
Speaker : AMATI.
Tutto dipende, ovviamente, dalla norma finanziaria. In questo caso, la Giunta regionale è andata a fare il prelievo da capitoli, titoli, missioni destinate a questo tipo di attività. Almeno con riferimento al n. 2 non mi pare che ci sia una variazione di bilancio. Con riferimento al n. 3, lo controllo in questo momento perché lei me lo sta chiedendo. Anche qui, per esempio, la maggior parte sono reinserite nel capitolo “oneri per ritardati pagamenti”, quota interessi. Quindi, mi sembrano tutti conformi al titolo e all’obbligazione a cui si sta adempiendo.
Non mi pare che ci sia l’ipotesi per cui viene richiesta la maggioranza qualificata.
Speaker : ZULLO.
Presidente, al di là di quello che è stato il risultato e della validità del risultato, io la prego di focalizzare l’attenzione sui ventiquattro voti favorevoli. Non ci mettete in condizione di essere noi a mantenere il numero legale, perché così si violenta il Consiglio e, soprattutto, questa parte del Consiglio.
Per cui, Presidente, io la prego: chiami le pecorelle, che si abbia il numero legale e che si proceda regolarmente nei lavori.
Speaker : PRESIDENTE.
Io non ho il compito di chiamare né le pecorelle né le mucche. Io ho il compito di far votare e registrare quello che avviene. Punto.
Mi pare che adesso siano sopraggiunti due. Mi pare che ci siamo avvicinati.
L’urgenza l’abbiamo votata.
Passiamo al punto n. 3).
Credo che non ci sia bisogno, come ha già detto il Presidente, di un’ulteriore relazione. Procediamo al voto. Presenti 40, votanti 34, favorevoli 38, contrari 6, astenuti 6.
È approvato.
Votiamo l’urgenza.
È approvata.
Il punto n. 4) è rinviato.
Punto n. 5): proposta di legge Colonna.
La parola al consigliere Casili. Mi dicono che si è designato come relatore. Non la vuoi fare la relazione? Non la fare.
Speaker : CASILI.
Presidente, in realtà in illo tempore ancora non era stato designato il Presidente della V Commissione. Pertanto, anche per garbatezza istituzionale, se è d’accordo il collega Mauro Vizzino, può anche leggere lui la relazione.
Per me è uguale.
Speaker : VIZZINO.
Grazie, Presidente e colleghi consiglieri.
L’articolo 3 del decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 222 “Individuazione di procedimenti oggetto di autorizzazione, segnalazione certificata di inizio attività (SCIA), silenzio-assenso, comunicazione e di definizione dei regimi amministrativi applicabili a determinate attività e procedimenti”, ai sensi dell’articolo 5 della legge 7 agosto 2015, n. 124, ha apportato modifiche al Testo Unico per l’edilizia emanato con decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, intervenendo tra le altre disposizioni sugli articoli 22 e 25.
In particolare, il nuovo articolo 24, comma 1, del TUE stabilisce che la sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati valutate secondo quanto dispone la normativa vigente nonché la conformità dell’opera al progetto presentato e alla sua agibilità sono attestati mediante segnalazione certificata. In sostanza, a differenza del sistema previgente, la sussistenza delle predette condizioni, prima attestata dal certificato, e di agibilità è ora dichiarata mediante segnalazione certificata.
Il comma 7 della stessa disposizione stabilisce che le Regioni, le Province autonome, i Comuni e le Città metropolitane nell’ambito delle proprie competenze disciplinano le modalità di effettuazione dei controlli anche a campione e comprensivi dell’ispezione delle opere realizzate. La novella legislativa ha altresì abrogato l’articolo 25 del TUE che in precedenza disciplinava il procedimento di rilascio del certificato di agibilità.
L’intervento normativo proposto si rende necessario per adeguare la disciplina regionale al mutato quadro legislativo nazionale. Nello specifico, in attuazione dell’articolo 24, comma 7, del TUE, l’articolo 1 del disegno di legge contempla la disciplina dei controlli da parte dei Comuni sugli interventi oggetto delle segnalazioni certificate presentate ai fini dell’agibilità.
L’articolo 2 della presente proposta di legge ha lo scopo di semplificazione dell’azione amministrativa nel settore dell’edilizia e degli adempimenti degli interessati. Dispone che la Giunta regionale approvi, entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge, i nuovi modelli unificati e semplificati per i procedimenti relativi a titoli abilitativi edilizi alla luce delle recenti modifiche apportate al TUE.
L’articolo 3, a seguito della soppressione del procedimento DIA, determinata dalla modifica dell’articolo 22 e 23 del TUE, interviene sul comma 3 dell’articolo 5 della legge regionale 30 luglio 2009, n. 14 “Misure straordinarie e urgenti a sostegno dell’attività edilizia” e per il miglioramento della qualità del patrimonio edilizio residenziale, eliminando il riferimento alla dichiarazione di inizio attività (DIA) e indicando la SCIA in alternativa al permesso di costruire quale procedimento attraverso cui realizzare gli interventi di cui agli articoli 3 e 4 della medesima legge regionale.
Infine, con l’articolo 4 si interviene ad abrogare la legge regionale 8 aprile 2014, n. 12, che aveva disciplinato, in un’ottica di semplificazione, le procedure di rilascio del certificato di agibilità ora non più previsto dalla normativa nazionale.
La proposta di legge non comporta oneri finanziari a carico del bilancio regionale.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, collega Vizzino.
Prima di dare la parola al collega Colonna, chiedo a tutti i consiglieri, qualora volessero presentare degli emendamenti, di farlo rapidamente al fine della loro stampa. Do il termine subito dopo l’intervento del collega Colonna che, come sapete, è sempre esauriente. C’è il tempo per poter presentare gli emendamenti.
Prego, collega Colonna.
Speaker : COLONNA.
Grazie, Presidente. Buongiorno. Voglio tradurre un corpo normativo che si presenta in maniera complessa, forse caotica, inevitabilmente caotica, intervenendo su una materia molto tecnica, indicando quali sono i motivi e i punti fermi su cui si va ad intervenire, tenendo presente che su questo – credo sia in corso la distribuzione – ci sono degli emendamenti integrativi che assieme al corpo agli atti del Consiglio sono finalizzati tutti a un’opera di semplificazione del quadro normativo regionale, a un’esigenza di raccordo tra il quadro normativo regionale con quello nazionale, che è stato aggiornato decisamente negli ultimi anni. Mi riferisco, in particolare, al Testo Unico dell’edilizia, il n. 380/2001, e vanno nella direzione soprattutto di dare certezza a cittadini, operatori economici, professionisti e Comuni.
Quattro i punti su cui si interviene complessivamente tra la proposta agli atti e gli emendamenti, ripeto, di cui è in corso la distribuzione. Uno, si disciplinano i controlli che i Comuni sono tenuti a operare in ordine agli interventi edilizi realizzati attraverso CILA, cioè la comunicazione di inizio lavori asseverata, oppure in ordine alla SCIA di agibilità, in quanto il Testo unico sia per la SCIA di agibilità che per la CILA demanda alle Regioni il compito di disciplinare la materia dei controlli.
Con questa legge andiamo a disciplinare la materia dei controlli da parte dei Comuni prevedendo che il controllo, ove non sia sistematico su tutti gli interventi, possa essere effettuato dai Comuni anche a campione, fissando una soglia minima di interventi da sottoporre a controllo pari al 20 per cento complessivo. Dopodiché, i Comuni andranno a disciplinare al loro interno le modalità di espletazione di questo controllo con sorteggio, ripeto, per una quota minima del 20 per cento. SCIA di agibilità e CILA.
Secondo punto. La legge e gli emendamenti si propongono di raccordare e aggiornare tutta una serie di riferimenti normativi in materia di edilizia che erano fermi a titoli abilitativi ormai superati. Mi riferisco al certificato di agibilità, ora sostituito con la SCIA di agibilità, e mi riferisco alla DIA, che con l’intervento nazionale del dicembre scorso non è più un titolo abilitativo, perché sostituito, a seconda dei casi, con la SCIA semplice o la SCIA alternativa al permesso di costruire o il permesso di costruire o addirittura l’edilizia libera.
Si interviene in particolare, ripeto, ad aggiornare i titoli che abilitano all’intervento edilizio su alcune norme regionali particolarmente importanti per la vita di tanti soggetti nel territorio regionale. Mi riferisco alla legge n. 14/2009, il cosiddetto Piano Casa, dove ancora si contemplava la DIA, ora sostituita con la SCIA alternativa al PDC. Si interviene sulla legge n. 21/2008, cioè la legge regionale sulla rigenerazione urbana, anche qui sostituendo il certificato di agibilità con la SCIA di agibilità e dove era prevista la DIA con la SCIA alternativa al PDC. Si interviene sulla legge n. 8/2004 in materia di accreditamento di strutture sanitarie e sociosanitarie solo per l’aspetto edilizio, ripeto, sostituendo il certificato di agibilità con la SCIA di agibilità.
Con l’emendamento si va a intervenire anche sulla legge n. 33/2007, la legge sul recupero a fini residenziali dei sottotetti o ad uso terziario o produttivo dei seminterrati e interrati, anche qui intervenendo a sostituire quello che era il permesso di costruire con la SCIA alternativa al permesso di costruire.
Con l’altro emendamento si interviene – ed è il terzo punto – per mettere ordine alla legge regionale n. 39/2012 in materia di abbattimento di barriere architettoniche. L’emendamento n. 2, che vedete, riordina complessivamente la materia. In che misura? Sempre nella direzione di semplificare al massimo questo tipo di interventi.
Si vanno a individuare tre categorie di interventi finalizzati all’abbattimento delle barriere architettoniche. Nella prima tipologia ci sono quelli che prevedono un aumento delle volumetrie e delle superfici nei limiti consentiti dalla legge del 2012, vale a dire tutti interventi che non superano con l’ampliamento, se non sbaglio, 120 metri cubi, e per questi si prevede come titolo abilitativo il permesso di costruire o la SCIA alternativa al PDC.
Due: massima snellezza e massima semplificazione per tutti gli altri interventi edilizi, cioè quelli che non comportano aumenti di volumetria e di superficie, per i quali è prevista la CILA solo nell’ipotesi in cui l’intervento modifichi la sagoma esterna dell’edificio o preveda la realizzazione dell’ascensore esterno, come previsto, ripeto, nel Testo unico nazionale sull’edilizia e in particolare in virtù dell’intervento fatto con la legge n. 222 del dicembre scorso. Mentre, tutti gli altri interventi, quindi quelli che non comportano aumento di volumetrie e non modificano la sagoma esterna dell’edificio, sono riconducibili all’edilizia libera, come appunto prevede il Testo unico.
L’ultimo punto, ed è il quarto, è la messa in ordine, la messa in forma della materia dei mutamenti di destinazione d’uso degli immobili, o delle singole unità immobiliari. C’era una norma, l’articolo 23 ter del Testo unico dell’edilizia, introdotta con un intervento normativo del 2014, che ha individuato a livello nazionale cinque categorie funzionali generali, cioè il residenziale, il turistico- ricettivo, il produttivo e direzionale, il commerciale e il rurale. Cosa si dice con questo intervento, per dare certezza, stabilità? Se il mutamento di destinazione d’uso avviene all’interno, tra gli usi possibili previsti all’interno della stessa categoria funzionale, l’intervento è assentibile e realizzabile solo attraverso la SCIA semplice. Se invece il mutamento di destinazione d’uso determina il passaggio da una categoria funzionale all’altra, allora è un mutamento rilevante, come dice la norma nazionale, in questo caso si prevede che l’intervento sia realizzabile con la SCIA alternativa al permesso di costruire.
Resta ferma comunque la possibilità per i Comuni, ovviamente, di limitare mutamenti di destinazione d’uso, ove sussistano ragioni di tutela della salute, di sicurezza, igiene, decoro urbano, tutela del patrimonio storico, architettonico e artistico, tutela anche dei tratti identitari, come si prevede nel comma 5 di questo articolo aggiuntivo, i caratteri anche identitari e tradizionali del contesto sociale urbano e architettonico in cui si va a operare. Questa però è una possibilità che ovviamente può essere demandata solo ai Comuni di valutare quando il mutamento non è possibile perché sussistano queste preminenti prioritarie esigenze di tutela.
Quindi, quattro ambiti di intervento, tradotti in un articolato molto tecnico, ma credo che l’approvazione di questa legge vada nella direzione di semplificare la vita e l’attività professionale di tanti e anche di dare certezza a chi opera nelle pubbliche amministrazioni. Quindi, sui titoli abilitativi i controlli, abbattimento delle barriere architettoniche e disciplina dei mutamenti d’uso rilevanti. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, collega Colonna.
Ovviamente considero terminato il termine per poter presentare emendamenti. Vi comunico che sono arrivati circa dieci emendamenti di cui quattro del Governo, oltre che i quattro di Colonne ed altri. A questo punto, al fine di poterli catalogare, inserirli nell’articolato, ciclostilarli, per non interrompere la seduta, vi chiedo di passare al punto n. 6), considerato, scusami collega Gatta, considerato che in Aula è arrivato l’assessore Capone. Io quindi passerei al punto n. 6). Diamo la parola al Presidente Donato Pentassuglia per la relazione. Se non ci sono molti emendamenti potremmo procedere su questo….Ci sono? Abbiamo bisogno di recuperare perché dobbiamo finire di catalogare. Va bene così? Passiamo al punto n. 6).
La parola al Presidente Donato Pentassuglia.
Speaker : PENTASSUGLIA.
Terrò contenti tutti.
Grazie, Presidente.
Signor Presidente, colleghi consiglieri, con la legge n. 284 del ‘91 è decaduto l’obbligo per le aziende alberghiere di rispettare delle fasce di prezzo stabilite per legge ed è stato introdotto il sistema di liberalizzazione delle tariffe.
I titolari delle strutture turistiche scelgono liberamente le tariffe che intendono praticare anzitutto in base alla categoria della struttura, alla quantità e qualità dei servizi offerti e ai costi di gestione sopportati, con l’obbligo di comunicarle alla Regione in modalità telematica attraverso un applicativo denominato “CPS” (comunicazione dei prezzi e dei servizi).
La materia, nell’esercizio della competenza esclusiva attribuita alle Regioni dall’articolo 117 della Costituzione, è stata disciplinata con la legge regionale 5 settembre ’94, n. 29, e successive modifiche ed integrazioni; liberalizzazione dei prezzi dei servizi delle strutture ricettive, nonché delle attività turistiche ad uso pubblico gestite in regime di concessione.
Anche l’Unione Europea, nell’ambito delle politiche volte alla tutela del consumatore, ha prestato particolare attenzione alla tutela del turista consumatore, in considerazione dell’importanza del mercato del turismo per lo sviluppo economico comunitario. La centralità della materia turismo è, peraltro, dimostrata dalla riforma dei trattati istitutivi introdotta con il Trattato di Lisbona, entrato in vigore nel 2009. Invero, l’articolo 195, Titolo XXII, rubricato “Turismo”, attribuisce all’Unione una competenza complementare in materia di turismo. L’Unione è, dunque, competente in termini di coordinamento rispetto a politiche che rimangono nella sfera decisionale degli Stati membri, nonché delle Regioni, e pone in essere azioni volte a completare l’attività degli Stati membri nella materia del turismo per il perseguimento delle finalità indicate nel citato articolo 195. Tra tali finalità vi è, in primo luogo, quella di creare un ambiente favorevole allo sviluppo dell’economia del settore, incoraggiando la competitività delle imprese turistiche europee.
L’industria del turismo occupa in Puglia un posto via via più importante nell’economia regionale, per la quale le attività turistiche rappresentano una significativa fonte potenziale di occupazione. Qualsiasi valutazione della competitività di tale industria richiede un’approfondita conoscenza del volume del turismo, delle sue caratteristiche, del profilo dei turisti e della spesa turistica, nonché dei benefici per le economie degli Stati membri.
Per tali ragioni, sono necessari dati sui flussi turistici al fine di misurare le influenze stagionali della domanda sulla capacità ricettivo-turistica e di aiutare in tal modo le autorità pubbliche e gli operatori economici a sviluppare politiche e strategie accurate e sempre più adeguate per migliorare l’estensione stagionale delle vacanze e delle attività turistiche.
Le imprese pugliesi che operano nel settore del turismo sono per la maggior parte di piccole o medie dimensioni e l’importanza strategica delle piccole e medie imprese per il turismo non è limitata al loro valore economico e alle loro notevoli potenzialità di creazione di posti di lavoro. Esse sono anche alla base della stabilità e della prosperità delle comunità locali, salvaguardando l’ospitalità e l’identità locale, che costituiscono la peculiarità del turismo nella nostra regione. Date le dimensioni delle piccole e medie imprese, è necessario anche tener conto del potenziale onere amministrativo gravante, introducendo elementi di semplificazione degli adempimenti coerenti alle esigenze di soddisfare le esigenze degli utenti e ridurre, nel contempo, l’onere di risposta per coloro che sono tenuti a fornire dati.
Peraltro, garantire la concorrenza nel settore turistico, come in altri ambiti del mercato, significa al contempo garantire elevati standard di qualità del servizio turistico e, soprattutto, per quello che qui interessa, un elevato livello di protezione del turista consumatore, in conformità ai princìpi del Trattato (articolo 12) e della Carta dei diritti fondamentali (articolo 38).
La tutela del turista consumatore è affidata a numerosi atti di diritto comunitario, nazionale e regionale, volti a censurare in particolare pratiche commerciali scorrette, pubblicità ingannevoli e/o aggressive, fattispecie, queste, che, alterando la concorrenza, finiscono per ledere i diritti dei consumatori. L’esigenza di tutelare il turista ed i suoi diritti in quanto consumatore si è vieppiù accresciuta anche in considerazione dei recenti sviluppi nel mercato dei viaggi, dovuti soprattutto all’espansione delle modalità di acquisto on line di interi pacchetti turistici o di singoli servizi turistici. L’82 per cento delle prenotazioni degli alloggi vacanzieri avviene on line. L’idea più diffusa è che il web garantisca vantaggi economici.
La generalità degli utenti internet ha avuto modo di conoscere, e nella maggior parte dei casi di consultare almeno una volta, i siti e/o pubblicità delle due società leader nel settore delle prenotazioni on line di strutture alberghiere.
Si tratta delle aziende Booking.com ed Expedia. Queste agiscono a livello mondiale con siti web tradotti in decine di lingue e nei singoli Paesi attraverso società nazionali che forniscono attività di supporto e assistenza alla clientela.
Tramite il sito Booking si può accedere ad oltre 600.000 strutture in 200 Paesi e tramite il sito Expedia ad oltre 435.000 strutture in tutto il mondo.
In tali ipotesi, infatti, è più forte il rischio di un possibile conflitto tra il diritto del turista e gli interessi commerciali dell’impresa. Il turista consumatore acquista spesso il prodotto solo sulla base delle informazioni contenute nella pagina web della struttura predisposte dall’operatore e non può verificare la veridicità e la qualità dei servizi acquistati se non dopo essere partito per il viaggio.
Questa situazione pone il turista in una condizione di sostanziale debolezza rispetto alla controparte professionale. Tali diritti devono trovare una tutela a monte attraverso un idoneo sistema di informazioni sui prezzi praticati e sui servizi offerti dalle strutture, che garantisce condizioni di trasparenza del mercato e favorisce lo sviluppo del sistema turistico nel suo complesso.
La maggior parte dei flussi turistici in Puglia si concentra nelle strutture alberghiere che ospitano più del 70 per cento degli arrivi e il 60 per cento delle presenze.
In questo contesto in evoluzione è importante, quindi, trovare il modo di integrare la tendenza alla moltiplicazione dei canali di acquisto e le opportunità di convenienza date delle nuove tariffe dinamiche disponibili sul web con una gestione semplificata degli adempimenti amministrativi previsti dalla legislazione vigente in materia.
L’abrogazione della legge regionale n. 29/94 si rende necessaria ed indispensabile anche al fine di allineare la disposizione legislativa alle normative introdotte nel corso degli anni. Attraverso il presente provvedimento ci si propone lo scopo di contemperare da una parte le aspettative di tutela dell’utente turista e dall’altra le esigenze di esercizio dell’attività di impresa turistica in condizioni di economicità e concorrenzialità.
La comunicazione dei prezzi dei servizi delle strutture turistiche ricettive, nonché delle attività turistiche ad uso pubblico, gestite in regime di concessione, si inquadra in questo contesto normativo e deve essere effettuata alla Regione e per essa all’Agenzia regionale del Turismo Pugliapromozione mediante trasmissione on line attraverso l’applicativo CPS, il sistema anagrafe strutture ricettive balneari comunicazione dei prezzi dei servizi e la componente del sistema informativo regionale turismo della Regione Puglia finalizzata ad acquisire i dati relativi alle caratteristiche degli esercizi e ai prezzi praticati e a supportare l’espletamento degli obblighi previsti (convalida e trasmissione) a carico dei titolari e/o gestori di ogni struttura ricettiva trasmettendo i dati anagrafici dell’asse della struttura stessa, i prezzi massimi praticati, le attrezzature e i servizi offerti mediante apposita modulistica disponibile sulla piattaforma medesima.
Per effetto del presente disegno di legge la comunicazione deve essere presentata annualmente e non più di due volte l’anno entro e non oltre il 1° ottobre ed è riferita ai prezzi da praticare a partire dal 1° gennaio e sino al 31 dicembre dell’anno successivo.
Le scadenze sono unificate per tutte le tipologie di strutture ed attività. Le tariffe sono considerate solo nel massimo eliminando il limite minimo e le relative deroghe, lasciando piena libertà all’operatore di pricing dinamico, cioè quello nel quale il giusto prezzo viene di volta in volta determinato sulla base di diverse variabili di mercato (giorno della settimana, prenotazione anticipata, stagione, canale utilizzato e così via.
Per gli esercizi di nuova apertura la comunicazione deve essere effettuata entro e non oltre trenta giorni dalla data di apertura o di intervenuta modifica. Inoltre, gli operatori del settore potranno lavorare in un contesto normativo più moderno e in cui le regole sono più chiare e semplici da applicare.
Il provvedimento stabilisce, altresì, che i dati relativi alla movimentazione turistica di qualsiasi tipologia e classificazione, inclusi i bed and breakfast, siano inviati all’Agenzia regionale del turismo (Pugliapromozione), che provvede a trasmettere gli esiti a ciascun Comune in ragione alla relativa competenza territoriale, ai fini delle necessarie attività di controllo in capo all’ente più prossimo. I proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie seguono la competenza in capo ai Comuni.
Le minori entrate nel bilancio regionale sono di esiguo importo e vengono compensate con le economie procedimentali dovute anche a spese di missione per il personale impiegato nelle attività di controllo e verifica.
Relativamente alle sanzioni amministrative per l’inadempienza totale o parziale nella trasmissione dei dati attraverso il Sistema Puglia per l’Osservatorio turistico da parte di tutte le strutture ricettive, inclusi i bed and breakfast, l’incasso nel 2016 è stato pari a euro zero.
Il presente provvedimento si compone di 13 articoli. Si ringrazia l’assessore al ramo, la sua struttura e la Commissione tutta per la fattiva collaborazione.
Si rimette il provvedimento al vaglio del Consiglio regionale.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, Presidente Pentassuglia.
Avete già sui vostri tavoli gli emendamenti al punto n. 5), che richiamiamo. Nel frattempo, io non ho emendamenti sul punto n. 6). Se ci dovessero essere, vi chiedo di presentarli immediatamente, in modo tale che a conclusione del punto n. 5) procediamo immediatamente al punto n. 6).
Stiamo votando l’articolato del punto n. 5).
C’è un primo emendamento. Prego.
Speaker : ZULLO.
Presidente e colleghi, noi non abbiamo difficoltà a votare questo disegno di legge, però vorremmo comprendere se nell’iter sia stata audita la rappresentanza delle strutture e vorremmo anche capire quello che è riveniente da norme di legge sovraordinate che la Regione è tenuta a fare e quelle che sono, invece, le norme discrezionali contenute in questo disegno di legge.
Perché dico questo? Perché noi siamo dei liberali e tanti lacci e lacciuoli non vorremmo darli alle nostre strutture. Per cui, se l’assessore ci dice se è stato audito l’insieme o le rappresentanze delle strutture, quali sono le norme che discendono da un’applicazione di norme sovraordinate contenute in questo disegno di legge e quelle che sono discrezionali da parte della Regione e le motivazioni che le sorreggono.
Speaker : PRESIDENTE.
Assessore Pisicchio, mentre lei approfondiva, il collega Capogruppo Zullo ha posto una questione: vuole capire se questo emendamento, se ho capito bene io… Collega Zullo, siccome avevamo sospeso il punto n. 5) in attesa che arrivassero gli emendamenti, gli emendamenti sono arrivati, mi ero permesso di dire: concludiamo il punto n. 5) per dare anche la possibilità, qualora ci fossero emendamenti… Chiedo scusa io, può darsi che mi ero spiegato male io. Niente di grave. Procediamo.
Abbiamo il primo emendamento, n. 1, a firma dell’assessore Pisicchio. Per un errore di battitura, come avete già notato, c’è un articolo 01 e un articolo 1: ovviamente verranno successivamente numerati, nella stesura finale, così come verranno approvati.
Assessore Pisicchio, vuole illustrarlo? È chiaro per me, però ci sono problemi?
Votiamo il primo emendamento. Sempre emendamento Pisicchio, n. 2, sempre all’articolo numerato 01, poi come ho già detto, verrà corretto. Viene aggiunto: “… del regolamento ‘sue’”, non so cosa… Ci sono problemi? Possiamo procedere al voto?
Votiamo. Stiamo votando l’emendamento di pagina 2.
Presenti 43, votanti 42, favorevoli 42.
È approvato.
Passiamo adesso all’emendamento di pagina 3, sempre a firma dell’assessore Pisicchio, del Governo, e sempre all’articolo 01… ah no, all’articolo 1, okay: leggevo 01, qui. Ah, era il comma 1; con lo “0” si confondevano.
Votiamo l’articolo 01, così come è stato emendato.
Presenti 43, votanti 43, favorevoli 43.
È approvato.
Non ci sono più all’articolo 1? L’abbiamo già votato.
Passiamo all’emendamento di pagina 3, sempre a firma del Governo. Votiamo.
Presenti 42, votanti 41, favorevoli 41.
È approvato.
Passiamo adesso all’emendamento di pagina 4, sempre a firma dell’assessore Pisicchio. Insiste sempre sull’articolo 1.
Votiamo. Presenti 40, votanti 39, favorevoli 39.
È approvato.
Votiamo, adesso, l’articolo 1, così come emendato.
Presenti 40, votanti 40, favorevoli 40.
È approvato.
Passiamo all’articolo 2.
C’è l’emendamento a pagina 5, a firma del consigliere Colonna, che lo ha già illustrato. Non c’è bisogno di un’ulteriore illustrazione.
Possiamo votare? È un lungo e complesso emendamento. Spero che sia a fin di bene.
Votanti 41, favorevoli 41.
È approvato.
Adesso passiamo all’emendamento di pagina 6. È un’altra lettera aggiuntiva. È vero, consigliere Colonna? Va bene.
Emendamento di pagina 6, sempre all’articolo 2.
Prego.
Speaker : INTERVENTO.
Sull’emendamento, al comma 8, probabilmente, consigliere Colonna, va meglio specificata la sagoma, che cosa si intende per manufatti che alterino la sagoma dell’edificio, eccetera.
Così va bene. D’accordo.
Speaker : PRESIDENTE.
Presenti 43, votanti 42, favorevoli 42.
È approvato.
Questo è uno aggiuntivo. Okay.
Votiamo l’articolo 2.
Presenti 42, votanti 41, favorevoli 41.
È approvato.
Andiamo a pagina 8, che è un altro articolo aggiuntivo. Abbiamo già votato il 7. Adesso votiamo il 7. Votiamo l’emendamento di pagina 7. È un emendamento aggiuntivo.
Presenti 42, votanti 41, favorevoli 41.
È approvato.
Pagina 8. È un altro emendamento aggiuntivo.
Prego, collega Colonna.
Speaker : COLONNA.
Presidente, per chiedere al collega De Leonardis, per una collocazione redazionale, se è possibile inserire questo emendamento nell’altro che discuteremo più tardi, quello che ha come primo firmatario il collega Amati, che contempla una serie di interventi in materia di edilizia, così lasciamo questo corpo normativo solo…
Speaker : PRESIDENTE.
Emendamenti Amati io qui non ne ho.
Speaker : COLONNA.
All’altra pdl su Piano Casa, che non è solo sul Piano Casa, ma contempla altre disposizioni in materia di edilizia. Così lasciamo questa legge a un riordino complessivo della materia dei titoli edilizi.
Glielo dico, collega De Leonardis, perché anch’io ho un intervento sulla legge sui sottotetti che, però, presenterò quando discuteremo l’altra pdl. Solo questa cortesia, per un fatto formale anche.
Speaker : DE LEONARDIS.
Presidente, capisco la volontà del collega Colonna. Peraltro, abbiamo approvato emendamenti che si rifanno alla legge n. 33, da lui stesso proposti. Quindi, ritengo che anche questo possa utilmente essere votato qui. Io lo volevo un attimo illustrare perché potrebbe sembrare un emendamento particolare quando si scrive “limitatamente agli edifici di edilizia residenziale pubblica”. Qui in buona sostanza stiamo andando a correggere un errore materiale, perché nella legge n. 33, che, voglio ricordare ai colleghi, è la legge che detta limiti e norme per il recupero dei sottotetti e riutilizzo di porticati e di locali seminterrati con l’obiettivo di contenere il consumo di nuovo territorio eccetera, eccetera, prevede, al comma 2, lettera b), l’esclusione degli edifici di edilizia residenziale pubblica, mentre poi, all’articolo 7 della stessa legge, si prevede che il recupero dei porticati, cioè quelli di prima, a uso residenziale o a uso terziario e commerciale di cui all’articolo 1, comma 2, lettera b), è consentito previo rilascio del permesso di costruire, purché siano rispettate le condizioni di abitabilità. Quindi, non andiamo a fare nessuna forzatura perché c’è sempre la possibilità per il Comune di rilasciare o meno il parere di costruire e andiamo ad eliminare una norma che aveva dato adito a pochi chiarimenti nell’ambito dei Comuni. Quindi, andiamo a rifare quello per cui questa norma era stata fatta, cioè dare la possibilità a chi volesse di poter ampliare la propria abitazione, previo rilascio del parere a costruire del Comune. È chiaro, non è automatica questa cosa.
Speaker : PRESIDENTE.
Il collega De Leonardis insiste. Va bene.
Votiamo l’emendamento a firma di De Leonardis, così come è stato recentemente illustrato, di pagina 8.
Il Governo è favorevole.
Presenti 45, votanti 44, favorevoli 44.
È approvato.
Votiamo l’articolo 3.
Non ci sono emendamenti.
Presenti 45, votanti 45, favorevoli 45.
È approvato.
Adesso votiamo l’ultimo emendamento, quello di pagina 9. È praticamente il cambio del titolo. C’è un nuovo titolo che viene proposto. Ci sono problemi? Non ne vedo.
Votiamo l’emendamento di pagina 9.
Votiamo l’intera legge.
Presenti 42, votanti 41, favorevoli 41.
È approvato.
Non so, c’è bisogno dell’urgenza, consigliere? Possiamo procedere? Va bene.
Passiamo al punto n. 6), dove diventa pertinente l’obiezione del Presidente Zullo.
Prego.
Speaker : ZULLO.
Assessore, volevo sapere se questo disegno di legge recepisce norme sovraordinate, se contiene norme discrezionali della Regione e quali, e se sono state audite le rappresentanze delle strutture.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, assessore Capone.
Speaker : CAPONE, assessore all’industria turistica e culturale.
Sì, senz’altro. In realtà, recepisce la normativa generale statale sulla semplificazione, nonché delle direttive europee. Però, oggettivamente l’obiettivo è proprio quello di fare chiarezza e semplificare le norme, in maniera tale che si rispettino insieme le esigenze delle strutture turistiche e le esigenze degli utenti consumatori.
Detto questo, è stato audito tutto il partenariato, che ha condiviso l’esigenza, anzi ha spinto perché questo si verificasse anche attraverso varie istanze e ha totalmente approvato la normativa che oggi stiamo proponendo.
Speaker : PRESIDENTE.
Possiamo procedere.
Prima di iniziare la votazione sull’articolato, siccome vedo un po’ di animazione intorno al punto n. 10), il cosiddetto Piano Casa, chiedo a tutti i consiglieri di presentare immediatamente eventuali emendamenti, in modo tale da poter, per tempo, catalogare e ciclostilare.
Allora: ci sono interventi sul punto n. 6)? Non ne vedo.
Passiamo allora all’articolato.
Emendamenti non ci sono, quindi passiamo all’articolo 1. State votando? Qui non vedo nessun segnale.
Presenti 43, votanti 42, favorevoli 42.
È approvato.
Articolo 2. Per favore, consiglieri.
Favorevoli 41.
È approvato.
Articolo 3. Votiamo.
Presenti 40, votanti 39, favorevoli 39.
È approvato.
Articolo 4. Votiamo.
Presenti 42, votanti 41, favorevoli 41.
È approvato.
Articolo 5. Votiamo.
Presenti 42, votanti 41, favorevoli 41.
È approvato.
Passiamo all’articolo 6. Votiamo.
Presenti 39, votanti 38, favorevoli 38.
È approvato.
Passiamo all’articolo 7.
Presenti 42, votanti 41, favorevoli 41.
È approvato.
Passiamo all’articolo 8. Prego.
No, c’era prima Damascelli. Ha chiesto la parola, Damascelli? Scusami, Presidente.
Speaker : DAMASCELLI.
Premetto che in Commissione abbiamo acquisito informazioni in merito alla necessità di riorganizzare la normativa che prevede la comunicazione, e l’assessore su questo ci ha rassicurati. Ne parlavo prima con il Presidente Pentassuglia. Non so se ha acquisito nel frattempo gli atti della IV Commissione. Non ricordo, rispetto alla data del 5 giugno, quali siano stati i criteri per l’individuazione delle tariffe relative al sanzionamento, considerato che ogni anno, entro il 1° ottobre, ogni struttura ha l’obbligo di comunicare i prezzi e se non li comunica, automaticamente, valgono i prezzi che ha comunicato l’anno precedente, però è anche soggetto a sanzioni di natura penale e amministrativa.
I commi 3, 4, 5 e 6 stabiliscono degli importi che vorremmo capire se rivenienti da una normativa nazionale o europea o indicati discrezionalmente dalla Regione Puglia.
Speaker : ZULLO.
È la stessa cosa, Presidente. A noi queste sanzioni sembrano eccessivamente elevate.
Se sono derivate da disciplina nazionale europea, non possiamo farci niente. Se sono, invece, stabilite dalla Regione, chiedo all’assessore se si possa essere un po’ più clementi con strutture che potrebbero anche essere in difetto in buona fede.
Speaker : CAPONE, assessore all’industria turistica e culturale.
Le sanzioni derivano, in realtà, da quelle già previste nelle precedenti norme regionali. Sono le stesse da svariato tempo. In realtà, non sono robuste sanzioni. Si parte da un minimo di 200 euro. Il rischio di truffa nei confronti dei consumatori è il rischio che noi vorremmo evitare. Le sanzioni più gravi sono per le omissioni più gravi.
Detto questo, è importante considerare che ci stiamo spendendo molto sul brand Puglia nell’immagine per il turismo. Il danno fatto anche da una sola struttura nei confronti di tutte le strutture di Puglia sarebbe oggettivamente gravissimo. Per cui, siccome non costa niente fare la comunicazione ed è motivo di trasparenza, è chiaro che si tratta di sanzioni commisurate al problema.
Speaker : PRESIDENTE.
Stiamo votando l’articolo 8 (sanzioni amministrative).
Presenti 41, votanti 31, favorevoli 31, astenuti 9.
È approvato.
Credo che sia l’ultimo articolo. No, non ancora.
Articolo 9.
Presenti 42, votanti 41, favorevoli 41.
È approvato.
Passiamo, adesso, all’articolo 10.
Presenti 36, votanti 34, favorevoli 34, astenuti 1.
È approvato.
Articolo 11.
Presenti 40, votanti 39, favorevoli 39.
È approvato.
Articolo 12.
Votanti 37, favorevoli 37.
È approvato.
Presenti 40, votanti 39, favorevoli 39.
È approvato.
Damascelli ha chiesto la parola. Siamo in fase di dichiarazione di voto.
Speaker : DAMASCELLI.
L’avevo chiesta prima, alla votazione dell’articolo 13.
Premesso che all’articolo 11 dovete cambiare “Polizia municipale” in “Polizia locale”, all’articolo 13, ma ormai l’avete votato, l’ho chiesto prima…
Speaker : PRESIDENTE.
Non l’ho vista.
Speaker : DAMASCELLI.
Volevo capire con quali forme sono devoluti ai Comuni i proventi delle sanzioni e la data di attuazione della legge, di applicazione della legge dal 1° ottobre 2018. Perché? Volevo capire la motivazione. Infatti, non l’ho votato per questo.
Speaker : PRESIDENTE.
All’articolo 13, assessore Capone, ci sono due adempimenti: il trasferimento ai Comuni e poi la… Ho capito, ho capito. Come vengono date ai Comuni…
Speaker : CAPONE, assessore all’industria turistica e culturale.
Secondo le forme tradizionali. La Regione incamera le sanzioni nell’ambito di un capitolo e le riversa nella…
Spetta sempre all’autonomia dei Comuni la disposizione fiscale. Per noi, ovviamente, si tratta di introiti che derivano sia dalla… Le sanzioni amministrative per noi sono funzionali sia ad evitare eventuali speculazioni o truffe a danno del turista, sia a consentire l’emersione dal sommerso. È ovvio che come per la tassa di soggiorno così anche per queste somme noi non possiamo inventare un vincolo di scopo che, in realtà, non esiste. Spetta ai Comuni utilizzare al meglio, ovviamente, le proprie entrate a favore degli arrivi turistici e a favore dei servizi disposti nei confronti dei turisti. Però…
Per consentire di attrezzare anche spot la nostra piattaforma telematica. Oggi abbiamo una piattaforma telematica attraverso la quale riceviamo le informazioni da parte del sistema degli operatori. Questa piattaforma, anche in virtù della legge, dovrà essere in parte modificata e quindi, nel frattempo, modifichiamo la piattaforma, divulghiamo la disposizione legislativa e avremo la possibilità di acquisire i dati in un tempo utile. Avremmo potuto dire prima dell’estate, però, oggettivamente, il periodo principale è proprio…
È questa la motivazione. È perché altrimenti non ci attrezziamo con la piattaforma. Cioè, dobbiamo fare una serie di adempimenti esecutivi.
Speaker : PRESIDENTE.
Scusate, era il Presidente Romano che poneva una questione.
Se non ci sono altre dichiarazioni di voto, approviamo l’intero testo. Votiamo.
Presenti 41, votanti 40, favorevoli 40.
È approvato.
Prego, consigliere Damascelli.
Speaker : DAMASCELLI.
Grazie.
Io vorrei fare una richiesta-proposta all’Ufficio di Presidenza, d’ora in poi. Siccome nelle Commissioni vi è un proficuo lavoro da parte dei commissari e dei consiglieri che comunque hanno il diritto di partecipare e di intervenire anche con proposte emendative ai lavori delle Commissioni, e poi giungono in Consiglio certe volte anche dopo un semestre, se era possibile allegare agli atti del Consiglio un verbale non così striminzito e sintetico, ma un po’ più corposo, considerato che abbiamo una struttura. Perché? Nel verbale è riportato il titolo della proposta di legge, la data in cui si è riunita e il voto. Io ricordo per esempio – su tutto è così – che su questa proposta di legge, ormai legge, c’è stata un’attività, richieste di audizioni, confronti e quant’altro, allora pure in modo sintetico, per ricordare la storia di quello che è avvenuto all’interno della Commissione, la mia proposta è quella che vengano allegati dei verbali, che comunque abbiamo noi agli atti perché sono egregiamente stilati e redatti da parte della struttura, che raccontino un po’ come si è evoluto il procedimento all’interno della Commissione.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Faremo tesoro di questo suggerimento. Proveremo a dare questo indirizzo generale, anche se, collega Damascelli, Commissione per Commissione si poteva affrontare anche questa esigenza. Però, è giusto. Diamo un indirizzo generale e vediamo cosa riusciamo… Vediamo. Proveremo a fare un indirizzo per rendere più esaustivi i resoconti.
Adesso passiamo al punto n. 7). Il collega Romano prima mi stava importunando semplicemente, se ho capito bene, per porre una questione. Governo, siamo in grado di andare avanti – questa è la questione – visto che non c’è l’assessore alla sanità? Non vorrei che poi, strada facendo, nascessero dei problemi. Se ho capito l’esigenza posta dal Presidente Romano.
Sto dicendo correttamente che il Presidente Romano, siccome in Conferenza dei Presidenti abbiamo deciso di andare avanti… Quindi, lo possiamo accantonare? Il Governo chiede di accantonarlo. Okay, il punto n. 7) è per il momento accantonato.
Passiamo al punto n. 8).
Mi permetto, ancora una volta, di ricordare che chi avesse bisogno di presentare emendamenti sul Piano Casa, che sono già parecchi e complicati…. La possiamo considerare chiusa la presentazione? O avete ancora bisogno di tempo? Al fine di far lavorare gli uffici. Okay, aspettiamo qualche altro minuto.
Passiamo, quindi, al punto n. 8). Relaziona il consigliere Vizzino
Speaker : VIZZINO.
L’assessore Caracciolo, Presidente.
Speaker : PRESIDENTE.
Caracciolo, già si è allontanato?
Speaker : VIZZINO.
Andiamo avanti. Leggiamo la relazione, Presidente, o aspettiamo l’assessore?
Signor Presidente, colleghi consiglieri, il tema del monitoraggio del controllo e della valutazione dell’impatto olfattivo prodotto da talune realtà industriali è oggetto di sempre maggiore attenzione per la pubblica amministrazione, per gli enti preposti al rilascio di autorizzazioni e controllo, quali le agenzie ambientali. Questo anche in relazione alle sempre più numerose segnalazioni e richieste di interventi di controllo da parte della popolazione esposta, che rivendica il diritto ad una migliore qualità della vita.
L’odore si riferisce infatti alla sensazione elaborata dal sistema olfattivo umano in seguito all’interazione specifica di una miscela di sostanze con l’organo olfattivo. L’odore dell’aria che respiriamo è stato riconosciuto come una variabile ambientale che può determinare la qualità della vita ed influire sulle attività economiche, attività lavorative, turismo, eccetera.
La vasta gamma di sostanze, potenzialmente odorifere, la soggettività fisica e psichica della percezione di un odore, i fattori ambientali uniti alla complessità del sistema olfattivo rappresentano pertanto una serie di ostacoli che rendono la caratterizzazione degli odori e il controllo dell’inquinamento olfattivo particolarmente complessi.
A livello internazionale la regolamentazione delle emissioni odorigene è generalmente fondata su due distinti approcci: misura delle emissioni, criteri di accettabilità del recettore. Altri provvedimenti normativi stabiliscono criteri di accettabilità, considerando indici di disturbo o frequenze di ore/odore verificati a partire da metodologie che coinvolgono direttamente la popolazione.
A livello nazionale in Italia non esiste una specifica normativa per la disciplina delle emissioni olfattive. È infatti possibile individuare solo la presenza di generici criteri regolatori, di specifiche norme di settore. Per esempio, nel decreto legislativo n. 152/2006, allegato 3 della parte IV, lettera d) del paragrafo “Interventi di messa in sicurezza” si fa riferimento ai criteri generali da adottare in materia di bonifica e messa in sicurezza. Si legge che “essi devono essere condotti in modo da evitare ogni rischio aggiuntivo e quello esistente di inquinamento dell’aria e delle acque sotterranee e superficiali del suolo e sottosuolo, nonché ogni inconveniente derivante da rumori e odori”. Parimenti, nell’articolo 29 ter del decreto legislativo n. 152/2006, recante domanda di autorizzazione integrata ambientale, al comma 1 si legge che “ai fini dell’esercizio delle nuove installazioni e di nuovi impianti, fatto salvo quanto disposto dal comma 4, e ferme restando le informazioni richieste dalla norma concernente aria, acqua, suolo e rumore, la domanda deve contenere le seguenti informazioni: a fronte di tale disposizione normativa in diversi provvedimenti di AIA sono state apposte prescrizioni inerenti le problematiche odorigene”. Frequentemente trattasi di obblighi di monitoraggio delle emissioni di sostanze odorigene da parte dell’attività produttiva e della valutazione della qualità dell’aria presso i recettori sensibili.
In esito a tale attività di monitoraggio, e nel caso di rilevazione di problematiche di odori, viene infatti usualmente prescritto ai gestori degli impianti di presentare un piano di adeguamento con la definizione di misure volte a risolvere le criticità rilevate.
In tale evenienza, la mancata ottemperanza alle precisazioni apposte viene sanzionata ai sensi del comma 2 dell’articolo 29 del decreto legislativo n. 152/2006. Peraltro, l’assenza di valori limite di emissione non consente l’applicazione delle disposizioni del più severo comma 3 del medesimo articolo.
Per i profili correlati all’applicabilità della recente normativa dettata dalla legge n. 68/2015, recante Disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente, si evidenzia che i due aspetti peculiari del danno connesso all’accertamento di tali delitti, ovvero la significatività e la misurabilità creano numerosi problemi nella loro pratica applicazione, risultando, pertanto, particolarmente critici nel caso delle emissioni odorigene.
Infatti, come dinnanzi detto, l’assenza di parimenti normativi nazionali chiari ed univoci in termini prescrittivi alle oggettive difficoltà di rilevazione dell’impatto sull’ambiente e, soprattutto, il legame causa-effetto che possa consentire di collegare il disagio olfattivo alla presenza di uno specifico impianto in quelle zone gravate da più attività produttive ivi insediate, rendono particolarmente problematica l’applicazione pratica dei citati requisiti di significatività e misurabilità.
A fronte di tale indeterminatezza normativa, anche la giurisprudenza si è dovuta confrontare con l’assenza di valori limite specifici e di metodologie certe ai fini della determinazione di grandezza adeguatamente descrittive del fenomeno odorigeno. A tal proposito, la III Sezione della Cassazione penale, con sentenze n. 12019 del 10 febbraio 2015 e n. 389 del 9 febbraio 2017, ha confermato l’orientamento di ricondurre le molestie olfattive provocate dalle emissioni di cattivi odori al reato di getto pericoloso di cose, di cui all’articolo 674 del Codice penale, nonché a riconoscere il valore probatorio delle testimonianze dirette, vista l’assenza di una normativa nazionale, la difficoltà insita nelle rilevazioni analitiche e la rilevante componente soggettiva associata alle molestie olfattive.
Il reato di cui all’articolo 674 del Codice penale è configurabile anche in presenza di molestie olfattive promananti da impianto munito di autorizzazione per le emissioni in atmosfera e rispettoso dei relativi limiti, come nel caso di specie, e ciò perché non esiste una normativa statale che preveda disposizioni specifiche, quindi valori soglia, in materia di odori, Sezione III, n. 37037 del 29 maggio 2012, con conseguente individuazione del criterio della stretta tollerabilità quale parametro di legalità delle emissioni, attesa l’inidoneità ad approntare una protezione adeguata all’ambiente e alla salute umana di quello della normale tollerabilità prevista dall’articolo 844 del Codice civile, di un’ottica strettamente individualistica, Sezione III, n. 2475 del 9 ottobre 2017.
Ne consegue che non può riconoscersi automatica valenza scriminante alla produzione di emissioni odorigene, pur realizzata nell’ambito dell’ordinario ciclo produttivo dell’impresa, ancorché regolarmente autorizzato, né è da condividersi l’assunto difensivo secondo cui l’unicità e la coerenza dell’ordinamento non potrebbero consentire che da un lato sia permesso e dall’altro sia punito uno stesso identico comportamento, atteso che l’attività autorizzata potrebbe essere in ogni caso realizzata con modalità tali da garantire, grazie all’adozione di puntuali accorgimenti tecnici, il mancato prodursi di emissioni moleste e fastidiose.
La giurisprudenza amministrativa del pari, con una recentissima sentenza resa dal TAR Puglia, sede di Bari, Sezione I, n. 118 del 9 febbraio 2017, ha affermato che, in materia di monitoraggio e controllo di emissioni nelle specie odorifere, la prescrizione contenuta nell’AIA relativa all’utilizzo, da parte di imprenditori, di brevetti all’uopo predisposti e depositati, non implicando un controllo di emissioni esteso all’intero territorio comunale, bensì da riferire in via esclusiva all’area di progetto, risponda alla corretta applicazione del principio cardine di derivazione comunitaria del “chi inquina paga”, sulla scorta del quale i costi connessi alla prevenzione, alla mitigazione e al controllo degli impianti industriali devono essere internalizzati e posti in capo all’operatore economico che svolge attività produttiva di inquinamento, che in tale contesto ha l’onere di attivare un efficace sistema di monitoraggio.
Nell’ambito della disciplina ambientale, in coerenza con il riparto costituzionale delle competenze legislative, deve distinguersi la fissazione di standard ambientali minimi inderogabili fissati per ogni attività, anche quelle non sottoposte ad AIA, affidate alla legge regionale, dal contenuto prescritto dall’AIA, determinato dalla legislazione nazionale e perciò più restrittivo secondo la disciplina specifica dettata dal decreto legislativo n. 152/2006. Giammai, infatti, gli standard minimi di fonte regionale potrebbero pervenire a livelli di tutela meno elevati di quelli previsti a livello centrale.
Secondo l’articolo 29 e 4-bis del TUE le prescrizioni contenute nell’AIA devono garantire, in condizioni di esercizio normali, livelli di emissioni compatibili con le BAT come definito a sua volta dall’articolo 5, comma 1, lettera 1-ter della medesima legge, mentre in caso di mancato deposito delle conclusioni di predetta prassi devono considerarsi come riferimento ai valori limite delle linee guida di cui al decreto ministeriale 29 gennaio 2007. Tuttavia, il richiamo ai detti limiti deve avvenire in coerenza con le specifiche caratteristiche tecnologiche dell’impianto in esame, pena l’annullamento della relativa prescrizione per difetto di istruttoria ed obbligo di riesame del provvedimento.
Nella fattispecie, nel fissare i limiti di emissione in misura inferiore al limite previsto dal decreto ministeriale 29 gennaio 2007, che ha approvato le linee guida per l’individuazione e l’utilizzazione delle migliori tecniche disponibili per gli impianti di trattamento meccanico biologico, non si era tenuto conto dei biofiltri chiusi con emissioni convogliate che, viceversa, caratterizza l’impianto di gestione e che garantiscono maggior livello di tutela ambientale.
Per sopperire a tale grosso vuoto normativo alcune Regioni hanno varato provvedimenti aventi natura per lo più regolamentare nella veste delle deliberazioni di Giunta, nonché linee guida con lo scopo di disciplinare i casi di molestia olfattiva. Nel contesto nazionale solo la Regione Puglia ha, viceversa, varato apposita disciplina normativa. Per prima la Regione Lombardia, con decreto di Giunta regionale numero 7/12764 del 16 aprile 2003, recante “Linee guida per la costituzione e l’esercizio degli impianti di produzione di compost”, ha indicato un limite di emissione all’uscita dei sistemi di trattamento.
Più recentemente la stessa Regione Lombardia, sempre con un decreto di Giunta regionale, ha pubblicato la linea guida recante “Determinazioni generali in merito alla caratterizzazione delle emissioni gassose in atmosfera derivanti da attività a forte impatto odorigeno” allo scopo di disciplinare la procedura autorizzativa per gli impianti che causano emissioni odorigene fornendo indicazioni per la valutazione dell’impatto prodotto ai recettori sia mediante l’uso di modelli di dispersione che con l’adozione di una specifica metodologia di gestione delle lamentele basate sulla raccolta delle informazioni su questionari compilati dalla popolazione esposta.
In seguito, altre Regioni italiane hanno emanato direttive simili con l’indicazione dello stesso limite emissivo per gli impianti di compostaggio (Basilicata, Sicilia).
L’applicazione di tale limite ha, però, mostrato alcuni inconvenienti legati soprattutto al fatto che il valore imposto è stato adottato in maniera impropria come riferimento non solo per gli impianti di compostaggio, ma anche per altre tipologie di impianti.
La Regione Emilia-Romagna per gli impianti di produzione di biogas all’uscita dell’impianto di trattamento ha fissato valori di emissione e valori di concentrazione per l’ammoniaca.
La Regione Piemonte, con il decreto di Giunta regionale 13/4554 del 9 gennaio 2017, ha approvato le linee guida per la caratterizzazione di contenimento delle emissioni in atmosfera provenienti dalle attività ad impatto odorigeno.
Approcci simili sono stati adottati anche dalla Provincia autonoma di Trento con la deliberazione di Giunta provinciale numero 1087 del 24 giugno 2016, recante “Linee guida per la caratterizzazione, l’analisi e la definizione dei criteri tecnici e gestionali per la mitigazione delle emissioni delle attività a impatto odorigeno”.
La Regione Puglia, con legge regionale n. 7 del 22 gennaio 1999, ha varato una specifica disciplina in materia di emissioni odorigene prodotte da impianti industriali, da sansifici ubicati in aree ad elevato rischio di crisi ambientale, individuando prescrizioni specifiche per le emissioni puntuali e per le emissioni diffuse, discriminandone l’applicabilità in funzione della soglia olfattiva della sostanza stessa.
Con successivi provvedimenti normativi la citata legge è stata emendata. In particolare, tra le modifiche più significative si possono annoverare quelle di seguito elencate. Con la legge regionale n. 17 del 2007 si è provveduto ad eliminare dal suo campo di applicazione l’esclusione degli impianti localizzati in zone industriali. È stata attribuita all’autorità di controllo la possibilità di imporre il confinamento delle sorgenti di emissioni diffuse ed infine si è definita la procedura da seguire in caso di impraticabilità della realizzazione dei necessari interventi impiantistici.
Con la successiva legge regionale n. 23/2015 è stato introdotto l’allegato tecnico, che definisce i limiti in termini di concentrazione di odore e corrispondente concentrazione di volume per ogni sostanza considerata, oltre l’indicazione del metodo di analisi di riferimento, nonché un’ulteriore disposizione relativa alle segnalazioni di disturbo o molestie da parte dei recettori del supplemento della concentrazione limite di emissione di sostanze odorigene.
Infine, dal punto di vista della metodologia di campionamento, sempre nell’allegato tecnico sono state fornite indicazioni per il campionamento sia delle sorgenti puntuali che di quelle diffuse, per queste ultime distinguendo tra quelle attive e quelle passive.
La legge regionale n. 23/2015 ha previsto che le disposizioni fossero applicabili a decorrere dopo un anno dalla sua entrata in vigore. Successivamente, per effetto delle disposizioni dell’articolo 52 della legge regionale n. 1/2016, recante “Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione 2016 e bilancio pluriennale 2016-2018 della Regione Puglia (legge di stabilità regionale 2016)”, l’efficacia di tale disposizione è stata differita di un anno, sicché la stessa legge regionale n. 23 inizierà a spiegare i suoi effetti a decorrere dal 22 aprile 2017 per le installazioni in esercizio o autorizzate, ma non in esercizio alla data di entrata in vigore della predetta norma.
Stante le siffatte premesse, utili al necessario e indefettibile inquadramento della nuova norma regionale in tema di emissioni odorigene, si riferisce sinteticamente che quest’ultima si propone l’obiettivo di: ridefinire il campo di applicazione della norma; garantire uniformità nel monitoraggio delle norme UNI; individuare puntualmente le attività in capo ad ARPA Puglia; modificare l’allegato tecnico.
Si ringrazia la Commissione tutta e la struttura tecnica degli uffici per il lavoro svolto e lo spirito collaborativo dimostrato.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega Trevisi.
Speaker : TREVISI.
Presidente, grazie.
Noi abbiamo presentato un ordine del giorno, seguendo quanto previsto dall’articolo 46 del Regolamento, che parla di presentazione dopo la discussione generale. Probabilmente c’è stato un difetto di comunicazione: forse la prassi richiedeva di presentarli in Capigruppo. Però, noi ci siamo attenuti a quanto previsto dal Regolamento.
Chiediamo che venga votato un ordine del giorno in cui chiediamo di riportare questo disegno di legge in Commissione, e spiego il perché. Perché la stessa ARPA, che è l’organo tecnico della Regione, ha sollevato numerose criticità in merito a questo disegno di legge, e siccome l’ARPA è anche tenuta al controllo di molte delle prescrizioni previste nel disegno di legge, è opportuno, a nostro parere, cercare di risolvere tutte le criticità che l’ARPA, essendo appunto l’organo predisposto ai pareri tecnici della Regione, ha evidenziato in Commissione, alle quali ad oggi non è stata data una risposta almeno esaustiva.
In particolare, il disegno di legge esclude dall’ambito dell’applicazione immediata gli stabilimenti soggetti all’autorizzazione alle emissioni in atmosfera, che prevedono la possibilità di estendere la disciplina ai soli stabilimenti per i quali ARPA ha certi fenomeni di disturbo olfattivo.
Nel disegno di legge manca l’individuazione dei limiti massimi per quanto riguarda le emissioni odorigene, manca anche la previsione dell’obbligo del confinamento dei processi di lavorazione che generano emissioni odorigene, manca la predisposizione di un protocollo operativo per la gestione della segnalazione di disturbo, mancano le modalità di validazione da parte dell’ARPA degli autocontrolli svolti dal gestore. Inoltre, ha segnalato, l’ARPA, queste criticità con riferimento alle condizioni meteorologiche, soprattutto all’orografia: bisognerebbe contestualizzare le criticità alla realtà pugliese, la cui complessità metodologica è condizionata più dall’interfaccia madre-terra che dall’orografia.
Nella definizione dei valori di accettabilità non si tiene conto delle possibilità di impatti cumulativi con altri impianti, quindi manca anche la possibilità di valutare eventuali impatti cumulativi.
La disciplina attualmente in vigore, se effettivamente applicata, avrebbe potuto conseguire invece ottimi risultati, migliori di quelli del DDL in discussione.
La norma transitoria del DDL lascia la possibilità a gestori per i quali al momento il procedimento di autorizzazione è in corso di scegliere di aderire alla nuova disciplina che sembra comportare per loro minori incombenze.
Risulta anche poi di prossima approvazione uno schema di decreto legislativo che attua in Italia la direttiva UE 2015 n. 2193, relativa alle limitazioni delle emissioni in atmosfera di taluni inquinanti originati da impianti di combustione, quindi bisognerebbe tenere conto anche di questo decreto legislativo di prossima attuazione.
Il DDL, poi, affida ad ARPA diverse funzioni, quindi, da un lato non recepisce le criticità di ARPA, ma nello stesso tempo gli attribuisce diverse funzioni nell’ambito dell’attività di controllo delle emissioni odorigene e di gestione delle segnalazioni di disturbo olfattivo che dovrebbero essere adeguatamente definite, anche tenendo in considerazione l’attuale dotazione organica e strumentale dell’agenzia regionale. Sappiamo che l’ARPA è sottodotata, sia per quanto riguarda il personale, sia per quanto riguarda la strumentazione, quindi abbiamo grossi dubbi su come la stessa agenzia possa poi andare a svolgere in maniera seria ed efficace questa attività di controllo.
La mancanza di istituzione, quindi la mancanza di un adeguato coinvolgimento di ARPA nella redazione di questo DDL, a noi sembra abbastanza evidente. Ecco perché chiediamo, prima di aprire questa discussione, di istituire un tavolo tecnico con ARPA e superare tutte le criticità espresse dalla nostra agenzia, che è quella predisposta proprio ad esaminare dal punto di vista tecnico questo tipo di DDL.
Per questi motivi quindi chiediamo che venga aperto questo tavolo tecnico e rinviato in Commissione ambiente il presente DDL. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Nella Conferenza dei Presidenti, alla presenza del Governo, avevamo deciso che eravamo in condizioni di andare avanti. Sennonché, alla luce di queste obiezioni e osservazioni, sia l’assessore Caracciolo che il Presidente Vizzino mi dicono che sono d’accordo a far tornare la legge in Commissione.
Quello che vi chiedo, ancora una volta, è nella Conferenza dei Presidenti, di venire un pochino più informati tutti, per evitare che si facciano qui discussioni che poi creano problemi.
Pertanto, rinviamo questo punto in Commissione. Le argomentazioni di Trevisi sono state efficaci. Consigliere Trevisi, quell’ordine del giorno che hai illustrato, che è un libro, ce lo dai qua così lo alleghiamo?
Il punto n. 8) è quindi rinviato in Commissione. Possiamo passare al punto n. 9), però vediamo un pochino come ordiniamo i lavori. Vedo che intorno alla questione del Piano casa ci sono un po’ di discussioni. Vogliamo procedere e poi ci fermiamo, se vedo che si stanno formulando pareri? Andiamo avanti e vediamo dove arriviamo? Va bene.
Possiamo andare avanti con il punto n. 9). Credo ci sia un solo articolo.
Il punto n. 8) è rinviato.
La parola al Presidente Amati.
Speaker : AMATI.
Signor Presidente, colleghi, con questo disegno di legge si interviene relativamente a norme in materia di ottimizzazione e valutazione della produttività del lavoro pubblico e di contenimento dei costi degli apparati amministrativi nella Regione Puglia.
Il trattamento economico spettante ai direttori generali, amministrativi e sanitari, di aziende ed enti del Servizio sanitario nazionale è disciplinato dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 502/95. Con la legge n. 133/2008 si stabiliva una riduzione del 20 per cento del trattamento economico spettante ai direttori generali, sanitari ed amministrativi, per gli incarichi o i rinnovi dagli stessi dal 30 giugno 2008. Successivamente, con il decreto legge n. 78/2010, convertito dalla legge n. 122/2010, all’articolo 6, comma 3, si disponeva che a decorrere dal 1° gennaio 2011 tutte le indennità, i compensi, le retribuzioni ai titolari di incarichi di qualsiasi tipo sono automaticamente ridotte del 10 per cento rispetto agli importi risultanti al 30 aprile 2010.
La Regione Puglia, con legge regionale n. 1/2011, recepì le disposizioni previste dalle normative nazionali e l’impedimento all’incremento dell’importo sino al 31 dicembre 2017. Tenuto conto dell’introduzione, da parte del legislatore nazionale, ai sensi dell’articolo 1 del decreto legislativo n. 171/2016, di un unico elenco nazionale dei soggetti idonei alla nomina del direttore generale delle aziende sanitarie locali ed ospedaliere ed altri enti del Servizio sanitario nazionale, il mantenimento da parte della Regione Puglia della decurtazione del 10 per cento dell’indennità e dei compensi, di cui alla legge n. 122, relativi ai direttori generali di aziende ed enti del Servizio sanitario regionale, verrebbe a determinare una sperequazione rispetto alle altre Regioni.
Il Governo regionale propone, pertanto, la modifica del comma 2, articolo 7, della legge regionale n. 1/2011, prevedendo per il trattamento economico dei direttori generali, amministrativi e sanitari, di aziende ed enti del Servizio sanitario regionale un’espressa deroga rispetto all’applicazione della riduzione dei compensi, di cui all’articolo 6, comma 3, del decreto legge n. 78/2010, come già detto, convertito con la legge n. 122/2010.
Esaurita la discussione e il confronto e dopo aver esaminato il disegno di legge, la Commissione ha espresso parere favorevole a maggioranza dei voti dei commissari presenti. Pertanto, si sottopone il disegno di legge all’esame e all’approvazione dell’Assemblea.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie a lei, Presidente Amati.
La parola alla collega Laricchia.
Speaker : LARICCHIA.
Grazie, Presidente.
Io vorrei davvero capire dove la Giunta regionale ha trovato il coraggio di presentare un disegno di legge di questo tipo, la cui relazione cerca maldestramente di giustificare una scelta simile, che è una scelta politica tutta evidenza. La scelta è: abbiamo razionalizzato la spesa, abbiamo rifunzionalizzato e ottimizzato la spesa sanitaria, noi aggiungiamo tagliando servizi, chiudendo reparti, chiudendo ospedali in molti casi, magari chiusure nascoste dietro la parola “riconversione”, però, proprio per questo, dato che adesso siamo rientrati nei costi, possiamo aumentare gli stipendi ai direttori generali. Quindi, ai cittadini state dicendo che tutti i sacrifici che devono subire sono necessari per aumentare gli stipendi ai direttori generali. Sarebbe stato più onesto dirlo in campagna elettorale, quando i cittadini avrebbero dovuto scegliere tra le varie forze politiche che si candidavano ad amministrare questa Regione. Se qualcuno di voi avesse detto che aveva questa intenzione, di tagliare i servizi sanitari per aumentare gli stipendi ai direttori generali, probabilmente l’esito delle elezioni non avrebbe premiato accertamento il Governatore Emiliano.
Inoltre, chiedo scusa… Ah sì, giusto. Adesso è arrivata questa proposta di legge, ma in realtà siamo stati contenti e orgogliosi fino ad ora di essere riusciti a fermarla in qualche modo perché c’era già stato un tentativo da parte del collega De Leonardis della Destra, a dicembre dell’anno scorso, di presentare questo emendamento. Poi, purtroppo per lui e per loro, evidentemente un po’ presi anche dalla vergogna è stato ritirato. È stato ripresentato in Commissione III e ritirato. In Commissione I è arrivato. È arrivato anche adesso e sta ovviamente per essere approvato perché già in Commissione I destra e sinistra, centrodestra e centrosinistra, hanno votato compatti a favore di questa proposta di legge.
Volevo chiarire ai cittadini che nessuna norma obbliga oggi la Regione a innalzare lo stipendio eliminando la decurtazione. È una scelta che era stata fatta in passato per conseguire dei risparmi di spesa. Il fatto che i direttori generali verranno selezionati da un elenco nazionale non ha nulla a che vedere con gli stipendi, così come io non credo che per avere i migliori bisogna cercare di pagarli di più, perché in questo Consiglio regionale siedono consiglieri regionali che prendono meno indennità rispetto ad altri. In Parlamento siedono i parlamentari del Movimento 5 Stelle che prendono un’indennità inferiore rispetto a quella dei colleghi del centrodestra e del centrosinistra. Chiariamolo, siccome non possono rinunciare in partenza, la prendono per intero, ma la restituiscono creando piccole e medie imprese sul territorio come ormai si possono già vedere. Certamente non sono peggiori dei colleghi che paghiamo di più. Per usare un eufemismo non sono i peggiori, perché in quei casi, secondo me, chi viene pagato di meno è enormemente migliore rispetto a chi viene pagato di più. Quindi, se avete un po’ di dignità, se avete un po’ di vicinanza ai problemi che i cittadini stanno affrontando nel territorio, eliminate e rinviate o meglio ancora ritirate questa norma, anche perché noi l’alternativa ve l’avevamo proposta. Vi abbiamo detto: lasciamo gli stipendi ai direttori generali come sono adesso e semplicemente diamo loro dei premi di produttività in base quindi alle performance che conseguono in merito all’abbattimento delle liste d’attesa ad esempio o comunque all’efficienza e al funzionamento corretto degli ospedali, delle ASL e delle aziende ospedaliere che dirigono. Questo andava fatto se si vogliono avere i migliori e se si vuole attraverso lo stipendio dei direttori generali aumentare l’efficienza del sistema sanitario, non aumentarlo di colpo così, senza che siate assolutamente obbligati.
Quindi, l’intervento non è solo per dire che naturalmente voteremo contro, ma addirittura vi chiediamo, per favore, se avete un minimo di sensibilità nei confronti di quello che i cittadini vivono sul territorio, di rinunciare a questa idea, che è un’idea folle.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Zullo, prego.
Speaker : ZULLO.
Pensavo che De Leonardis mi precedesse.
Presidente e colleghi, candidamente ammetto di aver votato favorevolmente in Commissione. Candidamente ammetto di essere convinto di questo, senza vergognarmi. Candidamente ammetto che non credo che nelle materie tecniche di conduzione di un’azienda chi è peggiore, chi non capisce niente fa meglio di chi, chi non è pagato è migliore di chi è pagato. Io non so se è questo un concetto, un dogma che noi dobbiamo seguire.
Io parto da un’esperienza professionale anche mia – io sono stato direttore sanitario di azienda – e vi dico: è mai possibile che il direttore generale, che il datore di lavoro dei primari e dei capidipartimento debba percepire uno stipendio inferiore a quello del capodipartimento? È mai possibile che il direttore sanitario, che dirige tutti i servizi sanitari, il cui stipendio è commisurato all’80 per cento di quello del direttore generale, debba prendere molto meno rispetto a quello che percepisce un primario o un capodipartimento? Questo è stato il ragionamento che io mi sono fatto.
Perché se il tema è quello di non retribuire in una maniera i direttori generali, allora dovremmo abbassare gli stipendi dei capidipartimento e dei primari, abbassiamo tutti gli stipendi, e allora c’è una logica. E questa sarebbe una logica condivisibile. Però, a mio avviso, pensare che il datore di lavoro possa percepire meno di un suo dipendente non è una logica condivisibile.
Presidente, a volte si pensa che risparmiare… Abbiamo nove aziende sanitarie, abbiamo ventisette figure apicali, se dovessimo risparmiare 20.000 euro annui ciascuno, dovremmo risparmiare 540.000 euro all’anno complessivamente per il servizio sanitario regionale. Ora, se si pensa che questa cifra possa eliminare, risolvere tutti i problemi delle liste di attesa, delle aziende sanitarie, io penso che i primi a rinunciare sarebbero i direttori generali. Io non penso che sia così. Io penso, invece, che bisogna motivare chi gestisce un’azienda sanitaria, anche per un dato che a noi sfugge, cioè la responsabilità contabile, la responsabilità amministrativa, la responsabilità penale cui è assoggettato un direttore generale, che anche in buonafede potrebbe sbagliare, non sempre si sbaglia per dolo, vogliamo capire se merita un certo riconoscimento? La tendenza a motivare capidipartimento, primari, che oggi rinunciano, vengono chiamati “viene a fare il direttore sanitario” e rinunciano a farlo, perché magari stanno meglio nel posto dove sono, dobbiamo pur tenerla presente. Poi, alla fine, arriva chiunque, però molto spesso arriva chi non ha la giusta esperienza, molto spesso non ha la giusta motivazione, molto spesso arriva chi è al limite della pensione e, quindi, non è motivato degnamente.
Allora candidamente dico che non mi vergogno. Candidamente dico che certe funzioni vanno retribuite e vanno retribuite nel giusto. Candidamente dico che non è possibile che un datore di lavoro possa prendere di meno del suo dipendente. Non è possibile che chi gestisce una responsabilità immane… Pensate a quello che significa gestire il Policlinico, pensate a quello che significa gestire l’ASL Bari, 1.500.000 assistiti, con una serie di servizi, eccetera, eccetera, eccetera, possa prendere meno di un suo dipendente che gestisce un reparto o che gestisce un dipartimento.
Io candidamente, fermo restando che rispetto le idee di tutti, ovviamente mi picco se non vengono rispettate le mie idee. Cioè, se io dico che la mia idea è questa, perché mi si deve dire “si vergogni”. Io non dico ai colleghi: vergognatevi di dire una cosa diversa dalla mia. Ognuno ha la sua idea, lo dice, poi voteremo. Io certamente non mi vergogno e voterò questa norma perché è una norma di buonsenso, una norma giusta e una norma che porta sicuramente un rimedio, secondo me, a un errore che abbiamo compiuto nel passato.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, collega Zullo.
Prego, collega Borraccino
Speaker : BORRACCINO.
Grazie, Presidente, colleghi.
Preliminarmente, vorrei dire alla collega Laricchia che non ha letto bene, o meglio, non ricorda bene l’esito della I Commissione perché non tutti erano a favore. Io ero tra quelli, ma non ero il solo, c’era anche, onestamente, qualche altro collega, che si sono astenuti su questo provvedimento. Fatta questa premessa, io oggi su questo provvedimento mi asterrò, perché non ho certezze. Prego? Senti, quando ho votato contro non mi hai pregato certamente tu e sai molto bene di averlo fatto tante volte.
Su questo tema, invece, magari se mi lasci finire di parlare, magari in ossequio anche a quel bel giacchino rosso che hai, per rispetto a quel colore molto bello, io su questo tema invidio chi ha delle certezze, perché su questo tema io ho dubbi. Da un lato, vi è la vicenda della responsabilità di un direttore generale che gestisce bilanci di molte centinaia di milioni di euro, che firma degli atti per delle gare d’appalto molto molto pericolose, con responsabilità – diciamoci la verità, colleghi, mi rivolgo a tutti i colleghi presenti in Consiglio regionale – , rispetto a noi consiglieri regionali, straordinariamente molto più ampie: responsabilità e rischi.
Rispetto a questo, vi è anche il tema, strano, che dirigenti delle stesse ASL, persone che magari collaborano e lavorano gomito a gomito con i direttori generali, percepiscono uno stipendio più alto rispetto a quello del direttore generale, svolgendo mansioni e avendo responsabilità anche loro settoriali. Per quanto importanti, il capo di un dipartimento, per responsabilità importanti che possa avere, sono sicuramente, però, settoriali, di un segmento, di un pezzo del sistema ASL. Quindi, rispetto a un direttore generale, quelle persone percepiscono uno stipendio più alto.
Da questo punto di vista quindi il provvedimento è utile, è giusto, tant’è vero che quando qualche volta in Commissione sanità qualche consigliere voleva farlo passare surrettiziamente come un invito che la Commissione rivolgeva al Presidente a fare questo, io mi sono opposto fermamente dicendo che se aumento ci doveva essere, ci doveva essere la firma del Presidente e dell’assessore, con suo DDL, con un suo provvedimento.
Detto ciò, però, io ritengo che in un periodo come questo, in un periodo in cui c’è il tema della spesa, il tema delle indennità, il tema dei costi della politica, il tema dell’autoriduzione, che in tutti i Consessi ci sono stati e continuano ad esserci, io ritengo che questo aumento giunge in un periodo certamente non propizio, in un periodo nel quale molti cittadini hanno difficoltà ad andare avanti perché non soltanto c’è il tema sempre più forte della mancanza dell’occupazione, ma c’è anche il tema di persone che lavorano e che per dei contratti strani percepiscono davvero risorse irrisorie mensilmente.
È dura, allora, colleghi, dire a queste persone, a questi lavoratori che vivono con 700, 800, 900 euro al mese, o con il dipendente pubblico che prende 1.300 euro al mese, al quale non riusciamo a pagare neanche quelle poche ore di straordinario, perché magari il budget è complicato, arrivare a tenerlo in piedi, quindi si rinuncia anche a dare delle spettanze che, magari, competono. Quindi, queste persone sono fortunate rispetto agli altri solo perché percepiscono 1.300-1.350 euro al mese. Aumentare un’indennità di carica, uno stipendio di 100.000 euro e aumentarlo di altri 15-20.000 euro è dura da far capire.
Per questo motivo, siccome non ho certezze rispetto alle ragioni che, oggettivamente, ci sono, ma dall’altra parte c’è una platea che guarda, c’è un mondo che ci guarda, e rispetto a questo penso di non avere certezze, utilizzo il voto dell’astensione, che raramente ho utilizzato in quest’Aula e raramente ho utilizzato anche nelle Commissioni cui partecipo. Chi mi conosce sa molto bene che so assumermi il peso delle responsabilità. Anche quando è stato bocciato un Piano di riordino ospedaliero per ben due volte mi sono assunto il peso delle responsabilità.
In questo momento non è che non so assumerlo; proprio perché ho l’incertezza fra questi richiami del popolo che ci sono e che sono giusti e quelli, invece, altrettanto corretti, di persone che lavorano e che legittimamente chiedono l’adeguamento a quello che avviene in altre Regioni della nostra Nazione, per questo motivo io mi asterrò.
Speaker : PRESIDENTE.
Consigliere Marmo, prego.
Speaker : MARMO.
Grazie, Presidente.
Credo che su un tema come questo non c’entri proprio nulla il richiamo del popolo, perché non c’è nessun richiamo del popolo a che le leggi dello Stato siano rispettate. Io intervengo perché la collega Laricchia, molto spesso, con il gioco degli equivoci, disegna la destra sostenitrice dell’aumento delle indennità, delle retribuzioni dei direttori generali. Io vorrei invitarla ad evitare questo linguaggio equivoco, perché la destra è un’altra cosa, soprattutto delle persone che lei ha citato, che obiettivamente sono di centro e non appartengono a nessuna visione culturale della destra.
L’equivoco qual è, Presidente? È che il sottoscritto, in Commissione sanità (la collega Laricchia non c’è mai stata in Commissione, tantomeno in quell’occasione), fu il primo a sostenere che la Commissione non avrebbe fatto nessuna nota e nessun sollecito alla Giunta per adeguare le retribuzioni dei direttori generali. Anzi, sostenni con molta chiarezza che se la Giunta riteneva di dover fare questi adeguamenti avrebbe dovuto farli la Giunta autonomamente nel rispetto della legge. Punto e basta. Dopodiché, di questa storia non se ne è parlato più. Lo abbiamo respinto, naturalmente, in Commissione, e io mi sono astenuto. Non ho votato a favore. Quindi, nessun favore all’incremento delle indennità.
Ritengo che su questo tema, più che dire cose ovvie, perché sono ovvie e non è scritto da nessuna parte che chi prende meno sia più intelligente e più bravo e nemmeno è scritto da nessuna parte che chi prende di più sia più intelligente e più bravo o meno bravo, ci troviamo nell’ambito di un quadro normativo nazionale che consente queste cose.
Detto questo, ci fu un altro motivo per cui dicemmo che non eravamo d’accordo in quel momento. Ci fu raccontato che la Regione, fino ad ora, non aveva provveduto ad incrementare le retribuzioni dei direttori generali perché la Regione era in Piano operativo. La domanda che mi pongo è la seguente: se ancora oggi siamo in Piano operativo, perché mai operiamo, attraverso un disegno di legge, l’incremento delle retribuzioni dei direttori generali? Eravamo e siamo in Piano operativo. Perché mai facciamo questo.
Tutte le altre considerazioni sono tutte considerazioni per dire che noi siamo belli, noi siamo bravi, gli altri sono affamatori del popolo. Sono tutte sciocchezze.
Mentre mi convince molto quello che la collega ha detto, che probabilmente sarebbe opportuno parametrare l’incremento ai successi che si hanno all’interno delle ASL nel raggiungere gli obiettivi. Questo mi attira di più. Ma mi sarei aspettato, visto che uno l’ha pensato e non l’ho pensato io, ma mi piace, che ci fosse una proposta emendativa che disegnasse un sistema di obiettivi da raggiungere e di premialità da distribuire.
Quindi, rispetto a questo, Presidente, noi poniamo la stessa domanda. Se siamo in piano operativo e la Giunta non poteva aumentarle con una semplice deliberazione, perché mai, stando in piano operativo, si può fare con una legge, considerato che, e ci fu detto anche in Commissione, al 31 dicembre finiva questo vincolo e dal 1° gennaio era possibile operare.
Perché coinvolgere il Consiglio regionale in questa storia oggi? Siamo o non siamo in piano operativo? Scade o non scade il 31 dicembre? Questi sono gli interrogativi che devono riguardare l’approvazione di una norma che deve essere coerente con il quadro generale, che pur prevede incrementi di questo tipo. Sono previsti dalla legge, che non abbiamo fatto noi. Questa volta non ci siamo inventati noi qualche cosa. Lo prevede la normativa generale. Allora, rispetto a questo, che vale naturalmente in tutta Italia, quindi nessuna cantilena sul fatto che si aumentano o non si aumento, se è dovuto, lo si faccia, se non è dovuto ora, non lo si faccia. Questa è la nostra considerazione.
Se qualcuno propone di retribuire con premialità per gli obiettivi raggiunti proponga un emendamento di questo tipo e noi forse lo seguiremo. Tuttavia, rispetto a questo, stiamo parlando del nulla e probabilmente la Giunta poteva evitarci questa discussione in Consiglio regionale, se ciò fosse stato nelle proprie attribuzioni anziché farlo qui.
Per questo, Presidente, come ci siamo astenuti in Commissione, ci asterremo anche in questa fase. Sapendo che il nostro voto non è determinante ai fini del passaggio o meno di questa norma di legge, nessuno può dire che la destra ha fatto in modo che questa norma passasse. Impara!
Speaker : PRESIDENTE.
La parola al collega Conca.
Speaker : CONCA.
Grazie, Presidente.
Questa norma è da mesi che si discute, seppure è una stortura non so perché voluta su una spesa sanitaria miliardaria. Hanno deciso nel tempo di decurtare del 30 per cento gli stipendi dei direttori generali. Perché prima non dicevano nulla? Perché prima chi faceva il direttore generale aveva già la pensione di struttura complessa e quindi se ai 130.000 euro di pensione ci aggiungeva 111 o 150.000 euro gli interessava sì, ma comunque erano tanti soldi perché si arrivava a percepire circa 240.000 euro di emolumenti.
All’articolo 1, comma 5, della legge n. 502, è detto che non si possono superare i 300 milioni. Non è detto che deve essere di 300 milioni, che sono gli attuali 154.000 euro, perché a questa somma poi va aggiunta anche tutta la fascia di spese rendicontate, non quelle del trasferimento da casa alla direzione generale, ma per i viaggi sul territorio della ASL che il direttore dovesse dover fare.
A questi si aggiunge un ulteriore 20 per cento, e quindi altri 32.000 euro, che sono i cosiddetti risultati di gestione. Il problema non è la legittimità di questa procedura, che è prevista da leggi dello Stato, è l’opportunità politica, quella di vedere una sanità allo sfacelo, dove le ASL hanno mancato i loro obiettivi più sentiti dalla cittadinanza, cioè quello delle liste d’attesa.
Oggi manca l’assessore alla sanità: noi parliamo di sanità e non sappiamo bene a chi ci rivolgiamo, non abbiamo un assessore alla sanità che possa sovrintendere al lavoro dei direttori generali. E quando il collega Borraccino dice che loro hanno responsabilità più importanti delle nostre, c’è anche da ricordare che loro vengono nominati dal Presidente della Regione, noi siamo stati eletti dai cittadini, e se permetti, consigliere Borraccino, sono molto più importanti i cittadini.
Ecco perché noi siamo contrari a questa modifica di legge, non per la legittimità normativa… Scusami. Io dico semplicemente questo: le responsabilità oggettive di un direttore generale sono tante: quella di non essere riuscito a far funzionare le strutture complesse, quella di non essere riusciti a ridurre e a contenere i tempi di attesa, quella di non essere riuscito a controllare l’intramoenia ed extramoenia, per le quali prestazioni è previsto anche il licenziamento del direttore generale, che viene effettuata durante le ore di servizio, che porta i medici che la praticano anche forse inconsapevolmente, ma certe volte certosinamente ad inefficientare la struttura pubblica. Queste sono le gravi responsabilità, come gravi sono quelle che portano un direttore generale a non transare anche su contenziosi persi in partenza, tanto non pagano loro, o a trincerarsi dietro le sentenze che poi si trasformano in debiti fuori bilancio che arrivano nella I Commissione, dove puntualmente votiamo contro.
Noi capiamo bene che un direttore generale debba percepire più di un primario, come debba percepire un po’ di più di un direttore di distretto; però non dimentichiamo, parliamo del direttore generale, ma qui anche il direttore amministrativo e sanitario, in proporzione, vedranno aumentato lo stipendio.
Un discorso logico, ma oggi è inopportuno perché la sanità nostra, nonostante un pareggio di bilancio possa essere anche raggiunto “se, se, se, se”, come diceva ieri Emiliano, oggi la realtà ci dice che tutti i giorni viene negato il diritto a curarsi. Oggi ci si cura se si conosce qualcuno o se si ha la possibilità di pagare. Altrimenti, si deve attendere un tempo esagerato, e i dati della mobilità passiva che da 240 passano a 280 milioni lo dimostrano, perché la gente va fuori regione.
Oggi, davanti a tutto questo sfacelo, a questo aumento di numeri, il bilancio, che sia di una ASL, che sia di un’azienda privata o pubblica è quanto di più falso possa esistere. Fare pareggio di bilancio e non comprare i computer per far funzionare gli ambulatori: così sono bravo anch’io a pareggiare il bilancio. Ridurre i reparti perché ci dicono che mancano gli anestesisti, e poi ricevere in audizione gli anestesisti che dicono che è falso, gli anestesisti ci sono; avere personale imboscato nei territori per ambulatori aperti una volta a settimana: questi sono i compiti e le responsabilità di un direttore generale che non fa.
Tutte queste cose ci portano a votare contro, a prescindere dalla legittimità normativa, che oggi è inopportuna. Come diceva il collega Marmo, se avete detto che al 31.12.2017 bisognava uscire da questo vincolo, perché oggi 21 novembre, vogliamo precorrere i termini? Soprassedere quantomeno e attendete i termini che voi stessi vi siete imposti. E poi, valutiamo l’opportunità, per noi assolutamente, perché tutte le nostre azioni, tese a dare risposte ai cittadini, come l’abolizione del superticket, come il rimborso dei 25 euro quando non c’era la possibilità di garantire un tempo istituzionale, quando io devo chiamare al numero verde del CUP Puglia e non ricevere risposta, quando devo stare venti minuti in attesa al CUP del Policlinico e non ricevo risposta, quando devo intervenire su pazienti oncologici che, per mancanza di un reagente, non possono vedersi consegnato un referto istologico, che poi deve dar seguito alla terapia, quando devo intervenire per una carrozzina sulla protesica, dove ogni ASL fa quello che ritiene opportuno. Ogni ASL ha un suo modo di agire. Più che di sistema sanitario regionale, io parlerei di sistema sanitario provinciale. Questo dovrebbe fare un dipartimento di salute, questo dovrebbe fare un assessore alla sanità: obbligare tutti a garantire i LEA in ogni Provincia. Questo non avviene. Potrei farvi decine di esempi.
Preoccupiamoci dei danni erariali che i direttori generali, che hanno tante responsabilità, non hanno. Le piscine riabilitative in Puglia costruite e la quasi totalità non ha mai visto l’acqua. Sembra un ossimoro. Dicono: “No, è un extra LEA”. Se è un extra LEA perché le hai fatte? Perché c’è la sindrome del mattone. Basta che costruiamo. Poi non diamo una finalità a quel presidio sanitario. Qui bisogna costruire perché c’è business. La sanità è diventata un business. Per tutte queste cose che vedono nell’amministratore delegato di una ASL, che è quella che poi applica il disciplinare della Regione, che deve consentire di spendere i 400 milioni di FESR sempre in costruzioni, non crediamo meritino oggi un aumento, per quanto legittimamente previsto dalla norma. Piuttosto, leghiamolo agli incentivi. Diamo 400.000 euro, ma mi devi far ridurre centinaia di milioni di euro. Il bilancio di una ASL come quella di Bari è di 2,4 miliardi. Il sistema sanitario è di 7,2 miliardi. Leghiamoli ai risultati veri, non come quelli di gestione, dove si auto-valutano e le valutazioni di medio termine non vengono effettuate.
Oggi noi vi suggeriamo di soprassedere, anche perché non è arrivato il 31 dicembre, ma soprattutto perché oggi non meritano un aumento. Piuttosto abbassiamo quelli delle strutture complesse, ove possibile, e quelli dei direttori di distretto, così siamo tutti più contenti.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Consigliere De Leonardis, prego.
Speaker : DE LEONARDIS.
Grazie, Presidente.
Oggi abbiamo un plastico esempio di come si fa la politica da un certo punto di vista. Il “dagli all’untore”. De Leonardis ha presentato in variazione di bilancio un emendamento per eliminare una sperequazione che i direttori generali e i direttori sanitari amministrativi della Puglia hanno rispetto alle altre Regioni. De Leonardis è cattivo. De Leonardis è una persona che non va votata. Vergogna, De Leonardis! Sono queste le parole che ho sentito. Questo è il modo di fare politica che c’è oggi qui, la nuova politica. Bisogna vergognarsi di fare alcuni atti.
Lo ribadisco: io non mi vergogno, cara collega Laricchia. Mica ho ritirato mai la mia firma sotto un emendamento. Se fosse come dice lei, perché dovremmo pagare i prefetti in Puglia (vedo qua il Vicepresidente Nunziante) in maniera inferiore rispetto a un prefetto di un’altra parte d’Italia? O un Comandante dei Carabinieri? O un questore? Lo so che per i 5 Stelle questo rapporto con il denaro è molto particolare, diciamo la verità. Loro puntano a prendere i voti togliendo i voti ai direttori generali, al Vicepresidente Nunziante, ma noi siamo abituati a fare la politica della responsabilità, cari colleghi. Quando c’è da approvare la legge elettorale, noi siamo in Aula a fare gli emendamenti, a combattere. Non stiamo nelle piazze a protestare inutilmente per uscire in televisione e prendere una ripresa televisiva in più. Si è stati eletti per fare i consiglieri regionali. Si è d’accordo, non si è d’accordo, si dice “non sono d’accordo”, non si dice “De Leonardis è cattivo”. Ribadisco che io rifarei quella proposta. Secondo me, è ingiusto che ci sia una sperequazione tale fra i direttori generali della Puglia e quelli del Lazio, del Molise, della Toscana, fra i direttori sanitari ed amministrativi di queste Regioni ed altri.
Poi se, come dice il collega Conca, che ci ha fatto un riepilogo di tutte le nefandezze della sanità pugliese, le cose non vanno, ci sono gli esami di metà mandato dove i direttori generali possono essere rimossi e mandati via. Se, come diceva il collega Borraccino, qui c’è gente che ha un reddito di 700, 800, 1.000 euro al mese e i figli di queste persone studiano, si laureano con impegno, riescono addirittura a superare un esame per diventare direttore generale, non possono stare lì ad avere il dito puntato dei consiglieri del Movimento 5 Stelle che dicono: “Tu prendi più di quello che devi guadagnare. Sei un cattivone”. Non è questa la politica.
La politica è responsabilità, prendersi veramente la responsabilità delle proprie azioni, non stare a dire sempre contro tutto e tutti. È fatica quotidiana. Io questo voglio che voi oggi possiate portare a casa, il fatto che fare politica non è solo criticare inutilmente, non è solo dare all’untore, non è solo fare manifestazioni, ma è anche prendersi le responsabilità quando bisogna prendersele e io oggi qui me le prendo, perché io voterò a favore di questa norma.
Speaker : PRESIDENTE.
Amati, prego.
Speaker : AMATI.
Grazie, Presidente.
In realtà, io mi applicherò più che altro sulle riflessioni svolte dal collega Marmo, che mi sembrano di maggiore costrutto rispetto alla facilità populista e pauperista intorno alla quale si costruiscono delle obiezioni a questi argomenti non considerando che prima o poi finirà. L’ho già detto in un’altra occasione. Prima o poi questo clima finirà. È finito tante volte. Se guardate la storia, è finito nel Settecento, è finito nell’Ottocento. Prima o poi finirà. Quindi, io vi do questa notizia.
Per farlo finire più rapidamente c’è la necessità che le classi politiche, quelle più avvertite, compiano dei gesti risoluti ora, in questo momento, perché compiendo gesti risoluti è probabile che accorceranno il tempo di attesa da qui alla normalità, al ritorno di questo Paese alla normalità. Perché così facendo noi stiamo sostituendo l’articolo 1 della Repubblica italiana in questo modo: “L’Italia è una Repubblica fondata o sui somari o sui ladri”. Perché quando non si riconosce il lavoro, che va pagato, lo spazio è o per i somari che non trovano lavoro nel mercato, perché il mercato chiede quelli bravi, oppure per i ladri, cioè per quelli che utilizzano la pubblica amministrazione per lucrare. Non vi sono possibilità alternative. Quindi, noi dobbiamo fare in modo che finisca questa insopportabile finzione, tenuto conto, e ve lo dico con grande franchezza e amicizia, che voi non vi rendete conto che questo atteggiamento che noi generiamo continuamente nei confronti della pubblica amministrazione, discredita la pubblica amministrazione e anche noi stessi. Perché poi alla fine la gente non distingue tra noi chi ha detto cosa. Non è che poi alla fine di tutto questo dibattito c’è qualcuno che dice “Ops, mentre Laricchia, Di Bari eccetera hanno detto così, gli altri hanno detto così”. No, la percezione in questa prospettiva, siccome vale chi pone l’asticella sempre più in alto, è che siamo tutti uguali. Quando siamo tutti uguali capita che nella pubblica amministrazione i migliori non li trovi. Perché non trovi i migliori? Perché i migliori, quelli che hanno studiato, vanno, per esempio, in altri ambiti, dove li pagano di più e meglio. Vanno, per esempio, nell’ambito dei servizi finanziari dove li pagano più e meglio, vanno negli ambiti dove si consumano le più grandi fusioni e acquisizioni in termini di transazioni finanziarie nel mondo dei quali noi non conosciamo nemmeno i protagonisti, l’energia, e vanno tutti tranquillamente là. E nella pubblica amministrazione chi rimane? I somari. Vi faccio un esempio per intenderci, tranne per quelli che non hanno lavoro, perché se poi chi non ha lavoro va in politica, se gli danno 2.000 euro già hanno fatto un grande vantaggio. Invece, chi ha lavoro già fuori, rischia di non voler andare nella pubblica amministrazione perché quella diventa un’occasione di depauperamento della propria condizione personale, quindi io non sto parlando di chi non ha o non aveva lavoro, e che ha trovato nella politica un impiego stabile, non sto parlando di quelli. Mi rivolgo ad altre categorie di persone.
Noi oggi dobbiamo approvare questa norma, sia per le ragioni tecniche che dirò fra un attimo, con riferimento all’obiezione del collega Marmo, che nel momento in cui accadrà avvertirò, così terminerà la sua amabile conversazione, solo perché vorrei persuaderlo a stare da questa parte, sia perché dobbiamo anche smetterla. Mi rivolgo pure ai mezzi di informazione: io mi rendo conto che titolare “hanno aumentato lo stipendio ai dirigenti delle ASL” va a colpire l’immaginario delle persone in maniera più rapida rispetto a “hanno superpagato uno bravissimo che forse potrà aiutare la baracca della pubblica amministrazione”, perché noi giochiamo sulle frustrazioni dalle persone. Chi sostiene gli argomenti che voi sostenete commette un delitto gravissimo: sfrutta la condizione della povertà per piegarla al proprio abietto fine politico, che è quello di prendere i voti. È peggio che sostenere quello che state sostenendo voi. Dopodiché voi direte, così io mi posso immaginare anche le repliche. Però io vi informo che arriverà il tempo, così come è capitato a tutti i rivoluzionari, quelli che all’ora della rivoluzione non si presentano mai, capiterà che anche voi direte: quanti errori abbiamo commesso, perché è capitato a tutti, non nei tempi moderni, nella storia.
Dopo la Rivoluzione francese ci fu il Termidoro, potrei stare qua a lungo. È capitato a tutti: perché voi dovreste essere esenti?
Sotto il profilo, invece, strettamente tecnico, quindi io lo voterò convintamente per questo profilo di educazione, la legge che noi stiamo modificando, perché tutta questa questione in fondo è una sciocchezza, io capisco che stiamo facendo un dibattito lungo, perché qualcuno si vuole guadagnare il titolo del giornale domani, oppure il selfie o la storia su Instagram. Io lo capisco, non sono così sprovveduto. So bene che due minuti dopo la votazione Facebook e Instagram andranno a spulciare sull’emotività umana, commettendo tanti delitti contro l’uomo e la sua sensibilità. Lo so, quindi fate pure.
Se voteremo, anzi, vi dico, date già l’ordine “ciak si giri, action”, cominciate già. Sotto il profilo strettamente tecnico è una sciocchezza. Noi abbiamo approvato una legge con la quale abbiamo detto, collega Marmo: “tutte le disposizioni – è l’articolo 7, se non sbaglio – di questo titolo si applicano per tutti questi soggetti, compresi i direttori generali. Ora, abbiamo bisogno della fonte legislativa, perché non si potrebbe fare con la fonte deliberativa, risulta proprio dal testo. Anche per l’indennità dei Consiglieri regionali il limite fu posto fino a una certa data, solo che se si volesse incrementare l’indennità dei consiglieri regionali non si potrebbe fare con una delibera dell’Ufficio di Presidenza, perché anche per noi c’è il limite temporale. Lo stesso problema riguarda la Giunta regionale. La Giunta regionale ha la ghigliottina di quella legge, e io che c’ero, quando approvammo quella legge, fu una cosa vergognosa nella storia del nostro Paese, a chi metteva l’asticella più in alto in questo Consiglio regionale, chi voleva apparire più populista dei populisti, e il collega Marmo se lo ricorda, assieme ad altri colleghi che siedono ancora in Consiglio regionale, che è la ghigliottina di quella norma. Non si può fare una delibera alla Giunta regionale perché andrebbe in violazione di quella norma.
La Giunta regionale ha proposto il 2bis, dove ha detto che tutti restano con la stessa indennità: i consiglieri regionali, gli assessori, il Presidente dell’ARPA, di InnovaPuglia. Tutte le agenzie. Ha detto: “Tutto resti com’è. Nessuno muova nulla”. Se ve lo devo dire, è una sciocchezza. Non con riferimento all’indennità dei consiglieri regionali, ma con riferimento agli altri. Va bene? Bisognerebbe modificarlo, però la Giunta ha deciso. Tutto resti com’è, tranne che per i direttori generali della ASL. Perché? Perché c’è l’albo unico nazionale. Se noi abbiamo l’albo unico nazionale ne deriverebbe che il professionista Laricchia, ove fosse professionista nell’ambito della sanità di Milano, quindi pensasse a sé (utilizzo la collega Laricchia, penso che me lo consenta, perché ella è intervenuta su questo argomento), competente in materia sanitaria, ella non sceglierebbe mai di fare il direttore generale della ASL Bari piuttosto che della ASL Brescia, perché ella farebbe la contabilità della persona sensata, equilibrata e quadrata, che ha studiato facendo un investimento in cultura, tanto da essere diventata capace manager nell’ambito della sanità e avrebbe preteso, anche per onorare i suoi genitori che con tanti sacrifici e, magari, con qualche centinaia di euro l’hanno mandata a scuola, accontentandosi, onorare tutto questo percorso di cultura che le fa assumere una responsabilità che va pagata. Il lavoro va pagato.
Anche in questa prospettiva, si dice: “C’è gente che prende pochi soldi al mese. Non vi sembra un delitto?”. Sapete che molta di quella gente, con tanti sacrifici, manda i figli a scuola affinché i figli a scuola possano evolvere la loro condizione e poi diventare culturalmente adeguati per poter fare i super manager dell’energia, che notoriamente è il settore che paga meglio nel globo terrestre?
Con questo approccio, che è un approccio normale, mi pare di poter dire che noi dobbiamo evitare ogni spinta populista. Io e il mio Gruppo – credo di poter interpretare il mio Gruppo, ma anche la maggior parte dei consiglieri di maggioranza, quelli che ho sentito – dobbiamo prendere la responsabilità di affermare che siamo arrivati al punto in cui è insopportabile questa soggezione a questo finto pauperismo e populismo, che serve soltanto a prendere i voti. Perderemo qualche voto, probabilmente, ma non avremo perso la ragionevolezza e l’equilibrio e saremo stati coerenti con una millenaria storia umana, che non può essere messa alla mercé di qualcuno solo per riscaldare una provvisorissima fase politica, che è quella che in questo momento vede vincere queste propulsioni e questi assecondamenti dello stomaco più che del cervello. L’attività politica, l’attività amministrativa ha come fondamento il sapere, la sapienza e il cervello, e non l’emotività.
Speaker : PRESIDENTE.
Consigliere Zullo, questo è il secondo e ultimo intervento.
Speaker : ZULLO.
Sì, Presidente. Il secondo e ultimo. Mi attengo al Regolamento, molto disciplinatamente.
Intervengo perché, Presidente, volevo dire, come ha fatto qualche collega in precedenza, che io vengo qui a portare il frutto delle mie competenze, del mio sapere, dei valori ai quali mi ispiro, dei princìpi in cui credo. Potrei essere molto bravo a dire cose che magari non sono supportate dalla logica, che magari non sono supportate dalla norma, che magari non sono supportate dalla Costituzione. Purtroppo per me, conosco qualche norma e conosco la Costituzione. Per cui, qualcosa mi insegna tutto questo. Quindi, vengo qui a dare il frutto di quella che è stata la mia esperienza.
Si dice “Abbassiamo gli stipendi dei primari”. Io non l’avrei mai detto, Presidente, perché le competenze stipendiali attengono ai contratti, non si possono modificare per legge. È una norma elementare. È evidente che io mi attengo. Pure io potrei dire “Abbassiamo gli stipendi a tutti”, ma so che non è possibile. Ecco perché non lo dico. Se poi qualcuno lo dice perché è più bello di me agli occhi del popolo, che magari non è informato tecnicamente in questo, io non posso vergognarmi di questo. Prima cosa.
Seconda cosa. Qualcuno dice “Leghiamo lo stipendio ai risultati attraverso l’incentivo”. Io non dico questo. Perché non lo dico? Perché è già previsto dalla norma. A questo stipendio base è previsto che se i direttori generali raggiungono gli obiettivi si somma un incentivo del 20 per cento dello stipendio base. Io non lo dico perché è già previsto. Noi qui cosa apportiamo? Qual è il contributo che apportiamo alla formazione delle leggi, al miglioramento della nostra collettività, alla crescita del nostro territorio? Quello che ci viene in mente perché…
Qualcuno ha detto prima di me che andiamo sul giornale. No. È quello che ci viene in mente oppure è il frutto di un’esperienza vissuta, di conoscenze di norme, di conoscenze di leggi, eccetera, eccetera.
In base a questo noi votiamo favorevolmente, per logica, lo ripeto. La logica è: può un datore di lavoro, con tutta la responsabilità gestionale – faccio riferimento a una ASL Bari, al Policlinico e a tutto il resto – prendere di meno del suo dipendente? Per me è illogico. Può un medico, un capo dipartimento, un dirigente amministrativo essere motivato a mettersi in aspettativa dal suo ruolo dove i contratti, non modificabili da noi o per legge, gli assegnano certi emolumenti e poi scegliere deliberatamente di mettersi in aspettativa e assumere il ruolo di direttore amministrativo o direttore sanitario sapendo deliberatamente di percepire di meno? Se lo fa vuol dire che ha altre situazioni recondite, perché se uno lo fa… Come fa a perdere?
Se uno guadagna 100 fino ad oggi penso che abbia confermato la sua vita, le sue spese, i suoi impegni per 100. Come fa poi ad accettare 80 se ha impegni per 100? Io penso che sia assurdo tutto questo.
Terzo motivo. Voi pensate – lo chiedo ai colleghi 5 Stelle – che i problemi della sanità sono legati solo ai direttori generali? Voi escludete dalla responsabilità l’appropriatezza delle scelte politiche. Le scelte politiche che noi compiamo sono appropriate? Le norme che noi diamo, le direttive che la politica dà sono proprio quelle giuste? Voi pensate che il direttore generale risolve le liste di attesa con il divieto delle assunzioni in un periodo in cui, complice la legge Fornero, i primari, i medici, gli infermieri sono stati incentivati ad andare in pensione, a lasciare il posto di lavoro e questo è coinciso con il divieto di assunzione? Io francamente questo non lo penso. Io penso di essere equilibrato e di rispettare il lavoro di tutti. E il lavoro di tutti è anche quello dei direttori generali, è anche quello dei direttori sanitari, dei direttori amministrativi. Io sono uno di quelli che quando c’è l’errore, per carità, lo denuncio, però non sono uno di quelli che acriticamente addossa a tutti i direttori generali le colpe dello scempio di questa sanità, e solo a loro. Io non sono uno di quelli che è contro i contratti e dice… Vorrei che tutti i primari avessero ascoltato il collega Conca, che tutti i primari avessero ascoltato Conca quando diceva “Abbassiamo lo stipendio ai primari”, perché anche questo la gente deve sapere, caro Amati. Deve sapere anche questo. Tutti ricerchiamo il primario bravo, tutti vogliamo che non ci sia mobilità sanitaria passiva, ma anche il primario bravo può essere scelto fuori regione e creare un’attrattività di gente pugliese fuori regione.
Su questo noi non ci confrontiamo? Il problema è questo: la redditività, il valore positivo della produzione di un’azienda non è legato solo allo stipendio, a quanto io do al capo dell’azienda, al direttore dell’azienda. È legato a una serie di fattori, per cui probabilmente io do 10.000 euro in più all’anno e mi creo una motivazione che mi dà una moltiplicazione del profitto, e che porta, in termini di efficienza, non di lucro, sia chiaro, io parlo di profitto in termini di efficienza, a un aumento vertiginoso della resa.
Ha ragione Amati quando dice che noi adesso dobbiamo accedere a un albo nazionale. Che è un bene, secondo me, perché leghiamo anche, favorendo chi è chiamato a fare il direttori generale, il legame col territorio, il legame con l’amico che magari fa impresa, il legame con chi conosce. Perché se viene uno da Milano, probabilmente non conoscerà Zullo che è un imprenditore della sanità, e probabilmente non avrà nessun legame affettivo, di amicizia, che potrebbe portarlo anche a impelagarsi in buona fede, sia chiaro.
Se viene da Milano, probabilmente porta un’esperienza diversa, conoscenze diverse, probabilmente porta anche un distacco diverso dagli stakeholder che girano intorno alla sanità, e ci garantisce anche un’azione più controllata e più trasparente, probabilmente.
Guardate: i giornali oggi hanno titolato della lite, eccetera. Io sono un antagonista del Presidente Emiliano. Oggi avrei dovuto dire: no, siccome l’ha presentato Emiliano, questo disegno di legge, io non lo voto, ma non è così. Io guardo al merito, a quello che è giusto, a quello che è logico, a quello che bisogna fare per portare questa Puglia ad uscire fuori, a migliorarsi.
Un altro concetto è sfuggito a noi. Noi mica stiamo pensando di aumentare gli stipendi a chi c’è, ai direttori generali che ci sono, che magari nel pensiero dei colleghi sono quelli che hanno devastato la sanità. È una norma che varrà da oggi al futuro, quindi è il principio che io condivido, indipendentemente da chi percepirà questi emolumenti. Oggi potrebbero essere gli attuali direttori generali, domani potrebbe essere un altro elemento, però una cosa è certa: io non tollererò mai che il datore di lavoro possa percepire con tutte le responsabilità che ha un direttore generale, meno di un suo dipendente sottoposto: sarebbe un assurdo intollerabile.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie. La parola al collega Conca.
Speaker : CONCA.
Grazie, Presidente.
Io trovo inopportune le parole del collega Amati quando parla di pauperismo, populismo. Intanto, quando mi sono candidato io non cercavo lavoro, avevo già quattro figli e due società, quindi ho scelto di farlo perché il Movimento mi ha dato quel “là” ad attivarmi.
Quando lui dice che invece cerchiamo di cavalcare il disagio, la sofferenza della gente per cercare voti, sbaglia ancora una volta. Nel mio caso non ho manco chiesto i voti, mi hanno votato semplicemente i cittadini. Anzi, devo dire che il sistema partitico, anche da lui rappresentato come forza politica, è quello che ha fatto sì che i diritti oggi venissero spacciati per favori. Oggi si fa la campagna elettorale con le Commissioni invalidi, oggi si fa la campagna elettorale con una lista d’attesa bloccata e con una telefonata, oggi si fa la campagna elettorale, come dicevo, facendo di un diritto per tutti un privilegio per pochi. Quindi, io non accetto queste accuse che rilancio al mittente, perché sono evidentemente cose da ascrivere a certe forze politiche, non certo alla nostra.
A Zullo voglio semplicemente dire che il blocco assunzionale è colpa del centrodestra, perché nel 2004 l’allora Ministro Tremonti lo introdusse, e Fitto sottostimò e cassò le piante organiche, facendo sì che oggi noi in Puglia abbiamo 15.000 addetti in meno, con le acquiescenze e il blocco del turnover per tanto tempo. È chiaro che le responsabilità sono condivise e vanno dalla destra alla sinistra. Poi parla dei primari. Andiamoci a parlare con questi primari, ma devi trovare prima dove sono questi primari. Sono tutti facente funzioni ex articolo 18, perché non si fanno i concorsi, non si mettono d’accordo su chi li deve vincere. Come si viene nominati “primari” oggi? Perché si è più bravi? No. Perché si è ammanicati. Hanno distrutto la scuola chirurgica. Non esiste più la scuola chirurgica. Ci vorrebbero Commissioni americane che premiassero il merito. In realtà, invece, no. Lo abbiamo visto con Sardelli qualche giorno fa, che aveva già probabilmente sottoscritto con la Mater Dei. Solo l’intervento del Presidente in extremis ha recuperato la chirurgia toracica dell’Oncologico. Ma di che stiamo parlando? Informiamoci.
Gli stessi primari che visitano in intramoenia e trovano sempre posto nelle corsie. Vi basterà incrociare le corsie ospedaliere con il CUP e vedrete che l’80 per cento non passa dal CUP. Se hai un’ernia rischi di morire con un’ernia strozzata, ma dopo due anni non te l’hanno fatta se non vai a mentire dicendo che è un’emergenza. Se vai in un ospedale pubblico, il primario ti dice: “La TAC non te la posso fare perché il menisco non è lesionato”. Poi quello va dal privato convenzionato, a soldi nostri, e portiamo DRG alla Mater Dei.
E poi mi fa un po’ sorridere il fatto di essere un po’ altalenanti. Il direttore di distretto in congedo Zullo sta maturando la pensione nel pubblico. Poi quando io, magari, ho chiesto di chiudere un pronto soccorso che Emiliano – e non io – ieri ha detto che è pericoloso, è stato uno spreco e non è ascrivibile alla sua maggioranza, della Mater Dei, lui mi ha attaccato difendendolo. Mettiamoci anche un po’ d’accordo.
Il datore di lavoro, l’amministratore delegato, il direttore generale della ASL è un datore di lavoro, ma non ha messo i capitali. Il sedere lo mettiamo noi. Le privazioni sono di tutti noi cittadini. Qui non si sta facendo populismo. Qui ogni giorno tu ti occupi e vedi le storture. Ve ne racconto qualcuna. Ci sono ASL che tengono chiusi gli elenchi dell’articolo 58 e ci sono ASL che li mettono a bando o li tengono aperti. Ci sono ASL che non mandano pazienti ex articolo 25 a fare riabilitazione a San Giovanni Rotondo e poi, invece, fanno modelli E112, i direttori generali, per mandarli in Svizzera, a 24.000 euro al mese anziché a 5.500. Questi sono i danni che fanno i direttori generali. Andassero nelle corsie di mattina. Andassero a vedere chi fa intramoenia. Andassero a vedere perché hanno chiuso l’ambulatorio della Medicina sportiva nel Distretto 4; perché mancano i computer e non si può assolvere alla dematerializzata. Di che stiamo parlando?
Se voi non valutate queste cose, è chiaro, è una legge che rinviene dallo Stato. Non è obbligatorio il fatto di percepire 300 milioni convertiti al nuovo conio, ma proprio perché non è obbligatorio oggi noi dovevamo soprassedere perché non abbiamo bisogno che vengano dal nord Italia. Abbiamo bravi professionisti in giro per la Puglia e li abbiamo, magari, nei reparti buttati e dimenticati, con i quali io spesso mi confronto e parlo. Qualcuno dice che è la mia antologia. Se parti dal problema, cerchi di risolverlo e impari un po’ ad addentrarti nella materia.
Ribadiamo il no. Forse non era il caso neanche di sottolinearlo.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
La parola alla collega Franzoso.
Speaker : FRANZOSO.
Grazie, Presidente.
Io sorrido stamattina in Aula perché mi rendo conto di quanto è distante il sistema pubblico dal sistema privato. Parliamo di ASL, parliamo di aziende. Vi vorrei far notare che nel privato un’azienda ha ben chiaro quali sono gli obiettivi e quali sono gli strumenti attraverso cui si raggiungono tali obiettivi. In un’azienda privata è chiaro che si punta all’eccellenza. In un’azienda privata è chiaro che bisogna competere nel mercato con le regole di quel mercato. In un’azienda privata è chiaro che tra gli strumenti che consentono di raggiungere quegli obiettivi ce n’è uno magico, importantissimo, ed è quello del valore delle retribuzioni.
Nella mia azienda se dovessi offrire al migliore ingegnere sul mercato uno stipendio, una retribuzione inferiore alla media riceverei un secco “no, grazie” e si aprirebbero le porte, per quella stessa persona, di altre aziende che accolgono la sfida e che decidono attraverso quella mente, quelle competenze, quel curriculum, di sfidare il mercato e di arrivare alla vetta.
Perché io vi parlo di mercato? Perché quello della sanità è un mercato. Altrimenti, ieri non ci saremmo indignati in I Commissione per il numero elevato, per la cifra elevata rappresentata dalla mobilità passiva. C’è chi fa meglio di noi, c’è chi fa meglio di noi e probabilmente dobbiamo chiederci che probabilmente le risorse umane riescono a dare, ad offrire di più lì dove si ottiene di più. Ecco perché, essendo stato istituito un elenco unico nell’Albo nazionale dei direttori generali della ASL, io credo sia assurdo puntare al ribasso e non puntare al rialzo, perché nelle nostre ASL, nelle nostre aziende sanitarie vogliamo i migliori per avere le aziende migliori.
Non dobbiamo consentire che meccanismi come quelli evocati dai colleghi 5 Stelle o anche prima dal collega Borraccino e cioè da una pseudo frustrazione che potrebbe innescarsi tra chi guadagna troppo poco non ci consentano oggi di vedere qual è l’obiettivo da raggiungere. L’obiettivo da raggiungere è avere delle aziende sanitarie che sono eccellenti.
Lo strumento attraverso cui possiamo raggiungerlo passa anche dall’essere in grado di prendere i migliori. Non conosco nessun migliore che dà la sua competenza per beneficenza. So che i migliori, giustamente, devono essere retribuiti. Ecco perché, Presidente, il mio voto sarà convintamente favorevole a questo disegno di legge, perché io mi auguro che in Puglia le aziende sanitarie locali siano gestite dai migliori professionisti presenti sul mercato Italia e che noi da domani saremo in grado di contenderci con le altre ASL i migliori. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
La parola al collega Pendinelli.
Speaker : PENDINELLI.
Presidente, probabilmente il dibattito oggi in Consiglio sarebbe stato molto più breve se l’avessimo riportato sul tema vero.
L’intervento del collega Conca ha un po’ allargato notevolmente il quadro. Si è parlato delle disfunzioni della sanità, delle cose che non funzionano. Probabilmente si tratta di argomenti sui quali, su alcuni dei quali, avremmo potuto tranquillamente concordare e invece si è posto il tema, anche con una terminologia forte, c’è sempre questa storia della vergogna che ritorna quasi come se in quest’Aula ci fossero persone che intendono non tenere conto delle difficoltà del Paese e delle cose che non funzionano.
Io vorrei fare una brevissima considerazione, invece, su ciò che noi, chi ha responsabilità di governo e ha responsabilità politiche, molto spesso chiediamo alle strutture amministrative. Noi non siamo in condizione, e parlo in prima persona, avendo fatto il Sindaco, avendo fatto l’assessore della Provincia per molti anni, non siamo in condizione a volte di garantire condizioni di sicurezza minime e chiediamo alle strutture amministrative di assumersele quelle responsabilità.
La maggior parte delle scuole in Italia sono aperte con condizioni di non perfetta sincronia con le normative sulla sicurezza. Gli ospedali sono aperti tutti quanti con una non rispondenza alle norme di sicurezza, e quelle responsabilità però qualcuno se le deve assumere. Perché lo dico? Perché è facile, a volte, non assumersi le proprie responsabilità, e poi, invece, fare riferimento a una pubblica amministrazione sempre inconcludente, sempre incapace mai in grado di rispondere ai compiti per i quali è chiamata.
Oggi il tema è lo stipendio dei direttori generali. Io ho apprezzato anche il riferimento del collega Conca, con cui condividiamo molto, anche in Commissione sanità, sul tentativo di avere i migliori. Focalizziamo allora l’attenzione su questo tema. I migliori si hanno quando ci sono le condizioni perché i migliori vengano a lavorare per te. Il fatto che chi ha responsabilità debba mettere in campo un sistema di controllo e di valutazione adeguato a verificare che le attività di quella persona a cui noi abbiamo chiesto un determinato impegno siano rispondenti alle nostre aspettative, quello è un compito nostro. Saremo sicuramente d’accordo nell’individuare una carenza, quella dei sistemi di valutazione, in questo Paese, in questo periodo. Noi abbiamo probabilmente dei sistemi di controllo e valutazione che non sono adeguati allo scopo, che devono essere calibrati molto meglio e che probabilmente ci devono mettere in condizioni anche di poter assumere delle determinazioni forti nei confronti delle persone che noi incarichiamo, e quando parlo di noi, ovviamente non mi riferisco al Consiglio regionale, ma mi riferisco all’autorità di Governo di questo Paese nei suoi diversi livelli.
Molto spesso non siamo in condizioni di sospendere un direttore sanitario di ASL perché il TAR poi dà torto a un provvedimento, magari di non conferma; non siamo in condizioni di dare un giudizio negativo a un direttore generale, pur vedendone le macroscopiche carenze, ma quello perché i sistemi di valutazione non sono studiati bene e non sono calibrati in modo tale da reggere anche al giudizio di una giustizia amministrativa che molto spesso è preponderante in questo Paese e che molto spesso, non ce ne rendiamo conto, determina anche una serie di carenze e di inefficienze.
Detto questo, quando diciamo che dobbiamo avere i migliori primari, ma i dirigenti di unità operativa complessa, se hanno capacità, vengono se in un’ASL non gli si creano le condizioni migliori per poter lavorare? E alla stessa stregua, non possiamo dire che questo ragionamento vale anche per i direttori generali? Perché dobbiamo per forza far passare un voto favorevole rispetto a una norma che può servire, anzi, che è necessaria per metterci alla stessa stregua delle altre Regioni in Italia, come un fatto assolutamente indegno e assolutamente improponibile? Sol perché ci sono una serie di cose che non funzionano e che attengono a momenti di valutazione diversi e anche a provvedimenti che anche noi come Regione Puglia possiamo sicuramente assumere?
Io voglio motivare anche il mio voto favorevole a questa norma, convinto, perché sono sicuro che la retribuzione dei direttori generali in Puglia deve essere uguale a quella degli altri perché è anche vero che molti nostri professionisti preparati non hanno fatto neanche la domanda quando c’è stato l’Albo regionale, perché ovviamente non avevano nessun interesse ad assumere ruoli di maggiore responsabilità con retribuzioni inferiori rispetto a loro sottoposti. Io non parlo del datore di lavoro, il datore di lavoro è un’altra cosa, ma sicuramente c’è una relazione di subordinazione gerarchica di tutti coloro che lavorano nelle ASL rispetto alla figura del direttore generale, rispetto a quella del direttore sanitario e del direttore amministrativo dell’ASL. Allora, perché non inquadrare il tema in questo modo?
Il voto favorevole allora è anche con una aspettativa, e cioè che il Governo regionale assuma delle iniziative per fare in modo che i sistemi di valutazione e controllo dell’attività dei suoi sottoposti siano finalizzati al reale raggiungimento degli obiettivi, e siano studiati perché si tratta davvero di studiarli, in modo tale da consentire che i provvedimenti poi vengano assunti e possano essere portati a buon fine nel momento in cui dovessero essere oggettivamente riscontrate carenze e mancanze. Questo, però, e qui concludo, caro collega Conca, non ci deve portare a fare l’elenco di tutte le cose che non funzionano per giustificare un tema di questo tipo. Le cose che non funzionano sono tante. So che lei è esperto e segue con attenzione i problemi della sanità. Io la invito a pensare a tutte le cose che, invece, funzionano non perché sono organizzate bene, ma perché noi chiediamo a qualcuno di assumersi responsabilità che vanno ben oltre quelle che sono le sue competenze. A nessuno può essere chiesto di mettere a rischio la propria dignità personale rispetto all’arrivo di avvisi di garanzia e, magari, di finire in un procedimento penale. Molto spesso questo accade perché c’è la necessità di far funzionare dei servizi in condizioni che sono oggettivamente difficili.
Con queste condizioni, credo sia estremamente difficile chiedere ai migliori – come si dice – di venire in Puglia. Facciamoli venire. Dopo sta a noi creare le condizioni attraverso le quali quelle persone devono rispondere. Soprattutto, noi dobbiamo essere nelle condizioni di valutarli ed, eventualmente, di sostituirli.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
La parola alla collega Laricchia.
Speaker : LARICCHIA.
Grazie, Presidente.
Volevo fare alcune precisazioni in merito agli interventi che ho ascoltato, chi in maniera più decisa e chi in maniera un po’ più imbarazzata, ma tutti, secondo me, ugualmente lontani dalla realtà che si trova fuori da questo palazzo, che si sono detti più o meno a favore di questo provvedimento, tranne qualche astenuto, grazie al cielo. Almeno l’astensione.
Volevo precisare che questa eliminazione della decurtazione del 10 per cento, in realtà, non è la prima che viene fatta. Ce n’è un’altra che la Giunta ha fatto il 13 giugno 2017. Ha eliminato la decurtazione, sempre di questi stipendi che oggi stiamo andando ad aumentare, del 20 per cento, con delibera n. 911/2017. Quindi, non è la prima volta che si interviene, in questa legislatura, per aumentare gli stipendi ai direttori generali, ma è almeno la seconda. Purtroppo per loro, hanno dovuto affrontare il Consiglio regionale perché comodamente, invece, la prima hanno potuto farla in Giunta, dove magari c’era sicuramente meno attenzione mediatica rispetto ad oggi.
Ovviamente, so benissimo che è la normativa nazionale a prevedere la possibilità di aumentare il trattamento economico del 20 per cento sulla base di obiettivi che annualmente la Regione dà ai direttori generali ed è proprio per questo che non abbiamo presentato emendamenti. Ovviamente è già prevista, ma purtroppo non viene sfruttata appieno questa possibilità che dà la legge nazionale. È importante. Se davvero cercate la motivazione, non si motivano le persone a fare meglio, i direttori generali ad essere migliori garantendo loro dall’inizio, senza particolari sforzi, uno stipendio più alto, ma si motivano dando uno stipendio di base moderato, come quello attuale, e garantendo che al raggiungimento degli obiettivi, così come previsto per legge, di gestione, obiettivi di salute e di servizi, al raggiungimento di questi sarà aumentato lo stipendio che verrà corrisposto loro. Credetemi: se pensate realmente di fare qualcosa per motivare i direttori generali, sicuramente state sbagliando valutazione. C’è un altro strumento normativo che vi permette di motivarli meglio.
Detto questo, non credo che il problema vero sia la disoccupazione, la povertà della gente e come percepirà questa norma. Questa norma è irricevibile oggi in Puglia, naturalmente, ma se anche, stando a quello che ho sentito, il problema vero fosse non nella norma, che è bellissima, ma purtroppo nella gente che non la capirà, perché è disoccupata, perché è povera, perché ha i suoi problemi, credetemi che chi amministra questa Regione e questo Paese o lo ha amministrato per anni e lo amministra da anni qualche responsabilità nella povertà, nella disoccupazione e nella insofferenza che questa gente avrà nei confronti di questa norma ce l’hanno anche loro, chi ha amministrato questo Paese.
Ripeto: non è quello il problema. Il problema vero è che state evitando di motivare realmente i direttori generali, come la legge nazionale vi permette di fare, e stato scegliendo più comodamente di aumentarlo tout-court attraverso l’eliminazione della decurtazione del 10 per cento di oggi che si aggiunge a quella del 20 per cento che la Giunta Emiliano ha già fatto a giugno.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie. Non vedo altre richieste di intervento.
Passiamo alla legge. Trattandosi di legge con un unico articolo andiamo direttamente a votare la legge.
Un attimo, vedo la richiesta del collega Pellegrino.
Prego.
Speaker : PELLEGRINO.
Presidente, solo per dichiarazione di voto. Io voterò a favore di questa legge, però non posso non dare una motivazione concreta al mio voto, perché le motivazioni che sono state esposte in quest’Aula, in questo copioso dibattito, che forse avremmo dovuto riservare al giorno 1, quando parleremo della sanità nel suo complesso, la motivazione secondo la quale questo momento serve a incentivare il meglio della managerialità all’accesso alle direzioni generali, amministrative e sanitarie delle ASL non mi convince assolutamente, perché le ASL sono delle aziende, le più grandi che abbiamo in Puglia – credo che soprattutto quella di Bari sia la più grande – che se trattate con il metro del privato i compensi dei direttori generali, che sarebbero i capi della azienda, sconterebbero compensi triplicati rispetto a quelli che sono previsti dalla legge.
Il discorso dell’aumento collegato a un maggior acquisizione di qualità mi pare che sia un argomento assolutamente fallace. Si tratta di adempiere a un obbligo della legge, cioè un obbligo che deriva dal sistema di tutta la legge, perché in realtà la qualità delle direzioni generali sanitarie e amministrative purtroppo se non è eccelsa dipende dal sistema e non certamente dalle persone che sono chiamate a ricoprire quei ruoli. In un sistema dove il decreto legislativo 502 esaltava l’autonomia gestionale dei direttori generali, dove tutti pensavano che il direttore generale avrebbe avuto i problemi più ampi nelle scelte strategiche delle aziende, sono rimaste lettera morta perché in realtà lo stesso sistema sanitario, che prevede che sia un organo politico a nominare i direttori generali, che prevede che il controllo sull’attività dei direttori generali venga svolto dallo stesso organo politico, in un sistema in cui la pianificazione sanitaria viene strettamente delineata dallo stesso organo politico all’interno del quale il sistema sanitario nazionale indica direttrici precise, piani di rientro, in un sistema di questo genere pensare o ipotizzare che ci sia una minima indipendenza, autonomia da parte dei direttori generali sanitari e amministrativi è pura illusione.
Ecco perché dico che questo mio voto non è legato all’auspicio che così la sanità vada meglio, perché la sanità credo che andrà meglio, avrò modo di dirlo anche il giorno 1, se il Presidente mi darà la parola, attraverso una sostanziale modifica del sistema sanitario. I mezzi ce li abbiamo e sono di nostra competenza. Poi li illustrerò quando sarà il momento.
Per il momento mi sembra doveroso annunciare che io recepisco la motivazione che è quella di adeguare a un senso di giustizia l’aumento che viene proposto con questo disegno di legge, ma non certo a risolvere il problema della qualità delle direzioni generali delle ASL. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
Passiamo al voto del disegno di legge “Modifiche del comma 2, articolo 7 della legge regionale 4 gennaio 2011 n. 1”. Presenti 44, votanti 41, favorevoli 32, contrari 9.
Si annota il voto favorevole del collega Zullo, quindi i favorevole diventano 33, i contrari 9, gli astenuti 3.
È approvato.
Passiamo al punto n. 10 “Proposta di legge ‘Modifiche agli articoli 5 e 7 della legge regionale 30 luglio 2009 n. 14 (Misure straordinarie e urgenti a sostegno dell’attività edilizia e per il miglioramento della qualità del patrimonio edilizio residenziale)’”.
La parola al collega Vizzino.
Speaker : VIZZINO.
Se i colleghi sono d’accordo, possiamo dare per letta la relazione.
Speaker : PRESIDENTE.
Si dà per letta la relazione. Lascio la parola all’assessore Pisicchio.
Speaker : PISICCHIO, assessore all’urbanistica e all’assetto del territorio.
Colleghi, intervengo all’inizio di questa discussione e dell’approvazione per fare alcune riflessioni in ordine a questo atto che più volte è stato richiamato negli anni…
modificando, integrando e prorogando quello che viene chiamato il Piano Casa. Volevo ricordare… mi è un po’ difficile, Presidente.
Speaker : PRESIDENTE.
Per cortesia, silenzio in Aula.
Speaker : PISICCHIO, assessore all’urbanistica e all’assetto del territorio.
Volevo ricordare che la normativa interviene per ampliamento, demolizione e ricostruzione degli edifici residenziali e non residenziali, da effettuare in deroga. Quindi, la Regione che fa? Mira ad incentivare gli investimenti per l’ingrandimento o la riqualificazione delle abitazioni.
Questa legge viene definita “a carattere”. Già nella legge regionale n. 14 del 2009, l’articolo 1 diceva esplicitamente che “la presente legge è straordinaria e temporanea”; siamo a 9 anni, e stiamo ragionando sempre sulla stessa temporaneità e straordinarietà, con le modifiche, integrazioni, eccetera.
Il ragionamento che vorrei fare all’Assemblea odierna è questo: se noi riteniamo, così come lo riteniamo, perché per nove anni abbiamo proceduto a confermare e ad aggiustare la legge, se noi la riteniamo valida, io credo che sia arrivato il momento di pensare che su questa legge vada ragionato in maniera strutturata. Quindi, non parleremo più di Piano Casa come Piano Casa, ma parleremo di uno strumento insieme agli altri strumenti di rigenerazione, probabilmente. Quindi, invito i colleghi a ragionare su questo.
La finalità di questa legge quindi è quella di migliorare la qualità architettonica, energetica e ambientale del patrimonio edilizio residenziale esistente. Questo l’ho voluto sottolineare perché spesso ci vengono proposte altre considerazioni. Ulteriori riflessioni vanno fatte, però questa non è, in questo momento, la sede, probabilmente in un ragionamento più generale, come l’opportunità di intervenire nelle zone industriali, produttive, eccetera.
Rispetto a questo, io vi chiedo attenzione. Nel giro di pochi mesi, qui riproporrò un disegno di legge che sia completo, strutturale su questa norma. Oggi sugli emendamenti proposti – abbiamo già fatto una sorta di screening – andremo a percorrere la più funzionale possibile e meno interpretabile situazione riguardante l’articolato del disegno di legge.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Ha chiesto la parola il collega Zullo. Prego.
Speaker : ZULLO.
Presidente, colleghi, intanto mi sia consentita una precisazione. Il collega Conca pare abbia detto – io non l’ho ascoltato, ma così mi dicono – che io sono in pensione. Tutti stiamo maturando la pensione, per carità. Sarei un caso nazionale. Povera Fornero. Io vado in pensione a 58 anni e gli altri vanno a 65-67. Siccome vanno sui social, su Facebook, sulle reti e dicono questa sciocchezza, voglio dire che non sono in pensione. Sono in aspettativa dal mio posto di lavoro. I contributi me li pago io.
Detto questo, entro nel tema e vi dico che noi voteremo favorevolmente, convintamente e senza vergogna questo provvedimento.
Speaker : PRESIDENTE.
Bene, collega Zullo.
Non ci sono altri iscritti a parlare. Passiamo all’esame dell’articolato.
Passiamo all’esame dell’emendamento a pagina 1, articolo aggiuntivo alla proposta di legge, a firma del consigliere, nonché Vicepresidente, Giuseppe Longo, ed altri. Parere del Governo?
La legge originaria, collega Amati. È un articolo aggiuntivo alla legge originaria.
Parere del Governo, assessore Pisicchio?
Speaker : PISICCHIO, assessore all’urbanistica e all’assetto del territorio.
Positivo.
Speaker : PRESIDENTE.
Il parere del Governo è favorevole.
Possiamo passare alla votazione con voto elettronico.
Presenti 37, votanti 37, favorevoli 37.
È approvato.
Passiamo all’esame dell’emendamento di cui a pagina 2: “All’articolo 1 il comma 2 viene cassato”. L’emendamento è a firma dell’assessore Pisicchio.
Passiamo alla votazione.
Comunico l’esito del voto: presenti 37, votanti 37, favorevoli 37. È approvato.
Adesso passiamo alla votazione dell’articolo 1, così come emendato. Prego procedersi al voto.
Esito del voto.
Presenti 39, votanti 39, favorevoli 39.
È approvato.
Articolo aggiuntivo, emendamento a firma del collega Ventola, pagina 3. È un emendamento di cui a pagina 3, all’articolo 4 però della legge originaria, la n. 14 del 2009, assessore Nunziante. È alla legge originaria del 2009.
Possiamo procedere al voto.
Presenti 36, votanti 36, favorevoli 36.
È approvato.
Emendamento di cui a pagina 4, a firma sempre del collega Ventola.
Possiamo procedere al voto. Prego.
Collega Colonna, vuole parlare? La parola al collega Colonna.
Speaker : COLONNA.
Presidente, se ho capito bene, stiamo esaminando l’emendamento che punta a introdurre all’articolo 5 questo comma 6-bis 2, vero? Sulle dinamiche condominiali.
Capisco perfettamente, ne parlavo anche con il collega Pentassuglia, capisco bene quali siano i problemi relativamente agli edifici in condominio, con riferimento agli ampliamenti, perché penso che il problema non si ponga per la demolizione e ricostruzione. Il tema è come spalmare il premio volumetrico tra tutti i proprietari delle unità immobiliari ricomprese nell’edificio condominiale.
Io so qual è il problema che il collega Francesco Ventola vuole affrontare e tentare di risolvere, vale a dire come legittimare il singolo condomino, magari a fronte degli altri condomini del tutto disinteressati e magari recalcitranti anche dinanzi all’iniziativa del singolo, come legittimare il singolo nei confronti della pubblica amministrazione, del Comune per intenderci, per poter beneficiare di quella quota parte della volumetria premiale che gli spetterebbe.
Il problema, però, qual è? Faccio presente ai colleghi, non al collega, che è un tecnico giurista, ma a beneficio di tutti gli altri, che c’è una norma del codice civile sulla sopraelevazione che in realtà legittima il proprietario o esclusivo del lastrico solare o che abbia l’uso esclusivo del lastrico solare o anche il proprietario dell’ultimo piano di procedere alla sopraelevazione. Quindi, in questo caso il problema è risolto a monte dal codice civile perché quel soggetto è legittimato a sfruttare anche il premio volumetrico, salvo indennizzare – anche qui uso un’espressione non tecnica – gli altri proprietari delle unità sottostanti il lastrico solare.
Nelle altre ipotesi, però, ritengo che sia difficile, nei limiti delle competenze normative, legislative regionali, andare a intervenire in dinamiche condominiali, che sono tutte di diritto privato, legate a o alla disciplina condominiale, quindi al codice civile, o alla possibile negoziazione tra privati della volumetria.
Ora, temo che un intervento del genere sconfini rispetto ai limiti di competenza regionale, perché va dentro proprio queste dinamiche, tutte privatistiche, quindi tutte riservate alla disciplina statale
Per giunta, e chiudo, trovo davvero, questo sì, incongruo, il riferimento alla possibilità che sia la maggioranza semplice in sede di assemblea condominiale a poter deliberare in tal senso. Faccio presente che l’articolo 1136 del codice civile, che regola la validità della costituzione dell’assemblea condominiale e delle deliberazioni, in quel caso, le maggioranze, ad esempio, per le innovazioni (articolo 1120), o quelle di cui all’articolo 1126 sono deliberate con maggioranze particolarmente qualificate, non certo la maggioranza semplice, che in astratto potrebbe ridursi ad un terzo del valore dell’edificio e non la maggioranza qualificata dei due terzi del valore dell’edificio, qualora si tratti di innovazione. Qui siamo in presenza non di un’innovazione ma di un nuovo aggetto che va ben oltre la semplice innovazione prevista dal codice civile, quindi sarebbe una contraddizione, qui, prevedere la maggioranza semplice, mentre per l’innovazione è richiesta la maggioranza qualificata a cui facevo riferimento prima. Quindi io davvero ho serie difficoltà ad aderire alla proposta emendativa che ci ha sottoposto il collega Ventola.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, collega Colonna. La parola al collega Zinni.
Speaker : ZINNI.
Presidente, chiedo al collega Ventola, sapendo la sua sensibilità politica su questo argomento, ma anche rafforzo quello che diceva il collega Colonna, di ritirare questo emendamento, perché secondo me questo emendamento è proprio irricevibile per diversi profili. Uno: va a incidere sul codice civile, come diceva già il collega Colonna, e questo senza alcun’ombra di dubbio; due, va a incidere sul sistema delle forme dei trasferimenti volumetrici, che non può essere una semplice scrittura privata registrata, ma dovrebbe essere registrata, trascritta e quant’altro; tre, qui dovrebbe essere la scrittura privata autenticata, registrata, trascritta, quindi non è proprio fattibile, come non è fattibile la possibilità che un’assemblea condominiale decida di diritti che hanno a che fare con la volumetria, perché sono diritti indisponibili dai singoli proprietari, e sia pure per la quota parte legata alla comproprietà millesimale, indisponibili assolutamente a un organismo collegiale, ma possono e debbono essere soltanto disposti dai singoli condomini nella misura dei millesimi ad essi spettanti.
Per questi motivi e per altri che potei elencare, io chiedo a Francesco, consapevole che sta avanzando una problematica importante, di cui bisogna farsi carico in quella legge di cui l’assessore Pisicchio parlava, però così secondo me non è proprio fattibile questa cosa. Quindi gli chiederei molto sommessamente di ritirare questo emendamento. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
La parola al collega Ventola.
Speaker : VENTOLA.
Grazie. prima di decidere se ritirare o meno, ritengo sia indispensabile approfondire anche altri aspetti. Intanto, l’idea che ci possa essere un registro comunale, va proprio incontro alle esigenze emergenti di diversi condomini che sono impossibilitati a poter utilizzare questa norma, non tanto per la questione legata alle maggioranze o al codice civile, consigliere Colonna, ci mancherebbe altro, infatti noi non interveniamo nella disciplina del condominio, piuttosto che di maggioranza assolute o meno, sta nel codice civile, e ci sta.
Il problema è un altro: la difficoltà la si incontra nel momento in cui si interfaccia con la pubblica amministrazione. È un po’ accaduto già nel passato, con la legge sui sottotetti, la n. 16 del 2014. I Comuni chiedono l’atto notarile, che molto spesso costa di più del beneficio stesso che si va ad ottenere.
Bisognerebbe modificare anche la legge n. 16/2014 regionale che per i sottotetti l’ha modificata prevedendo proprio l’atto unilaterale d’obbligo. Noi quello chiediamo. La difficoltà dei cittadini è andare dal notaio e fare venti pratiche, venticinque, cinquanta condomini. Diventa complicato, tant’è vero che non si realizzano. Trascrivere tanti atti, giustamente, costa. Così come abbiamo fatto, è una certa uniformità che noi diamo come Regione. Se per i sottotetti l’articolo 1 della legge n. 16 lo abbiamo modificato proprio prevedendo la possibilità dell’atto unilaterale d’obbligo per l’utilizzo dei sottotetti e altro, perché non dobbiamo prevederlo pure per il Piano casa? Significa agevolare quel cittadino che ha diritto, fermo restando che deve avere la delibera dei condomini e tutto ciò che è previsto dal Codice civile, ed evitare esattamente di ingolfare i lavori degli studi notarili, che si ritroverebbero di fronte a una montagna di carte.
Il senso era questo. Si avverte questa difficoltà.
Speaker : PRESIDENTE.
Il collega Zinni è già intervenuto. Collega Zinni, ha chiesto di intervenire nuovamente? Come notaio o come consigliere? Come consigliere.
Speaker : ZINNI.
Non lo so. “Dottor Jekyll e mister Hyde” non è mai stato il mio forte come libro. Adesso vedo strada facendo.
Quello che voglio dire al collega Ventola è che lo spirito che muove questa cosa lo comprendo tutto, ma stiamo parlando di una cosa che non ci tocca. Noi non possiamo toccare questa materia. Non la possiamo proprio toccare. La trascrivibilità degli atti di trasferimento delle volumetrie è fissato da un articolo di legge, il 2643, n. 12. È stato introdotto. Non lo possiamo toccare. Non possiamo toccare i diritti millesimali di ciascun condomino, perché sono indisponibili per l’Assemblea. È chiaro? La quota millesimale dei diritti volumetrici è una quota indisponibile per l’Assemblea. È una quota che appartiene a ciascun condomino. Come si fa a dire che l’Assemblea stabilisce questo?
C’è un diritto indisponibile di ciascuno. Scusatemi, probabilmente non ci capiamo. Ognuno può cedere la sua quota millesimale di volumetria. Lo devono fare tutti cumulativamente a favore di uno che, eventualmente, deve essere in grado, poi, di sfruttare quella volumetria, perché bisogna vedere se ha una superficie su cui scaricare quella volumetria e se quella superficie è consona rispetto alla staticità dell’immobile. Ci sono una serie di problematiche che non attengono assolutamente a questa cosa.
Né il paragone con i sottotetti è conferente. Il paragone con i sottotetti, come ricordava il collega Colonna, riguarda chi è già proprietario dell’ultimo piano che, ai sensi dell’articolo 1127, ha il diritto di sopraelevazione e che, quindi, deve fare soltanto un atto pubblico amministrativo nei confronti della Pubblica amministrazione per vincolare quel sottotetto e non usarlo in maniera distorta. Qua stiamo parlando di diritto civile, in cui si cedono i diritti millesimali.
Ripeto: questa è materia sulla quale noi non possiamo mettere le mani. Lo vogliamo fare? Naturalmente, io sarò contro da qui all’eternità su questa cosa qui. Non c’è vincolo di maggioranza che tenga, ma stiamo facendo una castroneria di quelle micidiali. Io, non so se come notaio o come consigliere, ho il dovere di dirlo.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, collega Zinni.
Non ci sono altri iscritti a parlare. Si proceda alla votazione dell’emendamento di cui a pagina 4, a firma del collega Ventola.
Comunico l’esito della votazione: presenti 37, votanti 36, favorevoli 13, contrari 23, 1 astenuto.
Non è approvato.
Passiamo all’esame dell’emendamento di cui a pagina 5, a firma del Presidente Marmo, che chiede la parola. Prego, collega Marmo.
Speaker : MARMO.
Presidente, grazie. Devo modificare questo emendamento togliendo tutto il Capo 1 perché gli uffici ritengono che sia assolutamente non conferente. Riguardo poi al contenuto che rimane, che è quello relativo ad un emendamento aggiuntivo alla lettera b) dell’articolo 6, sebbene l’articolo 6 sia titolato come “limiti all’applicazione” questo emendamento ritiene di dover riservare una eccezione per quegli immobili ricadenti in aree così come dichiarate dalla lettera b) dell’articolo 6 “In immobili preesistenti legittimi o legittimati è comunque ammessa la realizzazione degli interventi di ristrutturazione edilizia ex articolo 10 – c’è un errore, non il 3, ma il 10 – del comma 1 del DPR 380/2001”.
Riteniamo che questa cosa possa essere adottata, sebbene all’interno di un articolo che contiene le limitazioni, ma dove c’è una limitazione ci può essere anche una eccezione, per consentire anche in quelle aree la ristrutturazione con l’ampliamento a seconda di quanto consente questa legge. Questo perché? Sebbene siano previsti piani di lottizzazione, nel momento in cui quell’area viene sottoposta a piano di lottizzazione è evidente che le volumetrie espresse e l’antropizzazione espressa dovranno essere compatibili con tutto il resto della lottizzazione.
Speaker : PRESIDENTE.
Riassumo per i colleghi. Il collega Marmo ritira parte dell’emendamento aggiuntivo, quello contrassegnato dal numero 1, e tiene ferma la parte dell’emendamento relativa al punto 2. Solo che il collega Marmo dovrebbe poi firmare per il ritiro. Lo facciamo avere poi dai commessi al collega Marmo.
Parere del Governo? Il parere del Governo è negativo.
Possiamo procedere al voto. Prego. Si vota solo per la seconda parte relativa all’emendamento a firma Marmo.
Prego.
Comunico l’esito: astenuti 3, favorevoli 11, contrari 25.
Non è approvato.
Passiamo adesso all’esame dell’articolo 2. Non vi sono iscritti a parlare. Possiamo procedere alla votazione.
Esito della votazione: presenti 40, votanti 40, favorevoli 40.
È approvato.
Passiamo all’esame dell’articolo 3. Non vedo iscritti a parlare.
Si può procedere alla votazione.
Esito della votazione: presenti 39, votanti 39, favorevoli 39.
È approvato.
Passiamo all’articolo 4. Non vedo iscritti a parlare.
Si vota.
Presenti 38, votanti 38, favorevoli 38.
È approvato.
Adesso passiamo all’esame dell’emendamento a pagina 6.
Non vi sono iscritti a parlare. Si può procedere alla votazione dell’emendamento a pagina 6.
Esito della votazione: presenti 38, votanti 38, favorevoli 38.
È approvato.
Passiamo all’articolo 5. Non vi sono iscritti a parlare. Si proceda al voto.
Presenti 38, votanti 38, favorevoli 38.
È approvato.
Passiamo adesso al voto dell’intera legge. Non vedo iscritti. C’è una richiesta di intervento del collega Ventola, a cui cedo la parola.
Speaker : VENTOLA.
Presidente, nel dichiarare il nostro voto favorevole al disegno di legge, del quale siamo stati anche sottoscrittori, anche grazie al contributo di altri consiglieri e ai loro emendamenti, approfitto solo per segnalare che l’emendamento che è stato bocciato io ho voluto che restasse all’attenzione perché mi auguro che in sede di ulteriore norma a cui stava facendo riferimento l’assessore Pisicchio, se ne tenga conto.
Conosce bene il collega Zinni il rapporto che abbiamo, per cui sicuramente non è da confondere quello che sto per dire con la professione del notaio Zinni, però in effetti questo è un problema che esiste. Con quell’emendamento non si mettevano in discussione tabelle millesimali, codice civile o altro, si mette in discussione che per trasferire anche a titolo gratuito la propria volumetria oggi è necessario andare al notaio. Immaginiamo condomini di 50, 60 persone, per realizzare: molto spesso è molto più oneroso affrontare questo.
Io mi auguro che il fatto che sia stato bocciato oggi, se l’intento è quello di superare eventuali dubbi posti, per quanto mi riguarda dubbi, ma certezze del collega Zinni, tali da mettere in discussione una sorta di voto di fiducia della maggioranza su un provvedimento del genere, io mi auguro che quanto prima si possa porre rimedio, anche con l’ausilio del collega Zinni, altrimenti lo riproporremo in sede di bilancio, magari supportandolo anche da relazioni di altre professionalità che magari incontrano quotidianamente questo problema. Altrimenti potrebbe restare, vista una sorta di voto di fiducia che c’è stato su questo, una sorta di pregiudizio ad affrontare un tema del genere.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, collega Ventola. Non vi sono altre richieste di intervento.
Possiamo procedere alla votazione dell’intero articolato. Si proceda.
Presenti 42, votanti 42, favorevoli 42.
È approvata.
C’è richiesta di urgenza? La pongo ai voti per alzata di mano. C’è richiesta di urgenza? Prego i colleghi di esprimersi. Favorevoli? Contrari? Astenuti?
È approvata.
Passiamo all’esame del punto n. 11) all’ordine del giorno: “Disegno di legge n. 69 del 9 maggio 2017 ‘Modifiche agli articoli 5 e 18 della legge regionale 20 dicembre 2005, n. 18, ‘Istituzione del Parco naturale regionale Terra delle Gravine’”.
Il relatore è il collega Vizzino, a cui cedo la parola per la lettura della relazione, non prima di aver chiesto ai colleghi se vi siano degli emendamenti.
Diamo per letta la relazione?
Speaker : VIZZINO.
Possiamo dare la relazione per letta.
Speaker : PRESIDENTE.
Perfetto. La diamo per letta.
Un attimo soltanto. Si era prenotato il collega Pentassuglia.
Vuole parlare un attimo il Governo.
Collega Pentassuglia, prego. Ha fatto richiesta di intervento.
Speaker : PENTASSUGLIA.
Presidente, spiegherò dopo l’emendamento. La prenotazione era per la legge precedente. Lei non si è accorto. Dovevo dire alcune cose all’assessore, perché io non ho presentato emendamenti, stando alla sua parola di fare una legge onnicomprensiva. Mi permetterò, lo dico per il verbale, di mandarle una mail con i punti che erano tutti oggetto di attenzione, alla pari degli altri colleghi, degli emendamenti che oggi io avrei voluto presentare.
Grazie lo stesso.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Pentassuglia, lo dico solo perché rimanga per iscritto. Il suo nome sul display è apparso soltanto adesso. Quindi, io adesso l’ho chiamata. Giusto perché rimanga anche questo agli atti.
Vi è una richiesta di parola dell’assessore Pisicchio. Prego.
Speaker : PISICCHIO, assessore all’urbanistica e all’assetto del territorio.
Brevissimamente. Anche sull’emendamento dico qualche cosa.
Ovviamente, noi stiamo parlando dell’istituzione della legge n. 18/2005 che individuava provvisoriamente la Provincia di Taranto, come previsto dalla norma, l’autorità dell’istituendo Parco. Ovviamente, lì ci sono state una serie di problematiche sulla funzione dell’attività. Quindi, è stata attivata una nuova Conferenza dei servizi che individuava nella funzione del Consorzio l’ente gestore del Parco.
Pertanto, noi oggi andiamo a modificare la legge relativa agli articoli che disciplinano la gestione, con l’integrazione dell’articolo che io sto proponendo, l’articolo 11, che comunque è stato concordato in Conferenza, che integra l’articolo 11 e serve a semplificare le modalità di intervento previste dal suddetto articolato.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, assessore Pisicchio.
La parola al collega Damascelli, che ne ha fatto richiesta. Prego.
Speaker : DAMASCELLI.
Grazie, Presidente.
Non mi riferisco alla modifica delle leggi regionali, ma ai parchi regionali. Colgo l’occasione per ricordare all’Assemblea e al Governo che tanti parchi – con la “erre” – regionali, istituiti con legge regionale, purtroppo non hanno mai attuato quello che nelle leggi istitutive è previsto, con la valorizzazione e la salvaguardia della fauna e della flora, con attività di valorizzazione e promozione del parco, con attività anche di recupero di beni culturali e, in certi casi, anche di centri storici, perché sono allocati nei pressi di centri storici,ma spesso in alcune realtà questi parchi sono anche sede di discarica abusiva, zone dove vengono nascoste refurtive e quindi peggiorano la situazione ambientale del nostro territorio.
Penso sia necessario – mi rivolgo a lei, assessore – verificare lo stato dell’arte in cui si trovano i parchi regionali, in quale situazione versano, cosa è stato fatto sino ad ora rispetto ad oltre dieci anni fa per le leggi istitutive e cosa in realtà oggi rappresentano questi parchi. Io ne ho uno a casa mia e vi assicuro che è soltanto il simbolo del degrado più profondo del nostro territorio. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie al collega Damascelli. Siamo in attesa che vengano distribuite le fotocopie degli emendamenti presentati al disegno di legge.
Credo che i commessi d’Aula abbiano provveduto alla distribuzione.
Iniziamo l’esame dell’articolato.
Vi è una richiesta per un articolo aggiuntivo. Giusto? Iniziamo dall’articolo 1. Non vedo richieste di intervento.
Se i colleghi sono pronti, possiamo procedere al voto. La parola al Governo.
Possiamo procedere al voto. Si sta votando. Prego i colleghi di votare. È l’articolo 1. Siamo in fase di votazione.
L’emendamento per un articolo aggiuntivo è dopo.
Comunico l’esito della votazione: presenti 33, votanti 31, favorevoli 31, contrari nessuno, astenuti 1.
È approvato.
Passiamo adesso all’emendamento di cui a pagina 1, che è un articolo aggiuntivo a firma dell’assessore Pisicchio. Non vedo iscritti a parlare. Assessore, le chiedono di esporre l’emendamento.
Speaker : PISICCHIO, assessore all’urbanistica e all’assetto del territorio.
Ho spiegato che questo emendamento è stato concordato in Conferenza di tutti i soggetti interessati, quindi i Comuni, eccetera.
L’articolo 11 serve a semplificare le modalità di intervento previste dagli articoli che andiamo a modificare. Praticamente, se voi andate a vedere la legge, la legge istitutiva, la legge n. 18, all’articolo 4 prevede una serie di interventi.
All’articolo 11 integriamo, se volete vi faccio la descrizione specifica… Sì, ovvio. Adesso c’è una responsabilità da parte…
Speaker : PRESIDENTE.
Assessore, se può parlare al microfono, anche perché poi non capiamo…
Speaker : PISICCHIO, assessore all’urbanistica e all’assetto del territorio.
Si è semplificato, anche perché adesso, stiamo parlando sempre di edifici ubicati nei centri edificati, diamo la responsabilità, così come richiesta dai Comuni, ovviamente al proponente e al tecnico incaricato, così come previsto anche in alcune norme urbanistiche.
Speaker : PRESIDENTE.
Non vedo altre richieste di intervento. Credo si possa procedere al voto.
Si disponga il voto elettronico, grazie. Si vota l’emendamento di cui a pagina 1.
Esito del voto: presenti 29, votanti 28, favorevoli 27, contrari 1.
È approvato.
Adesso votiamo l’articolo 2. Non vedo iscritti a parlare. Si disponga il voto.
Esito del voto: presenti 37, votanti 35, favorevoli 35, astenuti 1.
È approvato.
Passiamo adesso all’emendamento di cui a pagina 2, a firma del collega Pentassuglia. C’è una richiesta di intervento dell’assessore Pisicchio. Prego.
Speaker : PISICCHIO, assessore all’urbanistica e all’assetto del territorio.
Su questo, vorrei capire tecnicamente dal collega che ha presentato l’emendamento, quando scrive “nell’emendamento il confine va riperimetrato obbligatoriamente, sia per la zona 1 che per la zona 2, entro sessanta giorni dalla pubblicazione della presente legge, sentiti i Sindaci dei Comuni interessati dal parco”. È bene che esplicitiamo chi lo deve fare, perché se no poi lasciamo…
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega Pentassuglia.
Speaker : PENTASSUGLIA.
Grazie, Presidente.
Assessore, la richiesta di fare il Consorzio nasce dalla Conferenza dei Sindaci che si è riunita diverse volte, così come previsto…
Speaker : PRESIDENTE.
Colleghi!
Speaker : PENTASSUGLIA.
Posso? La richiesta di far diventare Consorzio quello tra Comuni e togliere quindi la gestione all’ente di gestione attuale che è la Provincia di Taranto, che andava commissariata anni fa, e che poi non è stata commissariata perché a sua volta ebbe il commissariamento da parte dell’ex prefetto di Bari, nel frattempo i Sindaci non hanno fatto nulla, zero assoluto, mandando anche tra i residui passivi i soldi che la Regione ha dato per la tabellazione.
Questo articolo aggiuntivo aiuta la struttura ed aiuta la Conferenza dei Sindaci a uscire dal guado e anche dall’anonimato. Questo emendamento lo avevo fatto anche sulla proposta di legge del collega Pellegrino. In quella circostanza, si guardava solo alla zona 2 perché i tecnici della struttura avevano individuato solo quella come possibile da perimetrare all’interno delle aree esterne. Da una verifica successiva, nonostante il lavoro degli uffici, nella Conferenza di servizi non si è proceduto a ridisegnare i confini su aree certe, cioè strade e muri a secco, quindi non tagliando le proprietà private, non lasciando al caso o al satellitare, perché chi, come me, non è aduso a utilizzare gli strumenti moderni deve viaggiare alla pari di chi, invece, ci smanetta dalla mattina alla sera, per cui questo articolo aiuta la Conferenza dei Sindaci a trovare confini certi nell’ambito sia della zona 1 che della zona 2, rimettendo alla Conferenza, quindi sentiti i Sindaci, che oltre a determinarne il Consorzio, possono determinare i confini, dando però tempi certi.
Parliamo di una legge di dodici anni e dieci mesi. In dodici anni e dieci mesi l’unica cosa che andrebbe fatta è abrogare l’istituzione di quel parco per dare, nel minor tempo possibile, una nuova perimetrazione, che è quello che dicono tutti, ma poi, a seconda delle riunioni, degli incontri, se parlano con gli allevatori, con gli agricoltori, con le aree urbane che sono nel parco, trovano sempre una soluzione diversa.
Siccome dobbiamo essere onesti e quelle aree vanno preservate, perché abbiamo qui solchi gravinali e anche oasi di pregio, bisogna dare confini certi perché nessuno, poi, venga sanzionato in maniera anche indegna. Tutti i contenziosi si sono risolti, nel 92 per cento dei casi, a favore delle persone che sono state sanzionate. Per cui, è un aiuto a utilizzare al meglio. Questo è condiviso anche con la struttura, assessore. Ne ho parlato perché, correttamente, qui non c’è un rimpallo di responsabilità. Dobbiamo fare le norme più chiare possibili per dare strumenti che consentano la effettiva applicazione. Dopo quasi tredici anni, qui siamo all’anno zero e parliamo solo di proclami.
Approfitto, perché trattasi di SIC e lei parteciperà a questa riunione: non è possibile che su questa storia ci sia un rimpallo di responsabilità fra una Provincia che manda a lei una nota che lei gira al Ministero. Essendo attraversate da aree SIC, da siti di interesse comunitario, l’attività su queste aree SIC è sospesa, è congelata. Le aziende agricole sono allo sbando, perché devono rispettare i tempi per utilizzare le risorse. L’assessorato all’agricoltura continua a chiedere la spesa rispetto all’impegno di quelle risorse impegnate. I Comuni non possono rilasciare permessi a costruire o le varie autorizzazioni a modificare le stalle perché, ricadendo in zona SIC, ci sono delle cose che io mi sono permesso di mettere anche nella mail.
Assessore, prego lei e il suo ufficio di diramare una circolare esplicativa. Nella norma è previsto che cosa va e soggiace a nuovo parere e che cosa, invece, non deve per niente andare alla procedura SIC, che è nelle mani di un ente, la Provincia, questo ente astratto che andava non abolito, di più, perché è una zavorra per le persone che vogliono investire e vogliono fare qualcosa.
Quei poteri, nel rispetto della legge, forse vanno rimessi in capo a qualche altro. Senza personale e senza disponibilità al dialogo, è solo un rimpallo di responsabilità. Mi spiace, ma questa cosa gliela dico perché è la tragedia che subiscono gli allevatori e gli agricoltori, ed essendo quelle agricole anche delle zone agricole residenziali F22, quindi le attività sono diverse, non solo quelle agricole, di fatto ci sono pratiche sospese da oltre due anni che non ricevono risposta.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, collega Pentassuglia.
La parola al collega Perrini, che ne ha fatto richiesta. Prego.
Speaker : PERRINI.
Intervengo su questo emendamento che ha proposto il consigliere Pentassuglia. Ha ragione quando dice che spesso si fa in modo di condividere con i Sindaci i vari giri che ci siamo fatti, però io e il consigliere Pentassuglia più di una volta abbiamo cercato di farli condivisi insieme ai Sindaci, ma più di una volta, alla fine...
Speaker : PRESIDENTE.
Colleghi, un attimo di silenzio, per favore.
Speaker : PERRINI.
Alla fine non si è fatto mai niente.
Fa bene il consigliere Pentassuglia a fare questo emendamento così in tante situazioni, dove va a finire sempre che la colpa è della Regione o di altre situazioni, ognuno comincia a prendersi le proprie responsabilità. Con questo emendamento io con il mio gruppo siamo favorevoli ad appoggiare questo emendamento perché insieme a lui parecchie volte abbiamo affrontato questa situazione. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Bene. Non vedo altri iscritti a parlare. C’è, invece, una richiesta da parte del collega Borraccino.
Prego, collega.
Speaker : BORRACCINO.
Grazie, Presidente.
Colleghi, il disegno di legge inizialmente così come presentato da una lettura…
Speaker : PRESIDENTE.
Colleghi, per cortesia, un attimo di silenzio perché diventa difficile seguire tutto.
Speaker : BORRACCINO.
… da una lettura data, anche perché consta di due semplici articoli e di una relazione ben calibrata, affida la possibilità, stante l’incapacità del Consiglio provinciale di Taranto, della Giunta provinciale di Taranto, di gestire il Parco delle Gravine di affidare ad un consorzio pubblico, ad un consorzio dei Comuni. Fin qua va bene, ma io penso, invece, temo oggettivamente che il precedente emendamento presentato dal Governo, dall’assessore Pisicchio, al quale ho votato contro e l’emendamento presentato dal collega Pentassuglia, di fatto assegnano un compito che potrebbe tranquillamente già svolgere il Consorzio dei Comuni, perché il Consorzio dei Comuni avrà la facoltà di poter attivare quelle cose che sono emerse… Io a quelle riunioni non ho partecipato, ma negli interventi dei colleghi sia del centrodestra che del centrosinistra è venuta fuori la richiesta, emerge la notizia che gli enti locali, i soggetti interessati avevano necessità di rivedere la perimetrazione o alcune autorizzazioni. Io penso che questo lo possa fare tranquillamente il Consorzio.
Per questo motivo io penso che segnalare queste cose può significare l’avvallo, l’okay per legge che noi diamo ad una riperimetrazione, che nella volontà del legislatore, nella volontà dei consiglieri proponenti, ha certamente l’idea più nobile del mondo, ma che magari attuata e attivata può significare lo snaturamento di quello che per anni ha visto, invece, questo Consiglio regionale approvare una delle leggi ed uno dei parchi più belli e più importanti che noi abbiamo nella nostra Regione.
Per questo motivo, per il timore che dalla nobile volontà che c’è nell’emendamento firmato dal collega Pentassuglia poi alla fine il Consorzio possa rivedere la perimetrazione della Zona 1 e della Zona 2 del parco…
Non posso votare questo emendamento perché, oggettivamente, mette nelle condizioni di snaturare. Secondo me, c’è il rischio di poter snaturare l’idea iniziale del Parco della Terra delle Gravine.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie al collega Borraccino. Non vi sono altri iscritti a parlare. Possiamo procedere al voto sull’emendamento a firma del collega Pentassuglia, di cui a pagina 2.
Prego disporsi il voto elettronico. Si vota.
Esito del voto: presenti 39, votanti 37, astenuti 2, favorevoli 36, contrari 1.
È approvato.
Votiamo adesso la legge, l’intero articolato. Devi pigiare. Eravamo nelle operazioni di voto. i colleghi di votare, quelli che non l’hanno ancora fatto.
Comunico l’esito del voto: presenti 42, votanti 42, favorevoli 41, un contrario.
È approvata.
Votiamo anche l’urgenza per alzata di mano. Favorevoli? Contrari? Astenuti?
È approvata.
Il Presidente Loizzo vuole dire qualcosa?
Speaker : LOIZZO.
Ho già preannunciato le decisioni della Conferenza dei Presidenti: che a conclusione dei punti che avevamo concordato, e siamo arrivati al punto n. 11), votavamo l’emendamento della maggioranza sull’Acquedotto, al fine di completare quella procedura già avviata e procedere alle prossime con gli altri temi. Vi sto chiedendo di restare in Aula.
Te ne vai, Piemontese? Dobbiamo votare l’ordine del giorno.
Fatemi capire: ci sono problemi? Possiamo procedere?
Pongo in votazione l’ordine del giorno a firma dei consiglieri Colonna ed altri.
Abbiamo finito. Okay. Chiuso.