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C.r. Puglia 17.11.17
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Speaker : PRESIDENTE.
Colleghi consiglieri, è sempre doloroso ricordare quanti non ci sono più, ma oggi questo momento si carica di commozione e di partecipazione nel ricordo di un uomo buono che ci ha lasciati da poco.
Il dottor Negro era una bella persona. Quando siamo stati raggiunti dalla notizia della sua scomparsa, martedì mattina, era palpabile lo sgomento di tutti. Eravamo sul punto di avviare la seduta del Consiglio, poi aggiornata in segno di rispetto e di lutto, e abbiamo già in quei momenti condiviso sentimenti spontanei tra di noi e di cordoglio.
Ricordare con affetto Totò non è rituale. Si carica di una sincerità più che mai autentica. Un amico non si dimentica e Salvatore Negro lo era, con tutta la sua franchezza del suo buon carattere, del tratto mite, dello sguardo dolce e sincero. Era generoso, leale.
Tra le tante qualità aveva il coraggio di non nascondere mai le sue opinioni, che porgeva sempre con moderazione, con rispetto per l’interlocutore. Questa sua capacità di saper ascoltare gli consentiva di svolgere un’azione preziosa di mediazione quando si affrontavano questioni controverse di carattere legislativo, di carattere gestionale.
Nella lunga carriera politica da Sindaco nella Giunta provinciale e dal 2010 in Consiglio regionale si è sempre distinto per il garbo e la sensibilità con cui affrontava questioni e problemi. Spendeva tutto il suo tempo per risolverli e non si fermava se non dopo aver trovato una soluzione praticabile. Da architetto ha militato attivamente nella difesa dell’ambiente, del territorio, delle bellezze del suo Salento e della nostra Puglia. Da politico sensibile e consapevole del ruolo pubblico si è sempre battuto per i deboli e per gli ultimi.
Lo ricordo nel quinquennio da capogruppo dell’Unione di Centro, che lo ha visto collaborare attivamente alla gestione dell’Assemblea, anche qui sempre consapevole dell’esigenza di rispettare e far rispettare la dignità del Consiglio e le prerogative dei consiglieri.
Nella X legislatura l’assessorato regionale al welfare è stato il settore in cui la sua spiccata umanità gli ha consentito di dare il meglio per la società pugliese. Solidarietà, impegno, responsabilità civile non erano solo parole per lui, ma la costante delle sue giornate.
Totò Negro è stato tra i protagonisti dell’approvazione del reddito di dignità con il supporto dell’intera struttura, dell’assessorato e dalla Presidenza e fino all’ultimo ha cercato di rendere concreto il sostegno alle famiglie in condizioni di fragilità. La sua esperienza di amministratore locale lo aveva condotto a individuare nei Comuni uno dei punti più delicati ai fini della concessione del reddito di dignità.
Ricordo come si preoccupava nel tentativo di aiutare gli enti a superare la complessità burocratica di quel percorso innovativo, che hanno ostacolato l’erogazione e come lui diceva “di una misura senza precedenti in Italia e che presto sarà ancora implementata”, come ricordava e assicurava agli enti locali.
Sono sue le iniziative di legge e le azioni che hanno caratterizzato in positivo l’azione della Giunta regionale in materia di benessere sociale, di parità e di contrasto alle discriminazioni. Totò si è impegnato fino all’estremo. La forza d’animo esemplare con cui affrontava un male gravissimo gli ha consentito di restare fino in fondo sui problemi, di restare fino all’ultimo tra noi, facendoci dimenticare le sue delicate condizioni di salute.
Ci è mancato in queste ultime settimane, da quando le sue condizioni si sono aggravate. Sappiamo che ci mancherà ancora. Oggi rinnoviamo i sentimenti di vicinanza alla famiglia, in particolare alla signora e ai suoi tre figli. Li estendiamo a tutti i congiunti e all’intera comunità di Muro Leccese, che piange il suo Sindaco galantuomo.
Prima di osservare un minuto di raccoglimento, do la parola al collega Cera, Capogruppo dei Popolari, e subito dopo al Presidente della Giunta regionale.
Grazie.
Speaker : CERA.
Ci sono persone che non camminano inseguendo mode e atteggiamenti, ma contribuiscono a fare la storia del proprio territorio, mai da attori protagonisti, ma la loro presenza non è mai una comparsa. Il loro ruolo regge tutta la scena, senza mai essere invadente o sopra le righe.
Salvatore Negro era questo. Forse il senso del suo agire era la capacità di sfuggire all’interpretazione di chi credeva che esserci volesse significare farsi notare. Totò c’era, ma la sua presenza non era mai banale, scontata, esaltata. Lui era lì, pronto a tessere la sua azione da temporeggiatore. Uso questo termine nel senso più nobile della parola. Come ci ha insegnato la storia antica, temporeggiare non è paura dell’azione e delle sue conseguenze, ma consapevolezza che per arrivare al traguardo bisogna prima rappresentare tutte le opzioni e poi farne sintesi e renderle efficaci, come è successo per il reddito di dignità e tanti altri provvedimenti adottati dalla Giunta regionale.
L’azione di Totò era tutta nella sua capacità di essere attento uditore, fine osservatore, valido amministratore.
Anche durante la malattia non si è mai tirato indietro, anzi, dalla sua sofferenza ha cercato di capire come rendere più efficace l’azione del legislatore in favore dei malati oncologici. Ma soprattutto, ho potuto comprendere la sua umanità dalla numerosa presenza di disabili e semplici cittadini che hanno partecipato al suo funerale.
Tutti lo consideravano come amico, uno al quale ti puoi rivolgere sapendo di essere ascoltato, compreso, aiutato. Totò era salentino, terra che amava descrivere nelle sue parole, mai fuori posto, e che portava nel cuore. Ma pensava e agiva come un pugliese, perché alla Puglia e per la Puglia aveva deciso di sacrificare tempo e attenzione agli affetti familiari.
Salvatore Negro era questo: semplice nella parola, profondo nella capacità di farsi punto di riferimento tra assessori, e tra il Governo e il Consiglio regionale, Aula che aveva imparato a conoscere nel suo precedente mandato.
Ma Totò Negro era uomo dell’UDC, nel senso che riconosceva al partito un fondamentale ruolo di rappresentanza della vita democratica. Per lui essere nell’UDC non era un modo per essere traghettato verso le sponde di una personalistica ambizione politica, ma era sentirsi protagonista di un contesto più ampio di confronto e di partecipazione attiva al governo del territorio.
Ecco: il suo esserci non era un modo per occupare spazi, ma per dare un contributo valido e fattivo al progresso sociale ed economico della sua amata Regione, che in Totò Negro aveva un accento salentino, ma cuore e mente decisamente pugliesi.
Rinnovo anche in quest’Aula, a nome del Gruppo dei Popolari la vicinanza alla famiglia e al segretario regionale Totò Ruggeri, convinti che abbiamo perso un grande amico, non solo dell’UDC, ma della Puglia.
Ricorderemo Salvatore Negro il prossimo 25 novembre a Foggia, e presto ci faremo partecipi di una iniziativa che possa ricordare il suo nome anche alle future generazioni. Il ricordo di Totò Negro non sarà esaurito nell’omaggio odierno alla sua persona, ma si farà costante nel tempo, senza clamori, perché a Totò non sarebbe piaciuto.
La Puglia ha perduto una persona perbene. Nel suo ricordo, ci impegneremo a rendere sempre più perbene la Puglia.
Speaker : PRESIDENTE.
La parola al Presidente Emiliano.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Voglio solo ringraziarvi. L’ho già detto l’altro ieri e lo ribadisco oggi: essere parte di questo Consiglio regionale e di un modo di fare politica, che Totò Negro rappresentava, è un elemento di grande orgoglio e anche di grande sostegno nello svolgimento dei nostri compiti.
Siamo parte di una comunità regionale fatta di persone perbene, che Totò conosceva, rispettava e sapeva anche orientare nei momenti inevitabili di crisi o strategica o personale. Sono caratteristiche che dovremmo provare a utilizzare tutti, come lui ha saputo fare con i suoi amici, con la sua famiglia, nel fuoco della polemica politica. Quando qualcuno di noi esagerava, e lui tante volte l’ha fatto seduto lì nei miei confronti, riusciva con dei gesti, girandosi, anche senza fare molto altro, a darti il segnale che bisognava cambiare registro. Lo ha fatto tante volte, non so chi si incaricherà adesso di farlo per il futuro, e credo che ne abbiamo avuto beneficio tutti.
Io ho detto l’altro giorno che non riusciamo a ricordare un suo gesto fuori posto. Io credo che ci siano tanti guinness dei primati, ci sono tante cose delle quali un uomo può essere orgoglioso, ma un uomo… E continuo la mia indagine, chiedo a tutti: ma voi lo avete mai visto una volta sopra le righe o sotto le righe, disattento o troppo attento? Siete mai riusciti a coglierlo in fallo? Devo essere sincero: questa indagine, che probabilmente è già scontata nel modo in cui lo abbiamo conosciuto, continua ad alimentare l’idea di una personalità straordinaria.
Tutti, quando vanno via, diventano straordinari in qualche modo nei discorsi che li descrivono, ma lui era sul serio straordinario. Ce lo possiamo dire. E credo che non solo mancherà come amministratore, ma mancherà come persona. Sapeva ogni volta trovare il gesto giusto e questo gesto giusto è la politica, in realtà. Lui la incarnava.
C’è gente che con ruoli molto più importanti, con responsabilità più rilevanti, anche con carismi forse superiori al suo, in qualche caso i gesti li sbaglia e quindi non sa fare la politica.
Lui la politica la sapeva fare e la faceva con il senso del limite anche. Sapeva che la politica non può cambiare l’animo umano, può spingere ad un lento progresso che raramente è visibile, ma che si realizza nel tempo. E di questo aveva fiducia anche come cattolico, aveva fiducia nel fatto che l’umanità tendeva al bene.
Dopodiché, si prodigava perché questo bene si verificasse. Lo ha fatto sempre con competenza. Era bravo un po’ in tutto. Aveva fatto il Sindaco, era un tecnico, perché era un architetto, ma era anche una persona capace di incarnare un assessorato difficilissimo come quello del welfare e costruire la fiducia con mondi che inizialmente, per il solo fatto che era di origine democristiana, lo consideravano con un po’ di sospetto. Senza voler fare il panegirico della sua cultura, che pure è straordinariamente importante per la nostra regione, però lui è riuscito a spiegare a tutti che i luoghi comuni, la prevenzione, giudicare le persone prima del tempo sono gli errori più gravi che si possono fare e che le persone vanno giudicate da come si comportano e da come vanno via. Lui è andato via lavorando.
Ha sacrificato moltissimo la sua famiglia. È mancato tanto alla moglie e ai figli e la moglie e i figli lo hanno sempre sostenuto perché, come lui, pensavano che quel sacrificio servisse alla comunità, e lo hanno sostenuto fino all’ultimo. Ho fatto le ultime telefonate di lavoro con lui dal letto dell’ospedale e quelle telefonate sono state utili, persino in quella condizione di salute. Sono state utili per sbloccare alcuni problemi che lui stesso conosceva meglio di chiunque altro.
In conclusione, posso dirvi che sono stato molto felice non solo di averlo conosciuto, ma di aver fatto parte della Giunta regionale. Lui era felicissimo di essere assessore della Regione Puglia. Questo ve lo posso assicurare. Era una felicità che coronava una vita intera. Ci pensava da tanti anni a fare l’assessore regionale. Non so perché per lui questa cosa avesse proprio il senso di un coronamento di una vita. In un mondo di insoddisfatti, di persone che qualunque cosa succeda sono sempre scontente, la sua felicità, invece, dava la chiusura e il senso di quello che ho detto prima, del suo senso politico. Sapeva anche in che modo ciascuno di noi può essere felice nel servizio. Vi garantisco che si può raggiungere quella felicità, non solo perché l’ho vista nei suoi occhi fino all’ultimo giorno. Lui era l’unico che sapeva perfettamente quale era la sua condizione di salute. Qualcun altro l’aveva, forse, intuita, ma pochissimi sapevano che la situazione era senza rimedio sin dall’inizio. Ciononostante, non lo ha mai mostrato e ha continuato a darci forza e sostegno, perché sapeva, anche per autostima, perché si voleva bene, che avremmo sofferto molto. Quindi, ci ha anche preparato. Ha trovato il tempo persino di prepararci alla sua partenza.
Adesso è partito. Mi auguro che sia in quel posto che tutti ci auguriamo esistere e che da lì continui a darci una mano. Se esiste, state tranquilli che una mano continuerà a darcela, perché quello spirito di servizio sopravvivrà per l’eternità.
Grazie a tutti.
Speaker : PRESIDENTE.
Vi invito ad osservare un minuto di raccoglimento.
Buongiorno a tutti.
Passiamo all’ordine del giorno.
Diamo per approvato il verbale della seduta precedente.
Non ci sono congedi.
Sono pervenute risposte scritte alle seguenti interrogazioni: Romano “Modifica orari Intercity ed Eurostar”; Gatta “Piano regionale dei trasporti”; Casili e Conca “Rinnovo della convenzione tra Trenitalia e la Federazione”; Marmo “Linea STP Andria-Trani”; Gatta “Soppressione fermate tratta Foggia-Manfredonia”; Casili e Trevisi “Regolarità autorizzazione pratica edilizia legata al permesso di costruire n. 27/2004, Comune di Castrignano del Capo”; Gatta “Ciclovia Adriatica sul Gargano ed in Puglia”.
Il Governo nazionale ha deliberato la non impugnativa per le seguenti leggi regionali: la n. 37 e la n. 38.
Inoltre, sono state assegnate alle Commissioni: alla I Commissione una serie di debiti fuori bilancio; alla III “Proposta di legge a firma dei consiglieri Gatta e Longo ‘Modifica alla legge regionale n. 39’”; alla III, sempre, “Proposta di legge a firma dei consigliere Di Bari, Bozzetti ed altri ‘Disposizioni in materia di prevenzione e contrasto del bullismo’”; Proposta di legge a firma dei consiglieri Turco, Pellegrino, Pisicchio ‘Disciplina del servizio di telesoccorso- telecontrollo’”; Commissione IV “Disegno di legge n. 220 ‘Modifica alla legge regionale n. 24”, “Disegno di legge n. 237 ‘Modifica alla legge regionale n. 33”; alla V Commissione, “Proposta di legge a firma del consigliere Borraccino, ‘Modifiche e integrazioni alla legge regionale n. 44’”; “Proposta di legge a firma del consigliere Blasi ‘Sospensione articolo 7 della legge n. 38’”; Commissione VII, “Proposta di legge a firma dei consiglieri Blasi e Caroppo ‘Modifica alla legge regionale n. 27 ed altri’”; “Richiesta parere deliberazione della Giunta regionale n. 1586 dell’ottobre 2017’”; Commissione III in sede referente e VI in sede consultiva ‘Petizione del 3 novembre 2017 ‘Attuazione delle politiche di genere dei servizi per la conciliazione vita-lavoro in Puglia”; Commissione IV in sede referente e I in sede consultiva “Proposta di legge a firma del consigliere Damascelli ‘Esenzione dal pagamento dell’imposta regionale sulle attività produttive”.
Sono pervenute le seguenti interrogazioni e mozioni: “Trevisi ‘Esiti delle indagini condotte nell’ambito del Piano operativo di Monitoraggio e controllo della contaminazione ambientale degli invasi del Locone e del Pertusillo”; Di Bari, Trevisi, Casili “Progetto di interramento della linea ferroviaria nell’ambito di Andria”; Conca “Attività di vigilanza e razionalizzazione dell’utilizzo di risorse economiche regionali”; Conca, Galante, “Elisuperficie ed elisoccorso”; Liviano “legge n. 388/2000 – Programma stralcio degli interventi urgenti adempimento degli obblighi comunitari”; Zullo “Su quali norme si basa il potere di sospensione degli atti di gara degli ARO”; Barone “Rete oncologica pugliese”; Trevisi, Barone “Interventi per la gestione dei rifiuti nell’ARO Foggia 2”; Laricchia “Bilancio sociale”; Barone “118 su Monte Sant’Angelo”.
Mozioni. Bozzetti, Laricchia “Impegno della Regione ad avviare presso la task force regionale interlocuzione per la cabina di regia”; Galante, Conca, Barone “Legge n. 194 e garanzia di una sua integrale applicazione”; Laricchia, Barone ed altri “Impegno della Regione a istituire un tavolo tecnico sull’ARIF”; Casili “Censimento e riconoscimento di habitat di specie ai sensi della direttiva 92/43 della Comunità europea”; Borraccino “Solidarietà al giornalista Daniele Piervincenzi”.
Passiamo all’ordine del giorno. Primo punto: “Prosieguo del procedimento per l’elezione del Comitato regionale per le comunicazioni (Co.Re.Com.).
Passiamo al voto. Le schede le avete. Dobbiamo prima procedere al voto sull’integrazione dei due membri e poi procedere alla votazione per il Presidente.
Avete tutti le schede? L’urna? Scusa, Borraccino, avevamo cominciato già, poi è apparso di nuovo. Non ho visto il riscontro. Va bene, prendi la parola. Avevamo già cominciato. Non ho visto niente, mentre annunciavo il voto. Stiamo votando. Appena finiamo… Cosa? Ti sto dicendo che, quando abbiamo annunciato il voto, non ho visto nulla. In fase di votazione non è possibile. Appena finiamo la votazione dici quello che devi dire. Va bene, okay. Se l’avessi detto prima che procedessi al voto, ti avrei dato la parola tranquillamente. Va bene, va bene.
Diremo all’Aula che… Va bene, va bene. Faremo rilevare agli atti che lei non partecipa al voto.
Faccia l’appello. Prego.
(Segue la chiama dei consiglieri)
Speaker : TURCO, Consigliere Segretario.
Le operazioni di voto sono concluse.
(Seguono le operazioni di scrutinio)
Speaker : PRESIDENTE.
Colleghi, comunico l’esito della votazione. Schede bianche: 20. Hanno ottenuto voti: Di Chio Francesco, 21; Pinto Elena, 20.
Quindi, sono eletti Di Chio Francesco e Pinto Elena, che vanno a integrare i tre già eletti.
Passiamo, adesso, alla seconda votazione – spero siano state distribuite le schede – per l’elezione del Presidente.
Aveva chiesto di parlare il consigliere Borraccino.
Speaker : BORRACCINO.
Grazie, Presidente.
Colleghi, la giornata è particolarissima per la commemorazione del collega Totò Negro. Per rispetto della sua persona, oggi ci tocca, proprio per quel suo ruolo, anche un atteggiamento pacato, com’era nella persona. Soprattutto, anche la discussione successiva su un tema cruciale, come quello del futuro dell’acqua, non può farci perdere tempo, ed è giusto che sia così.
La mia richiesta d’intervento, Presidente Loizzo, era semplicemente per segnalare che il mio non voto sulla ulteriore aggiunta di componenti è in linea con il voto contrario al disegno di legge che non mi ha visto protagonista per i motivi noti a quest’Aula; ovviamente, non potevano vedermi tra coloro che avrebbero eletto e votato ulteriori rappresentanti.
Non farò dichiarazioni perché è noto il mio giudizio e quello del mio partito su questa vicenda, proprio per le motivazioni che ho innanzi espresso, per il rispetto del collega, che mancherà a tutti quanti, Totò Negro e per il rispetto di un tema cruciale e importante per lo sviluppo della nostra Regione, come quello del Consiglio monotematico sull’acqua.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Procediamo alla votazione per l’elezione del Presidente.
Prego, Segretario.
(Segue la chiama dei consiglieri)
(Seguono le operazioni di scrutinio)
Mi danno l’esito della votazione sul Presidente.
Hanno ottenuto voti: Blasi Felice, 21; Saracino Lorena, 20; bianche, 6; nulle, 2.
Felice Blasi, quindi, è eletto Presidente del Co.Re.Com..
Con questa votazione poniamo fine, come si direbbe per cose più importanti, al caso Co.Re.Com..
Procederemo rapidamente all’insediamento, in modo tale da prendere subito possesso dell’attività.
Collega Laricchia, hai chiesto di parlare? No. Okay.
Adesso passiamo al secondo punto all’ordine del giorno: “Disegno di legge n. 227 “Modifiche al ‘Regolamento Edilizio - Tipo’”».
La parola al Presidente Vizzino.
Speaker : VIZZINO.
Signor Presidente, colleghi consiglieri, il presente disegno di legge si compone di due articoli.
L’articolo 1 modifica il comma 2 dell’articolo 2 della legge regionale numero 11/2017 e pertanto si propone, scaduto il termine perentorio di cui al comma 1 dell’articolo 2 della legge regionale numero 11/2017, di attribuire alla Giunta comunale, anziché al dirigente della struttura tecnica comunale, nel termine ultimo del 31 dicembre 2017, l’adeguamento dei regolamenti edilizi comunali allo schema di regolamento edilizio tipo, già recepito con deliberazione di Giunta regionale e contenente le definizioni uniformi e le disposizioni sovraordinate in materia edilizia.
Inoltre, nell’articolo 2 si propone la modifica della norma transitoria di cui al comma 2 dell’articolo 3 della legge regionale numero 11/2017 e si chiarisce l’efficacia intertemporale delle nuove disposizioni.
Il presente provvedimento non rientra nella fattispecie di cui all’articolo 34 della legge regionale 16 novembre 2001, numero 28, né tantomeno nella fattispecie di cui all’articolo 38 del decreto legislativo numero 118/2011.
Si ringraziano per la fattiva collaborazione la Commissione tutta e l’assessore e si rimette il provvedimento al vaglio del Consiglio.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, assessore Pisicchio.
Speaker : PISICCHIO, assessore all’urbanistica e all’assetto del territorio.
Volevo intanto spiegare che con il presente disegno di legge si propone di superare alcune oggettive difficoltà così come sono state unanimemente rappresentate dalle Amministrazioni locali e dai relativi uffici, fissando il termine dell’entrata in vigore dei regolamenti edilizi, ovviamente che non fossero già stati adeguati ai sensi del comma 1 dell’articolo 2 della legge regionale n. 11 del 2017, al 31 dicembre 2017.
Chiedo scusa all’Assemblea perché devo presentare degli emendamenti. Chiedo scusa perché è complessa la situazione. Stiamo cercando di evitare che gli uffici tecnici abbiano il compito, qualora non fosse il Consiglio nelle condizioni di approvare, di non responsabilizzare gli uffici tecnici.
Inoltre, questo disegno di legge tenta di chiarire meglio che tutte le determinazioni relative ai procedimenti edilizi e urbanistici faranno riferimento alle disposizioni vigenti all’epoca della presentazione o del deposito delle relative pratiche.
A tal proposito, in questo momento sto presentando e chiedo di essere aiutato dall’Ufficio di Presidenza per la presentazione di alcuni subemendamenti al DDL che ho or ora presentato. Ve li esplicito. All’articolo 2, adeguamento comunale, al comma 1, quindi stiamo parlando del subemendamento... Io ve li esplicito. Poi sarà, ovviamente, il Presidente a regolamentare. All’articolo 1 del DDL n. 227 il comma 1 è sostituito così: “Adeguamento comunale. Al comma 1 si eliminano le parole ‘150 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge’ e si aggiunge in coda ‘del 31 dicembre 2017’”. All’articolo 1 del DDL n. 227 è aggiunto: “Il comma 2 della legge regionale n. 11/2017 è sostituito con ‘trascorso infruttuosamente anche il termine di cui al comma 2, il Regolamento edilizio non adeguato cessa di avere effetti nelle parti incompatibili con lo schema di Regolamento tipo’”.
Subemendamento all’articolo 2 del DDL n. 227, ovvero la norma transitoria: è sostituito in “ivi compresi gli strumenti urbanistici esecutivi adottati entro la data del 31 dicembre 2017 e gli atti di pianificazione consensuale comunque denominati, completi in ogni loro elemento, presentati entro la data del 31 dicembre 2017”. Chiederò su questo il consenso dell’Assemblea.
Speaker : PRESIDENTE.
In ordine ai subemendamenti esplicitati dall’assessore Pisicchio, ritengo che si debbano… magari li riscriviamo perché si possa consentire la distribuzione ai colleghi in Aula.
C’è una richiesta di intervento da parte del collega Damascelli. Prego.
Speaker : DAMASCELLI.
Grazie, Presidente Gatta.
Io in Commissione ho espresso parere favorevole al disegno di legge, però rammentando alla Commissione che quanto previsto dall’articolo 1 del DDL, al comma 1, dice “trascorso il termine perentorio previsto al comma 1, provvede la Giunta comunale”. Non può provvedere nel modo più assoluto una Giunta comunale ad approvare un Regolamento comunale, perché la potestà regolamentare negli enti locali è di esclusiva competenza del Consiglio comunale.
Ora, nel brusio, non ho capito…
Speaker : PRESIDENTE.
Colleghi, per cortesia, un attimo di silenzio.
Speaker : DAMASCELLI.
… gli emendamenti, essendo abbastanza tecnici, esposti dall’assessore. Quindi, se possiamo distribuirli e vederli, affinché, ribadisco, pur essendomi approcciato, in modo, e l’assessore lo sa, assolutamente positivo e propositivo verso il DDL, ho rammentato che purtroppo comunque non può essere previsto un adeguamento da parte di un organo che non ha quelle competenze. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Damascelli, abbiamo già dato disposizioni di provvedere alla stesura di questi subemendamenti, quindi alla distribuzione ai colleghi in Aula perché possa essere chiaro il senso degli emendamenti, leggendoli.
C’è una richiesta di parola da parte del collega Colonna. Prego.
Speaker : COLONNA.
Grazie, Presidente.
Voglio rassicurare Domenico Damascelli, perché al di là del merito delle considerazioni, tra gli emendamenti proposti dall’Assessore c’è appunto quello della cancellazione del comma 2, quindi si risolve alla radice il problema da te sollevato.
Approfitto, Presidente, anche in termini di comunicazione, ma nel senso di approfittare della presenza degli operatori di informazione e, quindi, riportare all’esterno l’esatta dimensione della questione, un punto è l’aspetto relativo al Regolamento edilizio, su cui la legge, l’intervento odierno va a provvedere con una proroga del termine di recepimento dello schema tipo a livello comunale, con la competenza, come dicevamo prima, riservata al Consiglio comunale, entro il 31/12.
L’aspetto che, però, voglio sottolineare, sperando che, appunto, il messaggio arrivi anche all’esterno, è invece un’altra disposizione, che non viene toccata oggi, ma era già riportata nel testo che abbiamo votato a maggio scorso… Chiedo scusa, Presidente. A maggio scorso. Vale a dire, la vera incidenza sull’attività edilizia e, in particolare, i riflessi che la disciplina urbanistica ha sull’attività edilizia, è data dall’applicazione diretta, se non viene recepito il Regolamento, delle definizioni uniformi, le quarantadue definizioni fornite con l’intesa concepita in sede di Conferenza Stato-Regioni.
La legge regionale, devo dire con uno sforzo corale, ha introdotto una disposizione molto significativa, che va incontro ai Comuni, ed è quella per cui “I Comuni – recita l’articolo 2 della legge di maggio – possono procedere all’adeguamento delle norme tecniche di attuazione – quindi non i Regolamenti, ma le norme tecniche di attuazione – degli strumenti urbanistici generali vigenti alle definizioni uniformi, mantenendone invariate le previsioni dimensionali. La deliberazione del Consiglio comunale non costituisce variante”. Qui c’è la sostanza, perché l’applicazione diretta delle definizioni uniformi, e mi riferisco in particolare alla definizione di volumetria o di superficie, con le varie declinazioni, ha effettivamente un’incidenza sulla previsione dimensionale e, quindi, sulla capacità edilizia degli interventi.
Quindi, l’invito ai Comuni e ai Consigli comunali è quello di procedere all’adeguamento delle loro norme tecniche di attuazione, adeguandole alle definizioni uniformi purché, appunto, il saldo urbanistico dimensionale resti invariato. Diversamente, anche il solo recepimento del regolamento non riesce a superare le difficoltà a cui potrebbero andare incontro con l’applicazione diretta delle definizioni.
La legge regionale prevede che la modifica delle norme tecniche di attuazione, in recepimento delle definizioni dei fondi, non costituisca variante, quindi non segua il procedimento di variante, canonicamente previsto dalla legge regionale, ma sia sufficiente una deliberazione del Consiglio comunale per cui è prevista comunque la trasmissione alla struttura regionale e quindi destinata alla pubblicazione sul sistema informativo territoriale regionale. È un necessario messaggio che deve arrivare ai Comuni, cioè non solo al recepimento del regolamento, ma anche a modificare, a saldo urbanistico invariato, a livelli, a previsioni dimensionali invariate, le norme tecniche alla luce delle nuove definizioni uniformi.
Speaker : PRESIDENTE.
La parola al collega Marmo. Prego.
Speaker : MARMO.
Grazie, Presidente.
Voglio solo esprimere il favore nei confronti sia del disegno di legge perché si è resa necessaria la proroga al 31 dicembre per la redazione e il riempimento dei regolamenti comunali perché il provvedimento nazionale ha dato solo i titoli dei capitoli e quindi questa necessità è importante.
Speriamo che in questo momento, a fine anno, i Comuni riescano ad adempiere a questo obbligo anche perché per una volta la nostra Regione è stata forse l’unica in Italia ad adeguarsi al regolamento tipo. Non mi risulta che altre Regioni… Altre quattro, quindi molto poche. Questo sta a significare una questione molto importante. È vero che c’è bisogno della uniformità di denominazioni a livello nazionale, ma è ben strano che altre sedici Regioni che hanno firmato anche l’accordo in Conferenza Stato-Regioni sulle definizioni uniformi non si siano adeguate.
Probabilmente, le 43 definizioni non sono sufficienti a definire tutto il variegato campo dell’edilizia e quindi delle norme per l’edilizia.
Credo che anche noi dovremo procedere con molta attenzione. È un procedimento che sarà di modifiche continue, perché lo stesso accordo Stato-Regioni prevedeva che le Regioni potessero individuare ulteriori definizioni e inviarle al Ministero per far sì che fossero esaminate a livello centrale.
Sono d’accordo anche sulle modifiche proposte dall’assessore Pisicchio, perché fanno ritornare, così come diceva il collega Damascelli, ad una paternità legittima, che è quella del Consiglio comunale, nell’emanazione di provvedimenti regolamentari che hanno valenza esterna rispetto al Comune. Credo sia opportuno eliminare ogni equivoco ed invitare, sollecitare i Comuni, magari riunirli sul Regolamento tipo per spingerli a definire i contenuti, perché queste sono solo le definizioni.
Annuncio il voto favorevole agli emendamenti presentati dall’assessore. C’è un emendamento proposto da me, lo annuncio adesso, così non riprendo ancora la parola e facciamo anche economia nella nostra giornata, che è quello che prosegue l’emendamento che presentai all’epoca e che fu approvato, cioè che le pratiche edilizie presentate prima vengono trattate con la normativa vigente all’epoca. Lo stesso, tali disposizioni si applicano anche per le successive varianti in corso d’opera della stessa pratica edilizia che, nella sua completezza, deve fare riferimento alla normativa precedente. Le nuove alla nuova.
Questo è quanto. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, collega Marmo.
Prego, collega Zullo.
Speaker : ZULLO.
Grazie, Presidente e colleghi.
Dobbiamo chiederci come mai i Comuni sono in ritardo. Si tratta di un provvedimento molto semplice, quello di recepire una rideterminazione delle definizioni. Non ci chiediamo, oggi, se i Comuni hanno adeguato gli strumenti urbanistici ai nostri piani sovraordinati. Parlo del PAI, parlo del PPTR.
Che cosa voglio dire? Voglio dire che c’è qualcosa che non va nella comunicazione tra la Regione e i Comuni. Questo gap va sicuramente colmato. Noi ci stiamo interessando del Regolamento edilizio tipo per quanto riguarda le definizioni e stiamo registrando un ritardo per il quale stiamo mettendo riparo e rimedio, però non ci chiediamo quanti Comuni hanno adeguato i loro strumenti urbanistici ai piani sovraordinati. Credo che siano molto più importanti. Parliamo cioè del Piano di assetto idrogeologico, parliamo del Piano paesaggistico.
Io voglio richiamare l’attenzione della Giunta, del Presidente, dell’assessore. Assessore, io credo che negli anni sia mancato un rapporto, un coordinamento continuo, un dialogo fecondo tra Regione e Comuni, con un ruolo che ha assunto la Regione, di tipo dirigistico, che non va bene.
Io mi auguro quindi che lei possa imprimere una nuova svolta, una svolta a questo suo assessorato, e che ci sia una collaborazione e un fare collaborativo, dialogante con gli uffici tecnici, perché molto spesso, quando abbiamo legiferato, gli uffici tecnici facevano fatica a capire quello che noi dettavano con le norme.
Io mi auguro questo: è chiaro che noi siamo favorevoli, però il problema è in questa che io credo sia una difficoltà di comunicazione e di collaborazione, tra assessorato e Comuni. Mi auguro che tutto questo possa cambiare a partire da oggi. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie al collega Zullo. La parola al collega Casili.
Speaker : CASILI.
Grazie, Presidente.
Bisogna, io credo, precisare. Il collega Zullo ha ragione quando dice, quando afferma che ci sia stato, da parte di questo Governo, un cattivo approccio alla pianificazione urbanistica. Soprattutto, molti Comuni, l’insipienza di molti Comuni, lo dico all’assessore Pisicchio, non ha permesso l’adeguamento dei propri strumenti urbanistici ai piani sovraordinati, tipo il nostro Piano paesaggistico, appunto il PPTR. Questo ha causato sicuramente un caos generale. Tra l’altro, molti PUG, assessore Pisicchio, sono una fotocopia di vecchi PRG, addirittura sono peggiorativi rispetto ai PRG ormai obsoleti e vetusti che non rispondono più alle esigenze sociali ed economiche dei cittadini pugliesi.
Ci troviamo quindi a calare un regolamento-tipo su una situazione eterogenea molto complessa, questo dovuto appunto al fatto che purtroppo i Comuni non hanno rinnovato con la necessaria cura i propri strumenti urbanistici, e ciò comporterà evidentemente ancora più caos. Pensiamo a quello che succederà ad alcuni Comuni, dopo una lunga gestazione di tipo politico e tecnico che hanno adottato il proprio PUG, come andranno in crisi a causa dell’introduzione dei nuovi parametri di calcolo introdotti dall’articolo 42, cioè delle definizioni uniformi.
Quindi, è indubbio che questo Governo deve fare più attenzione al suo strumento, cioè al PPTR, uno strumento che ha avuto una gestazione importante nelle passate legislature, forse una, anzi togliamo il forse, una delle cose positive che ci ha lasciato in eredità il Governo passato.
Io credo che di questo passo purtroppo la pianificazione in Puglia, una corretta pianificazione da parte dei nostri Comuni in Puglia non potrà mai vedere la luce, se questa Regione non è attenta ai PUG che i Comuni stanno cercando di portare a termine, ripeto, dopo gestazioni politiche molto importanti.
Inoltre, appare evidente anche il nuovo approccio che si dà alla pianificazione con l’espressione dei termini di superfici edificabili e non più di volumetrie edificabili, come, tra l’altro, è previsto in quelli che sono i PRG, i PUG e i PDF.
Inoltre, le associazioni, i presidenti degli ordini gli ingegneri pugliesi, ma anche degli architetti, hanno evidenziato alcuni dubbi legati alle problematiche emerse dall’analisi, appunto, delle quarantadue definizioni uniformi, che vanno irrimediabilmente a incidere direttamente sui dimensionamenti urbanistici vigenti nei Comuni e generano, quindi, sperequazioni di carattere economico e sociale, disattendendo quanto è espresso dall’articolo 2, comma 4, della legge regionale n. 11 del 18 maggio 2017.
In conclusione, preme appunto ricordare alla Giunta e all’assessore Pisicchio in particolare, che ha la delega su questo argomento, di porre un’accelerazione importante affinché i Comuni cerchino di dotarsi di piani urbanistici rispondenti a quelli che sono i piani sovraordinati di questa Regione, perché altrimenti questa omogeneizzazione non potrà far altro che causare ulteriore danno agli amministratori locali, che già hanno problematiche e scontano problematiche di natura diversa, cercando di approntare un discorso di pianificazione sul nostro territorio, e si ricordavano le differenze e le criticità negli assetti idrogeomorfologici, alcune altre criticità che sono emerse in questi anni, perché se no di questo passo noi purtroppo ci troveremmo una regione in cui abbiamo dei Comuni che danno alcune risposte e altri noi e che rimarranno indietro nella pianificazione urbanistica e nella pianificazione paesaggistica della nostra Regione, con tutte le conseguenze del caso.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie al collega Casili.
Come stavo testé riferendo all’assessore Pisicchio, dovremmo sospendere un attimo l’esame dei subemendamenti che nel frattempo vi stanno distribuendo e devo fare una comunicazione.
A causa di una irregolarità, perché è stata rinvenuta una scheda in più all’esito dello scrutinio per l’elezione del Presidente del Co.Re.Com., dovremo ripetere la votazione per la Presidenza del Co.Re.Com.. Purtroppo nella verifica dei votanti è stata rinvenuta una scheda in più. Quindi, si deve ripetere la votazione.
Prego i commessi di distribuire le schede una ad una trattenendo tutte le altre e di stare ben accorti a non distribuire una sola scheda in più rispetto al numero dei presenti.
Richiamo i colleghi in Aula perché si deve procedere a una nuova votazione per la elezione del Presidente Co.Re.Com..
Speaker : TURCO, Consigliere Segretario.
Presidente, fa accomodare tutti i consiglieri in Aula, così evitiamo di nuovo i problemi?
Speaker : PRESIDENTE.
Prego i consiglieri di entrare in Aula perché si deve procedere alla votazione.
Speaker : TURCO, Consigliere Segretario.
Così è stato prima. Cinque chiame abbiamo fatto ed è successo quello che è successo.
Speaker : PRESIDENTE.
Se i commessi mi danno conferma di avere distribuito tutte le schede, possiamo iniziare le operazioni.
Speaker : TURCO, Consigliere Segretario.
Comunque, vi prego di stare in Aula e di venire uno ad uno, considerando la buona fede di tutti.
Speaker : PRESIDENTE.
Stiamo per procedere alla seconda votazione per la elezione del Presidente Co.Re.Com. È chiaramente annullata ogni forma di proclamazione precedente, relativamente al Presidente del Co.Re.Com.
I consiglieri regionali i colleghi sono pregati di prendere posto e anche la platea, di avere un atteggiamento un po’ più composto perché sono in corso delle operazioni di voto.
Grazie.
Prego il Consigliere Segretario Turco di procedere alla prima chiama.
(Segue la chiama dei consiglieri)
(Seguono le operazioni di scrutinio)
Comunico l’esito del voto. Blasi Felice, 20 voti; Saracino Lorena, 22 voti; 5 schede bianche, 2 schede nulle.
Presidente del Co.Re.Com. è eletta Saracino Lorena. Riprendiamo la discussione sul Regolamento edilizio tipo.
Ha chiesto la parola l’assessore Pisicchio.
Nel frattempo, sono state già distribuite ai colleghi le copie dei subemendamenti presentati.
Prego, assessore.
Speaker : PISICCHIO, assessore all’urbanistica e all’assetto del territorio.
Grazie, Presidente.
Ovviamente, lo avevo preannunciato nel chiedere scusa per aver fatto perdere tempo a quest’Assemblea relativamente ai subemendamenti, li abbiamo corretti per dare una lettura immediata.
Volevo ringraziare gli interventi dei colleghi Casili, Zullo, Marmo, Damascelli, Colonna, perché in realtà hanno sollevato e hanno commentato ad alta voce quello che tutti noi pensiamo. La pianificazione, cioè, ha come protagonista vero il territorio. Rispetto a questo, con i Comuni, abbiamo la necessità di riprendere un dialogo costante, per poter insieme, accompagnandoci nel reciproco rispetto e funzione, realizzare quella che è la visione di questa nostra Regione e dello sviluppo del nostro territorio.
È quindi fortemente intenzione di questo assessorato, ma di questa Amministrazione, ragionare su questo, tant’è che abbiamo già proceduto a una serie di incontri con i territori, discutendo con circa 200 Sindaci, proprio in virtù di quelle che sono le problematiche che riguardano le realtà territoriali.
Io a questo punto mi fermo. Nel caso ci fosse ulteriore bisogno, ma credo che sia abbastanza esplicativo nei subemendamenti che sono stati presentati, volevo, nel caso, col collega Marmo, ragionare rispetto a un emendamento aggiuntivo. Credo che sia utile spiegarle che ovviamente è intenzione di questo assessorato dare chiarezza, quindi rispetto alla richiesta che fa con questo emendamento aggiuntivo, ritengo che sia un di più, però ragioniamo, sono pronto ad ascoltare le sue posizioni.
Speaker : PRESIDENTE.
Non vedo altri iscritti a parlare. Dovremmo procedere all’esame dell’articolato.
C’è un subemendamento all’articolo 1 che vi è stato distribuito, a firma dell’assessore Pisicchio. Dice: “il comma 1 dell’articolo 1, DDL n. 227 del 2017 è sostituito dal seguente: ‘all’articolo 2, comma 1 della legge regionale n. 11 del 2017, Adeguamento comunale, sono eliminate le parole “di 150 giorni” fino a “presente legge”.
Poi al comma 1 dell’articolo… No, questo lo vedremo dopo. È stato presentato in un unico foglio.
Possiamo procedere alla votazione su questo subemendamento. Vogliamo procedere, allora, con il sistema elettronico. Hanno votato i colleghi? Prego.
Presenti 35, votanti 35, favorevoli 35.
È approvato.
Dovremmo votare, quindi, l’articolo 1, come subemendato. Prego. È l’articolo 1, come subemendato. I colleghi hanno votato?
Presenti 29, votanti 28, 1 astenuto, favorevoli 28.
È approvato.
Passiamo all’esame di un emendamento aggiuntivo, a firma del collega Marmo: “Modifica…” No, questo è articolo 3. C’è il subemendamento prima: “Modifica al comma 1 dell’articolo 3 della legge regionale n. 11 del 2017. Al primo comma dopo le parole ‘forme previste’ aggiungere il seguente periodo: ‘tali disposizioni si applicano anche per le successive varianti in corso d’opera della stessa pratica edilizia’”.
Si può procedere a votazione con il sistema elettronico. Il
Speaker : LOIZZO.
Governo?
Speaker : PISICCHIO, assessore all’urbanistica e all’assetto del territorio.
Sempre al subemendamento di prima, che lei aveva portato in votazione, c’era un comma 1 dell’articolo 2, della legge regionale n. 11, che è aggiuntivo e dava una proroga al 31 dicembre 2017.
Speaker : PRESIDENTE.
Al 31/12/2017.
Speaker : PISICCHIO, assessore all’urbanistica e all’assetto del territorio.
Sta insieme a quello che abbiamo votato.
Speaker : PRESIDENTE.
Nello stesso foglio.
Procediamo ad un’ulteriore votazione, sempre nell’ambito del subemendamento all’articolo 1. Al comma 1 dell’articolo 2 della legge regionale n. 11 del 2017 è aggiunto “del 31.12.2017”.
Possiamo dare corso alla votazione.
Comunico l’esito della votazione.
Presenti 35, votanti 35, favorevoli 35.
È approvato.
Ritorniamo all’emendamento aggiuntivo a firma del collega Marmo: “Al primo comma dopo le parole ‘forme previste’ aggiungere il seguente periodo ‘Tali disposizioni si applicano anche per le successive varianti in corso d’opera della stessa pratica edilizia’”.
Si può dare corso alla votazione. Grazie.
C’è il collega Marmo che ha chiesto di intervenire.
Speaker : MARMO.
Io l’ho già illustrato. L’emendamento non appesantisce il testo della legge, ma chiarisce ove mai qualche burocrate nella presentazione di varianti a progettazioni possa sostenere che le varianti devono rispettare la nuova normativa. Al fine di evitare ogni pericolo, si chiede di inserire questo emendamento.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, collega Marmo.
Il collega Colonna ha chiesto di intervenire.
Speaker : COLONNA.
Dopo la votazione. Devo fare un chiarimento.
Speaker : PRESIDENTE.
Assessore Pisicchio, prego.
Speaker : PISICCHIO, assessore all’urbanistica e all’assetto del territorio.
Sicuramente il consigliere Marmo giustamente cerca di fare maggiore chiarezza possibile per evitare che si possano interpretare alcune norme. Su questo, però, vorrei, se fosse utile, spiegare che le varianti a cui si riferisce in corso d’opera sono, di fatto, l’alveo del titolo abilitativo originario. In teoria, sono già fatte salve, quindi non andremmo a specificare meglio.
Se la ritiene, questa, un’indicazione dell’assessorato precisa, la lascio a verbale e, se lei lo ritiene, possiamo ritirare l’emendamento.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega Marmo.
Speaker : MARMO.
Quindi, lei conferma, assessore, che, ove si presentassero varianti sia per opere, ma anche per progettazioni, vale la presentazione del progetto iniziale. Se lei mi conferma questo e resta a verbale della nostra seduta, è già esplicativo.
Speaker : PRESIDENTE.
Assessore Pisicchio, prego.
Speaker : PISICCHIO, assessore all’urbanistica e all’assetto del territorio.
Per quanto mi riguarda, non ho problemi a dire che va in questa direzione. Però, se è utile per maggiore specificazione, per evitare che questa venga interpretata da qualche ufficio, per evitare, semmai, di fare circolari esplicative in tal senso, io lo lascerei pure questo suo emendamento.
Speaker : PRESIDENTE.
Possiamo procedere alla votazione. Il parere è favorevole del Governo sull’emendamento aggiuntivo del collega Marmo. Prego.
Comunico l’esito della votazione: presenti 30, votanti 30, favorevoli 30.
L’emendamento aggiuntivo a firma Marmo è approvato.
Procediamo alla votazione del subemendamento a firma del Governo all’articolo 1, che recita: “L’articolo 2, comma 2, della legge regionale n. 11/2017 è sostituito dal seguente “Trascorso infruttuosamente anche il termine di cui al comma 2, il regolamento edilizio non adeguato cessa di avere effetti nelle parti incompatibili con lo schema di regolamento tipo”.
C’è una richiesta d’intervento del collega Colonna. Prego.
Speaker : COLONNA.
Presidente, io chiederei all’assessore di valutare una diversa formulazione dell’emendamento, nel senso di limitarsi semplicemente ad abrogare il comma 2 dell’articolo 2 della legge originaria, perché il testo che noi ci accingeremo a votare in realtà è già riportato nel comma 3. Noi quindi dobbiamo semplicemente eliminare la competenza della Giunta.
Il risultato finale dovrà essere un articolo 2 dalla legge che prevede: uno, il termine del 31.12.2017 per l’approvazione da parte del Consiglio comunale; due, che ove i Consigli non approvino entro il 31, decadono le parti incompatibili. Quindi, togliamo il riferimento, quel soccorso che con il collega Amati immaginammo, quel soccorso temporale con cui si andava ad affidare al dirigente o alla Giunta la possibilità di adottare in caso di inottemperanza da parte dei Consigli comunali.
Qui noi dobbiamo limitarci ora ad abrogare il comma 2 della legge originaria, l’articolo 2 della legge originaria.
Speaker : PISICCHIO, assessore all’urbanistica e all’assetto del territorio.
Presidente, anche questo può essere utile. Era un di più, da questo punto di vista, per esplicarlo, ma sostanzialmente condivido la posizione del collega Colonna. Potremmo ragionare quindi soltanto con “abrogato il comma 2 dell’articolo 2”.
Speaker : PRESIDENTE.
Quindi, c’è un subemendamento? Fate capire.
Speaker : COLONNA.
Sì, Presidente. Dal punto di vista redazionale, all’abrogazione del comma 2 dell’articolo 2 della legge determina che quello che era l’originario terzo comma cambi formulazione “trascorso infruttuosamente – non “anche” – il termine di cui al comma 1”, e non più “al comma 2”, quindi ci vuole un coordinamento formale che va operato.
Speaker : PRESIDENTE.
Però dovreste formalizzarlo, dovreste formalizzare il subemendamento.
Pazientiamo qualche minuto per poi poter procedere alla votazione di questo subemendamento, come formulato adesso. Do lettura del subemendamento a firma del collega Colonna, nella speranza di poter decifrare la grafia: “All’articolo 2 della legge regionale n. 11/2017 il comma 2 è abrogato. All’articolo 2 della legge regionale n. 11/2017, il comma 3 è così modificato: ‘Trascorso infruttuosamente il termine di cui al comma 1, il Regolamento edilizio non adeguato cessa di avere effetti nelle parti incompatibili con lo schema di regolamento tipo. È così, collega Colonna?
Poniamo in votazione il primo subemendamento all’articolo 2 della legge regionale n. 11/2017: “Il comma 2 è abrogato”.
Si può dar corso alla votazione con il sistema elettronico.
Comunico l’esito della votazione.
Presenti 29, votanti 29, favorevoli 29.
È approvato.
Procediamo alla votazione del secondo subemendamento, sempre a firma del collega Colonna, già letto.
Prego dar luogo alla votazione con il sistema elettronico.
Comunico l’esito della votazione.
Presenti 30, votanti 30, favorevoli 30.
È approvato.
A seguito dell’approvazione di questi subemendamenti, l’emendamento di cui alla pagina contrassegnata dal numero 3 si dichiara decaduto.
Votiamo l’articolo 1, così come subemendato. Si può procedere alla votazione.
Siamo in votazione. Un attimo soltanto. Prego i colleghi di votare.
Presenti 35, votanti 35, favorevoli 35.
È approvato.
Si aggiunge anche il voto del collega Marmo perché il sistema elettronico non ha funzionato.
Adesso procediamo alla votazione sull’emendamento a pagina 4, di cui do lettura: “All’articolo 3, comma 1, della legge regionale n. 11/2017, dopo la parola ‘prevista’ sono aggiunte le seguenti parole: ‘ivi compresi gli strumenti urbanistici esecutivi adottati entro la data del 31.12.2017 e gli atti di pianificazione consensuale, comunque denominati in ogni loro elemento, presentati entro la data del 31.12.2017’”.
Si può procedere alla votazione di questo emendamento.
Comunico l’esito della votazione: presenti 34, votanti 34, favorevoli 34.
L’emendamento a firma dell’assessore Pisicchio è approvato.
Adesso votiamo l’articolo 2, così come emendato.
Non c’è alcuna richiesta di intervento. Si può procedere alla votazione.
Comunico l’esito della votazione: presenti 34, votanti 33, astenuti 1, favorevoli 33.
L’articolo 2 è approvato.
Procediamo, quindi, alla votazione dell’intera legge.
Non ci sono richieste di intervento. Prego.
Comunico l’esito della votazione: presenti 36, votanti 36, favorevoli 36.
La legge è approvata.
C’è una richiesta di urgenza. La mettiamo ai voti. Favorevoli? Contrari? Astenuti.
È accordata.
Procediamo alla prima discussione monotematica “Futuro assetto societario Acquedotto Pugliese SpA – proponente consigliere Cosimo Borraccino”, a cui immagino di dover concedere la parola.
Rammento che nella Conferenza dei Presidenti è stato convenuto un lasso temporale di venti minuti per ogni Gruppo complessivo, che poi ogni Gruppo frazionerà nel modo che riterrà più opportuno.
I tempi sono contingentati per dar poi luogo alla seconda discussione sui trasporti.
Prego il collega Borraccino.
Speaker : BORRACCINO.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Un attimo di silenzio, per cortesia.
Speaker : BORRACCINO.
Grazie, Presidente.
Io parlerò per la metà del tempo a disposizione del mio Gruppo, lo dico per questioni organizzative, perché il collega Colonna interverrà. Abbiamo chiesto la convocazione, per la verità sarei disonesto dicendo che questa richiesta nasce solo ed esclusivamente dal sottoscritto, a nome di Sinistra italiana.
Varie forze politiche si sono interessate da molto tempo al futuro dell’assetto di Acquedotto Pugliese. Lo hanno fatto con posizioni differenti.
C’è chi lo ha fatto chiedendo soltanto e semplicemente la possibilità al Governo nazionale di una proroga oltre il 31 dicembre del 2018, c’è chi lo ha fatto chiedendo la possibilità dell’affidamento di una società in house ai Comuni, c’è chi magari non lo ha detto, ma intimamente è convinto che non si debba fare nulla per arrivare al 31 dicembre 2018 e per mettere in gara aperta, libera, quindi anche ai privati, posizione legittima, ovviamente non condivisa da noi, l’affidamento e il futuro della gestione del più grande Acquedotto d’Europa; e c’è chi ha pensato che una delle strade possibili, forse quella che più non avrebbe tradito la posizione del referendum di alcuni anni fa, quando la stragrande maggioranza degli aventi diritto al voto si recarono al voto e determinarono quella grande vittoria dell’affermazione dell’acqua bene pubblico, dell’acqua bene comune, che la possibilità potesse essere quella dell’azienda pubblica speciale, ed è quella che il sottoscritto, ripeto, a nome anche del partito che rappresenta qui in Consiglio regionale, che è Sinistra Italiana, propende. Ci sono altri Gruppi politici che sicuramente interverranno nella discussione e, ovviamente, chiederanno che nel futuro dell’Acquedotto Pugliese ci possa essere questa strada.
Io dico che è da gennaio del 2016 che personalmente noi ci interessiamo a questo tema, anche con il compianto collega Guglielmo Minervini, e purtroppo spiace che si arrivi finalmente alla discussione in Consiglio regionale dopo tanto tempo, dopo quasi due anni da quando varie sensibilità, ma, ripeto, anche altri Gruppi consiliari, hanno con forza sollevato questo tema.
A livello di maggioranza devo dire purtroppo che arriviamo a questa discussione senza un coinvolgimento, senza una condivisione delle scelte, che sono state cercate – e devo essere anche qui onesto nel dirlo – soltanto negli ultimi giorni, rispetto a mesi e anni passati senza voler discutere di questo.
Io dico che abbiamo l’obbligo di fare questo per dare certezza al futuro del più grande Acquedotto Pugliese, dobbiamo dare certezza per mettere in discussione l’Acquedotto Pugliese, perché, vedete, domani ci potrebbe essere un Governo che legittimamente, non condiviso da noi, ma legittimamente potrebbe pensare che il futuro dell’Acquedotto dovrebbe essere quello dell’affidamento ai privati. Quindi, con un Governo nazionale che non soltanto potrebbe non dare la deroga al 31 dicembre 2018, ma che potrebbe prevedere altre strade, io penso che noi oggi abbiamo l’obbligo – oggi –, recuperando, facendo un grande lavoro di recupero di quello che, ahimè, non è stato fatto in questo tempo, a eccezione di qualche riunione del tavolo tecnico, che ha prodotto documenti, ma non è riuscito ad andare oltre, non è uscita una strategia unanime dal Consiglio regionale, io dico che noi dobbiamo mettere in sicurezza l’Acquedotto, per chi ha a cuore un futuro pubblico dell’Acquedotto. Potrebbero esserci anche persone che, legittimamente, hanno un’altra visione, e non sono da criminalizzare.
Noi, personalmente, dal nostro punto di vista, vorremmo mettere in sicurezza l’Acquedotto Pugliese, in mano pubblica, e per noi l’azienda pubblica speciale, consortile, con la presenza obbligatoria dei Comuni, ma con l’azienda pubblica speciale è la strada migliore. Bisogna dare certezze, inoltre, in un periodo in cui l’Acquedotto vive una fase di sbandamento e non soltanto dalle cronache giornalistiche per dissidi all’interno del consiglio di amministrazione, ma bisogna dare certezze per gli investimenti, per gli investimenti che bisogna fare, strutturali per l’Acquedotto; bisogna dare certezze ai dipendenti, bisogna dare certezze rispetto a questa fantomatica black list che gira, bisogna dare certezze ad una struttura prioritaria della Regione Puglia che è stata vanto o fiore all’occhiello che rappresenta il più grande acquedotto d’Europa, che è un asset strategico e noi dobbiamo dare certezze.
Queste certezze come le diamo? Soltanto con i nostri desiderata? Soltanto perché a noi piace l’azienda pubblica speciale perché magari è di moda, perché magari è stata fatta a Napoli e quindi, siccome è stata fatta a Napoli da un Sindaco che ci è simpatico e da un’Amministrazione che sta facendo bene su tante cose lo vogliamo fare anche noi? No, non è questo. Noi lo abbiamo fatto e lo abbiamo studiato in questi mesi, anche con l’ausilio di persone tecniche che io citerò perché posso citarle, perché insieme ai rappresentanti, ad un gruppo di lavoro con cui abbiamo lavorato, capeggiato dal professor Marco Barbieri, abbiamo intessuto delle relazioni e preso dei suggerimenti ad esempio dal professor Francesco De Nozza, ordinario di diritto commerciale all’Università di Milano, già Presidente dell’Associazione italiana dei professori universitari di diritto commerciale.
Lo abbiamo fatto insieme al professor Ugo Mattei, ordinario di diritto privato dell’Università di Torino e – è superfluo dirlo – lo abbiamo fatto insieme al professor Alberto Lucarelli, tante volte tirato per la giacca, alcune volte anche impropriamente, ordinario di diritto costituzionale all’Università Federico II di Napoli.
Noi presenteremo un ordine del giorno che va in tale direzione, di tre pagine, che io vorrei leggere, ma che i minuti a disposizione – me ne sono rimasti soltanto tre – non mi consentono di fare. Rischierei di uscire fuori. Alla fine, da un punto di vista tecnico, sono la confutazione delle ipotesi della richiesta di proroga. Ovviamente parliamo di aspetti tecnici e giuridici che adesso consegnerò alla Presidenza, per farne copie ed eventualmente distribuirle ai rappresentanti qui presenti, che spiegano perché è rischioso e non è possibile fare l’affidamento in house ai Comuni e spiegano il perché è possibile dare l’affidamento all’azienda pubblica speciale in un rapporto consortile, tant’è vero che la parte finale – leggo soltanto il “delibera”; poi, ripeto, lo consegnerò, soltanto per motivi di tempo, perché richiederebbe molti minuti e sto per arrivare al limite del mio tempo assegnato – delibera di approvare tutto quanto indicato in premessa e per l’effetto di impegnare il Presidente della Giunta e la Giunta a dar mandato al tavolo tecnico costituito con la delibera di Giunta regionale n. 370/2017, per la preparazione degli atti necessari alla costituzione di un’azienda speciale che possa essere destinataria dell’affidamento diretto della gestione del servizio idrico integrato, con la partecipazione alle forme più opportune dei Comuni dell’ambito pugliese, ovviamente.
Io consegnerò quest’ordine del giorno, che è abbastanza copioso, ripeto, che trasforma quelle volontà politiche in un aspetto tecnico che può affrontare tranquillamente con un lavoro forte, con un grosso lavoro, Presidente Gatta, che bisogna fare. Mi rivolgo a lei perché in questo momento è il Presidente dell’Assise. Con un forte lavoro che bisognerà mettere in campo da subito da parte del tavolo tecnico, di chi fa parte di quel tavolo e poi, successivamente, della Giunta e del Consiglio nella sua interezza, dal mio punto di vista, dal nostro punto di vista, per mettere in sicurezza l’acquedotto più grande d’Europa, che è tanto strategico e tanto importante per la nostra regione.
Io concludo il mio intervento, chiaramente, felice che oggi finalmente si sia potuto discutere di questo tema. I miei dieci minuti sono terminati.
Cedo la parola, avvicinandomi alla Presidenza del Consiglio, lasciando l’integrale ordine del giorno che noi abbiamo presentato.
Vi è anche un’altra formula con meno riferimenti giuridici, che successivamente daremo anche alla stampa o, comunque, a chi dovesse richiederlo per una più facile comprensione rispetto a questa scelta, che – ripeto – è la scelta dell’azienda pubblica speciale.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, collega Borraccino.
Gli applausi non sono ammessi in Aula. Non è un uno stadio.
Grazie, collega Borraccino, anche per avere rispettato i tempi.
Prego, collega Colonna.
Veramente avevamo deciso che c’erano venti minuti. Poi diventa difficile tenere a mente tutti gli interventi. Va bene? Il collega Colonna avrà dieci minuti di tempo a disposizione.
La parola al Presidente Zullo. Prego.
Speaker : ZULLO.
Grazie, Presidente e colleghi.
Anche noi abbiamo presentato un ordine del giorno, un ordine del giorno perché vogliamo che la nostra idea sia espressa e sia letta con chiarezza.
Noi partiamo da un presupposto. Intanto siamo ossequiosi di una volontà popolare: c’è stato un referendum e vogliamo osservarlo. Partiamo anche da una lettura delle norme. La norma madre discende dal decreto legislativo n. 152/2006, che assegna delle competenze.
La competenza della Regione è solo quella di determinare l’ambito ottimale di gestione della risorsa idrica e la Regione ha ottemperato a questo, ottemperando formando l’autorità d’ambito, che coincide con tutto il territorio regionale.
La proprietà delle reti è dei Comuni, che sono rappresentati nell’autorità d’ambito, che è l’Autorità idrica pugliese. L’affidamento può essere fatto solo da chi è proprietario delle reti. Può essere fatto un affidamento in house. Ove questo non avvenga, io credo che non sarebbe rispettoso delle direttive comunitarie, quindi rischieremmo di fare un buco nell’acqua in questa idea di gestione pubblica della risorsa idrica.
Perché dico questo? Perché abbiamo un precedente: la Regione Sardegna. Nella Regione Sardegna l’autorità d’ambito e la proprietà oggi di chi gestisce la risorsa idrica è per parte della Regione e per parte dei Comuni. E l’ANAC si è espressa sul fatto che, essendo la Regione non proprietaria delle reti e non avendo la competenza dell’affidamento, non si poteva fare l’affidamento in house.
Per cui, noi proponiamo una cosa molto semplice. La Regione ha acquisito l’Acquedotto dallo Stato a titolo gratuito, per cui ceda all’Autorità idrica pugliese, l’autorità d’ambito, l’Acquedotto Pugliese, in maniera tale che nel 2018 – e diceva bene il collega Borraccino – non dobbiamo pensare di avere un livello sovraordinato, cioè il livello del Governo amico che ci possa dare deroghe e ci possa consentire chissà che cosa. Cerchiamo di autodeterminarci noi e di stare attenti noi a fare le scelte giuste. La scelta giusta è quella di cedere all’Autorità idrica pugliese, cioè ai Comuni proprietari delle reti, all’Acquedotto Pugliese.
In questo modo è possibile che l’Autorità idrica pugliese possa effettuare un affidamento in house a un’azienda in house che vogliamo. Se questo non avviene noi pensiamo che si sia su una strada insidiosa. Noi, come al solito, abbiamo sempre fatto proposte; proposte serie, studiate e quasi mai, purtroppo, siamo stati ascoltati. Ce ne rammarichiamo, però poi lasciamo sempre il giudizio alla storia. E la storia, rispetto al quasi mai all’essere stati ascoltati, sempre ci ha dato ragione. Non vorremmo che non ascoltati oggi la storia ci dia ragione in futuro. Vorremmo essere ascoltati oggi e magari anche riscuotere una storia che ci dia ragione, ma non a noi, a una Puglia, a un Consiglio regionale che riesca a comprendere il lavoro che abbiamo fatto e che riesca a comprendere quanto noi ci siamo violentati; violentati nel pensiero ideologico.
Sapete che noi siamo molto inclini al privato, ma in questo caso, rispettosi del referendum, torniamo indietro e diciamo “si pubblicizzi”. L’unica via, secondo noi, è questa. Deviare da questa strada che noi vi proponiamo porrà, ripeto, la Puglia di fronte al rischio che non si potrà fare per intervento o dell’ANAC o di Consigli di Stato o di autorità superiori che magari interrompano quel processo. Per cui noi l’ordine del giorno l’abbiamo depositato. Prego l’Ufficio di Presidenza anche di farne copia per tutti i colleghi, perché ne abbiano contezza. Riteniamo di aver dato il nostro apporto propositivo, studiando la situazione e dando anche dei contenuti che sono tecnicamente e giuridicamente di pregio e di alto livello. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie al collega Zullo.
C’è un intervento richiesto della collega Laricchia. Sempre venti minuti a disposizione. Poi mi dirà se li utilizzerà da sola o dividendo il tempo con qualche collega. Prego.
Speaker : LARICCHIA.
Grazie, Presidente. Intendo dividere questo tempo anche con gli altri miei colleghi del Movimento 5 Stelle, altri due. Quindi, il mio cercherà di prendere la maggior parte del tempo.
Io vorrei partire dal piano strategico per Acquedotto Pugliese per i prossimi anni che abbiamo tantissime volte richiesto al Presidente De Sanctis, abbiamo richiesto al CdA e agli uffici dell’Acquedotto Pugliese tempo fa e non ci è mai stato consegnato, salvo poi, finalmente, riceverlo e leggere delle cose che ci preoccupano tantissimo, però che giustificano l’imbarazzante silenzio del Presidente Emiliano in questa che è la decisione più importante che la Giunta regionale dovrà prendere in questa legislatura.
Ci si ostina a rimanere in silenzio, nonostante le richieste dei cittadini che hanno votato con un referendum del 2011 e nonostante anche le richieste di alcuni Sindaci. Proprio ieri i cinque Sindaci del Movimento 5 Stelle hanno dichiarato e hanno presentato la delibera comunale con cui chiederanno alla Giunta di trasformare l’Acquedotto Pugliese in azienda speciale, cosa che hanno già presentato i nostri consiglieri comunali in alcuni Comuni della Puglia, ovviamente, delibera che è stata anche approvata nel Comune di Noci.
Abbiamo ricevuto questo documento, un documento di diciannove pagine, che ci è costato 133.000 euro, è costato 133.000 euro ai pugliesi, in cui si parla di sviluppo nell’idrico coinvolgendo anche operatori con capitale privato. La prima considerazione è il possibile conflitto di interessi tra la posizione dell’attuale Presidente di Acquedotto Pugliese e il piano in cui è prevista un’estensione delle attività delle società alle energie rinnovabili, in particolare il fotovoltaico. Sul punto va osservato che il Presidente di Acquedotto Pugliese è anche Presidente della società Delos Power Srl che si occupa di energie rinnovabili, di fotovoltaico.
Il piano prevede, poi, lo sviluppo di Acquedotto Pugliese verso la multiutility attraverso l’acquisizione di Amgas Bari e Amgas Foggia, partecipate dai rispettivi Comuni, ma non si comprende se siano già state sottoscritte intese preliminari con i due Comuni o siamo ancora nel campo delle ipotesi. Inoltre, l’acquisizione deve avvenire con concambio di azioni o attraverso il pagamento delle azioni delle società incorporande? AQP dovrebbe acquistare le quote in possesso di privati, di gestori rilevanti del Mezzogiorno. È scritto anche questo. È ovvio che l’acquisto non potrebbe avvenire – ci auguriamo – con concambio di azioni, perché in questo modo i privati entrerebbero nel capitale di Acquedotto Pugliese. Quindi, dovrebbe trattarsi di un vero e proprio acquisto, ma non è chiaro l’ammontare della spesa per Acquedotto Pugliese e, soprattutto, la disponibilità finanziaria delle somme necessarie per effettuare tali acquisti. Non si comprende neanche, a questo fine, appunto, a quali fini e nell’interesse di chi dovrebbero essere operati questi acquisti.
Inoltre, il piano parla di sviluppo nell’idrico, coinvolgendo anche operatori con capitale privato, come dicevamo in premessa, e a questo punto non è chiaro se Acquedotto Pugliese deve acquisire le partecipazioni dei privati nelle società di gestione del servizio idrico integrato o se deve instaurare delle partnership con questi. Il dubbio fondato è che in qualche modo si stia aprendo all’ingresso dei privati nel capitale sociale.
A questo proposito notiamo che questo piano strategico è incentrato sullo sviluppo dei ricavi, ma non c’è nulla, assolutamente nulla sotto il profilo finanziario. Non c’è traccia della capacità dei flussi di cassa a reggere la mole di investimenti, non si comprende neanche in che modo Acquedotto Pugliese provvederà a restituire, nel 2019, l’anticipazione di cassa di 200 milioni alla Regione Puglia. E un piano strategico senza un’analisi della situazione finanziaria a parte che non può assolutamente definirsi tale, ma il sospetto che ci provoca, ci fa nascere è che, data la limitata durata della proroga della concessione, prevista in questo piano strategico di dieci anni, in realtà il finanziamento degli investimenti avverrà con capitali privati, e ciò sarebbe l’anticamera della irreversibile privatizzazione di Acquedotto Pugliese.
Detto questo, partendo dal piano strategico, che quindi evidenzia chiaramente la direzione in cui sta andando la Giunta Emiliano, i cittadini chiedono una cosa molto diversa. I cittadini hanno votato in un referendum del 2011 e non è più il tempo di convincerci che sia meglio il privato piuttosto che il pubblico, che sia meglio la società per azioni con l’ingresso dei Comuni nel capitale. Non è questo quello che hanno chiesto i cittadini e smettetela di fare sempre le stesse domande ai cittadini, perché hanno già risposto e la risposta è stata che sono contrari a qualunque forma di privatizzazione del gestore che, appunto, gestisce il servizio idrico. Ovviamente, questo significa che l’unica soluzione che davvero rispetterebbe quella volontà popolare è far gestire il servizio idrico integrato a un ente di diritto pubblico, cosa che non è ancora oggi Acquedotto Pugliese, la cui proprietà per fortuna per il momento è al 100 per cento pubblica, della Regione Puglia.
Andare a dare le quote ai Comuni non risolve affatto il problema. È una privatizzazione, ma più lenta. Perché? Che cosa significa? Significa che, in seguito, i Comuni in difficoltà, perché dovranno sottoscrivere il capitale probabilmente dando anche delle risorse, a meno che in qualche modo si trovi una formula per darle gratuitamente, ma comunque dovranno partecipare a queste spese, e non facendocela a partecipare alle spese di manutenzione, gestione del personale e tutto il resto, il primo Comune in difficoltà – e sono 258 i comuni in Puglia e qualcuno in difficoltà, per usare un eufemismo, ci sarà – venderà le quote ai privati, e sarà la privatizzazione di Acquedotto Pugliese lentamente, gradualmente, sperando che magari i pugliesi non se ne accorgano, ma in realtà poi accadrà, accadrà eccome. Quindi, questa soluzione assolutamente è da scartare, non solo per questi pericoli, ma perché non è quello che hanno chiesto i pugliesi e gli italiani con il referendum del 2011.
Ora lo so che va di moda ignorare i risultati referendari, hanno anche chiesto, per esempio, ai partiti di rinunciare ai finanziamenti pubblici, li hanno chiamati diversamente e continuano a intascare finanziamenti pubblici. Ma non è questo il tema su cui vi permetteremo di eludere e di ignorare una volontà referendaria che è stata chiarissima.
Al tavolo tecnico abbiamo dimostrato che ripubblicizzare Acquedotto Pugliese è possibile. Siamo partiti addirittura da quella sentenza del 2012 della Corte Costituzionale. Che cosa ha rimproverato al tentativo della Giunta Vendola del 2011?
Ha detto che il problema è stato prima di tutto che ha creato ex novo una società, un’azienda pubblica, che ha fatto subentrare ad Acquedotto Pugliese e a cui ha affidato il servizio idrico integrato. Ha commesso tre errori in un unico atto, purtroppo. Prima di tutto quello di creare ex novo una società che subentra ad Acquedotto Pugliese che, per legge nazionale, deve, invece, lavorare fino al 2018. La nostra proposta, quella dei comitati e che anche il Movimento 5 Stelle ovviamente ha sostenuto e a cui ha fatto lavorare i suoi tecnici è, invece, trasformare Acquedotto Pugliese in un’azienda speciale. È una cosa molto diversa rispetto a quello che è accaduto. Inoltre, l’errore commesso in quella legge era di affidare il servizio idrico integrato per legge da parte della Regione Puglia, quando il servizio idrico integrato deve essere affidato dall’AIP e non lo si può fare certamente per legge, ma con un atto amministrativo.
Come vedete, i dubbi sulla costituzionalità, che sono legittimi, per carità, sono stati superati. La strada esiste. Ci vuole coraggio, ovviamente, non è semplice, perché il quadro normativo nazionale è un quadro normativo che mette in difficoltà le Amministrazioni che vogliono far rispettare quella volontà popolare, però è possibile. Anche la questione del controllo del requisito analogo è superabile in due modi. Il primo, studiando un modo per cui i Comuni entrino in una sorta di consiglio di amministrazione e quindi abbiano la possibilità di decidere e di incidere sulle scelte dell’azienda, delle strategie dell’azienda speciale.
A questo proposito abbiamo anche citato delle sentenze che ci sono venute in soccorso, come per esempio la sentenza Parking Brixen dell’11 maggio 2006 che, a pagina 14.137, punto 36, dice: “La circostanza che gli organi decisionali della Brutélé siano composti di delegati delle autorità pubbliche ad esso associate indica che queste ultime controllano gli organi decisionali dell’ente di cui trattasi e sono dunque in grado di esercitare un’influenza determinante sia sugli obiettivi strategici che sulle decisioni importanti della Brutélé, ovvero non è detto che per esercitare il controllo analogo si debba essere proprietari, bisogna entrare nel capitale, ma è possibile esercitarlo in un’altra maniera. C’è anche un’altra soluzione proposta dai comitati, che ovviamente noi sosteniamo, tanto è vero che i nostri Sindaci l’hanno fatta propria nella loro delibera: quella di aderire con convenzione, secondo l’articolo 30 del TUEL.
Le possibilità esistono ed è anche la soluzione più comoda per i Comuni. Piuttosto che una Spa dove dovrebbero partecipare anche alle spese e che rischia anche il fallimento per tutta la regolamentazione che conosciamo, invece un’azienda speciale è un ente strumentale della Pubblica amministrazione, ovviamente, però non è come la municipalizzata, una diretta emanazione dell’ente. È qualcosa che gode di una sua autonomia giuridica, ma anche di una sua autonomia imprenditoriale. Questa è la soluzione. Alcuni Comuni, ovviamente, ce l’hanno fatta (Napoli, Torino), ma naturalmente sappiamo benissimo che la storia dell’Acquedotto Pugliese, la realtà dell’Acquedotto Pugliese è un unicum in Italia, però serve una decisione coraggiosa. La decisione coraggiosa è quella che rispetta la volontà popolare. Sappiate che le persone che sono state promotrici di quel referendum del 2011 ci stanno dicendo che la strada, la loro volontà è questa. Non ce lo potevano dire con il requisito referendario, ovviamente, che, essendo un referendum abrogativo, era limitato, ma non possiamo negare, non possiamo continuare a non ascoltare la voce di questi cittadini che ci chiedono questo, perché sarebbe un venir meno, naturalmente, al nostro dovere di rispettare la volontà popolare.
Per questo, il nostro ordine del giorno serve almeno per cercare di avere una risposta da parte del Presidente Emiliano ai quesiti, alle lettere che ha ricevuto da Petrella, da Lucarelli, da queste persone illustri, dai comitati. Ha ricevuto lettere in cui sono stati spiegati questi concetti, anche legislativi, a cui non si è degnato, naturalmente, di dare neanche una minima risposta. È scortesia istituzionale, come minimo. Speriamo che in pochi giorni possa, al termine di questo Consiglio, prendere l’impegno di dare almeno una risposta. Metta per iscritto i suoi dubbi. Siamo pronti, tutti insieme, a risolverli e ad andare nella direzione del rispetto della volontà popolare emersa con il referendum del 2011.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
La parola al collega Abaterusso.
Speaker : ABATERUSSO.
Grazie, Presidente.
La gestione del servizio idrico integrato nell’ATO unico regionale della Puglia è attualmente, come è noto, come è stato detto anche dai colleghi che mi hanno preceduto, affidata fino al 31 dicembre 2018 ad Acquedotto Pugliese Spa, società totalmente partecipata dalla Regione Puglia in virtù dell’articolo 2 del decreto legislativo n. 141 del 1999.
Resta affidata in via esclusiva ai Comuni ricadenti nell’ambito territoriale ottimale (ATO), i quali hanno l’obbligo di partecipare all’ente di governo dell’ambito (Autorità idrica pugliese), la competenza per il governo e la gestione del servizio idrico integrato e, in particolare, ai sensi dell’articolo 149-bis del predetto decreto legislativo, la competenza per deliberare la forma di gestione fra quelle previste dall’ordinamento europeo e di provvedere all’affidamento del servizio nel rispetto della normativa nazionale in materia di organizzazione dei servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica. L’affidamento diretto può avvenire a favore di società interamente pubbliche in possesso dei requisiti prescritti dall’ordinamento europeo per la gestione in house, comunque partecipate dagli Enti locali e ricadenti nell’ambito territoriale ottimale.
In forza dell’attuale quadro normativo, quindi, e tenendo in considerazione la scadenza normativamente fissata al 31 dicembre 2018, è l’Autorità idrica pugliese, ente di governo dell’ATO, partecipata dagli Enti locali di riferimento dell’ambito, che deve individuare le modalità di gestione del servizio e le modalità di affidamento.
Acquedotto Pugliese Spa, nell’attuale configurazione del suo assetto azionario, con socio unico la Regione Puglia, non è soggetto idoneo all’affidamento diretto in house, perché non è partecipata né dagli Enti locali ricadenti nell’ambito ottimale della Puglia, né dall’ente di governo dell’ambito, cioè l’Autorità idrica pugliese.
In materia si è già espressa, come ricordava il collega Zullo, se non sbaglio, l’Autorità nazionale anticorruzione, con delibera n. 976 del 27 settembre 2017, in riferimento all’affidamento in house disposto nella Regione Sardegna in favore della società Abbanoa Spa, partecipata per poco più del 69 per cento dalla Regione Sardegna e per poco più del 30 dai Comuni, stabilendo che “si evince un sistema di gestione del sistema idrico integrato in Sardegna non in linea con la disciplina in materia di in house providing, non potendosi postulare nel caso di specie il necessario requisito del controllo analogo, neppure in forma congiunta, difettando in capo alle Amministrazioni comunali significativi poteri in grado di influenzare in modo determinante gli obiettivi strategici e le decisioni rilevanti della società in house”.
Peraltro, è facile considerare che la pronuncia dell’autorità è intervenuta in una situazione in astratto più favorevole di quella nostra, di quella pugliese, considerata la presenza dei Comuni nel capitale sociale della società.
L’ipotesi di ripubblicizzazione, come pure è stato richiesto da interventi precedenti, in senso anche formale della natura del soggetto gestore del servizio idrico integrato, è stata in passato compiuta da questa Regione, dal Consiglio regionale, con legge regionale n. 11 del 2011, ma la stessa è stata poi annullata con sentenza della Corte costituzionale n. 62 del 2012, che ha rilevato non solo che non spetta alla legge regionale di individuare direttamente il soggetto gestore, ma anche che, in via generale, la disciplina nell’affidamento della gestione del servizio idrico integrato attiene, come più volte affermato da questa Corte – sto leggendo il dispositivo – alle materie di tutela della concorrenza e tutela dell’ambiente, riservate alla competenza legislativa esclusiva dello Stato.
Tutto ciò premesso, al fine di garantire in termini di assoluta certezza la possibilità di mantenere la natura pubblica del soggetto gestore del servizio idrico integrato della Puglia mediante affidamento in house dell’Acquedotto Pugliese Spa, doverosamente valorizzando l’esito della consultazione referendaria del 2011, a cui altri prima di me hanno fatto riferimento, appare necessario – direi obbligatorio – che la Regione Puglia, quale socio unico di Acquedotto Pugliese, proceda con assoluta urgenza a consentire l’ingresso quantomeno nella partecipazione di controllo di Acquedotto Pugliese Spa dei Comuni pugliesi e, per essi, di AIP, soggetto avente personalità giuridica di diritto pubblico.
Pertanto, noi chiediamo che la Giunta regionale, il suo Presidente, il Governo regionale e la Regione Puglia si adoperino per porre in essere, con assoluta urgenza, ogni attività necessaria e utile per il passaggio della partecipazione di controllo di Acquedotto Pugliese Spa in favore dell’Autorità idrica pugliese.
Nell’ottica sopra evidenziata, l’insistenza da parte di qualcuno per soluzioni allo stato non praticabili – mi riferisco, almeno per quanto a mia conoscenza ovviamente, alla proroga della concessione del servizio ad Acquedotto Pugliese Spa – rischia di aprire la strada a possibili ipotesi di privatizzazione, perché i ritardi nell’avvio delle attività che garantirebbero l’affidamento in house determinerebbero ineluttabilmente la necessità di avviare la gara pubblica, con possibile ingresso dei privati.
La proroga della concessione del servizio è pressoché impossibile, perché il termine del 2018 è fissato dalla legge nazionale, quindi né il Governo nazionale né la Regione né l’AIP avrebbero il potere di disporla. Anche a voler ipotizzare che l’eventuale proroga sia concessa dal Parlamento nazionale con una modifica di legge in tempo utile per evitare la gara… Tra l’altro, non si sa quando dovrebbe avvenire visto che siamo in scadenza di legislatura e prima che ricominci la prossima legislatura di tempo ne passerà, essa, la proroga, sarebbe solo un modo per rinviare i problemi di cui ho cercato di parlare.
Lo voglio dire apertamente, in maniera molto chiara, come sono e come siamo abituati a fare. Noi abbiamo su questa vicenda una forte preoccupazione: che tutto questo stato di rinvio continuo in attesa di chissà quale decisione che deve avvenire non si capisce da chi possa essere propedeutico a programmi, possa essere propedeutico all’ingresso nella gestione di Acquedotto Pugliese spa o di che cosa sarà, di privati. Sono preoccupato perché i pugliesi – è stato detto anche questo più volte - si sono espressi in maniera plateale, perché l’acqua è un bene pubblico e deve continuare a rimanere pubblico, dei pugliesi.
Tra l’altro, io sono preoccupato non perché qualcuno ha evidenziato in maniera chiara questa cosa, nessuno l’ha detto fino ad oggi, però, andando a guardare i programmi, che sono contenuti nel Piano strategico elaborato e approvato dal management di Acquedotto Pugliese, da questi programmi di espansione non solo fuori dai territori che oggi sono oggetto dell’intervento di Acquedotto Pugliese all’interno del nostro Paese, ma addirittura quei programmi, per chi li ha visti, parlano, mi riferisco al Piano strategico di espansione persino all’estero, di attività dell’Acquedotto Pugliese.
Prima faccio una domanda a me stesso e poi agli altri: Acquedotto Pugliese e il suo socio – attualmente c’è un unico socio, la Regione Puglia – hanno i mezzi finanziari, economico-finanziari per supportare quel Piano strategico? Se la Regione Puglia e i pugliesi non hanno questo strumento a supporto di un Piano strategico sicuramente bello, un libro dei sogni, ma che avrà la necessità di essere supportato con un ingresso di denaro di non poco conto, credo che quel progetto invita a qualche sospetto. Io sono tra quelli che da quel progetto hanno ricavato l’idea che forse qualcuno sta pensando all’idea di privatizzare l’utilizzo e la gestione delle acque in Puglia.
Lo voglio dire con molta chiarezza, noi siamo assolutamente contrari. Se a qualcuno è venuta in mente o dovesse venire in mente questa idea, noi siamo assolutamente contrari. Credo che su questa vicenda sia abbastanza ferma, decisa e chiara la nostra posizione.
Io avrei anche da dire – e mi avvio a concludere – qualcosa sulla gestione attuale degli ultimi tempi da parte del management che si è occupato della gestione di Acquedotto Pugliese negli ultimi tempi. A fronte di queste mirabolanti promesse di sviluppo formulate nel 2016 nel piano strategico di Acquedotto Pugliese Spa restano, alla fine, ed è quello che è stato detto sui giornali negli ultimi mesi, negli ultimi tempi, costi esorbitanti. Si è parlato – io non ho avuto modo di verificare, ma mi affido – di oltre 500.000 euro in poche settimane, sostenuti nel 2016, per consulenze esterne, peraltro inutili e che non attengono assolutamente all’attività di Acquedotto Pugliese e, cosa ancora più grave, più preoccupante, la sostanziale concentrazione di tutti i poteri di gestione in Acquedotto Pugliese nelle mani di una sola figura, cosa che è stata più volte censurata da parte dell’uscente Collegio dei revisori relativamente ad alcuni punti, in particolare al fatto che questo tipo di management pone in discussione il raggiungimento di obiettivi chiari di trasparenza nella gestione dell’ente Acquedotto Pugliese.
Queste questioni credo che debbano essere guardate con molta attenzione e debbano spingerci a fare un ragionamento sereno nella ricerca della migliore soluzione possibile. Noi non presenteremo ordini del giorno, perché il nostro obiettivo – già due anni fa io presentai una mozione che, più o meno, diceva le cose che sto cercando di dire oggi – non è quello di trovare la soluzione. Io non ho soluzioni in tasca. Io so che cosa non bisogna fare. Noi lo abbiamo chiesto più volte al Governo, alla maggioranza e anche all’intero Consiglio. Credo che, di fronte a questa situazione, al fatto, cioè, che questa situazione ha creato tutta una serie di conseguenze, il blocco delle gare d’appalto e l’indefinita proroga dei contratti di manutenzione della rete in essere, il più basso livello di investimenti mai registrato, la “minaccia” di riduzione del personale (ovviamente, tra virgolette), di fronte a questa situazione, che a me pare abbastanza preoccupante per il modo in cui viene gestito e viene affrontato il problema del più grande Acquedotto europeo, come è stato detto prima, noi abbiamo un obbligo. Questo obbligo lo ha prima di tutti il Presidente della Giunta regionale, che deve coinvolgere tutti coloro che hanno a cuore questo problema. Lo abbiamo chiesto e lo ripetiamo: ci vuole un tavolo che affronti in maniera urgente il problema dell’Acquedotto Pugliese e di come questo Governo, questa maggioranza e – io mi spingerei a dire – l’intero Consiglio regionale deve porsi di fronte a un problema che rischia altrimenti di diventare molto serio se non affrontato nei tempi e nei modi con cui noi stiamo facendo richiesta che sia fatto.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
La parola al collega Colonna.
Speaker : COLONNA.
Grazie, Presidente.
Cercherò di dire quello che ho in mente nei tempi assegnati. Non sarà facile. Parto da una premessa generale. Tutti quanti noi in quest’Aula – sono convinto che tutti lo siano – dobbiamo essere orgogliosi di questa realtà, che è un presidio di qualità. Cito un dato solamente: un laboratorio di analisi che è una punta di eccellenza per tutto il centrosud Italia. È una realtà industriale ed è un presidio anche occupazionale. È, in sintesi, una realtà dei pugliesi non solo dal punto di vista formale, giuridico, ma anche dal punto di vista sostanziale. Non sto qui a rievocare una storia ultracentenaria, quasi.
Il dato di orgoglio credo che ci debba accumunare tutti. Volendo, in sintesi, se mi è consentito nel contesto di una materia tecnica, esprimere un sentimento, è l’orgoglio, per un verso, e, per l’altro, l’urgenza di difendere questo presidio dinanzi a ipotesi o tentazioni che rischiano, alle condizioni date, di compromettere quella valenza, quella unicità, quel rigore che ha portato l’Acquedotto a essere quello che è sotto gli occhi di tutti, con, ovviamente, ed è materia affidata a tutti i consiglieri, la possibilità di sindacare le scelte amministrative e gestionali. È compito di tutti i consiglieri.
Dinanzi a questo quadro, non mi sembra che ci si possa adombrare se un management, non la Regione, ipotizza scenari. Dinanzi a un presidio, ripeto, di qualità industriale e occupazionale come l’Acquedotto Pugliese e dinanzi a sfide che sono dinanzi a tutti quanti noi, non a management, sul fronte delle energie o su altri settori, io non mi adombro affatto che il management abbia e stia sondando nuovi scenari, perché dinanzi a un soggetto gestore di una rete del genere, di impianti del genere, credo che tutti si sia consapevoli che sondare quel campo che consente anche di evitare consumo di suolo, ad esempio sfruttando gli impianti esistenti per l’insediamento di impianti di produzione e di generazione di energia elettrica da fonte rinnovabile, credo che sia un dovere.
I fatti. Il tavolo tecnico politico, secondo me, ha fatto un lavoro eccellente. Non so se ci sono state esperienze in passato, ma credo che con l’apporto di tutti i partecipanti, io per ultimo e per primi menziono i colleghi 5 Stelle, i professori che sono stati ospiti, ma tutti i colleghi che hanno partecipato, e il supporto determinante e decisivo del Servizio Studi e del Servizio legislativo di questo Consiglio ha prodotto un lavoro di approfondimento e di conoscenza che è la premessa di qualunque decisione.
I fatti. Acquedotto Pugliese era un ente pubblico, come si evoca oggi come prospettiva, sino al 1999, quando con la legge n. 141/1999 è stato trasformato da ente pubblico in Spa. Io credo che, se sondiamo i nostri elettori, i vostri elettori, nessuno abbia nostalgia di quella stagione, che ha generato anche certe narrazioni che non sto qui a ripetere, perché appartengono a un linguaggio che non è mio. Sapete bene a cosa mi riferisco.
Dal 1999 è diventata una Spa. Certo, è un istituto e uno strumento di diritto privato ma, come in svariate, numerose occasioni, Cassazione anche a Sezioni riunite e Consiglio di Stato hanno ribadito, al di là della forma, dello schema giuridico-privatistico, quel tipo di realtà è una realtà a tutti gli effetti qualificabile come soggetto pubblico, perché ci sono una serie di elementi. È soggetto pubblico perché il controllo patrimoniale integrale, al 100 per cento, è della Regione Puglia, dei pugliesi, ha compiti e funzioni di interesse generale, usa beni demaniali, di tutti, le reti, ha l’obbligo di reinvestire e reinveste gli utili nella gestione e nell’implementazione del servizio pubblico, beneficia di finanziamenti pubblici. Tutti elementi che inducono le alte corti di giustizia di questo stato a ritenere quell’ente, quel soggetto un soggetto pubblico a tutti gli effetti, con le conseguenze anche che possiamo immaginare.
Secondo dato. Nel 2002 – non sto a citare altri passaggi – l’allora Commissario delegato per l’emergenza idrica e ambientale in Puglia, Presidente Fitto, in virtù di un decreto ministeriale precedente, firma la convenzione con cui assegna all’Acquedotto Pugliese Spa la gestione del servizio idrico integrato, che è una cosa diversa dalle funzioni precedentemente assolte dall’ente Acquedotto Pugliese sino al 1999, perché il servizio idrico integrato, come poi meglio definito con il decreto n. 152 (Testo unico ambientale), implica una serie di servizi che non si limitano alla captazione, all’adduzione, alla distribuzione dell’acqua, ma va ben oltre, come sappiamo tutti, affinamento, recupero e quant’altro.
Abbiamo due date di riferimento: 1999 e 2002. Il decreto legislativo del 1999 assegnava le vecchie funzioni alla Spa. Si è limitato a questo. Ed ha assegnato un termine, il 31 dicembre 2018, per una semplice circostanza: c’era un finanziamento, un contributo nazionale, se non sbaglio, di 30 miliardi di euro, o comunque di svariati miliardi di euro, dello Stato, erogato con una legge del 1998, e aveva agganciato la data temporale dell’obbligo di esercire quelle funzioni del 2018 proprio per l’arco temporale di erogazione di quel contributo ventennale. Perciò si è fissata quella data per legge.
La convenzione del 2002, invece, ha affidato il compito di gestione del servizio idrico integrato e nella convenzione, quindi contrattualmente, l’allora commissario ha richiamato semplicemente quel riferimento temporale, non in quanto imposto per legge, ma come un riferimento temporale come ce ne può essere qualunque altro in qualunque regime convenzionale.
Io sto saltando molti passaggi perché ho poco tempo. Qual è la traccia di lavoro che è emersa andando a esaminare i dati di realtà nel tavolo tecnico-politico? Siamo al 2018, sono decorsi sedici anni dalla stipula di quella convenzione, abbiamo la possibilità di sondare concretamente, e in effetti la Presidenza del Governo regionale, raccogliendo i risultati di quel lavoro compiuto sino a maggio scorso, coinvolgendo, ovviamente, il soggetto deputato alle decisioni, che ha in mano il potere decisionale in ordine all’affidamento, che è l’Autorità idrica pugliese, costituita con una legge del 2011 regionale, cioè quella Autorità che riunisce tutti i Comuni pugliesi, ebbene sta sondando concretamente questa prospettiva, cioè quella di ritenere convenzionale quel termine e, quindi, come tale, prorogabile sino alla durata massima prevista per il regime delle concessioni di servizi pubblici fissato, sempre nel 152, in trent’anni, il che significherebbe spostare la data di scadenza, che ora viviamo come una mannaia, al 2032.
L’Autorità idrica pugliese, per bocca prima del Presidente Giorgino nella sede del tavolo e poi, successivamente, nei mesi scorsi, nelle settimane scorse, ha inoltrato un apposito quesito all’ANAC diretto ad avere conferma di questa traccia di lavoro, che risolverebbe e darebbe respiro alla nostra discussione.
Secondo dato: azienda speciale. Come sanno i colleghi del 5 Stelle, io sono stato sempre aperto, laicamente aperto a tutte le ipotesi. Ne ho escluso sempre, con chiarezza, in partenza una sola: quella della privatizzazione, quella dell’ingresso di privati, in qualunque forma, nella compagine societaria gestionale di AQP. Su questa linea, al di là degli studi, di scenari compiuti, messi in campo da management e quant’altro, da parte del Governo regionale e di tutte le forze politiche in quest’Aula non ho ascoltato una sola indicazione che vada nella direzione di riconoscere, di ammettere la possibilità dell’ingresso di privati nell’assetto societario di AQP.
Azienda speciale. Laicamente aperti. Abbiamo assieme sondato questa possibilità. Ritorno a dire, non mi pare persuasivo l’argomento che è sufficiente, come è stata la conclusione sottoposta agli atti, una delibera di Giunta regionale che trasforma la Spa...
Speaker : PRESIDENTE.
Collega, abbiamo superato.
Speaker : COLONNA.
Mi dà un minuto solo per chiudere?
Speaker : PRESIDENTE.
Prego.
Speaker : COLONNA.
Presento la mozione. Chiedo scusa.
Il 114 del Testo unico enti locali disciplina l’azienda speciale con riferimento ai Comuni e alle Province. Non è una materia che può regolare le aziende speciali, eventualmente regionali. Quindi, non è possibile una delibera di Giunta.
Due: c’è un quadro normativo, che è già stato richiamato, che previde o affidamenti diretti a società pubbliche, interamente pubbliche, partecipate da enti locali, oppure la gara, che vogliamo scongiurare, con la possibilità di un affidamento a un gestore privato.
La traccia – e chiudo, Presidente, ringraziandola per la pazienza – che ho tradotto in una mozione, che è un contributo che vorrei condividere con gli altri per avere un’eventuale convergenza, si basa su tre pilastri. Uno: il Consiglio esprime una secca contrarietà a qualunque ipotesi, non so da chi ventilata, perché non ho ascoltato nessuno sino ad ora che ha responsabilità di governo e politiche regionali, in ordine alla privatizzazione della gestione del servizio idrico integrato o all’ingresso di privati. Quindi, netta contrarietà.
Punto n. 2): ulteriore continuo supporto alla verifica, all’accertamento di quella natura convenzionale del termine, che ci assicurerebbe una prospettiva temporale più lunga, fino al 2032. In questo arco temporale, abbiamo la possibilità di sondare cambiamenti normativi nazionali che ci possono indurre, come hanno ammesso i colleghi, in tante occasioni, del 5 Stelle, una modifica normativa nazionale che può mettere in condizioni le Regioni, eventualmente, di procedere a un’azienda speciale.
Punto n. 3): ove il riscontro da ANAC, dai pareri sollecitati sia negativo in ordine alla natura convenzionale, resta la strada, per restare sul campo pubblico, della gestione pubblica, dell’affidamento in house, che deve essere un soggetto pubblico. Il soggetto pubblico, però, non può essere sbriciolato tra i Comuni.
Abbiamo il quadro di riferimento. La strada che suggerisco in questa mozione è quella di un affidamento in house all’AQP ad assetto societario invariato, cioè cento per cento regionale, prevedendo – su questo sono d’accordo con la collega Laricchia e i 5 Stelle – la possibilità di un coinvolgimento orizzontale, laterale dei Comuni, ma – aggiungo – anche degli utenti e dei lavoratori di AQP nelle attività di indirizzo e di verifica gestionale di AQP, che però, per un’esigenza di salvaguardia di quel patrimonio di cui parlavo prima, deve mantenere un assetto societario unico, saldo al cento per cento nelle mani dei pugliesi. Poi decliniamo tutto il resto, l’acqua bene comune, con obiettivi gestionali. Minimo vitale significa ragionare su obiettivi gestionali che con un soggetto pubblico come AQP Spa regionale possiamo perseguire. Grazie ancora.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie. La parola alla collega Barone.
Speaker : BARONE.
Grazie. Poiché i Comitati non sono potuti intervenire direttamente in Aula, portiamo noi ora la loro voce (abbiamo quattro interventi derivanti dai vari Comitati).
Il Comitato provinciale acqua bene comune dice: “il Comitato pugliese per l’acqua bene comune ha proposto la trasformazione dell’Acquedotto Pugliese in azienda speciale, con le modalità che abbiamo specificato nel tavolo tecnico congiunto, tenuto proprio in questo Consiglio regionale a maggio scorso. Queste modalità sono state ampliamente illustrate e discusse. In conclusione della discussione non sono state ritenute fallaci neanche dai rappresentanti istituzionali della Regione Puglia presenti. In pratica, il professor Lucarelli ha dimostrato, dati alla mano, che la trasformazione di Acquedotto Pugliese Spa in azienda speciale è fattibile da un punto di vista giuridico, oltre che politico.
I motivi per cui voi, signori della maggioranza che sostenete la Giunta regionale, continuate a rifiutare la nostra proposta restano totalmente inespressi e quindi ignoti. Evidentemente, avete in mente altre soluzioni che volete tenere nascoste. In effetti, tutto il comportamento della direzione dell’AQP e della Giunta regionale è caratterizzato, nella vicenda AQP da un eccesso di riservatezza (omertà). Abbiamo dei pesanti motivi per ritenere più che probabile che nel silenzio omertoso sia già stata scelta l’opzione della grande multiutility, che si avventuri sui mercati dell’energia, dei mega impianti di gestione dei rifiuti e della costruzione di impianti idrici in giro per il mondo, e abbia la fornitura del servizio idrico integrato per i cittadini pugliesi come una delle tante attività: quella che, rispetto alle altre, assicura un introito sicuro, non a rischio: le nostre bollette.
Se veramente si vuole dare voce ai Comuni ricordiamo che la nostra proposta di ripubblicizzazione potrebbe sostanziarsi anche nella costruzione di un Consorzio di tutti i Comuni, i quali si troverebbero ad assumere un certo ruolo e responsabilità, pur senza proprietari di azione. Comunque già adesso, i Comuni sono i costituenti dell’Autorità idrica pugliese, quindi non sono estranei alla gestione del servizio idrico, per cui non c’è dubbio che l’unico vero obiettivo voluto dalla cessione delle azioni dell’AQP ai Comuni sia quello di predisporre lo scenario più favorevole per una successiva privatizzazione. Obiettivo perfettamente convergente con lo studio di fattibilità della multiutility, con la scelta dei management di provenienza delle multiutility, con l’intenzione di avere forti rapporti con le banche private, dichiarata dal Presidente Emiliano e con la voluta mancanza di chiarezza.
Tutti questi fatti, reali, al di là delle belle parole, portano concordemente ad un unico obiettivo: la privatizzazione. Concludendo: è evidente che le vostre rassicurazioni a parole sull’intenzione di mantenere pubblico l’AQP vadano in perfetta rotta di collisione frontale con le vostre proposte pratiche e le vostre azioni. E fra delle parole e dei fatti in totale contrasto, è ovvio che le parole a soccombere e a rivelarsi semplicemente mendaci ed ipocrite.
Signori, il vostro comportamento rende non credibili le vostre parole, che risultano essere delle menzogne”.
Invece, il Comitato pugliese Acqua bene comune: “L’accorpamento dei servizi idrici meridionali, sotto lo scudo di AQP, ormai trasformata in holding e multiutility sarebbe la pietra tombale su ogni speranza di ripubblicizzazione dell’Acquedotto, con buona pace dell’esito referendario del 2011. Ma soprattutto, si tratta di operazioni con le quali si regala l’acqua ai privati, i quali ne faranno un business sulla pelle delle persone. Questi sono processi dai quali è evidentemente difficile tornare indietro, che spalancano le porte alla mercificazione della vita stessa che coincide con l’acqua. È per questo che nessuna maggioranza può sentirsi in diritto di portare a termine tale progetto, senza il vitale confronto con coloro che pagheranno con la propria salute le conseguenze di tali scelte: i cittadini. Con l’acqua non si scherza.
Per questo chiediamo alla Regione Puglia e a codesto Consiglio di agire in coerenza con la volontà popolare, e secondo un processo democratico, dando corso finalmente alla ripubblicizzazione dell’Acquedotto Pugliese, e di portare in discussione e approvare in Consiglio regionale la bozza di delibera presentata dal professor Lucarelli all’interno del tavolo tecnico”.
Riccardo Petrella, ex Presidente dell’AQP dal 2005 al 2006: “In pochi anni le imprese idriche Spa a capitale pubblico si sono tramutate in multiutilities: penso all’Emilia-Romagna, alla Toscana, al Veneto, alla Liguria. Il capitale è stato aperto sempre di più al capitale privato, specie alle multinazionali private francesi. Le imprese sono entrate in Borsa. I Comuni hanno visto evaporare ogni loro reale partecipazione alla gestione e al controllo dell’impresa. Inoltre, molti di essi hanno venduto le loro quote, in parte o totalmente, per fare cassa.
Se lei, Presidente – che purtroppo ora non c’è – effettuasse questa scelta, il futuro dell’AQP sarebbe già prefigurato da imprese quali Acea, Hera, Iren, ma l’AQP lo diventerebbe in ritardo, quindi in posizione anche di debolezza. Il rischio, fra vent’anni, trent’anni, di essere incorporato dalle imprese più forti è troppo elevato. Non credo che questo possa essere il suo obiettivo e il suo auspicio. In quale sua storia vuole fare entrare l’AQP e la Puglia? I cittadini della sua regione, attivamente impegnati nella res pubblica e i cui dirigenti regionali devono essere fieri, le hanno detto chiaramente che contano su di lei per entrare nella storia della ripubblicizzazione. In essa lei resterà nella memoria in un contesto di rispetto e di stima. Sono convinta che questa sarà la sua scelta.
Nel caso in cui, invece, lei scegliesse di entrare nella storia del futuro dell’AQP, all’Acea, all’Hera, all’Iren, lascio a lei immaginare lo scenario.
Invece, ultimo, il professor Lucarelli: Per rispettare nel pieno la volontà referendaria occorre che la gestione dell’acqua sia affidata ad un soggetto di diritto pubblico, fisiologicamente estraneo alle logiche del mercato e del profitto. Questa scelta, come affermato dalla Corte Costituzionale, è assolutamente in linea con il diritto europeo. Inoltre, va detto, con la recente approvazione del decreto Madia, cosiddetto Testo Unico sulle partecipate pubbliche, le forme giuridiche della Spa a capitale interamente pubblico e della società mista risultano fortemente ridimensionate. Sempre in una logica fortemente restrittiva della presenza delle Spa pubbliche nell’ambito dei servizi pubblici locali, il decreto Madia sulle partecipate prevede che, entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto legislativo sulle partecipate, debba essere effettuata una ricognizione straordinaria da parte delle Amministrazioni pubbliche per verificare quali società non corrispondono ai criteri per mantenere la partecipazione da essa dell’ente. Quindi, in tale contesto, trasformare l’AQP da una Spa in un’azienda speciale significherebbe anche sottrarsi all’obbligo della ricognizione e quindi scongiurare il rischio di dover essere costretti a porre le azioni sul mercato. Su questi presupposti mi è stato chiesto di partecipare al tavolo tecnico, proprio per dare il mio contributo giuridico in ordine alla definizione del processo di trasformazione. Ho accettato con entusiasmo e in tal senso ho redatto in data 17 maggio, posta all’attenzione del tavolo tecnico, una bozza di articolato con la quale si delinea il processo di trasformazione e la sua piena sostenibilità giuridica. Il documento, a seguito di opportune osservazioni, è stato integrato e consegnato alle Istituzioni in via definitiva.
Ora, caro Presidente, non si pretende ovviamente che quel testo venga dall’Istituzione da lei presieduta ratificato, ma, perlomeno, che costituisca oggetto di dibattito e di una risposta.
Ad oggi tutto tace e l’affidamento della gestione ad AQP, come lei sa bene, è in scadenza. Io resto a sua disposizione per un confronto, ma credo che tutti i cittadini pugliesi abbiano il diritto di ricevere una risposta al progetto dettagliato che oggi sta sulla sua scrivania.
Quindi, chiediamo, come comitati, una risposta entro una settimana al Presidente.
Speaker : PRESIDENTE.
No, no. Per cortesia, no.
Grazie. La parola al collega Amati.
Speaker : AMATI.
Grazie, Presidente. Colleghi, quando cominciai ad occuparmi di Acquedotto Pugliese mi ricordai – era un insegnamento che avevo ricevuto molti anni prima – che quando ti occupi di qualcosa, se non conosci la storia, rischi di ricominciare. Allora, siccome avevo proprio il desiderio di conoscere la storia per evitare di ricominciare, trovai un vecchio libro che era stato pubblicato tanti anni prima, un libro scritto da Michele Viterbo, detto Peucetio, che feci ripubblicare, tant’è che quella ripubblicazione mi portò, o lo ricordo con grande nostalgia, la simpatia irrevocabile di Tommaso Francavilla. Decisi di ripubblicarlo, di rieditarlo.
È un’opera fondamentale per chi si approccia alla storia di Acquedotto Pugliese, perché la inserisce nella Puglia, nelle sue storie sociali, economiche, nella Puglia dei conflitti, nella Puglia della morte, nella Puglia della risurrezione. Se uno lo legge con attenzione… Tra l’altro, Viterbo Peucetio era uno storico raffinatissimo, dovremmo rivalutarlo tutti, i pugliesi, forse per motivi del tutto ingiustificati, per via magari di una cultura nelle mani di un punto di vista politico a senso unico, solo perché egli aveva avuto opzioni politiche magari non coerenti con quello che andava di moda fu tenuto da parte.
Da quella lettura, che è una storia imponente, ho capito e vi posso dire che cosa è un’azienda speciale, che in buona sostanza è l’ente autonomo Acquedotto Pugliese.
L’ente autonomo Acquedotto Pugliese era una azienda speciale. Ora la chiamiamo azienda speciale. Voi dovete pensare che agli inizi subito era il Consorzio per la costruzione dell’Acquedotto Pugliese, poi diventò l’Ente autonomo per l’Acquedotto Pugliese, insomma agli inizi del Novecento, subito dopo il 1915. Ora noi diciamo azienda, all’epoca si diceva ente. E qui chi si occupa di queste cose dovrebbe dire ente autarchico o ente non autarchico, ma lasciamo correre perché andiamo troppo nella dogmatica di queste cose.
Che cos’era questa azienda speciale? Era detenuta dallo Stato, era statale, quindi immagino che adesso chi la propone voglia che la detenga – che so io? – la Regione. In qualche modo ci deve essere qualcuno che la detenga questa azienda. Non è che è standing alone, non è che sta da sola. C’è qualcuno che la deve detenere.
Cosa accadeva in questa azienda speciale? Accadevano due cose, anzi tre. Una cosa bellissima, e cioè che si fecero tantissimi investimenti – e chi lo vuole negare – nell’ambito di un’Italia che faceva notevoli investimenti e spesa pubblica per far progredire il Paese, gli stessi che, qualche anno dopo, hanno messo in croce coloro i quali facevano questa spesa pubblica eccessiva, ritenendo che questo era lo sperpero e dicendo il debito, e il debito null’altro era che la voce di questi grandi investimenti, che è una cosa buona e che va riconosciuta, perché la storia non conosce cesure, e va riconosciuta ad alcuni personaggi dell’Ente autonomo Acquedotto Pugliese, compreso il fatto che i Comuni dovevano fare la fogna, ma i Comuni non la facevano, allora Acquedotto Pugliese andò a prendere il finanziamento alla Cassa del Mezzogiorno e i Comuni dovevano rimborsare Acquedotto Pugliese, ma Acquedotto Pugliese i Comuni non lo rimborsarono mai, e Acquedotto Pugliese, cioè lo Stato, pagò la fogna in tutta la regione.
Poi ci sono anche due cose. Tutto quello che accadeva e i risultati di gestione, se andate a vedere i bilanci – c’è un altro libro del professor Maselli su questo – vi dice che ogni anno bisognava ripianare questi bilanci, con finanziamenti a fondo perduto, e vi dice anche che esisteva una strutturazione poco aziendale, poco aziendale. Ora voi, quando dite azienda speciale, dovete immaginare l’Ente autonomo Acquedotto Pugliese.
Con tanta fatica, dopo il 1999, acquisendo una dimensione industriale, ad Acquedotto Pugliese, tranne una questione di garanzia a un prestito BEI, che equivale a investimenti realizzati, non è mai stato dato nessun finanziamento a fondo perduto. Acquedotto Pugliese sta sul mercato, sta sul mercato in maniera potente e imponente, ed è un fatto di orgoglio per i pugliesi, lo ha già detto il consigliere Colonna e io lo ribadisco, ed è in grado di andare dagli istituti bancari a chiedere – mi riferisco all’ultimo piano d’ambito – un prestito di un miliardo di euro a fronte di un piano d’ambito per 1,5 miliardi. Voi sapete bene che entrare in una banca e dire “dammi un miliardo di euro” non è una cosa che possono fare tutti. Sono dei soggetti che devono avere una certa imponenza. E Acquedotto Pugliese questo ha fatto. Poi, è vero, ci sono stati dei momenti in cui gli investimenti andavano di corsa, dei momenti in cui gli investimenti sono stati rallentati. È una dinamica aziendale e industriale facilmente riconoscibile. Però, siamo di fronte a questo tipo di realtà.
Inoltre, l’azienda speciale faceva un sacco di perdite. Voi direte: le perdite fisiche? No! Non le perdite fisiche, ma le perdite amministrative. Se prendete, per esempio, il capitolo delle perdite in Puglia fino al 1999, vi rendete conto che l’acqua forse si pagava? Boh, non lo so. Dal 1999 in poi le perdite amministrative di Acquedotto Pugliese sono quasi ridotte al nulla, cioè tutti paghiamo l’acqua. Tutti paghiamo l’acqua. È giusto pagare l’acqua? No, perché secondo me è giusto pagare l’acqua. Perché se qualcuno dice “no, non è giusto”… Ho capito, siccome non esistono fondi pubblici, esistono solo fondi privati, perché i privati danno i soldi al pubblico affinché possa spenderlo, quando uno dice “ah no, ma noi non facciamo pagare l’acqua”, sappiate che qualcuno la sta pagando, perché nessun pasto è gratis, così dice la scienza triste, cioè l’economia. C’è sempre qualcuno che paga. E le perdite amministrative non ci furono più, assieme anche a quelle fisiche, conseguenza di un grande processo di risanamento della rete idrica, oltre 11.000 chilometri di rete idrica.
Questa è la prospettazione. Non è che ci possiamo far prendere dagli slogan. Non possiamo lisciare il pelo, perché noi siamo eletti, noi siamo classe dirigente, alle suggestioni, non possiamo avere delle parole d’ordine. Se uno mi chiedesse: cosa vuoi tu? Il paradiso. Ma che cos’è il paradiso poi devi andare a indagare. Devi dare concretezza a quello che vuoi. E azienda speciale concretamente è questo rischio, perché rispetto al resto, cioè se pubblica o meno, francamente questo discorso è davvero seccante, perché l’ha già detto il consigliere Colonna, ma lui forse aveva poco tempo.
Guardate, non si sta discutendo di questo né si può discutere di questo, perché il demanio è pubblico, innanzitutto. La risorsa è pubblica. Al limite, stiamo discutendo delle modalità di gestione. Noi tutti riteniamo che la modalità di gestione deve essere pubblica. Qui nessuno mette in discussione la pubblicità né del demanio né della risorsa, perché non è possibile. Quindi, smettiamola di innalzare slogan per rinfacciarci cose che, poi, servono soltanto per la disputa politica. Al limite, stiamo discutendo della gestione. Il mio Gruppo ed io siamo per la gestione pubblica da sempre, anche nelle due precedenti legislature, anche con i partiti che diedero causa al Partito democratico, quello che io oggi rappresento.
Noi abbiamo questo dato di contesto. Mentre stiamo discutendo di questo dato di contesto, io mi stupisco – anche qui, chi non conosce la storia è costretto a ricominciare – che finora non abbiamo pronunciato nemmeno una parola sull’argomento che sovrasta tutte queste riflessioni, che il più grande problema che abbiamo è quello del distretto idrografico meridionale, della mancanza di acqua dalla Puglia sitibonda e che dobbiamo fare un accordo di programma con la Regione Basilicata. La Regione Campania ne chiede un altro. Noi, durante il Governo Vendola, al distretto, nel piano di gestione del distretto, chiedemmo e ottenemmo un articolo, il quale dice che ci vuole un unico accordo per la distribuzione e la gestione della risorsa nel bacino idrografico meridionale, il che vale quanto dire che oggi, a quest’ora, stiamo ancora discutendo, per esempio, dell’EIPLI, mentre noi dovremmo dire: “Vi sembra normale che noi ancora abbiamo l’EIPLI, ogni anno si provoca l’esistenza in vita dell’EIPLI e non riusciamo a fare un soggetto che gestisca la risorsa sull’intero bacino idrografico meridionale?”.
Negli anni Ottanta, Nino Andreatta, persona raffinatissima dal punto di vista politico e culturale, aveva intravisto questa problematica e propose, con una legge specifica, la Società meridionale dell’acqua. Se andate sul sito della Camera dei deputati trovate questa proposta di legge. Aveva anticipato il problema, nel senso che la gestione pubblica ha una marcia in più se viene prospettata attraverso una riflessione che riguarda l’intero bacino idrografico meridionale. L’Acquedotto Pugliese, per quanto sia un portento, nella condizione idrogeomorfologica del meridione d’Italia potrebbe fare molto di più al servizio del bene pubblico dell’intero meridione.
Io vorrei un Consiglio regionale che si mettesse la medaglietta dell’Acquedotto Pugliese e raccontasse a tutti che noi possiamo, perché noi abbiamo il know-how e la potenza per farlo all’interno del bacino idrografico meridionale. Noi siamo nelle condizioni di farlo. Certo, fummo più intelligenti degli altri? No. La necessità ci fece intelligenti. Non avevamo acqua, quindi ci adoperammo a fare tutto questo. Peraltro, noi ancora oggi, raccontando questa storia dell’Acquedotto Pugliese come se fosse una cosa da tenere a distanza, invece è un fatto di orgoglio, anche qui prestiamo attenzione – il collega Colonna non ha avuto il coraggio di dirlo; lo dico io – ad una frase che, peraltro, è farlocca dal punto di vista storico, lo dico per l’ennesima volta e lo dirò sempre, cioè il fatto che noi abbiamo un Acquedotto che ha dato più da mangiare che da bere. Dicono tutti così. È fastidioso. Non andò così, lo dico per l’ennesima volta.
Gaetano Salvemini, che era consigliere provinciale di Bari, durante un Consiglio provinciale, siccome si rendeva conto che la società anonima Ercole Antico, che aveva non aggiudicato... Non avevano dato alcuna aggiudicazione. Avevano dato la possibilità di realizzare l’Acquedotto Pugliese. Se lo avessero fatto oggi sarebbero finiti a Guantánamo, come fecero all’epoca, perché gliela diedero punto e basta, tant’è che il Senatore Bombrini, uno dei protagonisti di questa vicenda, poi fu lo stesso che faceva parte della società Ercole Antico. Gaetano Salvemini, quando si rese conto che per andare avanti con i lavori bisognava pagarli perché questi non avevano soldi da investire per conto loro e si rivolgevano ai pugliesi soltanto per fare piccoli lavoretti, Salvemini disse al Consiglio provinciale di Bari: “L’Acquedotto Pugliese sta dando più da mangiare ai genovesi che da bere ai pugliesi”. Questa è la frase. Smettetela di dirla con un modo masochistico. Questa è la frase. Noi, invece, ci martelliamo la testa e diciamo che Acquedotto Pugliese è una grande schifezza. No. I genovesi avevano approfittato di questo lavoro, a discapito dei pugliesi. Quindi, anche da un punto di vista storico ha la sua potenza.
Ciò detto, vedo che mi mancano sei minuti. Li occuperò sui temi più di attualità, almeno con riferimento a quello che ho sentito finora, perché per me l’attualità è la storia conosciuta, gli errori da non ripetersi e la prospettiva grande del bacino idrografico meridionale. Però ognuno ha la sua attualità, quindi dedico gli ultimi sei minuti all’attualità che ci siamo dati in questi anni e in questi ultimi mesi, che è un’attualità piccola, però va bene, perché facciamo parte di questo contesto.
A parte ogni questione sulla circostanza che nella scorsa legislatura, era il 2013, io chiesi a questo Consiglio regionale di occuparci della scadenza del 2018. Entrai in polemica con il Presidente Loizzo, che si ricorderà. Il Presidente Loizzo mi diceva: ma da mo’ fino al 2018! Io dicevo: Presidente Loizzo – si ricorda? – il 2018 in questa storia è domani, però non ci occupammo di quella storia, c’era una grande incertezza, lo devo riconoscere.
Infatti, il 2018 è domani. Ora, tutti sanno qual era la mia posizione, che oggettivamente adesso non può essere più. La mia posizione era quella di chiedere al Parlamento nazionale di eliminare la data di scadenza della concessione, non di prorogarla, di eliminarla, perché se è vero quello che tutto vi ho raccontato sulla sezione idrogeomorfologica del meridione d’Italia, e quindi della necessità di avere un gestore pubblico, la conseguenza è che siamo nelle particolari condizioni geomorfologiche anche previste dalla legge Ronchi. Era questo lo schema. Però, anche qui, siccome non è che veniamo dalla montagna, mi rendo conto che francamente, chiedere questo, in questo momento, è abbastanza complicato ottenerlo da parte del Parlamento nazionale.
Abbiamo quindi di fronte a noi, all’osso, a meno che non ci vogliamo raccontare chiacchiere. E a meno che, i colleghi che ritengono di poter fare un’azienda speciale, si impegnino a scrivere una delibera, proposta di deliberazione: “la Giunta regionale, visto l’articolo, visto l’articolo, visto l’articolo”; poi vanno dai direttori di dipartimento e dai dirigenti delle varie sezioni, gli chiedono la firma di irregolarità tecnica di quell’atto amministrativo; quando verranno, ovviamente assistiti da tutte queste personalità culturali e scientifiche che ci comunicano di avere al loro sostegno, quando ci sarà questa delibera, proposta di deliberazione, con le firme dei dirigenti, perché i dirigenti quando firmano, siccome sanno che si assumono gravi responsabilità anche personali…
Speaker : PRESIDENTE.
Per favore, un po’ di silenzio.
Speaker : AMATI.
Se firmano vuol dire che la cosa si può fare. Perché altrimenti, se stiamo qui a votare le mozioni, dicendo che noi vogliamo la società e poi nessuno dice come si fa, perché è il come si fa che fa tremare le vene, non quello che si vorrebbe fare. È il come si fa che fa tremare le vene…
Speaker : PRESIDENTE.
Silenzio!
Speaker : AMATI.
Presidente, poi questi tre minuti me li concede?
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, senz’altro.
Speaker : AMATI.
Dicevo, salvo che uno non porti una delibera, allora alleghiamo una delibera, e la Giunta… Così, eventualmente, qualcuno che non è d’accordo la può impugnare: così funziona nella pubblica amministrazione.
Ma dire in una mozione: io voglio il paradiso in terra e delego la Giunta a portarmi il paradiso in terra, se poi la Giunta non lo può portare, a me francamente sembra una speculazione politica. Io non l’ho mai fatto, ma noi non abbiamo voglia di prendere in giro le persone, cioè di dargli ragione, aiutare il proprio vicino ad avere ragione. Questo serve per prendere i voti, ma secondo me, i prossimi anni saranno gli anni in cui la smetteremo con questa storia e sarà finalmente calato il sipario su questa attività da irresponsabili che ci porta a tenere alto il costo del consenso, dando ragione a tutti, che qualcuno chiama anche populismo.
Io non lo chiamo populismo, perché secondo me populismo è una semplificazione, perché è qualcosa di ancora più grave.
Fuori da questo contesto, allora, abbiamo due uniche possibilità: la prima, ed è stato detto benissimo in quel gruppo di lavoro che è stato organizzato dalla Presidenza del Consiglio regionale, chiedere all’ANAC che cosa ne pensa della scadenza convenzionale. Ha già spiegato Colonna tutto il dettaglio di questa vicenda e non sta a me aggiungere altro. Ove ciò non fosse possibile, abbiamo soltanto la seconda opzione, lo dico al collega Abaterusso, in particolare, perché il suo intervento ha reso molti argomenti sul punto.
In effetti, l’unica possibilità che abbiamo è quella di chiamare i Comuni. Ma chiamare i Comuni non così, perché vi faccio l’ultima riflessione che compio. Voi dovete sapere che lo Stato diede alla Regione Puglia, in via gratuita, l’87 per cento del pacchetto azionario di Acquedotto Pugliese. Il restante 13 per cento lo consegnò alla Regione Basilicata.
Nel corso degli anni noi, con una bella operazione finanziaria, siamo riusciti ad acquistare il restante della quota della Regione Basilicata.
Ora, in questo contesto, per princìpi di buon andamento della pubblica amministrazione, all’interno del quale c’è anche il dovere di non arrecare danno al patrimonio dell’ente territoriale, in questo caso la Regione Puglia, la stessa Regione Puglia potrebbe cedere gratuitamente ad AIP quale ente rappresentante dei Comuni pugliesi una quota di capitale nello stesso valore in cui gratuitamente abbia a ricevere dallo Stato. Uno dice l’87 per cento. No, ma considerata la rivalutazione del valore nominale delle azioni già esistenti, perché qui stiamo parlando di codice civile, qui stiamo parlando di azioni pubbliche detenute dal pubblico, ma azioni. Collega Zinni, una rivalutazione del valore nominale delle azioni già esistenti che dai miei conti, salvo rettifiche perché non sono un contabile, dovrebbe significare circa che la possibilità di cessione gratuita in favore dei Comuni circa il 10-12 per cento del pacchetto azionario, perché altrimenti sarebbe danno erariale, perché altrimenti qui non ci sarebbe nessuno disponibile a cedere quote di Acquedotto Pugliese infliggendo, in violazione del principio di buon andamento della pubblica amministrazione, un danno erariale.
Il patrimonio di Acquedotto Pugliese dalla cessione gratuita ad oggi è aumentato tantissimo. Voi immaginate un po’ che l’affidamento ad Acquedotto Pugliese del servizio idrico integrato sapete quanto vale? Vale 15 miliardi di euro, cioè una delle cose più potenti, uno degli affidamenti più potenti che stanno in circolazione in Europa. Se questo è il dato di contesto, così bisogna parlare. Non si può parlare per suggestioni o soltanto per incrociare la piazza che in un certo momento… Poi, interpretare la piazza è sempre difficile. Io diffido da chi interpreta il popolo. Per me il popolo si interpreta con le elezioni. Scusate, io sono uno che va piano, piano.
Si interpreta – ho finito, Presidente – attraverso le elezioni. Ho difficoltà ad interpretare il popolo sulla base di chi magari si presenta di più, perché c’è pure il popolo che non si presenta per niente. Anzi, negli ultimi anni noi abbiamo visto che il popolo che non si presenta per niente si allarga sempre di più. Io lo dico così, in maniera davvero amichevole. Io ho sempre difficoltà ad interpretare il popolo e provo abbastanza imbarazzo quando sento dire che noi siamo gli interpreti della volontà popolare. L’ultimo che disse così è un altro tizio, ma ve lo racconterò un’altra volta perché altrimenti abuso del tempo che ci è assegnato.
Queste sono le due questioni dinanzi a noi.
La seconda, se non interverrà nessun intervento legislativo del Parlamento nazionale, è obbligatoria. Non possiamo fare altro. Quella è la strada, a meno che, nel frattempo, una delibera con le firme dei dirigenti della Regione Puglia non venga ad allietare la nostra triste stagione, perché io mi rendo conto che parlare di numeri e quindi di scienza triste rende anche tristi tutte le persone che magari sono prese da un sentimento soverchiante di poter fare la rivoluzione fino al giorno in cui la rivoluzione è convocata, perché, di solito, il giorno in cui la rivoluzione si dà appuntamento non si trovano più i rivoluzionari.
Grazie. La parola al collega Marmo.
Speaker : MARMO.
Grazie, Presidente. Io sarò brevissimo anche perché sono invidioso di tutte le certezze che promanano dalle parole ascoltate in quest’Aula. Siccome nutro e mi alleno con i principi del dubbio io credo che dovremmo dubitare del fatto che tutti i cittadini conoscano la consecuzione delle leggi che si sono accavallate su questo argomento, su questo tema e che sono di difficile interpretazione. Dico subito una cosa, perché credo che bisogna essere chiari: il consorzio di tutti i Comuni o passaggio di tutte le quote di Acquedotto Pugliese all’AIP mi trova personalmente, non come Gruppo perché su questo tema ci siamo lasciati una libertà di intervento e di interpretazione, nettamente contrario e ritengo che sarebbe una sciagura, perché la sorte sarebbe quella del destino a cui poco fa ci ha ricordato il collega Amati.
Perché no ai Comuni? Perché una questione così grande, così importante non può essere gestita né da un consorzio di 279 Comuni, né tantomeno da una rappresentanza di quei Comuni. Basterebbe ricordare su questo aspetto un particolare. Nel 2003 vengono cedute ai Comuni le reti della raccolta dell’acqua pluviale. Queste reti, oggi, dovrebbero essere gestite dai Comuni, manutenute dai Comuni, controllate dai Comuni per evitare intasamenti e allagamenti di tutte le strade che si affacciano, dove i pluviali vengono realizzati. Ebbene, io credo che nessun Comune di Puglia si sia posto il problema delle modalità di gestione di questa parte di Acquedotto Pugliese che, dal 2003, è passata sotto la sovranità dei Comuni. Immaginiamo che cosa può succedere se trasferiamo tutto il pacchetto azionario all’AIP. Credo che dovremmo riflettere e riflettere tanto.
Devo dare atto: io fui tra quelli che vide con sospetto l’ordine del giorno e la discussione che voleva alimentare il collega Amati, ma devo dire con ritardo che aveva ragione. Se ne doveva discutere a tempo debito e bisognava mettere in campo tutte le energie per far sì che qualche meccanismo del variegato panorama di leggi che governano questo sistema fosse modificato a livello centrale.
Anch’io sono attratto da questo problema, perché la soluzione non potrà mai accontentare tutti e quello che diremo probabilmente non può accontentare tutti. Ognuno aggiunge una visione e anch’io ne aggiungo un’altra, molto parziale per carità. Non ho la presunzione né di dire la verità, che questo è dogma, né che quello che dirò sia assolutamente l’unica via possibile per risolvere la questione che abbiamo di fronte. Certo è – devo rivendicarlo con forza – che è grazie al Governo regionale del 2000 se l’Acquedotto Pugliese non fu venduto all’Enel. È grazie a quell’opera di quel Governo che l’Acquedotto Pugliese tornò sotto l’egida della Regione Puglia. E fu sotto quel Governo nazionale che l’Acquedotto pugliese fu ceduto alla nostra Regione gratuitamente. Quindi, quando dobbiamo fare la storia, ricordiamoci del valoroso Peucetio, a me molto caro, e lei sa perché, ma ricordiamoci anche della storia più recente. E quando tu mi dici che Andreatta ha avuto l’idea formidabile dell’acquedotto idrico meridionale, ebbene io credo che ben prima di Andreatta fu razionalizzato, messo su carta e messo in campo lo schema idrico meridionale. Non dobbiamo dimenticare che, se l’Acquedotto pugliese è l’acquedotto più grande d’Europa, lo schema idrico meridionale è, anch’esso, ancora più grande dell’Acquedotto ed è il più grande schema idrico d’Europa.
Allora, rispetto a questo, io sono molto sorpreso della decisione con cui si fanno affermazioni in quest’Aula, della certezza con cui ognuno si ritiene portatore del verbo. Io ho rispetto del referendum, ma io ritengo che, se il referendum si fosse riferito solo all’Acquedotto pugliese, quel referendum è sbagliato. Ma lo dico perché – mi ha sollecitato a intervenire proprio il collega Amati – ricordandomi dell’EIPLI, l’Ente irrigazione di Puglia e Lucania, che è il soggetto gestore dello schema idrico meridionale. Allora, l’EIPLI fa già quello che deve fare una struttura pubblica, dove l’acqua è pubblica. Solo due Regioni oggi si svegliano e ritengono che quell’acqua sia propria, e chiedono ogni tanto l’obolo alla Regione Puglia, ben sapendo che quello che fu il disagio ambientale nella realizzazione delle dighe oggi si è rivelato, invece, un vantaggio ambientale per come quelle dighe sono diventati luoghi ameni.
Allora, rispetto a questo, noi ci preoccupiamo… E io su questo non ho una posizione decisa “diamo l’Acquedotto ai privati”. Assolutamente no. Sono per una più complessa articolazione della proprietà, perché ritengo che l’ente irrigazione, invece di essere considerato tra gli enti che vengono disciolti, debba continuare ad operare e ad essere ancor più rinforzato nella gestione delle dighe, nella captazione, nell’accumulo dell’acqua, magari estendendo effettivamente la propria gestione a tutta l’area che riguarda lo schema idrico. Qui ci sono tante questioni, per cui ognuno che ha qualcosa nel suo territorio, una diga nel suo territorio non vuole che venga gestita da un altro, e siamo al provincialismo, che è tutto italiano.
L’acqua pubblica è lì, è all’ente irrigazione. L’acqua è pubblica ed è lì pubblica. Le reti, come ha detto la Corte dei conti, sono già di proprietà pubblica. Sono dello Stato, della Regione, delle allora Province e dei Comuni. Di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando, evidentemente, della gestione di tutta la macchina. A me non terrorizza che questa macchina, che gestisce una risorsa che è di tutti, che è pubblica, possa avere al suo interno una capacità industriale privata, naturalmente non maggioritaria. Lei mi ha sollecitato proprio su questo aspetto. Quindi, la proposta è questa: l’acqua è pubblica perché la gestisce l’ente irrigazione, mentre lei immagina che l’Acquedotto Pugliese diventi il gestore di tutto lo schema idrico meridionale. Credo che questo sia un po’ più difficile nei rapporti con le altre Regioni.
Lo sogni. Io non l’ho mai sognato. Io ho sognato, invece, che l’ente irrigazione ritornasse ad essere un ente vivo con la partecipazione dello Stato e con la partecipazione delle Regioni. Ci sono le Regioni in mezzo. C’è la Puglia, c’è la Basilicata, c’è la Calabria, c’è il Molise, dove si potrebbero realizzare altre possibilità di accumulo di acqua e non lo si fa. C’è il tema della interconnessione dell’acqua accumulata nelle dighe affinché l’acqua potesse essere scambiata per le varie distribuzioni. Con quello scambio con la Basilicata, l’Acquedotto si fece il suo Acquedotto. Ognuno gestisce le sue cose così come sono.
Io immagino un Acquedotto pubblico con questa prefigurazione di acqua pubblica entro l’ente irrigazione, ma un Acquedotto che sia partecipato dagli attori veri della vita dell’Acquedotto, che è la Regione, innanzitutto, che non esca che sono i Comuni, ma non più della quota che lei ha indicato del 10-15 per cento, perché già con la funzione di Autorità idrica determinano, di concerto con Regione e Acquedotto, il prezzo dell’acqua sui cittadini.
Poi c’è un altro sconosciuto e quasi sempre bistrattato: il dipendente dell’Acquedotto. Io immagino una società partecipata dove chi conferisce il lavoro nell’Acquedotto e fa stazionare nelle casse dell’Acquedotto, e serve anche per gli investimenti, il proprio TFR, quel dipendente sia all’interno della compagine sociale. Oggi tutti scoprono la partecipazione, la cogestione e, io direi, anche la partecipazione agli utili, ma manca un altro attore. L’attore che manca è il cittadino utente, che è il primo finanziatore delle opere che l’Acquedotto realizza.
Questo è quello che immagino io come società pubblica, che può anche avere al proprio interno un socio privato che porti innovazione e che porti anche qualche investimento e, ove sia possibile, con la golden share in capo a Regioni e Comuni.
Il tema che oggi affrontiamo e che non concluderemo, perché oggi non lo concluderemo... Abbiamo esposto alcune idee. Alcuni hanno esposto delle certezze. Io mi sono permesso di esporre alcuni dubbi, ed è per questo che, dotato di tanto dubbio, io non voterò nessuno degli ordini del giorno presentati, tantomeno un ordine del giorno che impegnerebbe soltanto il Presidente a rispondere alle note di un cittadino. Credo sia abbastanza ridicolo.
Credo, invece, che dovremmo cercare di approfondire, dovremmo cercare di interloquire con il Governo centrale e dovremmo cercare di attendere la risposta a quella che è stata la memoria presentata dall’Autorità idrica pugliese all’Autorità nazionale anticorruzione. Perché ove fosse vero che il termine è convenzionale e non di altro tipo, allora probabilmente il dibattito pubblico dovrebbe essere ancora più arioso e si potrebbe sviluppare in un tempo medio ancora più confacente a quelle che sono le opinioni di tutti, alle quali io do piena legittimità, ma non sopporto quando un’opinione deve essere scambiata per verità o per dogma e si debba pretendere che gli altri l’acquisiscano e basta.
Rispetto a questo, quindi, Presidente, questa è la nostra posizione, e ho assorbito solo quattordici minuti.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, collega Marmo.
Collega Trevisi, il tempo a vostra disposizione è stato già utilizzato.
Mancano due minuti? Allora solo due minuti. Prego, solo due minuti. Due minuti. Grazie.
Speaker : TREVISI.
Presidente, il collega Amati ha parlato 25 minuti…
Speaker : PRESIDENTE.
Prego.
Speaker : TREVISI.
Voglio gli stessi minuti degli altri colleghi.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega Trevisi. Prego.
Speaker : TREVISI.
Innanzitutto, la questione che riguarda la corruzione all’interno dell’Acquedotto Pugliese non è legata solo al carattere pubblico dello stesso Acquedotto. Abbiamo visto anche in altri settori, penso ai rifiuti, come a tanti altri settori, completamente in mano ai privati, come anche quei settori che sono completamente in mano a privati la corruzione è presente. I costi quindi tendono a lievitare anche dove la gestione è in mano a privati.
Questo non lo dico solo io, lo dicono i dati, la storia recente di tutte le Regioni in cui l’acqua è stata privatizzata. Dove l’acqua è stata privatizzata perché si sperava che il privato mettesse linfa nuova, capitali nuovi, mettesse dei soldi che potessero servire a nuovi investimenti, questo non è successo. Investimenti non si sono fatti, le tariffe sono addirittura in alcuni casi triplicate, e queste società hanno iniziato a fare degli utili pazzeschi. Non c’è nulla, non è una questione di mercato libero o meno. Qui stiamo parlando di un bene che è l’acqua. Noi non siamo contro il profitto, ma in questo caso stiamo parlando di un bene unico, di un bene che dà la vita alle persone, quindi l’acqua è un bene.
Prima il collega Amati diceva che l’acqua deve avere un prezzo. Noi invece la vediamo in maniera diversa. L’acqua deve essere gratuita per una soglia minima vitale, soprattutto per le persone povere, soprattutto per le persone in difficoltà.
Oggi vediamo condomini dove ci sono ammalati allettati dove l’Acquedotto Pugliese sta chiudendo i rubinetti, a persone che stanno male, con la minaccia di pagare. Presidente, se c’è confusione in Aula io non riesco a rispettare i tempi.
Speaker : PRESIDENTE.
Silenzio, per favore. Prego, collega.
Speaker : TREVISI.
Vediamo casi in cui l’Acquedotto pensa addirittura all’installazione di contatori elettronici per far pagare le utenze nelle case popolari. Stiamo parlando di investimenti di 2.000-3.000 euro ad utenza per contatori che durano massimo 10-15 anni, quando con quei soldi è possibile fornire a una famiglia sessant’anni di acqua gratuita. L’acqua è vero che ha un prezzo, l’acqua ha un prezzo, però per le famiglie povere bisogna garantire una soglia minima, perché l’acqua è vita, è un bene particolare, un bene che non bisogna negare a nessuno. Per noi l’acqua ha un prezzo, ha un valore e diventa merce nel momento in cui si spreca, nel momento in cui si supera quella soglia necessaria all’individuo per vivere.
La storia parla chiaro. Dove è stata privatizzata l’acqua non ci sono stati investimenti. Ci sono stati solo aumenti di tariffe e utili, grossi utili che queste società hanno fatto. Quindi, non è una questione legata alla corruzione. Noi non siamo a favore di una gestione privata, ma non siamo nemmeno favore del fatto che lo stesso Acquedotto venga ceduto in quota ai Comuni perché si creerebbe solo il caos. L’Acquedotto deve rimanere pubblico e deve rimanere di proprietà regionale.
Noi viviamo in un’epoca nella quale i cambiamenti climatici stanno facendo diventare la risorsa acqua sempre più preziosa, molto più preziosa di quello che può essere il petrolio. In questo caso mi riferisco, anche grazie al contributo del Comitato Salva Acqua, alla situazione che si sta verificando al Pertusillo.
Speaker : PRESIDENTE.
Silenzio in Aula.
Speaker : TREVISI.
Dove l’estrazione petrolifera sta minacciando quell’invaso che oggi fornisce circa il 20 per cento dell’acqua che arriva in Puglia. Noi oggi dovremmo soprattutto discutere, perché dovrebbe essere scontato che l’acqua deve rimanere in mano ai cittadini, e lo diceva prima un cittadino dal pubblico. Loro hanno già deciso, hanno già deciso con un referendum. Noi dovremmo, invece, parlare di pianificazione, perché l’acqua viene minacciata ogni giorno. Viene minacciata dall’inquinamento, viene minacciata dai cambiamenti climatici. I cambiamenti climatici stanno facendo sì che le precipitazioni diventino sempre meno frequenti e quando esse si verificano hanno un impatto tremendo.
Parliamo di grossi accumuli d’acqua in pochi secondi, in pochi minuti. Capite che questi cambiamenti climatici influiranno sulla disponibilità futura di acqua della nostra Regione. Noi oggi dovremmo parlare soprattutto di come salvare il Pertusillo, di come adeguare le reti, i sistemi di accumulo, gli invasi ai cambiamenti climatici. Se prima avevamo un modello per il quale le precipitazioni avevano una certa costanza nel tempo, adesso queste, proprio per via dell’inquinamento e delle emissioni climalteranti, stanno diventando sempre meno frequenti e la loro complessità è diventata molto più concentrata in brevi periodi di tempo. Noi dovremmo soprattutto capire, tramite la pianificazione regionale, come garantire l’acqua a tutti i cittadini, come poterlo fare evitando la corruzione e gli sprechi all’interno degli enti pubblici e come poter garantire, soprattutto alle fasce più deboli, un diritto minimo di acqua garantita.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, collega Trevisi.
La parola al collega Ventola.
Speaker : VENTOLA.
Grazie, Presidente e colleghi consiglieri. Ringrazio gli assessori, che rappresentano il Governo, che stanno ascoltando i nostri interventi.
È un argomento molto importante che ha suscitato un bel po’ di preoccupazioni nel cittadino pugliese. Se un cittadino pugliese entrasse oggi in questo Consiglio ne uscirebbe con una certezza: la Regione Puglia ha intenzione di mantenere la gestione pubblica. Quello che emerge in questo Consiglio è che ciò che dovrà accadere nell’immediato futuro è la prosecuzione con quanto già accaduto nella storia di questa Regione e che, quindi, il soggetto gestore del servizio idrico integrato sia in mano pubblica.
Probabilmente, in questi mesi si è aperto un dibattito che non serviva a nulla, visto che non c’è nessuna mozione, ad ora, presentata che prevede la possibilità di sostenere una gara aperta. È già una certezza per il cittadino pugliese. Nessuno in questo Consiglio regionale ha intenzione di dare spazio ad una gara pubblica aperta che, ahinoi, oggi la legge ci impone e che abbiamo tempo poco più di un anno per poter eludere in maniera legittima.
Il vero tema, probabilmente, è come dobbiamo gestire il servizio idrico integrato, cosa che ha suscitato qualche preoccupazione. Nel programma elettorale di Emiliano si parla della costituzione di una Authority regionale dei servizi pubblici locali, nel programma dell’Amministrazione di centrosinistra. Il piano strategico presentato dalla Amministrazione dell’Acquedotto Pugliese apre lo spazio alla possibilità che l’Acquedotto Pugliese possa anche occuparsi degli altri servizi pubblici locali.
Allora, probabilmente, su questo una chiarezza va fatta. È intenzione di questa Amministrazione regionale perseguire l’idea prevista nel programma elettorale della costituzione di un’Authority regionale dei servizi pubblici locali? E quindi, l’attuale amministrazione dell’Acquedotto Pugliese si è mossa nel redigere il Piano strategico perché ci sono stati degli indirizzi della governance regionale, quindi della Regione Puglia, essendo proprietario al 100 per cento, che guardasse a questo nuovo modo di poter approcciare un tema dei servizi pubblici locali che non guarda solamente al bene acqua? Sono domande alle quali una risposta va data, perché delle due l’una. Se il consiglio di amministrazione di Acquedotto Pugliese ha commissionato un piano strategico pensando ad un’Authority regionale, allora non può esistere un’Authority regionale che si occupi solo di acqua, quindi la Regione sta pensando ad altro? Io credo che il tema, approfittando della giornata di oggi, che si sta discutendo, sia esattamente questo: il cittadino pugliese esce oggi, immagino domani, leggendo tutta la stampa, rafforzato. Nessun consigliere regionale, nessuna forza politica ha intenzione di fare in modo che ci sia una gara pubblica che preveda la partecipazione del privato, ed è un indirizzo politico forte, unanime.
Credo che sia opportuno che la maggioranza dica se vuole perseguire l’obiettivo previsto nel programma elettorale, quello della costituzione di un’Authority. Se non fosse così, probabilmente dovremmo dire ad Acquedotto, all’attuale management, di occuparsi ancor meglio della gestione, piuttosto che pensare ad una strategia che preveda la costituzione di un’Authority. Ci abbiamo provato, evidentemente non ci interessa.
Se fosse così, viene qualche dubbio, sorge qualche dubbio. Abbiamo un know-how incredibile, abbiamo un primato, nella gestione dell’acqua, con la storia che è stata enunciata dai più in questo Consiglio, dell’Acquedotto Pugliese, ma non abbiamo nessuna esperienza dell’energia, di come gestire l’energia, non abbiamo nessuna esperienza di come gestire il servizio di raccolta dei rifiuti, visto che siamo in continua emergenza e non siamo ancora in condizione di chiudere il ciclo.
Allora mettiamo tutti insieme? E che facciamo, la parte buona consolidata può occuparsi anche di altre fette di mercato, di altri servizi pubblici locali? Mi auguro che a questo quesito che ha ingenerato dei dubbi nei cittadini pugliesi possa avere un riscontro dalla Regione Puglia, da chi governa questa Regione. Il tempo oramai è tiranno. Se costituire e ritornare a un’azienda speciale che chi mi ha preceduto ha detto in maniera inequivocabile che è esattamente quello che era prima l’ente Acquedotto Pugliese, oggi con il nuovo Testo Unico si chiamerebbe azienda pubblica speciale, ma, di fatto, era quello che era prima, e quindi chiedere ai Comuni di cedere gratuitamente le reti idriche a questo nuovo soggetto o al contrario? Le quote di Acquedotto Pugliese le cediamo ai Comuni? Comunque vada, la gestione, la governance rimane pubblica.
Se poi sia l’autorità d’ambito rappresentante dei Comuni ad essere proprietaria di Acquedotto Pugliese visto che è anche proprietaria delle reti al cittadino poco interessa perché oggi è pubblico, decide la Giunta chi deve far parte del consiglio di amministrazione dell’Acquedotto Pugliese, domani sarà l’Autorità idrica o come si chiamerà che è rappresentata dai Sindaci che ogni giorno hanno il cittadino sotto casa che va a ricorrere perché magari non gli arriva l’acqua o perché magari non è in condizione di pagarla, a decidere chi deve essere il management.
Pensiamo, come consiglieri regionali, che la Giunta sia più autorevole dei Sindaci? È un dibattito che non mi interessa. A me interessa, e ne esco arricchito oggi, avendo dato anche noi il nostro contributo su come la pensiamo, e lo sottolineo per l’ennesima volta, non c’è nessuno che ha parlato di privatizzazione dell’Acquedotto Pugliese, che non esiste. Di questo siamo sollevati. Preoccupiamoci, invece, di consentire come legittimamente questa forte volontà politica unanime si traduca in un atto concreto. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
Non vedo altri iscritti e quindi passo la parola al Presidente Emiliano.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Cercherò di stare ad un intervento schematico, anche perché, sarà il caso, ma proprio la dichiarazione del consigliere Ventola mi permette di dire che mai era stata neanche lontanamente immaginata una privatizzazione dell’Acquedotto Pugliese.
D’altra parte, molti anni fa, quando si immaginò il passaggio di Acquedotto Pugliese all’Enel, se non ricordo male. Il centrodestra dell’epoca, che non mi risulta avere cambiato impostazione politica, si oppose con tutte le sue energie contro un centrosinistra che, obiettivamente, invece, aveva questa idea, ma poi il centrosinistra ha governato questa Regione per dieci anni e mai ha pensato di privatizzare l’Acquedotto Pugliese e mai nessuno lo ha immaginato nel programma. Non c’è mai stata una sola discussione dove qualcuno ha pensato di privatizzare un asset come quello.
Poi, se volete che io vi dica come la penso dal punto di vista personale, socializzerei tutti i servizi pubblici essenziali, ma è una mia personale convinzione, forse anche dovuta ad antiche reminiscenze ideologiche, delle quali, ovviamente, per un verso sono orgoglioso, ma che, evidentemente, non mi servono a decodificare la realtà quotidiana. Io sono sempre convinto che ci siano alcune questioni – ripeto, l’acqua è una di queste – dove lo Stato, con forme competitive e flessibili... È chiaro che lo Stato si deve esprimere attraverso una forma societaria che consenta allo Stato stesso di essere competitivo tanto quanto un privato. Nella mia storia politica personale, brevissima e poco significante, mi è capitato di dover interrompere processi di privatizzazione di aziende pubbliche come quelle del Comune di Bari, fatto che fu realizzato. Era prevista la privatizzazione dell’AMTAB. Era addirittura stata divisa in due tronconi. Era stata prevista la privatizzazione dell’AMIU. Era stata prevista la privatizzazione della Multiservizi. Tutti questi processi furono interrotti per un indirizzo programmatico del centrosinistra della Puglia, che all’epoca, poi, produsse un processo politico che assolutamente deve rassicurare non solo tutta la maggioranza, anche quella che esprime più direttamente la connessione storico-politica con la precedente Amministrazione, perché nulla è mai stato immaginato di diverso rispetto a quello che è successo nei dieci anni precedenti.
Noi siamo non in continuità con il passato. Siamo perfettamente allineati. Stiamo facendo addirittura un processo nel quale il tavolo che il Consiglio regionale ha aperto sta valutando e ha valutato anche la trasformazione in azienda speciale regionale, che sarebbe una dichiarazione di principio diversa rispetto al passato degli ultimi dieci anni. Si tratterebbe di assimilare l’Acquedotto a quelle che un tempo erano, per capirci, le aziende municipalizzate in senso stretto, ma è uno strumento che peraltro la stessa Commissione che si è incaricato di valutare la fattibilità ha chiarito contrastare con la mancanza di competenza legislativa della Regione, cioè la Regione non può immutare il decreto legislativo n.141 del ‘99 che ha determinato con forza di legge ordinaria, statale, la natura giuridica dell’Acquedotto. Anche volendolo quindi, non potremmo farlo.
Onestamente, però, sempre che questo sia utile alla discussione, io credo che per un Acquedotto di queste dimensioni, sia inimmaginabile prescindere dalla forma attuale dell’Acquedotto Pugliese. D’altra parte, nessuno mai ha immaginato tra i tecnici, all’interno dell’Acquedotto, o anche solo nei dieci anni passati, di modificare l’attuale forma.
Certo, esistono delle norme sulla questione dell’affidamento in house del servizio idrico integrato. Sono delle regole che consentono questo affidamento in house solo a determinate condizioni. Anche in questo caso, il tavolo tecnico-politico si è mosso in connessione con l’AIP. L’AIP ha prodotto una sua decisione, un suo parere sul punto, che è stato sottoposto all’ANAC, staremo a vedere quale sarà la decisione dell’ANAC. Certamente non siamo spaventati dall’idea di dover inserire i Comuni nella compagine sociale dell’Acquedotto se questo fosse necessario. E non credo neanche che i Comuni muoiano dalla voglia di entrare in Acquedotto Pugliese, perché si tratterebbe di ulteriori complicazioni che probabilmente essi stessi eviterebbero volentieri.
Ma se fosse necessario questo particolare meccanismo legislativo, noi affronteremo questa fase. Se viceversa l’ANAC dovesse ritenere che invece l’affidamento in house è la proroga del contratto di servizio, è possibile senza ulteriori problemi, come l’AIP stessa ha ritenuto, noi seguiremo questa strada. Dopodiché, è evidente che nella quotidiana azione dell’Acquedotto Pugliese si sono verificati eventi, fatti, circostanze che sono state oggetto anche di specifiche interrogazioni. Ora, io non so se sia il caso di riprendere nel dettaglio, lo escluderei in tutta sincerità, fermo restando che l’Acquedotto Pugliese ha anche tentato, con un interesse particolare da parte dell’Amministrazione regionale, e se mi permettete anche del Governo, ovviamente un interesse non sempre chiarissimo, perché in questi tre anni non è stata facile la convivenza con i Governi che hanno avuto la responsabilità di governare l’Italia. Spesso e volentieri, questo possiamo dirlo, questo Consiglio faceva delle proposte costruttive al Governo in varie materie e non siamo riusciti, forse per un mio limite, forse per altre ragioni che qualcuno peraltro ogni tanto cerca di spiegare, non siamo riusciti a convincere il Governo che avevamo delle soluzioni brillanti che avrebbero risolto anche le loro problematiche. Anche in questo caso abbiamo prodotto una visione, una visione dell’Acquedotto Pugliese.
Mi ricordo ancora con precisione il primo incontro con il Ministro attualmente del sud sul Piano del sud, sul Patto per la Puglia. Fu un incontro dove noi offrimmo la disponibilità della Puglia a dar vita ad un soggetto unico per la distribuzione e la captazione dell’acqua in tutto il Mezzogiorno, consapevoli che eravamo di fronte ad una serie di mancati investimenti che non avremmo facilmente superato nella forma nella quale attualmente l’Acquedotto si trova e cioè di società per azioni a proprietà interamente pubblica.
Per mantenere la proprietà interamente pubblica era necessario aumentare la forza della capitalizzazione del pubblico. Quindi, abbiamo immaginato che regioni importanti come la Campania, la Basilicata, il Molise, la Calabria potessero dar vita ad un soggetto più ampio, pubblico.
Il rafforzamento della sfida che l’Acquedotto Pugliese raccolse subito dopo la Seconda Guerra Mondiale grazie al Piano Marshall, grazie al potenziamento delle infrastrutture realizzate prima della guerra e grazie all’intuizione dei padri fondatori, diciamo la verità, della nostra comunità regionale, che individuarono nell’Acquedotto un elemento fondamentale. Più che nell’Acquedotto, nell’acqua. Noi stiamo procedendo in questa direzione. Stiamo procedendo cercando di approfondire altri metodi, che non siano quelli di sperare nella pioggia. Inutile dire che, nonostante i nubifragi di queste ore, lo ammetto, ho festeggiato. Spero che non ci siano danni di particolare gravità, ma avevamo gli invasi alla metà e i pozzi al 30 per cento. Se non ci fossero state precipitazioni rilevanti come quelle che si sono verificate in queste ore, sinceramente, la situazione... Comunque, non siamo fuori dall’emergenza. Abbiamo l’acqua razionata ovunque. Il Capoluogo di Regione riceve l’acqua con una pressione assai inferiore a quella necessaria per raggiungere tutte le abitazioni, con tutte le conseguenze che – devo dire – la cittadinanza sta sopportando e credo che la stessa cosa avvenga in molte altre località della Puglia. Abbiamo dichiarato lo stato di emergenza tempestivamente molti mesi fa, anche grazie all’iniziativa dell’assessore Giannini, che prese questa decisione e, correttamente, ha consentito di superare situazioni senza particolari disagi, certamente non paragonabili a quelli che si sono verificati in altre regioni in situazioni identiche.
Credo di poter concludere questo intervento dicendo che noi abbiamo dato assicurazione, credo, a questo punto, definitiva sul fatto che noi siamo non solo per la proprietà pubblica dell’acqua, che è ovvio ed è la Costituzione che lo dice, ma siamo anche per la proprietà pubblica del servizio idrico integrato che la distribuisce, non solo teoricamente, ma in concreto. Attualmente, l’Acquedotto Pugliese è l’Acquedotto pubblico più importante, più moderno, tecnologicamente più avanzato sicuramente d’Italia, ma probabilmente anche d’Europa. È uno dei migliori Acquedotti d’Europa. Tutto questo avviene con un’azienda che viene gestita secondo le regole previste per le società per azioni di proprietà interamente pubblica, che non sono regole paragonabili a quella di una Spa qualunque. Tutto avviene tramite procedure ad evidenza pubblica. Tutto avviene con grande attenzione all’imparzialità, alla trasparenza, al rispetto delle norme. Ovviamente, ci possono essere singole vicende nelle quali è necessario un controllo, è necessaria una verifica. Si possono anche, in teoria, verificare delle inosservanze, ma non esiste nulla nello Statuto giuridico della società che possa spaventare i sostenitori e coloro che andarono a votare al referendum sull’acqua pubblica, referendum che ho votato anche io.
Anche quella volta, voglio ricordarlo per memoria, inizialmente il segretario del mio partito, che non era quello attuale, era partito in una maniera, poi si convertì strada facendo alla nostra posizione, quindi io ho votato a favore del consolidamento dell’acqua pubblica.
In quel referendum, che fu un evento importantissimo dal punto di vista politico, abbiamo tenuto pubblicamente posizioni assolutamente coerenti con i Comitati per l’acqua pubblica. Poi è ovvio che la discussione sulla forma giuridica della proprietà pubblica dell’Acquedotto può continuare, non c’è niente di male. Ma non mi si venga a dire… Mi è capitato persino durante la campagna elettorale sul referendum costituzionale, io ero a Torino, che gli amici del Movimento 5 Stelle mi fecero raggiungere da un loro militante, dicendo in quella sede che io ero per l’acqua privata.
Io lo ribadisco un’altra volta: mi auguro che la prossima volta che vado a Torino, il Movimento 5 Stelle di Torino mi dia atto che quello che avevo detto un anno fa è assolutamente coerente con quello che stiamo dicendo oggi, e che siamo tutti d’accordo sul punto, perché non ci sono stati interventi a favore della privatizzazione. Io purtroppo ero, e mi scuso dell’assenza, al dibattito ma ero su, con i sindacati per aggiornarli sul risultato del tavolo Ilva di ieri, quindi affrontiamo il futuro secondo questo schema che vi ho delineato, e ovviamente vi ringrazio per l’occasione che mi è stata data per ribadire per l’ennesima volta quanto ho appena finito di dirvi. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, Presidente.
Adesso passiamo al voto di alcuni ordini del giorno che sono pervenuti.
Il primo, in ordine di presentazione, è del collega…
Passiamo al voto. Un attimo di pazienza.
Passiamo al voto dell’ordine del giorno del collega Borraccino.
Non l’avete avuto? Lo facciamo fotocopiare e distribuire.
Nel frattempo, procediamo agli altri ordini del giorno. Passiamo al voto dell’ordine del giorno di Direzione Italia.
Collega, stanno fotocopiando. Va bene. Aspettiamo.
Cinque minuti di sospensione. Non sospendiamo? Attendiamo.
Va bene, attendiamo le fotocopie. Possiamo votare. Votiamo. Scusate, votiamo l’ordine del giorno del collega Borraccino.
Colleghi, votiamo.
Presenti 31, votanti 28, favorevoli 10, contrari 18, astenuti 3.
Non è approvato.
Passiamo all’altro ordine del giorno, di Direzione Italia.
Votiamo. Prego. Deve intervenire? Prego.
Speaker : LARICCHIA.
Per quanto riguarda l’ordine del giorno di Direzione Italia, io voglio solo far notare una cosa, che non è un’opzione valutata dal tavolo tecnico paritetico istituito da questa Giunta, convocato più volte dal Presidente.
Io chiedo di emendarlo chiedendo non di dare subito mandato alla Giunta a fare questa cosa, che non è neanche prevista tra le opzioni del tavolo tecnico, ma di emendarlo invitando il Presidente del Consiglio regionale a convocare il tavolo tecnico paritetico perché valuti questa ipotesi, perché altrimenti, se abbiamo istituito un tavolo tecnico paritetico per studiare insieme in maniera partecipata e decidere in maniera partecipata il futuro di Acquedotto Pugliese, ignoriamo le proposte fatte da questo tavolo e ne inventiamo un altro adesso così, senza averli neanche coinvolti, è un po’ un atteggiamento schizofrenico.
Quindi, propongo un emendamento all’impegno finale, che viene sostituito con “il Presidente del Consiglio a convocare il tavolo tecnico paritetico per una valutazione delle ipotesi di passaggio della partecipazione di controlli AQP Spa in favore dell’AIP”.
Speaker : LOIZZO.
L’ultimo capoverso è chiarissimo. Non rinviano ad un comitato tecnico. Chiedono che l’Acquedotto Pugliese…
Speaker : LARICCHIA.
Questo è il problema è che c’è stato un tavolo tecnico che ha valutato tre opzioni.
Speaker : LOIZZO.
Mica è vietato. La loro opzione è che il Governo regionale dia ai Comuni...
Speaker : LARICCHIA.
Certo, nessuno glielo impedisce. Io, però, sto presentando un emendamento in cui sostituisco il loro impegno...
Abbiamo emendato più volte gli ordini del giorno.
Speaker : INTERVENTO.
Può non essere accolto.
Speaker : LARICCHIA.
Esatto.
Va bene, lo boccino.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, presentate l’emendamento. Leggiamo l’emendamento: “sostituire l’ultimo paragrafo con ‘tanto premesso e considerato il Consiglio regionale della Puglia invita il Presidente del Consiglio regionale a convocare il tavolo tecnico paritetico per una valutazione dell’ipotesi di passaggio della partecipazione di controllo di AQP Spa in favore dell’AIP’, firmato Laricchia e Di Bari’”.
Mettiamo ai voti l’emendamento.
Presenti 30, votanti 30, favorevoli 8, contrari 22.
Il Consiglio non approva.
Mettiamo in votazione l’ordine del giorno di Direzione Italia. Presenti 32, votanti 32, favorevoli 3, contrari 29.
Il Consiglio non approva.
Votiamo l’ordine del giorno del Movimento 5 Stelle.
Votiamo. Prego. Volete spostarlo? Illustrarlo?
Siamo in votazione. Lo illustrate dopo.
Siamo in votazione, mi dispiace. Prego, votiamo.
Siamo in votazione. Prego, votiamo.
Presenti 27, votanti 26, favorevoli 6, contrari 20.
Non è approvato.
Ordine del giorno presentato dalla maggioranza.
Lo mettiamo ai voti. È presentato dalla maggioranza. Votate. Presenti 22, votanti 21, favorevoli 21, astenuti 1.
Manca il numero legale. La seduta è sospesa. Ci aggiorniamo fra un’ora.
Prego, collega Abaterusso.
Speaker : ABATERUSSO.
Presidente, io vorrei farmi portatore di una proposta, se il Presidente Loizzo si calma un attimo.
Speaker : PRESIDENTE.
Silenzio, per favore.
Prego, collega.
Speaker : ABATERUSSO.
Vorrei fare una proposta. Noi abbiamo ricevuto, tutti quanti, un cronoprogramma per come si doveva svolgere la seduta di oggi. La discussione del secondo punto all’ordine del giorno doveva durare dalle 15 alle 17. Ognuno di noi – io, come immagino tutti gli altri – ha preso impegni sulla base di quel cronoprogramma, che è completamente saltato non solo perché è saltato il numero legale, ma perché prima abbiamo ritardato di oltre due ore la discussione su altri argomenti che dovevano svolgersi, invece, in cinque minuti, come dicemmo nella Conferenza dei Capigruppo.
Per cui, la proposta che faccio è di rinviare ad un’altra seduta la discussione del secondo punto, quello sui trasporti. Io sono tra i presentatori della richiesta, peraltro. Quindi, sono dispiaciuto. Rischiamo di non avere il numero legale neanche lì.
Speaker : PRESIDENTE.
A questo punto, la discussione del secondo punto all’ordine del giorno è rinviata ad altra seduta.
Grazie.