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C.r. Puglia 25.10.17
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Speaker : .
(Segue inno nazionale)
Speaker : PRESIDENTE.
Buongiorno a tutti.
Abbiamo solo una richiesta di congedo dell’assessore Negro.
Passiamo al primo punto, bilancio consolidato.
La parola al Presidente Amati.
Speaker : AMATI.
Signor Presidente, colleghi consiglieri, siamo chiamati ad esaminare la deliberazione della Giunta regionale n. 1487/2017 recante l’approvazione del bilancio consolidato 2016 della Regione Puglia ai sensi del decreto legislativo n. 118 del 2011.
L’allegato 4/4 al decreto legislativo n. 118, recante il principio contabile applicato, concernente il bilancio consolidato, definisce il perimetro dei soggetti da ricomprendere nello stesso bilancio, includendovi enti, aziende, organismi strumentali, società controllate e partecipate da una Amministrazione pubblica.
Con deliberazione della Giunta regionale n. 2193 del 2016 è stato approvato il Gruppo Amministrazione Pubblica (GAP) della Regione Puglia (Allegato sub-A) e l’elenco degli enti che rientrano nel perimetro di consolidamento, che è parte integrante e sostanziale del provvedimento in esame.
Con l’approvazione del rendiconto generale della Regione Puglia per l’esercizio finanziario 2016, è stato predisposto il bilancio consolidato della Giunta regionale e del Consiglio regionale, che si compone del conto economico, dello stato patrimoniale attivo e dello stato patrimoniale passivo.
La Regione Puglia, con delibera n. 2193/2016, pertanto, in applicazione dell’allegato già citato (4/4), recante il principio contabile applicato concernente il bilancio consolidato.
Il bilancio consolidato 2016 della Regione Puglia è stato redatto secondo gli schemi di cui all’Allegato 11 del decreto legislativo n. 118 ed è costituito dal conto economico consolidato, dallo stato patrimoniale consolidato e dalla relazione sulla gestione consolidata, che comprende la nota integrativa.
La presente deliberazione non comporta implicazioni di natura finanziaria, sia d’entrata che di spesa, e dalla stessa non deriva alcun onere a carico del bilancio regionale.
Con nota protocollata il 16 ottobre 2017 e indirizzata alla Presidenza del Consiglio regionale, è stato comunicato che, sulla base di una verifica effettuata sull’atto originale da parte della scrivente, che nella specie è la dottoressa Moretti del Segretariato generale della Giunta regionale, si segnala che per errore materiale non è corretto l’Allegato A della citata delibera n. 1487 del 2017.
In ogni caso, nell’Allegato C dello stesso atto che ho richiamato nella relazione è riportato il testo dell’elenco del Gruppo di amministrazione pubblica della Regione così come correttamente approvato nel precedente e presupposto atto giuntale già citato, precisamente il n. 2193 del 28 dicembre 2016. Pertanto, questo errore materiale non inficia l’atto deliberativo in parola, già inviato per l’esame del Consiglio regionale, perché i dati ivi indicati e gli adempimenti ivi indicati sono già contenuti in altro allegato.
Sulla base di tutto questo e della specificazione appena avanzata all’esame dell’Assemblea, comunico che in sede di lavori nella Commissione referente, esaurita la discussione e il confronto, e dopo aver esaminato la deliberazione della Giunta, la Commissione ha espresso parere favorevole a maggioranza dei commissari presenti.
Pertanto, si sottopone il provvedimento all’esame del Consiglio regionale.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, Presidente Amati.
Ci sono interventi? Non ne vedo. Consigliere Laricchia, prego.
Speaker : LARICCHIA.
Grazie, Presidente.
Esprimo anche qui quello che ho già espresso in Commissione bilancio, dove, però, non era presente l’assessore, comunque sostituito dai dirigenti della Sezione competente. In ogni caso, credo che la domanda posta in quel momento magari potrebbe, in qualche modo, aver spiazzato, perché oggettivamente serviva tempo anche per approfondire in merito alla domanda che stavo facendo. Adesso, magari, è passato un po’ di tempo, due o tre settimane, quindi, forse, gli approfondimenti sono stati effettuati.
In merito al bilancio, sostanzialmente, essendo abbastanza tutto corretto dal punto di vista ragionieristico, l’unico dato che ci ha un po’ preoccupato è la situazione debitoria di Acquedotto Pugliese. La società, infatti, nonostante un buon patrimonio ottenuto dalla differenza tra l’attivo e il passivo, di 323.644.979 euro (per essere precisi), presenta una forte debitoria passiva relativa a debiti verso i fornitori, che è pari a più di 1 miliardo di euro: sempre per essere precisi, 1.098.485.042 euro. La cassa disponibile è di circa 300 milioni, crediti per 433 milioni, eccetera. Però, buona parte dell’attivo è relativo alle immobilizzazioni: 1.528.282.794. Queste immobilizzazioni alcune sono materiali e alcune, ovviamente, immateriali. Ci sono anche le finanziarie. Quelle immateriali, si tratta di concessioni, licenze, marchi e diritti simili, oppure nel caso più specifico costi pluriennali, costi per costruzione di allacciamenti alla rete idrica fognaria, interventi di manutenzione straordinaria, costi per acquisizione o produzione interna di opere realizzate sulla rete ancora non entrata in funzionamento. Queste immobilizzazioni immateriali sono pari a 1.016.006.287. Le materiali, invece, che sono oneri accessori e costi diretti, sono di 170.124.823.
È evidente che le materiali non coprirebbero la debitoria, mentre le immateriali sono costi sostenuti e ammortizzabili nell’anno che non si possono vendere. Quindi, come la risolviamo questa situazione debitoria? Come si è creata? Siccome noi sappiamo che c’è una grandissima attenzione di un po’ tutti i pugliesi a fronte di una mancanza di risposte, invece, da parte del Governo, in merito al futuro di Acquedotto Pugliese e sapete che tutti i pugliesi sono un po’ preoccupati anche in merito alla possibile privatizzazione del servizio idrico integrato, dell’ingresso di capitali privati nel capitale di Acquedotto Pugliese, i privati nel capitale di Acquedotto Pugliese. Questo ingresso può avvenire in tantissimi modi, o con una vendita diretta, cosa che di solito la vecchia politica non fa mai perché sa che mette in allarme, oppure in maniera indiretta, creando debiti. Dopodiché, si chiedono finanziamenti ai privati per risolvere i debiti. Non si riescono a pagare i privati e quindi si cedono delle quote. Se potete un attimo spiegarci che cosa è accaduto, perché questa situazione debitoria così preoccupante e rassicurare, non solo con le solite parole, ma magari con dei termini e dei fatti più precisi sulla volontà di mantenere non solo la proprietà pubblica, ma addirittura poi di estendere proprio alla gestione, quindi all’ente di diritto pubblico, ma questo forse è chiedervi troppo, Acquedotto Pugliese e il servizio idrico integrato, sicuramente questa è la sede giusta, l’occasione giusta per farlo.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Non ci sono altri iscritti.
Consigliere De Leonardis, prego.
Speaker : DE LEONARDIS.
Grazie, Presidente. Questo bilancio di esercizio della Regione Puglia, il primo – mi sembra – consolidato da quando è nato questo obbligo, di fatto, andando per grandi linee, perché non ho avuto modo di approfondirlo in maniera specifica, poi magari l’assessore ci potrà specificare bene come sono avvenute tutte le varie cose, come per esempio la valorizzazione delle immobilizzazioni o di tutti gli altri cespiti eccetera, di fatto questo bilancio della Regione Puglia, andando a guardare specificamente il conto economico, riporta un utile di esercizio di 517 milioni. Questo è un risultato, a guardarlo così, positivo perché mezzo miliardo di utile di bilancio è un dato estremamente importante e notevole, considerato che qui stiamo ragionando non solo del bilancio della Regione, ma, di fatto, anche di tutte quelle società che girano attorno alla Regione, quelle che oggi forse sono le situazioni più importanti. Noi abbiamo fatto fare all’esterno quello che non possiamo fare all’interno. Quindi, parliamo dell’ARIF, parliamo dell’ARPA, parliamo di Puglia Promozione, parliamo dell’AREM, che abbiamo affrontato ieri. Parliamo un po’ di tutte le questioni che, di fatto, coinvolgono il pianeta Regione nel suo complesso. Quindi, è importante che questo bilancio per la prima volta venga messo su, perché di fatto dà la possibilità a noi tutti di avere un quadro complessivo della Regione nella sua interezza.
Certo, io qui adesso non mi dilungherò ad analizzare le singole poste nella sua singolarità, perché mi sembra anche una cosa che avrebbe richiesto un lavoro di preparazione che devo riconoscere non ho fatto, ma un dato mi è apparso immediato agli occhi. Questo risultato di esercizio, di fatto, deriva da che cosa? Soprattutto dai proventi straordinari, cioè quasi un miliardo di euro di proventi straordinari, a fronte di oneri straordinari per 274 milioni. Quindi, questa differenza di fatto consente di passare da un bilancio che aveva un miliardo e cento milioni in buona sostanza di risultato negativo di esercizio, con i proventi straordinari di fatto riportiamo il bilancio in positivo e in attivo.
Quindi, la domanda che volevo fare all’assessore è semplicemente una e soltanto uno. Poi, se lui vorrà illustrare questo bilancio un po’ più nello specifico riguardo alle singole poste e, quindi, farcele conoscere in maniera più importante… La domanda è la seguente: noi abbiamo un utile di esercizio di 500 milioni per questi proventi straordinari, oggi che siamo già a oltre la metà dell’anno 2017 sono previste queste poste positive ancora per quest’anno, o no? Perché se ciclicamente siamo fuori di un miliardo di euro come gestione ordinaria della Regione Puglia e solo con i proventi straordinari riusciamo a raddrizzare il nostro bilancio… Volevo capire se questa è una questione ciclica, o meno, e se soltanto i proventi straordinari riusciranno a far sì che questa Regione possa essere vista con una certa tranquillità in relazione a quelli che saranno gli esercizi futuri di bilancio. Questa, insomma, era la domanda.
Per il resto, è un bilancio tecnico che di fatto aggrega tutta una serie di voci e che, quindi, lascia chiaramente intendere quali sono le situazioni oggi in Puglia.
Speaker : PRESIDENTE.
La parola all’assessore Piemontese…
Speaker : ZULLO.
No, Presidente… Se poi l’assessore risponde per tutti…
Presidente e consiglieri, intanto noi abbiamo avuto modo di rilevare in Commissione il ritardo con il quale viene in approvazione questo bilancio consolidato, atteso che la scadenza di legge è fissata al 30 settembre 2017. E questo non perché, ovviamente, con la modifica del Titolo V della Costituzione non ci sarà mai nessun prefetto che darà un’intimazione alla Regione a procedere, ma perché è segno di un’Amministrazione che non va, di un’Amministrazione che va a rilento, di un’Amministrazione che non tiene conto di scadenze fondamentali rispetto a quella che è la validità di questo bilancio consolidato. D’altronde, senza l’approvazione del bilancio consolidato sapete benissimo che non si può procedere ad assunzioni, non si può procedere alle stabilizzazioni, non si può procedere ad alcuni adempimenti che sono di grande importanza per la Regione sul piano politico e sul piano di una attività che la Regione deve svolgere a favore di una collettività. Infatti, se serve del personale e si ritarda nell’assunzione, tutto questo si riverbera sulle attività della nostra collettività.
Allora, il primo punto è questo. Voi dovete spiegare alla regione Puglia, alla collettività pugliese i motivi di questo ritardo. Primo.
Secondo. La norma, il decreto legislativo che informa la redazione del bilancio consolidato, prevede anche l’elencazione di quelle società controllate o partecipate che non sono significative ai fini del bilancio consolidato e di stabilire anche i criteri secondo i quali… Se vuole, assessore, ripeto il concetto. Dicevo, i criteri secondo i quali alcune società partecipate o controllate non vengono individuate come non significative e, quindi, non portate… Perché poi siete andati oltre alla legge. Se voi aveste rispettato la legge, qualcuna di queste sarebbe stata fuori. Ma, allora, perché qualcuna la mettete dentro? Perché probabilmente vi serviva metterle dentro per poter far quadrare i conti. Del resto, se aveste rispettato la legge al 100 per cento, probabilmente… Io dico probabilmente, perché non faccio io la contabilità. Scusatemi… Scusa, assessore. La legge ti dice che devi mettere le società A, B e C, mentre lei ha messo le società A, B, C, D e F, e le società H, I, L e M le ha lasciate fuori. È probabile che nel mettere insieme, oltre alle A, B e C, questo serviva a far quadrare un risultato. È probabile. Le chiedo questo. Lei mi dirà: non è così. Però, a me viene questo sospetto, cioè presentare un bilancio consolidato che sia visibile nella sua bellezza, quando, invece, magari, se ci fossimo attenuti strettamente a quello che ha indicato la legge probabilmente sarebbe stato visibile non certo nella sua bellezza, ma probabilmente in una sfumatura di bello che proprio bello non è.
Altro punto. Penso che questo bilancio consolidato debba comunque allertare la vostra attenzione. Se io ho una serie di crediti che vengono vantati dalle società partecipate, sono crediti, sì, verso la Pubblica amministrazione, ma dobbiamo capire: questi crediti verso la Pubblica amministrazione fino a quando sono esigibili? Noi abbiamo una posta nel bilancio consolidato di crediti verso la Comunità europea, verso lo Stato, verso altre Pubbliche amministrazioni che è considerevole e, se dovesse rivelarsi in una parte, noi andremmo veramente ad inficiare il fondo che poniamo a disposizione del bilancio per tutelare l’eventualità di trovarci di fronte a crediti inesigibili. Di fronte a questo, c’è una massa di somme che riguardano crediti verso terzi, che non sono nemmeno Pubblica amministrazione.
O c’è un’incapacità della Regione di introitare il dovuto da parte di terzi oppure ci troviamo di fronte a terzi che hanno difficoltà a pagare la Regione. In questo momento di grande crisi, è evidente che se io penso questo non è che stia pensando a qualcosa di difficilmente realizzabile o verificabile, che non si possa mai verificare.
Tutto questo balza agli occhi. Capire, rispetto a un bilancio consolidato di Aeroporti, quanto questa società avanza, ha come crediti. Alitalia, per esempio. Capire la situazione in cui Alitalia è in questo momento penso che sia importante per una Regione. In questo momento, se dovesse venir meno il rientro delle somme creditizie da parte della società Aeroporti Pugliesi rispetto ad Alitalia, penso che sbaglieremmo non il bilancio consolidato, ma tutto il bilancio della Puglia.
Ci dovete spiegare qual è il vostro livello di tranquillità rispetto alle situazioni creditizie che sono scritte in questo bilancio e che sono di un certo rilievo. Siete tranquilli? Se siete tranquilli dovete fare una dichiarazione e dire alla Puglia: “Siamo tranquilli. Le situazioni creditizie di questo bilancio si realizzeranno. State proprio tranquilli”. Questi tre elementi, al di là del risultato, ci fanno invece pensare a una non tranquillità. Se sarete capaci, nel corso del dibattito odierno, di renderci tranquilli noi non avremmo difficoltà ad essere compiacenti rispetto a questo bilancio. Se, invece, non sarete capaci rimarremo sulle nostre posizioni di contrarietà rispetto a questo bilancio consolidato.
Speaker : PRESIDENTE.
Assessore Piemontese, prego.
Speaker : PIEMONTESE, assessore al bilancio.
Grazie, signor Presidente.
Io vorrei partire dalle considerazioni del collega Zullo, al quale, con rispetto e garbo, naturalmente ricordo alcuni passaggi di ordine generale.
Punto primo: 30 settembre. È vero, 30 settembre, termine ordinatorio. Lei conosce la differenza tra ordinatorio e perentorio e sa anche che questo è il primo anno in cui il decreto legislativo n. 118 ci impone la redazione del bilancio consolidato e che la redazione del bilancio consolidato implica anche la raccolta di una molteplicità di documentazioni che provengono da soggetti giuridici che stanno nel perimetro della Regione, ma che hanno bisogno di interlocuzione.
Non credo affatto che il ritardo di venti giorni nella discussione del bilancio consolidato, a fronte di un termine ordinatorio del 30 settembre, possa dimostrare che la macchina della Regione Puglia non funziona. Se così fosse, sarebbe estremamente semplicistico individuare il mancato funzionamento di un apparato burocratico regionale sulla base di venti giorni di ritardo nella discussione in Aula del bilancio consolidato.
Quindi, ci troviamo di fronte al primo anno in cui questo adempimento decorre e, per intenderci, noi ci troviamo di fronte a un bilancio consolidato che tiene dentro, all’interno del perimetro del consolidato, l’aggregazione di stato patrimoniale, conto economico e nota integrativa di quattordici soggetti giuridici.
Se noi avessimo applicato rigidamente il principio della rilevanza nel bilancio consolidato, cioè esistono delle regole, che nel caso di specie sono dettate dagli allegati al 118, nel caso di specie parliamo del 4/4 del 118, detta i princìpi di consolidamento, quindi stabilisce che bisogna scegliere gli enti da consolidare sulla base del principio della rilevanza, cioè i volumi delle attività, delle passività e dei ricavi, e sulla base di questi si includono o si escludono gli enti dal perimetro del consolidato. Ebbene, se noi avessimo rispettato quest’obbligo… Cioè, per smontare quello che lei diceva, la legge dice che, per elaborare il consolidato sulla base del principio della rilevanza, vi è l’obbligo di tenere nel perimetro quelle società, quelle agenzie che hanno quei determinati volumi. Poi la Regione ha la facoltà di estendere ad altre agenzie, ad altri soggetti giuridici la possibilità di entrare all’interno del bilancio consolidato. Quindi, non è una scelta per taroccare i conti, perché nel consolidato non si possono taroccare i conti, consigliere Zullo, perché sono l’aggregazione di singoli bilanci, escludendo le partite intercompany. Quindi, la facoltà prevista dalla legge, che è sfuggita nella sua ricostruzione, prevede la possibilità di estenderlo ad altre agenzie.
La Giunta regionale pugliese, per ragioni di maggiore trasparenza e completezza, ha inteso inserire nel perimetro del consolidato, oltre ai soggetti che, sulla base del principio della rilevanza, eravamo obbligati a tenere all’interno di quel perimetro, per ragioni di trasparenza e completezza abbiamo inteso inserire nel perimetro del consolidato anche i bilanci delle agenzie regionali. Questa è l’unica verità sul punto.
Quindi, il lavoro che abbiamo fatto è il contrario rispetto a quello che lei ha rappresentato. Noi abbiamo inserito anche le agenzie per dare la possibilità a tutti di avere un bilancio consolidato più completo. Non vi è nessun trucco contabile, perché la legge lo prevede esplicitamente.
Questo bilancio consolidato ha questa finalità, ha una finalità di chiarezza, completezza, di tredici (più la Regione, quattordici) soggetti. Il quadro che emerge è positivo, di una Regione in salute, di una Regione che ha i conti in ordine. Questo ormai è stato certificato anche dalla Regione Puglia.
Per quanto concerne, consigliere Laricchia, la questione circa l’Acquedotto Pugliese, siccome stiamo ragionando del consolidato, quindi al 31.12.2016, perché questo è il bilancio consolidato, evidentemente, al 31.12.2016, a fronte di 489 milioni di euro di debitoria e una disponibilità di cassa di 449 milioni di euro, AQP presenta una posizione finanziaria netta (la posizione finanziaria netta, per la cronaca, lo ricordo a me stesso, indica la massa creditoria meno la massa debitoria), presenta questa posizione finanziaria netta negativa e pressoché stabile, fino al primo semestre 2017, di circa 40 milioni di euro. Questo valore deve essere commisurato innanzitutto alla dimensione dell’azienda e generalmente deve essere rapportato al valore del margine operativo lordo, che è espressione sostanzialmente della capacità delle aziende di generare cassa. Se noi confrontiamo questo rapporto, il rapporto di AQP – su questo potrete fare una serie di ricerche – con altri grandi colossi che fanno la stessa cosa (faccio un esempio per tutti, Hera) lei si renderà conto, dopo che avrà fatto questa verifica e questa ricerca, che questo rapporto, il rapporto di AQP è estremamente migliore rispetto a quello di altre società SIN. Inoltre, se noi analizziamo la posizione finanziaria netta non emergono situazioni di tensione finanziaria.
Tra le altre cose, se guardiamo il rendiconto finanziario del bilancio 2016, ci rendiamo conto che la società è in grado di generare liquidità sufficiente per onorare la debitoria corrente. Tra le altre cose, le relazioni della società incaricata della revisione legale dei conti non hanno evidenziato criticità, neppure connesse alla restituzione delle anticipazioni, per intenderci.
Questo è un altro dato che io credo possa essere tranquillamente acclarato.
L’ultima questione sulla… Il collega De Leonardis, sul punto, essendo un bravo professionista – siamo della stessa città, si conoscono i bravi professionisti. Nel caso di specie quello non è un utile, perché si confrontano due princìpi contabili, due criteri di contabilizzazione differenti fra le varie società, e cioè ciò che ha a che fare con la Regione, che ha un criterio di contabilizzazione, e ciò che ha a che fare con altri soggetti, che hanno altri criteri di contabilizzazione. Quindi, nel caso di specie non è un utile, ma ragioniamo di una perdita sostanzialmente. Questo è il punto sostanziale.
Ma la lettura complessiva del bilancio consolidato ti dà chiaramente il quadro sui tredici soggetti giuridici, più la Regione Puglia, nel perimetro del consolidato uno stato di salute complessivo del nostro Ente. Nonostante alcuni rilievi soprattutto su AQP, che ho provato a esplicitare alla collega Laricchia, il quadro complessivo del consolidato è sostanzialmente positivo e delinea una Regione con i tredici soggetti in salute.
Speaker : PRESIDENTE.
Bene, procediamo adesso al voto sulla deliberazione… Prego, consigliere Amati.
Speaker : AMATI.
Presidente, intervengo non in qualità di relatore, ma in qualità di consigliere regionale.
Siccome capita molto spesso, vorrei invitare i colleghi ad avere particolare prudenza nel manipolare le questioni che riguardano l’Acquedotto Pugliese, e ora vi spiego per quale motivo. Le dichiarazioni politiche su Acquedotto Pugliese non hanno un valore neutro, cioè non è un comunicato stampa, poi viene pubblicato e noi discutiamo politicamente, ma hanno grandi riflessi, ad esempio, sull’attribuzione del rating. Tant’è che anni fa – e lì appresi questo fenomeno –, quando venne a intervistarci una società di rating per capire e attribuire il rating, tirò fuori dalla borsa, l’intervistatore, un comunicato stampa di un consigliere regionale che non si era mai dedicato all’argomento di Acquedotto Pugliese e che, a scopo di lotta politica, introduceva i dubbi sulla gestione di Acquedotto Pugliese. E chiesero alla proprietà di dare ragione di questo comunicato stampa. Questo per dirvi che il processo di attribuzione del rating di Acquedotto Pugliese è un processo osservato molto attentamente.
Per cui, io non vorrei che questa mattina, alla fine dell’approvazione del bilancio consolidato, venisse fuori la notizia che Acquedotto Pugliese è indebitato, perché questo, dal bilancio di Acquedotto Pugliese, peraltro certificato, non risulta. Anzi, quando voi leggete i debiti e l’ammontare del debito di Acquedotto Pugliese, voi dovete considerare che esso è costituito largamente da due voci. La prima voce attiene al prestito noto della Regione Puglia, che l’Acquedotto Pugliese deve rimborsare. La seconda voce, il grosso, attiene adesso vi spiego a cosa. Acquedotto Pugliese gli investimenti li fa sulla base di un Piano d’ambito. Il Piano d’ambito vigente ammonta a 1,5 miliardi di euro, di cui 1 miliardo di finanziamento pubblico e quasi 500 milioni di euro ottenuti attraverso il finanziamento delle banche, il sistema creditizio. Lì interviene anche la questione del rating.
Quando si legge nel bilancio di Acquedotto Pugliese che ha un’esposizione debitoria, questa esposizione debitoria è la conseguenza della somma del debito nei confronti della Regione Puglia e le somme prese dal sistema bancario per poter fare gli investimenti. Questa è la voce del debito di Acquedotto Pugliese.
A questo si aggiunga – l’assessore lo ha anche detto – che la posizione finanziaria netta e il MOL ha una sequenza positiva nel corso degli anni, compreso l’ultimo anno di esercizio. Ne deriva, in maniera semplice, che Acquedotto Pugliese, invece, è in una condizione di salute finanziaria. Anzi, dal punto di vista del bilancio, è accertata, è tutta lì la salute finanziaria. Non c’è nessuna condizione di debito, cioè non si può dire che Acquedotto Pugliese è gravata da debiti. No. Ha una voce di debito, come tutte le grandi aziende, che è capace di rimborsare. Però, alla fine, sia sulla posizione finanziaria netta che sul MOL si registra una sequenza positiva.
Quindi, da questo bilancio, proprio leggendo il bilancio, e lo hanno detto anche i revisori, l’ha detto la Corte dei conti, la società di certificazione, Acquedotto Pugliese è una società in salute, deriva dal bilancio. Non è che si può estrarre la singola voce su cui si contabilizza la condizione debitoria – ripeto, la gran parte di questa condizione debitoria attiene agli investimenti, che se non avesse fatto non avremmo parecchie reti idriche, fognarie o quant’altro – e prendere questo dato, estrapolarlo dal contesto e dire che Acquedotto Pugliese è in una condizione debitoria. Non è così. Io non lo dico e non sono intervenuto per generare dibattito politico su questo argomento, ma solo per informare che l’accesso al credito da parte di una società come Acquedotto è regolata dal rating. Le nostre dichiarazioni, in quanto proprietari, non so se vi stupite, però io non mi stupisco, le nostre dichiarazioni hanno un peso notevole sull’attribuzione del rating da cui ne deriva che la nostra polemica politica, a volte, non è questo il caso, può essere una polemica politica finalizzata ad attentare alla stabilità di un’azienda della quale noi stessi siamo proprietari. Avviene un paradosso nel mercato finanziario. Noi utilizziamo questi argomenti per ragioni di disputa politica e alla fine queste dichiarazioni, che ci riferiamo nel gioco ordinario tra opposizione e maggioranza, rappresentano un grave danno a un’azienda di cui siamo proprietari.
Ecco perché sono intervenuto, per spiegare, alla luce di un’esperienza compiuta con riferimento a questi argomenti, che gli argomenti relativi ad una società come Acquedotto Pugliese vanno manipolati con molta prudenza, anche quando la tentazione di buttarla in politica è molto forte. Per cui, mi sento di dire che la notizia da bilancio consolidato è che Acquedotto Pugliese è una società solida ed in salute. E questo mi sembra importante. Magari lo possono riportare anche i mezzi di informazione, perché è un fatto di realtà. Questo è utilissimo all’azienda per approcciarsi ai mercati finanziari al credito e allo stesso tempo sarà utilissimo per meglio governare quell’ambizione politica che alcuni colleghi hanno, e cioè quella di preservare questa azienda pubblica perché il bene che questa azienda pubblica offre, secondo noi, e anche secondo me, ha la necessità che rimanga incasellato nella sua pubblicità.
Poi, la questione su qual è lo strumento giuridico per preservare la sua pubblicità credo che non sia argomento del bilancio consolidato, ma l’abbiamo già trattato in altre occasioni e sono note le posizioni di tutti. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Borraccino, prego.
Speaker : BORRACCINO.
Voto questo punto all’ordine del giorno per responsabilità, responsabilità su molte iniziative che anche in II Commissione abbiamo portato avanti insieme all’assessore al personale. Penso alla vicenda annosa del concorso RIPAM, del piano assunzionale, dei precari, degli idonei, del personale delle agenzie, per cui non votando questo punto all’ordine del giorno farei venire meno uno dei presupposti, l’atto contabile, sul quale si poggiano quelle delibere, che già nei prossimi giorni vedranno l’assunzione di molte persone vincitrici di quel concorso. Lo specifico perché, a differenza di quanto avvenuto sino a ieri, sugli altri punti all’ordine del giorno valuterò di volta in volta quale essere l’atteggiamento mio personale e a nome della mia comunità di Sinistra Italiana.
Comunico, inoltre, che già ieri pomeriggio ho protocollato le mie dimissioni da Presidente della II Commissione, perché evidentemente il mio ruolo è ostativo nello svolgimento di alcuni punti all’ordine del giorno, se è vero come è vero – purtroppo nel clamore della giornata di ieri questo non è emerso con dovizia di particolari – che il punto ieri approvato, su cui non esprimo giudizi perché l’ho fatto già abbondantemente, e nel 2000, all’atto dell’approvazione di quell’organo di garanzia, e nel 2012, all’atto della modifica, è sempre passato dalla II Commissione, invece misteriosamente nei giorni scorsi è stato assegnato ai lavori della VII Commissione. Probabilmente si saranno sbagliati in passato, ma si sono sbagliati due volte. Secondo me, invece, c’è un teorema dietro questo, per questo motivo ho deciso con grande dignità di farmi da parte e di rassegnare nelle mani del Presidente del Consiglio tutta la procedura per la nomina del nuovo Presidente della II Commissione.
Quindi, siccome abbiamo svolto un lavoro di comune accordo, a stretto contatto con l’assessore al personale, che non posso che ringraziare per la sua sempre disponibilità a venire a un’audizione, ad ascoltare sindacati e comitati vari, io penso che questo voto vada garantito proprio per dare la possibilità di procedere su quella strada.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Consigliere Colonna, prego.
Speaker : COLONNA.
Grazie, Presidente e colleghi.
In realtà, i due interventi precedenti hanno totalmente assorbito quello che molto brevemente vado a rimarcare. Uno: invito tutti – come ha ampiamente ben fatto Fabiano Amati – alla cautela nel manipolare informazioni che hanno un impatto significativo. Mi riferisco all’azienda dei pugliesi, che è Acquedotto Pugliese. Come diceva Fabiano, qui siamo in presenza di una realtà solida, che ha un profilo industriale indiscutibile, di assoluto rilievo a livello nazionale, e non solo, ed è un patrimonio dei pugliesi che dobbiamo salvaguardare e che dobbiamo sentire il dovere tutti quanti di salvaguardare.
Si tratta di un’esposizione debitoria che, in realtà, è tutta funzionale agli investimenti, ed è paradossale che, da una parte, si chiedano ulteriori investimenti (tutti lo vorremmo) e, dall’altra, si vadano a contestare proprio gli strumenti per procedere con questi investimenti. Mi riferisco alle anticipazioni che la Regione, unico soggetto proprietario al cento per cento della società per azioni, che, ricordo, come ampiamente sottolineato da una serie anche di pronunce delle altre Corti giurisdizionali, al di là della configurazione e dello strumento giuridico privatistico, è un soggetto pubblico a tutti gli effetti; per altro verso, le esposizioni verso il sistema bancario, che è ineludibile quando si può procedere ad investimenti. Quindi, estrema cautela per i riverberi, anche proprio per la gestione di quella esposizione debitoria, che, invece, non inficia minimamente la solidità finanziaria industriale di quella nostra società (“nostra” nel senso “dei pugliesi”).
Secondo punto. Mino anche qui mi ha anticipato. Voglio sottolineare uno degli effetti sicuramente positivi di cui dobbiamo andare tutti quanti orgogliosi, vale a dire l’approvazione del bilancio consolidato 2016 e la condizione per dar seguito alle assunzioni già deliberate, uno, con il Piano assunzionale triennale, in particolare quello 2017, della Giunta regionale di qualche mese fa, di un paio di mesi fa e, due, i provvedimenti dirigenziali di pochi giorni fa, che hanno disposto l’assunzione a partire dal 2 novembre, con decorrenza 2 novembre 2017, di 91 vincitori del concorso RIPAM nei due profili, quello tecnico e quello amministrativo, e di come mi spiegava, e ha spiegato anche in questi giorni, l’assessore Nunziante, che ha fatto un lavoro straordinario, di concerto con la struttura e ringrazio anche il dirigente Paladino, particolarmente impegnato negli ultimi tempi sul tema, e dicevo, come anticipava l’assessore Nunziante, anche di 40 unità delle cosiddette categorie protette, di diversamente abili, incrementando in questo caso il numero rispetto ai 20 già programmati nel 2017, quindi anticipando sostanzialmente l’assunzione delle 20 unità di persone diversamente abili programmate per il 2018. Quindi, si tratta non solo di dare una risposta a legittime aspettative lungamente attese e coltivate dai vincitori del concorso RIPAM, ma si tratta, anche per la struttura regionale, dell’ingresso, dell’iniezione di nuove energie, nuove professionalità nella struttura regionale. Quindi, il voto da parte del Gruppo di Noi a Sinistra sarà un voto convinto di approvazione di questo bilancio consolidato 2016.
Speaker : PRESIDENTE.
Vi informo che dopo viene Romano. Poi c’è Zullo, Laricchia e Liviano. Possiamo considerare chiusa la discussione con questi interventi o ci sono altri? Chiudiamo la discussione con Liviano.
Collega Romano, prego.
Speaker : ROMANO.
Grazie, Presidente. L’approvazione di questo strumento contabile chiude la fase di transizione del passaggio dal bilancio consolidato, quello precedente, al bilancio di previsione. Questo ragionamento che abbiamo affrontato qualche anno fa, iniziato nel 2015, giunge a compimento con questo atto oggi.
Ho ascoltato con attenzione il giudizio di merito sull’operato dell’assessore. Ho appreso che si è autodefinito un bravo professionista. Va bene, buon per lui. Io non sono in grado di dire se questa affermazione è puntuale oppure no, ma è una battuta soltanto questa.
Io voglio richiamare l’attenzione del Consiglio sullo strumento, partendo dalle considerazioni che ha fatto il Presidente Amati sul rating. È un fatto importante, però legare la discussione politica al rating di una società per azioni mi sembra un po’ forte, nel senso se avessimo un sistema di rating su tutta l’esposizione burocratico-amministrativa di un Ente come la Regione Puglia, avremmo difficoltà a parlare di sanità, avremmo difficoltà a parlare di trasporti, avremmo difficoltà a parlare perché le beghe della politica di questi tempi sono eccessive e il fatto che si possa splafonare nella discussione è un fatto che ormai è diventato ordinario nella discussione. Mi dispiace dire questo, però non possiamo prescindere da questa considerazione di natura politica. E la faccio in quest’Aula perché io non sono mai stato d’accordo e non lo sarò mai ad acquisire una dicotomia tra la parte esecutiva e la parte politica, l’Assemblea elettiva. Per me, una maggioranza si legittima in quest’Aula. Non sugli atti dell’Esecutivo, ma in quest’Aula, perché il capo della maggioranza in quest’Aula non è il Presidente Mario Loizzo, ma il Presidente della Giunta regionale, Michele Emiliano.
Dico questo per dire che non c’è un “prima fate l’Esecutivo” e un “dopo discutete e divertitevi in Consiglio regionale”. Non è così. Il bilancio consolidato è uno strumento straordinario; nuovo, imposto, ma straordinario. Straordinario per le integrazioni tra il soggetto, l’hub del sistema, la Regione, e tutte le consorelle che ruotano intorno all’hub, gli spoke, le agenzie, le società per azioni, e non soltanto l’Acquedotto Pugliese, ma anche le altre agenzie. Nel senso che una… Come posso dire? Mi sfugge il termine puntuale… Una lungimiranza politica di un bilancio integrato dovrebbe guardare a quello che fanno le agenzie, i cui risultati politici di obiettivo verrebbero riportati nel bilancio consolidato. Una politica poco attenta alle dinamiche dei bilanci e degli strumenti contabili trasferirebbe alle agenzie tutto ciò di cui vuole disfarsi, in modo che l’agenzia sia lo strumento operativo e il bilancio consolidato sarà soltanto la somma delle cose che accadono nelle agenzie.
Dico questo perché ieri avete, perché noi abbiamo abbandonato il voto, trasformato l’agenzia e gli emendamenti che ha presentato il Presidente in quest’Aula hanno riportato nell’agenzia una serie di competenze che erano precipue sul piano della valutazione politica della Regione, della struttura. Sto parlando dell’agenzia che è stata licenziata ieri. Il rischio del bilancio consolidato è chi si svuoti l’efficacia politica della decisione, della visione, del progetto. Tutto diventa, nella ratio che non è antica, ma abbastanza recente, ritorna, della parte esecutiva, funzionale e gestionale che decide anche... Quello che diciamo all’Europa rischia di accadere anche nella nostra regione. L’apparato burocratico che decide le dinamiche di bilancio degli Stati. Se non stiamo attenti, il bilancio consolidato può svuotare di funzioni, di competenze e di ruoli politici l’Assemblea.
Io sono d’accordo a che questo strumento importante parta, si consolidi e valuti l’azione politica nostra, sulle scelte di visione che possiamo mettere in campo. Dico questo perché non mi va bene l’idea che il bilancio consolidato possa votarsi perché abbiamo 250 dipendenti, sui quali stiamo lavorando da qualche anno. Abbiamo iniziato con il Presidente Pisicchio (adesso assessore, allora Presidente) ad incontrare persone, ragazzi. Anche allora c’era un braccio di ferro. Il Piano di stabilizzazione, il cronoprogramma delle assunzioni, e così via. Il bilancio consolidato è anche questo. È il completamento di un percorso, ma è anche altro. Bisogna – ecco il mio intervento – valutare il fatto che l’anno prossimo il bilancio consolidato che approverà l’Esecutivo, che approveremo nel Consiglio regionale dell’anno prossimo, potrà leggere i numeri e nient’altro, dichiarandosi incompetente sulle scelte che gli strumenti operativi della Regione Puglia, le varie agenzie, comprese anche le società per azioni, faranno. Rimarrà soltanto quando valuteremo il risultato finale nel dare il più bravo o il meno bravo alle agenzie stesse. È una valutazione da tenere in considerazione, perché noi in Puglia – l’ho detto anche in altre occasioni, e lo ripeto – stiamo attivando un procedimento, un percorso diametralmente opposto a quando nacquero le agenzie nel sistema nazionale.
L’Emilia-Romagna, la Toscana, il Veneto furono i precursori delle agenzie come strumento di gestione operativa che veniva come delega di sovranità amministrativa della politica alla parte operativa, che erano le stesse agenzie. Adesso loro tornano indietro e noi, forse, incominciamo a fare un percorso diametralmente opposto a quello che stanno facendo loro.
Se mettiamo insieme la decisione di rimpinguare le agenzie con competenze e funzioni operative, con il MAIA e le scelte del MAIA, la consegna al MAIA, a questo strumento, di decisioni di natura politica, ci rendiamo conto che forse rischiamo di avere un Consiglio sempre più vuoto di competenze e funzioni.
Ecco perché, per me, questa è la sede dove la maggioranza si esprime in modo compiuto e non una separazione tra l’Esecutivo e il Consiglio regionale. Qua staremo a metterci d’accordo sul CORECOM, va bene o non va bene l’allargamento, se votiamo oppure no. Dico questo per dire che noi votiamo, perché è giusto che si compia, con l’approvazione del bilancio consolidato, un percorso che va avanti da due anni e che mi ha visto protagonista rispetto alle scelte che sono state compiute.
Ricordo gli interventi molto forti che feci in Aula nel settembre 2015. Questo si completa, però attenzione. Per quello che ci riguarda, la sede della elaborazione politica è il Consiglio regionale. Indirizzi, programmazioni, direttive e decisioni operative.
Speaker : PRESIDENTE.
Zullo...
Speaker : ROMANO.
Diversamente...
Speaker : PRESIDENTE.
Scusi.
Speaker : ROMANO.
Stavo aspettando. L’ho fatto apposta. Mi sto divertendo pure io adesso.
Diversamente, noi incominciamo a vedere con una certa attenzione l’azione politica del centrosinistra. Abbiamo partecipato con un contributo importante al suo successo e siamo preoccupati che questo successo venga un po’ disarticolato sul territorio.
Adesso ho finito.
Speaker : ZULLO.
Grazie, Presidente.
Mi spiace rilevare l’assenza dell’assessore. Ringrazio il Presidente Romano, che ha detto una parte di cose che avrei voluto dire io e che devo rimarcare.
È evidente che non ho mai pensato che un’agenzia di rating si fermi a un comunicato. Pensare questo significa pensare di avere degli allocchi di fronte. Francamente, la sento come un’offesa. Io ho fatto delle domande precise. Da una parte dico: perché non è stata rispettata una scadenza? Un termine ordinatorio, si dice. Lo avevo detto io. Se fossimo stati nei Comuni, avremmo avuto la diffida del prefetto a procedere. C’è stata una modifica del Titolo V. Non è possibile che il prefetto possa diffidare. Lo dico io. Però rilevo, da parte della maggioranza, tanti che si alzano e dicono: “Se io voto è perché devo dare impulso a questa Regione affinché siano assunte le persone, siano stabilizzate”, eccetera. Di fronte a un assessore che nella perdita di questo tempo dice che non è successo niente, di fronte a chi dice “è così importante per poter dare impulso, lavoro, eccetera” ditemi voi, mettetevi d’accordo, tra assessore e maggioranza, non con me. Primo.
Secondo. Io ho fatto una domanda precisa. Io ho detto: se noi avessimo valutato nel bilancio consolidato solo quelle società o agenzie controllate o partecipate strettamente previste dalla legge quale sarebbe stato il risultato? Poi è chiaro che la legge ti dice: “Se vuoi, inglobi qualcuno”. Mi viene detto “Per ragioni di trasparenza abbiamo messo anche altre…”. Allora, per ragioni di trasparenza mettiamo tutte. Perché tieni fuori alcune? Perché ti scegli quelle che ti sono più opportune per arrivare al risultato positivo? Su questo non ci credo che è per ragioni di trasparenza, perché se fosse per ragioni di trasparenza avreste dovuto dire: “Se noi consideriamo strettamente le società, eccetera, il risultato sarebbe stato questo. Se noi le consideriamo tutte, il risultato sarebbe stato quest’altro”. Questa è trasparenza.
Terzo. Io pongo una questione veramente importante, sulla quale non c’è risposta. Noi siamo anche disposti a capire se possiamo votare, però ci dovete dare una risposta, ci dovete convincere. Quando si dice qui che l’Acquedotto ha 289 milioni di euro di crediti da utenti, io vi ho chiesto qual è il grado di esigibilità di questi crediti. Quando qui si dice che non sono poste, i crediti sono consistenti: crediti di 4 miliardi. Mi stavo confondendo. Noi dobbiamo capire qual è il grado di esigibilità di questi crediti, qual è l’indice di riscossione di questi crediti. In che tempi noi riscuotiamo questi crediti? Qual è la datazione di questi crediti? Di questo di tratta. E se il rientro di questi crediti non si realizza? Diceva Romano che il bilancio consolidato è l’insieme della vita finanziaria della Regione. Se non si realizza un credito di questi, è evidente che noi dobbiamo prendere dal nostro bilancio, dalle tasse delle persone per poter ripianare le situazioni di instabilità economico-finanziaria di una società partecipata o controllata. Questo è il tema, e su questo non c’è risposta.
Quando si dice qui che noi abbiamo crediti da persone che non pagano la tassa del bollo. Cioè, qui si vuol capire: le recupereremo quelle tasse, oppure no? Questo è. In un momento di grave crisi, se l’Acquedotto ha dei crediti verso le utenze, quell’utente che ha perduto la casa, che è povero, che ha fatto la domanda per il reddito pagherà la bolletta all’Acquedotto, le bollette pregresse? Questo è.
È chiaro che un bilancio si fa non perché hai i soldi. C’è un bilancio di cassa e un bilancio di competenza, e il bilancio di competenza si fa perché io avanzo da Zullo un milione di euro, e poi ovviamente ho delle spese per un milione. Il risultato è a pareggio. Ma se Zullo non rende il milione di euro perché fallisce o perché non ha la possibilità di pagare, quella società è cotta. E con quella società cuoce la Regione. Su questo noi non abbiamo risposte, ed è per questo che noi non possiamo votare. Né perché c’è un percorso, come dite voi, né perché c’è la società di rating, di cui ha detto bene Romano, noi facciamo una discussione politica, ma ditemi di grazia: io perché devo pensare alla società di rating? Cioè, non devo porre la domanda per dire: guardate, quel credito verso gli utenti è concretamente esigibile? A tutela della collettività pugliese. No, io la devo fare per… È assurdo pensare questo. È proprio assurdo.
Presidente, mi dispiace, ma non siete in grado, non sono in grado di convincerci a dire: guardate, siate benevolenti, un’astensione. Non siete in grado di convincerci. Partiamo da un’idea che questo bilancio non vada approvato e rimaniamo dell’idea che questo bilancio non vada approvato, per i motivi che ho detto. E questo non ci convince proprio, e lo diciamo. E speriamo che qualcuno ci venga a dire: guarda, stai tranquillo che questi crediti che noi segniamo nel bilancio sono concretamente… stai tranquillo. Che qualcuno ce lo dica! Ma non ci dice niente nessuno, perché i bilanci sappiamo come si fanno. Se io voglio pareggiare il bilancio, metto che avanzo un qualche cosa, che non è concretamente esigibile, e pareggio. Poi vediamo l’anno venturo come dobbiamo sistemare.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, consigliera Laricchia.
Speaker : LARICCHIA.
Grazie, Presidente.
Volevo ringraziare, ovviamente, gli interventi che hanno sottolineato quanto possa essere “pericoloso” fare certe domande, perché potrebbero essere allertate le società di rating. Ci ho riflettuto e, comunque, sono convinta che in qualche modo, se l’obiettivo comune è il bene di Acquedotto Pugliese, sicuramente sento di farlo nel momento in cui sollevo dei dubbi e pongo certe domande al momento giusto, quindi magari prima che possano accadere determinate cose quando, poi, diventa troppo tardi fare certe domande, e non certamente evitando di farle per non allertare le società di rating.
Volevo dire che sappiamo bene che il dato della situazione debitoria non deve essere guardato singolarmente, tanto è vero che lo abbiamo messo in paragone alle immobilizzazioni, quindi all’attivo. Se avessimo ragionato così, avremmo anche sottolineato il problema dei 500 milioni di perdita, in teoria, della Regione Puglia. Però, siccome sappiamo bene che c’è, in realtà, un avanzo di gestione, ma il risultato apparentemente negativo è dovuto al fatto che per la prima volta si devono accantonare nei fondi di anticipazione di liquidità determinate risorse, è ovvio che il risultato poi è negativo. Quindi, non ci siamo sognati minimamente o, meglio, abbiamo approfondito, abbiamo visto che non c’è da preoccuparsi, quindi non abbiamo sollevato la questione. Questo modus operandi l’abbiamo effettuato e l’abbiamo messo in pratica anche per Acquedotto Pugliese.
Inoltre, non è propriamente vero che siamo i primi a sollevare dubbi. C’è anche una relazione del Collegio dei sindaci al bilancio del 2016 che ha sollevato dubbi non tanto sul bilancio dal punto di vista, come sappiamo, più che altro ragionieristico, quanto sulla gestione. Ha sollevato pesanti dubbi, di cui abbiamo anche cercato di allertare il Presidente. Abbiamo ricevuto, tutto sommato, silenzio in merito a queste domande.
Ci chiedevamo perché – adesso lo abbiamo capito – non volevate allertare le società di rating. Anche su questo preferite, evidentemente, non rispondere a certe questioni. Ora è chiaro il motivo.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Per l’ultimo intervento, collega Liviano.
Speaker : LIVIANO D’ARCANGELO.
Signor Presidente, signori consiglieri, intanto grazie per avermi consentito di intervenire.
Parlare di un bilancio non vuol dire, evidentemente, solamente guardare una dimensione numerica, che pure racconta la vita, la storia, gli indirizzi, il controllo dell’ente Regione, delle agenzie e delle società collegate. Mi pare che possa essere un momento in cui ragioniamo sul percorso che stiamo provando a fare e che stiamo provando a fare insieme da ormai due anni e mezzo, un percorso che nel 2016 abbiamo realizzato che questo bilancio va, in qualche maniera, a fotografare e a certificare.
Se questo è vero, se questo è vero in un Consiglio regionale che ha votato una legge sulla partecipazione definita dal Presidente come tra le migliori leggi europee, che comunque ha avuto sensibilità verso una condivisione con l’esterno delle scelte, delle priorità, delle cose da fare, del confronto. Se questo è vero, se la partecipazione è un valore, e noi riteniamo che sia un valore e tutti noi abbiamo ritenuto che fosse un valore, tanto da immaginare che la legge sulla partecipazione sia uno dei fiori all’occhiello del percorso che finora abbiamo realizzato, in verità mi pare che si registri in questa fase storica del nostro percorso un difetto clamoroso di partecipazione, una dicotomia incredibile tra le scelte che la Giunta regionale fa e il cammino del Consiglio che avverte sempre maggiormente la sua residualità e la sua marginalità; una dicotomia incredibile tra la volontà politica espressa probabilmente dalla Giunta, per il tramite dei tecnici, attraverso il Piano MAIA piuttosto che attraverso la valorizzazione delle Agenzie e il percorso del Consiglio che è chiamato a dibattere su esperienze assolutamente marginali e che davvero poco si sente protagonista di un percorso politico che, invece, dovrebbe vederlo, al contrario, assolutamente protagonista.
Se questo è, e se questo mi pare che sia vero, e così mi pare di poter dire con onestà intellettuale, avvertendo un senso di appartenenza a questa maggioranza, che ieri ho in qualche maniera ribadito e che oggi ancora una volta faccio presente, un senso di appartenenza a questa maggioranza, cioè un sentirmi un noi che sta provando a camminare insieme, ma l’avvertire l’appartenenza al noi non mi può far esimere dal riflettere su quello che stiamo tentando di fare, sul cammino che stiamo tentando di compiere insieme.
Abbiamo creduto insieme, Presidente Emiliano, nella sua elezione, ci siamo spesi, abbiamo creduto veramente nel programma che abbiamo provato a condividere, abbiamo creduto veramente di poter essere insieme nelle differenze, ma con continuità rispetto al recente passato, alle esperienze targate Vendola che tanto bene avevano fatto in questa Regione, sia pure con i limiti e gli errori di cui ognuno di noi può essere portatore. Noi abbiamo sognato di poter fare ancora meglio, di poter essere costruttori ancora di cose più belle e tante belle erano già state fatte nel passato. La sensazione è che ci stiamo un po’ smarrendo. La sensazione è che la dimensione valoriale di partenza, per esempio, una cultura di appartenenza al centrosinistra, che tutti noi vede in qualche maniera protagonisti con le differenti sensibilità che diventano ricchezza e diventano un puzzle condiviso, che diventano una serie di tasselli, vanno a comporre invece una interezza di una appartenenza culturale, di una storia, di vissuti, di sogni e di speranze, di scelte che le persone qui presenti hanno fatto, una dimensione valoriale di appartenenza al centrosinistra mi pare che si stia rallentando fortemente in questa fase. Io vorrei che si ricomponesse questa cosa, vorrei che le sensibilità fossero accolte, vorrei che questo bilancio raccontasse la storia di attenzione verso il mondo del lavoro, verso le scelte dei giovani, verso le storie di ciascuno di noi.
La dimensione valoriale mi pare imprescindibile, il recupero della dimensione valoriale mi pare imprescindibile. Ma ugualmente, insieme alla dimensione valoriale, mi pare che vada recuperata una vision, un’idea di futuro, una prospettiva, che forse è chiara nella mente di alcuni, ma che non è condivisa con tutti, che forse è raccontata da un programma, ma di questo programma non riusciamo a realizzare momenti di verifica, di confronto e di comprensione su dove stiamo andando e cosa stiamo facendo.
Lo dico non da terzo, lo dico non puntando il dito contro alcuno, ma lo dico come persona che si sente, sia pure in maniera residuale, protagonista di un percorso, che crede in questo percorso e che, appartenendo a questo percorso, come si fa nelle famiglie in cucina quando si fa la verifica di come vanno le cose, con le persone a cui vuoi veramente bene, con le persone a cui vuoi veramente bene, provi a dire con affetto, ma con serenità e con lealtà di relazioni che probabilmente qualcosa non sta funzionando, che probabilmente la dimensione prospettica ci sta sfuggendo, che probabilmente la dimensione valoriale ci sta sfuggendo, che è difficile immaginare poter andare avanti quando i consiglieri diventano numeri per riempire necessità di voti all’interno di un Consiglio, che è difficile poter andare avanti quando si fa la conta delle persone a prescindere dall’estrazione di provenienza di queste persone, dai valori di cui sono portatori e dalle prospettive di cui vogliono essere costruttori. L’esperienza di condivisione non può essere basata solamente su un calcolo numerico, ma deve essere basata su una storia condivisa, su scelte che abbiamo fatto nella nostra vita, su valori che ci accomunano e su prospettive che abbiamo in mente.
Se tutto, invece, è finalizzato – sicuramente non è così, io sono certo che non è così – solamente ad aspettative egocentriche di personaggi politici autoreferenziali – e sto pensando evidentemente anche a me, non solo ad altri –, se tutto è basato sul personalismo e non sulla condivisione, se il noi di cui vogliamo essere portatori viene raccontato solamente nei titoli, ma non nella scelta e nella prassi, oggettivamente è difficile immaginare che questo percorso possa rispondere ai sogni, ai desiderata e alle speranze che pure ci hanno visti protagonisti insieme qualche anno fa.
Io appartengo a questa maggioranza, ne sono onorato e fiero, e rispetto a questa appartenenza evidentemente il mio voto è favorevole a questo bilancio consolidato, ma il voto favorevole non può non raccontare sofferenza, non può non raccontare dubbi, non può non raccontare un tentativo accorato di dirci a tutti noi, a partire da me: cambiamo rotta, perché così non sta funzionando.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Bene, non ci sono altri interventi.
Chiedo all’assessore Leo di venire, che dobbiamo votare. Ci siamo tutti? Bene, penso che ci siamo.
Votiamo la deliberazione di Giunta n. 1487, “Bilancio consolidato”, con il voto elettronico, ovviamente.
Presenti 43, votanti 43, favorevoli 28, contrari 15.
È approvato.
Secondo punto all’ordine del giorno: “Riconoscimento debiti fuori bilancio”.
La parola al presidente Fabiano Amati.
Speaker : AMATI.
Presidente, chiedo, se i colleghi sono d’accordo, di dare per letta la relazione.
Speaker : PRESIDENTE.
Bene.
Speaker : AMATI.
Sono d’accordo.
Speaker : PRESIDENTE.
Ci sono interventi? No.
Procediamo al voto.
Presenti 41, votanti 33, favorevoli 28, contrari 5, astenuti 8.
È approvato.
Il punto n. 3) è rinviato, perché la proposta ha bisogno di ulteriori approfondimenti.
Chiamo il punto n. 4). La parola al Presidente Romano. È la proposta di legge Gatta, Franzoso “Intervento a sostegno dei coniugi separati”. Il punto n. 4) togliendo quelli che abbiamo già approvato, ovviamente.
Prego, Presidente Romano.
Speaker : ROMANO.
Possiamo darla per letta pure, per quello che mi riguarda, se lo ritengono.
Speaker : GATTA.
È quello che ho fatto.
Speaker : PRESIDENTE.
La parola al consigliere Gatta.
Speaker : GATTA.
Grazie, Presidente.
Finalmente discutiamo, questa mattina, di una legge a me particolarmente cara, anche perché frutto di...
Speaker : PRESIDENTE.
Chiedo scusa. Ovviamente, sono già pervenuti una serie di emendamenti. Qualora ce ne fossero altri, prego di presentarli rapidamente al fine di poter rendere consapevoli tutti.
Speaker : GATTA.
Grazie, Presidente.
Le stavo poc’anzi dicendo che sono felice che oggi finalmente si discuta questa proposta di legge, che è frutto, oltre che di una acquisita esperienza nel campo di coloro i quali oggi si affacciano, ahimè, sulla soglia delle cosiddette “nuove povertà”, anche di una certa esperienza professionale che mi ha consentito di tastare con mano i bisogni assolutamente impellenti ed ineludibili delle cosiddette “nuove povertà”, cioè di quei coniugi che, dopo aver esperito una procedura di separazione o di divorzio presso le sedi giudiziarie, si trovino ad affrontare momenti di gravissima difficoltà economica. È sulla scorta di questa esperienza che ho redatto una relazione a supporto della proposta di legge, che avrei desiderato leggessero tutti i colleghi. Tra l’altro, in questo consesso siedono anche tanti onorevoli colleghi avvocati, che mi hanno onorato anche del loro voto favorevole, tenuto conto del fatto che questa proposta di legge, nella seduta congiunta III e V Commissione, ha ottenuto il voto unanime di tutti i colleghi, che ringrazio.
Questa proposta di legge è nata da uno scambio di idee con la collega Franzoso. Abbiamo condiviso la necessità di dare vita, di colmare un vuoto legislativo, che era stato già colmato da alcune Regioni (penso al Friuli-Venezia Giulia, al Veneto e al Piemonte). A questo lavoro, condiviso con la collega Franzoso, se ne sono aggiunti altri. Si è aggiunto il collega Damascelli, il collega Marmo, il Vicepresidente Longo, si è aggiunto il collega Stea, Peppo Turco. Insomma, si sono aggiunti diversi colleghi, il che, evidentemente, è assolutamente emblematico della condivisa sensibilità di dare voce a questi bisogni, sui quali non ci si è, purtroppo, mai soffermati e dei quali questo Consiglio regionale non si è mai fatto carico.
Il fenomeno delle separazioni e dei divorzi e delle conseguenze spesso gravissime che ne derivano per i coniugi rappresenta una realtà crescente che coinvolge trasversalmente tutte le fasce della società. Si consideri – leggo un dato ISTAT – che su mille matrimoni in Italia ben 339,8 finiscono con una separazione e 297,3 con un divorzio. Questi sono gli ultimi dati ISTAT. Qual è il problema? Qual è il vero problema? È che in molti casi la rottura del legame familiare provoca delle conseguenze negative non solo e non tanto nell’ambito relazionale del coniuge quanto in quello economico. È una circostanza fotografata e confermata ciclicamente, oserei dire impietosamente, dagli istituti di ricerca e dagli osservatori presenti sul territorio nazionale. Il mutamento delle condizioni economiche dovuto al cessare del rapporto coniugale colpisce inevitabilmente i ceti più deboli della nostra società, tanto da creare una nuova fascia di povertà, quella costituita dai coniugi che, come dicevo poco fa, a seguito della pronuncia dell’organo giurisdizionale competente, si trovino a corrispondere all’altro non solo l’assegno di mantenimento, ma siano tenuti anche all’abbandono dell’immobile sede del domicilio coniugale che viene concesso al genitore cosiddetto collocatario dei figli. Persone che molto spesso, a causa della separazione o del divorzio, e quindi della cessazione degli effetti civili del matrimonio, peggiorano sensibilmente i propri standard economici e quindi di vita.
Si tratta di un disagio, di un dramma emergente nel tessuto sociale che si riverbera – e questo è il dato più negativo – sul rapporto genitoriale, con coniugi che non riescono a far fronte alle spese di mantenimento dei figli o che per adempiervi sono costretti a vivere in condizioni di vera e propria emarginazione sociale. Si riscontrano, infatti, sempre più frequentemente, casi di grave impoverimento dovuto alla necessità di far fronte a spese duplicate relative alla propria sfera e a quella dell’ex coniuge con i figli: due canoni di locazione, spese per le utenze raddoppiate oltre all’eventuale pagamento del mutuo per la casa coniugale, quasi sempre goduta dal coniuge collocatario e beneficiario dell’assegno di mantenimento.
Drammaticamente eloquente, e voglio leggerlo, è uno degli ultimi rapporti della Caritas sullo stato socioeconomico di genitori separati. Dal rapporto si evince che, a seguito della separazione, aumentano vistosamente le situazioni di precarietà abitativa, cresce il numero di persone che vivono in coabitazione con familiari e amici, pensate che dal 2014 ad oggi il dato è salito impietosamente dal 4,8 al 19 per cento, che ricorrono a strutture di accoglienza o dormitori, anche qui il dato è salito dall’1,5 al 18,3 per cento, che vivono in alloggi impropri, qui il dato dallo 0,7 balza al 5,2 per cento. Inoltre, il 66,1 degli intervistati, quindi dei coniugi separati o divorziati, dichiara di non riuscire a provvedere all’acquisto di beni di prima necessità. Prima della separazione tale percentuale riguardava solo il 23,7 per cento degli intervistati. Quindi, questo dato sale dal 23,7 al 66,1 per cento. Tra gli utenti Caritas tale percentuale sale all’81,7 per cento e secondo altri dati, che non sorprendono, il 25 per cento degli ospiti delle cosiddette mense dei poveri sono proprio i genitori separati. I dati Caritas, infine, certificano il peggioramento di quasi tutti gli indici di vita delle persone coinvolte nella rottura del rapporto matrimoniale e dei loro figli.
Scivolare in un dramma economico di questa portata si ripercuote spesso inevitabilmente anche sul coniuge affidatario, chiamato ad assolvere alle spese materiali, ma anche ai compiti educativi nei confronti dei figli, che spesso sono resi ancora più difficili purtroppo dalle indigenze personali di coloro i quali vi dovrebbero assolvere.
Come è agevole intuire, in una situazione così profonda di disagio economico, il rapporto con la prole subisce delle ripercussioni negativissime, dovute all’impossibilità del coniuge di coltivare una relazione genitoriale sana e complessa, equilibrata e continuativa. E sono proprio i figli a subire il maggiore contraccolpo, specie se sono nell’età della crescita e della formazione della personalità. Esigenze e fragilità che non possono, date la portata e la vastità del fenomeno, passare in secondo piano all’attenzione di un legislatore che voglia essere attento ai bisogni, che voglia essere attento alle necessità dei cosiddetti nuovi poveri e che pone al centro della proposta di legge in questione proprio il problema dei bisogni.
Poste queste finalità, il testo legislativo individua all’articolo 2 i destinatari della normativa – e avremo modo tra poco di esaminarlo – e all’articolo 3 le azioni che la Regione dovrà porre in essere per venire incontro a queste nuove povertà. Quest’ultima disposizione in particolare, parlo dell’articolo 3, su cui richiamo la cortesissima attenzione dei colleghi, traccia le linee guida dell’impegno da parte della Regione, che si muove su tre binari: l’assistenza e la mediazione familiare, laddove l’alta conflittualità tra i coniugi renda particolarmente complesso e difficile l’esercizio del ruolo genitoriale, con i correlativi diritti e doveri; il sostegno economico, dalle spese per le cure mediche a forme di prestito agevolato e di sostegno abitativo, prevedendo accordi con il CARA, con le agenzie regionali per la casa e l’abitare e promuovendo anche progetti di gestione di immobili da destinare a questi cosiddetti “nuovi poveri” in via temporanea.
Per quanto concerne la dotazione finanziaria, dopo aver compulsato a lungo gli uffici dell’assessorato al bilancio, l’articolo 9 prevede che agli oneri derivanti dall’attuazione della legge si possa provvedere, nell’ambito delle risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali e del Fondo globale socioassistenziale, nei limiti del Piano regionale per le politiche sociali. Tali risorse, poi, verranno utilizzate per il finanziamento delle tre linee di azione individuate nella legge.
Mi sia consentito, Presidente, un pensiero commosso al nostro collega Totò Negro, che ha condiviso questa sensibilità. Ne abbiamo discusso a lungo. A lui mi permetto di formulare, se mi è consentito, da parte dell’Ufficio di Presidenza e da parte di tutti i colleghi, un pensiero davvero commosso e grato per quanto ha fatto e per quanto sono certo – se Dio lo vorrà – potrà ancora fare per la comunità pugliese.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Non ci sono altri iscritti.
Passiamo all’articolato.
Articolo 1.
Gli emendamenti li vediamo uno per uno. Gli altri mi paiono anche abbastanza accoglibili. Li ha il Presidente. Adesso li vediamo, piano piano.
Articolo 1. C’è un primo emendamento all’articolo 1 che chiede di aggiungere un comma, a firma del consigliere Laricchia ed altri. A me pare buono. Parere favorevole.
devo diventare matto tra i miei uffici che dicono che dobbiamo risparmiare la carta… Siccome siete tutti tecnologici, vi vedo tutti attrezzati, camminate online. Lo sapete che io cammino con il cartaceo. Però, scopro che, nonostante questo, solo Marmo lo vedo sempre pronto. Anche gli altri. Dite che cosa dobbiamo fare. I volumi di carta che stiamo consumando sono indescrivibili. Li hanno spediti online. Raccordatevi. Bravo.
Li avete trovati tutti? Per chi è sprovvisto qualche copia c’è ancora.
Possiamo procedere? Stavamo votando l’emendamento numero 1, a firma di Laricchia ed altri, che chiede di aggiungere un secondo comma all’articolo 1.
Votiamo. C’è il parere favorevole del Governo.
Presenti 30, votanti 30, favorevoli 30.
È approvato.
Votiamo adesso l’articolo 1. Non ci sono altri emendamenti. Votiamo.
Presenti 30, votanti 30, favorevoli 30.
È approvato.
Andiamo all’articolo 2. C’è un emendamento 1A, a firma del Vicepresidente Gatta, che chiede di eliminare, al comma 2, la lettera a).
Speaker : GATTA.
È un emendamento che abbiamo apportato d’intesa con il collega Amati. Per la verità all’inizio non eravamo del tutto d’accordo. Poi, riflettendoci, effettivamente, sarebbe opportuno cassare la lettera a).
Speaker : PRESIDENTE.
Bene. Votiamo questo emendamento.
Emendamento 1A. Presenti 30, votanti 30, favorevoli 30.
È approvato.
Adesso votiamo l’articolo 2, così come è stato emendato.
Favorevoli 32.
È approvato.
Adesso passiamo all’articolo 3.
C’è l’emendamento di pagina 2, sempre a firma Laricchia ed altri, che chiede di aggiungere all’articolo 3 il comma per intero. A me pare condivisibile. Non lo so se ci sono… Prego.
Speaker : GATTA.
I colleghi del 5 Stelle, con cui abbiamo interloquito su questa vicenda. Sì, si tratta di enunciazioni di principio assolutamente lodevoli, anzi auspicabili nel loro conseguimento. Vanno benissimo.
Speaker : PRESIDENTE.
Bene.
Prego, consigliere Amati.
Speaker : AMATI.
Presidente, in realtà l’articolo 1 l’abbiamo votato perché l’articolo 1 è il luogo delle buone intenzioni. Quindi noi, che siamo tutti orientati da buone intenzioni, l’abbiamo votato.
Ora, però, tutta la legge non può trasformarsi, perché ho visto anche gli altri emendamenti, in disposizioni di buone intenzioni, che poi hanno una difficoltà applicativa.
Noi abbiamo stabilito l’intento di carattere generale, punto. Poi lasciamo all’esecuzione della legge le modalità in cui bisogna eseguirlo. Io vedo che c’è una tendenza nella produzione degli emendamenti da stato teocratico, e cioè immaginare tutto ciò che è possibile nella realtà e provare a introdurlo nella norma.
Vi devo dare una notizia: la realtà stupisce, perché la realtà presenta sempre altre cose che tu non avevi previsto. Per questo, Moro ci insegnava che la legge è una regola di tolleranza: devi sempre lasciare lo scarto della tolleranza. Quindi personalmente ma penso anche i colleghi del Gruppo a cui appartengo siamo dell’opinione di tenere snella la norma, sulla base di intenti condivisi, e le modalità attraverso cui si eroga il finanziamento sarà appannaggio della Giunta regionale. Altrimenti, non si capisce più, così come ci invitava il collega Romano stamattina su altro argomento, in che senso si separa la funzione tra il Consiglio e l’Esecutivo.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Io non posso fare altro che passare alla votazione.
Consigliere Gatta, prego.
Speaker : GATTA.
Presidente, mi dispiace. Probabilmente, il collega Amati avrà anche ragione, il fatto che la legge si appesantisca, sia eccessivamente ridondante, ma non mi pare, per la verità, che l’emendamento presentato dai colleghi del Movimento 5 Stelle tolga nulla. Sicuramente non depaupera il testo. Forse lo appesantisce. Tanti testi di legge sono pieni di buone intenzioni.
Non è del mio Gruppo, quindi sono al di sopra di ogni sospetto. I soldi non vanno nelle economie. Qui si parla di protocolli di intesa. Sinceramente, Fabiano, non lo so. Se il Presidente ritiene, poniamolo ai voti. Mi spiacerebbe se su queste vicende si generasse una spaccatura, francamente, inopportuna, tenuto conto della valenza della legge.
Speaker : PRESIDENTE.
Le perplessità sono chiare, però votiamo e risolviamo il problema.
Stiamo votando l’emendamento di pagina 2 all’articolo 3.
Io ho votato favorevolmente, Peppino. Tu non lo so. Decidi.
Va bene. È trasversale.
Presenti 32, votanti 22, favorevoli 9, contrari 13, astenuti 10.
Non è approvato.
Non ho altri emendamenti all’articolo 3.
Votiamo l’articolo 3.
Presenti 31, votanti 31, favorevoli 31.
È approvato.
Andiamo all’articolo 4. C’è l’emendamento di pagina 3, sempre a firma del consigliere Laricchia e altri: «Dopo il comma 1, all’articolo 4, aggiungere i seguenti commi». Va bene, non vedo contrarietà.
Votiamo. Presenti 32, votanti 22, favorevoli 11, contrari 11.
Non è approvato.
Votiamo l’articolo 4.
Presenti 31, votanti 31, favorevoli 31.
È approvato.
Articolo 5. C’è un emendamento di pagina 4, sempre a firma della collega Laricchia ed altri: “Alla lettera d) del comma 1 è soppresso […] seguente: i prestiti da restituire secondo piani di rimborso…”.
Questo mi pare un articolo di merito. Non so bene chi ha valutato il tutto.
Lo vuoi illustrare? C’è un fatto di merito? Perché sembra… C’è qualche parola in più o in meno. Mi sembra… Sembra identico.
Mi pare che non incide sulla sostanza dell’intervento.
Va bene. Lo possiamo ritirare? È ritirato.
Poi c’è un altro emendamento, quello di pagina 5, ma è identico: “Dopo la lettera b) è aggiunta la seguente lettera c)…”.
Prego, collega Amati.
Speaker : AMATI.
Questo emendamento indirizza le risorse – lo dico al collega Gatta che è stato il proponente della proposta di legge – anche a trattamenti psicologici e all’assistenza legale del soggetto inadempiente. Mi pare di capire che invece – e l’ha anche detto in una relazione molto appassionata, il collega Gatta – ha proposto questa legge proprio per poter dare i contributi economici a persone che se la passano male. Se lo posso dire così, l’intento è proprio dare un contributo cash, sia pure in termini di prestiti, per poter adempiere a delle vicende per cui queste persone non riescono ad adempiere.
Se noi estendiamo ad altre attività e ad altri servizi, a parte il fatto che incide sulla posta finale… Cioè, questo emendamento, in realtà, avrebbe dovuto avere anche una modifica della norma finanziaria perché è con oneri. Messo così significa che dall’ammontare complessivo dobbiamo prendere una parte per questo tipo di attività che è in contrasto con l’attività che vorrebbe finanziare il collega Gatta.
Quindi, così posto, mi pare che vada proprio contro le finalità che in maniera molto appassionata, in maniera condivisibilmente appassionata, il collega Gatta ci ha presentato.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, consigliere Gatta.
Speaker : GATTA.
Dal punto di vista tecnico-giuridico, il riferimento all’assistenza legale per questi casi è un riferimento improprio, nel senso che coloro i quali versano in queste condizioni hanno diritto al patrocinio gratuito, a carico dello Stato. Quindi, al massimo, ove mai si intendesse sostenere e votare favorevolmente questo emendamento, lo si dovrebbe comunque epurare della parte relativa all’assistenza legale.
Quanto all’assistenza psicologica, questo appartiene alla sensibilità di ciascuno di noi. Effettivamente decurterebbe e sottrarrebbe delle risorse a quelle che sono le finalità precipue che noi ci siamo prefissati nel momento in cui abbiamo redatto questo testo di legge. Insomma, vi sono delle difficoltà e di ordine tecnico e, credo, di ordine politico.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega Laricchia.
Speaker : LARICCHIA.
Grazie, Presidente.
Volevo intervenire per dire che tutti gli emendamenti che abbiamo presentato sono stati direttamente suggeriti da alcune associazioni che abbiamo anche ascoltato e che gli emendamenti li abbiamo sottoposti, penso, abbastanza in tempo, tempestivamente all’attenzione del proponente, proprio perché abbiamo avuto sensibilità e tatto rispetto al fatto che fosse il primo firmatario della legge.
Non c’erano problemi, e infatti il proponente sta votando esattamente come ci aveva detto, ma ovviamente non poteva garantire per la maggioranza, che fa poi le sue valutazioni politiche.
In merito a questo, io credo che sia necessario per i padri e i coniugi separati, ma in particolar modo i padri, avere la possibilità di ricevere questa assistenza psicologica e anche legale, è ovvio laddove non esistano le condizioni per il gratuito patrocinio, perché è un’esigenza realmente molto avvertita da chi vive questa situazione. Credo che nessuno riesca, tutto sommato, a negarlo.
È vero, possiamo modificarlo in merito all’esclusione delle condizioni per cui si possa fare riferimento al gratuito patrocinio, però per il resto credo che siano delle esigenze davvero necessarie e sentite.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego.
Speaker : PIEMONTESE, assessore al bilancio.
Grazie, signor Presidente.
Collega Laricchia, è chiaro che ci sono due piani differenti quando si amministra e quando si fa politica. Ci sta il piano del ragionamento di ordine generale, slegato dalla realtà, e poi c’è la realtà. Il piano slegato dalla realtà è quello che rappresenta lei. Cioè, io che faccio l’avvocato le posso dire – il collega Gatta più di me, essendo un professionista più affermato e con più anni di esperienza – che di situazioni di reale bisogno tra i separati sono oggettive. Ciascuno di noi vorrebbe andare incontro con l’assistenza psicologica, provando a pagare le spese legali di tutti questi signori, di queste persone in difficoltà. Il punto è che è slegato dalla realtà. Lei può immaginare che impatto avrebbe sul bilancio della Regione se noi dovessimo pagare l’assistenza legale e psicologica a un numero, purtroppo, elevatissimo di coniugi separati o divorziati. Io vorrei questo. Il punto è che c’è un dato di realtà di cui non possiamo non tener conto.
Nella rappresentazione esterna non è che può venir fuori che – non sto personalizzando, naturalmente – lei vuol dare l’assistenza psicologica e legale e io, invece, sono il cattivo che non vuole. Vogliamo darla entrambi. Il punto è: si può fare o non si può fare? È possibile o non è possibile? Tutti e due vogliamo la stessa cosa. Tutti qui dentro vogliamo la stessa cosa. Il punto è se si può fare o non si può fare. Tecnicamente, non si può fare.
Quindi, il parere del Governo è questo non perché ci sia una volontà contraria, ma perché non si può fare.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Poi c’è il consigliere Turco.
Speaker : GATTA.
Presidente, penso che sia comunque una discussione superflua. La finalità dell’assistenza psicologica, non parlo di quella legale, che, ripeto, attiene ad altra normativa e che tra l’altro viene disciplinata dallo Stato, perché saremmo incompetenti a trattare di questa materia, la materia del patrocinio gratuito, che ben conoscono tanti colleghi, ma quella dell’assistenza psicologica, può essere sussunta dall’articolo 3, che, tra le azioni regionali, disciplina, alla lettera a), l’assistenza e la mediazione familiare. È evidente che nell’assistenza e mediazione familiare vengono forniti anche supporti di tipo psicologico. Per cui, mi permetto di suggerire – poi rimangono padroni, chiaramente, delle loro determinazioni – ai colleghi del Movimento 5 Stelle di non insistere nella formulazione, perché questo obiettivo si può perseguire comunque con uno dei tre binari di intervento previsti e disciplinati dall’articolo 3.
Quindi, questa discussione credo che davvero non abbia ragion d’essere.
Speaker : PRESIDENTE.
Consigliere Turco, prego.
Speaker : TURCO.
Grazie, Presidente.
Solo per rendere più efficace la legge e l’articolo 5, al comma b). Lei cita il rimborso dei ticket sanitari da concedere sulla base delle capacità. Io chiedo al Governo, Presidente Emiliano, in sede di Regolamento attuativo, che venga eliminato il rimborso dei ticket sanitari da concedere sulla base della capacità reddituale, perché sarebbe impossibile da attuare, e, invece, inserire come per diverse altre patologie (questa è una situazione sociale gravissima) un’esenzione, un codice esenzione ticket per questi nuclei familiari, per i separati o i divorziati e, naturalmente, per la prole. Solo così riusciremmo a dare piena attuazione e garanzia di un’assistenza sanitaria alle coppie.
Vi spiego anche perché. Altrimenti, con il rimborso dei ticket sanitari riusciremmo a superare addirittura qualsiasi possibile impegno di spesa immaginario. Se anche ci fosse la capacità economica ad esaurimento non ce la faremmo. Non è attuabile perché non è possibile capire quante persone saranno sottoposte a visita, a indagine radiologica e quant’altro. Invece, in sede di Regolamento attuativo, sarebbe logico e migliorerebbe sicuramente l’articolo 5 e tutta la proposta di legge inserire un codice esenzione per questi nuclei familiari, per i separati e i loro figli.
Speaker : GATTA.
Il discorso dell’esenzione fu affrontato nella prima formulazione. Il testo prevedeva l’esenzione. Senonché, da delle interlocuzioni avute con l’assessorato al bilancio, ci fu riferito che l’esenzione non era tecnicamente possibile. Per cui, bisognava sostituire il meccanismo della esenzione con il meccanismo del rimborso del ticket, per delle ragioni tecniche che adesso non starò a spiegare. Tengo a dirlo per dovere. Questo testo normativo è frutto di diverse interlocuzioni avute con l’assessorato al welfare, con l’assessorato alla sanità e con l’assessorato al bilancio.
Per cui, che è stato portato, proprio perché non volevamo vanificare l’esito che mi prefiggo - perdonami - che auspico sia favorevole, abbiamo voluto portarlo qui in Consiglio blindato, munito di tutti i pareri favorevoli degli organi tecnici dei vari assessorati. Quindi, oggi sostituire questo passaggio del rimborso ticket con quello che era originariamente previsto significherebbe poter ottenere domani dei problemi.
Speaker : TURCO.
Giandiego, il problema non è di oggi, tant’è vero che ho chiesto consiglio anche a te dall’alto della tua esperienza, ma anche a Pino Romano, al Presidente, anche parlando con la collega Francesca Franzoso per capire innanzitutto se è efficace. Quindi, ho capito che potrebbe essere efficace e attuativo. Il problema del codice esenzione è nel regolamento attuativo, altrimenti, per non importunarvi e per non alterare tutto, avrei presentato un emendamento che non ho fatto. Ecco, è una raccomandazione alla Giunta e all’Esecutivo in sede di regolamento di attuazione perché possa pensare.
Giandiego, nella piena autonomia della Regione, il codice esenzione si può dare a chicchessia, nel senso che in questo caso è essenzialmente un problema legato all’efficacia, perché in questa maniera non sarebbe efficace, non avremmo possibilità di rimborso, perché dovrebbero chiedere fatture e quant’altro.
Speaker : PRESIDENTE.
È una raccomandazione.
Speaker : TURCO.
È una raccomandazione.
Speaker : PRESIDENTE.
Poi vedremo. Va bene. Collega Laricchia? Lo votiamo.
Bene. Votiamo l’emendamento a pagina 5, con il parere contrario del Governo.
Favorevoli 8, contrari 25, astenuti 1.
Non è approvato.
Votiamo l’articolo 5.
Presenti 35, votanti 35, favorevoli 35.
È approvato.
Andiamo all’articolo 6. C’è un emendamento di pagina 6, sempre a firma Laricchia ed altri. Che dice, collega Gatta?
Speaker : GATTA.
Io sono contrario a questo emendamento, come ho già avuto modo di rappresentare ai colleghi, perché il concetto di possesso, a differenza di quello di proprietà, che può essere verificato tramite le visure presso la conservatoria dei registri immobiliari, è un concetto molto vago, che tra l’altro spesso si interseca con quello di detenzione, ha dei caratteri di temporaneità e di difficile accertamento. Renderemmo la legge non intelligibile, non chiara e non certa.
Per cui, per un motivo tecnico che ho già avuto modo di rappresentare ai colleghi, voterò contro. Sono dell’avviso che questo emendamento non sia accoglibile.
Speaker : PRESIDENTE.
Allora, è servita quest’ultima precisazione a convincervi? Lo possiamo ritirare? La collega Di Bari? Aspettate, c’è la collega Di Bari che vuole intervenire.
Speaker : DI BARI.
Se, invece, di parlare di possesso parlassimo di diritto di usufrutto sarebbe già più… Perché no, scusate? Il diritto di usufrutto tu lo puoi provare, comunque. Perché?
Speaker : PRESIDENTE.
Allora, mettiamo ai voti. Ci sono le con… Prego, collega Zinni. Adesso arriva il notaio così chiariamo i possessi di tutti qua.
Speaker : ZINNI.
Volevo provare soltanto a dare un possibile contributo tecnico.
Condivido perfettamente quello che diceva il collega Giannini. Cioè, non è un problema che il concetto di possesso è fumoso. Il concetto di possesso è molto chiaro. Il problema… No, no. Il problema è tutto probatorio, okay? Mentre è molto facile verificare l’esistenza di un diritto reale di godimento o la proprietà, il diritto… Già un diritto personale, e cioè una locazione, è difficile. E poi non rientreremmo più nel concetto di possesso, ma nel concetto di detenzione. Cioè, ci imbarchiamo, secondo me, in una vicenda che può essere abbastanza complessa.
Allora magari quello che è opportuno, anzi forse necessario precisare è il concetto di proprietà perché, quando si dice di proprietà dei medesimi coniugi, potrebbe anche non essere di proprietà ma, come diceva, per esempio, la collega Di Bari, un diritto di usufrutto o un diritto di abitazione. Cioè, ciò che dà la certezza di avere un tetto sulla testa è qualcosa che dovrebbe essere preclusivo rispetto a una situazione di vantaggio per questa persona.
Ciò che, però, diventa difficilmente attingibile come notizia certa, perché poi dovremmo andare a vedere il contratto dell’Enel, oppure dovremmo far fare la dichiarazione sostitutiva di atto notorio, con tutto quello che questo comporta in termini di controlli successivi della Guardia di finanza. Insomma, ci andiamo a imbarcare in un ginepraio da cui è difficile uscire.
Quindi, se precisiamo il concetto di proprietà e lo estendiamo a quello di diritto reale o di godimento, reale perché significa usufrutto, uso, abitazione, non altri diritti personali, secondo me facciamo cosa buona e giusta. Invece, se andiamo al possesso, il problema non è che il concetto giuridico non è definito, quanto piuttosto che difficilmente riusciamo a uscirne indenni da questa indagine.
Grazie.
Speaker : GATTA.
Proprio perché rimanga agli atti, credo ci sia stato un equivoco, o probabilmente non mi sono espresso bene io. Non ho detto che il significato del termine “possesso” sia fumoso. È previsto dal Codice civile. No. È il contesto nel quale viene inserito il termine “possesso” che diventa fumoso.
Come è stato già detto dal collega Zinni, che di professione fa il notaio, così come faccio io l’avvocato, un conto è fare degli accertamenti sulla base delle visure presso la conservatoria dei registri immobiliari, un conto è fare in modo che gli organi della Regione divengano degli organi ispettivi sull’eventuale possesso o addirittura sulla detenzione di immobili. Ritengo, insomma, che la procedura divenga, oltre che difficile nella sua attuazione, particolarmente farraginosa. Anche perché se non fosse possesso e fosse detenzione e fosse una detenzione provvisoria, perché un povero cristo ha trovato allocazione presso la casa dei genitori per non andare presso la casa famiglia o la mensa dei poveri e il padre lo ospita temporaneamente un mese, dovremmo stare a discutere se quella sia una... No, non fate così. Una volta che c’è la carta scritta, domani dobbiamo applicare la legge. Dobbiamo stare attenti perché un uso improprio della terminologia giuridica può comportare, in fase attuativa, delle mostruosità.
Visto che solo sulla proprietà o sui diritti reali, e non su quelli personali di godimento, possiamo compiere gli opportuni accertamenti, direi di attenerci a questo. Poi deciderà l’Aula.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Amati, prego.
Speaker : AMATI.
Presidente, io ho l’impressione che, forse, andrebbe proprio espunto completamente l’ultimo inciso da “che non siano assegnatari” fino a “ex coniugi” compreso l’emendamento.
La norma che cosa dice? Dice: “Nell’ambito dei programmi regionali di sostegno abitativo”, quindi stiamo discutendo della questione dei programmi regionali di sostegno abitativo, cioè l’assessore Pisicchio. “La Regione individua interventi destinati ai genitori divorziati e separati in possesso dei requisiti di cui ai precedenti articoli 2 e 3, comma 2”. Se finisse qui significherebbe che, nell’ambito di quel programma di sostegno, per esempio il contributo ai fitti presentando un contratto di locazione, perché i Comuni erogano sulla base di un contratto di locazione, già questo sotto il profilo dell’accertamento risolverebbe ogni problema. La Giunta regionale, leggendo questo comma, che termina al comma 2, sa che nel programma destinato al sostegno abitativo deve considerare i separati.
Devo anche dire la verità: già attualmente i programmi di sostegno abitativo non fanno una distinzione. Se uno vive da solo non è che gli si sbatte la porta in faccia, al di là della condizione di separato o coniugato. Mi risulta, e credo che risulti anche a voi, che i programmi di sostegno abitativo vanno incontro anche a coloro i quali vivono da soli. Quella condizione di genitore separato può emergere esattamente con riferimento alla compatibilità dell’immobile ad ospitare i figli per poter mantenere in piedi la vita comunitaria con i propri figli. Se così è, la Giunta leggerà fino al comma 2 e nel prossimo programma regionale di sostegno abitativo terrà presente i genitori separati.
Sulle condizioni di accesso credo che ci siano abbondantemente quelle del sostegno abitativo, che garantiscono sotto ogni profilo. Quindi, a mio giudizio, è inutile che ci impelaghiamo nella ricostruzione dogmatica dei diritti reali, perché mi sembra francamente uno spreco rispetto ad una cosa buona che la Regione Puglia già ha. Lo dobbiamo dire. Noi abbiamo una cosa buona: sostegno abitativo. Già lo abbiamo. Inoltre, diciamo alla Giunta: “Tieni presente questa particolarità”, sulla base del titolo, che è sempre lo stesso. Il contratto di locazione.
Quindi, se siamo d’accordo, altrimenti mi arrendo, si potrebbe presentare un subemendamento agli emendamenti con il quale si chiede di espungere completamente l’ultimo inciso, anzi gli ultimi due incisi del comma 1. Naturalmente, se qualcuno non crede a me, posso rivolgere la questione anche all’assessore Pisicchio per vedere se quello che ho appena detto ha il suo fondamento nell’ambito delle sue competenze funzionali.
Quindi, se siamo d’accordo, lo presento. Altrimenti, è inutile occupare tempo nella scrittura.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
A me la situazione sembra chiara. Si tratta di capire le volontà dei proponenti.
Consigliere Laricchia, lo ritira? No.
Fabiano, tu formalizzalo, se siamo d’accordo su questo, almeno. Un subemendamento, collega Amati, con cui chiede di sopprimere le parole da “che” fino a...
Un subemendamento. Tanto questo ora lo bocciano.
Collega Colonna, non infierisca. Dobbiamo andare avanti.
Speaker : COLONNA.
Presidente, chiedo scusa. Condivido lo spunto che ora ha fornito Fabiano, vale a dire che l’obiettivo è quello di indirizzare una politica abitativa regionale. Proprio perché sono assolutamente persuaso che questa è la traccia che motiva, credo, questo primo comma, le uniche due condizioni che escludano una accessibilità alla misura da parte del potenziale beneficiario sono, appunto, 1) che non sia già assegnatario della casa coniugale, perché ha la casa, magari con i figli; 2) che non sia proprietario di un altro alloggio.
Queste sono le uniche due condizioni che escludono o possono indurre ad escludere l’accesso ad una abitazione assicurata dal sistema pubblico. Quindi, la formulazione finale dovrebbe ridursi a dire che non sia assegnatario della casa coniugale e che non sia proprietario di un altro alloggio. Punto. Sono le uniche due condizioni che precludono.
Se andiamo sulla disponibilità, Gianni, andiamo su un concetto troppo generale: che non sia assegnatario e che non sia proprietario di altro alloggio. Punto. Credo che risponda ai requisiti generali previsti da…
Speaker : PISICCHIO.
In questo condivido appieno quello che il collega Amati ha sollevato, perché nell’ambito delle politiche a sostegno abitativo sono già previsti tutta una serie di criteri. Se poi aggiungiamo che c’è anche la volontà di promuovere l’housing sociale, che poi è quell’ipotesi di ragionamento che si fa sulle zone grigie del cosiddetto ambito sociale in cui oggi, evidentemente, con la questione economica, la nostra società sta vivendo…
Quindi, da questo punto di vista non è necessario, anzi, credo che crei anche una sorta di problematica aggiuntiva per riconoscere, e con quali criteri, si vadano a riconoscere queste individualità. Quindi, io credo che sia utile togliere dall’articolato questo tipo di percorso che può creare più problemi che il resto.
Speaker : PRESIDENTE.
Ho seguito tutte queste discussioni, adesso dobbiamo tradurre nel da farsi.
Io ho l’emendamento di pagina 6, che a questo… Prego, collega Gatta.
Speaker : GATTA.
Presidente, ho inteso perfettamente quanto voleva rappresentare il collega Amati. Sostanzialmente il riferimento alle politiche di sostegno abitativo sarebbe già di per sé assorbente (per usare una terminologia tecnica) di quel passaggio dell’articolo che andremo a emendare. Per cui, per quanto mi riguarda sono favorevolissimo all’emendamento.
Se può ingenerare equivoci, se può ingenerare problemi di applicazione, possiamo espungere dal “che” sino a “ex coniugi” del comma primo dell’articolo 6, tanto lo stesso riferimento ai programmi regionali di sostegno abitativo, anche alla luce di quanto ha testé detto l’assessore Pisicchio, è già di per sé significativo del fatto che non debbano avere altro alloggio, essere proprietari, quindi sostanzialmente il diritto reale sull’abitazione.
Il termine “possesso”, lo ripeto, adoperato nell’emendamento dei colleghi del 5 Stelle io lo ritengo assolutamente improprio e credo che possa davvero generare grossi problemi ai fini dell’applicazione concreta della legge.
Speaker : COLONNA.
Chiedo scusa, Presidente. Gian Diego, però, scusate, io insisto. Fare la precisazione non è ultroneo. Cioè, nei bandi IACP o ex IACP Arca la condizione è non essere proprietario di un alloggio. Chiaro? Allora, precisare che il soggetto può candidarsi a beneficiare di un alloggio sociale pubblico… Bisogna, quindi, espressamente contemplare che la condizione di essere proprietario, ma non assegnatario della casa coniugale, cioè ha la proprietà della casa coniugale, ma non è assegnatario, è una precisazione opportuna, perché lui formalmente risulta essere proprietario di un alloggio… No, anche a quelli… Individua interventi destinati… Programmi regionali di sostegno abitativo… E che significa sostegno abitativo, scusate? No, guardate, non mi pare che sia quello.
Speaker : GATTA.
Voglio dire al collega Colonna che l’articolo in questione fa riferimento – parliamo dei destinatari – ai requisiti di cui ai precedenti articoli 2 e 3, comma secondo. Se andiamo a prendere l’articolo 3, comma secondo, ti prego di seguirmi, tra le azioni regionali, a un certo punto, individuando i destinatari, l’articolo dice: “La disponibilità reddituale inferiore o pari al doppio dell’importo stabilito per l’assegno sociale minimo”, eccetera, “e dell’obbligo di corrispondere l’assegno”. Ripeto: “La disponibilità reddituale inferiore o pari al doppio dell’importo stabilito per l’assegno sociale minimo determinata da pronuncia dell’organo giurisdizionale di assegnazione della casa familiare e dell’obbligo di corrispondere l’assegno di mantenimento all’altro coniuge”. Vale a dire che i requisiti di cui si richiede assolutamente la sussistenza perché si possa procedere all’elargizione di queste forme di sostegno sono, per l’appunto, il fatto di avere una disponibilità reddituale inferiore o pari al doppio dell’importo stabilito per l’assegno sociale minimo, di non essere assegnatari della casa familiare e, oltretutto, di essere tenuti a corrispondere l’assegno di mantenimento all’altro coniuge e la presenza di figli minori. Vi sono più requisiti.
Tra i requisiti previsti dal comma 2 dell’articolo 3 vi è anche quello di non essere stato destinatario della casa coniugale, tant’è che questa legge prende in considerazione i casi in cui il soggetto obbligato sia anche spogliato del diritto di abitazione della casa coniugale, perché la pronuncia giurisdizionale ha posto in capo all’obbligato non solo l’assegno di mantenimento al coniuge e ai figli, ma anche la casa che, sostanzialmente, viene attribuita non all’affidatario, perché con la nuova legge sull’affidamento condiviso non è più possibile qualificarlo tale, ma al collocatario dei figli, che poi è prevalentemente la madre.
Più di questo, non so cosa dire.
Speaker : LARICCHIA.
Per quanto riguarda il nostro emendamento, volevo semplicemente chiarire. Intanto, ovviamente, il comma 1 si riferisce solo alla casa familiare per come è scritto ora. La nostra intenzione è semplicemente quella di limitare, evitare che ottengano quelle agevolazioni i soggetti che hanno la disponibilità di un’altra casa, oltre naturalmente quella familiare.
Secondo me, se il problema è la fumosità del possesso, possiamo subemendarlo, se siete d’accordo, con “e che attestino, anche tramite autocertificazione” di non essere in possesso di ulteriore alloggio in cui abitare”. In quel modo poi il Regolamento ne terrà conto, immagino, e quindi si risolve l’appesantimento burocratico. Però, si salva il diritto di chi non ha neanche il possesso ovviamente di una seconda casa, oltre a quella coniugale ovviamente, di poter accedere a più risorse, perché ricordiamo che quello che avete detto prima vale anche per questo. Se noi lo estendiamo anche a chi ha diritto di usufruire di un’altra casa, estendiamo la possibilità di accedere a queste risorse, ovviamente le stiamo togliendo a chi non ha neanche, purtroppo, una seconda casa a cui fare riferimento.
Speaker : CAMPO.
Prima che si generi maggiore confusione, il dibattito ci sta portando lontano. Questo è l’esempio. Noi leggiamo tutta la norma nel suo complesso, perché il problema che forse si sta generando, per questo concordo con Fabiano… Partiamo, nel momento in cui enunciamo l’emendamento, cerchiamo la soluzione migliore, dall’avere in mente gli strumenti che già abbiamo a disposizione. Questa è una legge e, come abbiamo detto, deve dare disposizioni di principio generali che poi devono tradursi in atti che devono vincolare l’azione della Giunta. Gli strumenti che possono cogliere la finalità di garantire idonee soluzioni logistiche per il migliore espletamento delle funzioni genitoriali rispetto alle soluzioni abitative possono essere quelli che oggi abbiamo a disposizione, quelli che oggi possiamo immaginare e quelli che domani magari potranno essere messi in campo sia in virtù di nuove disposizioni o disponibilità regionali, ma anche che discendono da competenze magari attribuite dallo Stato che oggi non immaginiamo.
È chiaro che se il fine è quello di garantire idonee soluzioni logistiche per il migliore espletamento delle funzioni genitoriali e la Regione, nell’ambito dei programmi regionali di sostegno abitativo, quelli che oggi ci sono e quelli che magari ci saranno domani… Oggi quali sono i programmi di sostegno abitativo che la Regione ha a disposizione? La concessione del contributo sul canone di locazione? Benissimo. Quando si andrà a fare il bando, bisognerà tener conto che c’è una specificità che riguarda i genitori separati o divorziati in possesso dei requisiti di cui ai precedenti articoli 2 e 3, comma 2, nell’elaborazione del bando evidentemente la Regione deve tener conto di questa specificità, di cui evidentemente sino ad oggi nella disciplina del bando non si era tenuto conto. Altrimenti, cosa bisognerebbe fare? Un bando ad hoc per i genitori divorziati o separati? No. È meglio integrare quella misura tenendo conto che bisogna cogliere questa finalità. Assegnazione di alloggi popolari: nella disciplina, quando si farà il bando per l’assegnazione, ove mai vi fossero gli alloggi popolari, bisognerà tener conto di questa specificità. La legge già lo dice: individua interventi specifici destinati ai genitori separati o divorziati… Magari devi modificare la n. 54. Ma ugualmente non la modificheresti se la formulazione fosse quella originale. Il problema ci sarebbe lo stesso.
Housing sociale: bisogna tener conto di questa specificità. Cioè, è un’indicazione di merito e di contesto che vale per tutti quanti i programmi regionali attinenti al sostegno abitativo. Dunque, che siano assegnatari o comunque non abbiano la disponibilità della casa familiare in cui risiedono i figli, anche se di proprietà dei medesimi coniugi o ex coniugi, oppure che non abbiano il possesso, ovvero che non abbiano la disponibilità, sono elementi aggiuntivi che magari rischiano anche di irrigidire gli spazi di manovra che la Regione ha, a seconda degli strumenti che metterà in campo per cogliere questa finalità. Magari rispetto al sostegno al canone di locazione, come diceva Fabiano, c’è bisogno di esibire il contratto di locazione, rispetto alla possibilità di essere assegnatari di alloggi Arca ci sarà bisogno di altri requisiti, rispetto all’housing sociale varranno in gioco ulteriori condizioni. Si tratterà poi di performare la concreta attuazione di questi strumenti alla finalità che la legge chiaramente esplicita e che vincola il Governo.
Io, quindi, direi che l’emendamento di Fabiano non aveva la finalità in qualche modo di liberalizzare o di rendere ambiguo lo strumento, ma quella di rendere la possibilità di cogliere questa finalità molto più concreta, dal momento che rimuovendo quel passaggio l’articolo stesso si presta, nella sua formulazione depurata, a essere colto da una molteplicità di strumenti a disposizione della Regione, sia quelli che oggi ci sono, sia quelli che oggi non ci sono, ma che probabilmente verranno, ma va da sé che cum grano salis la Giunta regionale se appresta il bando per estendere o prevedere che vi sia una quota dei contributi per il sostegno abitativo, dunque contributi alla locazione, è chiaro che, poi, si terrà conto che non sei assegnatario della casa familiare o che, seppur ne hai la proprietà, non sei tu quello assegnatario, che non hai altre disponibilità, e questo sarà reso attraverso autocertificazioni, consigliere Laricchia, come già accade oggi. Oggi l’autocertificazione, nel contributo per il sostegno al canone di locazione, è il nervo centrale. La produzione dell’ISEE e l’autocertificazione. Tant’è che poi ci sono controlli a campione che avvengono ex post. Abbiamo avuto tantissime esperienze e casi di revoca dei contributi medesimi.
Quindi, inviterei davvero tutti a riflettere sul subemendamento di Fabiano, che secondo me taglia la testa al toro. Se, poi, siete convinti di dover fare diversamente, oggettivamente la discussione rischia di diventare oziosa e fastidiosa e rischiamo di perdere la giornata in confronti e disquisizioni sul concetto di possesso, di disponibilità, immaginando tutte le ipotesi (se vive con il padre, se vive con il padre, ma ha l’usufrutto). Diventa una cosa inestricabile, che vincola anche la concreta attuazione del principio a seconda dei molteplici strumenti di cui la Regione dispone.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Ragazzi, adesso c’è il consigliere Gatta. Poi, però, dobbiamo finirla.
Speaker : GATTA.
Credo che sia il caso di fare un passo indietro.
Speaker : PRESIDENTE.
Proviamo ad approvarlo e ad applicarlo. Poi si corregge.
Speaker : GATTA.
Sì, adesso lo mettiamo ai voti.
Perché è nato questo passaggio di cui adesso si sta discutendo? Perché ci ponemmo un problema. All’atto dell’elaborazione del testo normativo, a seguito di alcune interlocuzioni avute con l’Ufficio Casa, ci si pose il problema: se costoro fossero proprietari di case, non ne dovrebbero godere? La domanda che veniva posta all’Ufficio Casa era: ma se chi è proprietario di casa e questa casa la perde, non ne perde il titolo di proprietà, ne perde la possibilità di disporre, cioè ne perde il diritto di abitazione. Poiché spesso in alcuni bandi per i sostegni abitativi viene richiesto il titolo di proprietà, non vi è una domanda successiva per cui viene richiesta anche l’autocertificazione in ordine al potere di disposizione della casa? Può capitare, paradossalmente, che io sia proprietario della casa, questa casa venga assegnata al collocatario, che è mia moglie, e venga data a lei, e io paradossalmente, oltre a perdere la disponibilità della casa non posso addirittura a partecipare a dei bandi perché risulto proprietario di quella casa pur non abitandovi e andando a vivere alla mensa o ai dormitori pubblici. Per questo è nata. Non era ultronea, non era superflua, non voleva essere stucchevole questa precisazione. Ci si pose il problema, cioè che il cosiddetto “cornuto”, perdonatemi la terminologia non molto elegante, venisse anche mazziato. Allora, noi volevamo porre dei chiarimenti. Volevamo che il testo fosse chiaro, nel senso che colui il quale avesse sì la casa, ma che si vedesse privato del diritto di poterla abitare potesse non essere pregiudicato dal fatto di essere proprietario, perché quella casa, comunque, era andata a beneficio della moglie. Le parti sono assolutamente speculari. Potrebbe essere anche il contrario. Io sto parlando del caso più frequente. Ecco perché fu inserito questo passaggio, e cioè che non siano assegnatari o comunque non abbiano la disponibilità della casa familiare in cui risiedono i figli, anche se – questo è il passaggio importante – di proprietà dei medesimi coniugi, perché essere proprietario di una casa, ma non poterne disporre, perché è stata data al mio coniuge o ex coniuge significa non esserlo poi, di fatto.
Speaker : PRESIDENTE.
Questo ultimo intervento del collega Gatta mi pare che abbia chiarito bene il senso di quell’inciso. Dopodiché, siccome non possiamo continuare a discutere e dobbiamo procedere io nel frattempo ho ricevuto… Possiamo sospendere questa Giunta in corso un minuto? Vediamo di poter completare questa legge.
Nel frattempo, come annunciato, è pervenuto il subemendamento della collega Laricchia che, per chi non ha il testo davanti, chiede di sostituire “che non sia comunque in possesso” con le parole “e che attestano, anche tramite autocertificazione, di non essere in possesso di ulteriori alloggi in cui abitare”.
Siccome non siamo d’accordo, mettiamo ai voti questo subemendamento e andiamo avanti.
Votiamo. Il collega Gatta non è molto convinto. Votiamo contro e andiamo avanti. L’emendamento rimane in vigore.
Presenti 34, votanti 33, favorevoli 7, contrari 26, astenuti 1.
Non è approvato.
A questo punto metto ai voti l’emendamento di pagina 6, sempre a firma di Laricchia.
Non è approvato.
Nello stesso tempo è pervenuto il subemendamento del collega Amati, che chiede sostanzialmente di fermarci al comma 2, di eliminare “che non siano ex coniugi”.
Prego, consigliere Bozzetti.
Speaker : BOZZETTI.
Grazie, Presidente.
Solo per far rilevare che il subemendamento del collega Amati non potrebbe, anzi non dovrebbe essere accolto, semplicemente perché in realtà non è un subemendamento, ma un nuovo emendamento, e il termine degli emendamenti è scaduto già da un pezzo.
In realtà quello dovrebbe essere un subemendamento che doveva andare a subemendare eventualmente l’emendamento della collega Laricchia, quindi dovrebbe essere non accoglibile, Presidente. Anche perché abbiamo già votato l’emendamento della collega Laricchia.
Speaker : PRESIDENTE.
Siccome da quello che ho capito… Però, quello era pertinente, era collegato all’emendamento.
Va bene, lo ritiriamo, lasciamo le cose come stavano e andiamo avanti. Okay.
Votiamo l’articolo 6. Andiamo avanti. Stiamo votando l’articolo 6.
Presenti 32, votanti 32, favorevoli 32.
È approvato.
Adesso abbiamo l’articolo 7.
Non ci sono emendamenti. Votiamo. Presenti 37, votanti 36, favorevoli 36.
È approvato.
Votiamo l’articolo 8.
Presenti 36, votanti 36, favorevoli 36.
È approvato.
Prima di passare alla norma finanziaria, c’è l’ultimo emendamento di pagina 7, che sostanzialmente è un emendamento aggiuntivo: “Formazioni specifiche di avvocati e psicologi”, a firma della collega Laricchia.
Parere contrario del Governo. Andiamo avanti.
Parere contrario del Governo. Votiamo.
Presenti 37, votanti 35, favorevoli 6, contrari 29, astenuti 1.
Non è approvato.
Votiamo l’ultimo articolo. Articolo 9 (Norma finanziaria).
A un corso di formazione per Amati vorrei partecipare pure io.
Votiamo.
Presenti 37, votanti 36, favorevoli 36, astenuti 1.
È approvato.
La legge è approvata.
Non so se c’è bisogno di un’urgenza. Dobbiamo votare tutta la legge, è vero.
Votiamo l’intera legge. Ci sono dichiarazioni di voto? Non bastano le discussioni che abbiamo fatto? Votiamo.
Presenti 37, votanti 37, favorevoli 37.
È approvata.
C’è bisogno dell’urgenza, Gatta? È accordata l’urgenza.
La proposta di legge Colonna e altri sulla SCIA viene rinviata in attesa di ulteriori approfondimenti.
Passo al punto relativo alla norma sulla caccia, con questa intesa: essendo una materia controversa e complessa decidiamo di incardinarla, fare una discussione generale, ci diamo un termine di una giornata per presentare gli emendamenti in modo tale che la struttura dell’assessorato ha tutto il tempo per refertarli e arrivare al prossimo Consiglio in maniera ordinata su una materia molto, ma molto complessa.
Prego, collega Congedo.
Speaker : CONGEDO.
Mi convince – grazie, Presidente – questa impostazione della discussione generale.
Speaker : PRESIDENTE.
Non ti convince?
Speaker : CONGEDO.
Mi convince. Sugli emendamenti già presentati…
Speaker : PRESIDENTE.
Quelli sono già acquisiti.
Speaker : CONGEDO.
Okay. Non vanno ripresentati.
Speaker : PRESIDENTE.
No, no. Quelli li abbiamo già acquisiti.
Speaker : CONGEDO.
Era solamente un chiarimento.
Speaker : PRESIDENTE.
Entro la giornata di domani diamo il termine per presentare ulteriori emendamenti che vengono annunciati. Questo ci dà la possibilità di refertarli in maniera precisa e appropriata e il prossimo Consiglio facciamo una discussione ordinata, lo ripeto, su una materia che, come vedrete, è molto controversa e complessa.
La parola al collega Borraccino, perché c’è un testo congiunto. Testo unificato a seguito di esame abbinato in Commissione “Norme per la protezione della fauna selvatica”.
Speaker : BORRACCINO.
Abbiamo la relazione e, quindi, la leggiamo, anche perché su questo prima di tutto va dato atto al lavoro della Commissione, che ha svolto un lavoro eccezionale, ha svolto un lavoro eccezionale con una serie di emendamenti presentati, che ha impegnato insieme al Presidente Pentassuglia, Presidente della IV Commissione, tutti i colleghi consiglieri a un lavoro davvero molto, molto importante.
Le Commissioni II e IV congiuntamente hanno esaminato il disegno di legge n. 67 del 2 maggio 2017 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, insieme alla proposta di legge a firma dei consiglieri Pentassuglia e Gatta “Modifiche e integrazioni alla legge regionale 13 agosto 1998”.
Le Commissioni II e IV, dopo aver esaminato, emendato e votato il provvedimento articolo per articolo, nella seduta del 17 luglio a maggioranza dei voti dei commissari presenti hanno espresso parere favorevole al testo unificato del provvedimento sopraindicato, avente nuovo titolo “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma, per la tutela e la programmazione delle risorse faunistiche e ambientali e per il prelievo venatorio”.
Il disegno di legge si propone di riformare integralmente la legge regionale n. 27 del 1998, che attualmente regola la protezione della fauna selvatica omeoterma e l’esercizio del prelievo venatorio in Puglia, conformemente alla disciplina di cui alla legge dello Stato n. 157/1992 (legge quadro) e della legge regionale n. 23/2016.
L’obiettivo fondamentale della presente legge è quella di adeguare la normativa regionale alle intervenute modifiche fin qua intervenute sia nel quadro normativo nazionale di settore sia in relazione alla ripartizione delle competenze fra gli enti territoriali, a seguito della progressiva dismissione di funzioni da parte delle Province.
Il disegno di legge, coerentemente con le disposizioni di cui all’articolo 20 della legge regionale n. 23/2016, prevede la possibilità di collaborare con le Province e le Città metropolitane, nonché con gli ATC, mediante le forme di avvalimento e/o convenzione.
Altresì, a fronte della pregressa esperienza di gestione, non sempre omogenea e soddisfacente sul territorio pugliese, con la legge riformata, si propone per tutti i portatori di interesse un quadro di riferimento certo e aggiornato alle esigenze attuali.
In particolare, il disegno di legge prevede la formazione di ATC (Ambiti territoriali di caccia) con riferimento a ciascuno degli Ambiti territoriali di area vasta, la cui attività dovrà essere organizzata e programmata sulla base di sub-comprensori e distretti aventi caratteristiche di omogeneità in relazione al proprio territorio e alle peculiarità ambientali e antropiche, il tutto al fine di garantire una migliore gestione dell’attività venatoria e le azioni di tutela della fauna selvatica.
Circa la tutela della fauna selvatica, si evidenzia che con il presente disegno di legge si intende pervenire ed organizzare azioni attuative della legge 11 febbraio 1992, n. 157 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio), della direttiva 2009/147/CE, della direttiva 92/43/CE e delle misure di conservazione disciplinate dagli articoli 4 e 6 del Regolamento approvato con DPR 8 settembre 1977, n. 357, Regolamento recante “Attuazione delle direttive relative alla conservazione degli habitat naturali e semi-naturali”.
In particolare, è stato introdotto il divieto, con relativa sanzione, di poste e appostamenti sotto qualsiasi forma alla beccaccia e al beccaccino, specie particolarmente vulnerabili.
Si evidenzia che il disegno di legge, coerentemente con l’articolo 26 della legge n. 57/1992, nell’ambito del fondo di tutela per i danni da fauna selvatica, introduce la possibilità di finanziare azioni di prevenzione che nella pregressa legislazione regionale non erano previste.
Si sottolinea, infine, che il metodo di coinvolgimento dei soggetti interessati nella discussione e nell’elaborazione del testo di legge è stato proficuo e credo vada portato ad esempio come modello di riferimento.
Si ringraziano per il proficuo lavoro i colleghi della II e della IV Commissione, la struttura assessorile e le strutture della II e della IV Commissione.
Il disegno di legge è ora sottoposto, ovviamente, all’esame dell’Aula.
Ho voluto leggere la relazione perché – l’ho detto all’inizio e chiudo questa mia relazione al disegno di legge – è il frutto di un lavoro importantissimo portato avanti in II Commissione, con la IV. Penso che, al di là delle mie...
Insieme all’assessore, lo abbiamo detto, alla struttura assessorile.
È da tenere in considerazione, anche se, chiaramente, l’ho letta da Presidente dimissionario della Commissione.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Ci fermiamo qua e diamo il tempo a tutti i consiglieri, entro la giornata di domani, poi se ci sarà bisogno non saremo fiscali, per presentare gli emendamenti, in modo da farli refertare per bene e mettere la legge al prossimo Consiglio al primo punto per poter discutere in maniera appropriata e serena. Ovviamente, la discussione generale è inutile anticiparla qui. Quando arriveremo con gli emendamenti e la discussione della legge apriremo con la discussione generale sulla legge. Non andiamo più in Commissione, perché il lavoro è bene che si svolga attraverso questo raccordo tra emendamenti e assessore all’agricoltura. Poi si farà una pre-istruttoria, un gruppo di lavoro in modo tale da arrivare al Consiglio, lo ripeto, su una materia molto delicata e controversa, sperando di fare una discussione soprattutto ordinata. Altrimenti, immagino che cosa potrebbe succedere in Consiglio se andiamo tutti a ruota libera su questa materia molto, ma molto difficile e specialistica.
Entro domani. Poi se arriveranno dopodomani non saremo fiscali. Alla Presidenza. Poi li smistiamo all’assessore Di Gioia che comincerà a refertarli. Poi lui si prende il compito di raccordare il percorso.
Il 7 dobbiamo procedere a completare la questione del CORECOM, l’elezione dei due e il Presidente, più le mozioni e gli emendamenti. Andremo al 14.
La monotematica del 10… Era 10 e 17, l’altro venerdì. Martedì è 14. Viene confermato il Consiglio.
La giornata del 10, lo annunciamo a tutti, siccome il Presidente ha fatto già pervenire una richiesta di rinvio perché impegnato in una missione all’estero, la seduta monotematica del 10, con gli stessi argomenti, viene spostata al 24, a venerdì 24.
Il 17 è confermata la monotematica con l’Acquedotto e i trasporti.
Comunque, domani mattina aggiorniamo il calendario per tutti per iscritto.
Passiamo al punto n. 7). Vediamo se riusciamo. Come dobbiamo fare con questa riunione qui? Scusate, ci può sciogliere. Possiamo procedere? Va bene. Così sostiene. Proviamo. Gliel’ho detto che dobbiamo andare in Commissione. Dice che l’abbiamo approvata all’unanimità.
Chiudiamo. A chi lo devo dire? Al notaio.